1 Natale 2012 Fratelli e sorelle carissimi, il Bambino deposto nella

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1 Natale 2012 Fratelli e sorelle carissimi, il Bambino deposto nella
Natale 2012
Fratelli e sorelle carissimi,
il Bambino deposto nella mangiatoia è “nato per noi e per tutti”! Quel Piccolo ci dice che Dio ci ama
immensamente: è l’amore che ha spinto il Figlio di Dio a condividere fino in fondo la nostra natura umana.
Si è fatto uomo per ridonarci la dignità di figli di Dio. Creati ad immagine e somiglianza di Dio, il peccato
aveva deturpato questa immagine. Il Figlio di Dio, incarnandosi, ci ha legato profondamente a sé
rendendoci figli, potendo con Lui e in Lui dire a Dio: Abbà, Padre!
Il Natale è la festa della riscoperta della dignità dell’uomo, di ogni uomo.
«In realtà il mistero dell’uomo si illumina veramente soltanto nel mistero del Verbo incarnato … scrive il Concilio – Egli, che è “immagine del Dio invisibile” (Col1,15), è anche l’uomo perfetto, che
restituisce ai figli di Adamo la somiglianza divina, deformata dopo il primo peccato. Poiché in lui la natura
umana è stata assunta, non distrutta, per ciò stesso anche in noi essa è stata innalzata ad una dignità
sublime. Egli, il Figlio di Dio, con la sua incarnazione si è unito in un certo senso ad ogni uomo. Ha lavorato
con mani umane, ha pensato con mente umana, ha agito con volontà umana, ha amato con cuore umano.
Nato da Maria Vergine, si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi, escluso il peccato» (Gaudium
et spes, 22).
Egli ha condiviso fino in fondo la nostra natura umana, escluso il peccato; nel suo amore eccedente
Egli, l’Innocente per eccellenza, si è caricato dei nostri peccati, facendosi peccato per noi. È sceso
nell’abisso del peccato e della lontananza da Dio per donarci la “dignità sublime” di figli di Dio.
Egli “si è unito in un certo senso ad ogni uomo”, per cui tutto quello che facciamo anche ai più
piccoli dei nostri fratelli lo facciamo a Lui. Ha messo come segno di autenticità dell’amore verso di Lui
l’amore concreto verso i più piccoli: non solo i piccoli fisicamente, – certamente anche loro e la
celebrazione di questa notte ci ricorda che anche Lui è stato fragile, inerme bambino! – ma anche quelli
piccoli moralmente, spiritualmente, socialmente, materialmente. «“In verità io vi dico: tutto quello che
avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” … “perché ho avuto fame e mi
avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi
avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”» (Mt 25, 40.35-36).
Quel Piccolo deposto nella mangiatoia ci ricorda tutti i “piccoli” del mondo e ci invita ad amarLo
oggi in loro.
Accogliamo l’invito che il Papa Domenica scorsa ci ha rivolto: «Imitiamo Maria nel tempo di Natale,
facendo visita a quanti vivono un disagio, in particolare gli ammalati, i carcerati, gli anziani e i bambini» 1.
Chi di noi non ha parenti, amici, conoscenti, vicini di casa che vivono un disagio? Apriamo gli occhi e
facciamoci prossimi a chi è ferito dalla vita. Poniamo gesti concreti di accoglienza, di solidarietà, di amore. E
poi attraverso i mass-media quante situazioni di sofferenza, di ingiustizia, di miseria entrano nelle nostre
case. È Natale se non siamo indifferenti!
Forse non possiamo fare nulla materialmente; certamente possiamo pregare.
In questo Anno della Fede dobbiamo riscoprire la forza della preghiera, soprattutto della preghiera
fatta insieme uniti nel nome di Gesù. «In verità io vi dico ancora: - dice Gesù nel Vangelo – se due di voi
sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela
concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18, 19-20).
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Benedetto XVI, Angelus, 23 dicembre 2012
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Il Bambino deposto nella mangiatoia ci dice che Dio non è assente, è vicino. Egli è l’Emmanuele, Dio
– con – noi. Ma ha un modo tutto suo per farsi conoscere: chi lo cerca nella potenza, nel prestigio, nel lusso,
nell’appariscenza non lo troverà; chi intraprende la via dell’umiltà, della povertà e della semplicità lo
troverà.
«La gloria di Dio – ha detto il Papa – non si manifesta nel trionfo e nel potere di un re, non risplende
in una città famosa, in un sontuoso palazzo, ma prende dimora nel grembo di una vergine, si rivela nella
povertà di un bambino. L’onnipotenza di Dio, anche nella nostra vita, agisce con la forza, spesso silenziosa,
della verità e dell’amore. La fede ci dice, allora, che l’indifesa potenza di quel Bambino alla fine vince il
rumore delle potenze del mondo».2 Quel Bambino ci dice che non dobbiamo confidare “nella forza delle
armi, ma nella potenza dell’amore” e ci “sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri valori, il nostro stesso
modo di vivere”. Non possiamo non lasciarci provocare da un interrogativo che Benedetto XVI poneva in un
articolo per il Finacial Times: «Alla fine di un anno che ha significato privazioni economiche per molti, che
cosa possiamo apprendere dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della scena del presepe?».
Fratelli e sorelle carissimi,
in questo Natale, che stiamo celebrando durante l’Anno della Fede, vogliamo ancor più
contemplare con gli occhi della fede il mistero che ci è proposto oggi. Solo con la fede, che è innanzitutto
dono/grazia e anche impegno, possiamo entrare nella profondità del mistero, non fermarci alle apparenze,
contemplare il volto del Signore. Quel Bambino che Maria teneramente tiene tra le sue braccia è il nostro
Signore, il creatore, il Figlio dell’Altissimo. Egli continua a manifestarsi anche a noi oggi – come allora a
Maria, a Giuseppe, ai pastori, ai magi si è manifestato in quel fragile Bambino – sotto segni umili: il pane e il
vino consacrati, il volto del fratello ferito dalla vita, una comunità, anche piccola, che vive nella carità … Solo
la fede ci fa mettere in adorazione davanti al pane e il vino, che per la potenza dello Spirito Santo sono
diventati Corpo e Sangue del Signore, e ci fa dire: “Mio Signore e mio Dio”. Solo con gli occhi della fede
possiamo oltrepassare il volto di un nostro fratello deturpato da una malattia, reso duro dalle ingiustizie,
abbrutito dalla violenza e vedere il Signore! Chiediamo al Signore che accresca la nostra fede, che tolga dai
nostri occhi le squame dell’incredulità che non ci fanno vedere, che ci renda puri di cuore, perché solo i puri
di cuore possono vedere Dio.
Accogliamo anche noi come i pastori l’annuncio dell’angelo: «Non temete, ecco vi annuncio una
grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo
Signore» (Lc 2, 10-11). Riscopriamo, anche in questo tempo di crisi, non solo economica, ma anche etica e
sociale, nonché religiosa, il motivo profondo per poter gioire: la certezza della presenza del Signore. Siamo
realmente consapevoli della presenza del Signore tra noi, che Dio non è assente, non è lontano, è un Dio
con noi, un Dio in mezzo a noi? Se crediamo che veramente Dio è con noi, ci è vicino, possiamo come scrive
san Paolo rallegrarci sempre qualunque situazione dobbiamo affrontare.
Il Signore attiri ognuno di noi a Sé, ci conduca alla comunione con Lui e “nel nostro cuore ci sarà la
vera gioia e la vera pace, anche nelle difficoltà, anche nei momenti di debolezza”3.
Auguri di pace e gioia a tutti!
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Benedetto XVI, Udienza generale, 19 dicembre 2012
Benedetto XVI, Omelia, 16 dicembre 2012
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