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CAMBIO DI INDIRIZZO Trailer: http://www.mymovies.it/trailer/?id=44580 Anno: 2006 Titolo Originale: Changement d'adresse Durata: 85 Origine: FRANCIA Genere: COMMEDIA Produzione: MOBY DICK FILMS, LES FILMS PELLEAS Distribuzione: LADY FILM Data uscita: 06-12-2006 Regia: Emmanuel Mouret Attori: Emmanuel Mouret David Fanny Valette Julia Frédérique Bel Anne Dany Brillant Julien Ariane Ascaride Soggetto: Emmanuel Mouret Sceneggiatura: Emmanuel Mouret Fotografia: Laurent Desmet Musiche: Franck Sforza Montaggio: Martial Salomon Scenografia: David Faivre Critica: "Siamo in piena commedia filosofica alla Rohmer, ma Mouret è un Rohmer che ha l'età dei suoi personaggi, con il candore (e la tendenza alle catastrofi) di Tati o di Buster Keaton. E se può ricordare anche Woody Allen, è vero che in Allen tutti parlano troppo mentre qui lo schermo si divide fra loquaci e taciturni, pugnaci e arrendevoli. Che naturalmente hanno bisogno gli uni degli altri, anche se a volte ci vuole una vita per capirlo, ma per ricordarlo basta un film. Un bel film." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 dicembre 2006) "Il regista e attore marsigliese Emmanuel Mouret è stato paragonato dalla critica francese a Eric Rohmer e a Francois Truffaut; con parecchia esagerazione, certo, ma non senza qualche fondamento. Al primo fa pensare per la tendenza a fondare la sua piccola drammaturgia sul quotidiano, il non detto e l'ellisse. Quanto a Truffaut, lo evoca per la serie di Antoine Doinel, il personaggio interpretato da Jean Pierre Léaud, cui rassomiglia fino a sembrare uscito da un'altra epoca. (...) Se 'Cambio d'indirizzo' è solo un film 'grazioso', lascia però intuire qualità che potrebbero promuovere Mouret a regista maggiore. La capacità di mettere a profitto i tempi morti, ad esempio; o quella di flirtare con l'assurdo, pronunciando dialoghi stravaganti con la massima naturalezza." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 dicembre 2006) La leggerezza del tocco che ammorbidisce i momenti drammatici e affina quelli comici. È una caratteristica peculiare del cinema che la Francia dedica ai suoi figli più giovani, sin dai tempi di Truffaut e Rohmer. Infatti, per questo lungometraggio, il suo terzo, che Emmanuel Mouret si cuce addosso, i paragoni (sui toni) con l'autore di Baci rubati si sono sprecati, anche a Cannes, alla Quinzaine des realisateurs, dove Mouret ha risposto alle lodi con garbato imbarazzo. Proprio come il suo personaggio, il musicista David (suona il corno) che appena ha accettato di dividere un appartamento con la bionda e appena conosciuta Anne (Frédérique Bel), cade in rapinosa infatuazione per la silenziosa e apparentemente remissiva allieva Julia (Fanny Valette). Siamo nel pieno della bella età dei trasporti amorosi totalizzanti, ma David è troppo educato per contrastare il veemente attacco dell'"invasore" Julien (Dany Brillant). Equivoci, atti mancati, balbettii, autoanalisi di verità: come in un minuetto i quattro vivificano la quasi impalpabilità della storia con la simpatia e la pulizia dei loro volti/corpi. (Massimo Lastrucci, Ciak dicembre 2006) Grazie alla grazia di Emmanuel Mouret la sua terza regia, Cambio d'indirizzo, è quanto di meglio ci può aspettare da un film se si cerca ironia, leggerezza, bei dialoghi e Parigi. Nella capitale francese si incontrano i buffissimi David (lo stesso Mouret, un giovane Bob Geldof transalpino) e Anne (l'effervescente Frédérique Bel, bionda e svagata). Per caso vanno a vivere insieme, per caso si innamorano di altri e non a caso finiscono a letto per coccolarsi quando le cose vanno male. Mouret fonde Eric Rohmer e Woody Allen, cuore e sorriso, immagini e musica. La colonna sonora mozartiana è adorabile, mentre la regia fa tanto con poco. Basta un divano, una poltrona, un letto, o l'interno di una cucina, per inquadrare perfettamente situazione e personaggi. Più che una commedia sentimentale, una favola d'amore fuori dal nostro tempo. Mouret è senza dubbio un nostalgico. Il suo film amabilmente anacronistico è piaciuto molto alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes 2006. Speriamo non cambi indirizzo. (Francesco Alò, Rolling Stone dicembre 2006) Commedia retrò, girata quasi tutta in interni, Cambio d’indirizzo racconta imbarazzi e incertezze sentimentali con una gentilezza del tocco e una predilezione ironica per le annotazioni di costume, gli insignificanti gesti quotidiani, tic e nevrosi. Il film di Emmanuel Mouret è un riuscito ricalco che più francese non si può, di tradizione teatrale, con un’attenzione per i dialoghi ed i girotondi sentimentali. Antoine Doisnel, alter ego di François Truffaut, ha “rovinato” intere generazioni di cineasti tesi a riprodurre la sua estraneità al quotidiano, ma il regista, con naturalezza ed intima semplicità, riesce a trovare un suo stile, contaminato dall’amore per commedie e proverbi di Rohmer, senza prendersi troppo sul serio. È il ritratto borghese di un sognatore disilluso alla ricerca dell’anima gemella, stritolato dalle combinazioni del destino, dall’incapacità di rivelare mature intenzioni, da decisioni impulsive e determinanti. Romantico e sottotono, manuale di comportamento costruito sulla magica scansione delle parole e sulla musicalità dei suoni, il film possiede un cuore antico che strizza l’occhio ai paradossi di Harry, ti presento Sally di Rob Reiner, indagando sui misteri chimici degli incontri tra uomini e donne. Cambio d’indirizzo è un passatempo sull’attesa dell’amore, scritto con la sapienza di chi riconosce la difficoltà di dichiarare fragili desideri, narrato con la naturale spensieratezza di idealisti immaturi, che continuano a giocare con colloqui e stagioni per restare sempre delusi e disorientati. Il regista, che ricorda anche fisicamente un eterno adolescente, tra realismo e rielaborazione astratta di situazioni da fumetto, non cerca l’originalità della struttura ma mette in scena, con inquadrature frontali che amplificano il distacco tra i personaggi, l’ovvia leggerezza dell’esistenza; tra la difficoltà di trovare un alloggio, lo scambio di confidenze, le ambizioni tradite, i sensi di colpa e le rivincite procrastinate, Cambio d’indirizzo, proiettato nella “Quinzaine des réalisateurs” a Cannes 2006, è un doppio ritratto introspettivo, in grigio, di due solitudini che si contemplano e si comprendono, arricchito da piccole verità filosofiche sull’arte perduta della preparazione all’appuntamento, cercando sempre giustificazioni razionali e inattaccabili alle disfatte amorose. (www.fice.it) Note: - PRESENTATO A CANNES ALLA "QUINZAINE DES REALISATEURS" 2006.