Il favoloso mondo di Amelie - Liceo Classico Statale "Francesco

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Il favoloso mondo di Amelie - Liceo Classico Statale "Francesco
Liceo classico “F.Scaduto”- Bagheria-PON 2010-Vedere il pensiero:imparare la filosofia
con i film–prof .D. Aiello
SCHEDA DI ANALISI DEL FILM
Classe II C
Alunno Dario Lo Buglio
Data 23/05/2010
Il film
Componenti
Informazioni
Titolo
Il favoloso mondo di Amelie
Titolo originale
Le fabuleux destìn d’Amelie Poulain
Regista
Jean Pierre Jeunet
Genere
Commedia
Attori principali
Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz
Sceneggiatura
Guillaume Laurant
Fotografia
Bruno Delbonnel
Musica
Yann Tiersen
Data di produzione
25/06/2001
Durata
120 minuti (circa)
Paese/i di produzione Francia/Germania
Premi
4 Premi Cèsar 2002 (miglior film, miglior regista, miglior colonna
sonora, migliore scenografia).
3 Premi Lumière 2002 (miglior film, migliore sceneggiatura,
migliore attrice (Audrey Tautou)
3 European Film Awards 2001 (miglior film, miglior regista, miglior
fotografia
BAFTA alla migliore sceneggiatura originale
Independent spirit Awards 2002 (miglior film straniero)
2 Swann al festival di Cabourg 2001 (miglior regista, miglior attore
(Mathieu Kassovitz)
Kansas City Film Critics Circle Awards 2002 (miglior film straniero)
Nomination all Oscar come miglior film straniero.
Sceneggiatura:
La sceneggiatura è originale ed è forse proprio per questo che il film abbia tuttora un così
grande successo dopo diversi anni.
La storia:
A Parigi la giovane Amélie (Audrey
Tautou) lavora come cameriera in un caffè
di Montmartre, il "Café des 2 Moulins", e
vede la propria vita trascorrere serena, tra
una visita all'anziano padre vedovo e
alcuni piacevoli passatempi (spezzare la
crosta della Crème brûlée col cucchiaino,
far rimbalzare i sassi sul Canal SaintMartin, immergere le dita nei legumi ecc.)
che riempiono la sua quotidianità.
Il giorno della morte della principessa Lady
D ritrova per caso una scatoletta dietro una
piastrella di un muro del suo appartamento. Con grande stupore la apre, trovando al suo
interno dei piccoli ricordi e giocattoli, e intuisce che molto probabilmente si tratta di una
scatoletta nascosta decenni prima da un bambino che abitava nello stesso appartamento.
Amélie cerca di ottenere informazioni dalla portinaia per scoprire a chi fosse appartenuta
la scatola, e dopo lunghe ricerche riesce ad ottenere il nome che le serve: Dominique
Bredoteau. Amélie rintraccia tutti gli abitanti di Parigi che portano questo nome, ma non
riesce a trovare il possessore della scatoletta; quando decide di rinunciare interviene in
suo soccorso "L'uomo di vetro".
"L'uomo di vetro" è un vicino di casa di Amélie, di professione fa il pittore e deve questo
soprannome ad una malattia congenita: le sue ossa tendono a frantumarsi con una facilità
anormale, per questo non esce quasi mai di casa e tutto nella sua casa è imbottito per
evitare urti. "L'uomo di vetro" indirizza Amélie dalla persona giusta, in quanto il cognome
che cerca non è Bredoteau bensì Bretodeau.
Amélie riesce con uno stratagemma a riconsegnare la scatoletta all'uomo senza farsi
scoprire. L'uomo ritrova così i tempi della
sua infanzia, dimenticati da tempo.
Entrando casualmente nello stesso bar in
cui Amélie sostava le racconta cosa gli è
accaduto, ignaro che sia lei l'artefice di
ciò, aggiungendo che vorrebbe provare a
ricucire i rapporti con la figlia (con cui non
parla da anni) e il nipote che non ha mai
visto. Amélie rimane talmente colpita dalla
reazione di Bretodeau che decide, dopo
una notte insonne, di dedicare il suo
tempo a "rimettere a posto le cose" che
non vanno nelle vite di chi le sta vicino.
Con l'aiuto di un'amica hostess fa credere
al padre, il quale dalla morte della moglie è sempre più chiuso in sé stesso, che il suo
amato nano da giardino stia girando il mondo in vacanza. Alla portinaia che ha perso il
marito dopo una fuga romantica con l'amante fa pervenire una lettera, accuratamente
creata utilizzando pezzi di lettere originali in un collage, tale da sembrare vera e fattale
pervenire come se fosse andata perduta per anni, dando così l'illusione all'anziana signora
che prima di morire il marito abbia disperatamente cercato di mettersi in contatto con lei.
Organizza dei pesanti scherzi ad un crudele fruttivendolo che tormenta costantemente il
suo garzone, facendogli credere di essere impazzito. Riesce a far innamorare una sua
collega rassegnata ad una vita da single di un geloso e ossessivo frequentatore del bar.
Diffonde le frasi dell'amico Hipolito, uno scrittore fallito cliente del "Café des 2 Moulins",
per la città (recitando suoi versi al controllore del treno o scrivendoli su un muro). Nel
frattempo incontra lo sguardo di un ragazzo, Nino
(Mathieu Kassovitz), che ha l'hobby di collezionare
fototessere mal riuscite buttate dai rispettivi
proprietari. Amélie se ne innamora perdutamente. La
seconda volta che Amélie vede il giovane raccogliere
i frammenti da terra lui scatta improvvisamente ad
inseguire un uomo, perdendo dalla motoretta una
borsa con un album delle fototessere raccolte. Nel
cercare di restituire l'album all'amato Nino Amélie è
impegnata a risolvere "Il mistero delle fototessere", ovvero l'immagine di un uomo che
sistematicamente, con la stessa espressione vuota, si scatta delle fototessere nella
stazione dei treni per poi gettarle. È la stessa persona che inseguiva Nino quando perde il
suo prezioso album. A causa di taluni fraintendimenti Amélie ingelosita non vorrà essere
avvicinata da Nino; sarà soltanto un messaggio in videocassetta dell'"Uomo di vetro" a
convincerla di prendere la decisione più importante della sua vita: spingersi a fare del
bene anche a se stessa, quindi unirsi a Nino, da cui è fatalmente attratta (anche per le
affinità che hanno reso in un certo senso "parallele" le complicate infanzie dei due giovani
sognatori, come è spiegato dalla voce narrante fuori campo, una sorta di protagonista
senza volto di quest'opera cinematografica).
Alla fine di tutto riuscirà ad essere felice, avendo aiutato i suoi cari e avendo trovato
l'amore.
Spazio e tempo del film:
Il periodo storico è quello del mese di Agosto/Settembre del 1997. Possiamo sapere ciò
perché il 31 agosto del 1997, periodo in cui morì la principessa Diana, Amelie guarda il
telegiornale e apprende la terribile notizia.
Il film è quasi interamente girato a Parigi con qualche scena di qualche paesino vicino.
Per gli interni invece c’è da dire che quest’ultimi sono stati girati anche in Germania in uno
studio dove erano stati
creati apposta per il film.
All’inizio la voce narrante
ci parla di una Parigi degli
anni 70 dove viveva la
piccola Amelie ma
dobbiamo considerare
solamente che si svolge
tra il mese d’Agosto e il
mese di Settembre del
1997.
Protagonista:
La giovane Amelie ci viene presentata fin da piccola come una bambina che è da sempre
vissuta in un mondo tutto suo , ideato da lei stessa, dove tutto è perfetto e come vuole lei.
Proprio per questo riusciamo a capire come la sua personalità, la sua gioia di vivere e di
agire siano dettate da questo mondo che la tiene sempre impegnata e affaccendata.
Lei è una ragazza decisamente alta e slanciata ma non eccessivamente attraente (da
questo particolare si vede ancora come il film abbia avuto un successo enorme
nonostante l’attrice non fosse una tra le solite “pupe” dei film) con un taglio di capelli che
stranamente stà ritornando di moda dopo diversi decenni.
Lei lavora in una bar nel centro di Parigi (des deux moulains) dove convive con personaggi
altrettanto strani e la sua vita è incentrata dall’entrare e uscire da questo suo luogo di
ritrovo dal quale derivano tutte le sue avventure.
«Amélie ha sei anni.
Come tutte le
bambine, vorrebbe che
suo padre
l'abbracciasse ogni
tanto ... Ma lui ha
contatto fisico con lei
solo durante il
controllo medico
mensile. La piccina,
sconvolta da tanta
eccezionale intimità,
non riesce a contenere
il batticuore. Perciò il padre la crede affetta da un'anomalia cardiaca. A causa di questa malattia
fittizia, la piccola Amélie non va a scuola. È sua madre che le fa da maestra. Privata del contatto
con altri bambini, sballottata tra lo stress della madre e il padre orso, Amélie si rifugia in un mondo
da lei inventato.
In questo mondo, i dischi in vinile sono preparati come crêpes e la moglie del vicino, in coma da
mesi, in realtà ha scelto di esaurire, in una volta, tutte le sue ore di sonno. L'unico amico di Amélie
si chiama Capodoglio. Purtroppo, l'ambiente familiare ha reso il pesciolino rosso nevrastenico e
incline al suicidio.
E siccome i tentativi di suicidio del Capodoglio non fanno che aumentare lo stress materno,
s'impone una decisione. Per consolare Amélie, la madre le regala una Kodak instamatic di
seconda mano. Un vicino approfitta dell'ingenuità di Amélie per farle credere che il suo
apparecchio sia difettoso: provoca incidenti ... Avendo scattato foto tutto il pomeriggio, la sera
l'assale un dubbio atroce ... Si accascia davanti alla tv, schiantata dalla responsabilità per un maxi
tamponamento, due deragliamenti e un disastro aereo. Qualche giorno dopo, Amélie capisce che il
vicino l'ha presa in giro e decide di vendicarsi.... in compenso, coltiva un gusto particolare per
i piccoli piaceri, tuffare la mano in un sacco di legumi ... e far rimbalzare i sassi sulla superficie del
canale Saint Martin ... oppure rompere la crosta della crème brülée con la punta del cucchiaio ..»
Qualsiasi tentativo di riprendere la
personalità di Amèlie è del tutto vano
di fronte alla magnificenza di questa
divertente, insolita ma raffinata
descrizione del suo personaggio
dataci dalla geniale voce narrante
iniziale.
Significato globale del film
Il mondo non è favoloso
ma noi possiamo
renderlo tale
prendendoci cura delle
persone che amiamo:
sembra questa la
morale di fondo del
sublime film di Jeunet.
Amèlie non è un angelo
sceso sulla terra ma una
donna comune amante della giustizia fino a diventare vendicativa per conto altrui. Amèlie,
ad esempio, è capace di far viaggiare in giro per il mondo un monolitico nano da giardino
per insegnarci che la vita è una e va vissuta fino in fondo, e che se può viaggiare un
pupazzone di ceramica può farlo anche il proprio papà, eremita in casa. Di conseguenza il
mondo descritto deve per necessariamente essere diverso da quello cui siamo abituati.
Non a caso la fiaba e il soprannaturale si fondono tra loro in un mondo apparentemente
reale ma che invece non lo è. A noi appaiono personaggi apparentemente normali ma
appena ci soffermiamo un momento ad osservare ciò che fanno e come si comportano ci
viene da pensare come tutto sia irreale e assurdo: il giovane con l’hobby di raccogliere
fototessere gettate via, un papà eremita in casa che in continuo lavoro costruisce il
mausoleo alla moglie scomparsa, la protagonista che pensa al bene e alla felicità degli
altri piuttosto che alla sua. Così il mondo descritto ci appare distorto e irriconoscibile. E il
messaggio stà proprio in questo particolare: possiamo con la fantasia rendere nostro il
mondo che ci circonda per come più ci piace. Così la filosofia del film è quella di non
considerare il mondo nel quale viviamo come scontato poichè è (e deve essere
sempre) viva la convinzione che è possibile trasformare la realtà che ci circonda
senza dover per forza interpretarla e subirla come siamo abituati a fare. E i dialoghi
in tutto ciò aiutano molto e senza la loro minuziosa semplicità non avremmo lo stesso
effetto: basti pensare al dialogo iniziale del narratore esterno che oltre a introdurci la storia
(come il prologo di una tragedia greca) ci racconta la filosofia di questo mondo senza
essere troppo esplicito così che solo dopo una lunga e raffinata analisi è possibile cogliere
i piccoli particolari che durante il film si ingigantiscono quasi a diventare veri e propri ideali
di vita. Ho usato il termine tragedia poichè all’interno del film la tristezza e la malinconia
sono molto presenti ma sono così mescolati in questa pentola di emozioni,stravaganza,
felicità ed allegria che forse non c’è ne
rendiamo neanche conto.
Un altra interessante deduzione
ricavabile da questo film è quello della
leggerezza. Il film tende in un certo
senso ad far crescere pian piano una
sorta di leggerezza di pensiero che
diventa una vera e propria leggerezza di
vità. Quasi come se fosse il peso della
vita a causare ciò, Amelie è alla ricerca (e conduce) di una vita minimalista formata per
esempio dai suoi piccoli piaceri che abbiamo già elencato. Forse solo così Amelie è in
grado di dare un certo senso di leggerezza alla vita senza che il peso,l’inerzia e la opacità
del mondo ricadano tutte sulle sue spalle. Sappiamo dalla tradizione che gli sciamani, a
causa dei problemi della tribù (malattie ecc..), erano soliti trasportarsi in volo in un altro
livello di percezione dal quale erano capaci di cambiare la realtà dei fatti; ed è così che
Amelie fa.
I temi che il film affronta
L’amore
La giovinezza
Il destino (non a caso il titolo originale del film ricorre alla parola “destino”)
La voglia di far del bene a tutti
Giudizio personale
Il film a mio parere è un duro
colpo alla grande industria
Americana o ,chi per lei,
mantiene il primato dei capolavori
cinematografici. Un cast
decisamente sconosciuto
(ovviamente apparte il genio
Kassovitz quì in veste di attore)
con una protagonista che alle
spalle aveva si già qualche film in
cui aveva partecipato e che in questo film supera se stessa diventando un idolo per la
filmografia successiva. Infatti da questo film l’attrica ricevette una fortunata gloria che gli
ha concesso molti altri film (il codice da Vinci per esempio).
Il film è un caposaldo ormai della mia filosofia. Consiglio vivamente di prendere parte a
questa fantastica storia poichè come si dice nel trailer: riuscirai a non cambiare? I
costumi, i dialoghi , la colonna sonora e gli ambienti ricreati confluiscono tutti in un unico è
grande capolavoro che ci fa vivere un esperienza del tutto nuova ed inaspettata del
cinema Francese dalla quale nessuno ne esce invariato.
é altresì adatto ad un dibattito scolastico poichè ben sappiamo come dai film nascano le
generazioni dei giovani del domani. Così il film si propone anche di cambiare la nostra
idea del mondo e ci insegna involontariamente a modificarlo pur sempre rispettando la sua
natura di fondo. Facendo così dal film emerge una società senza problemi di nessun tipo
dove tutti sono beati e contenti. Potrebbe come già detto sembrare tutta una favola ma
considerando che non c’è niente di così tanto reale possiamo ben capire come questa
società fiabesca sia il risultato di un innovativo progresso e rivoluzione dato non dalla
repressiva violenza o da scontri su leggi morali ma dalla semplice arte della fantasia con la
quale tutti possiamo rendere
bello ciò che vogliamo.
I personaggi del film non sono
tra loro contrastanti poichè tutti i
personaggi presentati , ad
esclusione della protagonista,
subiscono più o meno
passivamente la grande
rivoluzione di Amelie
accettandola ed ritrovandosi
sereni in questa.
Di conseguenza il film non prova
a domandarsi la causa di
qualche problema sociale ma
ripetutamente quasi in maniera
frenetica ci da risposte e
soluzioni che potrebbero essere
adattate a tutto: la tranquillità la
serenità e il comportamento da
bravo buonista (nella tradizione purtroppo il buonista ormai è considerato come un ignavo
dell’inferno di Dante, troppo disponibile con il nemico. Ma per risolvere il paradosso della
lingua che ci pone in aspetto negativo un termine di per se positivo, il regista finalmente ci
mostra cosa realmente sia essere buonisti e ci fa capire come sia un grande valore).
Analizzando il saggio di Umberto Curi in “Ombre delle idee” su questo film sono riuscito a
percepire e ad analizzare tutti gli aspetti più importanti di questo film di cui più o meno ho
già parlato precedentemente. Sostanzialmente Amelie con una visione demiurgica
che rende la realtà plasmabile, si impadronisce della vita degli altri per modificarla
e per deciderne il destino. Il marxismo della fantasia è il termine più consono per
questo film poichè l’attività marxista è presente ma non si basa sulla lotta (il
marxismo di lotta) ma bensì sulla fantasia. Amelie è cresciuta in casa poichè il padre
era convinto di un anomalia nel suo cuore. Di conseguenza lei studiava in casa senza
contatti con altri bambini e senza nessuno con cui divertirsi; così Amelie si crea un mondo
tutto suo dove potersi divertire. Ma una volta uscita di casa poichè ormai era troppo
grande e doveva trovarsi un lavoro, Amelie si sente come attaccata dal mondo esterno e
sfodera la sua arma micidiale per difendersi: la fantasia trasformatrice. Rende il mondo
esterno il suo mondo che ha sempre conosciuto. Però questo mondo non è applicabile su
di lei poichè è plausibile che Amelie ,crescendo in isolazione, si sia convinta di non
meritare niente e quindi decide di riscattarsi facendo di tutto per gli altri e niente per se
stessa. Ma il finale ci sorprende molto poichè solo alla fine, dopo tanta esitazione, applica
la sua fantasia trasformativa sulla sua vita sentimentale rompendo tutto questo filo logico
che per lei era stato una tortura per tutta la sua vita. In questo saggio viene anche
riproposta la figura di mago che si rispecchia nel personaggio di Amelie. Questa
affermazione può essere data poichè il famoso Giordano Bruno ci da una definizione di
mago che è alquanto insolita: egli ci dice che è mago il “sapiente dotato della capacità di
agire”. Così il mago differisce dai saggi, dai filosofi, o dai teologi che sono solo sapienti e
che non sanno agire. Il mago consiste nella conoscenza combinata all’azione. Ed è
proprio vero che Amelie sia una maga dunque da non intendere come capace di grandi
sortilegi o dalle cui mani escono palle di fuoco ma è da intendere come un personaggio
diverso dal solito e capace di fare ciò che nessuno fino a quel momento aveva fatto. Ma
l’ultimo particolare divertente ma allo stesso tempo geniale è come Amelie somigli tanto ad
Alice nel paese delle meraviglie: circondata da un mondo similissimo al nostro ma che non
ne fa completamente parte neanche se fosse una esile appendice. In Alice però questo
mondo è presente fin dall’inizio,
viene scoperto già bello e
pronto. Per questo possiamo
dire che Amelie in certi tratti
supera addirittura le fiabe
poichè lei il mondo se lo
costruisce da se.
Il Linguaggio del cinema
Il narratore è
Sia interno che esterno
Il ritmo del montaggio è
Vario
Gli effetti di luce e l’uso
del colore
Il colore e gli effetti di
luce sono quelli più curati
in questo film. Quasi
come fossero collegati il regista ci descrive una Montmartre che si identifica pienamente
con il quadro di Renoir dipinto dall’uomo di vetro. Piena di colore e un pò all’antica come a
volerci fare percepire una parigi che è presente nella nostra mente come la Parigi idillicca
della coppola e dell’arte. Facendo così il regista il regista riesce a rendere l’ambiente
fiabesco arricchito poi dagli effetti speciali di cui parleremo tra poco.
La colonna sonora e in particolare
Grazie alle atmosfere sognanti e quasi da ninna nanna di Yann Tiersen il film prosegue
con un ritmo piacevole aggrazziato e pieno di allegria. Yann Tiersen in questo film crea il
suo capolavoro dove la fisarmonica (strumento che ci rimanda sempre alla idealistica
immagine di Parigi presente nella nostra testa) con i suoi valzer, con le sue tarantelle e
con i suoi lente riesce a trasmetterci un emozione mai vista prima d’ora.
Scene in cui gli effetti sonori,musicali , di luce e colore sono complementari e funzionali ad
ottenere particolari risultati
Senz’altro la scena più significativa in questo senso è quella in cui Amelie sente di essere
in pace con il mondo e, passeggiando per una Montmartre già descritta e arricchitta da
una simpatica ed allegra composizione musicale, vuole in un certo senso condividere con
noi questo suo benessere
Prendi in esame le tecniche cinematografiche
Ancora una volta il regista francese adopera effetti speciali che arrivano fino alla computer
grafica non per stupirci con grandiosità ma facendo leva sui sentimenti, sul cuore dello
spettatore medio troppo spesso mortificato dalle megaproduzioni senza anima o dalle
becere commediacce natalizie. E se lo stupore arriva è per le geniali invenzioni visive ma
anche, o soprattutto, per lo sguardo tenero della splendida protagonista. Puntando quindi
su abat-jour animate e
foto e quadri che
parlano, gli effetti speciali
svolgono una funziona
innovativa e geniale allo
stesso tempo.
Considera la recitazione
degli attori e chiarisci se
è
Naturale con un pò di
enfasi nelle parti più importanti
Sequenza, a tuo avviso, più importante e particolarmente significativa o
indimenticabile
La sequenza più particolare e più importante a mio avviso (e lo disco senza ombra di
dubbio) è la sequenza iniziale dove ci vengono mostrati tutti i vari personaggi con le loro
storie e che attraverso un banale gioco del “cosa piace fare e cosa non” ci vengono
mostrati nelle loro debolezze e nelle loro virtù nei loro pregi e nei loro difetti.
Storia del cinema
Chi è il regista
Jean-Pierre Jeunet nasce a Roanne nella Loira, in Francia il
3 settembre 1953. All'età di diciassette anni Jeunet comincia
a lavorare presso le poste francesi; con i guadagni
successivamente acquista la sua prima cinepresa 8mm.
Amatorialmente, inizia a girare alcuni cortometraggi e impara
le tecniche dell'animazione agli Cinemation Studios. Conosce
Marc Caro, al festival d'Annecy, con il quale intraprenderà
una lunga collaborazione, della quale le prime produzioni
pubblicamente criticate sono i cortometraggi L'èvasion e Le
Manège; quest'ultimo gli merita nel 1981 il premio Cesar per
il miglior corto. Jeunet comincia a dirigere i suoi primi spot
pubblicitari e video musicali. Nel 1984 vince nuovamente il
Cesar per Pas repos pour Billy Brakko, cortometraggio
ispirato ai fumetti di Caro. Nel 1990, Jeunet, Caro e il
produttore Claudie Ossard cercano le basi su cui far nascere
il film Delicatessen. Contemporaneamente, Jeunet vince
numerosi premi per il suo cortometreggio Foutaises: il suo
primo lavoro insieme all'attore Dominique Pinon che interpreterà molti dei suoi personaggi. In
Foutaises Jeunet presenta il concetto del "Mi piace, non mi piace", che sarà usato in Il favoloso
mondo di Amelie. Dopo l'uscita di Delicatessen e di La città dei bambini perduti, la 20th Century
Fox scrittura Jeunet come regista per il quarto film della famosa saga Alien: Alien - la clonazione.
Jeunet apre la sua carriera nel nuovo secolo con Il favoloso mondo di Amelie: un successo,
detentore del titolo di film francese con maggiori incassi al botteghino, che lo porta rapidamente ad
una grande fama e che gli permetta di ottenere la parte di regista per Una lunga domenica di
passioni, film basato su un racconto di Sèbastien Japrisot. Nel 2005 viene annunciato che Jeunet
ha accettato di dirigere l'adattamento del romanzo di Yann Martel Vita di Pi per la 20th Century
Fox. Il progetto americano viene giudicato però dalla Fox troppo oneroso e accantonato. Nel 2009
esce il sesto lungometraggio del
regista: Micmacs à tire-larigot. Per
questa commedia satirica il regista
aveva inizialmente scelto come
protagonista Jamel Debbouze
(premio per l'interpretazione a
Cannes nel 2006 per Indigènes),
salvo poi optare per Dany Boon, a casua di divergente artistiche con Debbouze. Jean-Pierre
Jeunet (Roanne, 3 settembre 1953) è un regista e sceneggiatore francese. La sua cinematografia
è da sempre caratterizzata da un gusto barocco e da una forte componente estetica, elementi che
lo hanno portato alla ribalta anche oltreoceano e che hanno trovato la loro consacrazione nel suo
film più famoso, Il favoloso mondo di Amelie.
Filmografia:
Regista
Delicatessen (1991)
La città perduta (1995)
Alien: la clonazione (1997)
Il favoloso mondo di Amélie (2001)
Una lunga domenica di passioni (2004)
Micmacs à tire-larigot (2009)
Fonti:
Dati del regista e dati generali del film (anno di produzione ecc...): www.wikipedia.com
Spunti per un analisi approfondita:
• Italo Calvino – Lezioni Americane (Leggerezza, Rapidità) – Mondadori,Milano 1999
• Umberto Curi,Ombre delle idee. Filosofia del cinema da American Beauty a Parla
con lei, , Pendragon , Bologna 2002