rassegna dna ulivo

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rassegna dna ulivo
Il DNA dell’ulivo può salvare (e
migliorare) il nostro olio. Una ricerca
A cura dell’Ufficio Stampa
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Il DNA dell’ulivo può
salvare (e migliorare) il
nostro olio. Una ricerca
La decodifica del genoma per migliorare la produzione e
curare le piante. Ecco che succede nei laboratori di Spagna e
Italia
14 luglio 2016
Per la prima volta, un gruppo di ricerca spagnolo ha decodificato
il genoma completo dell’ulivo. Lo studio è stato condotto dai ricercatori
del Centre for Genomic Regulation (CRG) di Barcellona, con la
collaborazione del Real Jardin Botánico(CSIC-RJB) e del Centro
Nacional de Análisis Genómico (CNAG-CRG) ed è stato poi pubblicato
sulla rivista Giga Science. Nessuno finora aveva mai completato la
decodifica del genoma di questa pianta, determinante per una serie di
fattori quali la dimensione e il sapore delle olive, le differenze tra le
varietà
esistenti
e
la
longevità
degli
alberi.
Questo tipo di ricerca apre le porte a una serie di studi innovativi, che
aiuteranno la protezione di queste piante sia da stress biotici che abiotici
(tra i quali Xilella fastidiosa e funghi come Verticillium dahliae).
«Conoscere le caratteristiche genetiche dell’ulivo ci permetterà di
contribuire al miglioramento dell’olio spagnolo e alla produzione dell’olio di
oliva, prodotto di grande rilevanza per l’industria del nostro paese» ha
commentato Toni Gabaldón, professore di ricerca ICREA e capo del
laboratorio di genomica comparativa alla CRG.
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Tre anni di ricerche, 1000 gigabyte di dati
Questo progetto inizia con una presentazione, una coincidenza e una
sfida. Quattro anni fa, Gabaldón ha lavorato con Pablo Vargas, un
ricercatore del Jardin Botanico, sulla presentazione dei risultati scientifici
di alcuni progetti focalizzati su specie in via di estinzione, come la lince
iberica, che era stato finanziato dal Banco Santander. Cinque mesi dopo
quell’incontro, è stato firmato il progetto di ricerca per eseguire il primo
sequenziamento completo del DNA dell’ulivo, un percorso lungo tre anni
che è stato coordinato da Vargas. La ricerca ha prodotto oltre 1.000
gigabyte di dati, per più di 1,31 miliardi di geni identificati.
Presto anche i segreti dell’olio italiano
Se gli spagnoli hanno sequenziato il genoma della specie Olea Europea,
la più diffusa in territorio iberico, anche qui in Italia qualcosa si sta
muovendo: il Crea ha quasi ultimato gli studi che porteranno al
completamento del sequenziamento del genoma di varietà italiane.
Per Veronica Vizzarri, ricercatrice presso il Centro di Ricerca
l’olivocoltura e l’industria olearia di Rende (Cosenza) «la decodifica del
genoma dell’ulivo rappresenta una base, un prerequisito per iniziare una
serie di nuove ricerche, anche in discipline diverse. Tra queste, la
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possibilità di indagare la resistenza delle piante agli stress biotici, tra cui
figurano Xilella e altre fitopatie – spiega Veronica Vizzarri – individuare dei
geni superiori permetterà lo sviluppo di programmi di miglioramento
genetico più definiti. La decodifica del genoma permetterà quindi ai
ricercatori di lavorare in maniera più mirata, anche in funzione dei diversi
patogeni che possono interessare l’ulivo e minacciarne la sopravvivenza».
E ha aggiunto: «Quando parliamo di olii, possiamo distinguere quelli
monovarietali, che derivano da una sola cultivar, da quelli blend, costituiti
da più cultivar. Conoscere bene il genoma di una data cultivar e
comprenderne la struttura molecolare è di forte supporto per la
rintracciabilità».
Il sequenziamento del genoma permetterà di capire come indirizzare il
miglioramento delle tecnologie di settore, in fase di coltivazione, estrattiva
e di lavorazione. «Siamo quindi di fronte a un’ottima base per lo sviluppo di
nuove conoscenze in tutte le discipline che lambiscono la ricerca e il
processo di produzione dell’olio» ha precisato Vizzarri.
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