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GENNAIO-FEBBRAIO 2009 ESCLUSIVA Il satirico impenitente, intervista a Daniele Luttazzi INCHIESTA Meglio rifatta: noi adolescenti e la chirurgia plastica ISSN 2035-701X FILOSOFIA La straordinaria umanità degli angeli “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 1 Anno 2009”- € 1,20 RUBRICHE 6 LA STRAORDINARIA UMANITA’ DEGLI ANGELI Un’introduzione a Edith Stein Backstage Forum Ieri accadrà Antitv Segnalibro Giralamoda Appuntamenti Internet 20 22 VENTI MINUTI CON… Pino Masciari, testimone di giustizia 32 IL PANE DELL’ANIMA Un tè all’Opera 34 CONVIVERE COL DIVERSO “Le conversazioni di Anna K.” al Teatro Eliseo 37 IMAGO MORTIS Un horror ridà linfa al cinema italiano 39 CAPELLI SANTI Racconto sul culto della bellezza nell’era della globalizzazione INCHIESTA MEGLIO RIFATTA 42 L’ARLECCHINO DELL’ARTE La grande mostra dedicata a Picasso 44 A SPASSO PER I «CARUGGI» 46 Alla scoperta del centro storico di Genova CATANIA, FENICE DEL SUD Sicilia sotto i Venti GIOVANI CRITICI A LEZIONE DI POP Con un insolito professore di filosofia VITE APPESE A UN FILO Due racconti per non dimenticare quello che è stato COSTUME E SOCIETÀ IL SATIRICO IMPENITENTE Conversazione con Daniele Luttazzi 30 41 50 UNA GIORNATA A PECHINO 54 Viaggio fino alle porte della Città Proibita CALCI CHE VALGONO UNA MEDAGLIA Quattro chiacchiere con Mauro Sarmiento 26 Decidere di sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica significa superare un complesso o piuttosto arrendersi ad esso? 58 gennaio febbraio n°1 Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Lidia Gattini Coordinamento di redazione Eleonora Fortunato Segreteria di redazione Sonia Fiore Redazione di Torino Simonetta Mitola corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7072647 / 283 - fax 011.7707005 e-mail: [email protected] Redazione di Genova Giovanni Battaglio e-mail: [email protected] Redazione di Roma Simona Neri, Matteo Marchetti via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel. 06.47881106 - fax 06.47823175 e-mail: [email protected] Hanno collaborato Antonella Andriuolo, Giovanni Battaglio, Patrizia Battaglio, Roberto Bertoni, Marco Bevilacqua, Marco Billeci, Rosalia Bonafede, Lorenzo Brunetti, Clara Callipari, Giacomo Carozza, Emanuele Colonnese, Cristina Colopardi, Chiara Comerio, Giorgio Comola, Valentina Costa, Alessandra D’Acunto, Giulia De Benedetti, Chiara Falcone, Debora Lambruschini, Daniele Mainelli, Marzia Mancuso, Caterina Mascolo, Maddalena Messeri, Giovanni Moreno, Elisa Moretti, Nicolò Moriggi, Lucia Motta, Samoa Pisaroni, Valentina Pudano, Paola Rosato, Alessandro Sala, Luca Sappino, Samuele Sicchio, Beatrice Solinas, Eleonora Strazza, Francesco Testi, Alessandro Truce, Samina Zargar, Jacopo Zoffoli. Direttore dei sistemi informativi e multimediali Daniele Truce Impaginazione Manuela Pace, Marianna Montalbano, Giorgia Nobile Illustrazioni Alessandro Pozzi Fotografie e fotoservizi Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia, Agenzia Infophoto, Sara Capparella Sito web: www.zai.net Francesco Tota Editore Mandragola Editrice società cooperativa di giornalisti via Nota, 7 - 10122 Torino Stampa Stige S.p.A. - via Pescarito, 110 10099 S. Mauro (To) Concessionaria esclusiva pubblicità: Mandragola ADV corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7707002 - fax 011.7707005 e-mail: [email protected] Omaggio a De André La smorfia di Daniele Luttazzi, a cui è dedicata la nostra copertina e l’intervista a pag. 22, può voler dire molte cose in questo inizio anno. Un gesto di insofferenza nei confronti di chi impedisce, opprime, censura la libertà di espressione e di satira, come ci racconta lui stesso; oppure un gesto di incredulità e di sdegno di fronte alla testimonianza di Pino Masciari (pag. 20), un imprenditore calabrese che ha deciso di ribellarsi alle prevaricazioni della criminalità organizzata che attanaglia e insanguina la sua terra, senza poter contare oggi, purtroppo, su un aiuto concreto da parte dello Stato. Ma accanto alle storie di Daniele e di Pino c’è anche quella di una studentessa di Roma, Anna, che ci ha raccontato la sua decisione di sottoporsi a un piccolo intervento di chirurgia plastica. L’argomento è di quelli che attirano l’attenzione morbosa dei rotocalchi della mattina, con tanto di psicologi, medici, sociologi. Noi abbiamo creduto utile, invece, mettere da parte percentuali, tabelle ed esperti per immedesimarci, per provare a capire da dove viene il disagio e fino a che punto un condizionamento esteriore può minare la fiducia in se stessi. Nutrite e speriamo convincenti le recensioni dei giovani reporter alle pièce teatrali, ai libri e ai film appena usciti. A pag. 41 l’intervista con Giuseppe Pulina ci porta a conoscere Edith Stein, l’allieva di Husserl che finì i suoi giorni ad Auschwitz, una tra le più originali e ispirate interpreti del pensiero filosofico del Novecento. L’ultima parte del giornale raccoglie i reportage dalle vostre terre e dai vostri viaggi: il fascino di Catania, i colori e le atmosfere di Pechino, la malinconia dei “caruggi” di Genova, indimenticabile musa di tante canzoni del nostro amato Fabrizio De André cui queste mese, nel decennale dalla scomparsa, abbiamo dedicato un piccolo omaggio. Buona lettura! Zai.net ha ricevuto il patrocinio di: Zai.net Lab Anno VIII / n. 1 - gennaio-febbraio 2009 Autorizzazione del Tribunale di Roma n°486 del 05/08/2002 Abbonamento sostenitore: 10 euro Abbonamento annuale studenti: 7 euro (9 numeri) Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice società cooperativa di giornalisti versamento su c/c postale n° 73480790 via Nazionale, 8 - 00184 Roma tel 06.47881106 - fax 06.47823175 La rivista è stampata su carta riciclata E 2000, Cartiere Cariolaro Questa testata fruisce dei contributi statali diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Centro Unesco di Torino Main sponsor: In collaborazione con: I CANTIERI DELL’ETERE «...E A UN DIO SENZA FIATO NON CREDERE MAI!» 5 DIECI ANNI FA L'ITALIA PERDEVA IL SUO ULTIMO GRANDE POETA. LA REDAZIONE DI ZAI.NET, NEL SUO PICCOLO, GLI DEDICA UN ARTICOLO CERTO INSUFFICIENTE A CELEBRARNE IL GENIO, MA ASSOLUTAMENTE DOVUTO PER RICORDARNE IL TALENTO L' di Matteo Marchetti, 21 anni Roma Italia avrà pure i suoi problemi: amministrazione, legalità, anche la semplice educazione. È però anche un Paese che è stato baciato dal talento: pittura, scultura, architettura. E poesia, dai tempi di Dante fino a quelli più recenti. Migliaia di versi hanno nobilitato la nostra lingua, da “l'amor che muove il cielo e l'altre stelle” a “m'illumino d'immenso”, passando per le “urne dei forti” cantate dal Foscolo. Per anni, per tutti gli anni della scuola e anche dopo, le ho studiate, lette, ammirate. Eppure, ogni volta che cerco una citazione, uno solo di questi straordinari poeti invade i miei pensieri. Riflettendo sulla condizione femminile: «Fedeli umiliate da un credo inumano, che le volle schiave già prima di Abramo» (Via della Croce). Quando la vita di un ragazzo viene spezzata dalla schiavitù della droga: «Ho licenziato Dio, gettato via un amore, per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore» (Cantico dei drogati). La straordinaria figura di Gesù Cristo: «Non voglio pensarti Figlio di Dio ma Figlio dell'Uomo, fratello anche mio» (Laudate Hominem). E tante altre frasi incredibili, tanto belle da lasciare senza fiato. A chi storce il naso di fronte agli “inferiori” si risponde con “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Quando i potenti esaltano il sacrificio dei militari caduti in battaglie sempre inutili si ricorda la rabbia di Piero che muore in primavera, oppure che “lei che lo amava aspettava il ritorno di un soldato vivo”, e “d'un eroe morto che ne farà?” (La ballata dell'eroe). Una vita “in direzione ostinata e contraria”, un “amico fragile”; meraviglioso pensare che una canzone possa definire il suo autore meglio di ogni altra cosa. Un artista che in molti liquidano come semplice “cantautore”, perché dopotutto era solo uno che incideva dischi. Un artista che non si può non classificare come “poeta” - nonostante lui rifiutasse questa definizione a causa di una vecchia frase di Benedetto Croce - per tutto quello che ci ha dato, capace di passare da atmosfere oniriche e inquietanti (La canzone del padre) ad analisi puntuali dell'attualità (Coda di lupo, La domenica delle salme); da struggenti amori (La ballata dell'amore cieco, Amore che vieni, amore che vai) a manifesti politici (La canzone del maggio) alla riscoperta del vero messaggio evangelico, spogliato dalle incrostazioni moderne e ricondotto alla sua semplicità originaria (l'album-capolavoro La buona novella). Tutto questo sempre con lo stesso straordinario talento, con un'arte tanto fine da lasciare un segno indelebile nell'immaginario d'Italia, che ha trasformato “Bocca di Rosa” in una categoria sociale e ha imposto nome Piero a quel Milite una volta ignoto. Sto ovviamente parlando di Fabrizio De André da Genova, che l'11 gennaio del 1999 osava lasciarci. Ma probabilmente l'avevate già capito, perché se anche le sigarette ce lo hanno portato via, la sua voce è rimasta. Per questo troverete, nel corso di tutto il numero, alcune delle perle di Faber abbinate agli articoli di questo mese. Perché, per un motivo o per un altro, si finisce sempre col pensare a De André. Hanno contribuito a questo numero: Sonia Fiore Valentina Pudano 35 anni, nata a Giaveno, paesino dell’interland torinese, vive a Torino. È la segretaria di redazione, nonché una delle voci dei notiziari di Radio Zai.net, cura i contatti con le scuole superiori che aderiscono al progetto Zai.net e si occupa della distribuzione e degli abbonamenti… se non ricevete la vostra copia della rivista prendetevela con lei! Adora il fitness e le danze caraibiche, fare shopping, leggere e andare al cinema. 16 anni, vive a Belpasso, in provincia di Catania. Ama follemente leggere, accoccolata tra le coperte, i romanzi più disparati e adora parlare di libri appena le si presenta l'occasione. Le piace andare al cinema e coltivare la sua passione per la scrittura, ora anche grazie a Zai.net. Collabora da pochi mesi col nostro giornale, ma spera di poter continuare a pubblicare i suoi articoli anche in futuro. Lucia Motta 16 anni, vive in un piccolo paese alle pendici dell’Etna. Frequenta il liceo classico “M. Rapisardi” a Paternò (Ct). È habitué dei grandi schermi, ma si cimenta anche in letture più o meno impegnative, che successivamente diventano fonte di dibattito con i vicini di banco, nelle ore meno interessanti delle giornate scolastiche! Ama da sempre lo sport, ha iniziato da piccolissima con la danza e adesso si è ritrovata nei palazzetti sportivi a giocare a pallavolo, sognando di schiacciare come Mila! Giorgio Comola Fabio Mori 16 anni, vive a Genova e studia al Liceo scientifico “Cassini”. Collaboratore di Zai.net ormai da due anni, segue con interesse tutti gli eventi che vengono proposti. La sua prima passione rimane però il volo, essendo già pilota. Ama provare un po’ tutto, dall’informatica, alla musica, all’astronomia, rimanendo però assiduo reporter della nostra rivista. 21 anni, vive in provincia di Torino e frequenta il 2° anno del corso di laurea in Multidams. Collabora con Zai.net da circa un anno, occupandosi della radio e dei notiziari. La sua più grande passione è la musica hip hop. Ama il cinema e tra i suoi progetti c'è la realizzazione di un cortometraggio. Segue il calcio, sogna un viaggio negli Stati Uniti e passa tutte le serate in giro con gli amici. Clara Callipari 17 anni, frequenta il Liceo classico “Alfieri” a Torino. Adora la letteratura, in particolare gli autori inglesi come Fielding e Austen. Parla un mix di italiano e slang americano (grazie a Mtv!), incurante delle occhiatacce degli amici che decisamente non la sopportano più. D'altronde, deve pur fare esercizio con la lingua se vuole andare a studiare negli Usa! Sogna di girare l'Europa in sacco a pelo. GIORNALISTI CON UN GE A ST K C BA Cos’è Zai.net? LO SAPEVATE CHE BASTA UN COLPO DI MOUSE PER ENTRARE NELLA REDAZIONE DI ZAI.NET E FAR PARTE DEL GRUPPO DI REPORTER PIU' GIOVANI D'ITALIA? LORO L'HANNO FATTO... Quella che state sfogliando è la rivista mensile che fa un po’ da vetrina a tutte le attività e le interattività del network, che prende vita soprattutto nel sito, nella radio, nelle notizie del Televideo Regionale Rai, nel supplemento mensile “Zai.net - Giovani reporter dalla Liguria”, nell’inserto mensile “Sotto i venti” del quotidiano Il Riformista. Dove si trova Zai.net? Zai.net non si compra in edicola, ma arriva direttamente a scuola, in classe. Per ricevere la tua copia direttamente a casa, puoi abbonarti individualmente andando sul sito www.zai.net e seguendo le istruzioni alla voce “Abbonamenti”. Come mai gli articoli sono scritti da studenti e non da giornalisti? Qui è il nodo di tutta la faccenda. Noi che siamo i coordinatori della rivista riteniamo di dare ai ragazzi delle scuole uno strumento in più per raccontarsi, identificarsi e confrontarsi, nonostante le distanze geografiche e le diverse tipologie di scuola. Come si entra a far parte della redazione? Basta scrivere un’email alla redazione ([email protected]): noi vi teniamo al corrente sul percorso degli articoli e vi forniamo le dritte per svolgerli al meglio. Le distanze non contano: dialoghiamo continuamente attraverso Internet e il telefono. Contano solo l’entusiasmo e la voglia di scrivere. Chi sceglie gli argomenti su cui scrivere? Beh, gli stimoli ci vengono dall’attualità, ma anche dagli argomenti di studio, dai vostri hobby, dal vostro universo. A noi spetta il compito di coordinarvi sollecitandovi a seguire le regole principali del giornalismo. Come si finanzia Zai.net? Finora ha spesso contato sul contributo economico di enti pubblici e privati che ne condividevano l’approccio innovativo e le finalità formative. Ma la parte più cospicua dei costi è da sempre sostenuta dalla nostra cooperativa di giornalisti, Mandragola Editrice. RICORDA CHE ZAI.NET È ANCHE SUL TELEVIDEO REGIONALE RAI ALLE PAGINE 592-596 Info: [email protected] - tel. 06 47881106 SELENE, 16 ANNI GENOVA Credo che l'informazione rappresenti un settore vitale per la nostra società dal momento che serve a rendere consapevoli i cittadini - compresi noi giovani - di ciò che accade. Zai.net mi offre l'opportunità di confrontarmi con ciò che mi sta attorno, mi aiuta a riflettere su questioni di rilevanza nazionale nei forum. Mi permette, inoltre, di mettermi alla prova, che poi significa imparare sempre qualcosa di nuovo. Spero che possa coinvolgere sempre più ragazzi. MICHELE, 18 ANNI REGGIO EMILIA Mi piace l'idea di un giornale per ragazzi che sia scritto veramente da ragazzi nostri coetanei e non da trentenni frustrati che provano a fare i “gggiovani”. Per questo ho cominciato a collaborare con Zai.net, una specie di luogo dorato dove anche i meno esperti, se capaci, possono svolgere incarichi appaganti. Io sono stato catapultato di recente in un’inchiesta sulle mense scolastiche, chissà che presto non vediate su queste pagine i frutti del mio lavoro. MARIA GRAZIA, 17 ANNI LECCE Inizialmente, quando ho visto le prime copie arrivare nella mia scuola, ho pensato “uffa, un altro stupido giornaletto”! Poi, invece, leggendolo ho imparato ad apprezzarlo, fino al giorno in cui ho preso il cuore in mano e ho cominciato a spedire i miei articoli alla redazione. Nessuna delle persone che mi hanno risposto mi ha mai riso in faccia – come invece temevo – per aver provato a scrivere su alcuni argomenti, magari delicati o insoliti. M RU FO 9 A cura di Jacopo Zoffoli, 19 anni Roma EUTANASIA: A CHI TOCCA SCEGLIERE? Il punto di vista dei lettori e dei redattori di Zai.net su una delle principali questioni della bioetica. Per replicare, scrivete a [email protected] Salvare una dignità Eutanasia. Dal greco, “buona morte”. Strano termine, a prima vista misto di paradosso ed eufemismo. Può una morte essere buona, positiva, bella? In ogni morte qualcosa si spezza, se ne va via lontano. Per questo fanno sorridere i film, vecchi e nuovi, quando mettono in scena un cadavere. Per quanto si sforzino talvolta di farli apparire inquietanti, mutili e spaventosi, non arrivano mai neanche lontanamente all’effetto che fanno le fotografie di guerra, o semplicemente le scene che ciascuno di noi conserva nella memoria riguardo alla morte di parenti o conoscenti. I cadaveri veri non sono più persone. Assomigliano a dei manichini. I loro vestiti sembrano di colpo stracci, non hanno nulla di confortevole o familiare. Non li riconosciamo più. Insomma, la morte non può essere bella, degna di nota, virtuosa. Sono sicuro che anche i trapassi più glorificati siano stati, sotto sotto, sempre la stessa cosa. Sangue che non va più al cervello, un essere umano pensante ridotto a massa informe. Quella che invece può e deve essere ricordata è la vita di ciascuno di noi, solo lei conta davvero. E proprio per questo motivo (sembrerà paradossale) a volte bisogna avere il coraggio di porvi fine. Quando il diretto interessato (solo a lui deve spettare l’onere del giudizio) non crede più di poter riuscire a mantenere quel livello minimo di gioia e decoro che ritiene indispensabili per la propria esistenza; quando ogni secondo in più passato a respirare allontana i momenti veramente grandi, quelli di cui vorremmo lasciare una traccia per continuare a vivere attraverso il pensiero degli altri. Allora la morte deve poter fare il suo corso, per salvare una memoria, una dignità. Quella sì che sarà una morte nobile, perché liberatrice. Eutanasia, appunto. Michele Barbero, 21 anni, Torino politici poi, sembrano avere le risposte e le certezze che a un uomo che si definisca tale dovrebbero mancare, perché nessuno saprebbe definire con fermezza dove finisce la vita e inizia la morte. Non lo sa nemmeno lui, Beppino Englaro, il padre di Eluana, che per i suoi cari se n’è andata quel lontano 18 gennaio del 1992, ma che un funerale che si rispetti non l’ha ancora avuto; giace dormiente nella sua bara di cristallo, con i genitori accanto che ogni giorno le danno il loro addio. Attorno il mondo parla, giudica, sentenzia, ma non c’è nessuno che l’abbia conosciuta davvero, nessuno che possa descriverne il suono della voce o le sfumature che assumevano i suoi occhi nelle giornate di sole. Basterebbe un po’ di umiltà, basterebbe mettersi da parte e lasciare che sia chi quella voce l’ha conosciuta molto bene a parlare per lei. Se fosse esistito il testamento biologico oggi attorno ad Eluana non si leverebbe questo coro di dissenso, ma resterebbe il silenzio, come è giusto che sia, ad accompagnare una vita che si è spenta così, un giorno, senza sapere il perché. Benedetta Cutolo, 20 anni, Roma Invidiabili certezze La vita un giorno se ne va, non sappiamo quando, non sappiamo come e, spesso, non sappiamo neanche il perché. Non c’è un modus operandi predefinito di quello che qualcuno chiama destino e qualcun altro Dio, ma imparare ad accettarlo fa parte dell’istinto alla sopravvivenza che ognuno custodisce. L’importante è che una parvenza di vita non continui senza di noi, che il corpo sia lasciato allo stesso destino della sua anima, ed insieme, in quel connubio perfetto che si plasma sin dalla nascita, ci diano il loro addio. Su questo noi possiamo decidere, si chiama testamento biologico, e in Italia è appena un’utopia. In molti esprimono un’opinione con un fermezza che suscita quasi invidia, la Chiesa per prima, i Il rovescio della medaglia Si usa il termine eutanasia quando si allude, scientificamente parlando, a una morte non dolorosa provocata in caso di prognosi infausta e di sofferenze ritenute intollerabili. Così definita, col supporto del significato che i greci attribuivano al termine, potrebbe sembrare una semplice via di fuga per i malati terminali o per coloro che sono ridotti ad uno stato vegetativo i quali, anziché “vivere” nel vero senso della parola, trascorrono la loro esistenza afflitti da atroci dolori. Nonostante questo rispecchi i valori umani della compassione e della pietà verso chi, vivendo un’esistenza vuota e dolorosa, decide di “staccare la spina”, è necessario considerare anche il rovescio della medaglia. Passi per coloro che, nella condizione di malati terminali afflitti da dolori lancinanti, chiedano che venga staccata loro la spina; ma lo stesso non può dirsi dei malati che non hanno modo di comunicare con l’esterno. È possibile, certo, che la maggior parte di queste persone veda nella morte una possibilità di liberazione, ma è necessario tener conto del fatto che non per tutti è così; pertanto, mettere nelle mani dei familiari la vita di un essere umano in gravi condizioni di salute, può talvolta risultare avventato. I parenti del paziente potrebbero decidere di sfruttare questa possibilità perché mantenere in vita un malato terminale ha un costo o, come accade nella maggioranza dei casi, perché credono di andare nell’interesse del parente. Fermo restando che sta alla coscienza di ognuno decidere della propria vita e non di quella degli altri, l’eutanasia sarebbe secondo me ammissibile nel caso in cui il paziente che non avesse più facoltà di comunicare col mondo esterno, avesse però scritto di proprio pugno un documento legalmente valido attestante la sua scelta. Questo non solo a tutela della propria vita, ma anche della coscienza delle persone più vicine, alle quali spetterebbe l’ingrato compito di decidere. Daniele Mainelli, 17 anni, Roma IER IA CC AD RA ’ a cura di Giovanni Battaglio, 21 anni Savona Notizie serie e curiose selezionate dai calendari del passato 1 1863 Con il Programma di 15 1992 Viene arrestato a Palermo Totò Riina, latitante dal 1969. 12 1924 Esce il primo numero dell’Unità. Emancipazione, Abraham Lincoln abolisce la schiavitù negli Usa. 1948 Entra in vigore la Costituzione Italiana: l’Italia ha il suo primo presidente della Repubblica, Enrico de Nicola. 1983 ARPANET, rete dell'agenzia dei 21 1871 La capitale d’Italia viene spostata da Firenze a Roma. progetti di ricerca avanzata, creata dal ministero della Difesa statunitense per scopi militari, diventa INTERNET. 3 1954 La RAI trasmette per la prima volta in televisione. 27 1945 Inseguendo i tedeschi in fuga, l'Armata Rossa apre i cancelli di Auschwitz, luogo simbolo della barbarie dell'Olocausto. 6 Febbraio 1896 I fratelli Lumière proiettano per la prima volta un cortometraggio dal titolo L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat. Sembra che in quell’occasione gli spettatori siano fuggiti per paura che il treno potesse travolgerli. 1907 Maria Montessori apre a Roma 3 1991 Il Partito Comunista Italiano si scioglie in Partito Democratico della Sinistra e Partito di Rifondazione Comunista. una scuola e un centro di cura per la classe operaia. 10 49 a.C. Giulio Cesare oltrepassa il Rubicone, pronunciando secondo Svetonio la famosa frase “Alea iacta est”, e dando così inizio alla guerra civile contro Pompeo, che si concluderà nel 45 a. C. con la battaglia di Munda. 11 1990 Viene liberato Nelson Mandela dopo 26 anni di reclusione: la data segna la fine dell’apartheid. Divenuto libero cittadino, si candida alle elezioni presidenziali e nel 1994 diventa Presidente del Sudafrica, instaurando un governo democratico. 17 1600 Viene condannato al rogo per eresia Giordano Bruno, filosofo neoplatonico che professava, tra le altre teorie, il moto della terra. Viene imprigionato nel 1593 e invitato più volte all’abiura, invano. L’8 febbraio viene bruciato in piazza Campo de’ Fiori a Roma: poco prima dell’esecuzione pronuncia la storica frase “Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam” (Credo che abbiate più paura voi nel pronunciare questa condanna che io nell’ascoltarla). 20 2002 Si tratta di una data palindroma, ovvero che può esser letta in entrambi i sensi: 20\02\2002. 29 2004 L’ultimo episodio della trilogia il Signore degli Anelli, Il ritorno del re, è il terzo film nella storia del cinema, insieme a Titanic e Ben Hur a ricevere il numero più alto di premi. GENNAIO-FEBBRAIO Gennaio U' V ITI T AN A cura di Lorenzo Brunetti, 18 anni Roma Rai: Tv statale o confessionale? A pochi mesi dal trionfo di Vladimir Luxuria a “L’isola dei famosi”, episodio salutato dai quotidiani di sinistra come la rivincita sul berlusconismo clericale (cadendo nell’equivoco tra la parola voto e televoto), sulla stessa Raidue si è consumata una delle più gravi cadute di stile mediatico di sempre: la censura delle scene d’amore nel film premio Oscar I segreti di Brokeback Mountain. Se, infatti, vogliamo proprio trovare un difetto al film in questione, che come sanno tutti racconta l’amore omossesuale tra due cowboy, è forse proprio quello di essere fin troppo pudico ed educativo. Ridicole sono poi state le scuse del direttore di rete, che ha parlato di copie smarrite e di improbabili equivoci. A confermare una volta di più che non si è trattato di una svista quanto dell’attuazione di una specifica linea confessionale della nostra televisione, è arrivata la puntata di domenica 11 gennaio del programma “A sua immagine”, su Raiuno. In questo caso non si parlava di omosessualità, ma di eutanasia, solo che in studio erano presenti come ospiti alcuni malati che, evidentemente non in stato di coma vegetativo permanente come la povera Eluana Englaro, parlavano della loro voglia di vivere. Pur trattandosi di una trasmissione di informazione cattolica è, comunque, gravissimo il fatto che si sia voluto spudoratamente equivocare sulla libertà di scelta che offrirebbe il testamento biologico con un mai auspicato sterminio dei malati, tanto più se ciò viene trasmesso la domenica pomeriggio sulla principale rete della televisione di Stato. Questo programma ha l’X Factor! E’ vero che si tratta di un format straniero importato in Italia senza troppa originalità, è vero che Simona Ventura è la regina delle tamarre e Morgan sembra la parodia di se stesso, è vero che Mara Maionchi dice troppe parolacce, è vero che è pur sempre un reality show… ma nonostante ciò “X Factor” è un programma piacevole. La bassezza dell’offerta televisiva italiana ha fatto sì che negli ultimi anni il dibattito sulla qualità dei palinsesti si fossilizzasse su opinioni manichee e stereotipate pro o contro la tv di intrattenimento popolare. Si è così dimenticato che anche una trasmissione semplice come un reality può essere fatta con gusto e competenza, proprio come “X Factor”. A differenza del “Grande fratello”, contro cui combatte col pugnale tra i denti il lunedì sera, “X Factor” è divertente e per nulla volgare, e soprattutto nasce da un’idea di contenuto: trovare un talento. Ovviamente si tratta di uno show televisivo e pretendere che la musica sia l’unica protagonista sarebbe davvero troppo, infatti la trasmissione si poggia sulle personalità dei tre giudici e dei loro siparietti polemici, tanto che gli aspetti meno piacevoli della trasmissione sono forse dovuti proprio a certi battibecchi acchiappa-auditel che ci si potrebbe francamente risparmiare. Tra i partecipanti sono da tenere d’occhio i “Bastard sons of Dioniso”, davvero simpatici. A cura di Marzia Mancuso, 16 anni, Vibo Valentia SE GN AL IBR O A.A.A. CERCASI EDWARD DISPERATAMENTE e c’è una cosa che non riuscirò mai a capire, a parte la sfinge e lo scopo della filosofia, è il successo di certi romanzi adolescenziali. Per mesi assisti allo spettacolo desolante di librerie deserte, evitate come fossero depositi di scarti radioattivi, con le commesse che si dedicano alla manicure nell’attesa di qualche sporadico cliente; poi, tutto ad un tratto, le trovi assediate da orde di ragazzini urlanti, tutti pazzi per un maghetto miope qualunque, magari. È una di quelle rarissime occasioni in cui è necessario, per i derelitti librai italiani, compilare una lista di prenotazioni: voi avete mai visto qualcuno prenotare un romanzo di Orwell? Ecco, per Harry Potter invece succede. Ciò che ha risvegliato in me gli antichi interrogativi è stato però il fenomeno letterario degli ultimi tempi, ossia la saga di Twilight, ideata da Stephanie Meyer, ex brava casalinga americana, ora diventata una specie straricco guru del fantasy. Oggi, dopo aver letto tutti e quattro i libri della serie, e con la relativa trasposizione cinematografica nelle sale, posso trarre alcune conclusioni. Premetto che non si tratta certo di un capolavoro: okay, è un fantasy e l’ultima cosa da aspettarsi nel leggerlo è il realismo, ma alcune scene, e soprattutto certi dialoghi, mi hanno fatto veramente sbellicare dalle risate. La trama non si può definire appassionante, eppure appassiona, il che è un mistero. Di certo, i personaggi sono più “fighi” di quelli di Harry Potter: corpi perfetti, niente occhiali, tanto (troppo!) romanticismo, eppure ritengo che Ron, Hermione e tutta la compagnia degli strampalati potteriani ispirassero tutta un’altra simpatia. Per non parlare dell’ambientazione! Vuoi mettere Forks, la sede dei vampiri, grigia e piovosa cittadina dello Stato di Washington, con il britannicissimo castello di Hogwarts? Ciononostante, ho visto miei coetanei - che da sempre ritenevano i libri una specie di decorazione per le mensole del salotto - diventare accaniti lettori proprio con Twilight, e ciò è già un gran risultato. Ma, tornando al dubbio iniziale, qual è il segreto di tanto successo, soprattutto al femminile? Rivediamo la trama: Edward Cullen, vampiro bello, colto e affascinante, si innamora dell’adolescente standard, Bella, la cui unica particolarità, oltre ad essere tragicamente sfigata (rischia di morire mediamente ogni cinque pagine), è l’essere l’unica persona cui Edward il magnifico non può leggere nel pensiero. Dunque, il gran segreto era piuttosto prevedibile: sempre la solita solfa che appaga il nostro disperato bisogno di romanticismo. In un mondo dove ti rendi conto che la maggioranza degli esemplari di sesso maschile va sempre più assomigliando a una schiera di amebe dalle mutande firmate, Edward Cullen è il ragazzo che tutte vorrebbero, ma che, puntualmente, nessuna trova. Ecco allora: uno sconfinato pessimismo sentimentale. Non so voi, ma io torno a Orwell. S A cura di Alessandra D’Acunto, 19 anni Roma GI M RA L O A DA Edoardo con i suoi scatti ci dà l’opportunità di esplorare le ultime tendenze dell’abbigliamento maschile. Eh sì, la moda gira anche per voi, cari ragazzi, non sempre nel verso giusto però... M i dispiace ragazzi, ma neanche voi sarete immuni dal mio giudizio! So che pensavate di scamparla, ma di fronte a certi orrori, non posso proprio tacere. Già, orrori è la parola che fa al caso nostro: non vi inquieta neanche un po’ la felpa di Edoardo? E ho voluto tralasciare il lato A, in cui fa bella mostra di sé una scritta stillante sangue. Metallari, zecche o punk, mi appello a voi per comprendere le ragioni di simili scelte di stile, per capire cosa c’è di attraente in un teschio o in un braccialetto di borchie! Per migliorare il look e renderlo più originale, basterebbero una felpa spiritosa e un paio di Converse come quelle nelle foto qui in basso. Mi raccomando, però, non fraintendetemi: nutro grande ammirazione per tutte le persone che anche attraverso l’abbigliamento esprimono liberamente le loro passioni e idee, senza alcuna paura di essere criticate. C he linea! Davvero azzeccato questo abbinamento, da non escludere con la giacca (anche se sarà difficile convincere i tipi più tradizionalisti). E’ stiloso nei jeans, strappati qua e là; nel felpone, caldo e col cappuccio; perfino nel tocco fosforescente delle sneakers. Soprattutto, manca l’odioso cappello: i maschi lo portano il 90% delle volte che escono di casa, e per giunta male. Tra chi vuole sembrare più alto e chi più “coatto”, si notano a volte per strada visiere talmente in sù da formare un angolo retto con il resto del capo (l’esempio è nella foto out). Per l’inverno scegliete gli zuccotti di lana, almeno vi proteggeranno dal freddo. Altro spunto che potreste prendere dalla foto accanto è il livello dei pantaloni, assolutamente perfetto: calzano al punto giusto, impedendo di intravedere ciò che non si dovrebbe ma che ormai è di moda mostrare. Non presentatevi, quindi, nei negozi alla ricerca di jeans quattro taglie più grandi, non c'è cinta che li tenga su! Pensate piuttosto al gran sollievo che proverete nel non doverli sollevare in vita ad ogni passo. Ne guadagnerete in comodità e... fascino. e bello "Figlio , bronzo e audac rsace" di Ve ) cento (Otto TI N E M A NT U P AP GENNAIO-FEBBRAIO Il Il 17 GENNAIO CASCINA (PI) Daniele Luttazzi porta in scena Decameron, versione teatrale del varietà tv. Il comico romagnolo raccoglie l’eredità di Boccaccio che fondava una cultura laica, autonoma da quella religiosa e politica, libera da pregiudizi e torna in tv dopo un lungo esilio, per cavalcare ancora la natura eversiva della satira, contro i poteri e le proibizioni autoritarie. Luttazzi restituisce al pubblico la sua spietata analisi della realtà con uno spettacolo comico travolgente, in scena a “La Città del Teatro”. Le altre date del tour: il 6 e il 7 febbraio ad Assago (Mi), il 20 e il 21 febbraio a Torino, il 26 e 27 febbraio a Firenze. dal 23 al 26 14 22 GENNAIO TORINO I Towers of London hanno scelto il capoluogo piemontese per organizzare un concerto che ha il sapore di un revival musicale, perché la loro concezione melodica fonde il glam-rock dei primi Guns n’ Roses e quella natura punk'n'roll tanto cara alla tradizione inglese. Sensazione rafforzata dal fatto che il look della band ricorda quello dei Ramones e di Alice Cooper e i testi evocano la figura di Johnny Rotten. Insomma, un’autentica esplosione di energia che riuscirà sicuramente a coinvolgervi. Appuntamento all’Hiroshima. www.hiroshimamonamour.org Il Il 10 FEBBRAIO 18 FEBBRAIO TORINO Il Teatro Espace, all’interno dell’XI stagione di Marginalia, rende omaggio a Fabrizio De Andrè con il concerto Faber per sempre. A dieci anni dalla scomparsa del grande cantautore, verranno riproposti brani dell’eccezionale repertorio sotto la sapiente guida di Pier Michelatti, storico bassista di De Andrè. Molto più di un semplice tributo: il repertorio di Faber viene riproposto da chi è stato suo compagno di viaggio per anni e vuole condividere l’emozione e l’intensità di quest’esperienza. Un progetto dall’alto contenuto artistico ed emotivo, patrocinato anche dalla Fondazione De André. dal GENNAIO BOLOGNA La città emiliana diventa scenario del più importante evento in Italia dedicato all’arte moderna e contemporanea: la Fiera Internazionale Arte Fiera – Art First, dove le più importanti e prestigiose gallerie di tutto il mondo incontreranno il pubblico per ammirare esposizioni dei più noti artisti contemporanei della scena internazionale. Sarà possibile, inoltre, osservare le proposte di giovani artisti emergenti e saranno organizzati incontri focalizzati sulle diverse sfaccettature del collezionismo d’arte. www.artefiera.bolognafiere.it dal 17 A cura di Nicolò Moriggi, 18 anni, Roma 19 al 22 FEBBRAIO FIRENZE La città ospita la manifestazione Danza in Fiera, dedicata al mondo della danza a 360 gradi, unico evento del settore di proporzioni nazionali. Danza in Fiera raccoglie tutti gli appassionati ed i professionisti della danza per un evento in cui spettacoli, gare, concorsi, sfilate, mostre, lezioni e stage animano il quartiere della Fiera di Firenze offrendo una kermesse ricca di occasioni da non perdere. www.danzainfiera.it fino al 22 FEBBRAIO ROMA Il Presepe Cortese della Reggia di Caserta sarà eccezionalmente esposto nel teatro del Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps, con la mostra intitolata: Il Presepe Reale e le vestiture del popolo. Per la prima volta a Roma verrà presentato l’unico esemplare di presepe reale esistente al mondo ed un altro realizzato nel Settecento prima della fine del Regno delle Due Sicilie, che riproduce le scene canoniche come ad esempio la Natività o il Corteo dei Magi. Un’esposizione capace di restituire non solo il fascino della tradizione, ma anche il contesto artistico culturale che fece del Presepe Cortese la massima rappresentazione delle contraddizioni di un intero popolo. Ultimo giorno per iscriversi a Primo Maggio Tutto l’Anno, la rassegna dedicata agli artisti italiani emergenti che dà l’eccezionale occasione di salire da protagonisti sul palco del Concerto del Primo Maggio in P.zza San Giovanni a Roma. Il meccanismo di iscrizione è rimasto invariato rispetto all’edizione 2007: è sufficiente compilare l’apposito form su MocamboTv indicando una serie di dati anagrafici, caricare una foto, la biografia ed effettuare l’upload dei due brani candidati alla Rassegna. L’iscrizione è gratuita. www.mocambo.tv www.primomaggio.com FEBBRAIO PAVIA Il giorno di San Valentino sarà inaugurata la mostra intitolata Il bacio tra Romanticismo e Novecento, nel corso della quale saranno esposte 60 opere dei maggiori artisti italiani: Hayez, De Chirico o Manzù. Il percorso espositivo della mostra interpreta la simbologia del bacio, esplorando le particolari espressioni che esso ha assunto nei due secoli di studio degli artisti. Saranno analizzati il bacio nella mitologia, nella storia sacra, nella letteratura, nell’intimità domestica. Appuntamento alle Scuderie del Castello Visconteo. dal 24 FEBBRAIO MILANO La mostra intitolata Gli Ultimi Samurai sarà allestita al Palazzo Reale; si tratta della prima esposizione in Europa dedicata al mondo dei Samurai, alla loro storia, al loro mito. Attraverso armature della collezione Koelliker e una serie di oggetti e di accessori sarà possibile ripercorrere la storia sociale, politica ed economica del Giappone puntando soprattutto sul periodo compreso tra il Sei e l’Ottocento. L’esposizione propone una raccolta unica per numero e qualità dei pezzi e sarà integrata da alcuni prestiti provenienti dalle raccolte d’ arte orientali del Castello Sforzesco. ET N R TE N I BEST OF BLOGS 2008, VINCE GENERACION Y, WEB-PROGETTO PER LA CUBA DI DOMANI. E’ Generacion Y (desdecuba.com/generaciony) il miglior blog del 2008. Lo spazio gestito da Yoani Sanchez, punto di riferimento interna- V SENDAMESSAGE: LA PACE SCRITTA SUL MURO. i racconto una piccola storia. Ad inizio dicembre, quando si affollano nella mente i primi pensieri sui regali di Natale, mi capita sott’occhio il sito www.sendamessage.nl. La onlus olandese che lo gestisce offre un servizio particolare: pagando 30 euro, sul sito si può comporre un messaggio che verrà poi scritto da writers palestinesi sul muro di Gaza, i 620 Km di barriera eretti dallo Stato israeliano ai confini con il territorio della Striscia. Il ricavato del progetto è utilizzato per edificare in Palestina strutture quali cinema, campi da gioco, giardini pubblici, ecc.. Inoltre, si vuole così tenere viva l’attenzione sulle condizioni estreme in cui vive il popolo palestinese, anche a causa delle limitazioni imposte A cura di Marco Billeci, 20 anni Pisa zionale per chi cerca informazioni su Cuba che vadano oltre le veline ufficiali del governo Castrista, si è aggiudicato il Best of Blogs (BoBs) 2008, il più importante fra i premi assegnati nell’ambito della blogsfera. Dal 2004 i BoBs, promossi dal broadcaster tedesco Deutsche Well, sono assegnati ai migliori blog internazionali, scelti da una giuria composta interamente da blogger e giornalisti attivi online di riconosciuto valore professionale. Il particolare prestigio degli awards è dovuto anche al fatto che la selezione non avviene solo fra i blog in inglese, ma copre undici lingue fra cui Arabo, Cinese, Russo, Persiano (nella lista, al momento, non c’è l’Italiano). Generacion Y, nella definizione della giuria, “dà voce ad un’intera generazione di Cubani ed offre al mondo una finestra su Cuba attraverso un linguaggio chiaro e poetico”. I contributors del blog hanno tutti dei nomi che comincia- no o contengono la lettera “Y”, da qui il nome del sito, sono tutti nati negli anni ’70 ed ’80, hanno vissuto e continuano a vivere tutti i giorni sulla loro pelle le difficoltà, le censure, le limitazioni personali provocate dalla situazione politica cubana. A differenza di molti altri connazionali però, la generacion Y ha deciso di non lasciare Cuba, ma di impegnarsi attivamente per cambiare le cose, innanzitutto proponendo uno sguardo diverso sulla realtà dell’isola. Nello svolgere il loro lavoro si sono ovviamente scontrati con la censura, tanto che, per postare i propri testi sulla rete, la Sanchez è costretta ad inviarli via mail ad amici che abitano fuori dal Paese. Ultima annotazione: sul sito di BoBs si può anche trovare un valido tentativo di mappare la blogsfera. Attraverso diversi criteri di ricerca, ci si costruisce una mappa mondiale dei blog che interessano. dal muro. Bellissimo, penso. In pochi minuti compongo un messaggio per la mia ragazza e lo affido alla rete. Poi, come sapete, in Palestina scoppia la guerra, di nuovo. Più i giorni passano, più mi sembra chiaro che non ci sono le condizioni perché il mio ordine sia portato a termine. L’8 gennaio, data prevista per la spedizione delle foto che confermano la realizzazione del graffito, apro la mia e-mail, mentre in tv scorrono le immagini delle bombe. C’è una e-mail di Sendamessage, “mi diranno che non hanno potuto soddisfare la mia richiesta”, penso. Invece la apro e compare la foto del mio messaggio che fa bella mostra di sé, accanto a tanti altri, sul muro di Gaza. Purtroppo i miei soldi serviranno (poco) per rimettere in piedi le case e le strade, non per costruire cinema e parchi. Ma in questi giorni tragici, mi sembrava davvero una bella storia da raccontare. 20 Legalità 21 Venti minuti con PINO MASCIARI, testimone di GIUSTIZIA «MI SENTO BRACCATO DALLA MAFIA E PERSEGUITATO DALLE ISTITUZIONI»: LO SFOGO AMARO E SCONVOLGENTE DI UN IMPRENDITORE CHE PER DENUNCIARE LE VESSAZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA HA DOVUTO RINUNCIARE A TUTTO E VIVERE IN UN TERRIBILE ISOLAMENTO D di Eleonora Strazza, 16 anni, Liceo classico “Giusti” e Clara Callipari, 16 anni, Liceo classico “Alfieri” - Torino al 18 ottobre 1997 Pino Masciari, assieme alla moisolamento terribile, in quanto mi sento braccato dalla maglie e ai due figli, è sottoposto ad un programma fia e perseguitato dalle istituzioni. Ciò che mi permette di speciale di protezione per aver denunciato la ’nandar avanti è il sostegno della mia famiglia e delle tante drangheta - la criminalità organizzata calabrese - e le sue persone sparse per tutta l’Italia, che condividono i miei collusioni con la politica. Ma pur vivendo da "deportato" stessi valori: quelli della legalità e della giustizia, nelle qua(come lui stesso dichiara) in una località protetta, senza li io continuo ancora a credere». nessun cambiamento d'identità, senza alcuna possibilità di Come mai si sente perseguitato dalle istituzioni? lavoro né per lui né per Marisa, sua moglie, Pino vuole con«Rimprovero ai governi che si sono succeduti nel tempo l’itinuare a lottare, insieme alle persone che condividono la gnavia della politica di fronte alla mia situazione e a quelsua causa. Per appoggiarlo, diverse città italiane gli hanno la di molti altri in Italia. La politica ha il dovere di schierarconferito la cittadinanza onoraria: a Torino il 10 novembre si e di dare visibilità ai testimoni di giustizia, poiché tenee a Ivrea il 24 novembre 2008. Proprio in occasione di quere nascoste persone come me significa temere la criminalisti due importanti avvenimenti e grazie all’impegno di Lità organizzata e, quindi, anche questo è inbera. Associazioni, nomi e numeri contro le dice della devastazione che dilania il nomafie, noi della redazione di stro Paese. Ciò che più mi sconvolge è la Torino abbiamo potuto intertotale assenza di una legge che renda la vistarlo e proporvi, quindi, la nostra condizione più vivibile. Da che parsua toccante testimonianza. te stanno? Così Pino ci ha raccontato la Che interessi ci sono dietro? Il mio dosua storia: «La mia terra è la vrebbe essere un atto normale, in un Calabria, lì ho studiato e, spinPaese “normale”». to da molte aspirazioni, avevo Nel nostro piccolo, cosa possiamo fare? anche aperto un’attività im«Ognuno deve essere responsabile del, ie z ti o Venti n prenditoriale. Subito però mi le proprie azioni, non si può tollerare e ie z ti ius sono scontrato con la realtà alcuna forma di prevaricazione, ma inventuno ing fa? Si e h c dell’illegalità diffusa, che ho denanzitutto rispettare il prossimo implito ta S lo a, n ig d ciso di denunciare. Nel 1997 son ca aver rispetto per se stessi». 'i s , a costern a no entrato nel programma spePino Masciari si rivolge a noi giovani, n g u p s la poi getta ciale di protezione e da circa dodicendo di non avere paura, di alzare nità dici anni vivo da esiliato lontano la testa, di aver fiducia nelle istituziocon gran dig dalla mia terra, che ho dovuto lani e nella magistratura. L’Italia è no) sciare di notte fuggendo, come un stra, non di chi ci governa ed è per (Don Raffaè deportato. Di questi ultimi anni mi questo che è compito nostro imperimarrà tanta amarezza e questo gnarci in prima persona per salvarla. Nel 1988 aro nel 1959. nasce a Catanz i edile ar ci a as es M pr im no Pi a nell' ttività lavorativ , quan90 19 l ne intraprende l'a no izia oi problemi in alle del padre. I su ulteriormente e ar st tto so n no di lla de de ci et do de i e al rack iose dei politic af ndi, m ce i in on , si rti es fu pr cominciano ra lo al Da lli, in a. te 'ndranghet dei suoi fra minacce. Uno e ti colpien e am i gi ut danneg sconosci e avvicinato da en no vi , Pi re 94 la 19 co parti mbe. Nel pistola alle ga izia a di in i e lp br co m da ve no to erai e il 22 op oi vusu i do tti licenzia tu erie a cui ha binieri le angh ra te ca ta si ai po re de ta raccon e vengono Le sue denunc e. ar di st ia tto af so to ale Antim zione Distrettu racconti presso la Dire te l’entità dei ta lu va i, ic ud gi o i cu i Catanzaro erato il pericol cusati, consid ac gi ag lia ig on m rs fa pe e dei no e la sua ente da cui Pi farlo grave e immin la necessità di no tta i, prospe di le ra nt sono minacciat izio Ce tutela del Serv no entrare sotto borazione di Pi lla co la sì co ia iz In . ne io Protez ia. a figura introcon la giustiz giustizia è un di e on im st te l 2001. Si tratta Quella del ne italiana ne io az sl gi le lla dotta ne fatto parte di e senza aver ch a on vittirs pe a di un esso essendo mafiose, ma sp ni à. io lit az ga zz lle ni l’i ga al or opporsi se, decide di ma delle stes Libera. Assoc iazioni, nomi e numeri co mafie nasce ntro le il 25 marzo 19 95 per sollec società civile itare la nella lotta a lle mafie e p re legalità e romuovegiustizia. Og gi Libera co oltre 1500 ass mprende ociazioni, gru ppi, scuole, base territoria realtà di lmente impe gnate per c sinergie polit ostruire ico-culturali e organizzativ di diffondere e capaci la cultura de lla legalità. I progetti di sensibilizzazio ne promossi si prefiggono da Libera come obiett ivo l’annient della cultura amento mafiosa che si fonda su un ben preciso modo di intendere il legame so rapporti inte ciale, i rpersonali, p olitici ed eco prevaricazio nomici: la ne dei più fo rti sui più de concetto di boli e il privilegio. G li impegni co l’associazione ncreti delsono, ad ese mpio: la leg so sociale d ge sull'uei beni conf iscati alle ma cazione alla fie, l'edulegalità dem ocratica, l'im contro la co pegno rruzione, i ca mpi di forma antimafia, i p zione rogetti sul la voro e lo svilu attività antiu ppo, le sura. Libera, ricono sciuta come associazione mozione soc di proiale dal Minist ero della So Sociale, pro lidarietà pone anche alle scuole p continuativi ercorsi nel tempo d i educazione lità; nel 2008 alla legaè stata inserit a dall'Eurispe eccellenze ita s tra le liane. Per approfondire questo argomento si può visitare il sito nazionale di Libera: www.libera.it e quello regionale del Piemonte: www.liberapiemonte.it. 22 Intervista O C I R I T A E il S T N E T I N E P IM CENSURATO, OSCURATO, LICENZIATO. QUESTE PAROLE PER UN QUALUNQUE ARTISTA SONO COLPI AL CUORE, PER DANIELE LUTTAZZI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE di Maddalena Messeri, 17 anni Liceo classico “Mameli” - Roma 23 Il pubblico che le esaurisce i teatri le riempirà sicuramente anche il cuore, ma lei, essendo prevalentemente un autore satirico, non sente la mancanza di potersi rivolgere aniele Luttazzi (al secolo Daniele Fabbri) nasce e cresce ad un pubblico più vasto? a Santarcangelo di Romagna e, nonostante si laurei in «Qualunque artista lavora per raggiungere il pubblico più medicina, decide di dedicarsi all’arte: è scrittore satirico, ampio possibile. Dopo vent'anni di gavetta, il tuo vasto attore e musicista. seguito te lo sei guadagnato: ma ecco che la censura, imDa subito è un autore controverso e contestato: nel 1989 pedendo al pubblico di vederti in tv, azzera i tuoi vena causa di una battuta sul Partito Socialista viene censut'anni di lavoro. Un danno professionale ed economico inrato e potrà rimettere piede in Rai solo quattro anni dogente. Per questo, tutti gli altri preferiscono la ‘paraculagpo; successivamente la scrittrice Susanna Tamaro gli farà gine’, pur di stare in tv. Io però non faccio satira perché causa - perdendola - per plagio del bestseller Va dove ti voglio andare in tv. Vado in tv per fare la mia satira. Per porta il cuore, di cui Luttazzi fece la parodia Va dove ti starci dovrei cambiare seguendo i dettami del padrone? È porta il clito; nel 2001 il programma Satyricon da lui conun ricatto inaccettabile». dotto viene sospeso - dopo l’intervista ad un allora scoDopo l'ukase bulgaro Santoro è tornato, Biagi è morto, e nosciuto Marco Travaglio - e gli viene intentata da Silvio lei? Non si sente tanto bene? Berlusconi e dal gruppo Mediaset un causa da 20 miliar«Sto benissimo, grazie. I bastardi non vinceranno. Il temdi: Luttazzi verrà assolto e vincerà la causa; dopo l’editto po è dalla mia parte». bulgaro che lo epurava dalla Rai assieme a Michele SanQuesta rivista arriva nelle scuole superiori di tutta Italia: toro ed Enzo Biagi, Luttazzi torna in tv su La7 con Decasente di voler dire qualcosa ai giovani d'oggi? meron, ma dopo poche puntate anche questo programma «Lottate per i vostri diritti, ma appena potete lasciate l'Iviene sospeso… talia: è un Paese morto, gestito da Luttazzi da anni si sfoga in due luoghi: clan di potere che non lasciano spa"Il potere vestito sul suo blog (www.danieleluttazzi.it) zio ai veri talenti. Avete davanti a voi d'umana sembianza dieci anni per costruire la vostra vita. ma soprattutto in teatro, dove mette in scena i suoi monologhi riscuotendo ormai ti considera Fatelo. In bocca al lupo!». un grande successo. Adesso sta pormorto abbastanza" La nuova protesta studentesca avrà tando nei teatri di tutta Italia il nuovo vita lunga o secondo lei è solo una monologo tratto dall’omonimo probolla di sapone? (Via della Croce) gramma: Decameron Politica, Sesso, «È una protesta che coinvolge stuReligione & Morte. Sentiamo un po’… denti, insegnanti, famiglie. Presto il Caro Luttazzi, sembra proprio impossibile lavorare in quecarovita spingerà in piazza anche il ceto medio. Gli operai sto Paese, per lei… sono già sul piede di guerra. Ne vedremo delle belle. Ha«Non "in questo Paese", ma nelle tv Rai/Mediaset/La7/Sky sta la victoria!». di questo Paese. Tutti sanno come mi hanno trattato le Il suo non è lo sfottò da Bagaglino, ma satira corrosiva prime tre (censure bieche); quanto a Sky, tre anni fa chieche oltre a far molto ridere fa anche riflettere. Si rifà a sero se mi andava di realizzare un programma satirico che qualcuno in particolare? inaugurasse il loro nuovo canale comedy. Proposi un Tg «Ho studiato tutti i classici e tutti i moderni. Intendo prosatirico che commentasse le notizie del giorno. L'emissaprio tutti. Adesso ho uno stile mio e piuttosto inconfonria di Murdoch mi chiese come avrei reagito se mi avesdibile. E così, com'è naturale, cominciano ad affacciarsi alsero tagliato qualche battuta. Risposi che il contratto la ribalta quelli che si rifanno a me. Buon segno». avrebbe impedito questa eventualità: la satira o è libera Della politica italiana non salva nessuno, né destra né sio non è. Sono spariti». nistra: a chi la accusa di qualunquismo, cosa risponde? Si è pentito di qualcosa? «Nessuno mi accusa di qualunquismo. La mia satira infat«Vedo che la sua scala di valori è sottosopra. Devono ti muove da una lettura situazionista, ovvero marxista alpentirsi i censori, non chi viene censurato!». la Debord. E non è vero che non salvo nessuno. Stronco D 24 Intervista il Pd? Ma il Pd non è di sinistra». Contraccettivi, aborto, eutanasia (e potremmo andare avanti un bel po'…). Perché secondo lei la Chiesa perde il buon senso quando si trova ad affrontare questi argomenti? «Il buon senso non c'entra nulla. La religione è una ideologia, ovvero una forma di potere. Esercita un controllo sociale. Lo fa nei modi che purtroppo conosciamo: plagiando le coscienze col catechismo e muovendo azioni di lobbying sulla politica. Gli interessi economici in gioco sono enormi. Se si considera che Cristo non ha mai fondato la Chiesa cattolica, come mistificazione è notevole». Federico Fellini alla domanda "Lei come occupa il suo tempo libero?" rispondeva: "Dall'avvocato. Da buon italiano la maggior parte del tempo bisogna spenderlo per querele, controquerele, processi… Ma penso che per chi riesce a conciliare la propria vocazione con il proprio mestiere, il problema non si ponga." E lei, cosa risponde? «Innanzitutto, concordo con Fellini. Un artista fa quello che fa perché deve. Non c'è scissione fra ciò che fa e ciò che è. I tromboni cercano di soffocarlo, ma l'artista va avanti. Non può fare altro. Se ti poni il problema della convenienza o meno, significa che non sei un artista. Quanto al mio tempo libero, frequento ragazze interessanti e le porto con me in giro per il mondo». «Leggo personalmente tutte le mail che mi inviate. Questa è la cosa importante. E rispondo, sempre impegni permettendo. Arrivano però un centinaio di mail al giorno. Se le pubblicassi tutte in automatico, non le leggerebbe nessuno. Preferisco sceglierne qualcuna che sia di interesse generale e/o argomenti in modo sorprendente e/o contenga qualche novità curiosa, con diletto di tutti». Dal sito www.danieleluttazzi.it Com'è stata l'infanzia di Daniele Fabbri? E la sua educazione? «Infanzia serena, piacevolissima, ricca di stimoli alla fantasia. A Santarcangelo di Romagna, negli anni ’60, la generazione dei miei genitori sperimentava a scuola tecniche innovative di insegnamento che attingevano a piene mani dalle arti: letteratura, musica, pittura, cinema. Imparavi a nutrire il tuo spirito col meglio. A quattro anni sapevo già leggere e scrivere. Dalla prima elementare saltai alla terza. A 13 anni realizzai il mio primo cartone animato. Al ginnasio perfezionai il ruolo di secchione dalle battute micidiali. A 18 anni fondai un gruppo pop new-wave: cantavo le mie canzoni e suonavo le tastiere. All'università (medicina) capii come va il mondo (baronie, raccomandazioni, coltellate alle spalle) e decisi di tornare al mio ruolo di secchione dalle battute micidiali». Cosa pensa di chi dice che la vittoria di Obama non cambierà nulla? «Che chi lo dice è un cretino. A settembre ero a New York, nello studio Tv del Letterman show, durante la puntata in cui era ospite Obama. Ero in prima fila, Obama era a cinque metri da me. L'ho ascoltato. Sarà un presidente che farà la differenza». A parte il tempo, avrà perso anche molto denaro per difendersi dalle cause che Silvio Berlusconi ed il suo gruppo hanno intentato contro di lei… «Già, ed è il motivo per cui ti fanno le cause: per vessarti. Strumentalizzano la giustizia. Per questo propongo il comma Luttazzi: tu, potente di turno, puoi farmi causa per venti miliardi, ma se perdi, i venti miliardi li dai tu a me. La prossima volta fai meno il gradasso, coi tuoi soldi. I bastardi sono sempre dei gran vigliacchi». Ha mai pensato di far circolare le sue idee – o più semplicemente di raccontare una storia - anche attraverso il cinema? «Certo. Ho già scritto e pubblicato la sceneggiatura di un film di satira grottesca che ha suscitato qualche interesse fra produttori indipendenti italiani e francesi. Sono cose che vanno per le lunghe. Non ho fretta. Nel frattempo, ne sto scrivendo un'altra». 26 Inchiesta MEGLIO RIFATTA 27 LE OPERAZIONI DI CHIRURGIA PLASTICA FIGURANO SEMPRE PIU’ SPESSO TRA I DESIDERI DELLE GIOVANI RAGAZZE COME ANNA (NOME DI FANTASIA), CHE HA DECISO DI RACCONTARCI LA SUA STORIA… di Lorenzo Brunetti, 18 anni D Liceo classico “Visconti” – Roma agli anni ’80 ad oggi il fenomeno della chirurgia estetica è cresciuto a dismisura e con esso il dibattito etico che lo accompagna. Per ogni trasmissione che illustra le ultime tecniche in fatto di liposuzione si apre un salotto televisivo dove improbabili opinionisti si interrogano su rischi e benefici di tali pratiche. Le opinioni, però, sembrano essersi stereotipate negli anni e quando si parla di chirurgia plastica i luoghi comuni la fanno ormai da padrone. In realtà parlare del rapporto che le persone hanno con il proprio corpo è un argomento tutt’altro che banale, specialmente quando si tratta di adolescenti. Anna è quella che si definisce una studentessa modello, quasi perfezionista, e quest'anno dovrà affrontare la maturità. La incontro un pomeriggio, dopo le lezioni. È una ragazza minuta con lunghi capelli, occhi grandi ed un naso, ora, perfetto. Infatti, due anni fa Anna si è sottoposta ad un intervento di rinoplastica. «Era un complesso che avevo da molto tempo, da quando ero bambina, ed i bambini, si sa, possono essere spietati. Le battutine che ho subìto dalle elementari fino all'estate prima dell'intervento mi avevano molto colpita». Il naso era, quindi, il tuo unico complesso? «Era l'unico grande complesso, poi è ovvio che ognuno di noi ha altri complessi minori. Io non so se il mio naso fosse particolarmente brutto o no, ma quando si ha un complesso ci si vergogna e basta. Non riuscivo neanche ad andare al cinema perché non volevo essere vista di profilo». Non ti sei posta il problema dell'oggettività del tuo complesso? «Non so come gli altri vedessero realmente il mio naso, magari non era così brutto rispetto a come lo vedevo io. Ho certamente cercato di capire l'oggettività del complesso, ma se all'insicurezza si aggiungono i commenti degli altri tutto diventa davvero insopportabile. Ovviamente sono sempre state solo battute, però mi sono rimaste impresse». Quando hai pensato alla possibilità dell'intervento chirurgico? «Da bambina mi piangevo addosso e mi disperavo. Tra le medie ed il liceo la gente ha cominciato a parlarmi della possibilità di intervenire chirurgicamente e così ho avuto l'idea. Era però una cosa che si diceva, ma rimaneva vaga. Poi ho conosciuto diverse persone che si erano sottoposte a interventi estetici, come una mia compagna di classe, che aveva proprio il mio stesso complesso. Lei si vergognava molto meno di me, tanto che è venuta a scuola con i lividi e le bende, mentre io sono più riservata. Temevo il giudizio degli altri, quindi, ho fatto tutto durante le vacanze di Natale». Qual è il valore dell'amicizia in questi casi? «Non so se senza aver conosciuto questa ragazza avrei comunque fatto l'intervento... Forse sì, ma non così presto». I tuoi genitori ti hanno appoggiata dall'inizio? «Io avevo parlato con i miei e non si erano mai dimostrati contrari, ovviamente c'è però modo e modo di intervenire. Conosco ragazze che tra i 18 ed i 20 anni si sono rifatte non solo il naso, ma anche il seno, gli zigomi ed altre parti del corpo. In questi casi non credo si possa parlare di complessi. Se però una parte del tuo corpo arriva a farti stare male è giusto correggerla». Cosa ti disturbava in particolare del tuo naso? «Il mio problema era la lunghezza, mentre per la mia amica era la gobba. Il suo intervento è stato, infatti, più complesso perché la martellata provoca un versamento che poi scende sotto l'occhio e produce i lividi». Decidere di sottoporsi ad un intervento chirurgico significa superare un complesso o piuttosto arrendersi ad esso? «Io credo di aver superato il mio complesso, ma dipende dalla persona e dal complesso. Ora sono più tranquilla, mi piaccio di più e posso andare al cinema senza preoccuparmi del mio profilo. Non è stato un intervento particolarmente invasivo ed ora non mi sento finta». Ma risolvere un complesso non è un processo interiore? «In alcuni casi risolto un complesso se ne trova un altro. Ma quando la chirurgia si limita a correggere un piccola imperfezione che fa star male io sono pienamente favorevole». Si può star male per una piccola imperfezione? «È chiaro che per me la mia imperfezione non era poi così piccola. Magari posso pure essermi sbagliata, ma ora mi sento molto più serena e contenta. Fortunatamente ho avuto la possibilità economica per fare l'intervento e non ho dovuto combattere per convincere i miei. È stato un successo esteriore ed interiore». Una volta presa la decisione di farti operare come ti sei mossa? «Ne ho parlato più volte con i miei genitori spiegando lo- ro che questo mi avrebbe fatta stare realmente meglio. Quindi mia mamma si è informata ed abbiamo incontrato un chirurgo qui a Roma. Forse il dottore l'avrà usata come scusa, ma con l’occasione è intervenuto anche su problemi respiratori. Non è stato affatto doloroso». Tu che hai affrontato un intervento di chirurgia estetica come vivi il fatto di essere parte di un fenomeno di massa? «Non ti so rispondere. Probabilmente esiste in questa società l'idea di dover essere perfetti in tutto, non solo a livello estetico. Bisogna spiccare... ma sto tentando un'analisi psicologica globale che ha un significato relativo, perché i casi singoli sono molto diversi. Non vedo, comunque, la chirurgia estetica come un tentativo di rendere tutti perfetti ed adeguati, anche se in alcuni casi devo ammettere che è così. La chirurgia plastica può anche essere un modo per rendere la persona semplicemente più contenta di sé». Sebbene i casi individuali siano molto diversi, ritieni esista un identikit tipo della persona che ricorre alla chirurgia estetica? «C'è purtroppo una selezione economica e si tende, quindi, ad identificare questo fenomeno come tipico di una categoria sociale che vuole essere sempre più ricca e più bella, ma chi rinuncia per un fatto di costi non deve per questo giudicare male la chirurgia estetica; chi si sottopone alla chirurgia plastica non vuole necessariamente identificarsi con una categoria». Esiste secondo te una relazione tra l'aumento di interventi estetici e la crescita di patologie come i disturbi alimentari o la tendenza all'esibizionismo? «In parte esiste una relazione, ma è talmente importante ciò che senti dentro, a livello individuale intendo, che non credi che tutto ciò che avviene fuori possa influire a tal punto su di te, penso… spero». Ma questi fenomeni cosa rivelano, quali bisogni? «C’è certamente il bisogno di costruirsi un’identità, ma non è vero che in passato tutti fossero contenti del loro aspetto! Per i greci valeva il kalos kai agathos, se sei bello dentro lo devi essere anche fuori, il mito dell'armonia del corpo è sempre esistito. Addirittura i greci contavano quante volte la misura della testa dovesse entrare nel corpo, quindi non è che prima l’essere brutti non fosse un problema. Tersite era brutto dentro perché era brutto pure fuori!». Oggi però, a differenza dell'antichità, sul corpo si può intervenire con la chirurgia. È una forma di conquista sociale? «Nel mio caso è stato così, ma tutto dipende dal modo in cui ci si serve di ogni cosa, dalla medicina alla tecnologia». 28 34 Test TEATRO: EXTREME MAKEOVER! A quanto pare la chirurgia estetica non è più solo appannaggio delle celebrità, ma anche della vicina di casa, della collega di lavoro e persino della compagna di banco. E certo, a volte può essere una cosa necessaria – per esempio nel caso di un setto nasale deviato, o per coprire una brutta cicatrice ma quando diventa sintomo di un’ossessione noi della redazione di Zai.net rimaniamo dubbiosi. E voi che ne pensate? Scopritelo attraverso il nostro solito, spassosissimo test! “Le conversazioni di Anna K.” GIOVANI CRITICI di Emanuele Colonnese, 24 anni - Roma 1. Il botulino A È un nuovo drink energetico – di quelli che ne bevi mezza lattina e stai sveglio per ore. B È quella cosa che le signore di mezza età non più così sicure della propria bellezza si iniettano chissà dove per sembrare ancora giovani e affascinanti. C È la sostanza di cui sono fatte le mie labbra! 2. Una gonfiatina per passare dalla taglia zero alla quarta? A Sono maschio, perciò non posso che essere favorevole – anche se, in verità, anche una ragazza con la taglia zero può essere carina, no? B Sono maschio pure io... ma ogni tanto mi piace cambiare! C Risparmiare i soldi della merenda e fregare spiccioli nel borsellino della nonna ha dato i suoi frutti e ora posso vantare una quinta piena... che mal di schiena però! 3. La vostra celebrità preferita... A I Fichi d'India, che sono brutti al naturale ma simpatici... Anche se in verità non è che facciano ridere poi tanto, eh? B Platinette, che tutto sommato ha uno stile e una classe senza ricorrere ad aggiustamenti vari. C Simona Ventura, perché nel campo dei ritocchi è un po' il mio spirito affine. 4. E il trapianto di capelli? A Non credo sia proprio una specie di chirurgia estetica... o no? Beh, in ogni modo è normale per un uomo perdere i capelli col tempo, basterebbe darsi una rasata alla capoccia e il gioco è fatto! B Boh, diciamo che se uno si sente meglio e più in pace con se stesso, perché no? C Sono il Presidente del Consiglio... 5. Liposuzione! A Allora: la liposuzione è un esercizio ginnico con il quadro svedese per sviluppare l'adduttore del... ah no, la so, davvero... è un piatto regionale sardo? B Non so di preciso in che consista il processo, ma in Fight Club col grasso delle ricche ciccione ci facevano le saponette. C Una specie di miracolo che dalla taglia 58 mi ha portato alla 40 in brevissimo tempo! 6. Cosa vi ritocchereste? A Non credo che si possa dire in questa sede... perciò niente... diciamo! B La/il mia/o ragazza/o pesa 150 kg, al massimo un'aspiratina alla ciccia la farei dare a lei/lui... C Credo mi sia rimasto solamente il polpastrello dell'alluce destro e poi ho ho rifatto tutto! LEGGI IL TUO PROFILO A PAG. 62 39 HAIR INDIA: Bellezza e vanità nell’era della globalizzazione 30 Musica UN PROFESSORE DI FILOSOFIA, LA CANZONE D’AUTORE E UN PERCORSO DI RICERCA SFOCIATO IN UN PROGETTO DAVVERO ORIGINALE. ECCONE UN ASSAGGIO C di Chiara Comerio, 17 anni, e Alessandro Sala, 17 anni, Liceo scientifico “Mascheroni” – Bergamo laudio Sottocornola non è solo un professore di storia e filosofia presso il nostro liceo, a Bergamo, ma un vero e proprio filosofo e critico del pop. Da anni, infatti, filosofia e amore per la musica l’hanno portato in studio di registrazione, dove lui stesso è diventato interprete di classici della canzone pop, rock e d’autore italiana, affiancati, talvolta, da pezzi anglosassoni. Lo studio di questi brani si avvale poi di una lunga esperienza come giornalista nel mondo dello spettacolo e come docente di Storia della canzone presso la Terza Università e il CDpM di Bergamo. Le sue originali lezioni-concerto costituiscono una sintesi tra musica e storia di fine ’900, periodo che, fin dalla prima giovinezza, lo ha affascinato a tal punto da diventare fonte di ispirazione per numerose poesie, raccolte e pubblicate recentemente nel libro Giovinezza… addio. Diario di fine ’900 in versi. Dal 2004 il percorso di ricerca sul pop di Sottocornola, in arte Claude, si è concretizzato anche in tre cd, L’appuntamento 1, 2, 3, che propongono 33 brani reinterpretati in modo originale, e nel dvd multimediale 80’s/Eighties, una rilettura degli anni ’80 a partire da materiale pubblicitario e riviste dell’epoca. Professore, come è nata l’idea delle lezioni-concerto? «L’idea delle lezioni-concerto, già sfruttata per la musica classica, è più innovativa per la canzone pop, rock e d’autore, in cui i ruoli del critico e dell’interprete tendono a divergere. Sul finire degli anni ’80 ho incominciato a proporre lezionimultimediali sulla storia della canzone e dello spettacolo, mentre realizzavo studi, interviste, ritratti relativi ai principali esponenti della scena pop italiana, da Gianni Morandi a Paolo Conte, da Ivano Fossati a Enrico Ruggeri. Successivamente, ho avvertito il desiderio di passare ‘dall’altra parte del vetro’ e POP 31 mi sono chiuso in sala di registrazione per sperimentare sui classici della canzone. Da lì, il passo è stato breve: sono nate queste lezioni-concerto rivolte al pubblico più vario, da quello giovanile delle scuole a quello di centri culturali e locali che propongono buona musica. Il tutto è radicato in un profondo interesse per la contemporaneità e per la cultura pop che la caratterizza». Quando lei parla di pop non intende quindi solo un genere musicale… «Indubbiamente. Il pop, come contrazione di ‘popular’, va ben oltre la designazione di un genere musicale e investe tutte le manifestazioni artistiche legate ai linguaggi e alle strutture della società di massa, dal cinema alla televisione, dalla canzone alla pubblicità, dai giornali ai video-clip. Studiare la musica pop significa, quindi, rivisitare in chiave interdisciplinare la storia artistica, ma anche sociale, e il costume del secondo ‘900”». Come è nata la passione per il pop e la canzone d’autore? «Ho vissuto da bambino i grandi cambiamenti che avvenivano nel mondo della canzone in quell’età aurea che sono stati gli anni ’60. Mia sorella, di pochi anni maggiore, acquistava quei 45 giri che proponevano un nuovo modo di cantare: Paul Anka, la Pavone, Di Capri, i Beatles. Dall’America giungeva l’eco di grandi sinergie e collaborazioni, come quelle fra Andy Warhol e Lou Reed, Bob Dylan e Allen Ginsberg… Gradualmente, il beat, il rock e la canzone d’autore favorivano la nascita di una nuova coscienza giovanile e femminile». Che cosa l’affascina delle canzoni che interpreta? Come si svolge una lezione-concerto? «In genere svolgo un tema, che può andare dalla canzone d’autore ai modelli adolescenziali, quindi scelgo un repertorio che sia significativo e mi permetta di dire interpretativamente qualcosa di nuovo o quanto meno di mio. Confesso che in una canzone mi affascina soprattutto la voce… Ma attraverso l’analisi dei testi e la contestualizzazione storica, guido lo spettatore a una migliore comprensione del brano. La lezione si struttura con un 50% di parlato e un 50% di cantato. Durante lo spettacolo mi interrompo per lasciare spazio a interventi del pubblico, tanto che i tempi del concerto si allungano… E gli studenti delle scuole sono spesso i più curiosi, i più interattivi”. Lei è anche un professore di filosofia al liceo; che rapporto crede ci sia tra filosofia e musica? «Dico sempre che se non avessi fatto musica, avrei un altro modo di pensare. La filosofia spesso privilegia il momento logico-razionale e oppositivo, mentre la musica abitua all’ascolto delle emozioni e favorisce lo sviluppo della nostra parte intuitiva, sintetica. In un mondo dissonante, in cui la realtà si presenta spesso con caratteri conflittuali, una buona canzone può rappresentare un momento di equilibrio, quasi una ‘illuminazione’. Non a caso, l’ermeneutica contemporanea vede nella categoria di interpretazione la più idonea a esprimere il nostro rapporto con la realtà». La musica di oggi svolge la stessa funzione di specchio della società come per esempio negli anni ’80? «Ogni espressione artistica, e la musica popolare in modo anche più evidente, partecipa dei cambiamenti in atto e ne orienta la direzione. La parola chiave per capire le tendenze attuali è ‘contaminazione’. E’ sotto gli occhi di tutti la caduta di barriere fra generi musicali ma anche fra aree geografiche: il rock diventa ispanico, il Nord Africa influenza l’Europa mediterranea e l’Estremo Oriente si insinua negli stacchetti musicali di MTV. C’è il rischio della omologazione, ma anche la possibilità di una integrazione, di un incontro fra culture. E questo può insegnare qualcosa alla politica, all’economia». Progetti per il futuro? «Portare in giro il recital I migliori anni della nostra vita, un reading delle mie poesie con canzoni d’autore ‘live’, a raccontare la storia d’Italia degli ultimi trent’anni. E, più in generale, continuare la mia ricerca fra parole, musica e immagini, perché sono convinto che un approccio interdisciplinare moltiplichi i punti di vista, favorendo la mediazione e il dialogo». 32 Un tè all’Opera CONTINUANO GLI APPUNTAMENTI CON L’ARTE DEL CANTO LIRICO. LAURA CHERICI, SOPRANO DI FAMA ORMAI INTERNAZIONALE, RIPERCORRE CON NOI LE FASI SALIENTI DELLA SUA ASCESA LA MUSICA, IL PANE DELL’ANIMA di Jacopo Zoffoli, 19 anni Liceo scientifico - Roma ancora una volta il bar del Teatro Nazionale di Roma a incorniciare il nostro consueto ‘Tè all’Opera’; questa volta sotto le mie grinfie è caduta una grande professionista, il soprano Laura Cherici. Carichi di pacchi e pacchettini natalizi, ci sediamo in un angolo del bar per ordinare un tè nero classico e un tè verde (naturalmente quello di Laura). Parte così, in attesa di due tazze fumanti e odorose, la nostra conversazione. Quando e come hai scoperto la passione per l’opera? Che cosa ti ha spinto ad intraprendere la carriera di soprano? «È iniziata per caso, da ragazza volevo fare la cantante di musica leggera, il mio mito era Mina - lo è ancora, in verità. Per una serie di coincidenze mi sono ritrovata a studiare canto lirico e a fare un’audizione per il Rosenkavalier di Strauss al Teatro Regio di Torino. Da quel momento mi si è aperto un mondo che molti considerano obsoleto, vecchio, ma che, invece, è fatto e amato da tanti giovani. Un mondo meraviglioso, certo, ma nel quale non ci sono solo rose e fiori. Per dirne una, è molto difficile mantenere una posizione una volta che la si è raggiunta». Quali sono le principali differenze nell’ambiente teatrale oggi rispetto a quando hai iniziato tu? «Quando ho esordito io, ormai ventitre anni fa, era più facile lavorare serenamente; oggi, anche a causa della precarietà dei contratti, è più difficile riuscire ad entrare in meccanismi ben consolidati, per lo più controllati da tante persone che tengono a mantenere il proprio posto». Arriva il tè, e io, da bravo cavaliere, ne verso una tazza alla mia ospite. Quale è il personaggio che ti è più congeniale interpretare? «Nella mia carriera ho interpretato davvero tanti ruoli, cominciando dai più piccoli, come ad esempio quello della sacerdotessa nell’Aida. Sono affezionata ad ognuno, ma tengo in maniera particolare alla figura di Susanna nelle Nozze di Figaro di Mozart». Domanda maligna lo so, ma la curiosità non si può frenare: un personaggio che ami meno? (Attimo di silenzio) «La Berta del Barbiere di Siviglia, anche È "Cantam id tempo l' i questo a malcont stio e il ento di c hi è sotto v ento" (Ottoce n to) se quando mi trovo in sala prove o in scena, non riesco a non farmela piacere. In ogni cosa che faccio, cerco di mettere sempre il massimo dell’impegno e dell’onestà, mi sembra doveroso nei confronti del pubblico che ha pagato il biglietto e dei colleghi stessi». C’è una figura che ha influenzato particolarmente il tuo lavoro? «Ho avuto la possibilità e la fortuna di lavorare con tanti grandi artisti: Zubin Mehta, Gianluigi Gelmetti, Franco Zeffirelli, Fiorenza Cossotto; a ognuno di loro nel corso degli anni ho cercato di rubare qualche insegnamento. Con il maestro Alan Curtis ho scoperto il repertorio barocco, molto stimolante per una cantante». Come affronti il debutto nei panni di un nuovo personaggio? «Studio, studio e ancora studio. Se ne ho la possibilità, inizio a farlo anche un anno prima dello spettacolo. Come diceva la grande Maria Callas, si può studiare in silenzio, leggendo lo spartito e poi non guardarlo per mesi: inconsciamente continui a lavorarci sopra. Naturalmente, è essenziale esercitarsi anche al piano». Quali sono i prossimi impegni? «L’Arianna a Nasso di Strauss a Genova e poi altri progetti che, purtroppo, con questi chiari di luna, non sono sicuri. Come dice il maestro Gianluigi Gelmetti, l’arte è il pane dell’anima, e in tempi di crisi come quelli attuali anche questo va salvaguardato». Concludo con una curiosità: opera e cantante preferito? «Non ho preferenze per quanto riguarda le opere. Amo in assoluto, però, la Callas: per noi cantanti lirici è un faro nella notte. Inoltre, mi piace Renata Scotto per la musicalità e il modo di porgere la parola. Oltre a Mina, in ambito pop apprezzo molto anche Giorgia, perché ha un tipo di vocalità e una tecnica vicine a quelle di noi cantanti lirici». CONVIVERE COL DIVERSO: 35 “LE CONVERSAZIONI DI ANNA K.” COSA ACCADE SE UNO DEI RACCONTI PILASTRO DEL NOVECENTO SUBISCE UNA “METAMORFOSI” STRUTTURALE? LO ABBIAMO CHIESTO A UGO CHITI, AUTORE DE “LE CONVERSAZIONI DI ANNA K.” L di Chiara Falcone Roma e conversazioni di Anna K., in scena dal 20 gennaio all’Eliseo, trae spunto dalla Metamorfosi di Kafka, e si concentra su una figura marginale del racconto, Anna, interpretata da Giuliana Lojodice. Anna è una figura poco approfondita che nel racconto di Kafka compare solo in un secondo momento, mentre nel testo di Chiti, è la persona che si trova da subito a contatto con la vittima della metamorfosi e che diventa il punto d’osservazione privilegiato dell’intera storia. Con Le conversazioni di Anna K., viene dunque portato sulla scena il tema attualissimo della Metamorfosi: quello della diversità e dell’incapacità degli uomini di accettarla, ma con una prospettiva diversa. Le motivazioni di questa scelta sono indicate dallo stesso Chiti nella seguente intervista, in cui lo sceneggiatore racconta le sue esperienze parallele di cinema e teatro. Le conversazioni di Anna K. ha vinto il 49° Premio Riccione per il Teatro: la giuria ha considerato eccellente la scelta di incentrarsi sulla figura della donna che, cito testualmente, “sa ricondurre anche la diversità più mostruosa alla consapevolezza che la vera diversità consiste nell’essere esclusi dai sentimenti”. Quali altre motivazioni hanno spinto a scegliere questo personaggio marginale del racconto di Kafka come protagonista del testo teatrale? «Prima di tutto l’incontro fulminante nell’adolescenza con il racconto di Kafka: io ho già messo in scena due allestimenti di questo spettacolo, con segno drammaturgico diverso, e anche con un’attenzione allo spazio differente. Da questa sperimentazione è emerso il personaggio guida di Anna, vedova appena accennata nel testo di Kafka, che finirà per occuparsi di Gregorio. Le conversazioni di Anna K hanno definito meglio e ampliato questo personaggio appena intuito fino a renderla uno spunto drammaturgico per rileggere l’intero racconto». In quali altri aspetti si caratterizza la “metamorfosi” del racconto a piéce teatrale? «C’è come una sorta di fedeltà e allo stesso tempo un’enorme differenza di sguardo: il racconto di Kafka è visto attraverso Gregorio, anche se non raccontato in prima persona, è uno sguardo dall’interno. Nel testo teatrale, invece, c’è un rovesciamento di ottica: alla base c’è un’analisi esterna della famiglia che deve convivere in modo più o meno egoistico, più o meno incapace con una problematica. Un’analisi guidata da Anna, che traghetta l’esterno verso l’interno, e che ci porta nella camera di Gregorio». La Metamorfosi è uno dei racconti più rappresentativi del Novecento e indubbiamente un testo ancora attuale: quali messaggi si possono trarre dal suo lavoro? «Gli stessi che ci sono all’interno dello straordinario capolavoro di Kafka. Cercare di classificarli è spesso riduttivo: l’attualità della Metamorfosi è inossidabile, è una metafora fulminante nella sua semplicità, leggibile attraverso tante prospettive. Io ho scelto l’umanità, la pietas, l’accettazione e la convivenza con ogni diversità». Cosa ha apportato al personaggio di Anna una grande attrice come Giuliana Lojodice? «Io sono autore di compagnia da 25 anni con Arca Azzurra Teatro, dopo tanto tempo tra il regista e la propria compagnia si crea un rapporto stretto, anche una specie di codice di comunicazione. Prevedere l’intervento di una persona complessa, che ha alle spalle 50 anni di teatro, come Giuliana non era facile: tutto si è però svolto in maniera armonica. Giuliana ha portato un’enorme capacità di leggere dentro alla battuta tutti i possibili risvolti; attrice sensibile, padrona del gesto, della propria vocalità, ha messo tutte queste sue doti a servizio di un personaggio che l’ha catturata, in quanto denso di umanità». La professione dell’attore non si può improvvisare: cosa consiglia ai giovani che si avvicinano al mondo della recitazione? «Direi prima di tutto fare buoni incontri: iniziare è indubbiamente un elemento importante, ma credo che la difficoltà del giovane oggi sia quella di avere poche possibilità di unirsi, di confrontarsi. Io appartengo a una generazione in cui c’erano molte occasioni di aggregazione, molti luoghi e tempi che permettevano la realizzazione di vari progetti. Oggi, invece, si passa dall’accademia alla professione quando va bene, ma spesso dopo c’è il nulla. In generale c’è meno attenzione al teatro, e questo mi dispiace perché il tragitto è più difficile per i giovani». Lei ha lavorato molto anche per il cinema: cosa offre di diverso un’esperienza teatrale? «Il cinema è stato una grande occasione che mi ha permesso di fare il teatro che voglio, per realizzare i miei progetti. Nel cinema io lavoro come sceneggiatore a servizio di un regista, di una produzione, e quindi utilizzo la mia capacità di scrivere, di strutturare la storia, di definire i personaggi per altri, senza un’ambizione autoriale. Questo mi ha permesso di fare film anche diversi tra loro, come Manuale d’amore I e II, Gomorra, l’Imbalsamatore. Scrivere per il cinema è, dunque, la mia professione, il teatro è, invece, il mio modo di essere, di rappresentarmi, di entrare dentro qualcosa che mi appartiene». La sceneggiatura di Gomorra, di cui lei è coautore, è stata premiata agli European Film Awards. Secondo lei questo e gli altri riconoscimenti ricevuti dal film sono il sintomo di una rinnovata attenzione a temi di impegno sociale? «E’ quello che ci auguriamo! Con Gomorra c’è stata una congiunzione di elementi positivi: prima di tutto una denuncia forte, precisa, rivelatasi molto pericolosa per Saviano; il sapore di verità continuamente ribadito; infine la straordinarietà di Matteo che racconta con piglio a volte documentaristico e a volte cinematografico. Tutti questi elementi hanno permesso l’attenzione che il film meritava. Non bisogna tralasciare anche l’aspetto innovativo del film: è un modo di raccontare totalmente nuovo che è stato giustamente riconosciuto. Io sono felice che questo impegno e coraggio abbiano avuto un riscontro positivo nel pubblico. Ma non dobbiamo dimenticare che in realtà poi il cinema italiano a Natale sbanca con un genere che non mi pare rappresenti minimamente un’innovazione. La domanda è quindi relativa, purtroppo». Progetti in cantiere? «Sì, molti, anche se ancora un po’ sospesi. Sicuramente un film con Matteo Garrone e un altro con Giovanni Veronesi, probabilmente sul tema rapporto genitori figli. Ora sto lavorando con Wilma Labate e Ascanio Celestini ad una sceneggiatura da un suo spettacolo. Ad Ascanio riconosco un’enorme capacità poetica e impegnata nel raccontare il tessuto sociale, il mondo, gli uomini: sono molto contento di lavorare con lui». «Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo». Questo è l’incipit di uno dei racconti più rappresentativi del Novecento: La metamorfosi di Kafk a. Al centro della vicenda la trasformazione di un commesso viaggiatore, Gregorio, in un gros so scarafaggio: il racconto si concentra sulle reaz ioni della sua famiglia, reazioni di sgomento e aggressività che successivamente si trasformano in indifferenza sotto lo sguardo impotente del protagonista, che vorrebbe invano stabilire un con tatto con i suoi cari. Il racconto esprime magistra lmente la metafora della diversità e della condizi one dell’uomo. Il testo è disponibile nell’edizion e Einaudi Tascabili a 7 €. A EO DI ROM TEATRO ELIS io 2009 ra b b fe 8 l’ naio al dal 20 gen jodice in Giuliana Lo K. n io i di Anna Le conversaz metamorfosi pirato a La is te en am liber ka di Franz Kaf iti a di Ugo Ch testo e regi tamento nale e adat Chiti musica origi ri e Jonathan Vanni Casso rea Costagli, a Colzi, And n lia iu G Lucia Socci n co o Salvianti, m si as M i, al Dimitri Fros FOTO: LORENZO BOJOLA 34 Anteprima 36 Recensioni 37 MANUALISTICA NARRATIVA L’ULTIMA LEGIONE di Valerio Massimo Manfredi, 472 pagg., Ed. Mondadori 2002, euro 9,40 GIORNALISMO BILAL. IL MIO VIAGGIO DA INFILTRATO NEL MERCATO DEI NUOVI SCHIAVI di Fabrizio Gatti, 493 pagg., Ed. Rizzoli 2007, euro 18,50 Fabrizio Gatti, noto inviato del settimanale «L’espresso», ha percorso il deserto con gli africani disperati, è approdato come un clandestino a Lampedusa, sostando presso il Centro di permanenza temporanea, ha partecipato alla raccolta dei pomodori riservata agli immigrati in Puglia. Fabrizio ha rischiato la vita ed è stato anche rinchiuso per tre volte dietro le sbarre come immigrato, per scoprire la verità e poterla raccontare con gli occhi di uno di loro. Nel suo scritto si intrecciano le storie di molti uomini disposti a rischiare la vita pur di attraversare il Mediterraneo e le vicende politiche delle nazioni indifferenti alle grida dei loro cuori. Bilal è un libro che tratta la storia di un altro mondo, di un tempo che non sembra nostro (ma lo è), in cui la povertà, le sofferenze, le ingiustizie regnano incontrastate, dunque, dal silenzio del deserto a quello colpevole della nostra terra. Un motivo per leggerlo: Sfogliando le pagine si sente l’odore della morte di tante creature che hanno solo la colpa di essere nate nel luogo sbagliato in un mondo di egoisti. Un motivo per non leggerlo: Se di solito temete i libriverità, quelle letture che possono rivelarsi un pugno nello stomaco. Samina Zargar, 18 anni, Savona Ambientato nell’Annus Domini 476, anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, il best seller di Valerio Massimo Manfredi - da cui nel 2007 è stato tratto anche il film per la regia di Doug Lefler - ha cercato di creare un nesso tra la fine dell’impero, la leggenda della spada nella roccia e quella di Re Artù. Il risultato è una trama avvincente, ricca di colpi di scena e dalla lettura scorrevole; le citazioni in latino, tradotte da opportune note, contribuiscono a immergere il lettore nella vicenda. La voce narrante è quella del precettore Myrdin Emreis (Ambrosinus) che racconta la sua avventura con l’ultimo imperatore, Romolo Augusto, recluso da Odoacre nella prigione di Capri. Durante la detenzione, Romolo trova in una cripta segreta la spada calibica di Giulio Cesare ritenuta invincibile. Sembra finita, ma un gruppo di legionari é deciso a tutto pur di liberare l’imperatore... Un motivo per leggerlo: Se siete alla ricerca di una lettura avvincente. Un motivo per non leggerlo: Alcuni capitoli molto descrittivi rallentano il ritmo narrativo. Domitilla Di Lorenzo, 15 anni, Roma TEATRO PICCOLA STORIA DELL’EDITORIA TEATRO IL GABBIANO 160 pagg., Modern Publishing House 2007, euro 10 di Anton Ĉechov, regia di Marco Bernardi, con Carlo Simoni Come nasce un libro? Come si è passati dalla scrittura su supporti effimeri come fogli di papiro o tavolette di legno alle pagine che state sfogliando adesso? A queste e tante altre domande hanno tentato di dare risposte convincenti e documentate, ma allo stesso tempo di agile consultazione, gli allievi del Master in Editoria e gestione del prodotto editoriale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano attraverso la Piccola storia dell’editoria (corredata da un Piccolo dizionario della stampa). Dai geroglifici, alla rivoluzione di Gutenberg, alla linotype, alla fotocomposizione, alla rivoluzione informatica, 21 capitoletti ripercorrono in maniera molto chiara e incisiva le tappe salienti dell’evoluzione del libro, principale veicolo di trasmissione del sapere. Un motivo per leggerlo: I neofiti troveranno in queste pagine un piacevole punto di partenza per approfondire una materia complessa ed affascinante. Un motivo per non leggerlo: Al pregio fondamentale della concisione fa da contraltare una talvolta eccessiva disinvoltura nel trattare passaggi storici molto delicati. Giulia Corallo, 18 anni, Napoli Ancora una volta portato in scena il capolavoro di Ĉechov, e ancora una volta un grande successo. Merito in primo luogo del testo, di una scenografia essenziale, che lascia campo libero alle parole e ai silenzi degli attori, e dell’attenta regia di Bernardi. A fare da sfondo in quest’opera è la polemica letteraria tra forme vecchie e nuove, che si riflette in un contrasto generazionale incarnato dalle figure di Kostia, giovane insicuro e introverso, e del compagno della madre Trigorin, romanziere vecchio stampo e dalla personalità debole. Il primo atto è incentrato sull’introspezione psicologica, che permette allo spettatore di guardare a fondo nell’anima dei protagonisti, come degli altri personaggi, tutti prigionieri di drammi interiori mai esplicitati. Nel secondo atto è una climax ascendente di emozioni che trasporta il pubblico verso la drammatica scena finale, in cui il sordo rumore dello sparo fuori scena dà voce al lacerante male di vivere di Kostia. Un motivo per vederlo: Se amate il teatro delle emozioni. Un motivo per non vederlo: Di non immediata digeribilità! Chiara Falcone, Roma GIORNI FELICI di Samuel Beckett, regia di Anna Marchesini, con Anna Marchesini Una costante contrapposizione tra la tragicità della condizione umana e lo squisito tono comico che la ridicolizza: per il debutto da regista Anna Marchesini sceglie uno dei più complessi testi di Samuel Beckett, in cui lei stessa veste i panni della protagonista, Winnie, sul palco insieme al marito Willie. Man mano che i giorni passano, Winnie sprofonda sempre di più in una buca e, nonostante la situazione disperata, si autoconvince di essere felice. Significativa la frase d'apertura: "Un altro giorno felice!". I gesti tradiscono una miserevole routine in cui il tempo non esiste e in cui anche Willie è una figura emblematica: rimane insensibile di fronte alle richieste d'aiuto della moglie. Un motivo per vederlo: Anna Marchesini mostra un’incredibile capacità di modulazione della voce. Un motivo per non vederlo: Se non siete pronti a un dramma estremamente denso. COME RIDEVANO GLI ANTICHI (Philogelos) Da poco in libreria, una raccolta di 265 battute e storielle umoristiche provenienti dall’antichità, tradotte e commentate con cura, farà ricredere quanti hanno sempre pensato che l’umorismo all’inglese sia un’invenzione più o meno recente. Rivolte soprattutto contro gli intellettuali, i maestri di scuola pedanti e i filosofi da quattro soldi e raccolte in volume in epoca tarda, queste freddure – improprio chiamarle ‘barzellette’ - ci presentano il mondo antico in una maniera un po’ insolita rispetto a quella a cui ci hanno abituato i testi di scuola, facendoci finalmente scoprire come ridevano i Greci. a cura di Tommaso Braccini, pagg. 156, il melangolo, Genova 2008, euro 10 Silvia Torre, 17 anni, Roma Z a i. n e t è p e r i l d i r i tt o d i c r i t ic a … v o t a, c o n s i g l i a , s t ro n c a f i l m , l i b r i , m u s i c a e a l t r o s u i s i t i w w w. z a i . n e t e w w w. s t r o n c a . n e t 38 Horror Documentario CAPELLI SANTI Un racconto sul culto della bellezza nell’era della globalizzazione UNA FIABA GOTICA AMBIENTATA IN UN LUOGO SENZA NOME E SENZA TEMPO, DOVE TUTTO RUOTA ATTORNO AL MONDO DEL CINEMA E DELLA FOTOGRAFIA IMAGO MORTIS: caccia all’ultimo respiro di Alessandro Truce, 20 anni Roma olto tempo prima dell'invenzione della fotografia, uno scienziato di nome Fumagalli si appassionò alla cosiddetta "Thanatografia", ossia l’arte di riprodurre su un supporto sensibile l'ultima immagine fissata sulla retina di una persona in fin di vita (alle sfortunate cavie venivano rimossi i bulbi oculari e tramite un apposito apparecchio lo scienziato procedeva alla creazione dell’immagine). E’ questa la premessa su cui si muove il nuovo film di Stefano Bessoni, una “Ghost story”, come lui stesso l’ha definita nel corso dell’anteprima a Roma, M certamente influenzata dal nuovo cinema spagnolo, ma che rivela tratti di vitalità del cinema nostrano. Bruno, orfano di entrambi i genitori, è uno studente spagnolo di regia alla scuola internazionale di cinema Murnau. A causa del grave lutto famigliare che l'ha colpito, per pagare la costosa retta scolastica lavora di notte nel vastissimo archivio cinematografico dell'istituto. A tenergli spesso compagnia è Arianna, studentessa dal carattere aperto e solare, l'unica con la quale il timido Bruno riesce ad avere un vero rapporto. Provato dai faticosi turni di notte all'archivio e da una forma sempre più acuta di insonnia, il giovane comincia a percepire strane cose, non riuscendo più a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Presenza ricorrente di tali apparizioni è un ragazzo insanguinato che sembra volerlo guidare alla scoperta di qualcosa. Dopo l’ennesima visione avvenuta nell’archivio, Bruno trova la pellicola di un vecchio film prodotto da una professoressa della scuola sulla “Thanatografia” nel quale riconosce il ragazzo stesso. Con l'aiuto di Arianna e attraverso una serie di scoperte sconcertanti, arriverà dopo una sanguinosa serie di omicidi a ricostruire l'intricata tela tessuta all'ombra della scuola. Imago mortis è un film non contestualizzato in un periodo preciso e vi si "respira" l'ombra di una costante minaccia fin dalle prime battute. Grande protagonista di questa pellicola è la fotografia, grazie alla quale gli autori potenziano al massimo la già ottima interpretazione degli attori, capaci di trasmettere al pubblico tutte le emozioni che fanno la differenza tra un "bel film" e un "film discreto". Una nota importante dedicata ai cinefili: nel cast ci sono Geraldine Chaplin e Oona Chaplin, rispettivamente figlia e nipote del grande Charlie. 39 IL VIAGGIO DEI CAPE LLI DI UNA GIOVANE DONNA INDIANA. OFF TEMPIO E POI TRASFO ERTI AL RMATI IN PREZIOSE “H AIR EXTENSION” IN IT STESSI CAPELLI TORN AL IA, GLI ERANNO IN INDIA PE R SODDISFARE LA VA NITA’ DI UNA DONNA IN CARRIERA DI BOMBAY Q di Arturo de Laurentiis, 18 anni Napoli uesta è la storia di Hair India, il nuovo documentario di Raffaele Brunetti e Marco Leopardi. Proiettato in concorso al Festival dei popoli di Firenze ed all'IDFA film festival ad Amsterdam, il film sarà presentato a Roma questo mese, mentre la messa in onda televisiva è prevista a giugno su Raitre. I PERSONAGGI Hemlata è una giovane donna indiana del piccolo villaggio di Muchipara in Bengala; con la sua famiglia si reca in pellegrinaggio a donare i capelli nel tempio di Simachalam. È la prima volta che lascia il villaggio. Quello che si accinge a compiere è un viaggio interiore nello spazio e nel tempo. La via verso la purificazione di Hemlata passa attraverso un’India immutata nei secoli, ma anche attraverso un paese in grande sviluppo: quello delle grandi città, delle ragazze in blue jeans che affollano i fast food, dei call center e delle donne in carriera che vestono come le modelle di Vogue. Sangeeta è una trentacinquenne single di Bombay, caporedattrice della rivista di costume e moda Hello!. È un’assidua frequentatrice della vita mondana di Bombay e un’attenta osservatrice del mondo che frequenta. Fa parte della stessa élite di Bombay di cui parla la sua rivista. Sangeeta frequenta locali notturni, mostre d’arte e siti internet indiani specializzati in matrimoni ed è una cliente affezionata di Dilshad, la proprietaria di uno dei saloni di bellezza più noti di Bombay. Dilshad applicherà a Sangeeta le extention ‘Great Lengths’, quelle “made in Italy” con capelli indiani, le stesse che chiedono le dive di Bollywood e di Hollywood. Thomas Gold a bordo del suo elicottero sorvola la fabbrica alle porte di Roma. È al telefono e parla con Mayoor, suo amico di infanzia e grossista di Bangalore. Hanno studiato insieme in Inghilterra e comunicano tra loro in inglese. Un grosso carico di capelli è in arrivo dall’India per essere lavorato e trasformato in extension presso la ‘Great Lengths’. Thomas Gold è un giovane miliardario dai modi cortesi e l’abbigliamento casual, ha creato a Roma, con suo padre David, il piccolo impero economico della ‘Great Lengths’. Devono il loro successo al desiderio millenario delle donne di avere e conservare la bellezza. Mayoor. L’unico rumore che si ascolta nei grandi spazi della sua fabbrica di Bangalore è quello prodotto dai variopinti braccialetti di vetro portati dalle operaie indiane. L’attività di Mayoor è frenetica; acquista i capelli nei templi del Sud dell’India che poi seleziona e spedisce in Italia. Dilshad è divenuta famosa per essere la parrucchiera delle star. Da quando ha iniziato ad applicare le extension della ‘Great Lengths’, i suoi affari hanno avuto un’impennata. Dilshad è divenuta parte integrante della società di Bombay che conta, è considerata una sorta di sacerdotessa del dio della bellezza e del successo. Con un montaggio alternato si sviluppano parallelamente queste quattro storie e alla fine del film il cerchio si chiude: dopo un lungo viaggio Hemlata raggiunge il tempio e si fa rasare la testa insieme a tutta la famiglia. Dilshad applica su Sangeeta le ciocche di capelli che avevano lasciato l’India e che vi sono ritornati sotto forma di extension della ‘Great Lengths’. Filosofia LA STRAORDINARIA UMANITÀ DEGLI ANGELI 41 PRESENZE VICINE MA INVISIBILI, ORDINARIE MALGRADO LA LORO STRAORDINARIETA’. COSI’ SONO GLI ANGELI DI EDITH STEIN, LA FILOSOFA EBREA E SUORA CARMELITANA CHE FINI’ I SUOI GIORNI AD AUSCHWITZ. PER CONOSCERLA DA VICINO, ECCO UN LIBRO CONSIGLIATO ANCHE AI NON ADDETTI AI LAVORI di Beatrice Solinas, 16 anni Liceo scientifico “Marconi” - Sassari ennaio è il mese della memoria, lo si celebra un po’ in tutte le scuole italiane per ricordare la Shoah, lo sterminio di milioni di ebrei consumatosi durante gli anni finali della seconda guerra mondiale. La storia della Shoah può essere ripercorsa attraverso diverse figure esemplari; una di queste è sicuramente Edith Stein, la filosofa ebrea che morì ad Auschwitz nell’agosto del ’42. Ebrea, tedesca, filosofa, grande conoscitrice dell’opera di San Tommaso d’Aquino, Edith Stein diventerà suora carmelitana e, durante il pontificato di papa Giovanni Paolo II, santa. La duplice condizione di ebrea e cattolica fa di lei un vero e proprio simbolo del dialogo tra mondi e religioni diverse. In quest’ottica viene presentata e valorizzata da Giuseppe Pulina nel suo ultimo libro, L’angelo di Husserl (Zona editore, pp. 126, € 14), che si presenta come un’agile introduzione al pensiero della Stein, giustamente preceduto da un breve e scorrevolissimo profilo biografico. Studioso del pensiero mitteleuropeo e di altri filosofi ebrei come Carlo Michelstaedter, Giuseppe Pulina esamina i temi principali dell’opera di Edith Stein, sottolineando l’originalità di molti suoi apporti e l’attualità di non poche teorie. Ammiccante è il titolo, che porta ad immaginarsi una figura angelica e ad associare il nome della filosofa a quello del suo maestro, Edmund Husserl. Dalla lettura del libro si capisce la scelta del titolo: Edith Stein, che diventerà suora carmelitana con il nome di suor Benedetta della Croce, credeva nell’esistenza degli angeli. Gli angeli rientravano nell’ordine dell’universo, perché questo risponde al disegno della Creazione. C’è così nel libro di Pulina un capitolo interamente dedicato a questo tema: “Angeli e uomini”. L’angelo di Edith Stein, ritratto da Giuseppe Pulina nelle pagine finali del libro, non è quello di certe rappresentazioni ingenue. Non è detto che debba avere le ali piumate o che sappia volare meglio di un gabbiano: è un essere quasi ordinario, perché sempre presente, anche se non visibile. Ordinario, malgrado la sua straordinarietà. Il libro parla di angeli, ma anche di mistica ed empatia. Per Pulina, gli studi dell’empatia sono tra i contributi più originali di Edith Stein. Grazie all’empatia noi possiamo, in un certo senso, sentire quello che sentono gli altri. È la capacità di immedesimarsi nelle gioie e nelle sofferenze delle altre persone, senza la quale gli uomini non possono essere uomini e i filosofi sarebbero solo dei pensatori a metà. Un motivo per leggerlo: Anche chi non è granché esperto di filosofia potrà comprenderne facilmente i contenuti. Un motivo per non leggerlo: Noi non ne abbiamo trovati. G L’ESTRATTO «Essere donne, ebree, vivere nella Germania post-weimariana, subire il fascino di un’altra religione, scontrarsi con la propria tradizione e, cosa ancor più difficile, con la propria famiglia sono elementi di una biografia per così dire poco convenzionale. Per questa ragione, attraverso la conoscenza della vita di Edith Stein, è possibile comprendere meglio (sotto l’angolo visuale di un’ebrea convertita e di un’eccezionale personalità spirituale) l’entità di una tragedia che, per le modalità con cui venne pianificata dai gerarchi nazisti e per le finalità che la ispirarono, non ha avuto eguali nella storia, perché la Shoah è stata molto di più della semplice e astratta somma di tante tragiche questioni private». Da pag. 8 de L’angelo di Husserl. Introduzione a Edith Stein 42 Memoria VITE APPESE A UN FILO PUO’ AVERE SENSO LA VITA IN UN LAGER? LA SI PUO’ AMARE? ECCO DUE LIBRI PER NON DIMENTICARE, A DISTANZA DI TANTI ANNI, QUELLO CHE È STATO di Rosalia Bonafede, 20 anni Q “Un adolescente in lager” di Marcello Martini, edizioni Giuntina, 2008 Torino uesta è la storia di due ragazzi, ed è quella di tutti quegli adolescenti che nella prima metà degli anni Quaranta furono deportati negli oltre 15mila campi di concentramento sparsi per mezza Europa. È, inoltre, la storia di uomini che si credettero Dio, che decisero di ricreare l’inferno sulla terra, stabilendo a chi sarebbe toccato abbandonare la propria casa e la propria vita. Probabilmente riuscirono nell’intento di privarli della libertà e di una identità ancora in fiore, ma, per qualche motivo, qualcuno sopravvisse e si portò dietro un bagaglio di memoria fortissimo da tramandare. Questo è il caso dei due autori che hanno voluto narrare la loro esperienza: un racconto corale che riporta alla luce i volti e le parole di amici e compagni che, come loro, hanno vissuto questa terribile esperienza, ma che non sono più tornati. Un adolescente in lager. Ciò che gli occhi tuoi hanno visto - edito da Giuntina – è il racconto di Marcello Martini, l’unico testimone della classe 1930 degli adolescenti “politici” rinchiusi nei lager. Il sottotitolo del libro è intenso: l’autore, infatti, pone totale fedeltà al suo sguardo di ragazzo. Le memorie di questa tragedia, raccontate molti anni dopo, sono rivissute con lo sguardo di allora, mentre il Marcello Martini di oggi interviene su un altro livello, tenendo ben distinte le due voci. Questo simbolico doppio registro è sicuramente uno degli aspetti più interessanti: ad esempio, nel passaggio in cui ricorda la vista di Vienna, durante la deportazione, scrive: “Pensai che avrei potuto raccontare di essere stato a Vienna! Incolpevole ingenuità di un ragazzo che ancora non si era reso conto del futuro che l’aspettava!”. È a questa specifica condizione di adolescente, inoltre, che il Martini più adulto fa riferimento per darsi una ragione della propria sopravvivenza: l’essere stato“adottato” dagli adulti come un figlio e, quindi, protetto in molte situazioni difficili, il non aver dovuto rimpiangere prestigio sociale, economico o professionale hanno reso meno difficile per lui ambientarsi in quell’inferno rispetto agli adulti. 43 Nessuno amato la vita può aver più stato nel lage di chi è r, u appesa a un fi na vita lo L e memorie che derivano da questa tragedia, però, sono tante e varie: ognuna è un bagaglio pieno di esperienze vivide che ha bisogno di essere aperto. Come la storia di Raffaele Baruffi, nome di battaglia "Ferruccio", che dopo aver preso parte alla resistenza partigiana fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen nel 1944 e successivamente in altri sottocampi. La sua testimonianza è chiara e toccante, nel racconto Fermo posta paradiso (Lettere nell’aldilà) - edito dalla Ramolfo Editrice - rievoca figure note, come la principessa Mafalda di Savoia e l’intellettuale ebreo Primo Levi, ricordati con altre persone meno note che, come si legge nel libro: “In quel profondo abisso seppero misurarsi con se stessi e con gli altri per trarne motivo per resistere e morire con dignità, amando la vita fino all’ultimo istante”. Quello che maggiormente mi ha colpito è l’importanza che egli dà e ha dato alla vita, anche in una situazione infernale come quella dei campi di concentramento. Può avere senso una vita in lager? La si può amare? Secondo Ferruccio sì: “Nessuno può aver amato la vita più di chi è stato nel lager, una vita appesa a un filo”; perché quando non possiedi nulla, fosse anche un pezzo di carta, l’unica cosa che ti rimane è la vita, e la difendi con tutte le tue forze. Dopo quello che hanno vissuto, emergeva nei deportati la paura di non essere creduti: si può anche capire che l'uomo uccida, l'atto violento c'è sempre stato, ma che si possa allestire uno sterminio così organizzato, così metodico, era ed è inconcepibile. Questo libro, che comprende una lettera a ciascuno dei 77 amici morti nei vari campi nazisti, 40 lettere scritte ai compagni sopravvissuti ai lager e morti dopo il ritorno in Italia e le testimonianze delle vedove di coloro che furono portati in Germania con la forza e non tornarono più, nasce dall’esigenza di testimoniare quanto accadde. Due storie in cui i protagonisti hanno saputo coltivare l’arte del raccontare. Leggere i loro ricordi è importante affinché nessuno di noi dimentichi. “Fermo posta paradiso” di Ferruccio Baruffi, Stamperia Ramolfo Editrice, 2002 Altri spunti Il diario di An na Frank; Anni d’infanzia . Un bambino nei lager, rom zo autobiogra fico di Jona O anberski, da cui tratto il film Jo è stato na che visse ne lla balena (Rob Faenza, 1993); erto La notte, roman zo autobiografico di Elie Diesel. 44 Mostre NEL 1953 PICASSO IN PERSONA CURÒ UN’ESPOSIZIONE DELLE SUE OPERE NELLA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA A ROMA; CINQUANTACINQUE ANNI DOPO, IL COMPLESSO DEL VITTORIANO RINNOVA LO SPETTACOLO PICASSO, L’ARLECCHINO DELL’ARTE 1 di Marco Bevilacqua, 19 anni Roma 80 opere sapientemente selezionate nella sconfinata produzione del pittore: compito non semplice se si pensa che nei suoi 92 anni di vita Picasso superò la quota di 30.000 composizioni tra disegni e schizzi, senza aver bisogno di aiutanti o di una bottega, scegliendo di lavorare sempre in solitudine. Autore orgoglioso della sua eterogeneità artistica e sempre pronto a sperimentare nuove forme, Picasso amava lavorare su serie di soggetti, contando su una fervida memoria visiva. Il sottotitolo della mostra, “l’Arlecchino dell’Arte”, non si riferisce tanto ai famosi dipinti dell’artista, quanto intende sottolineare il grande talento di “mischiare”, creare nuove arti. Il parere dell’esperto Al fine di chiarire alcuni caratteri dell’esposizione che avevano suscitato dei dubbi, abbiamo intervistato la responsabile delle grandi mostre d’arte del Vittoriano, Benedetta Calzavara di Comunicare Organizzando. La mostra presenta quattro "Arlecchini" del maestro, di natura completamente diversa. Per quale motivo avete scelto come manifesto dell'esposizione "Arlecchino musicista" del 1924? «In realtà tutta la comunicazione della mostra si basa su un doppio binario, utilizzando per metà l''Arlecchino di Barcellona, neoclassico, e per metà l'Arlecchino di Washington, cubista, proprio per dare conto del carattere metaforico del sottotitolo della mostra, Arlecchino dell'arte, che sta a significare come Picasso stesso fosse l'incarnazione di Arlecchino, poiché sapeva mutare e reinventare continuamente la propria arte». Con quali criteri di valutazione è stato scelto il ventennio 1917-1937, mettendo da parte il periodo "blu" e quello "rosa"? «I due aspetti più straordinari dell'opera di Picasso sono la quantità di immagini che l'artista, da solo, senza allievi o bottega, ha saputo produrre, tra 30 e 50mila, più di qualsiasi altro artista nella storia dell'arte mondiale, e la varietà straordinaria di questo materiale. Una qualsiasi mostra, proprio per il suo carattere necessariamente selettivo, non potrà mai dare conto della quantità (anche se si esponessero 500 opere sarebbero nulla in confronto al totale da lui realizzato!); si è scelto pertanto di spiegare la varietà della produzione del maestro spagnolo e di concentrarsi proprio sugli anni tra le due guerre mondiali, 1917-1937, perché sono stati il momento in cui essa ha avuto carattere più multiforme». Gli anni 1917-1937 sono definiti dagli esperti d’arte come periodo del Classicismo e del Surrealismo, e in questa mostra sembrano esserci molti quadri che ne dimostrano la tendenza; lei crede che Picasso sia stato influenzato maggiormente dal Classicismo o dal Surrealismo? «In realtà, la mostra spiega come Picasso passasse indifferentemente da uno stile all'altro, dal Cubismo al Classicismo, dal Surrealismo all’ Astrattismo, senza battere ciglio e con una flessibilità davvero straordinaria. Questo atteggiamento nuovo e rivoluzionario è frutto del soggiorno romano del 1917, quando Picasso vede l'antico fondersi con il contemporaneo nella quotidianità della Città eterna e decide, da allora in poi, di non abbandonare più alcuno stilema. Eccezion fatta che per il Cubismo, di cui è stato il creatore, Picasso non ha mai voluto essere apparentato ad un movimento artistico, nonostante la corte serrata che gli fecero, ad esempio, i Surrealisti. Picasso era "Picasso" e basta». Per quale motivo non è stato esposto Guernica, opera dipinta e commissionata nel 1937? «Come testimoniano indagini recentissime, Guernica è un'opera in condizioni conservative drammatiche, che certamente non può muoversi dalla sua sede al Museo di Arte Contemporanea Reina Sofia di Madrid. Francamente non sarebbe stato comunque opportuno: ci sono opere che non possono e non devono girare il mondo, e Guernica è una di queste. Abbiamo comunque fornito una testimonianza di questo momento straordinario della produzione di Picasso, esponendo una serie di tele e disegni che portarono poi alla realizzazione di Guernica stesso». Picasso - 1917-1937. L'Arlecchino dell'arte Complesso del Vittoriano, Roma Biglietti: euro 10, ridotto euro 7.50 Fino all’8 febbraio 2009 46 ORIZZONTI: da Genova a Pechino passando per Catania COSTUME & SOCIETA’ 58 CAMPIONI: intervista con Mauro Sarmiento 46 Itinerari A spasso per i «caruggi» ECCO IL CUORE PULSANTE DEL CENTRO STORICO DI GENOVA, TRA TESORI NASCOSTI, MILLE DIFFICOLTA' E TANTA VOGLIA DI RISCATTO UNA GUIDA PER I GIOVANI Al la sc op er ta de lle be lle zz e de lla no str a a re gio ne , pe r un a git ek en d co n am ici we un r sc ola sti ca , pe d’a mo re . Gu ide o pe r un a “fu iti na ” de nt i de lle sc uo le d’e cc ez ion e gli stu att ra ve rs o l’u sc ita e ch su pe rio ri lig ur i, Ve nt i” (d ist rib uit a di “L igu ria So tto i su pe rio ri d’I tal ia in olt re 13 00 sc uo le l To ur ing Cl ub e ai so ci gio va ni de pp or tu nit à di l’o Ita lia no ) av ra nn o i di tu tta Ita lia ne eta ric hia ma re i co . Su lle or me de lle ne lla pr op ria ter ra ar d, gli stu de nt i ce leb ri gu ide Ro ut do or igi na le la mo ra cc on ter an no in er en do i loc ali do ve pr op ria cit tà, su gg ca rin i, le mi gli or i an da re , i ne go zi più so luz ion i qu ali tà/ pr ez zo pe r il pe rn ot tam en to , i po sti da vis ita re as so lut am en te e le pr op os te or igi na li lan cia te da lle div er se zo ne . LIG SO URIA I V TTO EN TI G di Paola Rosato, 18 anni Liceo classico “King” - Genova enova, divinità bifronte che lo sguardo rivolge verso il mare e verso i monti. Genova donna sinuosa, nobil dama la cui bellezza regale del volto viene svelata dalla luce del mattino, quando il sorgere del sole ne accompagna il risveglio. Il capoluogo ligure è un cuore che pulsa qui, nel centro storico, grazie al sangue che arriva dai vicoli. Come un'opera d'arte, cela il suo spirito autentico, la sua essenza, dietro a ogni angolo, dietro a ogni finestra, in cima a ogni palazzo. Ecco i «caruggi» genovesi: zone malfamate, spaventose, mal odoranti a detta di molti. E così in pochi vanno a visitare quelle rare bellezze che pian piano il tempo arricchisce, ma allo stesso tempo fa invecchiare e porta via. I palazzi genovesi, come uno scrigno, racchiudono dentro di sé autentici tesori: maestose fontane, scalinate di marmo, giardini rigogliosi, nascondigli segreti, ampi saloni, e ogni stanza accoglie arredi e decori sontuosi, nascosti dietro alle alte finestre che così poco lasciano intravedere dalla strada – a meno che non si lavori di fantasia o non ci si accodi a qualche rara visita guidata. I vicoli sono una magnifica trama di fili in una tela preziosa: dietro a ogni angolo i tuoi occhi si faranno avidi ladri, pronti a rubare a ogni nuova strada una nuova immagine. Giunto in ogni piccola piazza, inaspettatamente, ti parrà di essere in un paese diverso. Ogni qual volta entrerai in un negozietto, ti sembrerà di vivere in un’epoca passata, ogni vicolo che percorrerai avrà un odore caratteristico, ogni viuzza che farai sarà ricca di gente. Nuova gente, che parla altre lingue, che crede in altre religioni, che possiede una cultura diversa, altri usi e costumi, un colore di pelle che magari non è il tuo. Troverai persone che fanno lavori di cui non sapevi neanche l'esistenza, lavoratori che portano avanti una tradizione che qua, tra i «caruggi» genovesi, continua a sopravvivere. Purtroppo molte di queste meraviglie restano nascoste al cittadino stressato o al lavoratore frettoloso: Genova è una città tutta da scoprire, da osservare, non da guardare. Nomi parlanti Il centro storico di Genova è il più grande d'Europa, una sua vasta parte (via Garibaldi, via Cairoli, via Balbi) è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. 47 La ricchezza di questa zona è traccia dell’influenza che la Repubblica marinara possede- UN CAFFÈ SECONDO va nei commerci marittimi: numerose sono inLA RICETTA DI CICCIRINELLA fatti le contaminazioni che ritroviamo nella sua architettura. Innumerevoli stili, chiese ro- Per gli amanti del caffè, in piazza delle Vigne è maniche, palazzi neoclassici, costruzioni tipi- possibile gustare uno dei caffè più buoni di che della cultura mediorientale. Genova e assaggiare “la ricetta di Ciccirinella”, Da Piazza dei Banchi nasce una fitta rete di una crema gustosa ricavata dalla prima parte del vicoli che ospitano ancora oggi i commerci e caffè mischiata con lo zucchero; sì sì, proprio le arti che un tempo diedero nome a queste quella di cui parla De Andrè in Don Raffaè: vie. Via degli Orefici, una delle principali, ampliata nel ‘500, è ancora oggi piena di ele“A che bell’ò cafè ganti gioiellerie. pure in carcere ‘o sanno fa Da non perdersi, al civico 47, il sovraporta co’ à ricetta ch’à Ciccirinella scolpito con l'Adorazione dei Magi, del 1400. compagno di cella Proseguendo si arriva in via dei Macelli di Soci ha dato mammà” ziglia, testimonianza della storia e delle usanze della città medioevale: fino al ‘400 avveniva proprio in questa zona la macellazione pubblica. O ancora piazza Campetto, l'antico campo dei fabbri dov'è incastonato il palazzo Imperiale. Per gli appassionati di De Andrè e non solo, una tra le più importanti del cuore storico di Genova è le dove trovare idee affatto scontate e in grado di sorproprio via del Campo, cui il cantautore dedicò la celeprendere. berrima canzone. Percorrendola è possibile vedere una Meglio i «caruggi», insomma, delle vie blasonate: dai nedelle porte delle mura della città antica: Porta dei Vacca. gozietti con abbigliamento orientale, ai gioielli indiani, Eretta nel XII secolo, è invece la Torre degli Embrici, che all’oggettistica proveniente dall'Africa o da qualsiasi parsvetta, alta e slanciata, tra i palazzi moderni. Ma i portite dell'Oriente, non sarà difficile trovare un pensiero oricati più antichi sono in via di Sottoripa: vennero infatti ginale e a buon mercato. iniziati fra il 1125 e il 1133 a partire dall'attuale via San Per gli appassionati di musica, poi, tantissimi sono i neLorenzo. “Ripa” significa “riva”, cioè l'antico molo artifigozi che vendono vinili originali, spillette, poster e struciale del porto. Questo termine veniva usato per distinmenti. Chi poi ama le lavorazioni artigianali troverà semguere l'approdo principale della regione da quelli minopre tra i vicoli pane per i suoi denti. ri della Riviera ligure. Siete alla ricerca di souvenir? I vicoli sono il luogo idea- A Z Z PIA LLE DE NE VIG IL CENTRO DELLA MOVIDA Il ven erd ì ser a pia zza del le Erb e, che osp ita una del le gel ate rie più buo ne di Gen ova e mo lti loc ali car atte rist ici, è gre mit a e i vic oli circ ost ant i son o inta sat i dal traf fico del la mo vid a gen ove se. Cos ì il cuo re del la citt à div ien e pro prio il cen tro sto rico di Gen ova , con i tipi ci «ca rug gi» , dov e ogn uno è libe ro di sce glie re il loc ale più ada tto alla pro pria per son alit à: dal l'et nic o, a que llo più tipi co sca vat o nel la pie tra, a que llo stil e ann i '70, a que llo più "br itis h"… PIA DE ZZA ER LLE BE "Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi" F. De Andrè (La città vecchia) 48 Itinerari T DECO QUELLA BARBERIA AR via Ca pr ett ar i tes or o lo si tro va in Un pic co lo gr an de . via Sa n Lo re nz o) . (vi co lo pa ra lle lo a l 18 82 da Gi ac alo ne ba rb er ia fo nd ata ne la a co tat pic en lla qu de fre a tta Si tra sp ec ch i - er in ve tro , ot to ne e vo li La bo tte ga - tu tta pe rs on ag gi au to re da to an qu rto po l de ai rin tan to da i ma re al pic co lo loc ale de lla cit tà. rb ier e de cis e di da ba l de tu tti lio fig il 22 Ne l 19 irr inu nc iab ile pe r Ar t dé co : un a tap pa ra ste co ve an a n ios no ez ci pr or a un di an go li e sc ca er ric a all no co lor o ch e so rn ità . gu ra ti, da lla mo de riv olu zio na ti, o sfi Tra passato e presente I «caruggi» genovesi si estendevano anticamente su una superficie molto più vasta di quella attuale, al di là di porta Soprana lungo un grande apparato arterioso, un tempo ancora cuore storico della città, là dove oggi sorgono alti palazzi moderni e si vedono file interminabili di automobili e moto. Quei palazzi antichi sono stati sostituiti da grattacieli moderni, quel fluire di vita armonioso, riposante, è stato rimpiazzato dallo stress e dal frenetico “trantran” della vita cittadina, e i numerosi carretti a mano hanno lasciato posto alle automobili. CAP VIA RET TAR I Il 1932 segnò l'inizio delle demolizioni che dovevano ‘cancellare’, come su un foglio di carta, quei palazzi imponenti, custodi della memoria e dei vicoli. Ed eliminare dalla toponomastica cittadina molti dei nomi che raccontavano la storia di ognuno di loro. Il vento spazzò via le polveri delle demolizioni, e con esse anche lo stile di vita che da secoli animava quelle stradine. PER UN PRANZO TIPICO Se si vuo le man gia re un pia tto tipi co gen ove se, Sot to Rip a, nel la zon a dei por tica ti, è il mig lior e dei pos ti! Si man gia ben e, a pre zzi mo dic i e con una vas ta sce lta. Qui si pos son o trov are loc ali dov e gus tare prim i pia tti del la nos tra trad izio ne, dai pan sot ti al sug o di noc i, alle trof ie al pes to, opp ure pic col i neg ozie tti rive stit i di mai olic he bia nch e in cui ti frig gon o pes ce fres co al mo men to; o anc ora - per chi va di fret ta - un velo ce, ma sem pre gus tos issi mo , pez zo di foc acc ia gen ove se. SO T RIP TO A Sicilia sotto i venti 50 51 SOTTO LE CENERI DELLE NUMEROSE ERUZIONI DELL’ETNA SI STENDE UNA CITTA’ CHE HA TANTO DA RACCONTARE E CHE CONTINUA A FAR PARLARE DI SE’ ATTRAVERSO I GIOVANI CHE NE ANIMANO STRADE E PIAZZE Sembra che proprio a causa della difficoltà di orientarsi nei sotterranei si sia persa un'intera scolaresca: verità o leggenda? CATANIA, FENICE DEL SUD P di Valentina Pudano e Lucia Motta, 16 anni Liceo classico “Rapisardi” - Catania asseggiando tra le bancarelle del mercato di Catania, lo sguardo si perde fra le mille tinte della merce esposta. La musicalità dei richiami dei venditori ci accompagna nel luogo dove è possibile cogliere lo spirito della città, le sue virtù e i suoi vizi. Si incontrano catanesi, ma anche persone provenienti da tutta la provincia etnea, da sempre crocevia di diverse dominazioni. Nel territorio catanese, infatti, come del resto in tutta la Sicilia, si avvicendarono dapprima i Greci, cui si deve il nome della città (katà-Aitnè: “nei pressi dell'Etna”), poi gli Arabi, infine i Normanni. Catania è stata distrutta ben nove volte da eruzioni vulcaniche e terremoti vari, ma è stata capace di "rinascere sempre più bella dalle sue ceneri", come la Fenice, uno dei simboli della città. In particolare, nel 1669, in seguito alla più devastante delle eruzioni, Catania fu ricostruita secondo i canoni del barocco, grazie all'opera dell'architetto Giovan Battista Vaccarini: egli progettò e fece realizzare un centro storico così raffinato da essere riprodotto interamente ad Adelaide, in Australia. Catania tra monumenti, leggende e tradizioni Un luogo che vale la pena visitare, testimonianza della dominazione normanna, è il Castello Ursino, voluto da Federico II quale simbolo del potere imperiale. A lungo si è dibattuto sull’origine del nome: in un primo momento si riteneva, infatti, che esso derivasse dai Giganti Ursini, mi- steriosi soldati saraceni forti e impavidi, che furono posti come guardiani della città. In realtà è preferibile ricondurre il nome all'espressione latina Castrum sinus ovvero “Castello della spiaggia”: il castello era, infatti, situato su un promontorio a picco sul mare e a seguito di una delle tante eruzioni, fu la spiaggia a essere ricoperta dalla lava, mentre esso restò miracolosamente intatto. Altro luogo degno di nota è Piazza Stesicoro, in cui è possibile respirare un’atmosfera di mistero. Qui si trovano i resti di un anfiteatro romano che giace per lo più sotto la lava: per questo motivo è possibile visitare solo una parte del perimetro esterno, in particolare il primo e secondo ordine; tutto il resto si articola sotto il centro storico attraverso una serie di gallerie. Sembra che proprio a causa della difficoltà di orientarsi nei sotterranei si sia persa un'intera scolaresca: verità o leggenda? A proposito di leggende, vale la pena ricordare uno dei simboli più famosi di Catania, l'elefante, chiamato in dialetto liotru. Il termine deriva, secondo il mito, dalla deformazione popolare del nome Eliodoro, mago semi-leggendario vissuto a Catania intorno all'VIII secolo. Si narra che Eliodoro aspirasse a diventare vescovo della città, forte della sua saggezza, dei suoi poteri e della grande cultura. Fu, quindi, candidato alla carica, che fu però affidata a Leone II, suo acerrimo nemico. Da quel momento in poi il mago cominciò a tormentare i concittadini, al fine di distrarli dalle funzioni religiose, con fastidiosi incantesimi e divertendosi a cavalcare il suo elefante di pietra lavica. Al di là della leggenda, l'esistenza di elefanti nella zona di Catania è confermata dal ritrovamento di alcuni esemplari; in passato il grosso foro della proboscide è stato scambiato per un occhio: ciò ha probabilmente dato origine ai miti sui Ciclopi. Diamo ora uno sguardo al calendario: il cinque febbraio è il giorno in cui si festeggia la patrona Sant'Agata, ed è il momento più importante della vita religiosa catanese. Durante le celebrazioni i cittadini sfilano lungo le vie principali, seguendo il simulacro e partecipando con fervore alle funzioni. Alcuni mettono in correlazione la figura di Sant'Agata e l'antico culto alla dea egizia Iside: il fercolo su cui viene trasportato il simulacro può, infatti, ricordare l’imbarcazione utilizzata dalla dea durante la ricerca dell'amato Osiride. Del resto, un collegamento certo con la civiltà egizia è l’obelisco posto sulla schiena dell’elefante a Piazza del Duomo, che fu fatto venire proprio dall’Egitto probabilmente all’epoca delle Crociate. La Catania... sonnambula e gourmet Diamo ora uno sguardo alla Catania di oggi: è una città piena di vita, soprattutto la notte. Nelle zone attorno all’interminabile via Etnea, al corso Italia e più in generale in tutto il centro storico si riversano ogni fine settimana moltissimi giovani. I punti di incontro sono i tanti pub, le discoteche, ma è possibile scovare anche qualcosa di più caratteristico: in particolare le Putie, trattorie tipiche in cui è possibile gustare la famosa pasta alla Norma, uno squisito primo piatto a base di melanzane fritte e ricotta salata, che prende il nome dalla celebre opera del compositore catanese Vincenzo Bellini. Da non perdere sono anche le Stigghiole, un secondo piatto di cui esistono varie versioni: la più comune viene preparata con carne di vitello arrotolata intorno ad un porro. Allontanandoci dal centro, possiamo dirigerci verso la scogliera: qui si trovano numerosi bar, ristoranti e i tradizionali carrozzoni dei paninari, furgoni ambulanti di panini e bibite, pronti a soddisfare i desideri degli avventori. LA FESTA DI S. AGATA Il 5 febbraio è la data in cui si festeggia la patrona di Catania, ovvero S. Agata, e in particolare si celebra il suo martirio. Prima di questa data, per tutto il mese di gennaio, pullulano le iniziative religiose nelle varie chiese della città . Durante il pomeriggio del 5 il fercolo esce dalla chiesa di piazza del Duomo, dove una folla di fedeli aspetta impaziente: alla vista della Santa i cittadini agitano fazzoletti bianchi in segno di gioia e nelle strada risuona chiaramente: “ Citatini... Citatini... Evviva S. Aita". La statua procede poi sotto le luminarie della via Etnea; durante il percorso si possono ammirare bei fuochi d’ artificio. La strada è a volte faticosa, come “ a' 'nchianata di Sangiuliano” , una salita in cui si sfidano due ali di fedeli che portano in mano dei ceri. C’ è anche un momento di preghiera e di riflessione dei fedeli prima di riportare la santa nella cattedrale. Nell’ ultima parte del percorso il fercolo è portato a folle corsa verso piazza Duomo, mentre i fedeli entrano nella Cattedrale. E’ in questo momento che è possibile udire grida quasi disperate di chi non vuole separarsi dalla santa. Fanatismo, stanchezza o tradizione? In ogni caso uno spettacolo unico, che si ripete ogni anno e cui vale la pena assistere almeno una volta. 52 Mondovisione 53 reste ignorato Notizie che av 1/ GERMANIA 3/ CINA Diritto di morire? Come già successo in Italia, anche la Germania si trova costretta a riflettere su temi come eutanasia e testamento biologico grazie ad un procedimento giudiziario. Alla sbarra il professor S. (nome omesso per privacy), primario del Centro neurologico di riabilitazione di Magdeburgo, accusato di non aver impedito al fratello di un suo paziente di staccare la spina al malato. 26 anni, inglese, paralizzato da un incidente d'auto e in coma irreversibile da mesi, il paziente è stato dunque aiutato a morire dal suo familiare. Ma, accusano i giudici, con la complicità evidente del primario dell'ospedale. Die Zeit (Germania) nota che “siamo di fronte ad un processo celebrato in un vuoto legislativo che finora il Parlamento non ha colmato”. Il giornale fa notare poi che “non bastano le categorie giuridiche per spiegare quello che succede negli ospedali tedeschi”. Se il fatto vi ricorda qualcosa, è perfettamente normale: da Terri Schiavo negli Stati Uniti fino a Eluana Englaro, solo pochissimi Paesi hanno regolamentato la cosiddetta “buona morte”, o almeno definito il concetto di “accanimento terapeutico”. Nella tristezza della vicenda, possiamo notare che l'Italia non è il solo Paese a non avere il coraggio di legiferare su eutanasia e testamento biologico. Il mondo ci fa compagnia. 2/ THAILANDIA Povero fiume Si aggiunge un altro capitolo all'eterna lotta fra industria e natura, fra sviluppo rapido e sviluppo sostenibile. Secondo Ips (Thailandia), sono tempi duri per i pescatori di pangasio (economico surrogato del merluzzo servito in molte mense scolastiche italiane) e per tutta l'Indocina: la principale arteria acquatica della regione, il Mekong, sulle cui rive vivono circa sessanta milioni di persone, sta morendo. Causa principale, lo sfruttamento indiscriminato delle acque da parte della Cina, che ospita le sorgenti del corso d'acqua: le dighe costruite dal governo di Pechino, infatti, oltre a trattenere i sedimenti che nutrirebbero il terreno (costringendo gli agricoltori all'uso di fertilizzanti chimici molto inquinanti), impediscono la migrazione del prezioso pesce, rendendone sempre più difficile la pesca. Ancora una volta, dunque, si ripropone il conflitto tra chi vive dei prodotti della natura e chi, invece, reclama sviluppo industriale e consumo generalizzato, ruolo questo in cui la Cina sembra trovarsi sempre più a proprio agio. La Commissione per il Mekong (che riunisce Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam, i Paesi del corso inferiore), lancia dunque l'allarme per pesca e agricoltura, facendo appello al buon cuore della Cina per un utilizzo responsabile degli invasi idroelettrici, pena la crisi irreversibile dell’ecosistema fluviale e la scomparsa dei mezzi di sostentamento per moltissimi abitanti della regione. Finora, però, senza risultati. Taxi driver Se negli occhi avete ancora le scene romantiche de Il tassinaro con Alberto Sordi, non capirete questa notizia. Il settimanale Xinmin Zhoukan (Cina) racconta dello sciopero dei tassisti di Chongqing, ottomila disperati che, a fronte di orari di lavoro massacranti, guadagnano non più di mille yuan (cento euro) al mese, mentre il 90% dei loro incassi finisce nelle mani delle compagnie padrone delle licenze. In Cina e nel mondo questo è un problema senza tempo, che già qualche anno fa provocò un’ondata di proteste sempre a partire dalla stessa città. Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Non proprio: questa volta, più che la protesta, stupisce la reazione del governo, che anziché usare il pugno di ferro come sua consuetudine, ha accolto una delegazione di manifestanti, ascoltandone le ragioni e concordando con le sigle sindacali alcuni significativi miglioramenti delle condizioni di vita dei tassisti, da percentuali più basse da versare alle compagnie fino a orari più decenti. È la prima volta che il governo cinese scende a patti con un sindacato in lotta, invece di arrestarne i promotori e ignorarne le istanze come sua abitudine. Che sia giunto anche per il Celeste Impero il tempo dei diritti sul lavoro? Nuova era per la Cina, forse. Giornalista wanted 4/ FRANCIA Vittorio de Filippis, giornalista del quotidiano francese Libération, all'alba del 28 novembre è stato arrestato. Prelevato a casa dalla polizia davanti ai figli, ammanettato per oltre un'ora ad una panca, trasferito in manette al tribunale, chiuso in cella per ore, spogliato e perquisito due volte, è stato poi interrogato dal giudice che lo aveva convocato. Il motivo? Il commento di un lettore sul sito del giornale, che il fondatore di un provider internet aveva trovato diffamatorio nel 2006, quando de Filippis era direttore pro tempore del giornale. Unanime in tutto il Paese la condanna nei confronti dell’operato delle forze dell’ordine da parte del mondo giornalistico e politico, mentre a pieni polmoni si magnifica la figura del malcapitato giornalista. Perfino il Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy – per quanto nemico giurato del giornale – si è schierato nettamente in favore di de Filippis, annunciando provvedimenti volti a impedire che in futuro possa ripetersi una situazione di questo genere. Tra le misure in agenda, la prossima depenalizzazione del reato di calunnia e una riforma della procedura penale in senso più “garantista”. Il tutto mentre in Italia, invece, si approntano bavagli per la libera informazione sotto forma di punizioni severissime per chi pubblica materiale “caldo” come le intercettazioni telefoniche. Almeno in Europa la libera informazione è tenuta in considerazione. 54 UNA GIORNATA Reportage A PECHINO MERCATI COLORATI, FORTI ODORI DI SPEZIE, EDIFICI DI CULTO MAESTOSI: ECCO IN QUESTE PAGINE UN PICCOLO ASSAGGIO DI CIO’ CHE POTREBBE CAPITARVI DAVANTI AGLI OCCHI UNA VOLTA GIUNTI ALLE PORTE DELLA CITTA’ PROIBITA click click click di Cristina Colopardi, 18 anni Liceo “Seneca” - Roma C he cosa ti viene in mente quando senti parlare di Cina? A questa domanda, molti risponderebbero: «Terra dei dragoni, di miti e di leggende affascinanti»; altri direbbero, invece: “Un grande paese, in continuo sviluppo economico”. Senza alcuna presunzione di completezza di informazioni, ma essendo appena rientrata – grazie a una borsa di studio vinta a scuola – da Pechino, potrei replicare che la Cina non è molto diversa da come è rappresentata nell’immaginario comune, ma che, d’altro canto, offre innumerevoli aspetti che tanti di noi ignorano. Il mio tentativo è quello di potervi fare da Cicerone in una sorta di viaggio ideale a Pechino, descrivendovi le bellezze della città e le sue caratteristiche, con la speranza di far nascere in voi il desiderio di andarci, un giorno. T UTT I IN BICI! 55 Ora, immaginate di essere in una delle tante vie della città, circondati da cartelloni colorati, indicazioni dalle scritte incomprensibili, da grattacieli avveneristici e altissimi, che quasi fanno invidia a Manhattan: la cosa che sicuramente vi risulterà più strana è che, accanto a questi grattacieli, è possibile vedere pagode o altri edifici più antichi. C’è da dire che l’accostamento di stili così diversi non stona affatto. Ma adesso mettiamoci in cammino, dovremmo raggiungere il centro fra non molto. Date un’occhiata per le strade, nel frattempo. Avete visto quanta gente? E quante biciclette! Persino la nettezza urbana è su due ruote; come potete vedere, qui la maggior parte delle persone viaggia in bicicletta, e quasi tutti portano con sè carichi pesantissimi e ingombranti senza farsi troppi problemi: i pechinesi sono infaticabili. Comunque, se lo desiderate, possiamo fermarci un attimo in qualche negozietto tipico, o attraversare uno dei tanti mercati rionali. Ci sono moltissimi oggetti caratteristici (raramente ne troverete per le vie commerciali del centro, affollate invece dei classici “Made in China” che arrivano anche in Italia): vi risulterà davvero molto difficile decidere cosa acquistare. COM E IN U N SU K Per voi, cari amanti dello shopping dalle mani bucate, Pechino è il paradiso: i prezzi sono bassissimi e, inoltre, il cambio di valuta è molto vantaggioso. Ma non pensate di cavarvela così: non illudetevi di trovare prezzi già stabiliti, nei negozi e nei mercati pechinesi si tratta come in un Suk arabo. Dato che siete in vacanza, prendetevi un attimo di tempo in più per poter contrattare, magari dialogando a gesti o in inglese. Le risposte che riceverete forse saranno un po’ stentate ma, come si suol dire, con la volontà si possono smuovere persino le montagne, e di volontà i cinesi ne hanno da vendere: soprattutto, sanno essere estremamente spiritosi e divertenti, al punto da riuscire ad abbattere gli ostacoli di lingue e culture diverse. Ma queste non sono le uniche qualità dei cinesi: sono grandi e instancabili lavoratori, e davvero molto ospitali; da nessuna parte, credetemi, sarete accolti con la stessa cortesia. Se però doveste accorgervi di essere indicati per strada, di essere osservati, o se vi chiedessero di potervi scattare una foto, non spaventatevi: la loro è pura e semplice curiosità, dato che per un cinese è abbastanza singolare veder passeggiare degli europei, specialmente se italiani, per le vie pechinesi. ORA C I V UOLE UN B RE AK ... AL GE LSO M IN O Ma guardate: è quasi l’una del pomeriggio, è ora di pranzo! I ristoranti italiani qui non mancano, però, se posso dare un consiglio, non comportatevi da classici provinciali alla disperata ricerca di un piatto di pasta. Indirizzatevi piuttosto verso un ristorante tipico: eccone uno, entriamo. Credo apprezzerete molto la cucina tradizionale pechinese, al punto che quando tornerete in Italia non avrete più alcuna intenzione di sedervi in un un ristorante cinese (ahimé, è raro trovarne di veramente fedeli alla gastronomia della madrepatria!). Noi italiani siamo abituati a una dieta un po’ più leggera, ma lo assicuro, vi sarà difficile lasciare anche una singola briciola nel piatto. Se poi amate la cucina speziata, allora un altro posto non potrebbe essere più indicato: salse sfiziose, carne piccante e fritta, ravioli di ogni tipo e verdure croccanti, il tutto accompagnato da una ciotola di riso bianco (che per loro ha la stessa funzione del nostro pane) e “annaffiato” da the verde o al gelsomino, preferiti persino all’acqua. click click 56 Reportage dalla Scuola Holden Reportage click click click T RA B UD DHA E PAGODE Ora che ci siamo rifocillati, proseguiamo la nostra visita; Pechino è famosa per i tanti templi, soprattutto buddisti, e quello che si trova a pochi passi da noi, il “Tempio dei Lama”, è tra i più interessanti. Oltre a essere molto esteso e di straordinaria bellezza, ospita nella sala delle “Diecimila Felicità” (Wangfu Ge) il Buddha Maitreya più alto del mondo: ben 26 metri! Ma non voglio dilungarmi, entriamo, e mi raccomando, dimostrate rispetto per i fedeli parlando a voce bassa, poiché sono in tanti a giungere qui per pregare. Come potrete notare, il tempio è costituito da diversi ingressi, uno di seguito all’altro, all’interno dei quali troveremo a ripetizione gli stessi elementi, proprio come in una scatola cinese. Curioso, vero? Ora osservate i colori brillanti degli edifici, i tetti a pagoda colpiti dai raggi del sole e le maestose statue di Buddha; beatevi della profonda pace che infonde questo luogo. Ma purtroppo è già ora di andare: siamo diretti a piazza Tian-an-men, dove valicheremo l’ingresso della Città Proibita. ALL A C OR T E DE L L’ I M P ER AT OR E ck cli Eccoci arrivati, siamo alla piazza principale della metropoli. Anche se non sembra, c’è ancora un po’ da camminare; la piazza è talmente grande e immensa che si impiegano diversi minuti per poterla attraversare completamente. Laggiù in fondo si trova la Porta della Pace Celeste, l’ingresso alla città dell’imperatore, che contiene, pensate, più di 9000 stanze: onestamente si fa fatica a immaginarle tutte! Comunque, siamo finalmente arrivati alla tappa conclusiva del nostro splendido percorso. Come potete vedere, anche qui si ripete il “gioco delle scatole cinesi” che abbiamo trovato nel tempio lamaista, con la piccola differenza che qui tutto è in proporzioni gigantesche, ciclopiche. Trovarsi qui per la prima volta ad ammirare i luoghi dove il Figlio del Cielo, l’imperatore, soleva passeggiare seguito dalla sua corte fedele, è un’emozione indescrivibile. Sembra che i palazzi e le porte si susseguano all’infinito, ma ahimè, la nostra visita è quasi terminata. Ecco, ora ci troviamo nel giardino imperiale: potete osservare un’autentica meraviglia della natura, due cipressi che si sono intrecciati spontaneamente, intersecandosi alla perfezione. L’ultimo imperatore si fece fotografare con la moglie di fronte a questi due alberi, come simbolo della loro unione. Purtroppo, il nostro viaggio finisce qui, ma spero che per voi lettori questo non sia stato che l’inizio. E così come i due cipressi del giardino imperiale rappresentano l’unione di due persone, mi auguro che quanto ho scritto possa contribuire a nutrire e saldare sempre più il filo che lega la Cina e l’Italia, entrambi paesi eredi di grandi culture e splendide tradizioni. click S 57 NIMBO E I SUOI COMPAGNI GLI ANNI DI PIOMBO VISTI DA TRE GIOVANISSIMI NELLA PALERMO DEGLI ANNI ’70, TRA ATTI VANDALICI E BRIGATE ROSSE scuola erano stati compiuti una serie di atti vandalici riono passati trent’anni dal 1978, anno di grandi vendicati ogni volta dalla stella a cinque punte. Ma l’icambiamenti per l’Italia: anno delle Brigate Rosse dea non è quella di raccontare una storia che poteva ace del sequestro Moro. Un libro, scritto da Giorgio cadere, quanto di costruire un legame tra due elementi. Vasta, docente “storico” della Scuola Holden, racconta Da un lato c’è il tempo storico, il 1978, che è un anno di quel periodo da una prospettiva insolita: quella di tre racatastrofi e cambiamenti radicali. Dall’altro, gli 11 anni gazzini in una Palermo preistorica e selvaggia. sono un po’ l’equivalente del 1978. A 11 anni cambia tutDi che cosa tratta Il tempo materiale? to: il corpo, la voce, cambia anche il modo di percepire «Racconta la storia, ambientata nel 1978, di tre ragazziil mondo intorno. Mi piaceva l’idea che dei personaggi ni di 11 anni che frequentano la prima media. Uno in parin questo stato di attivazione fisica vivessero all’interno ticolare, Nimbo, è inquieto e piuttosto critico nei condi un mondo ugualmente attivato e parossistico». fronti di tutto quello che gli succede intorno, suggestioCos’è cambiato nel rapporto che i giovani hanno oggi nato dalle notizie che gli arrivano da Roma relative alle con la politica e con gli ideali? Brigate Rosse e alla lotta armata. Insieme ai suoi due «La mia sensazione è che il cambiamento sia stato netcompagni di scuola si ritrova, senza rendersene nemmeto e terribile. Se il 1978 era caratterizzato da una fame no conto, a costituire una cellula terroristica. Siamo a di storia, da un desiderio di partecipazione, oggi l’imPalermo, quindi in un luogo defilato rispetto alla vicenpressione è che, pur con alcune eccezioni (ad esempio il da dei cosiddetti “Anni di Piombo”, quando le città fonfenomeno legato all’Onda è interessante), le generaziodamentali erano Roma, Milano e Torino, ma Nimbo e i ni di questi ultimi decenni siano orfane della Storia. L’isuoi compagni sfruttano questa periferia geografica per dea di essere soggetti politici, soggetti critici è diventaportare avanti una serie di imitazioni in piccolo delle Brita anacronistica, fuori moda. E’ come se in trent’anni si gate Rosse. fosse descritta la traiettoria di un fallimento, Iniziano con atti vandalici all’interno della loro del quale sarebbe ingiusto pensarsi vittiscuola, ma ad un certo punto vanno molLe proposte me, perché si è tutti ugualmente comto oltre quello che avevano inizialdella Scuola Holden plici». mente immaginato e il romanzo prosegue con una progressione Il Noir di fatti che li mettono sempre Un corso dedicato a chi ama scrivere…col brivido. più in contatto con il dolore Un viaggio nel genere noir, alla scoperta dei trucchi e con la morte». del mestiere, guidati da Alessandro Perissinotto. Come mai ha scelto di racDurata: 6 ore, giovedì 19-21, 5-12-19 febbraio 2009 contare la storia dal punto di vista di ragazzi così picL’ adattamento coli? Perché un grande romanzo diventa un brutto film? E perché «Non volevo giocare sulla da un semplice racconto può uscire un capolavoro? verosimiglianza, anche se, Un corso che insegna a trasportare sul grande schermo quando avevo già finito di una storia nata per la pagina, approdando scrivere il libro, mi è stato sedove la parola, da sola, non può arrivare. “ Il tempo mat gnalato un fatto di cronaca del eriale” Durata: 6 ore, mercoledì 19-21, 4-11-18 febbraio 2009 Giorgio Vasta , Minimum fa 1980 che era avvenuto in un picx, 2008 colo paese della Sicilia, dove in una www.scuolaholden.it SPECIALE LETTORI DI ZAI.NET - In palio 3 borse di studio per i nuovi corsi della Scuola Holden. Per concorrere inviate recensioni, racconti, sceneggiature, pagine di diario a: [email protected] 58 Campioni 59 che valgono una MEDAGLIA QUATTRO CHIACCHIERE CON MAURO SARMIENTO, PRIMO ITALIANO A VINCERE UN ARGENTO OLIMPICO NEL TAEKWONDO N di Giovanni Moreno, 18 anni Liceo classico “Calasanzio” - Carcare (Sv) on tutti gli sport, si sa, godono della stessa popolarità. Tanto più in Italia, dove è il calcio a farla da padrone incontrastato, tra stadi stracolmi, abbonamenti alle pay tv a tutto spiano, sponsor ed esclusive milionarie. Atleti che spesso diventano più celebri per quel che combinano fuori dal campo – immancabilmente immortalato dai servizi fotografici di questo o quel settimanale patinato – che per le loro imprese sportive. Accanto alle zone poste sotto i giganti riflettori mediatici, ci sono invece numerosi coni d'ombra. Sportivi nip (per l'appunto contrario di vip), infaticabili nei loro allenamenti, inguaribili passionari alla ricerca del risultato competitivo prima del posto al sole. Di loro i settimanali patinati non si interessano. Non fanno party esclusivi a bordo di yacht da mille e una notte né sono ospiti speciali delle discoteche. Ma tutti ci ricordiamo di loro quando vincono alle Olimpiadi, il tradizionale agone sportivo dove “gli ultimi saranno i primi”. L'occasione è costituita dalle scorse Olimpiadi di Pechino e lo sport in questione è il taekwondo, ovvero «combattimento con le gambe», così chiamato dal sistema adottato da un ordine di monaci buddisti guerrieri istituito nel VI secolo. L'impresa storica, invece, è stata portata a termine da Mauro Sarmiento, giovane azzurro argento a Pechino, che ha portato in patria la prima medaglia olimpica in questa disciplina. Per quale motivo hai deciso di apprendere il taekwondo, arte così poco diffusa nella nostra penisola e sconosciuta ai più? «Diciamo che la mia scelta è stata casuale e inconsueta, data la mia iniziale ripugnanza per le discipline di combattimento. Accadde parecchi anni fa, quando mio padre, amante dello sport, mi portò nella palestra dove si allenavano i figli di un suo amico e, con il passare del tempo, rimasi affascinato da questa disciplina, soprattutto per i calci volanti. Ho iniziato partecipando alle mie prime gare regionali, interregionali e italiane fino ad arrivare alle Olimpiadi». In quale modo la pratica di questo sport è collegabile alla tua carriera militare nell’esercito? «Essendo il taekwondo uno sport minore, non era possibile prendere uno stipendio simile a quello di un calciatore, per esempio. Entrati quindi in una squadra sportiva, era necessario praticare un altro mestiere ed io scelsi la carriera militare. La motivazione è semplice. Fin da quand’ero ragazzino mi è sempre piaciuta la divisa, poi, essendo cresciuto con un vigile urbano come padre, sono sempre stato portato a provare una sorta di ammirazione per le forze dell’ordine. Il taekwondo in parte mi è servito nella carriera militare, per quanto riguarda la disciplina, ma le due scelte non hanno un così forte legame». Dopo la medaglia d’argento alle pas- sate Olimpiadi di Pechino 2008, tutti i tuoi connazionali ti hanno descritto come una bandiera che ha portato il taekwondo italiano a livello mondiale. Sei d’accordo con queste osservazioni? «Sì, sono d’accordo. La mia medaglia olimpica ha realmente portato il taekwondo italiano, praticato da una sessantina d’anni nella nostra penisola, a livello mondiale. In Europa siamo sempre riusciti a vincere qualche medaglia, ma mancava la più importante che è quella delle olimpiadi». Cosa hai provato dopo aver compiuto l’enorme impresa di arrivare in finale, mancando però per un soffio la medaglia d’oro contro l’iraniano Hadi Saei? «Le emozioni sono sicuramente indescrivibili, tanto che sono riuscito a capire quello che in realtà avevo fatto addirittura dopo una settimana buona. Senza dubbio l’amaro in bocca un po’ resta, perché durante la finale ero riuscito a portarmi in vantaggio 4 a 1 con grande abilità contro Hadi Venendo poi Saei, ma poi lui, da una realtà difficile essendo una come quella della vecchia volpe ed un grandissiprovincia di Napoli, mo atleta è riquesta vittoria uscito a risalire significa ancora di più e a raggiungere per me e la vittoria». Che cosa ha sila mia famiglia gnificato per te e per la tua famiglia il raggiungimento di questo importante obbiettivo a Pechino 2008? «Ha significato tantissimo, sia per me che per la mia famiglia. Venendo poi da una piccola e difficile realtà quale quella di Casoria, il mio paese natale in provincia di Napoli, per i miei genitori la vittoria della medaglia d’argento ha rappresentato una soddisfazione e una gioia im- mensa, la stessa che ogni genitore vorrebbe provare per i propri figli». Quali soluzioni proporresti per far conoscere maggiormente il taekwondo agli italiani, e perché la gente dovrebbe avvicinarsi a questa disciplina? «Rispondo con una battuta: basta osservare Zlatan Ibrahimovic, in passato praticante del taekwondo. Quando, durante i match calcistici, si esibisce in quei calci volanti, inventando assist straordinari e riuscendo anche a segnare reti spettacolari. A mio parere, è opportuno avvicinarsi al taekwondo innanzi tutto perché aiuta a formare un carattere forte e a socializzare con le altre persone, dato il totale rispetto che esiste tra atleta e atleta sia dopo una sconfitta che dopo una vittoria». Ci sono già nuovi progetti nella vita di Mauro Sarmiento? «Per ora intendo proseguire la mia carriera sportiva, perché la vittoria della medaglia d’argento ha per me rappresentato l’inizio di una, si spera, lunga carriera. Cercherò comunque di raggiungere l’oro nelle prossime Olimpiadi ma la strada è tanta e le gare per poter partecipare alle qualifiche ancora molte». 60 Giovani e diritti 61 AUTOBUS LOW COST CON LA FINANZIARIA DEL 2009 LA REGIONE LAZIO HA RESO IL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE GRATUITO PER I GIOVANI CON REDDITI FAMILIA RI BA UN PRIMO PASSO PER AUMENTAR E IL NUMERO DI COLORO CHE USA SSI. NO I MEZZI PUBBLICI, CON VANTAG GI PER TASCHE, TRAFFICO, SICUREZZA E AMBIENTE L di Caterina Mascolo, 19 anni Roma a finanziaria 2009 varata dalla Regione Lazio non sarà percepita dai giovani solo come un voluminoso contenitore di articoli. Molti di questi, infatti, come il Fondo di solidarietà per i mutui o il Fondo regionale integrativo per il diritto allo studio scolastico, incideranno direttamente sulla quotidianità di molti ragazzi. Una delle misure più importanti deliberata dal Consiglio si concretizza nell’articolo 18: qui si menziona la creazione di un Fondo per l’esenzione dei giovani dai costi del trasporto pubblico locale e regionale. Verranno assicurati a tal proposito 36 milioni di euro nel triennio 2009-2011 per consentire l’esenzione dal pagamento a tutti i ragazzi al di sotto dei 25 anni di età con un reddito ISEE annuo fino a 20mila euro. Una manovra utile, tesa a favorire la mobilità pubblica: ecologica, funzionale, gratuita. Passi come questo sono fondamentali per avvicinare i ragazzi a modalità di trasporto come autobus, treni, metro e tram, molto più economiche di mezzi privati che presentano spese aggiuntive quali bollo, assicurazione e benzina. Gli under 26 possono ad ogni modo usufruire di una tariffa agevolata sull’abbonamento mensile per l’intera rete: il costo non è dei più onerosi, 18 euro, meno di un caffè al giorno. Per chi deve spostarsi dalla provincia di Roma, ad esempio per frequentare l’Università, la tessera annuale viene 280 euro e comprende quindi l’utilizzo congiunto di tali mezzi. La circolare, invece, spesso necessaria per raggiungere le stazioni, non è compresa nella tariffa. Se dunque tutti i ragazzi, indipendentemente dal reddito familiare, godono di agevolazioni, i meno abbienti, a partire dal 31 marzo 2009, viaggeranno in ma- niera gratuita. Il capogruppo regionale del Pd Giuseppe Parroncini ha definito la misura “reale e concreta”, in quanto moltissimi giovani ogni giorno si recano nella propria scuola oppure al lavoro con i mezzi pubblici. Il rapporto tra i giovani e questi ultimi, nonostante ciò, non è tra i più idilliaci. Da un breve sondaggio (amatoriale e di certo non scientifico), la maggioranza lamentava la tanta pazienza necessaria per aspettare tram e autobus, l’eccessiva calca nella metropolitana, la lentezza con la quale si viaggia, specie nel traffico. Altro problema non banale è l’orario di chiusura della metro: fino allo scorso anno i cancelli venivano sbarrati alle ore 21,00. In una metropoli come Roma, dove la vita notturna è vivace e il calendario delle manifestazioni è sempre ben nutrito, fermare le corse così presto equivaleva ad obbligare cittadini e turisti a spostarsi con mezzi privati. Dal 18 gennaio 2008 la situazione è sensibilmente migliorata: la linea B il venerdì e il sabato effettua l’ultima corsa alle ore 1,30; la linea A, invece, si arresta alle 23,30. Garantire la mobilità anche negli orari notturni è necessario per attirare i ragazzi: se le varie zone della città, con l’ausilio delle linee di superficie, fossero strettamente collegate i più rinuncerebbero al rapido (ma ben più insidioso) motorino. Allo stesso modo pensare ad un collegamento diretto di mezzi pubblici con le discoteche potrebbe evitare molti incidenti. La provincia di Lecce ha avviato un quadro di iniziative sulla sicurezza tra cui proprio “Disco in Bus”, progetto ideato da un gruppo di ragazzi salentini. Ogni sabato e domenica dello scorso agosto erano disponibili sei linee speciali di autobus che accompagnavano i ragazzi, in tutta sicurezza, a prezzi molto vantaggiosi: 3 o 5 euro a seconda della lunghezza del tragitto. Chi avesse poi optato per il servizio di prevendita per acquista- re il biglietto d’ingresso della discoteca avrebbe addirittura sfruttato gratuitamente il tragitto in autobus. Altra iniziativa interessante è quella dello Zero - fare, ovvero dei mezzi di trasporto pubblico finanziati con modalità diverse dall’acquisto del biglietto del passeggero. Chi li sovvenziona? In genere amministrazioni nazionali o locali, tramite tassazione o sponsorship da parte di aziende. Proposte di questo genere, che si inseriscono dunque nel solco di una strategia comune, sono di estrema utilità per andare incontro a diverse istanze. I ragazzi cercano rapidità e costi moderati, gli organismi statali sicurezza ed efficienza. Beneficio visibile e gradito sarebbe poi il decongestionamento delle arterie principali, ma anche delle strade più marginali. Con il potenziamento dei mezzi, e la riduzione della spesa per i ragazzi, si incrementa la fruibilità dei mezzi pubblici con la conseguente diminuzione di automobili, motorini, scooter. Perno di un altro discorso nodale è il collegamento, spesso non ottimale, dei mezzi con i principali luoghi aggregativi e di formazione: le Università. Sareb- be auspicabile che le maggiori sedi fossero dotate di una fermata Metro, così da consentire un più facile raggiungimento. Allo stesso modo, anche se sono consapevole dell’oggettiva difficoltà del progetto, sarebbe un passo decisivo quello di allargare la fascia dei giovani autorizzati a viaggiare gratis. I 12.000.000 euro stanziati complessivamente dalla Regione per agevolare i ragazzi (con reddito familiare molto esiguo) costituiscono un primo tassello ottimo per promuovere una maggiore partecipazione giovanile dei mezzi pubblici. Veicoli che impiegano meno energia, riducono l’ inquinamento, abbattono i costi e sono così radicati nell’immaginario collettivo da ispirare poesie, libri e lungometraggi (da Fermata d’autobus con Marylin Monroe al più recente Notturno bus). Spingere i ragazzi verso questa modalità di spostamento, eclettica e differenziata, è una risposta concreta sia nei confronti dei giovani sia dell’ambiente: una risposta al futuro, dunque. I mezzi nel mondo Budapest supera la prova: più del 60% dei giovani utilizza mezzi pubblici per spostarsi. Sorprendente bocciatura per l’Inghilterra, dove nonostante la grande capillarità della metro solo un quinto dei ragazzi la preferisce a mezzi privati. La palma della bellezza a Stoccolma: 150 artisti hanno reso ogni stazione un’opera d’arte. 62 Risultati Test Punteggio: Extreme Makeover! (pag. 28) per ogni risposta A: Da 1 a 6 punti: Oroscopo a cura di Cassandra Ariete 1 punto - per ogni risposta B: 2 punti - per ogni risposta C: 3 punti Belli dentro Da 7 a 12 punti: Contemporaneo Da 13 a 18 punti: Ok, due sono le cose: o siete veramente soddisfatti del vostro aspetto fisico o siete talmente “belli dentro” che non ritenete necessario dare nemmeno una sistematina a quella specie di tentacoli che vi spuntano dalla schiena. Oppure, forse, siete di quelli che pensano che non sia per forza necessario assomigliare a delle veline sculettanti... diciamo che siamo in sintonia, ma non si può nemmeno condannare chi la pensa diversamente da noi, no? Magari non è il caso di farne una malattia - la ricerca della perfezione non dà mai tregua - ma, se può dare sicurezza e contribuire al benessere mentale, perché non farsi limare via quella gobbetta sul naso che proprio non c'è mai piaciuta e a causa della quale ci siamo sempre sentiti a disagio (per non parlare delle battute deficienti dei compagni di classe)? In fin dei conti, su qualche piccola cosa si può essere indulgenti senza scadere nel ridicolo, no? Sei tu la Ventura, ti abbiamo scoperta/o! Le risposte non danno adito a dubbi. Ma non sei un po' troppo avanti con gli anni per fare ancora i test di Zai.net? Ok, le provi tutte per autoconvincerti, ma il tempo passa per tutti – è una realtà che devi accettare. O forse sei Silvio? Pure tu, invece di trapiantarti manti erbosi sulla testa e tirarti la pelle dietro il collo, pensa a fare qualcosa di concreto per noi giovani e per tutto il resto, se davvero ne sei capace! Simona Toro 21/03 -20/04 Affari di cuore Qualche pianeta vi è opposto, ma non datevi per vinti. In coppia siate più complici del partner; i single non disdegnino le occasioni di caccia ghiotte. Amicizia & famiglia A scuola periodo tranquillo, qualche interrogazione solo verso l’ultima decade di febbraio. State trascurando gli affetti familiari, cercate di essere più presenti. Consiglio “La mia Africa” di Karen Blixen. 21/04 - 21/05 Affari di cuore C'è qualcosa che vi tiene legati al passato: è questo il momento per capire cosa volete veramente. Per le coppie di lunga data è previsto un momento di stallo. Amicizia & famiglia A scuola non sottovalutate le prove di inizio mese, non è detto che si possa sempre recuperare tutto alla fine! Consiglio “L'inquilino del terzo piano” di Roman Polanski. Leone Cancro 22/06 - 22/07 Affari di cuore E' il momento di fare nuovi incontri. Siate più sicuri di voi stessi: il successo è a portata di mano. Chi è in coppia deve impegnarsi per una maggiore stabilità. Amicizia & famiglia Nell'ultimo periodo avete un po' trascurato gli amici, riannodate i contatti e divertitevi. A scuola attenzione alle materie scientifiche. Consiglio “Borat” di Larry Charles. 23/07 - 23/08 Affari di cuore Bellissime novità all'orizzonte: potrebbe essere arrivato il momento del grande amore. Per i single, non accontentatevi e siate esigenti. Amicizia & famiglia In famiglia, cercate di parlare di più. A scuola, fatevi aiutare da qualche amico: presto ritroverete le energie necessarie ad affrontare tutti gli impegni. Consiglio “Musica moderna” di Ivano Fossati. Scorpione Bilancia 24/09 - 22/10 Affari di cuore In passato avete combinato un po' di danni, dovete correre ai ripari per non rischiare di perdere una persona a cui tenete. Il vostro fascino è alle stelle: single datevi da fare! Amicizia & famiglia Una difficoltà temporanea vi farà riconoscere gli amici che contano. A scuola cercate di organizzarvi meglio. Consiglio “Breve trattato sulle sensazioni” di Jean Clair. 23/10 - 22/11 Affari di cuore Usate la vostra proverbiale passionalità per conquistare chi vi sta a cuore. Per le coppie, in arrivo un momento difficile: cercate di essere comprensivi. Amicizia & famiglia Grandi novità a scuola, siete molto concentrati e motivati: non lasciatevi scappare questa occasione, non è detto che se ne ripresentino molte altre. Consiglio “Il lupo della steppa” di Herman Hesse. Segni del mese Capricorno Capricorno Affari di cuore Siete troppo riflessivi, datevi una mossa e colpite il vostro obiettivo. In coppia non commettete passi falsi, purtroppo sono sempre in agguato! Amicizia & famiglia Il vostro costante impegno sarà premiato. Date più fiducia a chi vi sta intorno, potrebbero nascere belle amicizie. Consiglio “La lentezza” di Milan Kundera. 22 dicembre - 20 gennaio Acquario Acquario Affari di cuore Periodo radioso, è il momento di consolidare i legami che contano. Buone notizie per i single: molti cadranno ai vostri piedi. Amicizia & famiglia Domate la vostra irrequietezza in famiglia; a scuola attenzione alle scadenze! Con gli amici uscite gradevoli. Consiglio “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Luchetti 21 gennaio - 19 febbraio Gemelli 63 21/05 - 21/06 Affari di cuore L'influsso negativo di alcuni pianeti vi ha fortemente condizionato nei mesi passati, ora però non avete più scuse. Bisogna agire. Amicizia & famiglia A scuola impegnatevi al massimo e tirate fuori il meglio di voi. Il chiarimento con un amico risolverà un conflitto che dura da tempo. Consiglio “Come ridevano gli antichi” di Tommaso Braccini. Vergine 24/08 - 23/09 Affari di cuore Il vostro comportamento potrebbe far soffrire una persona a cui tenete, siate più risoluti. Se siete in coppia, attenzione: tempeste in vista. Amicizia & famiglia Qualche problema con storia e italiano, ma è solo passeggero. Non fate i timidi, con la vostra simpatia non avrete difficoltà a stringere nuove amicizie. Consiglio “Come Dio comanda” di Niccolò Ammaniti. Sagittario 23/11 - 21/12 Affari di cuore Ascoltate soltanto voi stessi e non fatevi condizionare dagli altri, solo così sarete liberi di vivere la vostra storia d'amore. Single? Curate un po' più il vostro aspetto. Amicizia & famiglia In famiglia sono sempre pronti ad appoggiarvi, non deludete le loro aspettative. Vi farebbe bene un po’ di sport all’aria aperta, approfittate dei week-end di sole. Consiglio “Fleurs 2” di Franco Battiato. Pesci 20/02 - 20/03 Affari di cuore Se uscite ora da una storia importante non disperate, nuovi incontri sono all'orizzonte. Cercate, però, di mettervi in gioco. Amicizia & famiglia A scuola dovete far vedere di che stoffa siete fatti, altrimenti rischiate di essere sottovalutati. Se avete problemi con un amico, aspettate che sia lui a farsi vivo. Consiglio “Our bright future” di Tracy Chapman.