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Gianni e il tip-tap
Si provava la scena d’apertura del secondo atto, quello al
Ristorante Harmonia Garden. Il Magicomio in borghese riempiva
questa sala, chi in scena, chi in disparte ad osservare aspettando
il proprio turno. Dalle scale scende Dolly, cantando sulle note
del brano più conosciuto della commedia. Le fanno da contorno i
camerieri, che la ricevono contenti del di lei ritorno alle
frequentazioni di un tempo. Dopo la seconda strofa e una breve
parte recitata, la musica fa una pausa e poi s’impenna. Ecco in
cima alle scale Rudolph, che parte tenorando a dare il proprio
personale benvenuto a Dolly, scende impettito a stringerle le mani
e a duettare di ugola.
Poi il brano s’inlanguidisce un po’, mentre Dolly abbandona un
risentito Rudolph per correre a sbaciucchiare e ad abbracciare i
camerieri di contorno, per poi tornare a coccolare il maitrè e poi
via di nuovo dai camerieri mentre Rudolph….cosa fa Rudolph? Nulla…
Si riprende in coro tutti insieme fino al finale del quadro.
Ma quel nulla di Rudolph in quel momento un po’ stanco della
canzone non ci soddisfa. Se ne sta lì impalato con un sorriso
d’abbrivio che dura troppo.
Andrea se ne esce con una genialata.
Gianni, secondo me qui ci starebbero bene due passi di tip-tap!
Tutti a guardare Gianni.
Ah, per me va bene, dice, non c’è problema.
Tutti a guardare Andrea.
Va bene, proviamola.
E via che si riparte. Al momento cruciale, Gianni/Rudolph parte
con quattro sciabattate che te le racconto, riuscendo a stento a
rientrare nei ranghi senza capottarsi.
Finisce la musica e Andrea dice si può fare. Gianni dice sì,
adesso ci lavoro un po’ su.
Da quel giorno in avanti, un delirio. Ad ogni prova Gianni/Rudolph
ci provava e ogni volta era un’improvvisare.
Diciamolo, Gianni non aveva idea di come si ballasse il tip-tap.
D’altronde il tip-tap non è il più facile dei balli, bisogna
essere nati a New York nel ’28 per averne un’idea, mica scherzi.
Ma tant’è.
La settimana prima del debutto decido di cavarmi il rospo. Vado da
Gianni e gli dico senti, siamo poi così sicuri che ‘sto tip-tap
sia necessario?
Gianni mi sorride e dice cosa vuoi, sono mesi che ci provo, non
posso mica abbandonare adesso, no?
Giusto. Vorrai mica abbandonare adesso, no?
E allora andiamo, facciamoci questo tip-tap.
Debuttiamo a Dovadola. Si parte un po’ tesi, ma presto tutti si
lanciano in quella novità. Se ne va l’Emporio Vandergelder, ci
fiondiamo nella Modisteria Molloy e chiudiamo il sipario sul primo
atto.
Dentro tutti a preparare l’Harmonia Garden. Cambio d’abito per
Dolly, ecco i camerieri in camicia immacolata e Rudolph,
impeccabile nella sua giacca rossa brillante.
Si apre il sipario e parte la musica, Dolly volteggia qua e là, i
camerieri sorridono a 42 denti, Rudolph compare in cima alle scale
tenorando e si appropinqua al fatidico momento.
Dolly s’avvicina, gli fa due moine e si allontana leggiadra. E
Rudolph che fa?
Rudolph balla il tip-tap.
Quattro passi in avanti, la musica si sospende, quattro passi
indietro e una piroetta a guardare il pubblico e poi via di nuovo
a duettare con la signora Levi fino al crescendo finale e agli
applausi.
Gianni ballò il tip-tap, a modo suo, ma lo ballò, perché aveva
deciso che ce la doveva fare e quando dietro le quinte ci
incrociammo, i suoi occhi sorridevano.