Fattori che portarono alla supremazia dell`Occidente
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Fattori che portarono alla supremazia dell`Occidente
Fattori che portarono alla supremazia dell’Occidente Popoli diversi abbracciarono l'agricoltura in tempi diversi, e alcuni - come gli aborigeni australiani - non lo fecero mai. Non tutti scoprirono il modo di produrre cibo in maniera autonoma ed indipendente: i cinesi, ad esempio, se ne accorsero da soli, mentre gli antichi egizi copiarono la tecnica dai loro vicini. L'agricoltura è un prerequisito necessario per arrivare alle armi, all'acciaio e alle malattie; quindi le diverse modalità e i diversi tempi con cui i popoli delle varie zone del mondo divennero contadini e pastori può servire a capire molto bene i loro destini nella storia. Il primo passo è semplice: una maggiore disponibilità di cibo implica una maggiore popolazione. Tra le piante e gli animali presenti in natura, solo una piccola minoranza è commestibile o comunque utile all'uomo. Gran parte delle specie non possono essere mangiate, perché indigeste (come i vegetali legnosi), velenose (le farfalle monarca o molti funghi), prive di valore nutritivo (le meduse), di laboriosa preparazione (certe bacche dalla scorza dura), difficili da raccogliere (le larve di molti insetti) o da cacciare (i rinoceronti). La biomassa del pianeta è formata in gran parte da legno e da foglie, che noi (salvo rare eccezioni) non siamo in grado di digerire. Selezionando e coltivando quelle poche specie di cui possiamo nutrirci, fino a farle diventare il 90 e non lo 0,1 per cento della biomassa di un pezzo di terra, ci procuriamo un numero di calorie per ettaro assai maggiore. Alla fine, un ettaro di terra coltivata riesce a dar sostentamento a molti più contadini (dalle 10 alle 100 volte) di quanto non riesca a fare un ettaro di terra vergine per i cacciatori-raccoglitori. La bruta forza del numero, quindi, fu uno dei primi vantaggi in campo militare che fu concesso agli agricoltori. Gli animali domestici hanno aiutato l'uomo a produrre più cibo in quattro modi diversi: fornendo latte, carne, concime e forza motrice per gli aratri. Come è ovvio, il bestiame sostituì direttamente la selvaggina come fonte primaria di proteine; al giorno d'oggi, ad esempio, la stragrande maggioranza delle proteine animali assunte dagli americani proviene da buoi, maiali, galline e pecore, e non certo dalla carne di cervo considerata una prelibatezza non da tutti i giorni. Alcuni grandi mammiferi, poi, forniscono latte e derivati: tra gli animali che sono stati sfruttati per il latte ci sono mucche, pecore, capre, cavalli, renne, bufali asiatici. Una mucca da latte, ad esempio, fornisce nel corso della sua vita molte più calorie di quante ne fornirebbe la sua carne macellata. Gli animali domestici servono anche a migliorare la produzione agricola. Prima di tutto, come ogni giardiniere o contadino sa bene, non c'è niente di meglio del letame per fertilizzare la terra da coltivare. Anche se oggi abbiamo a disposizione i concimi sintetici prodotti dalle industrie chimiche, in gran parte del mondo le deiezioni animali (soprattutto di bovini e ovini) continuano ad essere la principale fonte di fertilizzante. Inoltre, i grandi animali domestici possono servire anche a tirare gli aratri, il che rende possibile dissodare terreni che sarebbero altrimenti lasciati incolti. Tra gli animali da lavoro ricordiamo i bovini, i cavalli, il bufalo asiatico. Ecco un esempio della loro importanza. I primi agricoltori apparsi in Europa centrale circa 7000 anni fa furono per un certo tempo confinati in terre dai suoli morbidi, che potevano essere dissodati a mano con appositi bastoni. Solo mille anni dopo questi agricoltori primitivi furono in grado di coltivare una maggiore varietà di terre. La domesticazione di piante e animali ha portato in modo diretto a una maggiore concentrazione di popolazione. Esistono anche cause più indirette, che hanno a che fare con lo stile di vita sedentario imposto dalla coltivazione della terra. Com'è noto, i cacciatori-raccoglitori devono quasi sempre condurre un'esistenza nomade, mentre gli agricoltori sono legati ai loro campi; e la vita sedentaria fa aumentare la densità abitativa perché permette, tra le altre cose, di diminuire l'intervallo tra la nascita di due figli. Una donna nomade non può permettersi di portare con sé nei suoi spostamenti più di un bambino, oltre alle sue poche cose; non può dare alla luce un altro figlio fintanto che il precedente non è in grado di camminare al passo degli altri membri della tribù. In pratica i cacciatori-raccoglitori controllano le nascite in modo che tra un figlio e l'altro passino all'incirca quattro anni; ciò è ottenuto in vari modi: amenorrea durante l'allattamento, astinenza sessuale, aborto e infanticidio. I popoli sedentari, invece, non hanno il 1 problema di dover trasportare i lattanti nel loro girovagare, e possono allevare tutti i bambini che riescono a sfamare. Per molti agricoltori l'intervallo tra due nascite successive si riduce a circa due anni. La natalità più elevata e la capacità di sostentare un maggior numero di uomini per ettaro conducono evidentemente a una densità di popolazione assai più alta. Un'altra conseguenza della vita sedentaria è data dai cosiddetti surplus alimentari. Un nomade può, di tanto in tanto, portare con sé più cibo di quanto non riesca a consumare in pochi giorni; ma alla lunga questa abbondanza non gli è utile perché non ha i mezzi per conservarla e custodirla. Un sedentario invece può immagazzinare molto cibo e fare la guardia perché non glielo rubino. Il surplus alimentare è essenziale per la nascita e la proliferazione di quelle figure sociali non dedite in permanenza alla produzione di cibo, figure che una popolazione nomade non può permettersi. Tra questi nuovi «specialisti» ci sono gli uomini di governo. Nelle società di cacciatori-raccoglitori, che sono in genere egualitarie, non si trovano né monarchie ereditarie né apparati burocratici, e l'organizzazione politica non va oltre il livello della banda o della tribù. Tutti gli adulti abili al lavoro sono impegnati in permanenza a procacciarsi cibo, e non hanno tempo per altro. Viceversa, dove le risorse alimentari si accumulano, può accadere che una élite riesca ad affrancarsi dalla necessità di produrre, e che anzi ottenga il controllo del lavoro altrui, imponendo tasse o altro e dedicandosi cosi a tempo pieno al governo. Ecco perché le società agricole di medie dimensioni si organizzano in potentati vari, e quelle più grandi diventano veri e propri stati. Queste strutture politiche complesse sono certo in grado di organizzare una guerra di espansione meglio di quanto non possa fare una banda di nomadi. L'abbondanza di cibo e un sistema di tassazioni adeguate permette l'esistenza anche di una classe di soldati di professione. Nelle società agricole appaiono anche altre classi: i sacerdoti, che danno alla guerra una giustificazione religiosa; gli artigiani, tra cui gli spadai e gli armaioli; e gli scribi e gli intellettuali, cui spetta il compito di conservare e tramandare l'informazione. Finora ci siamo soffermati solo sull'importanza delle colture agricole come fonti di cibo, ma sappiamo che i loro usi sono molteplici: ad esempio, piante e animali domestici ci forniscono fibre naturali che, opportunamente intessute, diventano vestiti, coperte, reti o corde. In tutte o quasi le società che «scoprirono» l'agricoltura, i cereali erano affiancati da colture come il cotone, la canapa e il lino; molti animali erano allevati per lo stesso motivo: pecore, capre, lama e alpaca per la lana, e i bachi per la seta. Inoltre, gli uomini del Neolitico ricavavano attrezzi e altri manufatti dalle ossa degli animali domestici, e cuoio dalla pelle conciata dei bovini. Gli animali domestici di grossa taglia rivoluzionarono la storia dell'umanità anche perché furono gli unici mezzi di trasporto terrestre fino al XIX secolo e all'avvento delle ferrovie. Agli albori dell'umanità, l'unico modo per trasportare cose e persone era portarsele a spalle; grazie agli animali, l'uomo fu in grado di spostarsi con facilità e di portare con sé grandi quantità di merci. Il contributo più diretto di un animale domestico alle guerre di conquista eurasiatiche venne dal cavallo. I cavalli erano le jeep e i carri armati del passato. Grazie ai cavalli due avventurieri come Cortés e Pizarro, a capo di piccole bande, conquistarono gli imperi degli aztechi e degli inca. Molto tempo prima, attorno al 4000 a. C., i cavalli montati a pelo furono probabilmente un fattore fondamentale per l'espansione verso occidente dei popoli indoeuropei stanziati nell'odierna Ucraina, un'espansione cosi inarrestabile da spazzare via tutte le lingue non indoeuropee (tranne pochissime). Un'altra arma formidabile nelle guerre di espansione furono gli agenti patogeni, che fecero la loro comparsa nelle società agricole a causa della presenza degli animali. I virus di vaiolo, morbillo e influenza, ad esempio, sono mutazioni di virus ancestrali che colpivano gli animali. I pastori furono le prime vittime delle nuove malattie, ma anche i primi a sviluppare forme di immunità. Quando una popolazione resistente a un virus entra in contatto con un'altra in cui lo stesso virus è ignoto, quest'ultima viene regolarmente decimata: in alcuni casi il tasso di mortalità arriva al 99 per cento. E sappiamo che questo fatto - un regalo dei nostri animali domestici - fu decisivo nella conquista delle Americhe, dell' Australia, del Sudafrica e della Polinesia. Per concludere, la domesticazione di piante e animali non portò solo una maggiore disponibilità di cibo e quindi una più alta densità di popolazione. Il surplus alimentare e l'uso degli animali come mezzo di 2 trasporto furono fattori che portarono alla nascita di società politicamente centralizzate, socialmente stratificate, economicamente complesse e tecnologicamente avanzate. In ultima analisi, la presenza di animali e piante domesticabili spiega perché gli stati centralizzati, le spade d'acciaio e i libri comparvero prima in Eurasia e dopo (o mai) altrove. L'uso a scopi bellici dei cavalli (o dei cammelli) e il potere letale delle malattie infettive di origine animale sono altri due anelli della catena che lega la nascita dell'agricoltura alle guerre di espansione. Figura 4.1. Riepilogo schematico della serie di fattori che portarono dalle cause remote (come l'orientamento degli assi continentali) alle cause prossime (cavalli, fucili, malattie ecc.) Per esempio, le malattie infettive fecero la loro comparsa in zone ricche di specie domesticabili; questo in parte perché, grazie all'agricoltura che ne consegui, nacquero in quelle stesse zone società sovrappopolate che facilitavano il propagarsi delle epidemie; in parte perché gli agenti patogeni umani si sono evoluti a partire da quelli degli animali domestici. 3