Principezza di una reggia di lana

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Principezza di una reggia di lana
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Principezza di una reggia di lana
Inviato da Maria Luisa
lunedì 18 agosto 2008
Premessa: la sudditanza quasi psicologica alla figura che deve essere messa qui, a sinistra, accanto ad ogni articolo, mi
sta dando sui nervi.
L'admin ha la formula segreta per farla comparire e non me la vuole dare. Così devo aspettare lui per pubblicare qualsiasi
cosa. Anche uno sputo.
Risultato: ne ho tanti (di articoli, non di sputi, neh) chiusi nelle segrete del "castello" dell'amministrazione a marcire senza
immagine.
E allora sapete che faccio? Me ne infischio e pubblico ugualmente questo mio, sfidando le ire dell'orco malefico. In
fondo, che può fare un orco contro una strega?
Altra premessa: chi non ama i gatti -e le streghe- può saltare la lettura di questo articolo a piè pari...
... sono rientrato apposta da Molto Molto Lontano per apporre l'illustrazione, ed ho scovato nella mia soffitta un vecchio
specchio parlante -mele niente-: può andarLe bene, "Signora" strega? ... non ho capito, però, né il senso della sfida alle
"ire", né il termine "malefico"... che ho fatto di male, questa volta? (n.d.a.)
Da quando all'admin è venuta la folle idea di chiamare la Knit-house reggia di Versailles sono cominciate a nascere
leggende metropolitane...
In questo clima di leggende si intreccia anche un'altra storia,
purtroppo vera e simile a quella di tanti gatti (ed altri animali)
abbandonati in questo periodo, quella della gatta persiana, che mi
hanno buttato in giardino e che nessuno sembra volere, nonostante sia
molto bella.
In fondo la bellezza non è tutto, è quello che ci sta sotto che conta,
tant'è che l'ho tosata. Sembrava di assistere alla tosatura di una
pecora: con tutto il vello che le è stato tagliato si poteva filare la
lana di gatto (esiste?). Adesso è inguardabilmente simpatica.
I gatti hanno attraversato la mia vita, l'hanno riempita, svuotata,
proprio come la lana, i gatti, come la lana, sono la passione (e
saranno la morte) della mia vita.
Ormai sono "la signora dei gatti" o, che è lo stesso, "della lana" (non sono una signora, cribbio! La Signora è a
Macherio, così la chiamano con sommo rispetto i suoi sudditi, ehm, compaesani).
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Si narra che se trovi un gatto e ti segue, è un anima persa di un defunto e devi accettarla, per darle pace.
Mi hanno seguito talmente tanti gatti in vita mia che mi viene da
pensare che ci sono tante anime perse in giro per il mondo e che mi
hanno scambiato per Caronte (traghettatore di anime, nella Divina
Commedia) o per un'impresa di pompe funebri. o, per salire in alto
nella scala gerarchica, ed essere in tema di lana, il Buon Pastore, con
le pecorelle smarrite. E io li ho presi tutti.
I miei vicini mi guardano un po' storto e chi passa da casa mia non può
fare a meno di contare i gatti che vanno e vengono -ma rischiano di
addormentarsi, come quando si contano le pecore di un gregge. Anzi, per
chi soffre di insonnia, consiglio vivamente un giro da queste parti,
così, già che ci siete, comprate un po' di lana-.
Penso che mi considerino una specie di strega e sono contenta, perchè a
me le streghe stanno simpatiche (le fate non le sopporto. In fondo
dov'è la differenza tra fata e strega? Nell'immagine?), a partire dalla
matrigna-strega (un po' narcisista, fissata con lo specchio delle sue
brame) di Biancaneve -che invece era tanto bella e tanto buona,
melensa, fino alla nausea, infatti tò che ti dò la mela avvelenata-.
Ho tante amiche streghe, ma streghe vere, oltre a quelle che streghe di
professione non sono, ma di fatto sì e fanno più male delle prime.
Ho un'amica romena che legge presente-passato-futuro nei fondi del
caffè, suo cugino, della Transilvania, fa le divinazioni coi chicchi di
grano (cosa si fa per campare!) e sua figlia parla coi morti (non
ci credo molto, ma contenta lei...), ho un'ex socia che legge le
sibille e va in trance, un'altra che fa i tarocchi e ci azzecca, tanto
da far paura (porta un po' sf..a, specie a se' stessa), non sto a
citarle tutte, sennò arriva mezzanotte (l'ora delle streghe).
Posso dire che attiro preveggenti come attiro i gatti.
Una volta, al mare, seduta sulla sdraio vicino a me, una signora
anziana mi voleva dare i suoi poteri di divinazione. Unico
inconveniente per poter iniziare una carriera redditizia alla Vanna
Marchi, avrei dovuto andare a cercare con lei a mezzanotte, per
l'appunto, un incrocio di cinque strade e lì me li avrebbe passati -se
ci andava bene, passava anche un tir-.Forse aveva la demenza senile,
più che i poteri magici.
Un'altra mi prese la mano e mi disse che io nella vita passata fui una
strega, o meglio, una streghetta, morii infatti bruciata giovane
(naturalmente col gatto nero) sul rogo. Da qui la spiegazione delle mie
mani così piccole, della mia passione per i gatti. E della mia paura
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del fuoco. Passato remoto.
In effetti, quando andai a Siena, in Piazza del Campo, mi sentii male.
Era il quindici agosto e faceva molto caldo (mi sembra la canzone degli
Squallor..), la piazza già preparata per il Palio -che odio,
carneficina per i cavalli-. Era il calore della sabbia (o la pressione
bassa?) o del fuoco (in mezzo alla piazza, nel medioevo -tempi duri per
le donne e per i gatti neri-, venivano bruciate le "streghe")?. Sentivo
odore di bruciato e di morte.
Che può fare la suggestione...
Ho passato un periodo a leggere anch'io i tarocchi, li ho comprati in
Francia, al Festival de la Voyance, a Cannes (quante streghe, lì
dentro, se ci fosse stato Savonarola!), li ho "iniziati" lasciandoli,
in un panno bianco, sotto la luna piena, ho letto molti libri francesi
sulla divinazione, poi tutti volevano che leggessi loro il futuro, o
meglio, la domanda era sempre sull'amore. La mia specializzazione.
Una mia amica aveva una decina di uomini che le interessavano, si
faceva fare le carte tutti i santi giorni ed era stressante passare da
una domanda su di un uomo all'altro senza perdere il filo, due Andrea,
tre Marco, ma quale Marco, occhi azzurri, due Marco occhi azzurri,
allora capelli biondi o scuri tre Marco capelli scuri...Nooo, basta,
non ce la faccio. Una precisazione. Facevo la strega aggratis.
Ora sono finiti chissà dove, la Papessa e l'Imperatore.
Mi sono rimasti i gatti, il castello (di lana, che è meglio di uno di sabbia o della Torre, la Maison-Dieu
-brutta, neh?- tanto per sfoggiare la mia conoscenza in materia) di
Amelia (accidenti, non sono più nera!), la fattucchiera che ammaglia
(il verbo ammagliare mi sembra più appropriato, nel contesto, di ammaliare -sono finiti i tempi di ammaliatrice-).
Mi sa che mi resterà anche la gatta persiana bianca. Principezza di una reggia di lana.
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