pdf - Fondazione Internazionale Menarini
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n° 372 - ottobre 2015 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it TACCUINO Capolavori da Budapest Lucas Cranach il Vecchio: Salomé Da Raffaello a Schiele. Capolavori dal Museo di Belle Arti a Budapest inaugura una nuova “linea espositiva” al Palazzo Reale di Milano: la realizzazione di mostre con opere delle più importanti collezioni museali di tutto il mondo, non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili. Il Museo di Belle Arti di Budapest conserva una ricca raccolta di opere d’arte che vanno dal Medioevo al XX secolo. In occasione di Expo Milano 2015, quasi ottanta pezzi di questa collezione sono esposti nelle sale del Palazzo Reale a Milano fino al 7 febbraio 2016, offrendo ai vistatori un viaggio nella storia dell'arte dal Cinquecento al Novecento. Raffaello, Tintoretto, Dürer, Velasquez, Rubens, Goya, Canaletto, Manet, Cézanne, Gauguin e altri grandi artisti sono presenti con opere straordinarie tra le quali figurano la Salomé di Lucas Cranach il Vecchio, la Maddalena Penitente di El Greco, la Coppia di sposi di van Dyck; il percorso si svolge in senso cronologico, attraverso il Barocco e il Settecento - da Claude Lorrain a Tiepolo -passa all’Ottocento, con opere di Monet e Rodin, e toccando Simbolismo ed Espressionismo, da Gauguin a Schiele, giunge fino alle Avanguardie. Giovanni Fattori a Padova A Giovanni Fattori (Livorno, 1825 - Firenze, 1908), che con la sua pittura potente ha saputo interpretare le trasformazioni della visione moderna lungo tutta la seconda metà del XIX secolo, la Fondazione Bano dedica un’antologica dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016 presso Palazzo Zabarella a Padova. La mostra presenta oltre cento dipinti e ripercorre la lunga vicenda creativa che ha visto l’artista cimentarsi con tematiche e generi diversi. Fattori, infatti, passava con estrema facilità dal paesaggio al ritratto, dalle cronache della storia contemporanea - dove è stato testimone di un’epoca - alle scene di vita popolare, nelle quali ha saputo condividere gli stati d’animo e i problemi più drammatici dei suoi contemporanei. Il percorso si apre con la rivoluzione dei Macchiaioli, in cui Fattori ebbe un ruolo di primo piano, con i piccoli formati su tavolette come La rotonda di Palmieri, passando poi alle opere di grandi dimensioni, che riflettono i mutamenti storici e sociali che hanno trasformato il nostro Paese. Ampio spazio è riservato alla produzione grafica, con una serie di fogli incisi ad acquaforte su zinco che mostrano quanto Fattori abbia toccato in questa tecnica vertici assoluti: anche qui, i soggetti ricorrenti sono i protagonisti della vita reale, siano essi contadini o soldati, immersi in una na- tura indagata sempre con grande commozione. Il senso del Sacro nell’arte contemporanea Dal 24 settembre 2015 al 24 gennaio 2016 Palazzo Strozzi a Firenze ospita la rassegna Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana, una riflessione sul rapporto tra arte e sacro dalla metà del XIX secolo agli anni Cinquanta del Novecento, che presenta oltre cento opere di artisti italiani - tra i quali Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova - e internazionali come Jean-François Millet, Vincent van Gogh, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Georges Rouault, Henri Matisse. La mostra analizza un secolo di arte sacra moderna, sottolineando tendenze diverse e talvolta conflittuali tra loro nel rapporto fra arte ed espressione del sentimento del sacro. Grandi protagoniste della mostra sono celebri opere come l’Angelus di Jean-François Millet, la Pietà da sinistra Giovanni Fattori: Autoritratto Vincent van Gogh: Pietà Paul Signac: La sala da pranzo 2 Alberto Burri: Combustione plastica Giacomo Balla: Forze di paesaggio + giardino n. 2 di Vincent van Gogh, la Crocifissione di Renato Guttuso e la Crocifissione bianca di Marc Chagall. La mostra offre l’opportunità di confrontare opere celebri con altre di artisti oggi meno noti, ma il cui lavoro ha contribuito a determinare il ricco e complesso panorama dell’arte moderna, non solo sacra. Il Divisionismo, fenomeno europeo Presso il palazzo della Gran Guardia a Verona, la mostra Seurat-Van Gogh-Mondrian. Il Divisionismo in Europa presenta dal 28 ottobre al 20 marzo 2016 ottanta opere provenienti dall’olandese Kröller-Müller Museum, tra cui il celebre Autoritratto di Van Gogh, la Sala da pranzo di Signac e la Composition hit red, yellow and blue di Mondrian. Il Divisionismo, nato in Francia nel 1884, è caratterizzato dalla stesura “divisa” del colore, ottenuto tramite puntini o trattini di molti colori, che inducono nell’occhio una percezione diversa dalla realtà. Moltissimi artisti si sono cimentati con questa tecnica, in particolare francesi, belgi e olandesi, e i più im- portanti tra loro sono stati collezionati da Helene KröllerMüller, fondatrice dell’omonimo museo, che sorge sperduto in mezzo alle campagne dell’Olanda. Il percorso espositivo comprende anche una sezione dedicata agli esperimenti scientifici sul colore, ai processi ottico-visuali e alla fotografia, la cui invenzione è legata strettamente alla tecnica divisionista. Tutti i colori di Giacomo Balla La mostra Giacomo Balla. Astrattista Futurista, che la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, presso Parma, presenta fino all’8 dicembre 2015, segue la parabola creativa di Balla (Torino 1871 - Roma 1958) attraverso l’analisi del manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo: sottoscritto ‘Astrattista Futurista’ dallo stesso Balla e da Fortunato Depero nel 1915, è uno dei testi teorici più rivoluzionari dell’arte del Novecento. La mostra è articolata in sezioni tematiche, che illustrano i principi esposti nel Manifesto attraverso le opere di Balla. Dall’aerea luminosità dei pastelli di inizio Novecento, si passa al dinamismo nel volo delle rondini, nell’automobile che corre, nella velocità astratta; seguono i paesaggi urbani illuminati dalla luce artificiale, gli autoritratti, le opere legate all’interventismo in guerra, i ritratti femminili, per concludere con la linea della velocità espressa attraverso le sculture. Una panoramica che mostra la completa adesione dell’opera di Balla agli intenti dichiarati nel Manifesto, la volontà di «ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione». Burri in mostra a New York Il Guggenheim di New York presenta dal 9 ottobre al 6 gennaio 2016 una grande retrospettiva di Alberto Burri (1915– 1995), The Trauma of Painting, la prima in oltre trentacinque anni e la più completa mai allestita negli Stati Uniti. Esplorando la bellezza e la complessità del processo creativo che sta alla base delle opere di Burri, l’esposizione lo colloca tra i protagonisti della scena artistica del secondo dopoguerra. Burri prese le distanze dalle superfici pittoriche e dallo stile gestuale propri sia dell'Espressionismo astratto americano sia dell'Arte informale europea, rimaneggiando pigmenti singolari, materiali umili ed elementi prefabbricati. Anello di transizione tra collage e assemblaggio, Burri raramente ricorreva all’uso della pittura e del pennello, prediligendo la lavorazione della superficie per mezzo di cuciture, combustioni e lacerazioni, utilizzando sacchi di juta strappati e rammendati, tele con gobbe in rilievo e plastiche industriali fuse. La mostra sottolinea come Burri abbia valicato la linea di demarcazione tra dipinto e rilievo plastico, creando una nuova poetica di dipinto-oggetto che influenzò direttamente il Neodadaismo e l’Arte Povera. Uno scenario d’eccezione per Henry Moore A Roma dal 24 settembre al 10 gennaio 2016, le Grandi 3 Aule delle Terme di Diocleziano offrono un’ambientazione grandiosa a 75 opere di Henry Moore (1898 – 1986), considerato uno dei più importanti scultori del Novecento. Accolte ed esaltate dalla monumentalità delle Terme, le opere esposte offrono un nuovo esempio di dialogo tra antico e moderno che può contare sul vasto patrimonio conservato dalla Tate Gallery di Londra e messo a disposizione della rassegna romana. Il percorso espositivo è articolato in aree tematiche che esplorano l’età moderna, la guerra e la pace, nelle quali si esprimono pienamente l’abilità tecnica e l’inventiva con cui Moore ha saputo coniugare l’astrattismo e la ricerca sulla figura umana. Molte le creazioni in mostra che presentano il peculiare rapporto tra pieni e vuoti, grazie al quale le sculture di Moore non vi- Henry Moore: Two Piece Reclining Figure No. 9 ©Tate, London 2015 vono solo nello spazio, ma allo stesso tempo lo creano, come se spazio e materia scultorea fossero un tutt’uno. Straordinaria la serie delle figure femminili sdraiate, espressione dell’eterna femminilità, della Madre Terra. Presenti in mostra anche grandi opere create per gli spazi pubblici, valorizzate dalla monumentalità dell’ambiente che le circonda.