cap 1 - Professione Fitness
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cap 1 - Professione Fitness
1 CAPITOLO 1 Capire l’evoluzione del mercato del fitness & wellness Cresce ancora il mercato del fitness? Quali sono le tendenze nei principali paesi europei e negli USA? Quali sono le evoluzioni possibili? Il mercato fa parte dell’ambiente nel quale sviluppate la vostra attività. Come professionista avete certamente una grande esperienza e pensate di conoscere bene questo settore, ma ne siete proprio sicuri? Questo capitolo va oltre al semplice approccio economico, si prefigge di farvi comprendere l’evoluzione degli stili di vita, sia in Italia che negli Stati Uniti ed in Europa. L’analisi di queste tendenze costituisce una fonte di ispirazione per il futuro ed il vero imprenditore è colui che sa immaginare il futuro e prepararsi in tempo lungo termine. E’ perciò indispensabile seguire l’evoluzione del mercato e del proprio lavoro per stabilire una strategia. A tal fine, svilupperemo principalmente i 4 temi seguenti: 1 Analizzare il proprio mercato 2 Comprendere il processo decisionale dei vostri clienti attuali e potenziali 3 Controllare le specificità del marketing dei servizi 4 Stabilire una strategia marketing 1. Analisi del mercato del fitness Abbiamo organizzato questo capitolo in due parti: nella prima presenteremo le caratteristiche del mercato italiano del fitness, nella seconda lo posizioneremo rispetto agli Stati Uniti ed a un certo numero di paesi europei. 1.1 Il mercato del fitness in Italia Come abbiamo accennato nel corso dell’introduzione, il marketing strategico mira a progettare l’attività dell’impresa consentendo di scegliere i settori di attività strategica nei quali desiderate essere presenti e definendo obiettivi a medio- Lo sport attivo in Italia è fortunatamente una pratica sempre più diffusa. Ad una fase iniziale di diffusione dell’attività fisica, dettata principalmente da finalità edonistiche, si è gradatamente giunti ad 15 Figura 1.1. Praticanti sport con continuità divisi per regione Persone di oltre 3 anni che praticano sport con continuità (fonte: “Sole 24 ore”) Calabria 12,9 Campania 13,2 Basilicata 14,2 Sicilia 14,3 Molise 15,7 Puglia 16,8 18,3 Abruzzo Liguria 18,7 Sardegna 19,0 Umbria 19,3 Piemonte 21,1 Toscana 21,4 Marche 21,4 22,3 Friuli Lazio 23,0 Lombardia 23,3 Emilia Romagna 24,4 Valle d’Aosta 24,7 Veneto 26,7 Trentino Alto Adige 30,1 0,0 5,0 10,0 un approccio che finalmente inizia ad essere dettato principalmente da finalità salutistiche. Un grande indicatore di cambiamento del mercato è stata la pubblicazione, ad ottobre 2000, dell’inserto Il Sole 24 Ore Sport con una tiratura iniziale di 115.000 copie e cadenza quindicinale. Il fatto che il quotidiano economico più importante d’Italia ritenesse maturi i tempi per un’iniziativa editoriale di questo genere indica che questo mercato sta entrando finalmente nell’età adulta. 16 15,0 20,0 25,0 30,0 Dobbiamo in questo contesto dare atto a chi, pur con le dovute trasformazioni, ha sempre creduto ad un connubio indissolubile tra l’attività delle palestre e una gestione professionale delle stesse cioè riviste quali Professione Fitness (specie con orientamento agli istruttori), Il Nuovo Club che dal primo numero edito nel 1990 continua ad essere il punto di riferimento del settore e, on-line, Stage-Up. A partire dal 2000 anche il Ministero della Salute si è finalmente accorto che la pratica sportiva poteva ottenere importanti e positive ricadute sulla salute pubblica e sulle disastrate casse della Sanità. Questa nuova attenzione si è concretizzata peraltro soltanto in timide campagne di prevenzione, attraverso l’attività fisica, delle malattie cardio-vascolari e del soprappeso. Ovviamente il tutto senza mai nominare le palestre (e soprattutto i professionisti che dovrebbero esserci all’interno) come punto di riferimento per l’ottenimento di risultati degni di nota. Questo atteggiamento superficiale emerge anche dalle numerosissime trasmissioni televisive, vero veicolo per modificare il comportamento di massa, nelle quali illustri studiosi consigliano quale attività preventiva l’andare a fare la spesa a piedi o il saltare 2 o 3 fermate del tram: un po’ come se per combattere l’analfabetismo di ritorno degli adulti che non leggono più nulla, si consigliasse loro di dare un’occhiata alla propria targhetta del campanello quando escono al mattino. Dall’indagine “I cittadini e il tempo libero” svolta dall’Istat a dicembre 2000, su un campione di circa 20.000 famiglie, è emerso che oltre 16 milioni e 700mila persone di età superiore ai 3 anni praticano uno o più sport con continuità (20,2%) o saltuariamente (9,8%) per un totale pari al 30%. Inoltre, un altro 31,2% della popolazione anche se non pratica uno sport, svolge una leggera attività fisica, come andare in bicicletta o fare lunghe passeggiate, con sufficiente regolarità. I sedentari “duri e puri” cioè coloro che non svolgono alcun tipo di attività fisica, sono purtroppo oltre 21 milioni pari al 38,4% della popolazione. Consoliamoci constatando che, in rapporto alla precedente indagine del 1995, le persone che praticano sport aumentano del 3,4% (2,4% in più in modo continuativo). Interessante in questo confronto è constatare che la crescita più forte è avvenuta da parte delle donne (+ 4%). (Fonte Il Sole 24 Sport, 05/2002) Avendo analizzato la macro-composizione del mercato dell’attività sportiva in Italia, entriamo ora nello specifico dei frequentanti i fitness center. I dati riportati sono tratti da una ricerca di AC Nielsen e Acciari Consulting pubblicata nel 2002 dalla rivista Il Nuovo Club. Partiamo parlando di denaro. Facendo riferimento ai dati Eurispes pubblicati nel 2002, il settore bellezza e benessere, incrementando il proprio giro di affari dal 1999 al 2001 dell’8%, avrebbe raggiunto la ragguardevole cifra di circa 20miliardi di euro. La ripartizione di questa cifra sarebbe soprattutto incamerata dai seguenti settori: Centri estetici e cosmesi 35,8% Terme 18,9% Fitness center e tecnologie connesse 17,2%, per un valore di oltre 3 miliardi di euro Da questo primo dato emerge che una valutazione sull’integrazione fra fitness center e centro estetico, pur mantenendo le reciproche competenze e professionalità, sia senz’altro da valutare con attenzione per la somma di profitti che potrebbe produrre realizzando un’economia di scala. Abbiamo visto una suddivisione ampia della popolazione italiana che pratica attività fisica. I dati seguenti considerano, a nostro avviso giustamente, solo la popo- 17 Figura 1.2. Praticanti over 14 (milioni) 10,0 Non attivi 21,6 Praticanti irregolari 2,4 Praticanti non intensi (max 3 volte/mese) Praticanti intensi 15,8 lazione di età superiore ai 14 anni quando le scelte di carattere sportivo non sono più strettamente dipendenti da quelle della famiglia ma diventano più personali quindi anche più durature nel tempo. Su una base di 19,8 milioni di abitanti sopra i 14 anni, i praticanti attivi sono circa 28,2 milioni pari al 56,6% della popolazione che secondo l’ultimo censimento corrisponde a circa 57 milioni. Nella suddivisione per attività sportive vediamo come il nuoto con il 16,1% sia lo sport più praticato, seguito a ruota dalle attività tipiche di tutte le palestre: l’uso di attrezzi isotonici e cardio (10,1%) e l’aerobica (9,7%). La somma di tutte queste attività produce un risultato percentuale pari al 35,90% che tradotto in persone è pari a circa Tabella 1.1. Praticanti attivi Tipi Numeri Percentuali Praticanti intensi 10.000.0000 20,10% Praticanti non intensi (max 3 volte/mese) 2.400.000 4,80% Praticanti irregolari 15.800.000 31,70% Non attivi 21.600.000 43,40% 18 10.124.000 utenti. Questi dati ci fanno comprendere come le strutture mediograndi che normalmente offrono anche il servizio di attività acquatiche sono senza dubbio le più pronte a soddisfare la domanda dei praticanti. Se a questo aggiungiamo le considerazioni sul connubio Fitness Center-Estetica, che è spesso presente nelle strutture di cui sopra, ci rendiamo facilmente conto di quanta evoluzione abbia già avuto, e di quanta potrebbe ancora averne, il nostro mondo e di come i piccoli protagonisti debbano in questo momento storico essere estremamente attenti a quanto succede intorno a loro. Teniamo inoltre presente che sempre le stesse fonti ci indicano che circa il 5,5% della popolazione, per un totale di circa 3milioni di persone, frequenta con una certa assiduità i Fitness Center e che questa cifra raddoppia se si considerano anche i frequentatori saltuari, cioè coloro che frequentano almeno 5 volte all’anno (anche in un solo mese) una palestra. Questi dati indicano come sia lo spazio di crescita determinato dal coinvolgimento di nuovi praticanti che il turnover (cioè il ricambio dei clienti) siano particolarmente alti in questo settore. Entrambi questi fattori, ma a nostro avviso soprattutto il secondo, sono elementi determinanti sui quali lavorare per favorire una crescita di redditività. Ma quanti sono realmente i fitness center in Italia? Alcuni dati parlano di oltre 10.000 centri, altri di 6.000 ma una stima più vicina alla realtà dovrebbe assestare il loro numero intorno ai 8.000, se si considerano solo le strutture che hanno nell’offerta del fitness il loro core business. A questo proposito riportiamo una tabella ripresa dalla rivista Professione Fitness del 12/03 (tabella !.2). Dai dati pubblicati da Il Nuovo Club n. 67 Figura 1.3. Suddivisione per attività sportive Altro 16,1% Nuoto Allenamento isotonico 10,2% 43,9% 9,7% Aerobica Calcio a 5 Bocce e bowling 6,8% Tennis Jogging 3,4% 4,4% 5,5% 19 Tabella 1.2. Numero di palestre in Italia suddivise per regioni. La fonte per la determinazione dei dati sulla popolazione è l’ISTAT con i risultati del censimento del 2001 Regioni Palestre Abitanti Abitanti/palestre VAL D’AOSTA 12 120.589 10.049 PIEMONTE 681 4.289.731 6.299 LOMBARDIA 1.441 9.121.714 6.330 VENETO 900 4.540.853 5.045 TRENTINO 152 943.123 6.205 FRIULI 200 1.188.594 5.943 LIGURIA 389 1.621.016 4.167 NORD 3.775 21.825.620 5.782 EMILIA 821 4.008.663 4.883 TOSCANA 706 3.547.604 5.025 UMBRIA 162 840.482 5.188 MARCHE 351 1.469.195 4.186 MOLISE 35 327.177 9.348 LAZIO 891 5.302.302 5.951 ABRUZZO 298 1.281.283 4.300 CENTRO 3.264 16.776.706 5.140 CAMPANIA 545 5.782.244 10.610 PUGLIA 307 4.086.608 13.311 CALABRIA 182 2.043.288 11.227 BASILICATA 39 604.807 15.508 SICILIA 451 5.076.700 11.257 SARDEGNA 180 1.648.044 9.156 SUD 1.704 19.241.691 11.292 TOTALE 8.743 57.844.017 6.616 scopriamo inoltre che la superficie media destinata alle attività nei fitness center è cresciuta negli ultimi 4 anni a riprova che le strutture piccole stanno diventando sempre più marginali in questo settore. Se consideriamo, inoltre, che il rapporto fra superficie dedicata all’attività e gli spa- 20 zi di servizio si è gradualmente spostata oltre il rapporto del 50%, si può dedurre che quasi tutte le nuove aperture, compresi gli sviluppi di strutture esistenti, sono orientate verso superfici maggiori di 1.000 metri quadrati. Tabella 1.3. Superficie media dei fitness club Superficie media mq. 2002 1998 differenza Sino a 250 mq 27,2% 31,6% -4,4% 250 - 500 mq 35,0% 38,0% -3,0% Più di 500 mq 37,8% 30,4% 7,4% Parallelamente all’aumento degli spazi è anche cresciuto il numero medio di addetti che oggi si attesta a 7,3 di media per ogni fitness center. Questo incremento dell’offerta di spazi, di attività, e di personale a disposizione degli utenti ha prodotto anche un innalzamento dei prezzi che negli ultimi anni ha quasi sempre superato quello dell’inflazione (vedi tabella 1.4). E’ comunque da tenere presente che la spesa media mensile per frequentare un club si aggira intorno ai 41 euro e quindi il prezzo di partenza (l’ISTAT ha inserito questa voce nel paniere di spesa dell’ita- liano dal 1996) era decisamente basso specie in rapporto agli orari di apertura e agli investimenti necessari per svolgere questa attività. 1.1.1. Le attività nei fitness center La principale attività, assolutamente imprescindibile, è quella con le macchine a contrappeso unita a quella con le macchine per l’allenamento cardio-vascolare. Una tendenza molto in voga, specie dietro la grande pressione promozionale di alcu- Figura 1.4. Spazio dedicato all’attività nei fitness center 27,2% 37,8% Più di 500 mq 250 - 500 mq Sino a 250 mq 35,0% 21 Tabella 1.4. Abbonamento mensile e inflazione Periodo Abbonamento Inflazione Differenza dal 01/96 al 01/97 2,9 2,2 0,7 dal 01/97 al 01/98 3,7 1,8 1,9 dal 01/98 al 01/99 2,1 1,8 0,3 dal 01/99 al 01/2000 1,4 1,5 -0,1 dal 01/00 al 01/01 2,8 2,5 0,3 dal 01/01 al 01/02 4,1 2,7 1,4 ne case produttrici, è quella di aumentare la presenza delle postazioni cardio a discapito di quelle di potenziamento. L’esempio più lampante è la ripartizione della sala attrezzi nei centri gestiti dalle grandi catene. Speriamo che i loro clienti si accorgano presto che pagare un abbonamento per svolgere un’attività che si può tranquillamente fare all’esterno, gratis, non è poi così sensato. Il gran numero di postazioni cardio consente inoltre, a chi non tiene in gran conto la customer satisfaction, di risparmiare sul personale avendo un controllo di molti clienti con un solo istruttore, in una trasposizione del concetto della lezione di gruppo. Nella sala attrezzi continua comunque a transitare la maggior parte dei clienti, anche coloro che praticano attività di gruppo. Il dato più rilevante, verificabile semplicemente confrontando gli orari delle lezioni dello stesso centro oggi e 5 anni fa, è il notevole aumento di corsi, tra i più svariati, a 22 riprova del tentativo, da parte dei gestori, di offrire attività sempre più diversificate e varie al fine di mantenere alto lo stimolo e il divertimento dei propri clienti. In grande ascesa sono anche le attività di gruppo legate agli sport da combattimento, private della parte di contatto e sviluppate su base musicale. L’indoor rowing si affaccia timidamente alla soglia dei club nostrani ma è praticamente impossibile che possa ripetere il successo dell’indoor cycling. 1.1.2. Le previsioni su questo mercato I dati sopra riportati indicano come il settore dell’attività fisica in palestra stia gradualmente, ma costantemente, crescendo. La particolarità di questo mercato, da un punto di vista di analisi finanziaria, è l’immensa visibilità che però produce valori economici assolutamente non proporzionati. Le analisi indicano Figura 1.6. Le attività più praticate nei fitness club 27 % 40 % Tonificazione Aerobica Indoor Cycling Ginnastica dolce 24 % 9% che la domanda di questo servizio sarà sempre più orientata verso una cura globale del proprio corpo cioè dello stare bene con se stessi per poter stare bene con gli altri. Le caratterizzazioni del passato, quali la fatica ed il sacrificio orientati al raggiungimento di un risultato competitivo, tenderà ad essere caratteristica di una èlite di appassionati. Deve comunque essere tenuto presente che il mercato continua a non dare il giusto valore al rapporto prezzo/qualità contenuto nel prodotto/servizio offerto dai fitness club, non riconoscendone in pieno il positivo impatto sociale ed un corretto ritorno degli investimenti necessari. Il centro dovrà comunque progredire verso una sempre più caratterizzante offerta di servizi a tutto tondo: dall’istituzionale attenzione al corpo ai servizi medici, all’estetica, all’informazione-educazione su un corretto stile di vita. Proprio questa modifica del ruolo della palestra consentirà l’acquisizione di nuove ed importanti fette di mercato, in primo luogo gli anziani. Non dobbiamo dimenticare che il nostro è un paese tra i più longevi al mondo: basti considerare che la popolazione over 50 è quasi raddoppiata nel decennio 87-97 e che il 19% della popolazione ha un’età compresa fra i 45 e i 59 anni. Inoltre, alla tradizionale ricerca del “vivere più a lungo” oggi si associa il desiderio di “vivere meglio e più a lungo”. Il grande aumento registrato negli ultimi anni sia di riviste sia di trasmissioni televisive sempre più specificatamente rivolte all’attenzione per il proprio corpo e la propria salute, ha contribuito a creare una maggiore sensibilità verso gli strumenti che permettono il raggiungimento di questo obiettivo. Gli anziani sono le persone che possono ricavare i massimi benefici dall’attività fisica: sono la categoria sociale con più tempo libero e con il problema di come impiegarlo. La loro disponibilità di orario 23 coincide perfettamente con la necessità dei fitness center di distribuire nell’arco dell’intera giornata le presenze in modo da non avere zone morte ed improduttive. Inoltre l’innalzamento della qualità della vita che gli anziani possono ottenere da una corretta e costante pratica sportiva è immediatamente avvertibile dagli stessi e ne produce un tasso di elevata fidelizzazione ed un atteggiamento positivo nei confronti della struttura frequentata. Già nel 2000 il Censis riteneva probabile, proprio con un forte riferimento agli anziani, un esponenziale incremento dei frequen- tatori dei fitness center proponendo una previsione che possiamo vedere visualizzata nella figura 1.7. Questa previsione, simile per tutti i paesi, rende indubbiamente appetibile per i grandi investitori un business sino ad oggi ritenuto marginale e polverizzato in una serie di micro-realtà imprenditoriali ed associative (o presunte tali). Lo scenario ipotizzabile è quindi sostanzialmente quello comune a tutta Europa: un aumento dei frequentatori dei club specialmente nella fascia over 40 (oggi è predominante quella Figura 1.7. Stime dell’aumento dei frequentatori nei fitness club (Fonte: Stime Censis del 2000) 12 000 000 10 000 000 8 000 000 6 000 000 4 000 000 2 000 000 0 24 1 2 3 4 6 1992 1997 2002 2007 2012 1 800 000 3 000 000 6 000 000 9 000 000 12 000 000 under 40), quindi un target più cosciente di ciò che vuole e più pronto a spendere per averlo. La qualità del servizio dovrà aumentare in maniera considerevole ed insieme ad essa anche la differenziazione dell’offerta, al fine di creare nuovi centri di profitto che esulino dalla semplice vendita dell’abbonamento. Questo comporterà un aumento della dimensione media dei centri che produrrà a sua volta una diminuzione considerevole del rapporto abitanti/numero di palestre. A questo proposito è sicuramente interessante riportare una sintesi di una articolo scritto dal dottor Alessandro Lanzani e pubblicato sul numero di gennaio 2004 della rivista Professione Fitness. In sostanza l’autore ritiene che a O le palestre sono tante o gli italiani sono pochi: 8.749 le palestre e 57 milioni gli italiani. Comunque la pensiate qui cominciano e qui finiscono i conti. profitto dalla somma di ogni perdita su ogni singolo cliente. L’esperto non conosce i numeri ma li dà. d E’ tempo di nuovi servizi, di nuove consapevolezze e di nuove alleanze. Piuttosto che guerriglie tra club occorre aprire le porte delle palestre a nuove categorie di italiani. Essendo questa un’operazione piuttosto complessa, con ritorni a medio periodo, e che necessita di sinergie tra aziende fitness, enti pubblici, palestre e media, appare naturale ad alcuni esperti ripiegare sul suicida “tre per due” e varianti sul tema. Risultato: entreranno i soliti tre giovani che pagheranno per due. Alla fine del processo chiuderà una palestra su tre. Complimenti: era dai tempi dei piani quinquennali che non si vedeva tanta attenzione nel soffocare il benessere delle persone e la floridezza del mercato. e La riduzione dei prezzi ha significato b Le fasce giovanili della popolazione frequentano con alte percentuali le palestre e, a meno di ricorrere alla precettazione, è difficile pensare a un aumento dei soci attingendo ancora da queste categorie. solo dopo che il mercato si è allargato con nuove categorie di clienti. Se praticata prima si traduce soltanto in una contrazione del numero degli esercizi. Calando il numero delle palestre i centri fitness avranno a disposizione una fetta di clienti maggiore. c Conseguenza di a e b. Qualsiasi con- sulente che proponga come strategia vincente quella della battaglia dei prezzi sui clienti esistenti è fautore inconsapevole di una nuova filosofia: il Kamikazen Marketing. Un’interessante teoria secondo la quale una concorrenza serrata sul prezzo, spinta al di sotto del livello di break even point, dovrebbe magicamente creare Tre città Vi presentiamo i dati di tre grandi città: Milano: la capitale economica e del Nord, Roma, la capitale politica, e Napoli, la capitale del Sud e città dalle mille contraddizioni ma anche protagonista di un recente e vigoroso sviluppo. 25 Nella figura 1.8. in arancione sono rappresentate le persone comprese tra 18 e 45 anni. Abbiamo selezionato la fascia di età che corrisponde a quella di riferimento dei frequentatori delle palestre. In viola c’è la categoria di persone tra i 46 e 65 anni. In arancio chiaro le persone oltre i 46 anni senza il limite a 65. In questa fascia è quindi pienamente inclusa la terza età. Il dato che appare con maggior evidenza è che le categorie di persone sopra i 45 anni sono più di quelle che attualmente frequentano una palestra. Un mercato impressionante: il fattore limitante per l’ingresso di queste fasce di età non è certo il prezzo ma la capacità di orientare i servizi del centro fitness anche verso la terza età. Nella figura 1.9. si può costatare il mercato potenziale che spetta a ogni singola palestra delle tre città prese in esame. Aprirsi a nuovi servizi e promuoverli adeguatamente permetterebbe di raddoppiare la clientela potenziale che in questo momento gravita intorno alle palestre. Confrontando i dati si nota come il fenomeno sia ancor più massiccio al Figura 1.8. Situazione a Milano, Roma e Napoli rispetto alle fascie d’età. 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 Milano Roma Napoli 18/45 anni 507. 783 1.070.498 405.395 46/65 anni 359.461 713.576 232.837 oltre 46 626.785 1.164.878 374.998 26 Figura 1.9. Situazione a Milano, Roma e Napoli rispetto al mercato potenziale 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 Milano Roma Napoli 18/45 anni 2.631 2.055 1.818 46/65 anni 1.662 1.370 1.044 oltre 46 3.248 2.236 1.682 Nord dove la popolazione è più anziana e dove la natalità è inferiore. Al Sud invece la popolazione è più giovane e quindi il fenomeno è più contenuto. A Napoli il valore espresso dal target potenziale degli anziani ha un’importanza uguale a quello dei giovani adulti. Nella figura 1.10. evidenziamo l’indice di distribuzione delle palestre in relazione alla popolazione delle tre città prese in esame. A Milano c’è una palestra ogni 6.744 residenti: il dato si riferisce a tutta la popolazione esistente quindi anche ai bambini. Sicuramente tra le tre città prese in esame ci sono anche delle differenze organizzative. Infatti nel capoluogo lombardo è più spinta la presenza di centri al di sopra dei 2.000 metri quadrati. Per garantire la loro copertura economica, questi club hanno bisogno di un numero di soci molto elevato. A Napoli e al Sud in generale è più diffusa la presenza di centri al di sotto dei mille metri. Ovviamente questo tipo 27 Figura 1.10. Indice di distribuzione delle palestre in relazione alla popolazione 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 Milano Roma Napoli 6.744 5.098 4.486 di club può affrontare il mercato con un fabbisogno di iscritti più basso. In ogni caso considerando che in questo grafico stiamo parlando di tutta la popolazione vivente e non solo di quella potenzialmente praticante, appare con una certa evidenza che il mercato è abbastanza saturo. Fra dieci anni Alcuni potrebbero pensare che, stando così le cose, comunque non sarebbe necessario affrontare una campagna per 28 diversificare i servizi su nuove categorie di età. Qualcuno potrebbe avere letto qualche importante teoria economica sul prezzo, sul prodotto, sulla vendita. In fin dei conti potrebbe funzionare l’antico detto mors tua vita mea e sperare che la selezione del mercato colpisca il vicino e non il nostro club. Il punto è che, se lo sperano tutti, alcuni si troveranno a mal partito. In più il destino demografico dell’Italia è già segnato: la demografia è una delle poche scienze in cui si possono fare previsioni attendibili anche a medio e lungo termine. La figura 1.11 risponde a questa domanda: come cambierà lo scenario demografico tra dieci anni nelle tre città prese in esame? è stato aggiunto il saldo numerico tra le persone che entreranno e usciranno dal target di riferimento. In tutti e tre i casi il saldo è negativo ma con delle differenze. Abbiamo indicato il numero delle persone comprese tra 8 e 17 anni (in colore viola) e quelle comprese tra 36 e 45 (in colore arancio chiaro). I piccoli sono cresciuti e gli adulti si sono avvicinati alla terza età. In questo modo possiamo prevedere cosa avverrà tra dieci anni nella classe target di riferimento compresa tra 18 e 45 anni. Il dato parla da solo. Non c’è alcuna possibilità di rimpiazzare gli anziani con i giovani. Milano: è la situazione più grave.Tra dieci anni le palestre che a Milano puntano su un pubblico giovane o giovanile vedranno fortemente ridotte le persone anagraficamente compatibili con i servizi offerti. La perdita supera le centomila unità proprio nella fascia di età che rappresenta la maggior parte del mercato attuale. Significa tra palestre piccole e grandi la chiusura di almeno una cinquantina di club. Roma: il discorso è praticamente uguale Rispetto al precedente, nella figura 1.12. a quello di Milano. Tra dieci anni manche- Figura 1.11. Evoluzione della domanda a Roma, Milano e Napoli rispetto alle fascie d’età 500.000 450.000 400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0 Milano Roma Napoli 8/17 anni 87.991 231.290 128.825 36/45 anni 195.301 419.899 140.517 29 Figura 1.12. Evoluzione della domanda a Roma, Milano e Napoli rispetto al saldo numerico tra le persone che entreranno e usciranno dal target di riferimento. 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 0 -100.000 -200.000 Milano Roma Napoli 8/17 anni 87.991 231.290 128.825 36/45 anni 195.301 419.899 140.517 Saldo -107.390 -188.609 -11.692 ranno all’appello almeno 188.609 persone che avranno felicemente superato i 45 anni senza alcun rimpiazzo da parte dei teen ager. Napoli: qui la situazione è quasi in pareg- gio, con un leggero svantaggio di 11.000 unità. Al Sud la natalità è più alta e questo permette un ricambio generazionale. La situazione è sicuramente meno preoccupante che al Centro Nord. Tra dieci anni a Milano si passerà a soli 400.000 potenziali iscritti (18/45 anni) con una perdita del 21% rispetto a oggi. A Roma la perdita corrisponde al 17,5%, a Napoli al 2,8%. Ovviamente avverrà il contrario per la categoria di età successiva oltre i 45 anni. Queste fasce di età aumenteranno di centinaia di migliaia di persone al Nord e al Centro. Meno al Sud. (figura 1.13.) 30 Per concludere I numeri presentano una realtà oggettiva e ci danno un vantaggio. Sapere che cosa accadrà a livello demografico e quindi a livello di target di riferimento. Ricordo recenti campagne di automotivazione tra titolari che recitavano “Dieci milioni di iscritti nel 2010”. Per provare a raggiungere questo obiettivo appare chiaro che il punto non è “vendere meglio gli stessi servizi, alle stesse persone” ma “vendere nuovi servizi a nuove categorie di persone”. Appare francamente fuorviante insistere su logiche di selling aggressivo ai soliti terget. Molti consulenti forse non hanno colto che le nostre possibilità di successo sono legate alla generazione di nuove strategie di diversificazione dei servizi. L’obiettivo è quello di vendere ad una clientela più ampia. Occorre vendere un fitness Figura 1.13 Evoluzione della domanda a Roma, Milano e Napoli rispetto alla fascia di età 18/45 anni 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 Milano Roma Napoli 18/45 anni 507.788 1.070.490 405.395 tra dieci anni 400.390 881.899 393.703 preventivo, un fitness che sia benessere, un fitness per famiglie. La palestra del futuro va organizzata secondo un’idea semplicissima: quella per cui un nonno può andarci con un nipote senza sentirsi a disagio. E tutti e due fanno qualcosa di interessante. Questa è la sfida che ci porterà al successo, fuori da questa prospettiva i “numeri” accendono la spia rossa dell’attenzione. 1.1.3. Le società di consulenza La crescita veloce del settore ha messo in luce le carenze che caratterizzano molte realtà imprenditoriali del settore dei club. I proprietari di centri medio-piccoli che desideravano fare il salto di qualità o semplicemente perché pressati da una concorrenza sempre più numerosa, sentivano la necessità di conoscere e disporre di strumenti che regolarmente venivano citati a proposito di altri settori ma raramente del nostro. Cominciavano quindi ad affacciarsi concetti quali “Marketing”, “Comunicazione”, “Strategia aziendale”, “Mission”, “Know How” anche se spesso usati a sproposito. Le uniche fonti di apprendimento erano rappresentate dai vari corsi tenuti o da aziende del settore (e che quindi avevano come fine ultimo la promozione del proprio prodotto) o da federazioni ed enti di vario tipo che proponevano stage su specifici argomenti. 31 Poi si era obbligati a muoversi da soli e non tutti erano in grado di farlo. In questa realtà, a partire dal 1995, cominciarono ad apparire in maniera consistente sul mercato società di consulenza la cui finalità era, ed è tuttora, quella di affiancare il fitness club nell’organizzazione aziendale, specie nel settore vendite, nella formazione del personale e nella comunicazione, al fine di massimizzare la produzione di profitti. A oggi si stima che circa l’8-10% delle palestre abbia avuto, o ha in corso, un contratto di consulenza. Secondo le società interpellate questo numero dovrebbe aumentare considerevolmente, sino a raddoppiare, nei prossimi anni (Fonte Performance 08/2002). L’offerta di questo servizio è abbastanza variegata spaziando dalle poche società che operano a livello nazionale ai singoli consulenti, spesso fuoriusciti dalle precedenti società, che agiscono in specifiche realtà estremamente circoscritte. La collaborazione con una società di consulenza va sicuramente vista in modo positivo, perché permette di analizzare e strutturare in modo professionale un’attività che ancora oggi è spesso svolta in modo essenzialmente artigianale. Pur senza generalizzare, il problema di queste strutture, costi a parte, è uno: sostanzialmente propongono pacchetti di soluzioni standardizzate, molto aggressive, che ottengono buoni risultati se applicate in club dove non si era mai fatto nulla del genere, ma perdono assai velocemente la loro efficacia se non vengono personalizzate in funzione del target di riferimento. La fidelizzazione del cliente, inoltre, è un processo lungo e continuo che deve essere costantemente aggiustato, in conseguenza del mutare delle numerose componenti che lo caratterizza- 32 no. L’apprendimento e la padronanza delle competenze che ci permettono di gestire direttamente le operazioni strategiche per la vita del nostro fitness club sono senza dubbio, in un’ottica non di brevissimo periodo, la scelta da preferire. 1.2. Il mercato del fitness in Europa In linea generale in Europa si sta verificando quanto già avvenuto negli USA, cioè: Una concentrazione dell’offerta determinata da una aggressività al mercato che si esplica con l’apertura veloce e pressoché simultanea di nuove strutture: ciò impedisce di fatto, o quantomeno scoraggia molto, l’apertura di centri medio-piccoli a gestione diretta. Si verifica quindi una riduzione del numero di palestre per abitante e la polverizzazione del mercato tende a diminuire Aumento della superficie media delle nuove strutture Aumento e consolidamento della presenza delle grandi catene internazionali Fitness First ha intenzione di aprire 800 nuovi club entro il 2008, mentre la grande catena made in USA 24Hour Fitness (400 club in 12 paesi e oltre 2.500.000 soci) ha aperto il suo primo centro a Madrid ed ha già dichiarato di volerne aprire altri 30, tutti in Spagna, entro il 2006. 1.2.1.Germania E’ il mercato di riferimento sia perché presenta il maggior numero di praticanti, circa 5.500.000 persone pari al 6,6% della popolazione (fonte DSSV), sia perché ha caratteristiche più variegate in rapporto ad altre nazioni. In questo paese convivono infatti le grandi catene internazionali (che spesso hanno acquistato piccole catene locali), e le catene tedesche di molti piccoli-medi imprenditori, ad esempio il gruppo Elixia con 32 centri presenti anche in Austria e Francia. Anche il numero di palestre, circa 6.500 è simile a quello italiano, solo il numero di iscritti per centro, la superficie media (circa 1.000 mq) e una media di incasso di circa 418.000 euro sono decisamente superiori a quelli di casa nostra (dati del 2001 – fonte DSSV-Associazione tedesca dei centri fitness e tennis). Analizzando il numero degli iscritti ai club di proprietà delle grandi catene in rapporto agli altri dobbiamo però constatare che le prime hanno ormai pressoché il controllo del mercato: a fine 2002 il rapporto era di 5 a 1. (Fonte: Il Nuovo Club n. 71). Anche in questo paese le proiezioni indicano un aumento della percentuale della popolazione che si rivolgerà ai centri fitness (l’8-10% entro il 2005) con uno spostamento del target verso gli over 50, le donne e i bambini. Interessante evidenziare il caso della catena in franchising Injoy che nasce dallo sviluppo del lavoro della società di consulenza Inline, nata nel 1989. Paul Undenberg, il suo fondatore, all’inizio del 2002 ha pensato di proporre ai centri seguiti dalla sua società 33 di consulenza di trasformarsi in francisee del nuovo marchio. Dagli originali 75 centri che hanno inizialmente aderito oggi, a due anni dal debutto il marchio conta 140 club di cui 122 in Germania, 12 in Austria e gli altri in Belgio e Spagna, per un totale di circa 200.000 soci ed un giro d’affari di 75 milioni di dollari. Ovviamente questo successo ha stimolato progetti per una grande espansione internazionale e l’emanazione italiana della società ha recentemente fatto la sua comparsa sul mercato italiano (fonte Club Business Europe 04/2004). Da segnalare, e tenere sotto controllo, l’evolversi della catena Mc Fitness, ap- parsa in Austria e approdata ben presto in Germania: pare guardare con interesse il mercato italiano. Segni distintivi: aperto 24 ore al giorno, grandi locali dotati parcheggio, prezzo aggressivo (15,90 euro al mese). Praticamente il concetto dei campi da tennis interpretato in chiave fitness. 1.2.2. Gran Bretagna E’ il paese con la minore frammentazione del mercato. A fronte di circa 6 milioni di frequentatori di un fitness center nel 2003 (fonte Fitness Industry Association) questi ultimi si attestano a circa 3000 unità (2850 club privati alla fine del 2003, fonte Health Figura 1.14. La crescita del mercato tedesco fitness & wellness (Fonte: DSSV, DAT) 7 000 000 6 000 000 6500 6500 5,10 5900 5300 5 000 000 6,00 Nb. Clubs Nb. Clienti (milioni) 5,00 5500 4750 3,89 4,39 4,00 3,41 4 000 000 3,20 3,00 3 000 000 2 000 000 2,00 2,00 1,00 1 000 000 0 1992 34 1994 1996 1998 2000 2002 Club Management 07/03) ma di questi solo 1982 hanno più di 500 soci ((fonte Club Business Europe 04/04), quasi tutte sotto il controllo di catene più o meno grandi. La presenza di grandi gruppi quotati in borsa e quindi capaci di generare un flusso finanziario senza pari, ha permesso a queste società di partire alla conquista del resto d’Europa, e non solo. Questo fenomeno si è però in parte smorzato e gli operatori della City hanno, registrato, negli ultimi 2 anni una notevole perdita di fiducia nel settore. Infatti nel 2003 hanno aperto solo 88 nuovi centri privati, contro i 146 del 2002, determinando il peggior risultato dal 1996. Inoltre nel 2003 il saldo attivo dei club privati, cioè la differenza fra le nuove aperture e le chiusure, è risultato attivo per sole 13 unità. Da considerare il fatto che esistono ben 2403 centri fitness a gestione pubblica. (fonte Club Business Europe 04/04). Ciò nonostante, a titolo d’esempio e fatte salve le normali fluttuazioni dei titoli azionari, il gruppo Fitness First valeva circa 435 milioni di sterline (moltiplicare per 3000 delle vecchie lire e trattenere il respiro) ed è stato acquistato dal fondo privato di investimento Cinven per una cifra di 580 milioni di sterline nel giugno 2003. Di contro il valore di Holmes Place era di 219 milioni, Esporta 117 milioni, LA Fitness 97 milioni, sempre di sterline ed ha realizzato nel 2001 utili netti per 7,3 milioni di euro (fonte Sole 24Ore Sport 11/2002) ed è rimasta l’unica catena inglese ancora quotata in borsa. L’uscita dal mercato azionario, la ricerca di sostegno economico presso il capitale privato ed una crescita non conforme alle aspettative ha indotto i top manager a ripensare la strategia aziendale, liquidando i club non conformi alla vision strategica e cercando nuovi spazi di mer- cato. Infatti Fitness First è entrato in modo massiccio nel mercato dei centri per sole donne, con particolare riferimento a quelle soprappeso, acquisendo l’85% delle azioni di Fresh Start Fitness, marchio attraverso il quale intende aprire numerosi centri in varie città d’Europa. (fonte Il Nuovo Club n° 81) Holmes Place è, per importanza, la terza catena europea. E’ una pubblic company con un bilancio al 31 ottobre 2002 di oltre 100 milioni di euro e con un profitto, al lordo delle tasse, di circa 10 milioni di euro. I suoi centri sono sparsi in Gran Bretagna (44), Austria, Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Spagna e Svizzera. Al momento pare che l’Italia non rientri nei loro piani anche perché hanno recentemente stretto una joint venture con gli americani della Bally Total Finess per uno scambio di aperture: 3 centri Bally in Europa e 3 centri Holmes in Usa per un investimento di circa 16 milioni di euro. Del gruppo Virgin Active, 4° operatore al mondo nel settore, con un fatturato di 86milioni di sterline nel 2003 e forte di 14 club in Inghilterra, 90 in Sud Africa ed attualmente di 3 in Italia parleremo più approfonditamente nell’analisi del mercato italiano Alcuni dati relativi a Fitness First possono aiutarci a capire con chi bisognerà confrontarsi in misura sempre maggiore: Club attivi nel mondo: 360 Fatturato nel mondo: circa 330 milioni di euro Soci nel mondo 850.000 Club attivi in Italia: 11 Soci in Italia: 27.000 Fatturato in Italia oltre 8 milioni di euro fonte: Professione Fitness 11-12/2003 35 “Non vi è alcun dubbio che il consolidamento continuerà nel futuro prossimo con una situazione che vedrà alcuni operatori uscire dal business oppure essere costretti a svendere asset, nello sforzo di ridurre i debiti. I player più grandi e più forti saranno in grado di acquisire le sedi migliori e di consolidare le loro posizioni. Ciò non significa che gli operatori di sedi singole non possano farcela, dato che vi sono molti esempi di successo di centri del genere”. fonte:Health Club Management, luglio 2003. A titolo di chiarimento di chi sono i concorrenti che hanno cominciato ad entrare sul nostro mercato, riportiamo l’andamento del titolo Fitness First alla borsa di Londra da dicembre 1999. Chi ha voglia di fare un po’ di analisi finanziaria può cominciare da qui. Figura 1.14. Andamento del titolo Fitness First alla borsa di Londra Tabella 1.5. (FTF.L) Fitness First data al 13/03/03 Exp Trend N/A Andamento del titolo il giorno 13/03/03, la tabella riporta l’apertura, il massimo raggiunto quel giorno, il minimo e la chiusura del titolo. Interessante notare l’estrema variabilità del titolo con una oscillazione di circa l’8% in un giorno qualunque FTF.L Open High Low Close 36 135.620 147.000 135.620 146.500 1.2.3. Francia La Francia conta circa 10.000 club, di cui 3.200 sono privati. I grandi marchi - Club Med Gym, Gymnasium, Fitness First - rappresentano il 12% del totale e pesano per il 25% del fatturato. Il 22% dei francesi tra i 18 e i 64 anni frequenta abitualmente un club, e 13 milioni assiduamente o occasionalmente le palestre. Il fatturato è passato dai 230 milioni di euro del 1994 circa a 715 milioni nel 2002. Il settore impiega oggi circa 15.000 lavoratori dipendenti contro i 5.000 di 8 anni fa. L’operazione più eclatante è stata l’acquisto, da parte del Club Mediterranée, della catena dei Gymnase Club ribattezzata Club Med Gym. La discesa in campo di un marchio così forte, percepito da tutti come sinonimo di vacanza, divertimento e spensieratezza, poteva provocare un vero scossone al mercato: tutto ciò al momento non si è verificato, anche in seguito al crollo dei mercati azionari, e in special modo del turismo, dopo i fatti dell’11 settembre 2001. L’impresa ha 900 lavoratori dipendenti (di cui 90 nella sede), 36 club in Francia, 29 con il marchio club Med Gym, 7 Club Med Gym Waou (cinque a Parigi, 1 a Ginevra ed 1 a Bruxelles). Ha 90.000 clienti, con un giro d’affari di 44 milioni d’euro. Il concetto Club Med Gym si basa sull’idea che lo sport è prima di tutto uno stato d’animo. Immaginare luoghi di vita che combinano diversità delle attività, professionalità e comodità, affinché sport e piacere si associno nel più puro spirito club. Tabella 1.6. Le principale catene francesi Club Med gym Numero di sale : 36, principalmente nell’ile-de-France e a Toulouse 90.000 iscritti Ogni club : sala di cardio e corsi collettivi Numerose attività secondo il club: dallo stretching alla salsa passando per il body-combat o l’acquaabdo-glutei Installazioni accessorie : sauna, hammam e alcune volte la piscina Da 726,50 à 826,50 euro all’anno per accedere a tutti i Club Med Gym di Francia Formula senior (con accesso limitato) : 536,50 euro Formula Carte sésame (senza iscrizione) : 192 euro per 10 ingressi Waou (club med gym) Numero di sale : 7 (5 a Paris, 1 a Genève e 1 a Bruxelles) 12.000 iscritti Le attività sono le stesse svolte nei club Med Gym. Aggiungete un arredamento giovanile ed uno spazio relax (piscine, sauna, hammam, massaggi) di alto livello e la possibilità di avere un Personal Trainer Carte Waou : 1.146,50 euro l’anno per accedere a tutti i Waou e iClub Med Gym di Francia. Nella cifra è compreso anche il prestito dell’asciugamano Moving Numero di sale : 100 (in tutta la Francia) 150.000 iscritti I club propongono più di una trentina di attività diverse in spazi dedicati : cardio, sala pesi,danza e fitness in tutti i club Zona acquatica, zona relax, estetica in 2/3 dei clubs. Spazio “raquette” in un club su 5 Tariffe differenziate a seconda della location del club. Ad esempio in provincia l’ingresso costa circa 45 euro al mese mentre a Parigi 150 euro! I prezzi sono comunque decrescenti : ad esempio 690 euro per 1 anno nella regione di Parigi Full time fitness Numero di sale: 17 principalmente in provincia Aperte 7 giorni su 7 alcune sino alle 24. Muscolazione, fitness, personal trainer e programmi personalizzati (dimagrimento, muscolazione o energia) Spazio dimagrimento elettrostimolazione, pressoterapia Spazio Senior: ginnastica dolce aquastretch, aquagym... Formula “liberty pass”, senza impegno. Non abbiamo informazioni sui prezzi praticati... Forest Hill Numero di sale : 13 (Île-de-France) Muscolazione, fitness, danza… nella metà dei club Giochi con la racchetta (tennis, squash, badminton...) nella maggior parte dei clubs Relax: piscine, sauna, hammam in alcuni dei club Formula “Pacha” permette l’accesso a tutti i Forest Hill. Il prezzo è di 780 euro all’anno in tariffa piena, 660 euro per gli studenti ed i senior Fitnessfirst Numero di sale : 9 (4 nell’ Île-de-France) Circa 20.000 iscritti Club alto di gamma. Spazio cardio-trainig, sala pesi, sale per i corsi collettivi, 60 corsi alla settimana Spazio riservato ai bambini con personale addetto Zona relax (sauna, hammam...) Quota di iscrizione : 150 euro in media Abbonamento mensile o annuale con tariffe veriabili a seconda del club In media circa 50 euro al mese 37 1.2.4. Olanda 47.000.000 di euro. Nel frattempo inizierà ad aprire in paesi di lingua spagnola ma senza disdegnare gli altri E’ un paese di 40.000 chilometri quadrati con circa 16 milioni di abitanti, con una densità media di 450 abitanti per chilometri quadrati e con il 42% della popolazione che svolge regolare attività fisica (il 66% la pratica almeno in maniera saltuaria). Il 9,4% della popolazione frequenta i centri che sono circa 1.900 con una superficie media di 600 metri quadrati (Il Nuovo Club n. 59). La suddivisione di questi centri è molto variegata e spazia dalle piccole palestre di alle grandi strutture. Per la vicinanza con la Gran Bretagna e per i dati che presentava è diventata subito terreno di conquista per i gruppi inglesi che certo non potevano trascurare un mercato così interessante. Da parte sua il governo, proprio per promuovere ulteriormente la pratica sportiva, ha ridotto, da gennaio 2002, le tasse sulle attività di sport e tempo libero dal 19% al 6%. E’ caratterizzato da realtà molto particolari dettate dalla conformazione del territorio e dalle condizioni climatiche e culturali. A questo proposito ci sembra doveroso citare il caso della Svezia. In questo paese la pratica sportiva è da sempre considerata un diritto che il cittadino deve potere esercitare liberamente, cioè senza dovere pagare. Questo ha fatto si che la maggiore catena di club (Friskis & Svettis), quarta in Europa con i suoi 111 club tutti in Svezia, sia un’associazione noprofit che ha come mission l’avvicinare al fitness il maggior numero di persone ai prezzi più bassi possibili. Questo, ovviamente, contribuisce a tenere lontani tutti gli imprenditori stranieri. 1.2.5. Spagna 1.3. Gli USA E’ il mercato europeo partito per ultimo ma si sta dando da fare per recuperare il tempo perduto. In parallelo alla vertiginosa crescita economica degli ultimi tempi, il numero dei centri si è moltiplicato partendo dalle grandi metropoli. Questo fermento non è sfuggito alle grandi catene europee che sono già da alcuni anni presenti nelle principali città del paese e le apertura continuano a profusione. La principale catena tutta spagnola, Body Factory, è passata dai 5.000.000 di euro di fatturato del 1996 ai 25.000.000 del 2003 e prevede di arrivare nel 2007 a Non poteva mancare in chiusura uno sguardo veloce al mercato americano. Fermo restando che le realtà sociali e culturali, già così diverse fra i vari paesi europei, impediscono di creare dei paragoni tout court, non possiamo dimenticare che tutto ciò che, in questo specifico settore, ci arriva da laggiù è sicuramente destinato a lasciare traccia anche da noi. I numeri che ci propone questo mercato lasciano sbalorditi e devono invitare a riflettere poiché sono i numeri sui quali le grandi società fanno i conti per determinare le loro scelte operative. 38 1.2.6. Nord Europa Una delle principali società americane specializzate in ricerche di mercato (Sidoti &C.), analizzando il settore ha prospettato un futuro in crescita ma anche una grande concentrazione degli operatori di settore. Nel 1990 solo il 20% dei club appartenevano a catene organizzate: la previsione è che nel giro di pochi anni almeno il 50% del mercato sarà in mano ai grandi gruppi e che questa tendenza continuerà anche negli anni successivi. A conferma di questi dati, John Mc Carthy (Executive Director Ihrsa, la maggiore associazione di proprie- tari di club in Usa) dichiara che tra il 1996 e il 2001 il tasso di crescita degli iscritti è stato del 6,35% con un posizionamento del target verso fasce più alte di età con i 35-55enni che rappresentano ormai il 36,5% degli iscritti, contro il 31% dei 1834enni (Fonte Performance 08/02). Altri dati interessanti emergono dal sondaggio, relativo al 2000, svolto tra i suoi associati dall’Ihrsa. Il tasso di fidelizzazione è compreso, per tutti i tipi di club, fra il 60 e il 65%. La maggior parte dei centri Tabella 1.7. Evoluzione negli USA (Fonte IHRSA) Anno fitness club in USA Iscritti ai FC Media iscritti per FC 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 6.211 6.309 3.742 9.222 10.307 11.804 12.358 13.047 13.854 12.146 12.635 11.655 12.408 12.608 13.354 13.097 14.100 15.125 15.910 17.531 18.203 17.300.000 19.500.000 20.900.000 20.700.000 20.900.000 20.800.000 22.900.000 25.200.000 24.100.000 26.200.000 28.300.000 29.500.000 30.600.000 32.800.000 33.800.000 36.300.000 1465,60 1577,93 1601,90 1494,15 1720,73 1646,22 1964,82 2030,95 1911,48 1961,96 2160,80 2092,20 2023,14 2061,60 1928,01 1994,18 39 Tabella 1.8. Confronto USA versus UE (Fonte Stage UP - Sole 24 Ore Sport 18/01/01) USA e UE a confronto USA ITA GER GB Frequentatori (in milioni) 54,4 3 4,3 3 % sulla popolazione 20.8% 5.5% 5.2% 5,0% Centri fitness 17400 6072 6100 3900 Numero iscritti/palestre 3126 494 705 769 Palestre/100.000 abitanti 6,7 10,9 7,4 6,6 % frequentatori nel 2005 (stima) nd 12-13% 8-10% 11-12% produce l’80% del proprio fatturato con la vendita delle iscrizioni (in Italia rasenta il 100 per cento) ma ben il 25% del campione sondato è composta da club in cui il 30% del fatturato è prodotto da entrate non legate alla vendita di abbonamenti ma da servizi accessori quali, ad esempio, il Personal Trainer. Gli ultimi dati IHRSA (Forum Nuovo Club 2004) indicano nel 13% la percentuale della popolazione americana over 60 anni attualmente iscritta in uno dei 23.497 centri. Due storiche catene (sebbene di franchising) made in Usa, Gold’s Gym e World Gym, hanno recentemente dichiarato di puntare ad una forte crescita proprio in quei paesi, Russia, Ungheria, Polonia, Republica Ceca, Lituania, Lettonia, Ucraina ed India dove le catene inglesi non si sono ancora presentate. A riprova di un mercato in continua evoluzione la mitica catena Gold’s Gym è stata acquistata nella primavera del 2004 dalla TRT Holding per circa 160milioni di $ (The Leisure Management Report 16/06/04) 40 1.4. Complessivamente I dati resi pubblici nel febbraio 2004, da parte dell’Ihrsa dicono che complessivamente ci sono: 24.500 fitness club in Europa 23.497 fitness club negli Usa 7.400 fitness club in Sud America 4.850 fitness club in Asia Gli iscritti totali sono circa 65 milioni ed il giro d’affari prodotto nel 2003 è stato di circa 13,1 miliardi di dollari contro i 12,2 del 2001 e gli 11,6 del 2000. 1.5. L’Italia come territorio da conquistare? Alla luce di quanto sopra esposto quali conclusioni possiamo trarre? La nostra realtà è un boccone troppo ghiotto per pensare che i grandi gruppi se lo lasceranno sfuggire. Il principale freno sino ad ora è stata la percezione che del nostro paese si ha all’estero: nebulosità normativa, pastoie burocratiche, difficoltà nei rapporti con i dipendenti e via di questo passo. L’ingresso di Fitness First così rapido e massiccio, ha smosso in modo traumatico il mercato. Improvvisamente i nostri imprenditori si sono accorti che il gioco si stava facendo duro perché i duri avevano iniziato a giocare. Il lupo cattivo improvvisamente bussava alla porta di casa. Altrettanto improvvisamente piombava sulla testa la consapevolezza che lo scontro, più o meno alla pari, con i colleghi-concorrenti e tutte le sue dinamiche diventava passato: dalla battaglia con le fionde si era passati a quella con i carri armati. Peccato che quasi nessuno fosse preparato a quanto stava succedendo. Storicamente in Italia le catene non sono mai esistite, ognuno coltivava il proprio orticello pensando che tanto sarebbe stato per sempre così. Forse i primi a non avere creduto fino in fondo a quanto stavano facendo sono stati proprio i titolari dei club di casa nostra. Gli imprenditori più bravi, alla luce dei successi ottenuti, aprivano altri centri legandoli sotto un unico marchio ma sempre in spazi definiti e circoscritti. Nel 2003 il gruppo numericamente più importante era quello costituito dai centri Dabliù (22), quasi tutti a Roma. In Lombardia organizzazioni quali gli Sportsman Club (9 centri), Sport Più (4 centri per 10.000 soci) e pochi altri sembrano essere una diga troppo piccola per poter arginare le grandi catene straniere. Lo storico marchio American Conturella ha come obbiettivo il raggiungimento di 30 centri in franchising entro la fine del 2004. Ambizioso anche il network dei centri Tonic, che aveva annunciato, al momento della loro creazione, la decisione di arrivare ad aprire 300 club, votati al benessere, in tutta Italia. E a sottolineare che non è tutto oro quello che luccica il gruppo Vitawell, controllante del marchio Tonic, ha presentato in tribunale i propri bilanci nel mese di ottobre 2004 a seguito di un buco di bilancio che ammonterebbe a circa 120milioni di euro (Sole 24ore del 17/10/2004) Secondo una recente ricerca di Databank (www.databank.it) in Italia si possono considerare 25 catene che negli ultimi 3 anni hanno aperto nuovi centri. Questi gruppi però gestiscono solo il 2% del numero totale delle palestre e il 3% dei metri quadri totali che il mercato offre ai praticanti. Controllano inoltre il 7% del valore complessivo del mercato ed il 5% del numero di iscritti. L’amara considerazione dell’indagine è la conferma che il grado di imprenditorialità del mercato è estremamente basso e da questo scaturisce un malfunzionamento di tutto il sistema (fonte Il Sole 24ore Sport 07-08/04) A questo punto cosa resta da fare se si corre da soli? Oltre che continuare a giocare al Superenalotto confidando che improvvisamente la Dea Bendata si accorga di noi, dobbiamo prepararci ad affrontare uno scontro che sarà senz’altro duro e difficile commercialmente. Un mercato in crescita richiederà un aumento della professionalità degli operatori del settore a tutti i livelli. L’attenzione per il cliente, la personalizzazione del servizio e del rapporto al fine di ottenere la più alta percentuale possibile di customer satisfaction, che si traduce in fidelizzazione e quindi in zoccolo duro che consente di pianificare investimenti 41 e risorse, sarà la mossa vincente per riportare su un terreno praticabile una battaglia che non può essere affrontata in modo diverso. Il ripensare il proprio posizionamento sarà fondamentale per sopravvivere e a questo proposito il gruppo Sportsman, forte di 9 centri fra i 1.000 ed i 3.500 metri quadrati a Milano, ha deciso di riproporre in Italia il modello dei centri made in USA della catena in franchising Curves che da sola vale il 25% del mercato americano delle palestre con oltre 6.000 centri affiliati negli USA e 1.000 oltreconfine. Il format americano è molto preciso: realtà di zona solo per donne sovrappeso, locali piccoli e senza specchi, allenamento a circuito, supporto psicologico di gruppo. E’ quello che il gruppo milanese si accinge a fare entrando prepotentemente in un format agli antipodi del suo. Primi centri 42 a Milano entro l’estate 2004. Il format sarà: 200-300 mq, allenamento a circuito per circa 25’ due volte a settimana, ad un costo contenuto. Se invece si ama il gioco veramente duro bisognerebbe prendere in seria considerazione, a giudizio di chi scrive, la selezione di un certo numero di centri (5 o 6), principalmente operanti nella stessa città e dalle caratteristiche simili, da fondere (non consorziare) in un’unica società per rilanciare con un solo marchio un’offerta che diventerebbe immediatamente la più capillare. Il lavoro, fatta salva la struttura finanziaria dell’operazione, dovrebbe concentrarsi sulla creazione di un family feeling comune a tutti i centri ed alle metodologie di lavoro e di gestione in essi applicate. Il valore di una simile società sarebbe senz’altro superiore alla somma delle singole parti considerate individualmente. Diventerebbe immediatamente un interessantissimo interlocutore per le realtà istituzionali e finanziarie locali. Potrebbe gestire in termini centralizzati i costi, la rotazione del personale e soprattutto le operazioni di comunicazione e marketing. Poter offrire ad interlocutori qualificati archivi clienti (nel rispetto della vigente normativa sulla privacy) dello spessore di quelli che produrrebbe una simile operazione, genererebbe centri di profitto che singolarmente sono irrealizzabili. Sarebbe inoltre un interlocutore estremamente credibile, perché espressione locale radicata da sempre nel territorio, per le amministrazioni comunali. Dulcis in fundo una società di questo tipo sarebbe inoltre estremamente appetibile per grossi investitori, cosa che non accade per le singole strutture. A tale proposito è opportuno ripensare alla storia del gruppo inglese LA FITNESS che nasce nel 1996 dalla lungimiranza di 3 imprenditori che si misero in società, fondendo fra loro le 3 palestre sino ad allora di singola proprietà ed unendo le energie umane e finanziarie per l’apertura di un quarto centro. A oggi contano 43 club in vari paesi, di cui 2 in Spagna. Il fatturato 2002 è stato di circa 75 milioni di euro con un utile pre-tasse di circa 12 milioni di euro. L’ultimo aggiornamento sul nostro mercato ci dice che il gruppo Virgin - holding con partecipazioni in una moltitudine di attività che ha chiuso il 2003 con un giro d’affari ci circa 8 miliardi di dollari e con profitti tra i 6 ed i 700 milioni di dollari - ha aperto i primi centri a Genova e Bologna, in attesa di Milano, Torino, Roma. Capitale stanziato per questa operazione? Circa 70 milioni di euro. Questo almeno nella prima fase perché Sir Branson (il presidente) in un’intervista pubblicata dal Sole 24ore del febbraio 2004 ha dichiarato: “Nel medio termine contiamo di arrivare a gestire una trentina di centri fitnessinItalia.Gliinvestimentisaliranno così ad oltre 200 milioni di euro”. Guarda caso la considerazione di fondo che ha pilotato questa scelta è quella che “Nel nostro settore, in Italia, assistiamo a una domanda sostenuta a fronte diun’offertache,tuttavia,stazionasu livelli medio-bassi” Luca Valotta, Direttore generale Virgin Active (Fonte: Sole 24Ore 20/06/2003) L’obiettivo è l’apertura di 7 centri entro il 2005 che saliranno a 12 entro il 2006. Il format è sui 5.000 metri quadrati con piscine, sale di allenamento, centro di estetica, biblioteca con postazioni internet, caffetteria e area giochi per i bambini. L’obbiettivo sono 15.000.000 di euro di ricavi nel primo biennio per arrivare alla quotazione alla Borsa di Milano. Se è vero quanto sostenuto dagli esperti, il format proposto da Virgin è quello più lungimirante poiché prevede strutture multifunzioni con una serie di servizi differenziati per età e tipologia, e si candida a diventare una vera e propria cittadella del fitness dove i bambini possono indifferentemente giocare nella piscina a loro riservata o nel baby parking mentre i ge- 43 nitori, o i nonni, si allenano con le attività a loro riservate. Uscendo potranno inoltre acquistare un disco, un biglietto aereo od organizzare un viaggio. I primi dati che escono relativi al centro di Genova sono impressionanti: 260 postazioni cardio, 140 postazioni isotoniche, più di 5.000 iscritti (con un punto di pareggio a 3.500) in circa 4 mesi con quote a 69,00 euro mensili su base annuale. Da sottolineare inoltre come le catene inglesi siano riuscite a superare con estrema facilità quello che era uno dei principali centri di costo dei nostri club: il personale. Non esiste personale tecnico assunto, ognuno ha una propria Partita Iva con la quale fattura ai propri clienti (frequentatori del centro) le ore svolte come personal trainer. Per potere fare questo il personal trainer paga una quota di ingresso al club nel quale lavora. Splendido esempio di come si può trasformare un centro di costo in un centro di reddito. Ma allora in sala non c’è nessuno a seguire i clienti, direte voi. Errore! Basta stipulare un accordo con l’ISEF (o SUISM) di turno che fornirà i propri studenti come assistenti di sala a costo 0 per il club concedendo in cambio crediti formativi ai ragazzi. Ovvio che il livello sarà quello che passa il convento, ma se si vuole qualcosa di più ci sono, ovviamente, i PT a pagamento. Benvenuti anche a loro ed auguri a tutti gli operatori del settore, cioè noi! In chiusura presentiamo una tabella riepilogativa relativa al mercato europeo scaricata dal sito dell’Hirsa a fine 2004. Tablella 1.19. Dimensione del mercato e percentuale di penetrazione (fonte: Deloitte Analysis) 44 Tablella 1.10. Riepilogo relativo al mercato europeo (fonte: Hirsa a fine 2004) © International Health, Racquet & Sportsclub Association. Privacy Statement. 45