PN UN PIANETA DIVERSO

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PN UN PIANETA DIVERSO
“Un pianeta diverso” da
“La Terra, un pianeta speciale?” di Rasool- Skrotzky, Ulissedizioni 1988
(,,,) Tutto è movimento sul nostro pianeta e attorno ad esso. Sin dalle origini, la Terra è stata in perpetua
trasformazione, rimodellata senza posa da giochi di forze interne e per effetto dell'irraggiamento solare.
Queste due fonti di energia, insieme con le forze impresse alla Terra dalla propria rotazione, modellano la
crosta terrestre. E i loro effetti sono ancora più imponenti e complessi, dal momento che la Terra ha
conservato l'acqua e l'atmosfera. L'esistenza di un ambiente di questo tipo permette le interazioni chimicofisiche che sono all'origine della vita. A sua volta, la materia vivente modifica il proprio ambiente e prepara
nuove fasi della propria metamorfosi.
(…) Il fenomeno della vita, e ancor più il «fenomeno umano», si sono potuti sviluppare solo grazie a
circostanze originarie particolari. Questo fenomeno è eccezionale e unico: si può in effetti supporre che una
qualsivoglia forma di vita possa esistere su un pianeta di un sistema diverso da quello solare, ma mai, però,
in assoluto, che la sua evoluzione nel tempo abbia potuto o potrebbe essere identica alla nostra. La materia
vivente, mobile e sollecitata senza sosta da un ambiente in perpetua trasformazione, assoggettato anch'esso
ad una propria dinamica, non ha potuto che trasformarsi, adattarsi e divenire più complessa (…) Il pianeta
Terra dipende da questo intreccio di cause ed effetti. Esso obbedisce sempre agli imperativi di un
inestricabile gioco della natura, del quale noi siamo in balia. E per comprendere come funzioni il
meccanismo, occorre adottare un approccio osservativo dinamico. (…) L'aspetto più saliente della storia del
nostro pianeta è la sua continuità evolutiva. La superficie terrestre è stata trasformata e modellata dall'azione
delle forze interne, oltre che dell'acqua e del vento. Gli esseri viventi, animali e vegetali, hanno partecipato
alla creazione dell'estrema varietà di forme nel paesaggio in relazione con le condizioni topografiche e
climatiche. Praterie, foreste, savane, deserti, oceani, paludi, laghi, nella loro diversità, costituiscono
altrettanti motivi di meraviglia.
Le trasfigurazioni deIIa crosta terrestre
La formazione delle rocce sedimentarie prima della comparsa della vita passa attraverso il ciclo delle
argille. L'argilla è composta da minuscoli granelli di silicati, in foglietti o in listelli, strappati dall'erosione a
rocce cristalline formatesi in profondità. Infatti, corrugamenti ed eruzioni vulcaniche trasportano rocce ignee
verso la superficie; qui l'erosione, per effetto della pioggia e del conseguente ruscellamento delle acque,
distrugge le rocce per frammentazione, dissoluzione e idrolisi. L'acqua veicola questi materiali mobilizzati
per depositarli, talvolta ad enorme distanza, nei bacini continentali od oceanici. I sedimenti si accumulano
lentamente in strati, che possono raggiungere anche diversi chilometri di spessore, e che perdono la propria
acqua: sotto l'azione della pressione e del calore esercitati in profondità, essi si consolidano, cuociono e
quindi cristallizzano, più o meno rapidamente. Questa trasformazione, chiamata «diagenesi», dà luogo
innanzitutto ad ardesie, poi a scisti e a gneiss di quarzo e di feldspati. In futuro, queste rocce risaliranno
ancora in superficie, trasportate da movimenti tettonici, e torneranno ad essere preda dell'erosione, chiudendo
così il ciclo.
La trasformazione delle rocce in argille differisce a seconda dei climi e delle regioni del globo. In paesi
tropicali umidi, dove la lisciviazione è intensa, si formano per lo più caoliniti e gibbsiti, mentre le illiti si
depositano in paesi freddi. Inoltre i sedimenti argillosi sono interessanti da studiare al fine di ricostruire la
storia delle condizioni climatiche passate, oltre che per delimitare la loro regione di provenienza.
Le argille ricoprono un ruolo di primaria importanza sul nostro pianeta per diverse ragioni. Esse servono,
infatti, come materia prima nella creazione di nuove rocce; impermeabili, trattengono l'acqua degli stagni e
delle paludi: tutta l'idrogeologia è legata loro. Inoltre, esse fanno da copertura ai siti porosi in cui si
accumulano i petroli. Come si è visto, le argille sono intervenute nel processo che ha condotto alla creazione
della vita. Grazie alle loro proprietà colloidali e catalitiche, esse hanno certamente preso parte alla sintesi di
molecole organiche complesse: alcuni esperimenti hanno dimostrato che si potevano creare proteine in vitro,
ma solo in presenza di argille. (…)
La prodigiosa varietà delle forme
L’ampia gamma delle formazioni minerali ha determinato il crearsi di paesaggi eterogenei, modellati
dalle condizioni climatiche. Tanta varietà e tanta ricchezza hanno sorpreso e affascinato gli esploratori, i
quali, nel corso delle proprie spedizioni, hanno scoperto i caratteri nuovi del loro pianeta. Agli occhi di
quanti ne sono consapevoli, la diversità delle forme e dei paesaggi terrestri è motivo di una continua
meraviglia, che non ci si stancherebbe mai si assaporare.
Come ben sanno gli esperti, le regioni granitiche in ambiente umido presentano forme arrotondate, a palla.
Il terreno acido che vi si accompagna è adatto allo sviluppo di alcune piante - castagni, rododendri e felci.
L'acqua scorre in superficie e si raccoglie nelle innumerevoli diaclasi e fratture, ed anche nelle sabbie
arenarie. Le zone calcaree, invece, sono aride, perche l'acqua, dissolvendo i carbonati, si infiltra in profondità
e scava gallerie e fiumi sotterranei, ad esempio negli altopiani dei Causses francesi e nel Carso. In alcuni
punti, crolli sotterranei fanno sì che in superficie si aprano doline più o meno profonde. In un clima umido, le
formazioni calcaree carsiche assumono l'aspetto di strane costruzioni frastagliate, simili a mostruose foreste
pietrificate, tipiche della Cina, nello Yunnan, non lontano da: Kunming. I pittori cinesi hanno spesso preso a
modello questi paesaggi, in cui i profili tormentati delle montagne si susseguono perdendosi nella bruma.
Sempre in Asia, ma del tutto dissimile, è la steppa di loess: essa è costituita da limo calcareo molto fine,
depositato con le glaciazioni e sollevato in continuazione dal vento, che qui soffia incontrastato. L'intensa
opera di disboscamento, inoltre, ha favorito la mobilità di queste polveri, che oggi si cerca di stabilizzare.
Le fini sabbie delle dune nei deserti caldi dell' Africa (ergs) si raccolgono in mammelloni di forme
svariate (a volte anche in mezzelune) e di color arancione. I vasti deserti rocciosi (regs) corrispondono a zone
aride cristalline, corrose dai venti e dall'azione termica del sole.
Per quanto attiene alle montagne, esse sono modellate in modo diverso a seconda della composizione del
terreno e delle condizioni climatiche. Ad esempio, nel Ladakh, a nord del Kashmir, dopo aver attraversato
una regione umida, toccata dai monsoni e simile, per morfologia, alla Svizzera, e aver valicato un passo, il
viaggiatore si trova in una landa desertica e fredda, dove le piogge non arrivano. L'aria è secca e le sole
risorse idriche sono fornite dallo sfruttamento, da parte dell'uomo, dei corsi d'acqua provenienti dalla fusione
dei ghiacciai, visibili a distanza. Gli insediamenti umani, dove si impiegano le tecniche irrigue, hanno
l'aspetto di oasi verdi in un mondo minerale. I rilievi, non scavati dalle acque, sono dolci, costituiti da
ammassi di rocce frantumate a causa del succedersi continuo di gelo e disgelo, un po' come accade sulla
Luna. Sulle Alpi, al contrario, tra i crinali a spigolo vivo, intagliati dalle acque di scorrimento, si aprono
valli, strette o ampie, sede di antichi ghiacciai.
Ai tropici, il paesaggio è diverso. Le foreste vergini, dove non abbiano ancora subìto il disboscamento,
ricoprono un terreno molto povero di humus, che, contenendo ossidi di ferro, mal sopporta il ruscellamento
delle acque e può trasformarsi in una corazza di laterite dura e sterile.
Ai poli, i cumuli di ghiacci su di un continente, Antartide o Groenlandia, possono creare forme
straordinarie, mentre i giochi di luce conferiscono un' aria fantasmagorica ai blocchi lavorati dagli inesorabili
movimenti della calotta, il cui spessore maggiore, in Antartide, raggiunge i 4000 metri. Al contrario le
superfici degli altri pianeti appaiono assai spoglie. Quando gli astronauti americani hanno esplorato diverse
aree lunari (Apollo 11, Mare Tranquillitatis; Apollo 12, Oceano Procellarium; Apollo 14, Fra Mauro; Apollo
15, Hadley; Apollo 16, Descartes; Apollo 17, Taurus-Littrow), vi hanno trovato un mondo interamente
minerale, immobile e silenzioso, tanto più che, senza aria, le onde sonore non possono propagarsi. Per gli
scienziati questo mondo, conservato perfettamente per miliardi di anni, era oggetto di pura meraviglia.
La realtà non corrispondeva alle fantasie dei poeti, dei cineasti come Meliès e dei disegnatori e pittori. Gli
astronauti, in effetti, hanno manovrato e lavorato sullo sfondo di rocce brune e nerastre, le cui forme
risultano smussate dalla sola erosione termica. Non vi è la minima traccia di attività vulcanica sulla sfera
lunare, che gode di un orizzonte limitato, per via delle proprie dimensioni, e di una perfetta visibilità, perchè
nessuna molecola gassosa perturba la propagazione della luce abbacinante del Sole.