Da tossine ad adiuvanti, da vaccino a chemioterapico antitumorale
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Da tossine ad adiuvanti, da vaccino a chemioterapico antitumorale
Da tossine ad adiuvanti, da vaccino a chemioterapico antitumorale Dott.PierGiulio Rossini INTRODUZIONE La terapia con antitumorali mira, in generale, a bloccare l’attività metabolica e la capacità di replicazione delle cellule malate. In base alla modalità con cui i diversi composti riescono a esplicare tale effetto, si possono distinguere differenti classi di farmaci antitumorali. La chemioterapia antitumorale può essere eseguita anche in combinazione con altri trattamenti terapeutici, quali la chirurgia e la radioterapia; ciò implica spesso una stretta collaborazione fra medici, chirurghi e oncologi. Nella maggior parte dei casi di cancro, la terapia ha lo scopo di migliorare le condizioni cliniche del paziente, cercando di allungarne la speranza di vita e di ridurre i sintomi causati dal tumore. La scomparsa completa della malattia, però, è un obiettivo non sempre facile da raggiungere, soprattutto negli adulti. La tendenza della ricerca farmacologica è di individuare farmaci chemioterapici ad azione più mirata, e capaci di migliorare la risposta immunitaria del paziente; possibili svolte nel trattamento del cancro potrebbero anche derivare dall’applicazione della terapia genica. Basandosi su studi immunologici si cerca ora di combattere il tumore con una precisione inaspettata usando come un cavallo di troia l’azione delle tossine batteriche. Gli studi eseguiti a Roma, Goteborg, ed in California dimostrano come è possibile modificando, enzimaticamente, la tossina botulinica oppure con la tossina colerica introdurre direttamente nella cellula tumorale e solo in quella l’agente antitumorale. Composti alchilanti Un primo gruppo di chemioterapici per il trattamento dei tumori maligni comprende una categoria di sostanze denominate alchilanti, composti sintetici chimicamente molto diversi tra di loro. Si ritiene che agiscano formando legami II covalenti fra le molecole di guanina di filamenti vicini di DNA, impedendo così in modo meccanico la divisione della doppia elica dell'acido nucleico, necessaria perché questo si replichi e avvenga la mitosi. Esempi di tali farmaci sono il clorambucil, il bisulfano e la ciclofosfamide. Nella pratica clinica vengono usati per trattare il linfoma di Hodgkin (un tumore maligno del tessuto linfoide) e altri tipi di linfoma, la leucemia linfocitaria cronica, il mieloma multiplo (tumore delle plasmacellule del sangue), il seminoma (tumore del testicolo), il carcinoma ovarico, il carcinoma mammario, il neuroblastoma (tumore del sistema nervoso, costituito da cellule nervose embrionali) e alcuni sarcomi. Antimetaboliti Un secondo gruppo di farmaci antitumorali è costituito dagli antimetaboliti, sostanze che, grazie alla loro struttura chimica analoga a quella di molecole essenziali per il metabolismo cellulare, entrano in competizione con queste e interferiscono con il metabolismo stesso. Molti di questi farmaci, in particolare, alterano la produzione o l'incorporazione nel DNA delle basi azotate appartenenti sia alla categoria delle purine (adenina e guanina) sia a quella delle pirimidine (timina e citosina). Fra questi chemioterapici vi sono il metotrexate e l'aminopterina, utilizzati per trattare la leucemia linfoblastica, il linfoma di Burkitt (comune fra i bambini in Africa) e altri tipi di linfomi. Questi farmaci possono talvolta risultare efficaci anche nel trattamento dei tumori della testa e del collo. Analoghi della purina e della pirimidina Un terzo gruppo è costituito dagli analoghi della purina e della pirimidina, comprendenti la 6-mercaptopurina, la 2amino-6-mercaptopurina e il 5-fluoruracile. Queste sostanze sono formate da molecole che, sostituendosi a quelle delle basi III azotate durante il processo di sintesi del DNA, bloccano quest'ultimo e impediscono la proliferazione delle cellule. Si tratta di farmaci comunemente usati per la terapia della leucemia e di alcuni linfomi. Antibiotici citotossici Infine, un quarto gruppo è costituito dagli antibiotici citotossici (come la mitomicina) e dagli alcaloidi vegetali. Gli antibiotici citotossici inibiscono l'azione dell’RNA (acido ribonucleico), ossia dell'acido nucleico che interviene nel processo di sintesi delle proteine. Questi farmaci sono molto usati, ad esempio, nella terapia del nefroblastoma (o tumore di Wilms), che colpisce il rene e, talvolta, in alcuni tumori del testicolo. Gli alcaloidi vegetali bloccano la mitosi; essi comprendono, ad esempio, la vinblastina e la vincristina, isolate dalla pervinca (Vinca rosea) e usate prevalentemente per il linfoma di Hodgkin e la leucemia linfoblastica; il taxolo, estratto dal tasso (Taxus baccata) e applicato ai tumori dell’utero; la colchicina, derivante dal colchico (Colchicum autumnale). Composti ad azione ormonale Hanno azione antitumorale anche alcuni farmaci ad azione ormono-simile, che cioè sono in grado di simulare l’effetto degli ormoni naturali cui alcuni tipi di cellule tumorali sono sensibili. Ad esempio, gli ormoni femminili estrogeni favoriscono lo sviluppo delle cellule tumorali in caso di cancro della mammella; il composto denominato tamoxifen compete con gli estrogeni e si lega al posto di questo alle cellule, senza stimolarne però la moltiplicazione. Risulta invece ancora controversa l’effettiva efficacia antitumorale di trattamenti basati sull’uso contemporaneo di farmaci ad azione ormonale, come la cosiddetta multiterapia a base di somatostatina, IV octreotide (simile alla somatostatina), melatonina e retinoidi (derivati della vitamina A). Altri antitumorali Nel corso dei trattamenti è possibile ricorrere ad altri tipi di farmaci chemioterapici, come l'idrossiurea, la procarbazina e la L-asparaginasi, che agiscono inibendo la crescita della cellula tumorale. L'interferone, normalmente prodotto dalle cellule infettate da virus, blocca la mitosi nelle cellule sensibili, ma i dettagli del suo meccanismo d'azione non sono ancora noti. Altra terapia, attualmente in fase sperimentale, riguarda l’impiego di angiostatina e endostatina, due composti indicati come inibitori dell’angiogenesi. Queste proteine, infatti, hanno mostrato in modelli sperimentali la capacità di inibire la proliferazione di nuovi vasi sanguigni all'interno della massa tumorale che, incapace di ricevere un adeguato apporto nutrizionale, arresta la propria crescita. Rivelatesi efficaci anche nel rallentare la comparsa di metastasi, tali composti potranno rappresentare in un prossimo futuro un utile complemento alle più tradizionali terapie. Possibili effetti collaterali degli antitumorali I sintomi più comunemente associati all’assunzione di chemioterapici comprendono nausea, vomito, depressione del midollo osseo e alopecia (perdita dei capelli). A causa della depressione del midollo osseo, i pazienti sottoposti a chemioterapia tendono poi a sviluppare infezioni di vario tipo. L’uso di farmaci di tipo ormonale può determinare a volte anche l’insorgenza di forme depressive. V Azione sulle cellule sane I farmaci applicati al trattamento dei tumori, siano essi benigni o maligni, in generale interferiscono con la proliferazione delle cellule, bloccandone in vario modo l’attività metabolica e la possibilità di dividersi per mitosi. Per tale motivo, dunque, gli antitumorali presentano un grave effetto collaterale, che è quello di interferire con l’attività non solo delle cellule malate ma anche di quelle sane: infatti, la divisione cellulare si verifica in tutte le cellule. Le cellule sane, però, si riproducono in modo meno veloce e incontrollato di quelle tumorali, sono meno vulnerabili ai farmaci e quindi, dopo il trattamento chemioterapico, sembrano avere una maggiore capacità di ripresa e di ricostruzione dei tessuti. Tale vantaggio selettivo di ricrescita sembra permettere alle cellule normali di ripopolare un tessuto malato in modo preferenziale rispetto alle cellule tumorali. Non è mai possibile, tuttavia, essere certi che tutte le cellule tumorali siano state distrutte e, qualora ne resti qualcuna, è possibile che si verifichi una recidiva del tumore, cioè una sua nuova comparsa; ciò non dipende unicamente dal numero di cellule tumorali sopravvissute, ma anche dall'efficienza del sistema immunitario del paziente nel rimuovere queste. UNA NUOVA VIA PER INTRODURRE IL CHEMIOTERAPICO ANTITUMORALE Una importante prospettiva per la terapia antitumorale è rappresentata dalla attuale sperimentazione delle tossine batteriche quali chemioterapici. Come illustrato in precedenza farmaci di sintesi ad azione chemioterapia agiscono in alcuni casi , sostituendosi a componenti cellulari provocando la morte della cellula. Il problema di questo tipo di farmaci è la loro azione non solo sulle cellule tumorali ma anche sulle cellule sane e la ricerca VI sta quindi tentando di inviare in maniera selettiva il chemioterapico solo alle cellule tumorali ed è appunto in questo campo la “immuno oncologia” sta cercando di sfuttare le tossine batteriche. Da qui l’idea di costruire immuno tossine o tossine ricombinanti con funzione di agente farmacologici. Difatti le tossine batteriche interagendo in maniera altamente specifica e selettiva con macchinari molecolari chiari delle cellule eucariotiche, si sono rivelate dei preziosi strume3nti d’indagine nella comprensione di diversi processi di biologia cellulare. Negli ultimi anni, ha acquistato una rilevanza sempre maggiore un gruppo di tossine di natura proteica capaci di modificare enzimaticamente le proteine G della famiglia RHO, che sono molecole coinvolte nella regolazione di numerosi processi cellulari. Gli studi condotti da laboratori di farmacologia e immunoterapia stanno dimostrando la capacità di alcune di queste tossine batteriche di modulare alcuni di questi processi cellulari controllati dalla RHO GPTasi, quale il differenziamento del muscolo scheletrico e soprattutto alcuni aspetti della risposta immunitaria come specificherò più avanti. Poiché difetti in questi ed in altri processi cellulari RHO dipendenti sono alla base di diverse patologie umane le tossine suddette potrebbero rilevarsi estremamente utili per lo sviluppo di nuovi agenti farmacologici in grado di curare o migliorare alcune malattie. Il fine di questi studi è quindi quello di realizzare tossine batteriche ricombinati comprendenti la sola porzione enzimatica delle tossine unita a dei carrier che consentano loro di entrare nella cellula eucaristica e di svolgere la loro azione. Volendo evidenziare la possibilità di modulare la risposta immunitaria, sia umorale che cellulo mediata, tramite l’uso di tossine batteriche và sottolineato che, la citotossicità cellulo mediata, attuata da particolari tipi cellulari come le cellule VII natural killer (NK), svolge un ruolo importante nella risposta immunitaria coinvolta nei meccanismi di difesa contro la degenerazione neoplastica della cellula e nelle infezioni virali . È noto da tempo che l’attività svolta dalle cellule NK è strettamente correlata all’organizzazione del citoscheletro cellulare e che tale organizzazione è controllata da una famiglia di proteine regolatorie, le RHOasi. Per comprendere meglio il ruolo svolto dalle RHO GTPasi nella risposta immunitaria cellulo mediata sono stati sviluppati studi sull’attività citotossica delle cellule NK utilizzando il Fattore Citotossico Necrotizzante 1 (CNF 1), una tossina proteica prodotta da alcuni ceppi patogeni di escherichia coli , che agisce attivando la famiglia delle RHO GTPasi. I risultati ottenuti mostrano che l’attivazione di tali proteine G rappresenta un pre-requisito fondamentale sia nella fase di “binding” che nella attività citotossica delle cellule NK. Le tossine batteriche che modulano l’attività delle proteine GTPasi fondamentale potrebbero nella quindi modulazione del giocare sistema un ruolo immune interferendo con la funzione o il differenziamento delle cellule che regolano la risposta immune locale. Prospettiva futura è proporre la tossina oggetto di questo studio come modellio sul quale costruire una nuova clesse di agenti farmacologici che potenzino l’attività delle cellule del sistema immunitario. Nello sviluppo di queste nuove armi un grosso spunto è giunto dallo studio sullo sviluppo dei nuovi vaccini; “i vaccini del futuro”sviluppo mirato soprattutto ad aumentare l’immunogenicità o meno degli adiuvanti. Migliorare l'immunogenicità spesso scarsa di proteine e/o peptidi è esattamente anche quello che è richiesto dall'adiuvante, (58). Gli sviluppatori dei vaccini si sono concentrati sulla comprensione crescente dell'importanza dell'attivazione dell'immunità naturale per ottenere risposte immuni adattabili e VIII forti con memoria a lungo termine. Quello che era preventivamente studiata come “il segnale di pericolo” è riconosciuto oggi come una serie di molecole con proprietà chimiche definite (38) e proprietà genetiche distinte. Dopo che l'attivazione dell'immunità naturale comanda 'il segnale di pericolo' noi troviamo una serie di reazioni riguardanti strettamente specifici recettori, i cosiddetti pattern-recognition receptors (PRRs) che legano prodotti microbici come endotossine ,ad altri prodotti membranosi di microbi o DNA. Una famiglia di tali recettori è Toll-like receptors (TLR) che legano LPS, flagelli, HSP60, CpG DNA, dsRNA o peptidoglicani, tutti con recettori unici e distinti (11; 55). Questi recettori sono localizzati sulle membrane di molti tipi di cellule, fra di loro le cellule dendritiche (DC),i macrofagi e le cellule B che rappresentano l'immunità naturale ed anche le più importanti cellule per la presentazione di antigene e la stimolazione di una risposta immune (47) . Nel caso di DC, il legame con le PRRs si provocherà la migrazione e maturazione della DC in cellule presentatrici dell’antigene (APC), esprimendo una costimulazione delle molecole richieste per la stimolazione delle cellule -T (49). Perché si abbia una visione più dettagliata di come si attivi la immunità naturale, attraverso lo specifico riconoscimento di recettore, la ricerca si è concentrata in modo crescente su adiuvanti bersaglio per un vaccino del sistema innato immunitario . L’ avere un bersaglio sicuro è anche un modo di ridurre effetti collaterali. L’adiuvante può essere un vettore vivo, come Salmonella ed Adenovirus che con tecniche genetiche di ricombinazione sono stati modificati per esprimere proteine attinenti (18). I vettori adiuvanti vivi possono funzionare sia come un sistema di consegna di antigene che da immunomodulatore e.g. attraverso il legarsi di TLR. Comunque,i vettori vivi sono vaccini spesso instabili e solo pochi di questi basati su questa tecnologia sono arrivati lo stato di pratica clinica. Gli adiuvanti non-viventi IX possono essere formulazioni di lipide o possono gelificare (allume) creare un effetto di deposito del vaccino dopo iniezione. Anche gli adiuvanti non viventi possono essere sia un sistema di consegna, come liposomi e microsfere di polilactide / poliglicolide o modulatori come il murarnile dipeptide (MDP) ed il monofosforil lipide (MPL) (58) Visto che il campo di ricerca degli adiuvanti di vaccino è cresciuto enormemente nella decade passata è impossibile coprire questo campo esteso con un colpo d’occhio, perciò, si dovranno concentrare le osservazioni sui recenti sviluppi nel descrivere un vettore adiuvante di un vaccino attenuato che adempie il duplice criterio: sia come bersaglio che come modulatore del sistema immunitario naturale. Per molti anni, la tossina colerica (CT) e l’enterotossina dell’ Escherichia Coli ambedue instabili al calore (LT) sono stati usati in modelli animali come adiuvanti mucosali molto potenti; comunque, queste molecole sono estremamente tossiche per gli esseri umani (5). Recentemente sono stati sviluppati mutanti CTs e LTs con attività enzimatica decrescente od assente e con una subunità non modificata d’unione (16, 27). Queste molecole mantengono le loro proprietà di adiuvanti e si sono dimostrate utili per la stimolazione della risposta sistemica e per la capacità di stimolare risposte mucosali attraverso la dispensazione per vie mucosali diverse. Comunque, i meccanismi di azione in vivo di queste molecole così come quelli di CT e LT ancora sono sotto esame (16). In somma, l'uso di CT, LT, e mutanti di queste tossine ha sollevato delle preoccupazioni perché queste molecole legano al ganglioside GM1, un recettore che è onnipresente su cellule eucariotiche (18) ed i CT hanno un effetto tossico potenziale sui nervi olfattori. E’ stato dimostrato (23) recentemente che c’è il bisogno di identificare un adiuvante mucosale nuovo che sia efficace ed atossico e che abbia un meccanismo d’azione ben definito. X L' Escherichia coli è responsabile per una serie di malattie, tra cui : diarrea, Sindrome uremica emolitica , infezione renali, septicemia, polmonite e meningite. Le tossine chiamate i fattori di necrotizzazzione delle citotossine (CNFs) sono fra i fattori di virulenza prodotti da patogeni urinari (CNF1) o enteropatogeni (CNF2) stimolati dalla E.coli che provocano malattie nell’uomo e negli animali, rispettivamente. CNFs incita un aumento nel contenuto di fibre di stress di actina e contatti focali in cellule coltivate. L' Effetto del CNFs sul citoscheletro della actina è correlato da un calo nella mobilità di electroforeticità della proteina GTP-vincolante Rho, e l'evidenza indiretta indica che è probabile che CNF1 attivi costitutivamente Rho. La catalisi di CNF1 deammida un residuo di glutamina in posizione 63 dell’ Rho, trasformandolo in acido glutamico che interdice idrolisi di GTP intrinseca e incentiva la sua proteina che GTPase-attiva che determina l’apertura del poro. Così, questa deammidazione della glutamine 63 determinata dal CNF1 è l’attivazione costitutiva di Rho, ed incita la riorganizzazione di fibre di stress della actina. Alla nostra conoscenza, CNF1 è il primo esempio di una tossina batterica che agisce da deamidatore di una specifica proteina di obiettivo. Il segnale intracellulare coinvolto nel meccanismo di azione della tossina della zonula occludens (ZOT) è stato molto studiato in vitro . Lo ZOT ha mostrato un effetto selettivo fra le varie linee di cellula esaminate, suggerendo che può interagire con un XI specifico recettore la cui espressione di superficie su varie cellule differisce. Quando è stato esaminato in monomolecole di cellule di IEC6, lo ZOT stimola una redistribuzione del citoscheletro della F-actina. Risultati simili furono ottenuti con mucosa ileale di coniglio, dove la riorganizzazione della F-actina dette un aumento della permeabilità del tessuto. In cellule endoteliali, il riordinamento del citoscheletro comportò un calo della formazione di G-actina solubile (-27%) ed un aumento reciproco della formazione di F-actin filamentosa (+22%). Questa polimerizzazione di actina era tempo e dose dipendente, ed era invertibile. Pre trattando con una specifica chinasi la proteina l'inibitrice del CGP41251 si abolirono completamente gli effetti di ZOT sulla permeabilità di tessuto e polimerizzazione della actina. Presi insieme, questi risultati suggeriscono che ZOT attiva un complesso intracellulare e che determina una cascata di eventi che regolano la permeabilità dei congiungimenti stretti, probabilmente mimando l'effetto di modulatore della funzione fisiologica della barriera epiteliale. Oggi si studia la tossina zonula occludens (Zot) come un adiuvante mucosale potenziale per introduzione intranasale (15) di antigeni. Zot è un solo polipeptide la cui catena pesa 44.8 kDa (kilodalton) codificati da un filamento del batteriofago CTX presente nella tossina del Vibrione Colerico (1, 25) ,la Zot aumenta la permeabilità del piccolo intestino colpendo la struttura dei congiungimenti stretti “tight junctions” epiteliali, e questo permette il passaggio di macromolecole attraverso gli spazi paracellulari (9, 10). Questo effetto di Zot è stato XII chiaramente dimostrato in vivo ed in vitro su epiteli intestinali di coniglio, ratto, e scimmia ed è dipendente al legame di Zot a specifici recettori (11, 22) . Il meccanismo di azione di Zot sui congiungimenti stretti comporta un riordinamento del citoscheletro delle cellule epiteliali dovuta alla proteina chinasi C alfa , dipendente dalla polimerizzazione di F-actina (10). E’ importante che il fatto che Zot non provoca danno tessutale e che il suo effetto su permeabilità intestinale è tempo dose-dipendente e completamente invertibile (9, 10). Interessantemente una cosa analoga di Zot è stata descritta recentemente sui mammiferi. Questa molecola, chiamata zonulina è stata trovata su cellule epiteliali intestinali ed agisce come un moderatore endogeno dei congiungimenti stretti (7, 26). Si è dimostrato che il pericolo segnalato, come carica batterica o danno tissutale nell'intestino,causato dalla zonulina per essere rilasciata sul lato luminale si lega poi al suo recettore e modula i congiungimenti stretti (8). Interessantemente, Zot e zonulina si legano allo stesso recettore delle cellule epiteliali ed intestinali e dividono la modalità vincolante comune al loro terminale N (3, 26). Così sembra che Zot mimi una molecola fisiologica nella regolazione dei congiungimenti stretti, e questo meccanismo può essere responsabile del suo effetto di adiuvante mucosale. A causa delle sue proprietà , Zot può essere un adiuvante ideale per lo sviluppo di vaccini mucosali. E’ stato mostrato che l’introduzione intranasale di Zot come un adiuvante stimola la produzione Ag-specifiche di immunoglobuline G (IgG) nel siero così come le IgA in occultamenti vaginali (15) ed intestinali. Qui, noi abbiamo ricercato l'efficacia di Zot per l'insediamento di risposte protettive e lungo-durevoli e ci siamo chiesti se agisce attraverso la mucosale se introdotta per via intranasale e se comunque il suo meccanismo di azione coinvolge il legame al recettore di Zot - zonulina. Adiuvanti mucosali del vaccino attivi , che determinino una piena serie di risposte immuni e locali e sistematiche contro XIII epitopi antigenici estremamente definiti sono il bersaglio di una attenta ricerca. La tossina del colera (CT) ed il complesso lipofilico immuno stimolante (ISCOMs) contengono Quil A e possono, assieme, comportarsi come adiuvanti per antigeni se somministrati oralmente, ma attraverso vie diverse , come attestato dalla dipendenza su IL-12 per l'effetto di ISCOMs, mentre la CT è indipendente da queste citochine. Sfortunatamente la tossicità di della CT e le recenti scoperte di una accumulazione di CT nel nervo olfattorio e nel bulbo dopo somministrazione intranasale preclude l'uso clinico della CT. Comunque, c’è stato un successo nel disgiungere gli adiuvanti ed effetti tossici di CT, costruendo un gene proteina di fusione CTA1-DD che combina l'enzimaticamente la subunità CTA1 attiva con una cellula B individua come bersaglio separato, D, estratto da una proteina di Stafilococco aureus A. Sono state combinate CTA1-DD ed ISCOMs in un vaccino adiuvato estremamente promettente ed utilizzabile quale vettore, CTAIDD / lSCOMs. Il vettore combinato è immunogenetico quando iniettato sottocute, per via orale o nasale inducendo una forte risposta immunitaria cellulare e umorale, incluse le IgA mucosali locali. Questi richiede la proprietà di ribosilazione di ADP del CTA1-enzima e l'effetto del vettore combinato ha un azione sinergica di ISCOMs o CT, usato da solo. Gli antigeni potrebbero essere incorporato in o appena mescolato col vettore nuovo. I XIV CTA1-DD e gli ISCOMS possono essere una nuova strategia per la generazione di vaccini di mucosali potenti e sicuri. Conclusioni Come è stato sopra illustrato lo studio dei meccanismi d’azione delle tossine batteriche sia a livello della membrana cellulare che a livello del citoplasma, sta fornendo la possibilità di utilizzare le tossine batteriche come chiave per “spegnere“ le cellule neoplastiche o controllarne la crescita. Il futuro ci porterà ad avere questa ulteriore arma per combattere un male che purtroppo è ancora spesso inattaccabile . XV Bibliografia 1. Takahashi, I., M. Marinaro, H. Kiyono, R. J. Jackson, I. Nakagawa, K. Fujihashi, S. Hamada, J. D. Clements, K. L. Bost, and J. R. McGhee. 1996. Mechanisms for mucosal immunogenicity and adjuvancy of Escherichia coli labile enterotoxin. J. Infect. Dis. 173:627–635. 2. Tamura, S., H. Funato, T. Nagamine, C. Aizawa, and T. Kurata. 1989. 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