75° anno dicembre 2010 organo ufficiale dell`ordine dei
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75° anno dicembre 2010 organo ufficiale dell`ordine dei
copertina:Copert.TRIB.MED. 14.12.10 08:45 Pagina 1 7 TRIBUNA 5 MEDICA TICINESE 12 ORGANO UFFICIALE DELL’ORDINE DEI MEDICI DEL CANTONE TICINO Il comp. diventa Neo Ammesso dalle casse malati a partire dal gennaio 2011 1210/011210 75° ANNO DICEMBRE 2010 Innovation for skin and health AN NI sommario:sommario 14.12.10 08:47 Pagina 1 TRIBUNA MEDICA TICINESE TMT Mensile organo ufficiale Ordine dei medici del Cantone Ticino Corrispondenza OMCT, Via Cantonale, Stabile Qi – CH-6805 Mezzovico [email protected] Tel. +41 91 930 63 00 - fax +41 91 930 63 01 Direttore responsabile Dr. Med. Vincenzo Liguori 6915 Pambio-Noranco Tel. +41 91 993 21 10 - fax +41 91 993 21 32 [email protected] Comitato redazionale scientifico Sezione scientifica TMT Agnese Bonetti Pissarello, Segretaria Istituto cantonale di patologia, 6601 Locarno Tel. +41 91 816 07 16/11 [email protected] Responsabile Prof. Dr. Med. Luca Mazzucchelli [email protected] Dr. Med. Ignazio Cassis Dr. Med. Fabio Cattaneo Prof. Dr. Med. Augusto Gallino Dr. Med. Mauro Capoferri Fotocomposizione-stampa e spedizione Tipografia Poncioni SA, Via Mezzana 26 - CH-6616 Losone ([email protected]) Tel. +41 91 785 11 00 - fax +41 91 785 11 01 Ordine dei medici vicino alla natura Pubblicità Axel Springer Schweiz AG Fachmedien Yvette Guggenheim Postfach 3374, CH-8021 Zürich ([email protected]) Tel. +41 43 444 51 04 - fax +41 43 444 51 01 SOMMARIO TMT 75 ANNI SEZIONE SCIENTIFICA Stenosi carotidea sintomatica ed asintomatica: diagnosi e terapia C. Städler, J.C. van den Berg, L. Giovanacci, R. Rosso La terapia fibrinolitica dell’ictus ischemico acuto C. Cereda, C. Städler, A. Bersano, C. Bassetti La Stroke Unit, A. Bersano, C. Cereda, C. Städler, C. Bassetti Il caso clinico in 1000 parole: una donna di 50 anni con tetania E. Ghielmini Journal Club, C. Truniger (Ospedale San Giovanni Bellinzona) Patologia in pillole, M. Bongiovanni 421 429 435 439 443 445 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT Date da ricordare Offerte e domande d’impiego IOSI - Istituto Oncologico della Svizzera Italiana Formazione del Reparto di Medicina Interna dell’OBV Presentazione casi clinici medicina e chirurgia Ospedale la Carità Corso di aggiornamento regionale Centro Triangolo Locarno - Incontri e conferenze del martedì Classificazione e stipendi 2011 Centro Triangolo Locarno - Attività del martedì RASSEGNA DELLA STAMPA 453 Abbonamento annuale Fr. 144.– (11 numeri) Medici Assistenti Fr. 48.– 75 DICEMBRE 2010 449 449 450 450 450 451 451 452 452 TRIBUNA MEDICA TICINESE taccuino:taccuino 14.12.10 08:49 Pagina 419 TMT 75 ANNI Nell’anno che si chiude TMT ha celebrato degnamente i suoi 75 anni di vita con un simposio di grande spessore e successo sul tema “La comunicazione”. Vi presentiamo un collage di immagini. Il Presidente Franco Denti con i vice Nello Broggini e Paolo Gaffurini, il CD, consulenti e segretariato, la redazione di Tribuna Medica Ticinese con il direttore Vincenzo Liguori ed il responsabile scientifico Luca Mazzuchelli augurano a tutti Buon Natale ed un anno nuovo ricco di gioia e serenità. Tra le tante testimonianze di stima giunte in redazione riportiamo gli auguri giunti dal premio Nobel della medicina Prof. Renato Dulbecco. 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 419 taccuino:taccuino 14.12.10 08:49 Pagina 420 TMT 75 ANNI Con il presidente Franco Denti, gli organizzatori del simposio Nello Broggini ed Antonio Pellanda, il direttore Vincenzo Liguori ed il responsabile scientifico di TMT Luca Mazzucchelli, i relatori Ferruccio De Bortoli direttore del Corriere della Sera, Pierre Schulz e Marcello Foa dell’USI, Dino Balestra direttore della RTSI con il moderatore Gian Carlo Dillena direttore del Corriere del Ticino. Alcuni momenti del Simposio e dei festeggiamenti 420 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBREE 2010 Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 421 SEZIONE SCIENTIFICA STENOSI CAROTIDEA SINTOMATICA ED ASINTOMATICA DIAGNOSI E TERAPIA C. Städler, J. C. van den Berg, L. Giovannacci, R. Rosso 1 Introduzione L’ictus cerebrale (Stroke) rappresenta la terza causa di morte e la prima d’invalidità dell’adulto. L’85% degli ictus sono ischemici e la loro eziologia molto eterogenea: ictus secondari ad ateromatosi dei grossi vasi cerebrali o a destinazione cerebrale (tra cui le carotidi), embolici a partenza cardiaca, secondari a patologia microangiopatica (occlusione delle piccole arterie intracraniche) e secondari a patologie rare (per esempio abuso di sostanze). Buona parte degli ictus d’eziologia embolica arterio-arteriosa sono in relazione ad un’ateromatosi carotidea (ca. il 1520% di tutti gli ictus ischemici). Si tratta di una patologia più frequente nella popolazione anziana. Sovente questi pazienti presentano molteplici fattori di rischio e comorbidità cardioe cerebrovascolari (FRCCV) e caratteristiche compatibili con plurime eziologie dell’ictus. I FRCCV trattabili dell’ateromatosi carotidea sono gli stessi delle altre patologie cardiovascolari, principalmente l’ipertensione arteriosa (ITA). Negli ultimi 10 anni il dibattito sull’utilità ed indicazione ad un trattamento invasivo delle stenosi carotidee si è riacceso, parallelamente alla pubblicazione di nuovi studi comparativi fra la tromboendarterectomia (TEA) carotidea e l’angioplastica (PTA, di principio con posa stent), la pubblicazione dei risultati a lungo termine dei vari trattamenti e per l’evoluzione nel trattamento conservativo (nuovi antiaggreganti e trattamento più efficace dei FRCCV, si pensi in particolare al trattamento dell’ITA ed alle statine). L’utilità dei trattamenti invasivi, almeno per quanto riguarda le stenosi sintomatiche, non viene rimessa in discussione, ma resta aperto il dibattito concernente la miglior tecnica di trattamento (chirurgica verso endoluminale). Riassumiamo in questo articolo l’attitudine diagnostica e terapeutica che riteniamo attualmente debba essere proposta sulla base della letteratura internazionale e dell’esperienza acquisita dal gruppo di chirurgia e medicina vascolare dell’ORL, che discute in maniera pluridisciplinare di gran parte dei pazienti con patologia carotidea trattati negli Ospedali dell’EOC e per cui un trattamento invasivo entra in discussione. Il servizio di chirurgia vascolare dell’ORL è il servizio di riferimento per il trattamento invasivo delle stenosi carotidee per gli ospedali dell’EOC. In questo articolo presentiamo anche i risultati postoperatori precoci di 193pazienti sottoposti a tromboendarterectomia (TEA) carotidea all’ORL dal 2005 al 2009. Non presentiamo i dati concernenti i trattamenti di angioplastica, dato che il loro numero è insufficiente per proporne una valutazione statistica (in totale 41 pazienti 2005-2009). È indispensabile discutere la decisione terapeutica in pazienti con stenosi carotidea in maniera pluridisciplinare nel contesto di un team interdisciplinare esperto, dato che l’indicazione ad un’eventuale trattamento invasivo dipende da vari aspetti: 1. presenza o meno di una sintomatologia neurologica, 2. grado di stenosi, 3. comorbidità generali e loro trattamento, 75 DICEMBRE 2010 4. reperti anatomici vascolari e locali, 5. caratteristica morfologica delle placche d’ateromatosi, 6. esperienza e statistica di complicazione del team curante (chirurgo, radiologo interventista). L’indicazione a procedere ad un’eventuale trattamento invasivo dipende in maniera determinante dai primi tre fattori, mentre la scelta della tecnica più adeguata dagli ultimi quattro. Trattandosi di popolazioni con prognosi molto diversa, divideremo la discussione sul procedere terapeutico fra stenosi sintomatiche e stenosi asintomatiche. Il rischio d’apparizione o di recidiva di una sindrome cerebrovascolare acuta in pazienti con stenosi carotidea ed il rischio d’intervento dipende dalla combinazione di tutti i fattori sopraelencati. Il grado di stenosi carotidea è il fattore principale. Stenosi carotidee sintomatiche > del 70% hanno un rischio di recidiva di ictus ad 1 anno del 10-25%, mentre stenosi asintomatiche > del 60% un rischio del 3-4%. Circa il 5% dei pazienti sopra i 65-70 anni presenta una stenosi carotidea > del 50% (asintomatica). Nelle stenosi asintomatiche circa 2/3 degli eventi cerebrovascolari sono direttamente secondari alla stenosi carotidea, mentre 1/3 sono d’origine cardioembolica o microangiopatica. 2 Diagnostica Il gold standard storico nella valutazione della stenosi carotidea è l’angiografia convenzionale, progressivamente abbandonata nella pratica a causa del rischio di complicazioni neurologiche e sistemiche (valutabile almeno all’1% in pazienti con malattie vascolari) a favore dei metodi non invasivi. Questi sono stati oggetto di molteplici studi comparativi, che hanno mostrato una correlazione relativamente buona fra l’angiografia convenzionale e l’angioTAC, rispettivamente l’angio-MR ad alta definizione (con Gadolinio), come pure fra l’angiografia convezionale e la TRIBUNA MEDICA TICINESE 421 Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 422 SEZIONE SCIENTIFICA combinazione di esame neurosonologico (ecocolor-doppler TSA) e angioMR con tecnica convenzionale (che può sovrastimare in maniera importante il grado di stenosi). La scelta di una tecnica diagnostica non invasiva è determinante nella valutazione di stenosi carotidee asintomatiche, dove il beneficio del trattamento invasivo è piccolo e ulteriormente ridotto se si aggiunge al rischio chirurgico quello dell’angiografia diagnostica convenzionale. Bisogna inoltre tener conto di 2 elementi: 1. il grado di stenosi è solo uno degli elementi determinanti nella scelta terapeutica, 2. l’adeguatezza diagnostica dell’esame duplex dipende dall’esperienza dell’esaminatore e dalla possibilità che questi ha di verificare la diagnosi sonografica con altri metodi diagnostici e con quanto osservato nella fase intraoperatoria/di dilatazione. In pratica, prima di discutere definitivamente dell’indicazione ad un trattamento invasivo, sul piano morfologico proponiamo che si disponga del risultato concordante di due tecniche non invasive, in genere di un esame neurosonologico e di una Angio-TAC o angio-MR. Prima di un’eventuale trattamento invasivo si dovrà inoltre sempre disporre di una neuro immagine del parenchima cerebrale (TAC o RM) e dell’arco aortico. In considerazione delle comorbidità sistemiche peri-intervento (TEA o PTA con stenting) la valutazione internistica e cardiologica sono parte integrante della valutazione pre-intervento. In particolare nelle stenosi asintomatiche è indispensabile disporre di una valutazione dettagliata della prognosi vitale (cardiologica e generale) del paziente. 3 Terapia 3.1 Terapia conservativa Il trattamento conservativo è quello dei FRCCV e l’antiaggregazione. Quest’ultima è indicata in tutti i pazienti con stenosi carotidea, in forma di acido acetilsalicilico (Aspirina) 100 mg/d. 422 TRIBUNA MEDICA TICINESE Non disponiamo di studi comparativi tra l’Aspirina ed il Clopidogrel in questo contesto; in caso di controindicazioni all’Aspirina e analogamente a condizioni cliniche sovrapponibili, il Clopidogrel 75 mg/d rappresenta la prima alternativa terapeutica. In caso di stenosi asintomatiche non severe è possibile che la combinazione di Aspirina e Dipiridamolo (Asasantine 25/200, 2/d) comporti un lieve beneficio supplementare rispetto alla sola Aspirina. In pazienti con stenosi carotidea severa la presa di Dipiridamolo è relativamente controindicata a causa del suo possibile effetto ipotensivo. Sulla base di vari studi controllati la combinazione Aspirina e Clopidogrel in pazienti con malattie cerebrovascolari in fase cronica non rappresenta un’opzione migliore della monoantiaggregazione (sia in forma di Aspirina che di Clopidogrel). In caso di recidiva di TIA o ictus in paziente con stenosi carotidee di rilevanza emodinamica e già antiaggregati, può essere considerata una biantiaggregazione transitoria (alcuni studi recenti permettono di ritenere una prognosi migliore in pazienti con TIA o ictus minore in biantiaggregazione nella fase acuta). Dopo PTA con stenting carotideo è indicata un’antiaggregazione con Aspirina a vita ed una biantiaggregazione transitoria (in assenza di studi controllati ed analogamente al procedere in caso di PTA con stenting in altri distretti arteriosi proponiamo una biantiaggregazione con Plavix e Aspirina per 6 mesi). In caso di stenosi carotidea sintomatica di principio è indicata una statina a dosaggio elevato (uno studio controllato con Atorvastatina 80 mg/die ha mostrato la superiorità della statina a dosi elevate rispetto a dosaggi più bassi in un collettivo di pazienti misto con ictus ischemico). Il trattamento con la statina in pazienti con ateromatosi severa dei vasi epiaortici è di principio indicato indipendentemente dalla colesterolemia totale o LDL). In 75 DICEMBRE 2010 pazienti con stenosi asintomatiche, dove il rischio di ictus o TIA è relativamente basso, un trattamento conservativo massimale va sempre considerato come una possibile alternativa al trattamento invasivo. Ogni paziente che presenta una patologia cerebrovascolare deve poter beneficiare di una valutazione e trattamento ottimale di tutti i FRCCV. 3.2 Stenosi carotidee sintomatiche La TEA carotidea è attualmente il trattamento di scelta nel delle stenosi carotidee sintomatiche. Da anni disponiamo di dati in letteratura accettati ed analizzati dettagliatamente. Nelle stenosi sintomatiche superiori al 70%, ammesso un rischio perioperatorio inferiore al 6% il number needet to treat (NNT) per la TEA carotidea è di 6 su 2 anni (studi NASCET e ECST, vedi letteratura per i dettagli). Nelle stenosi dal 50 al 69% per un rischio perioperatorio del 6%, il NNT per la TEA è di 15 (studio NASCET). Un rischio perioperatorio superiore o uguale all’8% annulla il beneficio della TEA (studio ECST). Il beneficio è maggiore negli uomini, negli anziani e nell’ictus emisferico, minore nell’ischemia retinica. Varie analisi retrospettive e metaanalisi hanno mostrato che il beneficio della TEA è nettamente maggiore nelle prime 2 settimane dopo l’evento vascolare (in assenza di deficit neurologici funzionalmente rilevanti); questo beneficio tende quindi a diminuire rapidamente e dopo 3-6 mesi il rischio di recidiva di evento cerebrovascolare diventa sovrapponibile a quello di una stenosi asintomatica. Il NNT per TEA nelle prime 2 settimane dopo l’evento ischemico è di 5 mentre dopo 3 mesi è di 125! La presenza di una leucoencefalopatia alla TAC cerebri aumenta il rischio di mortalità ed ictus a 30 giorni dopo una TEA. In pazienti con presunta stenosi carotidea sintomatica ma che presentano una severa patologia dei Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 423 SEZIONE SCIENTIFICA piccoli vasi deve essere presa in considerazione un’eziologia alternativa (per esempio microvascolare) della sindrome cerebrovascolare acuta. 3.3 Stenosi carotidee asintomatiche La TEA carotidea è attualmente il metodo di scelta anche del trattamento delle stenosi carotidee asintomatiche. Nelle stenosi tra il 60 e il 99% con rischio cumulato dell’angiografia (1.2%) + l’intervento (1.4%) del 2.6% nello studio ACAS la riduzione assoluta del rischio di ictus proiettata a 5 anni è risultata solo del 5.4%, da 11.8% a 5.4%. Il NNT a 2 anni è di 67! La riduzione del rischio non è stata significativa nella donna dove il rischio perioperatorio è più alto. In un altro studio (ACST) la riduzione del rischio a 5 anni è stata del 5.4% e vi è stato un beneficio significativo anche nella donna. Con una buona cura medica il rischio di ictus (omolaterale alla stenosi) nelle stenosi asintomatiche non operate è valutabile al 2-3% all’anno, rischio che può essere ridotto a meno dell’1% dopo un intervento operatorio riuscito. Ma se, come può essere il caso negli interventi al di fuori degli studi clinici, il rischio operatorio sale al di sopra del 3%, il beneficio si annulla. Come già discusso in precedenza si può ipotizzare che una terapia scrupolosa, aggressiva e ben seguita dei FRCCV riduce la modesta differenza di prognosi tra il trattamento conservativo e la terapia invasiva. Per queste ragioni consigliamo di procedere ad una TEA carotidea per stenosi asintomatiche unicamente in pazienti in buone condizioni generali e stenosi molto severa, oppure in presenza di placche con caratteristiche morfologiche indicative di un alto rischio embolico (placche “molli”, ulcerate, dai contorni irregolari) e solo se l’intervento invasivo è eseguito con un rischio di complicanze molto basso (teoricamente: inferiore al 3%). Dato che il tasso accertato di complicanze nel nostro centro è nettamente inferiore al 3% (in particolare nei pa- zienti con stenosi asintomatiche) proponiamo sovente una TEA per stenosi asintomatiche severe (> 80%) nonostante un beneficio teorico basso ed anche in pazienti con un buon trattamento dei FRCCV ma in buone condizioni generali (35% del nostro collettivo). 3.4 TEA carotidea o dilatazione (PTA) con posa di stent? Fino ad alcuni anni orsono il trattamento endoluminale delle stenosi carotidee ha rappresentato un’alternativa razionale alla TEA unicamente in situazioni in cui questa risultasse tecnicamente impossibile o presentasse un rischio evidentemente inaccettabile di complicazioni locali e cerebrovascolari (per esempio biforcazioni carotidee alte, pregressa radioterapia o chirurgia locale). Da alcuni anni la PTA viene proposta in alternativa alla TEA in pazienti ad alto rischio chirurgico generale. Vari studi pubblicati negli ultimi 5 anni hanno mostrato che in particolari situazioni la PTA con posa di stent rappresenta un’alternativa valida alla TEA. In gruppi selezionati di pazienti (considerati a rischio relativamente alto di complicanze chirurgiche: età > 80 anni, comorbidità cardiache, IM recente, occlusione carotidea controlaterale…) questi studi hanno mostrato risultati sovrapponibili fra le due tecniche sia in termini di evoluzione a lungo termine che di complicanze a breve termine (3-5 anni rispettivamente 30 giorni). Un vantaggio indiscusso dell’intervento endovascolare è di evitare le possibili complicanze locali (35% dei pazienti sottoposti a TEA: ematomi, paresi di nervi cranici), raramente responsabili di conseguenze funzionalmente gravi, molto raramente irreversibili. Queste complicanze non sono sempre riportate nelle serie pubblicate e possono rappresentare in situazioni particolari un elemento determinate nella scelta del trattamento (per esempio: paziente con preesistente paresi laringea o disturbi della de- 75 DICEMBRE 2010 glutizione, funzionalità socio-professionale fortemente dipendente dalla fonia e/o articolazione). Il primo grande studio controllato che ha mostrato risultati comparabili tra il trattamento endoluminale e l’endarterectomia (con un trend a favore del trattamento endoluminale) in pazienti cosidetti ad “alto rischio” è lo studio SAPPHIRE. La principale difficoltà nell’applicazione pratica dei risultati di questo studio è l’alto tasso di complicazioni (cerebrovascolari e cardiache) sia nei pazienti trattati con TEA (ben 9.9%!) che in quelli trattati con PTA e stenting (con sistema di protezione distale). Questo studio ha mostrato una non inferiorità del trattamento endoluminale rispetto all’endarterectomia in un gruppo di pazienti con stenosi carotidea sintomatica e non (la maggior parte!) con una o più delle caratteristiche seguenti: insufficienza cardiaca NYHA classe III o IV, FE del ventricolo sin <30%, necessità di intervento cardiochirurgico a cuore aperto entro 6 settimane, infarto miocardico recente, angina pectoris instabile, patologia polmonare severa, occlusione carotidea contro laterale, paresi laringea contro laterale, pregressa radioterapia del collo, pregressa chirurgia radicale del collo, pregressa TEA carotidea con recidiva di stenosi, stenosi alta della carotide interna o bassa della carotide comune, non accessibile alla chirurgia, stenosi severe “in tandem” (con indicazione a trattamento invasivo di ambedue le stenosi), età sopra gli 80 anni. Sulla base dello studio SAPPHIRE l’angioplastica con stent è stata considerata anche nel nostro centro a partire dal 2003-2004 come un’alternativa alla TEA, anche se con molte riserve e quindi con indicazioni molto restrittive. Nel corso degli ultimi 3 anni sono stati pubblicati studi importanti che hanno paragonato PTA con stent alla TEA in un collettivo importante di pazienti (EVA-3S, SPACE, ICSS, CREST). Alcuni studi hanno incluso solo stenosi sintomatiche (EVA-3S, SPACE, ICSS), altri sia TRIBUNA MEDICA TICINESE 423 Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 424 SEZIONE SCIENTIFICA Fig.1: Diagnostica della stenosi carotidea 1 a: Duplex (in rosso: carotide interna con stenosi da placche eterogenee; in blu: vena giugulare) 1 b: Angio-TAC (a destra: ricostruzione 3D) 1 c: Angiografia convenzionale (trattamento endoluminale: vedi figura 3) stenosi sintomatiche che asintomatiche (principalmente lo studio CREST). Nessuno di questi studi è riuscito a dimostrare la superiorità del trattamento endoluminale rispetto alla TEA. Lo studio francese EVA-3S è stato interrotto precocemente per un tasso di complicanze a 30 giorni (ictus e mortalità) nettamente superiore nel gruppo PTA + stent rispetto alla TEA. Lo studio europeo SPACE ha mostrato sostanzial- 424 TRIBUNA MEDICA TICINESE mente risultati sovrapponibili fra i due gruppi in termini di mortalità ed ictus a 30 giorni. Lo studio ICSS ha mostrato una superiorità della TEA rispetto al trattamento endoluminale in un gruppo di pazienti con stenosi sintomatiche. Stesse condizioni per lo studio americano CREST in pazienti sia sintomatici che non (47%), con una predominanza di ictus in fase precoce dopo l’intervento nel gruppo trattato per via endoluminale e di infarti miocardici nel gruppo trattato con TEA. Un’interessante sottoanalisi dell’ICSS ha studiato l’incidenza di lesioni ischemiche acute alla RM cerebrale (con sequenze DWI, capaci di mettere in evidenza lesioni cerebrali ischemiche acute anche di piccola taglia, sovente clinicamente asintomatiche). Questo studio ha mostrato un numero nettamente più importante d’infarti cerebrali in pazienti trattati con PTA + stenting in confronto alla TEA. La metanalisi di questi studi mostra come sostanzialmente, in termini di complicanze a breve termine (ictus, mortalità, infarti cardiaci a 30 giorni) la TEA è da considerare superiore al trattamento endoluminale. Nettamente a favore 75 DICEMBRE 2010 del trattamento endoluminale, come atteso, le complicanze “locali” (rari ematomi nel punto d’iniezione nel gruppo PTA; lesioni dei nervi cranici, ematomi ed infezioni di ferita nel gruppo TEA). Uno dei dati più interessanti emersi da questi studi è che i pazienti in età avanzata non possono essere classificati come un gruppo a rischio elevato per il trattamento chirurgico. In effetti un’analisi retroprospettiva dei dati degli studi EVA-3S, SPACE e ICSS ha mostrato che i pazienti anziani (sopra i 70 anni) beneficiano maggiormente della TEA in confronto a PTA + stent. L’utilità di un trattamento endoluminale in pazienti anziani suggerito (ma non dimostrato) dallo studio SAPPHIRE non è quindi stato confermato. In conclusione questi studi indicano che attualmente il trattamento di scelta per i pazienti con stenosi carotidee (in particolare quelle sintomatiche, meglio studiate) resta la TEA carotidea, ad eccezione delle classiche controindicazioni all’approccio chirurgico. Noi proponiamo attualmente una PTA (con stent) nelle indicazioni “classiche”: antecedenti locali (pregressa chirurgia o radioterapia al collo), rapporti Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 425 SEZIONE SCIENTIFICA Fig.2: TEA carotidea 2 b: Preparazione ed esposizione della biforcazione carotidea 2 a: Anestesia locoregionale: blocco cervicale 2 c: Arteriotomia e visualizzazione della placca ateromatosa 2 d: Stato locale dopo la TEA 2 e: Chiusura della TEA con patch anatomici locali che non permettono l’approccio chirurgico, rischio individuale inaccettabile in caso di lesione di nervi cranici, raramente in caso di severe comorbidità polmonari e cardiache (condizioni però mal definibili nella pratica clinica). La PTA con stent può essere considerata un’alternativa razionale all’endarterectomia particolarmente in pazienti per i quali è prevista una chirurgia car- 75 DICEMBRE 2010 diaca ad alto rischio in tempi rapidi e che presentano una stenosi carotidea severa (>80%); questa considerazione è sostenuta dai risultati di studi che hanno mostrato un elevato tasso di complicazioni (ictus e mortalità del 13%!) in pazienti sottoposti ad endarterectomia carotidea e intervento di BAC nella stessa seduta operatoria in anestesia generale. Anche in questo campo dati scientifici disponibili sono molto eterogenei, la scelta della tecnica e dei tempi più adeguati deve essere valutata in maniera individuale e a dipendenza dell’esperienza e del tasso di complicanze dell’operatore disponibile (chirurgo o operatore endovascolare). Nella scelta del trattamento teniamo sempre conto dell’opinione del paziente: sia la TEA che l’angioplastica devono poter essere eseguite in condizioni psicologiche eccellenti e di fiducia verso l’operatore. Presupposto ad ogni discussione col paziente, che tenga conto delle sue individualità e preferenze, è anche la conoscenza dell’esperienza degli operatori ed il loro tasso di complicanze. I dati secondo cui l’angioplastica con sistema di protezione distale garantisce un miglior risultato (minor numero di complicazioni) rispetto alle procedure “non protette” non sono da tutti condivisi. Secondo una parte degli autori le conclusioni di questi studi non sono applicabili a tutti i pazienti ma solo a sottogruppi selezionati. In questi studi l’utilizzazione di un sistema di TRIBUNA MEDICA TICINESE 425 Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 426 SEZIONE SCIENTIFICA Fig. 3: PTA con posa di stent (con sistema di protezione distale) 3 a: 3 b: 426 Angiografia convenzionale durante la PTA con sistema di protezione in sede (freccia); stesso paziente come fig 1c Angiografia dopo la PTA e posa di stent. TRIBUNA MEDICA TICINESE protezione nel corso della PTA non ha rappresentato una reale protezione né sulla base di parametri clinici né (studio ICSS) neuroradiologici. Trattandosi di un campo in rapida evoluzione la scelta sulla tecnica più adeguata deve essere lanciata all’operatore sperimentato, anche se in linea di principio, sulla base della letteratura non vi è indicazione per preferire l’utilizzazione di un sistema di protezione. Sia dopo PTA che TEA esiste un rischio di restenosi. I risultati a lungo termine dello studio SAPPHIRE mostrano un tasso di reinterventi minore nel gruppo trattato con PTA + stent rispetto alla TEA. Altri studi hanno per contro mostrato un maggior tasso di restenosi nel gruppo trattato con angioplastica. Il tasso di restenosi non rappresenta a nostro avviso attualmente un argomento per preferire una tecnica all’altra. Sia per la TEA che per la PTA (con stenting) vi è la necessità di eseguire un numero minimo annuale d’esami per mantenere un training sufficiente, che riduca il rischio di complicazioni. Questa è la ragione principale per cui TEA e PTA con stent carotidei per i pazienti presi a carico negli ospedali dell’EOC sono di principio eseguite da un’unica équipe all’ORL L’appropriata formazione dei medici che eseguono TEA o trattamenti endoluminali delle patologie carotidee comprende non solo l’apprendimento di dati tecnici ma anche conoscitivi, specifici al campo neurovascolare. In questo contesto la presa a carico pluridisciplinare dei pazienti rappresenta un mezzo indispensabile di formazione e reciproco controllo di qualità. Risultati chirurgia carotidea, ospedale Regionale di Lugano 2005-2009 1) Tecnica operatoria I pazienti operati di TEA all’ospedale regionale di Lugano, di solito vengono operati da due chirurghi vascolari formati, questo per ga- 75 DICEMBRE 2010 rantire la miglior tecnica e per diminuire il tempo di intervento. Gli interventi vengono effettuati in anestesia loco-regionale (blocco cervicale effettuato dai colleghi dell’anestesia), sotto monitoraggio neurologico clinico. Uno shunt viene applicato solo se necessario. Viene sempre utilizzato un patch di allargamento, usualmente di Dacron. I pazienti vengono poi sorvegliati per 24 ore nel reparto di cure intensive. 2) Risultati Dal marzo 2005 al dicembre 2009 sono state effettuate 198 TEA in 193 pazienti L’età media era di 68 anni (53-88), il 73% erano maschi. 129 TEA sono state effettuate in pazienti con stenosi sintomatiche (65%). – complicanze minori TIA 3 (1.5%). Ematoma del collo 17 (8%), di cui 2 hanno necessitato una revisione chirurgica. Infezione 2 (1%). Lesione nervi cranici 7 (3.6%), tutte regredite salvo una paresi del ricorrente definitiva. Dissezione retrograda 1 (0.5%). Restenosi>60% 6 (3%). Occlusione 1 (0.5%). – complicanze maggiori: Morte 0. Infarto del miocardio 1 (0.5%). Ictus 2 (1%). Da notare che le complicanze maggiori si sono tutte verificate in pazienti con stenosi sintomatiche. 3) Conclusioni La qualità dei risultati raggiunti rispecchia l’importanza della specializzazione dei chirurghi, della concentrazione degli interventi in un solo centro per garantire una massa critica sufficiente, e infine della discussione interdisciplinare per una posa ponderata dell’indicazione al trattamento chirurgico. Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 427 SEZIONE SCIENTIFICA 4 Conclusioni e considerazioni pratiche (linee guida ORL) Diagnostica • L’indicazione di principio ad un trattamento invasivo (endarterectomia o PTA con stent) sia di stenosi carotidee sintomatiche che asintomatiche, può essere posta con l’esame neurosonologico (duplex-doppler TSA e doppler transcranico), ammesso che l’esame sia valutato da persona con adeguata formazione ed esperienza sufficiente nel campo (neurologo con certificato in “malattie cerebrovascolari” della Società Svizzera di Neurofisiologia Clinica, angiologo o internista con certificato di capacità “vasi” della SSUM ed esperienza nella valutazione e trattamento di pazienti con malattie cerebrovascolari). • In caso di risultato duplex dubbio o non sufficientemente valutabile (vedi in particolare difficoltà nel valutare la parte distale della stenosi o differenziare fra occlusione e subocclusione in presenza di placche ad alto contenuto calcifico) e sempre prima di procedere ad un atto invasivo (chirurgico o endovascolare), si procederà ad una angio-MR o angio-TAC, a dipendenza delle condizioni del paziente, della disponibilità della tecnica e delle esperienze locali. L’esecuzione di una angio-MR o angio-TAC dei vasi epiaortici anche nel loro decorso prossimale è d’obbligo prima di considerare un trattamento endoluminale. Prima di un trattamento invasivo viene eseguita una neuro immagine cerebrale (TAC o MR a dipendenza della valutazione neurologica). • L’angiografia convenzionale è proposta solo eccezionalmente; l’indicazione deve essere posta dal neurologo con particolare esperienza in malattie cerebrovascolari dopo aver esaminato il paziente clinica- mente e valutato in dettaglio il risultato degli esami non invasivi. L’angiografia convenzionale è eseguita da un medico radiologo con provata esperienza in angiografia dei vasi a destinazione cerebrale. • Indipendentemente dalla tecnica utilizzata il grado di stenosi è valutato secondo i parametri NASCET. Stenosi carotidea sintomatica • Di principio si considera l’endarterectomia carotidea per stenosi sintomatiche >70%, ammesso un rischio peroperatorio < 5-7%, una speranza di vita > 5 anni in assenza di deficit neurologici residui funzionalmente rilevanti. • In caso di TIA o ictus minore ed assenza d’argomenti per un trombo flottante d’apposizione alla stenosi si deve procedere all’endarterectomia al più presto, in genere a partire dalla terza giornata ed entro le due settimane dall’evento cerebrovascolare o retinico che ha reso manifesta la stenosi. • La TEA non è eseguita che eccezionalmente nella fase peracuta dell’ictus (prime 48 ore) ed in caso di sintomatologia neurologica instabile. • In caso di trombo flottante prima di procedere a TEA (o PTA), in assenza di controindicazioni sistemiche o cerebrovascolari (p. es. ictus ischemico con componente emorragica, estensione importante della lesione ischemica) si esegue una anticoagulazione sistemica, dapprima i.v. poi eventualmente p.o., fino a risoluzione (sonologica) del trombo. • In considerazione del rischio di restenosi (anche precoci) controlli clinici e Duplex post-TEA saranno eseguiti di regola 1-4 giorni, quindi 46 settimane e poi 6 e 12 mesi dopo la TEA, in seguito a scadenze da definire in funzione dell’evoluzione clinica, sonologica e delle comorbidità (per esempio: presenza eventuale di una stenosi controlaterale). 75 DICEMBRE 2010 Stenosi carotidea asintomatica • Di principio si considera l’endarterectomia per stenosi asintomatiche > 70-80%, ammesso un rischio perioperatorio < 3% ed una speranza di vita di almeno 5 anni. • Controlli clinici e Duplex post-TEA saranno eseguiti di regola 1-4 giorni dopo la TEA quindi 4-6 settimane e poi 6 e 12 mesi dopo la procedura, in seguito a scadenze da definire in funzione dell’evoluzione clinica, sonologica e delle comorbidità (per esempio: stenosi controlaterale). PTA con stent (in alternativa a TEA carotidea) • Un trattamento endoluminale (PTA con stent) è da privilegiare rispetto alla TEA nelle condizioni seguenti: - paresi laringea controlaterale alla stenosi carotidea, - pregressa radioterapia del collo, - pregressa chirurgia radicale del collo, - pregressa TEA carotidea con recidiva di stenosi, - stenosi alta della carotide interna o della carotide comune non accessibile alla chirurgia. • Di principio può essere considerato un trattamento endoluminale in pazienti che soddisfano i criteri di inclusione dello studio SAPPHIRE, ammesso che la procedura sia effettuata da un medico esperto, con un tasso di complicazioni non superiore a quello teorico di un’endarterectomia per pazienti con stesso profilo clinico. Consigliamo un’indicazione restrittiva al trattamento endoluminale (rispetto alla TEA) in considerazione dell’assenza di evidenze scientifiche a supporto attualmente del trattamento endoluminale in confronto alla TEA e dell’eterogeneità dei dati a disposizione nella letteratura. I pazienti anziani (> 70 anni) non sono considerati come soggetti a maggior rischio chirurgico rispetto al trattamento endoluminale. TRIBUNA MEDICA TICINESE 427 Stenosi:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:51 Pagina 428 SEZIONE SCIENTIFICA • La PTA con stent può essere considerata un’alternativa razionale alla endarterectomia in pazienti per i quali è prevista una chirurgia cardiaca ad alto rischio in tempi rapidi e che presentano una stenosi carotidea severa (>80%). • La scelta tra una dilatazione con o senza sistema di protezione viene lasciata al medico interventista che esegue la procedura. • Controlli clinici e Duplex post-stenting saranno eseguiti di regola 1-4 giorni dopo la TEA quindi 4-6 settimane e poi 6 e 12 mesi dopo la procedura, in seguito a scadenze da definire in funzione dell’evoluzione clinica, sonologica e delle comorbidità (analogamente ai pazienti sottoposti a TEA). Dr Claudio Städler, Neurocentro della Svizzera Italiana, Vice-primario di neurologia Dr Jos C.van den Berg, Capo Servizio radiologia interventistica Dr Luca Giovannacci, Capo Servizio chirurgia vascolare Prof. Raffaele Rosso, Primario di Chirurgia, Capodipartimento Chirurgia EOC Ospedale Regionale di Lugano, sede Ospedale Civico, 6900 Lugano Corrispondenza: [email protected] Bibliografia 1 Barnett HJ et al. Benefit of Carotid Endarterectomy in Patients with Symptomatic Moderate or Severe Stenosis (Studio NASCET). N Engl J Med 1998;339:1415-25. 10 Mas JL et al. for the EVA-3S Investigators. Endarterectomy Versus Angioplasty in Patients with Symptomatic Severe Carotid Stenosis (EVA-3S) trial: results up to 4 years from a randomised, multicentre trial. Lancet Neurol 2008;7:885-92. 2 European Carotid Surgery Trialists’ Collaborative Group (Studio ECST). Lancet 1998; 351:1379-1387. 11 Liapis CD et al. ESVS Guidelines, invasive Treatment for Carotid Stenosis. Eur J Vasc Endovasc Surg 2009;37:S1-S19. 3 Connors JJ et al. for the NeuroVascular Coalition Writing Group Training, competency, and credentialing. Standards for diagnostic cervicocerebral angiography, carotid stenting, and cerebrovascular intervention. A Joint Statement from the American Academy of Neurology, the American Association of Neurological Surgeons, the American Society of Interventional and Therapeutic Neuroradiology, the American Society of Neuroradiology, the Congress of Neurological Surgeons, the AANS/CNS Cerebrovascular Section, and the Society of Interventional Radiology. Neurology 2005;64:190198. 12 International Carotid Stenting Study Investigators (ICSS). Carotid artery stenting compared with Endarterectomy in Patients with Symptomatic Carotid Stenosis (International Carotid Stenting Study): an interim analysis of a randomised controlled trial. Lancet 2010;375:985-97. 4 Fairhead JF, Rothwell PM. The Need for Urgency in Identification and Treatment of Symptomatic Carotid Stenosis Is Already Established. Cerebrovasc Dis 2005; 19: 355-358. 14 Brott TG. et al. for the CREST Investigators. Stenting versus endarterectomy for treatment of carotid-artery stenosis. N Engl J Med 2010;363:11-23. 5 Mas JL, et al. for the EVA-3S investigators. Endarterectomy versus Stenting in Patients with Symptomatic Severe Carotid Stenosis (Studio ACST). N Engl J Med 2006;355: 1660-71. 6 The SPACE Collaborative Group. 30 day Results from the SPACE trial of stent-protected angioplasty versus carotid endarterectomy in symptomatic patients. Lancet 2006;368:1239-47. 7 Stingele R et al. for the SPACE Collaborative Group. Clinical and angiographic risk factors for stroke and death within 30 days after carotid endarterectomy and stent-protected angioplasty: a subanalisis of the SPACE study. Lancet Neurol 2008; 7:216-22. 8 Eckstein HH et al. Results of the Stent-Protected Angioplasty versus Carotid Endarterectomy (SPACE) study to treat symptomatic stenoses at 2 years: a multimodal, prospective, randomised trial. Lancet Neurol 2008;7:893-902. 9 Gurm HS et al. for the SAPPHIRE Investigators. Long-Term Results of Carotid Stenting versus Endarterectomy in High-Risk Patients. N Eng J Med 2008; 358:1572-9 428 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010 13 Bonati LH et al. for the Iternational Carotid Stenting Study Investigators (ICSS). New ischaemic brain lesions on MRI after stenting or endarterectomy for symptomatic carotid stenosis: a substudy of the International Carotid Stenting Study (ICSS). Lancet Neurol 2010;9:353-62. terapia fibrinolitica:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:52 Pagina 429 SEZIONE SCIENTIFICA LA TERAPIA FIBRINOLITICA DELL’ ICTUS ISCHEMICO ACUTO C. Cereda, C. Staedler, A. Bersano, C. Bassetti Introduzione Nell’ultimo decennio gli sviluppi nel trattamento dell’ictus ischemico acuto sono stati particolarmente importanti, grazie a nuove evidenze cliniche e scientifiche. In questi anni, si è riconosciuta l’importanza dell’ictus ischemico in termini d’impatto sanitario, stimolando la creazione di centri specializzati per la cura dell’ictus (Stroke Units, SUNs), nei quali si applicano strategie terapeutiche sistematiche ed organizzate, basate sull’evidenza e su documenti di consenso internazionali. La trombolisi intravenosa con attivatore ricombinante tissutale del plasminogeno (rt-PA) si è confermata come essere la terapia di scelta nella prime ore d’esordio dell’ictus ischemico e rappresenta il gesto terapeutico più efficace in questo contesto. Malgrado questi sviluppi, pochi pazienti affetti da ictus ischemico beneficiano in realtà di un ricovero in SUNs e solo una minima parte dei pazienti beneficia della terapia fibrinolitica. Questo è in parte dovuto alla finestra temporale limitata in cui la terapia fibrinolitica può essere applicata, e principalmente al ritardo con cui i pazienti arrivano nei centri specializzati dove si pratica la trombolisi. Questo è dovuto an- che alla disinformazione e conseguente mancato riconoscimento dei sintomi di un ictus, con conseguente ritardo nella gestione terapeutica. Ischemia acuta: il concetto di penombra ischemica L’ictus ischemico è generalmente secondario ad un evento tromboembolico, che comporta un deficit di flusso nel territorio di un vaso intracranico. Nei modelli sperimentali d’ischemia cerebrale iperacuta, si è osservato che l’area ischemica, la zona più colpita dall’ipoperfusione (definita con perfusione < 20 ml/kg/min.), si divide rapidamente (minuti) in due settori: 1. zona di penombra (= tessuto disfunzionale ma ancora salvabile), 2. zona infartuata (necrotica) o “core”, tessuto irreversibilmente danneggiato (Figura 1). Se non avviene una riperfusione di questa zona critica, la penombra diminuisce di volume per lasciare progressivamente spazio all’area necrotica. Su questo principio è nato il concetto “time is brain” 1, peraltro visibile nell’uomo grazie a particolari metodi di neuroimmagine (TAC/Risonanza Magnetica di Perfusione/PET/SPECT, vedi Figura 2). Prima si ottiene una ricanalizzazione del vaso e meno grande risulterà l’area del core, definitivamente danneggiata. Questo è il motivo per cui la terapia fibrinolitica risulta maggiormente efficace se precoce mentre perde efficacia ad ogni minuto che passa l’insorgere dell’evento ischemico. L’obiettivo di una terapia fibrinolitica non sarà perciò soddisfatto unicamente dalla ricanalizzazione del vaso intracranico occluso, ma questa ricanalizzazione deve altresì avvenire precocemente. L’affermazione della trombolisi sistemica nel’ictus acuto: NINDS L’approccio terapeutico dell’ictus ischemico acuto è stato caratterizzato fino a pochi anni orsono da un diffuso nihilismo, motivato da un’evidente assenza di proposte terapeutiche confacenti a trattare il processo ischemico in fase acuta. I primi tentativi terapeutici con streptokinasi negli anni ’70 furono insoddisfacenti per le nu- Fig. 1: Ischemia cerebrale: rapporto tra perfusione cerebrale e dimensione temporale. 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 429 terapia fibrinolitica:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:52 Pagina 430 SEZIONE SCIENTIFICA Fig. 2: Paziente 69 enne, nota per una fibrillazione atriale, si presenta in pronto soccorso per un’afasia con emiparesi facio-brachiale destra severa, apparsa acutamente da 30 minuti. Lo score di valutazione del grado di gravità clinica clinica dell’ictus (NIHSS) è di 14. L’INR è di 1.2. Durante l’esecuzione della TAC cerebri (a 40 minuti dall’esordio dei sintomi), la paziente non presenta più sintomi. Si sospetta un’ischemia transitoria nel territorio dell’arteria cerebri media di sinistra (ACM). La TAC cerebri nativa e l’angioTAC dei vasi epiaortici non evidenziano anomalie di rilievo, mentre le sequenze di perfusione cerebrale evidenziano un’area di penombra nel territorio posteriore dell’ACM di sinistra (vedi frecce, immagini grazie a Drssa Silvia Tschuor, Neuroradiologia, Ospedale regionale di Lugano). merose complicazioni emorragiche. Nei primi anni ’80, l’rt-PA viene riconosciuto come promettente in modelli animali. Lo studio NINDS2 (Istituto Nazionale Americano per le malattie neurologiche e l’ictus) è storicamente il primo studio randomizzato controllato che ha dimostrato l’efficacia della trombolisi intravenosa (sistemica) con rtPA (Alteplase) iniziata entro 3 ore dall’esordio dei sintomi. La terapia con rt-PA, se somministrata precocemente, offre al paziente una maggiore opportunità di evoluzione favorevole a 3 mesi (misurati in: indipendenza a domicilio secondo la modified Rankin 430 TRIBUNA MEDICA TICINESE Scale, mRankin) rispetto ai pazienti a cui è stato amministrato il placebo (Odds Ratio 1.7). L’rt-PA somministrato secondo questo protocollo aumenta la percentuale di pazienti con regressione totale del deficit neurologico o con deficit minore rispetto al placebo: secondo le scale di valutazione utilizzate, dal 20% al 31% (scala di gravità clinica dell’ictus, NIHSS), dal 26 al 39% (mRankin), dal 32 al 44% (Glasgow outcome scale) e dal 38 al 50% (Barthel Index). La principale complicazione del trattamento è l’emorragia cerebrale: il 6% dei pazienti trattati contro meno dell’1% sotto placebo presenta un’emorragia intracerebrale sintomatica, nella metà dei casi mortale nei primi 3 giorni. La probabilità di un ematoma è più elevata in presenza di un deficit neurologico importante e di segni di ischemia estesa alla TAC nativa. Anche i pazienti con deficit importante hanno però una maggiore probabilità di evoluzione favorevole a 3 mesi con la terapia rispetto al placebo. Sulle basi dei risultati di questi studi, dal settembre 1996, l’Accademia Americana di Neurologia ha raccomandando l’uso del farmaco nelle prime 3 ore dopo un ictus ischemico (nel rispetto delle condizioni di inclusione ed esclusione del protocollo dello studio NINDS). Dopo la pubblicazione delle prime linee guida svizzere del trattamento con rt-PA in pazienti con ictus ischemico acuto nel 19983, il trattamento trombolitico i.v. con rt-PA (Actilyse®) per il trattamento di pazienti con ictus ischemico acuto nelle prime 3 ore è stato approvato dall’autorità di controllo svizzera sui medicamenti (2000), l’efficacia della trombolisi intraarteriosa con Pro-Urokinasi in pazienti con ictus ischemico acuto è stata provata in uno studio randomizzato4 ed si è raccolta una vasta esperienza clinica e si dispone di varie pubblicazioni sulla trombolisi intraar- 75 DICEMBRE 2010 teriosa ed intravenosa in pazienti con ictus ischemico acuto5-7 . Negli anni successivi alla pubblicazione di NINDS, numerosi studi osservazionali e metanalisi8,9, hanno confermato l’utilità di iniziare la fibrinolisi sistemica al più presto dopo l’inizio dei sintomi, dimostrando les chances di un’outcome particolarmente favorevole se la fibrinolisi (i.v.) viene iniziata entro 90’ dall’esordio dei sintomi5,10 . Una recente analisi di 3670 pazienti inclusi negli 8 principali studi con rt-PA i.v., hanno confermato questa relazione temporale dell’outcome11. Il trattamento nei primi 90 minuti aumenta la chance di un’evoluzione favorevole di 2.6 (OR), nella finestra temporale 91180 minuti di 1.6 e tra 181-270 solo di 1.3, mentre una terapia tra 271 a 360 non produce vantaggi statisticamente significativi. Di conseguenza anche il number needed to treat (NNT) passa da un valore di 3.6 per i pazienti trattati tra 0 e 90 minuti, a 4.3 se trattati tra 91- 180 minuti, 5.9 se trattati tra 181-270 minuti, e 19.3 se trattati tra 271 e 360 minuti. Il NNT for harm per gli stessi intervalli temporali è stimato essere 65, 38, 30, and 1412. Conferma clinica a grande scala: lo studio SITS-MOST Nel 2002, il trattamento con rt-PA è stato ufficialmente accettato anche nell’Unione Europea, con l’intenzione di effettuare uno studio osservazionale su grande scala, così da confermare l’efficacia e la tolleranza del medicamento nella pratica clinica. Lo studio Safe Implementation of thrombolysis in Stroke Monitoring study (SITSMOST) è il risultato di questa inchiesta clinica effettuata su 6483 pazienti reclutati e sottoposti ad un trattamento con rt-PA, secondo il protocollo NINDS, nelle tre ore dopo l’inizio dei sintomi di un ictus ischemico. Lo studio ha coinvolto 285 centri europei. I risultati sono stati comparati ai principali studi randomizzati preesistenti e recentemente terapia fibrinolitica:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:52 Pagina 431 SEZIONE SCIENTIFICA pubblicati13. Questo studio ha confermato le aspettative: nei pazienti trattati con rt-PA si rileva un tasso del 55% d’indipendenza funzionale a tre mesi (verso 49% nel gruppo di paragone degli studi randomizzati preesistenti) con un tasso accettabile (1.7%, criteri SITS MOST = 7.3% criteri NINDS) d’emorragia intraparenchimatosa sintomatica. Questo studio conferma il beneficio e la fattibilità reale della trombolisi nella pratica clinica e contribuisce ad eliminare ogni forma di scetticismo di fronte alla trombolisi quale terapia di prima scelta in pazienti selezionati con ictus acuto. L’espansione della finestra temporale terapeutica: da SITS- ISTR a ECASS III Nell’autunno del 2008 sono stati pubblicati i risultati dello studio osservazionale SITS-ISTR (International Stroke Thrombolysis Registry)14. Questo ha compreso l’analisi post-hoc dei pazienti osservati nello studio SITS-MOST, ma anche inclusi in un protocollo di trombolisi con rt-PA al di là del limite delle tre ore (in violazione quindi del protocollo standard). La finestra temporale presa in considerazione è stata tra le 3 ore e le 4 ore e mezza dopo l’apparizione dei sintomi. L’analisi di questo sottogruppo di pazienti, ha dimostrato un beneficio significativo in questo lasso di tempo (3-4.5 ore), con un relativo aumento delle complicazioni emorragiche che non oscura il beneficio clinico finale. È importante notare che in questo studio osservazionale il 50% dei pazienti sono stati reclutati a 3 ore e 15 dopo l’inizio dei sintomi, il 60% nei 200 minuti dopo l’esordio dei sintomi e che solo una piccola parte dei pazienti è stata reclutata alla soglia delle 4 ore e mezza. Benché questi dati siano rilevati da uno studio osservazionale e non randomizzato controllato, si rileva che l’rt-PA somministrato tra le 3 ore - 4.5 ore può essere ancora di benefico in termini di outcome favorevole in pazienti selezionati secondo i cri- teri d’inclusione abituali. ECASS III15, uno studio multicentrico randomizzato controllato, si è interessato all’efficacia e alla tolleranza con rt-PA somministrato tra 3 e 4.5 ore dopo l’inizio dei sintomi di un ictus ischemico. Con 821 pazienti reclutati, ha dimostrato la presenza di un beneficio (in termini di outcome favorevole = mRankin <2) statisticamente significativo nel gruppo trattato rispetto al placebo (OR di 1.28). Questo risultato statistico è conforme alle previsioni di efficacia clinica del rt-PA oltre il limite delle tre ore, formulate sulla base di una metanalisi sull’efficacia del rt-PA nei principali studi randomizzati16. Anche in ECASS III15, il tasso di complicazioni emorragiche non oscura il beneficio clinico. Va sottolineato che il beneficio clinico del rt-PA è molto meno importante a 3 - 4.5 ore rispetto alla terapia somministrata più precocemente. L’aumento dell’intervallo di tempo (da 3 a 4.5 ore) in cui la somministrazione di rt-PA è permessa, non autorizza in alcun modo a rallentare le procedure di presa a carico terapeutica nell’ictus iperacuto. Trombolisi intra-arteriosa Nel’ultimo decennio si è raccolta una vasta esperienza clinica e scientifica sulla trombolisi intra-arteriosa4,6,7. I dati disponibili confermano principalmente la ricanalizzazione delle occlusioni intracraniche nel territorio dell’arteria cerebri media (ACM) prossimale (principalmente dei segmenti M1 o M2) o del tronco basilare (TB). Negli ultimi anni sono stati sviluppati strumenti di rivascolarizzazione intraarteriosa meccanica, utilizzabili isolatamente o in combinazione con medicamenti trombolitici17,18. Gli studi PROACT (Prolyse in Acute Cerebral Thromboembolism) e PROACT II hanno dato risultati promettenti ma non ancora definitivi4,19. 75 DICEMBRE 2010 Si osserva con la terapia i.a. un tasso di ricanalizzazione superiore alla terapia i.v., ma una sicura superiorità in termini di outcome clinico della terapia i.a non è ancora dimostrata sia per occlusioni dell’ACM che del TB20. In attesa dei risultati di altri studi, la terapia i.a è approvata nella finestra temporale delle 4.5 - 6 ore per l’ictus nel territorio dell’ACM e fra le 6-12-(eventualmente 24) ore nell’occlusione del tronco basilare. Alcuni centri offrono la terapia i.a. anche nelle prime 4.5 ore in combinazione con la terapia i.v. Questo approccio, chiamato anche bridging sembra avere un futuro promettente, soprattutto in pazienti con ictus ischemici severi e per i quali non avviene una ricanalizzazione del segmento dell’ACM occluso con un primo approccio i.v.21,22. Lo studio IMS III23 si prefigge di confermare con uno studio randomizzato controllato i primi risultati promettenti di IMS e IMS II. La trombectomia meccanica è un altro approccio terapeutico promettente. Numerosi devices sono attualmente in fase di studio. Uno dei più studiati, il MERCI (Mechanical Embolus Removal in Cerebral Ischemia) ha dimostrato risultati interessanti in pazienti con ictus ischemico ed occlusione intracranica documentata trattati fino a 8 ore dall’esordio dei sintomi17,24. Queste terapie, se verranno confermate in futuri studi randomizzati potranno offrire, in pazienti selezionati, una valida alternativa o supporto alla terapia fibrinolitica sistemica. Raccomandazioni EOC Le raccomandazioni EOC si riferiscono alle più recenti linee guida svizzere (2009)25, frutto della sintesi della ricerca sistematica di studi pubblicati (randomizzati-controllati, meta-analisi, serie di pazienti), così come dalla consultazione delle linee guida internazionali, in particolare della European Stroke Organisation (ESO) e dell’American Heart/Stroke Association (AHA). Si TRIBUNA MEDICA TICINESE 431 terapia fibrinolitica:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:52 Pagina 432 SEZIONE SCIENTIFICA Fig. 3: Paziente 64 enne, inviato in Pronto Soccorso per un’ictus nel territorio dell’arteria cerebri media (ACM) di sinistra con afasia globale ed emisindrome facio-brachio-crurale destra severa (score di gravità NIHSS = 19). LA TAC cerebrale effettuata in urgenza non comporta controindicazioni ad una trombolisi sistemica ed evidenzia un’occlusione del segmento M1 dell’ACM (A, freccia). Il paziente è sottoposto ad una trombolisi sistemica a 95 minuti dall’esordio dei sintomi. L’evoluzione clinica è favorevole (NIHSS a 24 ore=8), con ricanalizzazione dell’ACM (B, freccia). Il paziente ritornerà a domicilio e al controllo clinico dopo 3 mesi presenterà solo dei minimi sintomi neurologici, senza compromissione dell’indipendenza funzionale (mRankin =1). tratta di linee guida pragmatiche, che non sono state sottoposte ad uno studio clinico specifico. In sintesi, considerando la finestra terapeutica stretta e rischi associati di complicazioni che possono necessitare di interventi terapeutici specifici urgenti (neurochirurgici, ematologici) la trombolisi dovrebbe essere eseguita nel contesto di una Stroke Unit25. Se questo non è possibile, la trombolisi dovrebbe almeno essere eseguita in stretta collaborazione con una Stroke Unit, in questo caso preferibilmente nel contesto di un protocollo di studio scientifico. La trombolisi intravenosa (i.v.) è indicata nelle prime 4.5 ore dopo l’inizio dei sintomi neurologici. Una trombolisi intraarteriosa (i.a.) selettiva è indicata in caso di occlusione nei rami principali o di branche prossimali dell’arteria cerebri media fino a 6 ore dopo l’inizio dell’ictus, come in casi singoli d’occlusione dell’arteria basilare, anche per un intervallo più prolungato25,26. 432 TRIBUNA MEDICA TICINESE Condizioni particolari 1. Per i pazienti con età superiore agli 80 anni disponiamo di pochi risultati nel contesto di studi controllati. Lo studio NINDS e lo studio di serie di casi27-29, hanno però mostrato che la mortalità per i pazienti sopra gli 80 anni colpiti da ictus è relativamente alta indipendentemente dall’applicazione o meno del trattamento trombolitico; l’efficacia della trombolisi e la probabilità di un’evoluzione clinica favorevole in pazienti sopra gli 80 anni non è inferiore rispetto ai pazienti più giovani. Per queste ragioni per pazienti con più di 80 anni valgono le direttive generali, tenendo conto dello stato clinico generale del paziente e quindi della sua prognosi vitale e funzionale. A titolo orientativo, nel soggetto con età più di 80 anni candidato ad una trombolisi sistemica, si presuppone come requisito necessario un’indipendenza funzionale a domicilio (mRankin < 2). Nella finestra terapeutica 4.5 ore dall’esordio dei sintomi, la trombolisi sistemica è da valutare individualmente e con parti- 75 DICEMBRE 2010 colare prudenza nei soggetti con età > 80 anni, in accordo con uno specialista in malattie cerebrovascolari. Uno studio clinico in corso (IST-3) permetterà di meglio definire gli effetti della terapia trombolitica nei soggetti con età > 80 anni nella finestra oraria > 3 ore dall’esordio dei sintomi. 2. Per i bambini e i giovani sotto i 18 anni non esistono dati relativi a studi randomizzati-controllati, per questo motivo l’indicazione per un trattamento trombolitico dev’essere posta individualmente in accordo fra lo specialista in malattie cerebro-vascolari, il pediatra (o il neuropediatra) e i genitori (o il rappresentante terapeutico). 3. La gravidanza viene considerata una controindicazione relativa25, nel senso che il beneficio del trattamento per la madre deve essere soppesato individualmente in considerazione del possibile rischio. 4. Indicatori radiologici di ischemia potenzialmente reversibile o irreversibile (con protocolli di Risonanza Magnetica o TAC di perfusione) non sono fi- terapia fibrinolitica:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:52 Pagina 433 SEZIONE SCIENTIFICA Criteri di inclusione trombolisi intravenosa (i.v.) e intra-arteriosa (i.a.) 1. Diagnosi clinica di Ictus ischemico acuto 2. Deficit persistente moderato-severo (criterio indicativo SUN EOC: NIHSS ≥ 4 e < 25 o deficit isolato funzionalmente significativo come p.es. afasia o emianopsia isolata) 3. 18-80 anni (>80 anni: decisione individuale secondo stato generale e livello di indipendenza a domicilio [indicativo: mRankin ≤ 2]. Nella finestra oraria tra 3-4.5 ore è necessaria prudenza, secondo consulenza neurologica/cerebro-vascolare, neurologo referente SUN EOC); <18 anni: decisione individuale, ev. secondo consulenza pediatrica. 4. ORARIO PRECISO dell’esordio dei sintomi. In caso di deficit constatato al risveglio si considera l’ora di addormentamento o l’ultima volta che il paziente è stato visto senza sintomi/deficit neurologici 5. Intervallo fra inizio dei sintomi e l’inizio della trombolisi intravenosa 0-4.5 ore, fibrinolisi intrarteriosa 0-6 ore (sospetta patologia steno-occlusiva del tronco basilare, terapia possibile dopo > 6 ore) 6. Esclusione di una emorragia intracerebrale (TAC o IRM) Criteri di esclusione trombolisi intravenosa (i.v.) e intra-arteriosa (i.a.) (*asterisco = criterii d’esclusione relativi) • Rapido miglioramento del deficit e deficit residuo funzionalmente non significativo (indicativo SUN EOC: NIHSS < 4, non afasia o emianopsia) • Esordio dei sintomi non precisabile • Sospetto clinico attuale d’emorragia meningea (ESA) • Anamnesi d’emorragia intracranica pregressa. L’anamnesi di pregressa ESA di cui l’eziologia è stata trattata (aneurisma trattato*, MAV trattata*) è una controindicazione relativa • Malattia terminale o comorbidità severe Ictus ischemico o trauma cranico con deficit persispente nelle ultime 6 settimane • TAC o IRM: segni precoci d’ischemia cerebrale estesa irreversibile (= ipodensità >30% del territorio ACM o > 50% dell’emicervelletto) • PAS>185 o PAD >110 o (PAM > 130) resistente a terapia antiipertensiva i.v. • INR >1.5 o aPTT > 32” ‡ o HBPM a dose terapeutica • Trombocitemia < 100 G/l ‡ (‡ In assenza di criterii anamnestici/clinici suggestivi di una coagulopatia, non è necessario ritardare la lisi i.v. per aspettare i risultati della coagulazione) • Glicemia < 2.7 o *> 22.2 mmol/l (! non è contraindicazione se deficit neurologico persiste malgrado la correzione) • Endocardite infettiva (considerare lisi i.a.) • *Crisi d’epilessia come esordio dell’ictus (cave: paresi di Todd) • *Gravidanza • *Neoplasia intracerebrale • *TAC o IRM: sospetto d’aneurisma o MAV (asintomatici) Criteri d'esclusione unicamente per trombolisi intravenosa (i.v.) (*asterisco = criteri d’esclusione relativi) • Forte sospetto clinico di aneurisma aortico (dissecante) o di pericardite acuta • Emorragia digestiva o ematuria negli ultimi 21 giorni • Intervento chirurgico importante negli ultimi 14 giorni • *Rianimazione traumatica di > 10 min negli ultimi 21 giorni • *Punzione arteriosa non comprimibile negli ultimi 7 giorni • Puntura Lombare (PL) negli ultimi 7 giorni Criteri d'inclusione specifici per trombolisi intra-arteriosa (i.a.) • 4.5-6 ore tra inizio dei sintomi e inizio procedura (>6 ore in contesto di grave stenosi arteria basilare sintomatica) • Angio-TAC/Angio-IRM: documentazione d’occlusione arteriosa intracranica accessibile (con carotide extracranica pervia) • Operatore disponibile in grado di eseguire questo trattamento NON sono contrindicazioni alla trombolisi i.v. o i.a. TIA recente Sintomatologia vertebrobasilare Trattamento antiaggregante (p.es. ASA, Plavix, Asasantine). Trattamento d’eparina se aPTT <33” Sintrom o Marcumar se INR ≤ 1.5 75 DICEMBRE 2010 n’ora stati individuati come chiari predittori dell’efficacia o meno di una trombolisi30. Questi indicatori possono però essere utilizzati, quando disponibili, per decisioni terapeutiche individuali. Segni di lesione ischemica estesa ed irreversibile sono considerati una controindicazione relativa alla trombolisi dato che in queste condizioni l’effetto terapeutico è probabilmente ridotto31,32. Conclusione La trombolisi sistemica (i.v.) o intrarteriosa (i.a.) rappresentano le armi terapeutiche più efficaci per trattare l’ictus ischemico nella fase acuta, permettendo di offrire un’indipendenza ai pazienti trattati precocemente. La terapia è tanto più efficace e sicura quanto iniziata rapidamente, sulla base di protocolli sistematici ed organizzati, come il caso nella nostra Stroke Unit. C. Cereda, C. Staedler, A. Bersano, C. Bassetti Neurocentro (EOC) della Svizzera Italiana, Servizio di Neurologia, Ospedale Regionale di Lugano Bibliografia 1 Baron JC. Mapping the ischaemic penumbra with PET: implications for acute stroke treatment. Cerebrovasc Dis 1999; 9: 193201 2 NINDS study group. Tissue plasminogen activator for acute ischemic stroke. The National Institute of Neurological Disorders and Stroke rt-PA Stroke Study Group. New Engl J Med 1995; 333(24):1581-1587 3 Bogousslavsky J, Buettner UW, Hess K, Le Floch-Rohr J, Lyrer Ph, Mattle H. Die Akutbehandlung des Schlaganfalls mittels intravenöser Thrombolyse mit rt-PA. Schweiz Ärztezeitung 1998; 79:111-115. 4 Furlan A, Higashida R, Wechsler L et al. Intraarterial prourokinase for acute ischemic stroke. The PROACT II study: a randomized controlled trial. Prolyse in Acute Cerebral Thromboembolism. JAMA 1999; 282(21):20032011. TRIBUNA MEDICA TICINESE 433 terapia fibrinolitica:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 08:52 Pagina 434 SEZIONE SCIENTIFICA 5 Graham GD. Tissue plasminogen activator for acute ischemic stroke in clinical practice: a metaanalysis of safety data. Stroke 2003; 34(12):2847-2850. 6 Arnold M, Schroth G, Nedeltchev K et al. Intra-arterial thrombolysis in 100 patients with acute stroke due to middle cerebral artery occlusion. Stroke 2002; 33(7):1828-1833. 7 Wardlaw JM, Zoppo G, Yamaguchi T, Berge E. Thrombolysis for acute ischaemic stroke. Cochrane Database Syst Rev 2005;(3). 8 Hacke W, Kaste M, Fieschi C et al. Randomised double-blind placebo-controlled trial of thrombolytic therapy with intravenous alteplase in acute ischaemic stroke (ECASS II). Second European-Australasian Acute Stroke Study Investigators. Lancet 1998; 352(9136):1245-1251. 9 Clark WM, Wissman S, Albers GW, Jhamandas JH, Madden KP, Hamilton S. Recombinant tissuetype plasminogen activator (Alteplase) for ischemic stroke 3 to 5 hours after symptom onset. The ATLANTIS Study: a randomized controlled trial. Alteplase Thrombolysis for Acute Noninterventional Therapy in Ischemic Stroke. JAMA 1999; 282(21): 2019-2026. 10 Hacke W, Donnan G, Fieschi C et al. Association of outcome with early stroke treatment: pooled analysis of ATLANTIS, ECASS, and NINDS rt-PA stroke trials. Lancet 2004; 363(9411):768-774. 11 Lees KR, Bluhmki E, von Kummer R, Brott TG, Toni D, Grotta JC. Time to treatment with intravenous alteplase and outcome in stroke: an updated pooled analysis of ECASS, ATLANTIS, NINDS, and EPITHET trials. Lancet. May 15 2010;375 (9727): 1695-703 12 Lansberg MG, Schrooten M, Bluhmki E, Thijs VN, Saver JL. Treatment time-specific number needed to treat estimates for tissue plasminogen activator therapy in acute stroke based on shifts over the entire range of the modified Rankin Scale. Stroke. Jun 2009;40(6):2079-84 13 Wahlgren N, Ahmed N, Dávalos A, Ford GA, Grond M, Hacke W et al. Thrombolysis with alteplase for acute ischaemic stroke in the Safe Implementation of Thrombolysis in Stroke-Monitoring Study (SITS MOST): an observational study Lancet. 2007. 369 275282 434 TRIBUNA MEDICA TICINESE 14 Wahlgren N, Ahmed N, Dávalos A, Hacke W, Millán M, Muir K et al. Thrombolysis with alteplase 3-4.5 h after acute ischaemic stroke (SITS-ISTR): an observational study. Lancet. 2008 Oct 11;372(9646):1303-9. Epub 2008 Sep 12 15 Hacke W, Kaste M, Bluhmki E, Brozman M, Dávalos A, Guidetti D et al. Thrombolysis with alteplase 3 to 4.5 hours after acute ischemic stroke.N Engl J Med. 2008 Sep 25;359(13):1317-29 16 Hacke W, Donnan G, Fieschi C et al. Association of outcome with early stroke treatment: pooled analysis of ATLANTIS, ECASS, and NINDS rt-PA stroke trials. Lancet 2004; 363(9411):768-774. 17 Smith WS, Sung G, Starkman S et al. Safety and efficacy of mechanical embolectomy in acute ischemic stroke: results of the MERCI trial. Stroke 2005; 36(7):1432-1438. 18 Bose A, Henkes H, Alfke K et al. The Penumbra System: A Mechanical Device for the Treatment of Acute Stroke due to Thromboembolism. AJNR Am J Neuroradiol 2008. 19 Del Zoppo GJ, Higashida RT, Furlan AJ, Pessin MS, Rowley HA, Gent M. PROACT: a phase II randomized trial of recombinant pro-urokinase by direct arterial delivery in acute middle cerebral artery stroke. Stroke 1998;29:4-11. 20 Schonewille WJ, Wijman CA, Michel P, Rueckert CM, Weimar C, Mattle HP, Engelter ST, Tanne D, Muir KW, Molina CA, Thijs V, Audebert H, Pfefferkorn T, Szabo K, Lindsberg PJ, de Freitas G, Kappelle LJ, Algra A; BASICS study group. Treatment and outcomes of acute basilar artery occlusion in the Basilar Artery International Cooperation Study (BASICS): a prospective registry study. Lancet Neurol. 2009 Aug;8(8):724-30. Epub 2009 Jul 3 21 The IMS I Trial Investigators. Combined intravenous and intraarterial recanalization for acute ischemic stroke: the Interventional Management of Stroke study. Stroke 2004; 35:904-11. 22 The IMS II Trial Investigators. The Interventional Management of Stroke (IMS) II study. Stroke 2007;38:2127-35. 23 Khatri P, Hill MD, Palesch YY, Spilker J, Jauch EC, Carrozzella JA, Demchuk AM, Martin R, Mauldin P, Dillon C, Ryckborst KJ, Janis S, Tomsick TA, Broderick JP; Interventional Management of Stroke III Investigators Methodology of the Interventional Management of Stroke III Trial Int J Stroke. 2008 May;3 (2):130-7. 75 DICEMBRE 2010 24 Smith WS, Sung G, Saver J, et al. Mechanical thrombectomy for acute ischemic stroke: final results of the Multi MERCI trial. Stroke 2008;39:1205–12. 25 P.Michel, M.Arnold, S.Engelter, H.Hungerbühler, K. Nedeltchev, D.Georgiadis, F.Muller, L.Bönig, C.Städler, C. Cereda, J. Ghika, R.Baumgartner, R.Sztajzel, B. Weder, HP. Mattle, P.Lyrer für die Themengruppe “Akuttherapie des Hirnschlags“ der Zerebrovaskulären Arbeitsgruppe der Schweiz (ZAS). Thrombolyse bei ischämischen Hirnaschlag: Aktualisierte Guidelines. Schweizerische Med. Forum 2009. 26 Arnold M, Nedeltchev K, Schroth G et al. Clinical and radiological predictors of recanalisation and outcome of 40 patients with acute basilar artery occlusion treated with intraarterial thrombolysis. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2004; 75(6):857-862. 27 NINDS study group. Generalized efficacy of t-PA for acute stroke. Subgroup analysis of the NINDS t- PA Stroke Trial. Stroke 1997; 28(11):2119-2125 28 Engelter ST, Reichhart M, Sekoranja L et al. Thrombolysis in stroke patients aged 80 years and older: Swiss survey of IV thrombolysis. Neurology 2005; 65(11):1795-1798. 29 Simon JE, Sandler DL, Pexman JH, Hill MD, Buchan AM. Is intravenous recombinant tissue plasminogen activator (rt-PA) safe for use in patients over 80 years old with acute ischaemic stroke? -The Calgary experience. Age Ageing 2004; 33(2):143-149 30 P.D. Schellinger, R.N. Bryan, L.R. Caplan, J.A. Detre, R.R. Edelman, C. Jaigobin, C.S. Kidwell, J.P. Mohr, M. Sloan, A.G. Sorensen, and S. Warach. Evidence-based guideline: The role of diffusion and perfusion MRI for the diagnosis of acute ischemic stroke: Report of the Therapeutics and Technology Assessment Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology 2010; 75: 177-185. 31 Demchuk AM, Hill MD, Barber PA, Silver B, Patel SC, Levine SR. Importance of early ischemic computed tomography changes using ASPECTS in NINDS rtPA Stroke Study. Stroke 2005; 36 (10):2110-2115 32 Hill MD, Rowley HA, Adler F et al. Selection of acute ischemic stroke patients for intra-arterial thrombolysis with pro-urokinase by using ASPECTS. Stroke 2003; 34(8):19251931 La stroke:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 09:24 Pagina 435 SEZIONE SCIENTIFICA LA STROKE UNIT A. Bersano, C. Cereda, C. Staedler, C. Bassetti Negli ultimi vent’anni il trattamento dell’ictus acuto ha compiuto molti passi avanti, grazie all’introduzione della terapia trombolitica endovenosa, che al momento attuale è l’unico trattamento riconosciuto per la fase acuta dell’ictus. Tuttavia, nonostante gli sforzi per migliorare l'organizzazione dei sistemi sanitari (sensibilizzazione dei pazienti e dei medici curanti, organizzazione dei servizi di emergenza), la ristretta finestra terapeutica e i criteri di esclusione limitano ancora il trattamento a una minoranza di pazienti, compresa tra l’1 e l’8%1. Parallelamente è stato dimostrato, da diversi studi randomizzati controllati, condotti in differenti paesi europei e extraeuropei, che la gestione dei pazienti con ictus acuto in unità di cura specializzate (Stroke Unit) riduce significativamente il rischio di mortalità e la disabilità a lungo termine. In particolare, il ricovero in Stroke Unit (SU) riduce il rischio di mortalità e disabilità ad un anno di follow-up rispettivamente del 14% (OR: 0.86; CI95%: 0.76-0.98; p=0.02) e del 18% (OR: 0.82; CI95%: 0.73-0.92; p=0.0006) e il rischio combinato di mortalità o dipendenza del 18% (OR: 0.82; CI95%: 0.73-0.92; P=0.001)2. Questo vantaggio sembrerebbe essere ancora maggiore da una recente meta-analisi della Cochrane Collaboration dalla quale emergerebbe una riduzione del 41% della mortalità e disabilità (CI 95%0.38-0.92; p=0.02)2. Comparato ad altre misure terapeutiche in fase acuta, il number needed to treat (NTT) della SU è favorevole: NNT: 33 (CI 95%: 20-100) per la riduzione della mortalità, e NNT: 20 (CI 95%:12-50) per l’indipendenza o il rientro a domicilio (Tabella 1). Il beneficio del trattamento in SU sarebbe confermato anche da alcuni grossi studi ossservazionali, che meglio riflettono la pratica clinica ovviando ai bias di selezione dei pazienti e dei centri clinici degli studi randomizzati controllati3,4. Il beneficio della Stroke Unit sembrerebbe prolungato nel tempo in quanto alcuni studi di follow-up a 10 anni confermerebbo il vantaggio in termini di riduzione della mortalità o dipendenza (OR 0.77; CI95% 0.45-1.31) e sembrerebbe significativo indipendentemente dall’età, dall’eziologia e dalla gravità dello stroke differentemente da precedenti studi che sembravano evidenziare un vantaggio della Stroke Unit solo per i pazienti giovani e con uno stroke più lieve1,5. Questo dato è molto importante per la decisione medica di quali pazienti ricoverare in Stroke Unit e per l’allocazione delle risorse a livello locale. Il termine Stroke Unit (SU) è utilizzato per descrivere l’utilizzo di letti dedicati esclusivamente o quasi alla cura dei pazienti colpiti da ictus, e gestiti da un Trattamento in fase acuta team multidisciplinare specializzato nel trattamento dell’ictus. Questo team è prevalentemente formato da medici esperti in malattie cerebrovascolari, infermieri specializzati, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti e assistenti sociali. Questa definizione di Stroke Unit che comprende la presenza di letti dedicati e non solo di uno ‘stroke team’ sembrerebbe essere più vantaggiosa in termini di outcome2. Per quanto riguarda invece le caratteristiche della SU il modello più vantaggioso sarebbe quello ‘comprehensive’ o ‘semi intensivo’ che integra gli aspetti riabilitativi con quelli intensivi di presa a carico anche diagnostica nella funzionalità. Tuttavia, nonostante il beneficio della Stroke Unit sia ormai confermato, la diffusione e la realizzazione delle Stroke Unit è ancora limitata e soprattutto non è ancora chiaro quale siano gli elementi chiave, nell’ambito del processo di cura, che spieghino l’efficacia di queste unità. A questo proposito alcuni epidemiologi stanno effettuando “audit” in diversi paesi europei ed extraeuropei per valutare sia l’incremento del numero di Stroke Unit che la qualità delle stesse con lo scopo di analizzare la distribuzione territoriale delle unità in base al fabbisogno e di chiarire quale è il modello di Stroke Unit ideale5,6. Tuttavia non è ancora chiaro se questi elementi influenzino l’outcome del paziente. % de RRR (ARR) Trombolisi (rtPA) 9.8 (5.5) Stroke Unit 6.5 (3.8) Aspirina 2.6 (1.2) Tab. 1: Trattamento dell’ictus: riduzione del rischio relativo (RRR) e assoluto (AAR) di mortalità e dipendenza da stroke 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 435 La stroke:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 09:24 Pagina 436 SEZIONE SCIENTIFICA Negli Stati Uniti, la Brain Attack Coalition (BAC), per esempio raccomanda cinque componenti chiave che qualificano i servizi ictus acuto (Primary Stroke Center), che includono uno stroke team (un pool di medici dedicato alla cura dell’ictus), la presenza di protocolli di cura stabiliti, di un pronto soccorso, di una Stroke Unit e di un reparto di neurochirurgia7. Diversamente in Europa gli esperti dell’EUSI sono in accordo nel ritenere che gli elementi fondamentali per definire la Stroke Unit sono un team multidisciplinare esperto in stroke, la presenza di infermieri specializzati, la disponibilità di una TAC cerebrale 24h/24 e di un Doppler extracranico, il monitoraggio continuo dei parametri vitali, la presenza protocolli per la trombolisi endovenosa 24h/24, e di un dipartimento di emergenza8. Tuttavia, come emerge da questi studi, la definizione di servizi di cura per ictus è adattata a modelli organizzativi locali del sistema sanitario, e solo pochi studi hanno valutato e validato l'efficacia di questi elementi sull’outcome dei pazienti9. Dai dati del censimento PROSIT10 sulle Stroke Unit italiane sembrerebbe emergere che gli elementi che caratterizzano le Stroke Unit rispetto al reparto convenzionale sono il monitoraggio, lo staffing, le riunioni multidisciplinari e la mobilizzazione precoce. Tuttavia dagli stessi risultati dello studio PROSIT, emerge che nessuno dei 19 elementi di setting considerati sembra influenzare l’outcome dei pazienti se non la collocazione della Stroke Unit in ambito neurologico e la disponibilità della MRI 24h/24. Tuttavia, nonostante non sia ancora chiaro in letteratura quale sia il miglior modello di Stroke Unit da seguire l’implementazione delle Stroke Unit avviene secondo diversi livelli di complessità10,12. Riguardo ai costi, sebbene la realizzazione di queste unità richieda un investimento da parte del sistema sani- 436 TRIBUNA MEDICA TICINESE tario, la riduzione della lunghezza della degenza e del numero di pazienti disabili a lungo termine porta comunque ad un vantaggio in termini di rapporto costo-beneficio globale13,15. La Stroke Unit dell’EOC L’Ospedale Civico di Lugano ha un alto flusso di ricoveri per ictus acuto all’anno (>250 casi/anno). Inoltre possiede neurologi esperti nella cura delle malattie cerebrovascolari e una se- rie di dotazioni tra cui la disponibilità di un neurologo 24h/24, la possibilità di eseguire una TAC encefalo 24h/24, un reparto di Neurochirurgia e di cure intensive e possiede dei protocolli standardizzati per la cura dell’ictus oltre che la possibilità di effettuare una riabilitazione precoce e una logopedia. Questo contesto ha favorito, dopo un lungo iter organizzativo che ha previsto in un primo tempo la sperimentazione di un modello tipo ‘stroke Fig. 1: La Stroke unit dell’EOC di Lugano-il team dedicato e la struttura 75 DICEMBRE 2010 La stroke:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 09:24 Pagina 437 SEZIONE SCIENTIFICA team’, l’apertura da luglio 2010 di una Stroke Unit all’interno del reparto di neurologia. Questa struttura, attualmente funzionante con 4 letti, è in rete con gli altri ospedali dell’EOC, garantendo la presa a carico di pazienti provenienti dal tutto il Cantone secondo criteri prestabiliti (Figura 1 e 2). Fino a fine ottobre 2010 circa 150 pazienti hanno avuto accesso a tale unità che è l’unica di tutto il Canton Ticino. Di questi circa il 68% sono pa- Fig. 2: zienti con stroke o TIA, mentre il 32% sono pazienti con patologie acute non cerebrovascolari (polinevriti acute, epilessie, malattie infettive del SNC). Dei pazienti con malattia cerebrovascolare il 14% hanno avuto una diagnosi di TIA, il 41% di ictus ischemico e il 13% di ictus emorragico. L’età media dei pazienti è 72 anni (range 41-91) e la gravità media dell’ictus all’ingresso, calcolata con la scala NIHSS è di 6.81,17. La degenza La Stroke unit dell’EOC di Lugano - la struttura, letti dedicati e monitoraggio • Diagnosi • Stroke + TIA = 68 (68%) TIA = 14 (14%) Ictus ischemici = 41 (41%) Ictus emorragici = 13 (13%) media dei pazienti è di circa 2.86 giorni (Tabella 2). Conclusione In conclusione i pazienti acuti sembrano beneficiare del trattamento in Stroke Unit in termini di sopravvivenza, possibilità di rientro a domicilio e recupero dell’ indipendenza. L’accesso in Stroke Unit deve essere garantito a tutti i pazienti in fase acuta indipendentemente dall’età, dal tipo ma soprattutto dalla severità dell’ictus. L’ampio numero di pazienti quindi che necessita di aver accesso a queste unità, se si compara con altri trattamenti di fase acuta come la trombolisi a cui ha accesso meno dell’8% dei pazienti, giustifica sicuramente l’implementazione di questi centri in modo tale da garantire una copertura territoriale in relazione al fabbisogno. La Stroke Unit dell’EOC, che è una delle poche in Svizzera, rappresenta un grosso passo avanti nella cura dell’ictus in territorio Svizzero. Sebbene siano disponibili al momento solo dati preliminari, vista la recente apertura di questa unità, l’esperienza ticinese dovrebbe fornire un “esempio” per realizzare unità analoghe in modo da garantire l’accesso a tutti i pazienti con ictus acuto in territorio Svizzero. Anna Bersano, Carlo Cereda, Claudio Staedler, Claudio Bassetti • Altre diagnosi = 32 (32%) Bibliografia • Caratteristiche dei pazienti • Età media: 72 anni (41-91) • Indipendenti prima dell’ictus: 88% • Gravità dell’ictus (NIHSS): NIHSS (media): 6.8 (1-17) • Giorni degenza (media): 2.86 giorni Tab. 2: Dati preliminari relativi alla Stroke Unit 75 DICEMBRE 2010 1 Stroke Unit Trialists’ Collaboration. Organised inpatient (stroke unit) care for stroke. Cochrane Database of Systematic Reviews 2001, issue 3; article No. CD000197. DOI: 10.1002/14651858.CD000197. 2 Stroke Unit Trialists’ Collaboration. Organised inpatient (stroke unit) care for stroke. Cochrane Database of Systematic Reviews 2007, Issue 4. Art. No.: CD000197. DOI: 10.1002/14651858.CD000197.pub2. TRIBUNA MEDICA TICINESE 437 La stroke:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 09:24 Pagina 438 SEZIONE SCIENTIFICA 3 Candelise L, Gattinoni M, Bersano A, Micieli G, Sterzi R, Morabito A. Stroke-unit care for acute stroke patients: an observational follow-up study. Lancet 2007;369:299-305. 4 Seenan P, Long M, Langhorne P. Stroke units in their natural habitat: systematic review of observational studies. Stroke 2007; 38:1886-92. 5 Stegmayr B, Asplund K, Hulter-Asberg K, Norrving B, Peltonen M, Terent A, Wester PO: Stroke units in their natural habitat: can results of randomized trials be reproduced in routine clinical practice? Riks-Stroke Collaboration. Stroke 1999;30:709-714. 6 Dennis M, Flaig R, McDowall M: Scottish Stroke Care Audit 2008 National Report Stroke Services in Scottish Hospitals - Data relating to 2005-2007. 2008. http://www.strokeaudit.scot.nhs.uk. Accessed 7 Mar 2009. 7 Alberts MJ, Hademenos G, Latchaw RE, Jagoda A, Marler JR, Mayberg MR, Starke RD, Todd HW, Viste KM, Girgus M, Shephard T, Emr M, Shwayder P, Walker MD. Recommendations for the establishment of primary stroke centers. Brain Attack Coalition. JAMA. 2000 Jun 21;283(23):3102-9. 8 Leys D, Ringelstein EB, Kaste M, Hacke W. The main components of stroke unit care: results of a European expert survey. Cerebrovasc Dis 2007;23:344-52. 9 Douglas VC, Tong DC, Gillum LA, Zhao S, Brass LM, Dostal J, Johnston SC. Do the Brain Attack Coalition's criteria for stroke centers improve care for ischemic stroke? Neurology. 2005 Feb 8;64(3):422-7 13 Epifanov Y, Dodel R, Haacke C, Schaeg M, Schoffski O, Hennerici M, Back T: Costs of acute stroke care on regular neurological wards: A comparison with stroke unit setting. Health Policy 2007;81:339-349. 14 Patel A, Knapp M, Perez I, Evans A, Kalra L: Alternative strategies for stroke care: Costeffectiveness and cost-utility analyses from a prospective randomized controlled trial. Stroke 2004;35:196-203. 15 Brady BK, McGahan L, Skidmore B: Systematic review of economic evidence on stroke rehabilitation services. Int J Technol Assess Health Care 2005;21:15-21. 10 10. Bersano A, Candelise L, Sterzi R, Micieli G, Gattinoni A, Morabito A and the PROSIT Study Group. Stroke unit care in Italy. Results from PROSIT project on stroke services in Italy. A nationwide study. Neurol Sci. 2006; 27:332-339. 11 Brainin M, Bornstein N, Boysen G, Demarin V. Acute neurological stroke care in Europe: results of the European Stroke Care Inventory. Eur J Neurol. 2000 Jan;7(1):5-10. 12 Brainin M, Steiner M; Austrian Stroke Registry for Acute Stroke Units. Acute stroke units in Austria are being set up on a national level following evidence-based recommendations and structural quality criteria. Cerebrovasc Dis. 2003;15 Suppl 1:29-32. PubMed PMID: 12649613. 438 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010 Caso clinico:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 09:26 Pagina 439 SEZIONE SCIENTIFICA - Il caso clinico in 1000 parole UNA DONNA DI 50 ANNI CON TETANIA E. Ghielmini Storia clinica Una donna di 50 anni viene ricoverata per la comparsa acuta di tetanie spastiche ai quattro arti su ipomagnesemia severa, ipocalcemia e ipocaliemia. La paziente riferisce buona salute fino a 7 anni prima, quando fu ricoverata una prima volta per dolori addominali crampiformi, gonfiore addominale, nausea, vomito biliare ed eruttazioni presenti da una settimana. Durante il ricovero si riscontrò un moderato meteorismo senza rialzo degli indici infiammatori. Malgrado la terapia sintomatica (Domperidon, Scopolamina) i disturbi assunsero una andamento ciclico irregolare nelle settimane seguenti; infatti a periodi di 2-3 giorni con forti crampi addominali, gonfiori, nausea, vomito e molteplici episodi di forte diarrea liquida, si alternavano periodi relativamente asintomatici della durata di 2-15 giorni. I disturbi erano presenti sia di giorno che di notte. La paziente riferisce abuso nicotinico di 20 PY. In anamnesi remota risultavano un intervento di appendicectomia in età pediatrica ed un parto naturale all’età di 27 anni. Inoltre la paziente era stata indagata pochi anni prima per prurito di n.d.d, in seguito al quale i sanitari avevano provveduto all’esecuzione di elettroforesi, risultata pa- tologica per la presenza di leggera gammopatia monoclonale di tipo IgGkappa; la biopsia osteomidollare risultò nella norma. Nel corso dei mesi seguenti al primo ricovero vennero effettuati ulteriori esami. Alla TAC addominale si confermò importante meteorismo con inspessimento moderato delle pareti intestinali. Alla gastroscopia si evidenziò una moderata ernia iatale e, alla contestuale biopsia, un’infezione da Helicobacter. Alla colonscopia non si evidenziarono reperti patologici. Furono esclusi celiachia, malattia di Crohn, infezione da Tropheryma whipplei e parassitosi intestinale. Il clisma opaco rivelò ipoperistalsi dello stomaco e dell’intestino con dilatazione dell’intestino tenue in assenza di stenosi o occlusioni meccaniche. Le conclusioni diagnostiche furono di un quadro di pseudo-ostruzione intestinale. Negli anni seguenti la sintomatologia continuò a persistere, con episodi di ileo seguiti da periodi con diarrea. Cicli di questo tipo si ripetevano da due a cinque volte alla settimana con intervalli irregolari che duravano dai due giorni alle due settimane. La terapia ambulatoriale presso il medico curante rimase sintomatica, con particolare attenzione alla terapia antidolorifica/antispastica durante le crisi. Affiorarono per contro, a testimonianza di un problema cronico a livello intestinale, calo ponderale (da 52 kg ad un minimo di 43 kg), ipovitaminosi B12 ed aumento della circonferenza addominale fino a 92 cm. Una TAC addominale eseguita per un’ennesima esacerbazione dei sintomi permise di descrivere, oltre alla distensione meteorica massiva delle anse intestinali, la presenza di una pneumatosi intestinale cistiforme e di una sacca di aria infradiaframmatica. Dato il decorso cronico del disturbo la terapia rimase conservativa. Vennero effettuati ulteriori esami diagnostici in un centro universitario. Si descrisse oltre ad un megalocolon anche un megaesofago. Si esclusero disturbi di conduzione 75 DICEMBRE 2010 nervosa (ENMG), ipotensione ortostatica (test di Shellong), disturbi metabolici, infezioni virali concomitanti (CMV, EBV, VZV, HSV) o malattie immunologiche. Alla luce di dosaggio normale dell’anticorpo anti-Hu appariva improbabile una neuropatia infiammatoria autoimmune su malattia paraneoplastica. La biopsia rettale permise di escludere amiloidosi e disganglionosi. Non si apportarono cambiamenti essenziali alla terapia sintomatica. Cinque mesi prima dell’ultimo ricovero, nuovi esami confermano la distensione intestinale e la presenza di dolicocolon. Venne posta l’indicazione elettiva per colectomia subtotale. L’esame patologico del preparato mostrò marcata ectasia del lume intestinale in associazione a importante atrofia settoriale della tunica muscolare propria, possibilmente secondaria a dilatazione intestinale. Mucosa e sottomucosa non mostravano rilevanti alterazioni istomorfologiche. Esami immunoistochimici non rivelarono anomalie morfologiche del sistema nervoso intestinale. Dopo l’intervento chirurgico la paziente riporta diminuzione del rigonfiamento addominale e per diverse settimane diminuzione dei dolori crampiformi. Tuttavia, a quattro mesi dall’intervento, la paziente si presenta in Pronto Soccorso con tetanie secondarie a malassorbimento. Commento La pseudo-ostruzione intestinale cronica (Chronic Intestinal Pseudo-Obstruction, CIPO) è un disturbo grave, raro che non va confuso con la Sindrome di Ogilvie, o pseudoostruzione intestinale acuta, una patologia ad insorgenza acuta e rapida, solitamente secondaria a una condizione di polimorbidità grave (grossi interventi addominali, ortopedici, ginecologici, traumi neurologici, patologie cardiovascolari, altro) e che spesso comporta chirurgia di urgenza. TRIBUNA MEDICA TICINESE 439 Caso clinico:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 09:26 Pagina 440 SEZIONE SCIENTIFICA - Il caso clinico in 1000 parole La CIPO è caratterizzata da assenza di propulsione e dilatazione intestinale, distensione dell’addome con crampi e possibile vomito; il tutto in assenza di ostruzioni meccaniche dell’intestino. I sintomi possono essere continui o ripetitivi, con episodi sub-occlusivi alternati ad uno stato permanente di significativi disturbi digestivi. Sebbene la maggior parte dei casi di CIPO sia di origine idiopatica, il disturbo può essere secondario a patologie primarie conosciute di diverso tipo che danneggiano i meccanismi di motilità intestinale a qualsiasi livello, dalla innervazione estrinseca ed intrinseca alle cellule muscolari stesse (Tabella 1). Disturbi gastrointestinali nervosi In questa categoria sono comprese una serie di disturbi familiari e dello sviluppo che colpiscono neonati e bambini: malattia di Hirschsprung e varianti, displasia nervosa intestinale A e B, iperplasia congenita delle cellule di Cajal, ed altri. Nell’adulto si annoverano le neuropatie viscerali sporadiche tipo I e II che possono colpire il plesso mioenterico in qualunque parte del tratto gastrointestinale. La diagnosi è prevalentemente istologica e necessita spesso di protocolli particolari che comprendono biopsie di tessuto fresco (non fissato in formalina) o biopsie intestinali transmurali. La distruzione del sistema nervoso mioenterico può essere dovuta anche ad un processo paraneoplastico; in questi casi vengono prodotti anticorpi antineuronali che attaccano il sistema mioenterico. I più comuni anticorpi di questo tipo sono andi-Hu, che causano anche neuropatie periferiche e ad altri organi. Altre cause neuro-infiammatorie di CIPO sono la ganglionite eosinofila o la ganglionite idiopatica. Anche la gastroenteropatia diabetica e la gastroparesi diabetica sono disturbi che possono rientrare in questo capitolo. Le cause infettive includono infezioni da HZV, EBV, CMV e JCV. 440 TRIBUNA MEDICA TICINESE Disturbi del sistema nervoso centrale ed enterico Ictus, encefalite, Von Recklinghausen, Hirschsprung, Malattie immuno-mediate e collagenosi Paraneoplastico, parainfettivo, sclerodermia, dermatomiosite, amoloidosi, lupus eritematoso sistemico, Ehlers-Danlos Malattie endocrine e metaboliche Diabete, ipotiroidismo, ipoparatiroidismo, feocromocitoma Altro Iatrogeno (post-attinico), farmaci, Chagas Tab. 1: cause principali di ostruzione intestinale cronica secondaria (da ref 1, modificata) Disturbi muscolari Nell’adulto le malattie muscolari intestinali sono generalmente parte o manifestazione di malattie sistemiche, come le distrofie muscolari oppure miopatie associate a problemi vascolari o collagenosi. Tra le cause primarie, molte sono ereditarie (miopatie viscerali familiari I-IV, MMIHS, miopatie mitocondriali). Tra le cause acquisite si segnala invece la miosite enterica autoimmune, tipicamente a seguito di un’infezione. La malattia di Chagas è dovuta a infezioni della muscolatura liscia e cardiaca con il parassita Trypanosoma Cruzi ed è diffusa in America centrale e del sud. In stadi avanzati è causa di megaesofago e megalocolon, oltre ai disturbi cardiaci, e può essere causa di CIPO. Malattie sistemiche La sclerodermia è una malattia autoimmune dei tessuti connettivi che attacca nella sua variante sistemica la cute e diversi organi interni, incluso il tratto gastrointestinale. È tipica la fibrosi dell’esofago; parimenti è frequente il coinvolgimento dell’intestino condizionante quadri clinici di pseudo-ostruzione. L’amiloidosi consiste nella presenza all’interno dei tessuti di depositi di filamenti di proteine. 75 DICEMBRE 2010 Tali depositi si possono accumulare lungo tutto il tratto intestinale causando danni sia alla muscolatura che al sistema nervoso enterico e causando atrofia della parete intestinale con problemi di motilità. Tra le cause di amiloidosi, in Europa e Nord-America, vi è primariamente un processo linfoproliferativo neoplastico, in particolare le discrasie plasma cellulari. Esistono comunque forme ereditarie, tipiche in pazienti portoghesi. Nei paesi in via di sviluppo, al contrario, prevale l’associazione con infezioni croniche quali la tubercolosi. Farmaci e cause iatrogene Tra i farmaci che più comunemente causano problemi di motilità intestinale si trovano gli antidepressivi triciclici, le phenotiazine, farmaci anticolinergici, oppiacei, teofilline, antiparkinsoniani e chemioterapici. Si consideri infine in pazienti trattati con radioterapia una possibile origine post-attinica. Quadro clinico Malgrado la vastissima gamma di possibili cause primarie e secondarie, la CIPO nell’adulto viene considerata idiopatica nella maggior parte dei casi. La CIPO è tra le più importanti cause di malassorbimento cronico ed Caso clinico:LA CORONOGRAFIA copia.qxd 14.12.10 09:26 Pagina 441 SEZIONE SCIENTIFICA - Il caso clinico in 1000 parole è quasi sempre associata ad importante decadimento della qualità di vita. Normalmente si presenta in maniera insidiosa, tanto che le prime manifestazioni sub-occlusive sono precedute da periodi con sintomi gastrointestinali di varia natura. Ad esempio, oltre alla problematica legata alla ipoperistalsi, si aggiungono tipicamente fasi diarroiche secondarie a proliferazione batterica nell’intestino. Solo un quarto dei pazienti presenta un inizio acuto della malattia. Durante le esacerbazioni si riscontrano tipicamente quadri di ileo con livelli idroaerei e anse dilatate. Non è raro che il paziente con CIPO presenti una storia clinica caratterizzata da plurimi interventi chirurgici addominali privi, purtroppo, di significativo miglioramento della sintomatologia. Precedenti interventi chirurgici possono addirittura causare problemi diagnostici in quanto risulta difficile distinguere episodi di pseudo-ostruzione da episodi secondari a briglie e adesioni delle anse intestinali. Non da ultimo, resezioni intestinali esagerate sono associate a malassorbimento e possono portare a quadri di tetanie come descritto nella nostra paziente. Sebbene la diagnosi di CIPO porti solitamente ad un migliore controllo della sintomatica, l’evoluzione della malattia è quasi invariabilmente severa. Trattamento Durante le fasi acute il trattamento della CIPO è analogo a quello di una ostruzione meccanica. L’equilibrio dei liquidi e degli elettroliti è da mantenere per via intravenosa, mentre una eventuale decompressione addominali si può ottenere attraverso tubi nasogastrici o stomie intestinali. Nel caso di occlusione cronica è importante un adeguato trattamento sintomatico con antiemetici, antisecretori, spasmolitici, lassativi, anti-diarroici, analgesici e procinetici con l’intento di stimolare la motilità intesti- nale. Col progredire dell’insufficienza intestinale peggiora la capacità di assunzione e assorbimento di nutrienti. La nutrizione parenterale diviene pertanto l’unico metodo per controllare il peso corporeo nonché i dolori addominali. Sebbene i pazienti con CIPO abbiano spesso una lunga storia di interventi chirurgici, la chirurgia ha un ruolo limitato nel trattamento della malattia. Questo è in parte spiegato dal fatto che i disturbi si estendono tipicamente su tutta la lunghezza del tratto digerente, rendendo rari i casi che possono beneficiare di resezioni parziali. È possibile che interventi chirurgici peggiorino e accelerino il degradare delle condizioni cliniche dei pazienti. L’applicazione di gastrostomie ed enterostomie decompressive si è dimostrata utile sia come terapia sintomatica che per favorire la capacità di trasporto del canale alimentare. Bibliografia Antonucci A et al. Chronic intestinal pseudoobstruuction. Worl J Gastroenterol. 2008, 14:2953-2961 Di Lorenzo C. Pseudo-obstruction: current approaches. Gastroeneterology 1999, 116:980987 Motility disorders in Gastroointestinal Pathology, ed. Fenoglio.Preiser C. Third edition, Wolters Kluwer/Lippincott Williams & Wilkins. Philadelphia 2008, pp 543-591 Conclusione Abbiamo riportato la storia di una paziente con CIPO da diversi anni che presenza complicanze acute dopo intervento chirurgico. A fronte di questa sintomatologia è importante instaurare un trattamento sintomatico adeguato. L’indicazione ad interventi chirurgici deve essere valutata molto attentamente in quanto quest’ultimi non sono risolutivi ma possono addirittura causare complicanze significative. E. Ghielmini, cand. med. Ospedale La Carità, Locarno E-mail: [email protected] 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 441 Journal club dicembre:Journal club GIUGNO.qxd 14.12.10 09:27 Pagina 443 SEZIONE SCIENTIFICA - JOURNAL CLUB Il Journal Club di questo mese è stato curato dall’Ospedale San Giovanni di Bellinzona TATTOING AND THE RISK OF TRANSMISSION OF HEPATITIS C: A SYSTEMATIC REVIEW AND META-ANALYSIS Siavash Jafari, Ray Copes, Souzan Baharlou, Mahyar Etminan, Jane Buxton (Vancouver, Canada) Int J Infect Dis (2010), doi:10.1016/j.ijid.2010.03.019 (article in press) Riassunto/Adattamento: Clemens Truniger, OSG Bellinzona Introduzione La prevalenza di persone che si fanno tatuare è in aumento. Negli Stati Uniti il 36% delle persone sotto i 30 anni porta dei tatuaggi. In Canada l’8% degli studenti ha almeno un tatuaggio e il 21% vorrebbe averne uno. Quando si esegue un tatuaggio la pelle viene punta 80-150 volte al secondo con degli aghi non sempre sterili. I recipienti dell’inchiostro da tatuaggio non sono sterili. Viene quindi postulato che i tatuaggi costituiscono un rischio di trasmissione di malattie infettive come l’epatite C. Negli Stati Uniti il 2.3% degli adulti sopra i 20 anni è anti-HCV positivo, di cui il 55-84% ha un’infezione cronica e soltanto il 5-50% è informato della diagnosi. In Canada si stimano che sono 210’000-275’000 le persone con un’epatite C delle quali solo il 30% sa di averla. Il costo annuo stimato per ogni nuovo caso di epatite C ammonta a US$ 25’000-30’000. Questa review con meta-analisi cerca di quantificare il rischio d’infezione con il virus epatite C associato ai tatuaggi. Metodi Gli autori hanno eseguito una ricerca degli studi e abstracts rilevanti (fino a novembre 2008) su Medline, Embase, DARE, ACP Journal Club, Internat. Pharmaceutical Abstracts, BIOSIS Previews, Web of Science e Pubmed usando le parole chiavi “epatiti” e “tattoo”. Sono state selezionate tutti gli studi osservazionali con una popolazione di studio sufficientemente alta per poter calcolare una Odds Ratio (OR) e che avevano definito l’epatite C come endpoint primario o secondario, rispettivamente il tatuaggio come esposizione primaria o secondaria. Gli studi selezionati sono stati rivisti da due reviewer indipendenti. La qualità degli studi è stata controllata secondo le linee guide “MOOSE” (Meta-analysis Of Observational Studies in Epidemiology). In studi con diversi livelli di esposizione, esse venivano categorizzate in sottogruppi. I sottogruppi sono stati analizzati statisticamente in base alla popolazione di studio e in base al disegno dello studio per cercare un’associazione tra tatuaggi ed epatite C. Risultati Un totale di 1299 titoli sono stati trovati secondo i criteri di ricerca iniziali. In base ai criteri metodologici sono stati considerati 124 articoli da 30 paesi per il review sistematico, 83 dei quali sono stati inclusi nella metaanalisi comprendente un totale di 132’145 individui. I risultati di tutti gli studi messi insieme indicano una chiara associazione tra tatuaggi e infezione con epatite C (pooled OR 2.24; 95% CI 2.01-2.50). Nel sottogruppo delle persone non dedite al consumo endovenoso di droghe, l’associazione tatuaggio-epatite C era la più marcata (OR 5.74; 95% CI 1.98-16.66). che si fanno tatuare. L’associazione tra tatuaggio ed epatite C è marcata in tutti sottogruppi e consistente in tutti i disegni di studio. Gli autori credono in questa associazione anche per due altri motivi: diversi studi indicano infatti un’associazione non solo con epatite C, ma anche con altre malattie infettive come l’HIV e l’epatite B; alcuni studi mostrano pure una correlazione tra l’incidenza di epatiti virali e il numero di tatuaggi rispettivamente la superficie di pelle tatuata. Negli Stati Uniti, l’HCV è diventata la malattia infettiva cronica più frequente e la causa più importante di trapianti del fegato. Assumendo una prevalenza di tatuaggi del 8% nella popolazione generale (negli Stati Uniti e Canada), si può imputare il 6% di nuovi casi di epatite C ai tatuaggi. Gli artisti di tatuaggio dovrebbero quindi essere sottoposti a controlli rigorosi, e ci vorrebbero dei programmi di sensibilizzazione sia per gli artisti, sia per gli adolescenti quale gruppo di clienti più numeroso. Commento Questa meta-analisi (con le solite limitazioni inerenti al tipo di studio) ci da un’idea concreta del rischio di trasmissione di epatite C durante un tatuaggio e indica che il rischio è reale. I risultati sono sicuramente utili nella consulenza di viaggio per persone che partono in paesi tropicali turistici dove i tatuaggi costano poco (per esempio la Tailandia), o per qualsiasi altra persona o paziente che ha intenzione di farsi tatuare in Svizzera. Sta alle autorità sanitarie decidere se gli atelier di tatuaggio (o di piercing) debbano sottostare a controlli d’igiene e di sterilità, per ridurre al minimo il rischio di trasmissione di malattie infettive. Discussione I risultati indicano un rischio aumentato di acquisire l’epatite C in persone 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 443 Patologia 55:Patologia 4.qxd 14.12.10 09:28 Pagina 445 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 55 Storia clinica Un uomo di 92 anni presenta fatica cronica e secchezza degli occhi e della bocca da anni, divenute insopportabili da alcuni mesi. Il paziente lamenta ingravescenti difficoltà nella deambulazione e nella masticazione. Riferisce dolori intermittenti soprattutto alle articolazioni dell’arto inferiore sinistro e difficoltà nel parlare e nel deglutire il cibo. Trova giovamento nel parlare e riesce a deglutire meglio con il ricorso frequente a sorsate di acqua. All’esame obiettivo il paziente si presenta in scarse condizioni generali e non-collaborativo. Il respiro è superficiale e la frequenza respiratoria è aumentata. A livello cardio-vascolare non si notano alterazioni e non presenta rialzo termico. Gli esami di laboratorio mostrano una proteina C reattiva lievemente aumentata. La cresta alveolare (superiore e inferiore) è molto assottigliata. La lingua è diffusamente eritematosa con lobulazioni macroscopicamente evidenti. Clinicamente si sospetta una Sindrome di Sjögren (SS). Tra i vari accertamenti cui è sottoposto per confermare la diagnosi, c’è anche una biop- sia delle ghiandole salivari minori labiali. Questa procedura, minimamente invasiva e preceduta da anestesia locale, consiste in una piccola incisione di 2-3 millimetri sulla parte mucosa del labbro inferiore per estrarre qualche frammento di ghiandola salivare, che si trova immediatamente sotto il rivestimento mucoso. All’esame istologico si osserva un frammento di ghiandola salivare, formato da diversi lobuli separati da un fine tessuto connettivo (Figura 1A). La grande maggioranza degli acini è composta di cellule mucose, mentre le cellule sierose sono meno numerose e sono situate alla periferia degli acini, formando delle semilune. Proseguendo verso la parte centrale dell’acino, si possono osservare anche i dotti intercalari prima e i dotti striati poi. L’architettura generale della ghiandola è focalmente perturbata dalla presenza di qualche aggregato di cellule infiammatorie, soprattutto linfociti e plasmacellule (Figura 1B). All’esame immunoistochimico con l’anticorpo CD20, si vede come la grande maggioranza dei linfociti sia di tipo B (CD20+) (Figura 1C). 1A 1B 1C Indica la diagnosi corretta: a Infiltrazione linfocitaria della ghiandola salivare compatibile con un linfoma di basso grado (maltoma), CD20+ b Sialoadenite cronica, compatibile con la sindrome di Sjögren c Sialoadenite cronica aspecifica d Sarcoidosi e Ghiandola normale M. Bongiovanni 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 445 Patologia 55:Patologia 4.qxd 14.12.10 09:28 Pagina 446 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Sialoadenite cronica, (Focus Score = 2) compatibile con la sindrome di Sjögren. Commento La Sindrome di Sjögren fu definita e caratterizzata grazie soprattutto al lavoro dall’oftalmologo svedese Henrik Sjögren nel 1933 e in suo onore ne porta il nome. Si tratta di una sindrome autoimmune cronica caratterizzata da xerostomia, keratocongiuntivite secca e infiltrazione linfocitaria delle ghiandole esocrine. In questa sindrome, il sistema immunitario attacca le proprie ghiandole esocrine. Secondo l’organo interessato si hanno così secchezza della mucosa orale e nasale, della mucosa congiuntivale, degli epiteli polmonari, intestinali, pancreatici e renali. Questa sindrome interessa particolarmente le donne (10:1) di mezza età, in menopausa (40-50 anni). La prevalenza di circa 4 milioni di persone colpite ogni anno negli stati Uniti, ne fa il secondo più comune disordine reumatico autoimmune. È un’affezione che progredisce lentamente, ma nonostante ciò è estremamente debilitante e socialmente alienante, in quanto provoca fatica, dolore alle articolazioni, decadenza dei denti e malattie parodontali. Di solito la diagnosi avviene dopo lunghi percorsi (dopo 5-10 anni dall’insorgenza dei sintomi), che debilitano e demoralizzano i pazienti. Infatti, nelle fasi iniziali della malattia, e non come nel nostro caso, i sintomi sono vaghi, generici e sovrapponibili con quelli di altre malattie autoimmuni o reumatiche e le cause attribuite a volte anche a medicamenti. Si pensa addirittura che metà delle persone affette da SS siano sotto diagnosticate. Inoltre non esistono alcun singolo test clinico o esame strumentale che ne permettano la diagnosi con una certa accuratezza. L’eziologia della SS è sicuramente 446 TRIBUNA MEDICA TICINESE multifattoriale, anche se la concatenazione degli eventi e delle cause è ancora dibattuta. Di solito si pensa che ci sia fattore esogeno che funge da iniziatore (virus?); in seguito interviene una distruzione delle cellule epiteliali delle ghiandole salivari, una migrazione di linfociti T e un’infiltrazione linfocitaria della ghiandole esocrine. Il punto finale nello sviluppo della malattia è rappresentato da una stimolazione cronica del sistema immunitario, in particolar modo dei linfociti B. L’iper-reattività dei linfociti B si manifesta con ipergammaglobulinemia e con la formazione di autoanticorpi, che possono essere organo-specifici o non-organo specifici. Tra gli anticorpi organo specifici ci sono anticorpi diretti contro antigeni cellulari delle ghiandole salivari, della tiroide, della mucosa gastrica, del pancreas, della prostata. Tra gli anticorpi non-organo specifici ci sono il fattore reumatoide, gli anticorpi anti-nucleo (ANA) e anticorpi contro i piccoli complessi RNA-proteine Ro(SS-A) e La(SS-B). La presenza della SS in più membri della stessa famiglia e l’aumentato rischio di sviluppare la malattia in pazienti che hanno una storia famigliare positiva, sembrano anche chiamare in causa una predisposizione genetica e l’associazione con certi geni del complesso maggiore di istocompatibilità. Un ruolo virale non è escluso e implica l’intervento del virus di EpsteinBarr, il virus dell’epatite C e il virus della leucemia a cellule T. Inoltre la maggiore incidenza di questa malattia in donne in menopausa chiama in causa anche fattori ormonali. Gli estrogeni sono, infatti, anche dei stimolatori del sistema immunitario e la loro diminuzione nel sangue durante la menopausa suggerisce un loro coinvolgimento. Come si arriva alla diagnosi clinica e qual è il ruolo dell’esame istologico nella diagnosi? La diagnosi è posta 75 DICEMBRE 2010 valutando una serie di parametri, come indicato dal gruppo di consenso Americano ed Europeo (AmericanEuropean Consensus Group, AECG) che li ha rivisti e rivalutati nel 2002 (Tabella 1). Due di questi parametri sono soggettivi (sintomi oculari e sintomi orali) e quattro sono obiettivi (segni di coinvolgimento oculare, istologia positiva, coinvolgimento delle ghiandole salivari e autoanticorpi sierici). In base ai criteri stabiliti da questo gruppo di lavoro si riconosce una SS primaria, non associata ad altre malattie autoimmuni, e una SS secondaria, che invece lo è (di solito la SS secondaria è associata all’artrite reumatoide, al lupus eritematoide o alla sclerodermia). Si definisce SS primaria quella malattia non associata ad alcun’altra malattia del tessuto connettivo, in cui sono presenti 4 dei 6 parametri proposti dall’AECG con almeno presenti i parametri IV e VI (istologia positiva e positività degli autoanticorpi sierici) o con la presenza di 3 dei 4 parametri obiettivi. Naturalmente bisogna escludere ogni altra possibilità che possa causare sintomi simili (sarcoidosi, epatite C, AIDS, precedente irradiazione del capo-collo, amiloidosi, precedente diagnosi di linfoma). Si definisce invece SS secondaria quella malattia in cui ci sono i sintomi dei parametri soggettivi I o II più qualsiasi due dei parametri III, IV, V in pazienti con un’altra malattia del tessuto connettivo. Il ruolo della biopsia è molto importante poiché l’interessamento delle ghiandole salivari, che si manifesta a livello istopatologico con un’infiltrazione linfocitaria del parenchima ghiandolare, è considerato uno dei parametri più caratteristici della malattia. Il patologo deve dare uno “score” alla biopsia: il “focus score”. Un “focus score” uguale a 1 si raggiunge con la presenza di un aggregato di più di cinquanta linfociti per 4 Patologia 55:Patologia 4.qxd 14.12.10 09:28 Pagina 447 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole I. Ocular symptoms: a positive response to at least one of the following questions: 1. Have you had daily, persistent, troublesome dry eyes for more than 3 months? 2. Do you have a recurrent sensation of sand or gravel in the eyes? 3. Do you use tear substitutes more than 3 times a day? II. Oral symptoms: a positive response to at least one of the following questions: 1. Have you had a daily feeling of dry mouth for more than 3 months? 2. Have you had recurrently or persistently swollen salivary glands as an adult? 3. Do you frequently drink liquids to aid in swallowing dry food? 2A III. Ocular signs-that is, objective evidence of ocular involvement defined as a positive resul for at least one of the following two tests: 1. Schirmer’s I test, performed without anaesthesia (≤5 mm in 5 minutes) 2. Rose bengal score or other ocular dye score (≥4 according to van Bijsterveld’s scoring system) IV. Histopathology: In minor salivary glands (obtained through normal-appearing mucosa) focal lymphocytic sialoadenitis, evaluated by an expert histopathologist, with a focus score ≥1, defined as a number of lymphocytic foci (which are adjacent to normal-appearing mucous 2B acini and contain more than 50 lymphocytes) per 4 mm2 of glandular tissue V. Salivary gland involvement: objective evidence of salivary gland involvement defined by a positive result for at least one of the following diagnostic tests: 1. Unstimulated whole salivary flow (≤1.5 ml in 15 minutes) 2. Parotid sialography showing the presence of diffuse sialectasias (punctate, cavitary or destructive pattern), without evidence of obstruction in the major ducts 3. Salivary scintigraphy showing delayed uptake, reduced concentration and/or delayed excretion of tracer 2C VI. Autoantibodies: presence in the serum of the following autoantibodies: 1. Antibodies to Ro(SSA) or La(SSB) antigens, or both Tab. 1: Criteri internazionali per la classificazione della sindrome di Sjögren secondo Vitali et al. mm2 di tessuto salivare. Una biopsia che presenta un focus score uguale o maggiore di 1 (ossia uno o più aggregati di più di cinquanta linfociti in una superficie di 4 mm2) presenta una sialoadenite cronica che è considerata essere compatibile con una SS (Figura 2A). Con il perdurare della malattia, la ghiandola va incontro ad atrofia e il parenchima a un’involuzione fibro-adiposa (Figura 2B). In una certa percentuale di casi valutata intorno al 6%, l’iper-stimolazione dei linfociti B continua nel tempo, fino ad arrivare alla presenza di un intenso infiltrato infiammatorio che deve fare porre la diagnosi differenziale con un linfoma di basso grado associato alle mucosa (o maltoma) (Figura 2C). Infatti i pazienti affetti da SS presentano un rischio di 40 volte più elevato rispetto alla popolazione generale di sviluppare un linfoma, di solito un linfoma di grado basso o di grado intermedio. 75 DICEMBRE 2010 Figura 2: (A) in questa biopsia della ghiandola salivare labiale del nostro paziente di 2x2mm (4mm2), la stessa che in Figura 1A, si osservano due aggregati di linfociti (all’interno dei cerchi rossi) ciascuno comprendente più di 50 linfociti. In questo caso il “focus score” è uguale a 2. (B) Involuzione fibro-adiposa di un acino ghiandolare in una ghiandola salivare minore. (C) Massiva infiltrazione di linfociti B nell’interstizio con distruzione parziale del parenchima ghiandolare (lesioni linfo-epiteliali) in un caso di linfoma della zona marginale extranodale. La terapia è rivolta alla cura dei problemi dentari, all’informazione del paziente sulla necessità di mantenere lubrificate le mucose, ricorrendo, se necessario, all’uso di lacrime o saliva TRIBUNA MEDICA TICINESE 447 Patologia 55:Patologia 4.qxd 14.12.10 09:28 Pagina 448 SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole artificiali. L’uso di corticosteroidi è molto discusso e i risultati sono contrastanti e i danni provocati da un uso prolungato di tali sostanze sembrano essere più importanti dei benefici. In qualche caso si notano anche miglioramenti spontanei senza terapia. M. Bongiovanni Istituto cantonale di patologia, Locarno Bibliografia Vitali C et al. Classification criteria for Sjogren’s syndrome: a revised version of the European criteria proposed by the American-European Consensus Group. Ann Rheum Dis, 2002, 61:554-558 Morbini P et al. Multilevel examination of minor salivary gland biopsy for Sjogren’s syndrome significantly improves diagnostic performance of AECG classification criteria. Arthritis Res Ther, 2005, 7:R343-348 Kassan SS et al. Clinical manifestations and early diagnosis of Sjogren syndrome. Arch Intern Med 2004, 164:1275-1284 Greenspan JS et al. The histopathology of Sjogren’s syndrome in labial salivary gland biopsies. Oral Surg Oral Med Oral Pathol 1974, 37:217-229 Bayetto K et al. Sjogren’s syndrome: a review of aetiology, pathogenesis, diagnosis and management. Aust Dent J, 2010, 55 Suppl 1:39-47 448 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010 attività :attività 14.12.10 09:29 Pagina 449 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT DATE DA RICORDARE OFFERTE E DOMANDE D’IMPIEGO Consultare anche www.aggiornati.ch 20.01.2011 Corso di aggiornamento OMCT – Angiologia Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 03.02.2011 Seminario – Il corpo inascoltato. Silenzi e parole del corpo malato Lugano – Palacongressi – dalle ore 09.00 alle ore 16.00 Info: Verena Fogliani-Alberti, tel. 0041(0)91 922 69 88 16.02.2011 Corso di aggiornamento OMCT – Infeziologia Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 24.02.2011 Colloquio di pneumologia Manno – Sala Aragonite – 14.00 Info: dr. Quadri, tel. 091 811 92 37 17.03.2011 Corso di aggiornamento OMCT – Pneumologia e ORL Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 30.03.2011 Simposio ticinese di immunologia clinica Mendrisio – Ospedale Beata Vergine Info: dr. med. B. Balestra, tel. 091 811 32 27 20.04.2011 Corso di aggiornamento OMCT – Casistica Manno – Sala Aragonite – 14.00- 17.15 Info: Segretariato OMCT, tel. 091 930 63 00 [email protected] 26-27.05.2011 Congresso “Non-invasive Cardiac Imaging – Meet The Experts” Lugano – Cardiocentro Ticino Info: Signora A. Sürder-Boschet, tel. 091 805 31 92 [email protected] MUTAZIONI OMCT Nuovi membri – Bongiovanni Massimo, Locarno – Györik-Lora Sándor, Bellinzona Deceduti – Broggini Mariola, Arcegno Effettivo membri OMCT al 15.12.2010: 1118 ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO cerca impiego al 20-40% per sostituzioni nel Luganese. Interessati telefonare al nr. 076 448 65 44 ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO diplomata, cerca nel luganese impiego per due mezze giornate la settimana (preferibilmente la mattina). Prelievi di sangue, mansioni di base di laboratorio, stesura rapporti, amministrazione in genere. Affidabile, ottime referenze. Buone conoscenze del F – discrete del D. Attestato di maestria. Interessati scrivere a cifra 71, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico APPRENDISTA ASSISTENTE DI STUDIO MEDICO, nata nel 1996, cerco posto di tirocinio presso studio medico, zona Mendrisiotto o Luganese. A giugno 2011 terminerò la Scuola Media presso la sede di Riva San Vitale; a settembre vorrei iniziare la scuola medico-tecnica a Locarno. Ho già fatto alcuni stage presso studi medici. Interessati telefonare 091 682 46 59 (Fam. M. Larghi; Via Fam. C. Scacchi 14; 6825 Capolago) o inviare una mail a [email protected] SEGRETARIA STUDIO MEDICO è alla ricerca di una nuova sfida in uno studio medico, clinica o ospedale. Buone conoscenze lingue nazionali + inglese, piccola contabilità, nonché gestione del segretariato in generale. Cordiale, precisa e amante contatto con i pazienti; disponibile anche al lavoro dal proprio domicilio. Volentieri a disposizione per un gradito colloquio: Telefono 079 640 40 93 INFERMIERA DIPLOMATA, esperienza ospedaliera 7 anni, si mette a disposizione di medici curanti per prestare cure a domicilio dei propri pazienti. Zona Mendrisiotto. Interessati telefonare al numero 079 273 30 69 SEGRETARIA MEDICA cerca lavoro nel Sopraceneri al 40-60% in uno studio medico, ospedale o clinica, precisa ed affidabile con esperienza in oftalmologia, buon contatto con i pazienti, gestione di segretariato, agenda, centralino, corrispondenza, stesura rapporti medici, pianificazione e stesura piani operatori, fatturazione TARMED, piccole mansioni di assistente di studio medico. Buona conoscenza del PC. Interessati scrivere a cifra 125, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico oppure telefonare ore pasti al nr. 077 482 76 69. STUDIO MEDICO specialistico a Bellinzona cerca, per inizio 2011, assistente di studio medico diplomata per impiego al 100%. Richieste: capacità organizzative, affidabilità, flessibilità, uso PC per stesura rapporti e fatturazione (Winmed) e buon contatto con i pazienti. Interessate inviare CV completo con referenze a cifra 126, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO di medicina interna cerca a Bedano da marzo 2011 assistente di studio medico con occupazione al 50% (il mattino), in grado di lavorare autonomamente e in team. Richieste: fatturazione TARMED con Winmed, ECG, radiologia, esperienza di laboratorio, posa infusioni, buon contatto con i pazienti, flessibilità, dinamismo e capacità organizzative. Interessati contattare il seguente numero: 091 945 10 55 i giorni lavorativi per fissare un colloquio personale. STUDIO MEDICO di Chirurgia della Mano a Sorengo cerca assistente di studio medico con certificato di radioprotezione al 100% a partire dal 01 maggio 2011 a tempo determinato. Interessate rivolgersi allo studio del Dr. Gianni Rigoni a Sorengo – Tel. 091 923 21 44 STUDIO MEDICO di medicina generale nel luganese, cerca 2 assistenti di studio medico diplomate (al 100% e al 50%) da subito. Richieste: flessibilità, laboratorio, Rx, ECG e assistenza piccoli interventi, senza par requisiti per favore astenersi. Interessati scrivere a cifra 123, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 449 attività :attività 14.12.10 09:29 Pagina 450 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT STUDIO MEDICO di medicina interna cerca a Lugano da subito o data da convenire assistente di studio medico al 80-90% (ev. 50%). Sono richieste buone capacità organizzative, lavoro indipendente ed esperienza per gestione segretariato/amministrazione (fatturazione secondo TARMED, stesura rapporti), esperienza di laboratorio (prelievi ed analisi, event. Infusioni), esecuzione ECG. Interessati scrivere a cifra 125, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO specialistico nel luganese, cerca, per data da convenire, assistente di studio medico, percentuale da definire (60-80%). Indispensabile capacità al lavoro autonomo, richieste: buona conoscenza del tedesco; esperienza di laboratorio; fatturazione Tarmed tramite programma winmed. Le interessate possono inviare la propria candidatura accompagnata da curriculum alla cifra 124, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico, oppure inviare una mail al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] STUDIO MEDICO di medicina interna generale a Locarno cerca urgentemente causa malattia medico sostituto con entrata in servizio il più presto possibile. Seri interessati tel. 079 479 75 44 ore pasti. STUDIO MEDICO specialistico a Lugano cerca, per inizio 2011, assistente di studio medico diplomata per impiego al 100%. Profilo: buone capacità organizzative, affidabilità, piacere al lavoro indipendente, uso PC per stesura rapporti e fatturazione (Winmed) e buon contatto con i pazienti. Interessate inviare CV completo con referenze e foto a cifra 122, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO ginecologico nel Luganese, cerca Assistente di Studio Medico al 50% (con possibilità al 80%), flessibile, intraprendente, volonterosa e disponibile al lavoro in team. Offriamo ambiente giovanile e molto dinamico. Interessati scrivere a cifra 121, Segretariato OMCT, 6805 Mezzovico STUDIO MEDICO di medicina interna a Chiasso cerca Assistente di Studio Medico diplomata al 50% a partire da marzo, eventualmente aprile 2011. Richiesto lavoro di laboratorio, fatturazione secondo Tarmed, ECG e radiologia. Interessati chiamare Dr. Camponovo Valerio 091 682 78 77 STUDIO MEDICO a Tesserete cerca da subito causa malattia un aiuto medico al 50% con certificato di radioprotezione. Interessate telefonare al 091 930 03 60 IOSI – Istituto Oncologico della Svizzera Italiana EOC – Oncology Institute of Southern Switzerland Conferenze formative Inizio: ore 12.00 Luogo: IOSI, Ospedale Regionale Bellinzona e Valli stabile E, sala riunioni, 3° piano 19 gennaio Pre-clinical models for antiangiogenetic therapy Prof. Doug Hanahan , Lausanne 16 febbraio Molecular pathology of ovarian cancer Prof. Jaime Prat, Spain 16 marzo Angiogenesi infiammatoria come target di terapia a prevenzione oncologia Dr.ssa Adriana Albini, Castellanza (VA) 13 aprile State of the art management of CLL Prof. Michael Hallek, Germany 18 maggio 450 Epigenetics in Health and Disease Dr. Manel Esteller Badosa, Spain TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010 FORMAZIONE DEL REPARTO DI MEDICINA INTERNA DELL’OBV - 2010/2011 Sede e orario: Ospedale Beata Vergine; Auditorio -1 dalle 12.30 alle 13.30 Informazioni: Dr B. Balestra, Primario medicina OBV, tel. 091/811 32 27 Martedì 11 gennaio 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Giovedì 20 gennaio 12.30 - 13.30 “Urgenze oncologiche” Dr.ssa med. K. Feuerlein Martedì 1. febbraio 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Giovedì 17 febbraio 12.30 - 13.30 “La sedazione terminale” Dr med. H. Neuenschwander Martedì 1. marzo 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Giovedì 24 marzo 12.30 - 13.30 “Novità nella BPCO” Dr med. B. Naccini Martedì 5 aprile 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Giovedì 14 aprile 12.30 - 13.30 “Infezioni urinarie” Dr med. L. Donati Martedì 3 maggio 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Giovedì 12 maggio 12.30 - 13.30 “Cardiomiopatie” PD Dr med. G. Vassalli Martedì 7 giugno 12.30 - 13.30 Discussione di casi clinici Dr med. B. Balestra e Colleghi Giovedì 16 giugno 12.30 - 13.30 “Febbre al rientro da un viaggio” Dr.ssa med. M. Gallacchi Presentazione casi clinici medicina e chirurgia Ospedale La Carità Ala Est, Aula 2, 2° piano dalle ore 18.30-19.30 Giovedi 27 gennaio 2011 Giovedi 24 febbraio 2011 Info: Dr.ssa E. Mosconi Monighetti, Tel. 091 811 47 26/62 attività :attività 14.12.10 09:29 Pagina 451 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT CORSO DI AGGIORNAMENTO REGIONALE TICINESE ORGANIZZATO DALL’OMCT – Semestre invernale 2010/2011 Angiologia Data: Ore: Luogo: Giovedì, 11 gennaio 2011 14.00 Sala Aragonite di Manno PROGRAMMA Moderatori: Dott. med. Reto Canevascini – Dott. med. Luca Giovannacci 14.00 - 14.05 Introduzione e moderazione Prof. Dr. A. Gallino, angiologia e medicina interna FMH, primario OSG 14.05 - 14.30 Insufficienza venosa cronica: quello che dovreste sapere ma non avete mai osato chiedere … – Dott. med. M. Pedrotti, angiologia FMH e flebologia 14.30 - 14.45 Terapia locale dell’ulcera venosa M. Scanagatta, infermiera specializzata in cura delle ferite 14.45 - 15.05 L’approccio invasivo nella trombosi venosa profonda prossimale e delle varici Dott. med. S. Engelberger, chirurgia FMH 15.05 - 15.35 Le arteriopatie: punti d’interesse per il medico curante Dott. med. R. Canevascini, angiologia e medicina interna FMH 15.35 - 16.05 Pausa 16.05 - 16.25 Trattamento chirurgico dell’arteriopatia periferica – Dott. med. L. Giovannacci, chirurgia vascolare e generale FMH 16.25 - 17.15 L’opzione endovascolare: angioplastica e stent, nella presa a carico quotidiana Prof. Dott. med. S. Qanadli, radiologia FMH, Primario CHUV 17.15 Discussione Accreditamenti per aggiornamento continuo: – AMITI, Label Q SGAM, infeziologia, chirurgia, dermatologia: 3 credits SI RINGRAZIANO LE SEGUENTI DITTE: A. Menarini Axis-Shield AG Axon Lab Bayer AG Biomed AG Cassa dei Medici Doetsch Grether AG D. Lorenzini, Pura M. Scali, Mendrisio E. Stampone, Viganello E. Conciatore, Breganzona D. Mattai del Moro, Maroggia M. Togninalli, Manno C. Herby, Basel G. Vasquez, Montagnola Eli Lilly G. Grob, Cureggia Gebro Pharma AG M. Oesch, Sessa GFP Mediconsul G. Solari, Massagno IBSA C. Borioli, Pambio Noranco Janssen-Cilag AG L. Ruggieri, Paradiso Labor Team W AG D. Isgrò, Mendrisio Laboratorio Bioanalitico SA P. Guglielmetti, Locarno Leo Pharmaceuticals Products R. Kaiser, Vacallo Max Zeller Sohne AG E. Oliviero, Pazzallo Mepha Pharma AG E. Croci-Torti, Taverne Mundipharma Medical Company L. Gentile, Comano Novartis Pharma Schweiz AG G. Ricciardi, Arbedo T. Schoos, Savosa Permamed AG E. Spinelli, Giubiasco Robapharm AG T. Günther, Castel San Pietro Roche-Diagnostics (Schweiz) AG G. Iafelice, Caslano E. Togni, Gordola C. Zingg, Minusio SAC SA – FMH Fiduciaria Service R. Gianetta, Chiasso F. Pozzi, Chiasso Servier (Suisse) SA C. Torrente, Porza M. Malinverno, Coldrerio Spirig Pharma AG A. Keller, Chiasso Takeda Pharma AG S. Pietroni, Lugano Unilabs Ticino S. Maggi, Breganzona B. Mamet-Saladin, Brione s/Minusio Viollier AG Zambon Svizzera SA A. Spescha, Cadempino che hanno dato un generoso contributo per l’organizzazione dei nostri corsi di aggiornamento professionale. A nome di tutti i medici partecipanti, il Consiglio Direttivo dell’OMCT esprime loro i più vivi ringraziamenti. CONSIGLIO DIRETTIVO OMCT CENTRO TRIANGOLO LOCARNO INCONTRI & CONFERENZE DEL MARTEDI 2010 - 2011 25.01.2011 Biblioteca Cantonale – Le malattie del viaggio ore 20.30 Prof. Renato Martinoni, Uni San Gallo 22.02.2011 Biblioteca Cantonale ore 20.30 Tumore e ambiente in Ticino Dr. med. Andrea Bordoni, resp. Registro dei tumori Ing. Luca Colombo, capo-ufficio protezione dell’aria 22.03.2011 Biblioteca Cantonale – La malattia nella letteratura ore 20.30 Renata Broggini, storica 24.05.2011 Ospedale “La Carità”– Segni – Colori – Emozioni Gli Ateliers del Triangolo espongono Pierre Pedroli, Katharina Stock Per informazioni potete rivolgervi alla coordinatrice dei volontari al numero 079 682 47 75 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 451 attività :attività 14.12.10 09:29 Pagina 452 ATTIVITÀ E COMUNICAZIONI DELL’OMCT CLASSIFICAZIONE E STIPENDI 2011 Il Consiglio Direttivo OMCT, dopo un’attenta valutazione della situazione retributiva delle assistenti di studio medico (ASM) ha deciso di lasciare invariata la scala dei salari raccomandati. Raccomandiamo tuttavia ai datori di lavoro di adeguare gli stipendi individualmente. Per la fissazione dello stipendio si terrà conto della seguente scala di retribuzione indicativa: nel 1° anno di servizio fr. 3’600.– nel 2° anno di servizio fr. 3’667.45 nel 3° anno di servizio fr. 3’786.30 nel 4° anno di servizio fr. 3’908.20 nel 5° anno di servizio fr. 4’029.50 nel 6° anno di servizio fr. 4’153.– nel 7° anno di servizio fr. 4’271.80 nel 8° anno di servizio fr. 4’393.70 nel 9° anno di servizio fr. 4’514.60 nel 10° anno di servizio fr. 4’638.– k Gli stipendi non sono comprensivi della 13.ma mensilità Gli anni di servizio vengono calcolati all'inizio dell’esercizio della professione dopo il conseguimento del diploma, dedotti eventuali congedi o sospensioni dell’attività professionale di oltre tre mesi. Mezzovico-Vira, ottobre 2010 Ordine dei Medici del Canton Ticino CENTRO TRIANGOLO LOCARNO – ATTIVITÀ DEL MARTEDI 2010 - 2011 11.01. - 01.02 - 01.03 - 05.04 - 03.05.2011 20.00-21.30 Musicoterapia Dr. med. Nicola Ferroni, Dr.ssa med. Mirta Salvoldi 18.01 - 08.02 - 22.03 - 19.04 - 17.05.2011 <*giovedì 17.30-19.00 Sofrologia 1 Anny Vagnières 25.01 - 22.02 - 29.03 - 12.04 - 10.05.2011 17.00-18.30 Sofrologia 2 Anny Vagnières 11/25.01 - 01/15.02 - 01/15.03 - 05/19.04 - 03/17.05.2011 14.00-17.00 Momenti con l’artista Pierre Pedroli Ritmo e forza Petra Uffer 18/27*.01 - 08/24*.02 - 03*/22.03 - 12/21*.04 - 10/19*.05.2011<*giovedì 15.00-17.00 Teatro Sandra Markus Tutti i giovedì da ottobre a maggio, escluse le vacanze scolastiche 14.00-15.00 11/25.01 - 15/22.02 - 15/29.03 - 12.04 - 03/17.05.2011 17.00-18.30 Arteterapia_Bellinzona Katharina Stock Bernasconi 18.01 - 01/08.02 - 01/22.03 - 05/12.04 - 10.05.2011 17.00-18.30 Danza movimento Terapia, Bellinzona Nunzia Tirelli Per informazioni potete rivolgervi alla coordinatrice dei volontari al numero 079 682 47 75 452 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010 stampa:stampa 14.12.10 09:30 Pagina 453 RASSEGNA DELLA STAMPA Ha tre quarti di secolo la più diffusa rivista medica estera in italiano Nel 2010 ricorre un altro anniversario significativo per la professione medica “italiana”. Compie infatti 75 anni “Tribuna Medica Ticinese”, probabilmente la più diffusa rivista professionale in italiano stampata e diffusa all'estero. “In realtà, – spiega Nello Broggini, vicepresidente dell'Ordine dei medici del Canton Ticino, di cui il giornale è organo ufficiale – la rivista è stata fondata nel 1885, come Bollettino medico della Svizzera Italiana. Allora aveva una forte connotazione italiana, perché molti medici ticinesi studiavano in Italia”. Nei primi decenni la missione della rivista era soprattutto quella di tenere aggiornati i medici “periferici”. Con il tempo la pubblicazione è divenuta sempre più anche luogo di discussione e oggi accanto ai lavori scientifici di medici ticinesi, o che hanno uno stretto legame con il Cantone, sono presenti anche un forum e una sezione di informazione professionale. (“Corriere della Sera” 24.10.2010) Riproposta l’idea di una cassa pubblica unica In centinaia in piazza contro gli abusi delle casse malati Bruno Cereghetti ha detto che “il momento è grave e bisogna recuperare la fiducia nel finanziamento del sistema sanitario”. Sostegno anche dall’Ordine dei medici Erano tra le 300 e le 400 le persone che sabato, sfidando il freddo autunnale, hanno manifestato contro l'aumento dei premi di cassa malati e in favore di una cassa unica. Una manifestazione organizzata dai Verdi alla quale hanno partecipato anche altre forze politiche, sindacali e l'Ordine dei medici del Ticino. Ma è stato Bruno Cereghetti (ex responsabile dell'Ufficio dell'assicurazione malattia) a introdurre i discorsi. In particolare ha ricordato che “questo è un momento grave perché la fiducia nel finanziamento del sistema sanitario sta venendo meno. Per colpa degli assicuratori malattia e di Berna”. Da parte sua Sergio Savoia dei Verdi ha ricordato “come questa è una battaglia per la dignità delle persone e la libertà di tutti. Soprattutto per i più deboli”. Un coro al quale si è aggiunta anche la voce della Lega attraverso Giuliano Bignasca il quale ha sottolineato come “La Lega si batte da 15 anni contro i furti del cassamalatari. È una battaglia che fa parte della nostra storia ed è una delle più importanti. I consiglieri federali se ne fregano dei ticinesi. Non si può attendere oltre. Bisogna creare subito una cassa pubblica che pratichi premi accessibili a tutti”. E il PS per bocca di Pelin Kandemir Bordoli ha sottolineato iI fatto che la situazione per le famiglie ticinesi è sempre più insostenibile ed è necessario indignarsi e far sentire la propria voce”. E Franco Denti (presidente dell'Ordine dei medici) ha ribadito che “occorre trasparenza per un sistema più efficiente ed equo. Soprattutto ci lascia perplessi la carità verso i Cantoni più ricchi”. Altri interventi sono stati fatti da Matteo Pronzini (MPS), Mauro Jäggli (Acsi), Roberto De Tullio (Partito comunista), Rolando Lepori di Unia e iI leader delle Officine Gianni Frizzo. L'adesione è arrivata anche dai (N.M.) sindacati Transfair, SEV, VPOD, SISA e Comites. (“Giornale del Popolo” 02.11.2010) CASSA MALATI – Morosi saliti a 14.302 Un adulto su venti è senza una copertura assicurativa Sempre più persone in Ticino non arrivano a pagare i premi di cassa malati. Alla fine dello scorso marzo erano ben 14.302 gli adulti con una copertura obbligatoria sospesa. E rispetto ai rilevamenti precedenti (dove si osservava un aumento di 750 nuovi casi per trimestre) le nuove cifre parlano di ben 1.150 casi per trimestre. L'aumento dei premi per il 2011 non lascia presagire un miglioramento della situazione nei prossimi mesi. È quanto indica un rapporto del ricercatore della Supsi Michele Egloff che il Governo ha trasmesso al Gran Consiglio. In Ticino dunque un assicurato adulto su 20 è sospeso dalle prestazioni assicurative di base. La maggior parte hanno tra i 25 e i 59 anni e un numero sopra la media di essi è rappresentato da uomini divorziati e straneri. Un altro aspetto che viene evidenziato è il fatto che 3 persone su 4 erano sospesi da oltre un anno e mezzo e la metà da oltre tre anni. Dall'analisi risulta anche che il 60% degli assicurati sospesi, che non ha chiesto la riduzione di premio allo Stato, non ne avrebbe comunque diritto. Inoltre nel 2009 le casse malati avevano emesso 25 mila precetti esecutivi contro 11 mila assicurati morosi (dopo averli sospesi) per un totale di 30 mio di franchi. Emissioni che hanno permesso di incassare oltre 10 mio, mentre per ben 21 mila di essi si è dovuta chiedere la prosecuzione della procedura di esecuzione fallimento. 10 mila di esse si sono concluse con un attestato di carenza beni. Da parte sua l'Ufficio d'esecuzione e fallimenti hanno incassato un importo di 5 milioni (su 14 mio di attestati di carenza beni). E in totale la stima per il 2009 di insolvenza è di 15 milioni (che per le casse malati è pari all'1,4% del loro fatturato). Si ricorda infine che dal 2012 entrano in vigore riforme sull'assicurazione malattia che comporteran(N.M.) no un maggiore carico di 13 mio per il Cantone. (“Giornale del Popolo” 02.11.2010) 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 453 stampa:stampa 14.12.10 09:30 Pagina 454 RASSEGNA DELLA STAMPA Statistica 2008 La salute costa sempre di più I costi della salute continuano ad aumentare: nel 2008 sono cresciuti del 5,9% a 58,5 miliardi rispetto al 2007, contro una progressione in media del 3,5% tra 2003 e 2008. Lo ha reso noto ieri l'Ufficio federale di statistica (UST). Si è speso di più in quasi tutte le categorie di prestazioni. A pesare maggiormente sono state tuttavia le cure ambulatoriali ospedaliere: +12,4%. Le cure presso medici e le degenze in ambito ospedaliero hanno registrato entrambe una progressione del 5,6%, quelle di lunga durata in case di cura del 5%. A queste quattro categorie è ascrivibile il 61% dei costi del sistema sanitario e un volume di prestazioni di 35,7 miliardi. Per ogni residente in Svizzera i costi sanitari al mese si sono attestati a 632 franchi. In totale la spesa sanitaria ha rappresentato il 10,7% del Prodotto interno lordo (10,6% nel 2007). Rispetto ai Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la Svizzera resta tra gli Stati con i costi sanitari più elevati: solo gli USA (16%) e la Francia (11,2%), impiegano più risorse. (“Corriere del Ticino” 10.11.2010) Cassa malati, in piazza “Contro i vampiri” Dopodomani la protesta per dire no al continuo aumento dei premi e a un sistema “che non funziona più” Sarà l'ex responsabile dell'Ufficio cantonale dell'assicurazione malattia Bruno Cereghetti, oggi consulente privato, ad aprire – sabato a Bellinzona – la serie di interventi in occasione della manifestazione promossa dai Verdi per protestare contro iI nuovo aumento dei premi di cassa malati (per iI nostro cantone l'incremento medio relativo al prossimo anno è del 6,4%) e in generale contro un sistema che, per dirla con Sergio Savoia, “non funziona più”. L'appello degli ecologisti a scendere in piazza – l'appuntamento è appunto per dopodomani alle 16 in piazza Governo – è stato raccolto da partiti, associazioni e sindacati: Ps, Lega, Partito comunista, Movimento per iI socialismo (Mps), Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi), Ordine dei medici, Medici per l'ambiente, Giù le mani dalle officine e Donne delle officine, Transfair, Sev, Unia, Vpod, Sisa e Comites. “Una massiccia adesione – ha rilevato ieri Michela Delcò Petralli dei Verdi nella conferenza stampa indetta per spiegare contenuti e motivi della manifestazione denominata “Contro i vampiri delle casse malati” – che giustfica non solo una 454 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010 protesta di piazza ma anche un'unione di forze nella ricerca di una soluzione”. Tant'è che quella di sabato non sarà un'azione isolata: “Stiamo organizzando per novembre un dibattito pubblico cui inviteremo le parti in causa”. Il continuo aumento dei premi di cassa malati “diventa insostenibile per una fetta sempre più ampia della popolazione”, ha ricordato Pelin Kandemir Bordoli denunciando “la totale inattività del Dipartimento federale dell'interno nel controllo dell'evoluzione dei premi”. Secondo la granconsigliera socialista “la protesta di sabato servirà a far crescere nella gente la consapevolezza della necessità di una riforma incisiva”. Le ricette proposte Di qui l'accenno all'iniziativa popolare preannunciata dal Ps svizzero, dai Verdi e dalle associazioni dei consumatori: la cassa malati unica federale per l'assicurazione di base, ha osservato Kandemir Bordoli, “permetterà di superare il caos attuale e di controllare democraticamente i costi della salute”. Sulla stessa lunghezza d'onda Laura Regazzoni Meli, segretaria generale dell'Acsi: “Siamo coscienti che la cassa malati pubblica unica a livello federale non sarà la panacea, tuttavia consentirà di raggiungere tre importanti obiettivi”. Permetterà “di introdurre la trasparenza nel sistema dell'assicurazione malattia, in particolare per quel che riguarda la costituzione delle riserve”. Permetterà “di separare nettamente l'assicurazione di base obbligatoria dalle assicurazioni complementari facoltative”. E consentirà “di attenuare il potere della lobby delle casse malati in parlamento”. Tesi che la segretaria dell'Acsi espone, in maniera dettagliata, anche sull'ultimo numero del bollettino dell'associazione, “La borsa della spesa”. Ma la cassa malati pubblica non è la sola ricetta proposta. Di recente i medici svizzeri hanno lanciato un'iniziativa popolare “per separare nettamente”, ha rammentato il vicepresidente dell'Ordine ticinese (Omct) Nello Broggini, “i premi delle prestazioni obbligatorie da quelli delle prestazioni facoltative”: le casse malati, stando agli intendimenti degli iniziativisti, non potranno più offrire sia l'assicurazione malattia di base sia quelle complementari, dovranno optare per l'una o per le altre. In Ticino l'aumento medio del premi è del 6,4%: “Una assurdità”, ha commentato Broggini aggiungendo che nel nostro cantone “la spesa sanitaria negli ultimi anni si è bloccata: siamo nell'ordine dell'1-2%, ben al di sotto del limite psiologico del 4-5%”. Da un lato una spesa sanitaria piuttosto contenuta, dall'altro le elevate riserve delle casse malati. “Le riserve eccedenti devono andare a beneficio dei pazienti, non in altri cantoni”, ha evidenziato il vicepresidente dell'Ordine ticinese del medici. “Coesione sociale a rischio” Per Rolando Lepori di Unia, il continuo incremento dei premi “sta minando la nostra coesione sociale”. II potere stampa:stampa 14.12.10 09:30 Pagina 455 RASSEGNA DELLA STAMPA d'acquisto dei lavonatori “viene compromesso do questo costante aumento”. Con la protesta di dopodomani “si lancerà un messaggio chiaro, al di Ià degli schieramenti partitici”, hanno sostenuto Gianni Frizzo (Comitato Officine) e Roberto De Tullio (Partito comunista), mentre Matteo Pronzini (Mps) ha posto l'accento sul rapporto tra condizioni di lavoro e salute. Ieri all'incontro con i giornalisti c'era anche Giuliano Bignasca. “Stamattina – ha riferito il presidente della Lega – ho chiamato Pesenti (la direttrice del Dss Patrizia Pesenti, ndr) per sapere cosa sta succedendo con la proposta dei partiti di aumentare di 15 milioni i sussidi per i premi. Mi ha detto che il Consiglio di Stato dovrebbe decidere nella seduta del 9 novembre. A quel punto vorrò sapere chi in governo ha votato a favore e chi contro”. Nel frattempo ci sarà la manifestazione “Contro i vampiri delle casse malati”. Savoia: “Si tratta di lanciare un segnale e cioè che il sistema vigente non funziona più”. La premessa perché il messaggio della piazza sia forte e chiaro c'è, vista “l'ampia adesione alla protesta di sabato”.RED. (“La Regione” 28.10.2010) Contro l’aumento dei costi assicurativi, contro lo smantellamento dello Stato, contro l’arricchimento di pochi, cresce il malcontento popolare “La nostra salute non è un affare, non è in vendita” Su casse malati e la lobby della sanità si scatena l0indignazione della piazza La protesta di piazza contro “i vampiri” delle casse malati, ieri, sabato, a Bellinzona, in piazza governo, ha aruolato anche D'Artagnan. Fra le tante bandiere, rosso, verdi, bianche e della Lega, anche lo striscione del Ps sorretto da tre improbabili moschettieri con la scritta: “Una per tutto tutti per una”. Ovvero una cassa malati unica e pubblica. È questa la risposta del Ps “all'attuale caos del sistema”, ha spiegato la vicepresidente socialista Pelin Kandemir, ricordando come i costi dei premi abbiano ormai raggiunto quelli degli affitti per le famiglie ticinesi: “Per questo è necessario indignarsi!”. L'appello lanciato dai Verdi di Sergio Savoia per protestare contro il rincaro dei premi (per il Ticino si prospetta un aumento medio del 6,4% nel 2011, e per i giovani ancor di più) è stato raccolto da sindacati, Mps, Partito comunista, Ps e Lega dei ticinesi, associazioni e tante persone, oltre 400, che hanno espresso rabbia e indignazione. Una manifestazione trasversale, davanti alla sede del governo, a cui non hanno aderito i partiti borghesi, per i quali un tema così complesso non si può ri- solvere con una manifestazione. Ma proprio verso Plrt, Ppd e Udc, Savoia, ha avuto parole di fuoco: “A loro evidentemente il sistema va bene così, hanno delegato la soluzione del problema a deputati federali che sono sul libro paga delle casse malati, lobbysti che sono squali senza scrupoli: ma la salute non è un affare, non è in vendita”. Fra i partecipanti anche Franco Denti, presidente dell'Ordine dei medici (e pure in lista col Ppd per il governo). Ha spiegato di voler lottare con tutti per un sistema più trasparente e giusto: “Per evitare che il Ticino con i salari più bassi faccia la carità ai cantoni più ricchi”. Chiaro riferimento a quei 170 milioni di franchi pagati in più dai ticinesi, finiti nelle riserve delle assicurazioni malattia e trasferiti in altri cantoni per pareggiare i conti, come ha ricordato Bruno Cereghetti, uno dei maggiori esperti del settore. Cereghetti ha denunciato la profonda iniquità del sistema: “Si intravvedono dietro l'angolo i fantasmi di una medicina di basso profilo”. Poi è stata la volta di Giuliano Bignasca: “lo sono qui a rappresentare la destra sociale e sono disposto ad allearmi con tutti per risolvere il problema”. Rivendicando una coerenza di lotta contro i “Cassamalatari” di oltre 15 anni, ha aggiunto: “È necessario una cassa malati pubblica, trasparente con premi accessiblli a tutti: la Lamal è stata un fallimento”. A seguire Matteo Pronzini dell'Mps, che ha messo in discussione la precarietà e la degradazione del mondo del lavoro come causa della degradazione della salute. E poi via tutti gli altri da Lepori, del sindacato Unia a Jäggli dell'Acsi, a Simonetti del sindacato Transfer, a De Tullio del Partito comunista, a Gianni Frizzo e alle donne delle Officine Ffs di Bellinzona: “Siamo noi donne, le prime che vengono licenziate – ha concluso Augusta Bellini –, siamo noi che dobbiamo fare i conti con l'aumento dei premi, coi soldi che non bastano mai”. Clemente Mazzetta (“Il Caffè” 31.10.2010) In duemila in piazza contestano la revisione dell’Ai “Senza più rendita ventimila invalidi” “Se il disegno di legge passasse ventimila invalidi si ritroverebbero senza più aiuti”. Contro la sesta revisione dell'Assicurazione di invalidità (Al) si sono ritrovati ieri pomeriggio, sabato, nella Piazza federale di Berna duemila disabili arrivati da ogni parte, Ticino compreso, per dar vita alla manifestaziorte “Insieme. Tutti!”. Secondo la nuova normativa, attualmente in discussione in commissione al Nazionale, i beneficiari di rendite afflitti da dolore cronico, da certe patologie psichiche o disordini associati al “colpo di frusta” si troverebbero esclusi dai contributi. “E di conseguenza dovrebbero ricorrere all'aiuto sociale” spiega 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 455 stampa:stampa 14.12.10 09:30 Pagina 456 RASSEGNA DELLA STAMPA Massimo Aliotta, uno dei sei avvocati che stanno seguendo dal profilo legale l'evoluzione della riforma per conto di diverse associazioni di disabili. “Il problema è che il provvedimento parla di retroattività – prosegue Aliotta – e non si capisce, dunque, se chi ha preso i soldi per dieci, quindici anni, debba restituirne una parte. In questo caso sarebbe un disastro. Molti di loro hanno seri disagi fisici e psichici e secondo il disegno di legge del governo dovrebbero essere reintegrati nel mondo del lavoro. Ma per loro non esiste alcuna scorciatoia e siccome manca anche un accordo con le organizzazioni degli imprenditori, difficilmente troveranno un posto”. C'è poi il problema delle pensioni d'invalidità. “Chi le ha ottenute rischia di perderle. E come farà ad andare avanti?”. Il contraccolpo della nuova revisione Al in Ticino riguarda centinaia di persone. A livello nazionale vengono distribuite circa 250 mila rendite. “A nostro avviso si sta portando avanti una politica di contenimento della spesa pubblica sulla pelle dei disabili. Manca poi, nel caso che in ventimila davvero dovessero rientrare al lavoro, una seria politica di incentivi economici per il reinserimento”, aggiunge ancora Aliotta: “Come, ad esempio, contributi per chi offre un impiego a un disabile, l'eliminazione degli inconvenienti assicurativi, quote riservate nelle assunzioni statali e private a partire da una certa dimensione aziendale. C'è in ballo quel poco di Stato sociale che offre la Svizzera. Noi siamo a favore di una solidarietà diffusa e non selettiva. Non ci sono invalidi di serie a e invalidi di sem.sp. rie b. Come pensa iI governo”. (“Il Caffè” 31.10.2010) Ci sentiamo in salute. Parola di un sondaggio nazionale. Eppure, secondo i medici di famiglia la realtà è un’altra “Tutti sani? E allora chi affolla i nostri studi?” “Siamo un popolo di ottimisti”, esclama ridendo i dottor Alberto Chiesa, presidente della Società ticinese di medicina generale (Stimeg), commentando l’inchiesta demoscopica, condotta nel 2007 a livello nazionale, sulla percezione soggettiva dello stato di salute della popolazione. Dal sondaggio emerge che l'80 per cento dei ticinesi assicura di sentirsi bene, salvo qualche lieve acciacco. Inoltre, dal medico ci andrebbe solo quattro volte l'anno. “E allora perché abbiamo sempre un gran daffare?”, ribatte il dottor Marco Ferrera, ex presidente Stimeg. E spiega: “Gli studi statistici sono una cosa, ma in prima linea ci siamo noi, medici di famiglia. A volte con un compito ingrato. I pazienti entrano nel nostro studio, si siedono, cominciano a raccontarci i loro problemi, anche drammatici... E a noi 456 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010 tocca salvar loro la vita”. Ma se otto ticinesi su dieci hanno la percezione di essere in buona salute, dove sono allora tutti quei malati che farebbero anche il lievitare i costi della salute? “Sembrerà strano, ma c'è una fetta di popolazione che dal medico ci va davvero troppo poco. Dice di stare bene, non fa caso a qualche disturbo... Ma c'è pure chi quando arriva da noi è, magari, già troppo tardi”, aggiunge Ferrera. “È anche vero che molte persone hanno la cassa malati con una franchigia piuttosto alta e cercano di andare dal medico iI meno possibile – riprende Chiesa –. E allora, ricorrono al fai da te, alla farmacia e se proprio proprio non ce la fanno più vanno al pronto soccorso”. Inoltre, forse, a volte c'è pure una sorta di ritrosia nel raccontare le proprie magagne fisiche. “Noi ticinesi siamo più restii a parlare delle nostre patologie – aggiunge –. Non andiamo a sbandierarle in giro. Forse nell'inchiesta ha pesato anche questo fatto. E poi per molti c'è anche la paura di perdere il posto di lavoro e allora si tende a dire di stare bene”. Insomma, complicato capire e riuscire a fare una fotografia più precisa dell'effettivo stato di salute dei cittadini rossoblù. “Una cosa sono i dati statistici, un'altra la realtà”, ribadisce Ferrera. Qualcosa non quadra, sembra. “Dello studio mi ha stupito il fatto che noi ticinesi siamo nella media nazionale per quanto riguarda il numero di visite mediche – nota il dottor Romano Schwarz –. Mentre si sa bene che noi, così come i latini in generale, tendiamo ad essere più ipocondriaci e a far maggior ricorso allo specialista”. E lo si vede pure dai costi sanitari più elevati. Purtroppo il sondaggio non dice cosa ha “consumato” il paziente, sia durante la visita che come prescrizione. Nella media nazionale c'è anche iI fatto che il grado di formazione influisca negativamente sulla salute. Soprattutto fra i 50 e i 64 anni. “Non è una novità che chi guadagna meno e ha meno istruzione vada più spesso dal medico” commenta Franco Denti, presidente dell'Ordine cantonale dei medici. Tuttavia, al di là dei dati nudi c'è una nota positiva. “Giudicarsi in salute è uno stato d'animo e se il giudizio è buono è certamente un'ottima notizia”, commenta il dottor Chiesa. Mentre Gianfranco Domenighetti, economista dell'Università di Lugano, e con una lunga esperienza nella sanità ticinese, chiosa: “La percezione soggettiva della salute è comunque un importante predittore della mortalità”. Vale a dire che, date le premesse, camperemo tutti Patria Guenzi molto a lungo. (“Il Caffè” 31.10.2010) stampa:stampa 14.12.10 09:30 Pagina 457 RASSEGNA DELLA STAMPA De Haller sottolinea l’importanza dei “generalisti” per assicurare benessere alla popolazione “Se la gente si sente in forma è perché noi la curiamo bene” “Guardi, la mia risposta potrà anche suonare stupida, ma io le dico: sa perché la gente si sente bene, in salute e tutto sommato in forma? Proprio perché va dal medico”. Il dottor Jacques De Haller, presidente della Federazione dei medici svizzeri Fmh, tralascia per una volta il suo consueto aplomb e si lascia andare ad una sorta di battuta. “Proprio così, lo penso per davvero – rincara –. Non voglio fare dello spirito. Il sondaggio ha chiesto ad un gruppo di persone la loro percezione soggettiva di salute e queste, giustamente, hanno detto di stare bene perché, come la maggior parte della popolazione, sono ben seguiti dai nostri medici”. II concetto di buona salute negli anni è cambiato. Venti, trent'anni fa aveva un significato. Oggi un altro. “C'è stata un'evoluzione – riprende De Haller –. La durata media della vita è notevolmente aumentata. Le patologie sono mutate. E, non vorrei ripetermi ma lo faccio: tutto ciò è merito di una medicina che fa il proprio dovere. E aggiungo: non dimentichiamo l'importantissimo ruolo che ricoprono per la nostra società i medici di famiglia”. Insomma, da un lato il risultato del sondaggio non può che far piacere ai camici bianchi del Paese: la popolazione dice di sentirsi bene. Dall'altro, non si ritrovano granché quando le persone interpellate rispondono di recarsi dal medico solo quattro volte l'anno. “Il questionario non dice se ci si reca dal dottore perché si ha 40 di febbre o perché è da un po' che non ci si sente a posto e allora si chiede aiuto al professionista per capire cosa c'è che non va”, spiega il presidente Fmh. D'altro canto c'è una realtà sotto gli occhi di tutti: i costi della salute non fanno che lievitare. Qualcuno, quindi, “consumerà” tutta questa sanità! Inoltre, siamo sempre più vecchi, ma in buona salute. “Raro trovare un anziano in forma, senza grossi problemi fisici, ma che non sia comunque sotto osservazione dal proprio medico curante per una qualche patologia” aggiunge De Haller. E conclude: “E il merito è soprattutto dei generalisti che devono avere specifiche conoscenze su un ampio ventaglio di discipline. Perché non dimentichiamo che è alla loro porta che, in prima battuta, i pazienti bussano, si siedono nello studio medico e chiedono aiuto. (“Il Caffè” 31.10.2010) Franco Denti riconfermato presidente In carica dal 2006, Franco Denti è stato rieletto alla carica di presidente dell'Ordine dei medici per un nuovo mandato della durata di quatto anni. La conferma è avvenuta ieri sera a Manno nel corso dell'assemblea dell'OMCT. Con lui sono stati riconfermati i membri del Consigiio Direttivo, Claudia Ferrier Claudia, Paolo Gaffurini, Fabrizio Ramsauer, Nicola Ghisletta, Antonio Pellanda, Vincenzo Liguori, Guido Robotti, Marco Varini, Barbara Chiesi, Ottavio Bernasconi, Enrico Roggero, Fabio Fransioli, Moreno Guidicelli, Nello Broggini, Nicola Melik, Sergio Luban, Augusto Pedrazzini, Mirko Vuksic, Silvio Crestani e Sergio Cereghetti. Denti ha delineato gli obiettivi della corporazione, che nei prossimi anni intende partecipare in modo sempre più attivo alla ridefinizione del sistema sanitario del Cantone, quale interlocutore di riferimento del corpo medico per tutti gli enti pubblici e privati che saranno chiamati a tracciare e a mettere in pratica le linee guida della sanità: in particolare, nel campo del controllo dell'aumento dei costi, nell'introduzione dello Swiss-DRG (finanziamento per caso clinico delle cure ospedaliere) e della partecipazione dello Stato al finanziamento delle strutture ospedaliere. L'Ordine, si legge in una nota, “si impegna a mettere a disposizione l'esperienza dei suoi membri per elaborare progetti atti a controllare il continuo aumento dei costi della salute e soprattutto per portare la necessaria trasparenza in quest'ambito”. Denti ha riaffermato la disponibilità al dialogo con tutti i partner sociaili. (“Corriere del Ticino” 28.10.2010) SVIZZERA – Gli ospedali dipendono dall’estero Non si formano abbastanza medici L’allarme è stato lanciato dall’Osservatorio svizzero della salute nel suo ultimo rapporto. Una dipendenza che, a lungo termine, rende vulnerabili le istituzioni sanitarie Sono sempre più i medici stranieri nei nostri ospedali. La Svizzera non forma sufficiente personale sanitario, e deve quindi forzatamente rivolgersi all'estero per completare i propri ranghi. Una tendenza già nota che tuttavia a lungo termine potrebbe rivelarsi un problema: è l'allarme lanciato dall'Osservatorio svizzero della salute nel suo ultimo rapporto, presentato ieri a Berna in occasione della Giornata nazionale dedicata alla politica della salute. Qualche cifra: tra il 2002 e il 2008, il personale sanitario impiegato negli ospedali è aumentato da 103.600 a 118.500 persone (+14%). Nello stesso lasso di tempo la 75 DICEMBRE 2010 TRIBUNA MEDICA TICINESE 457 stampa:stampa 14.12.10 09:30 Pagina 458 RASSEGNA DELLA STAMPA percentuale di lavoratori stranieri è salita dal 33% al 36%. II sistema sanitario elvetico beneficia dunque di un significativo flusso migratorio. Il rapporto suggerisce che l'aumento del personale sanitario nel 2007 e nel 2008 non avrebbe potuto aver luogo senza l'immigrazione. Questi professionisti della salute provengono principalmente dai paesi limitrofi, in particolare dalla Germania. Si tratta di persone altamente qualificate in possesso di un diploma superiore. Questa situazione di dipendenza al reclutamento internazionale permette alle istituzioni sanitarie di ovviare alle carenze a breve termine, ma le rende vulnerabili, avverte il rapporto. Occorrono quindi misure per far fronte alla crescente mobilità internazionale dei professionisti della salute e alla concorrenza tra i sistemi sanitari dei diversi paesi. II rapporto preconizza un rafforzamento della formazione, I'instaurazione di misure per mantenere il personale qualificato nel sistema sanitario elvetico e la pianificazione a lungo termine del fabbisogno di personale. Sempre ieri è stato presentato un secondo rapporto, realizzato dalla Conferenza dei direttori cantonali della sanità, che fornisce un'analisi qualitativa delle opinioni dei datori di lavoro e dei dipendenti immigrati sul tema del reclutamento e della vita professionale in Svizzera. Se da un lato la maggioranza dei datori di lavoro dichiara di non praticare attivamente il reclutamento all'estero, dato che la Svizzera gode di una buona attrattività a livello europeo, dall'altro si dimostra poco informata sugli effetti che tale migrazione provoca a livello mondiale (effetto domino). I migranti, dal canto loro, si dichiarano generalmente soddisfatti delle proprie condizioni di lavoro, eccezion fatta per la parità salariale. Nel maggio 2010 gli Stati membri dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno adottato un codice di condotta per il reclutamento internazionale di personale sanitario: si raccomanda agli Stati di evitare il reclutamento nei Paesi maggiormente sprovvisti di tale personale, di migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario migrante, di sfruttare il più possibile le risorse umane nazionali e di migliorare la raccolta dati. Entro il 2012 dovrà essere inviato un rapporto all'OMS che descriva la situa(ATS/ RED.) zione prevalente in Svizzera. (“Giornale del Popolo” 12.11.2010) CASSA MALATI Una proposta del PPD e un’altra da PS-Lega-Verdi-UDC Un aiuto di 15 milioni: i partiti si mobilitano aspettando il Governo I sussidi di cassa malati tornano a far discutere i partiti. Ieri sono state presentate due proposte. L'idea deL PPD In attesa che il Consiglio di Stato si pronunci sulla richiesta di prevedere nel Preventivo 2011 un importo straordinario da destinare quale aiuto ai cittadini e alle famiglie per compensare l'importante aumento dei premi di cassa malati (la decisione è attesa per oggi, ndr.), il PPD propone una misura destinata a chi oggi è escluso dagli aiuti. “L'aumento dei sussidli di cassa malati permetterà – si legge nella nota – di alleviare gli effetti degli aumenti per le fasce di reddito che già beneficiano oggi degli aiuti statali, ma non avrà effetti per persone e famiglie il cui reddito imponibile è prossimo alla soglia del sussidiamento”. Per questo i popolari democratici invitano il Governo a studiare e a proporre una misura “dell'ordine di 10/15 mio di franchi destinata a aiutare queste categorie di cittadini, segnatamente il ceto medio e medio basso, oggi escluse dagli aiuti”. Consapevole dei problemi pratici che può porre la ricerca di una soluzione adeguata nell'ambito della legge specifica, il PPD suggerisce al Consiglio di Stato “di studiare l'ipotesi di accordare, per il 2011, un sconto d'imposta”. Una strada, questa, che avrebbe il vantaggio “di poter essere applicata retroattivamente e di poter essere concretamente collegata al pacchetto di misure fiscali presentato recentemente dalla direttrice del DFE ai Presidenti dei Partiti”. Mozione PS-Lega-UDC-Verdi Da parte sua e con una mozione Raoul Ghisletta (con i presidenti di PS, Lega, UDC e Verdi) chiede al Governo di allestire un messaggio urgente che preveda per il 2011 un aumento dei sussidi di circa 15 milioni, per aiutare i ticinesi a far fronte all'aumento dei premi. La strada migliore da percorrere, secondo i mozionanti, sarebbe quella di prevedere una tantum per le persone residenti con figli, usando la legge assegni di famiglia. (“Giornale del Popolo”) 458 TRIBUNA MEDICA TICINESE 75 DICEMBRE 2010