Rubr. Angolo Restauratore - 2

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Rubr. Angolo Restauratore - 2
L’angolo del
restauratore
Consigli utili per la cura e la conservazione dei vostri mobili
Lotta a tarli acari
e altri insetti
a cura di Mario Gasperini
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C
ome accennato nell’articolo precedente (Cose belle
antiche & moderne n. 5), vorrei raccontare l’esperienza vissuta da persone di mia diretta conoscenza,
costrette a rivolgersi alle strutture ospedaliere, lamentando
pomfi e tumefazioni infiammati, pruriginosi e dolorosi; la
diagnosi dei medici ha individuato come causa di questa
fastidiosa sintomatologia le punture degli acari, i quali,
come le zanzare, verrebbero attratti da persone particolarmente predisposte.
Negli ambienti in cui ho avuto modo di fare sopralluoghi,
ho in effetti scoperto – suffragato in ciò anche da ricerche
mirate – l’esistenza massiccia di questo parassita, il quale
aveva di fatto provocato una vera e propria infestazione.
Ho frequentemente rinvenuto anche un altro insetto molto resistente (lo Sclerodermia foto 1): somigliante a una
formica, di colore molto scuro, esso si nutre dei tarli come
l’acaro Pyemotes Ventricosus ma, a differenza di questo, è
visibile ad occhio nudo e presenta corpo stretto e allungato
di circa 5 mm. Le sue punture, molto fastidiose, provocano la cosiddetta “dermatite papulosa”, con numerose lesioni cutanee.
Alcune società specializzate contro gli insetti hanno proceduto
alla disinfestazione dei suddetti ambienti con metodiche tradizionali e molto invasive (uso di sostanze gassose o insetticidi a
base di piretroidi), la cui efficacia si è però rivelata così ridotta
che le recidive si sono riavute dopo poco tempo. Visto il moltiplicarsi di richieste di intervento, credo che il problema
vada affrontato e risolto non solo nei suoi effetti, ma
soprattutto nelle sue cause: occorre andare a scovare ed
annientare il parassita o l’insetto laddove si annida, si ciba e
si riproduce, come ad esempio le gallerie scavate dai tarli.
Questo significa prevenirne la proliferazione anzitutto
mediante un’accurata manutenzione dei manufatti lignei, in
special modo dei mobili antichi disidratati e tarlati.
I trattamenti richiedono dunque l’uso di un prodotto specificamente studiato e sperimentato, a base oleosa (e non gassosa!) ed ecocompatibile qual è appunto il Fibrotar, il quale
garantisce al legno – in tutte le forme e strutture in cui si
presenta o viene usato – una corretta, profonda e duratura
reidratazione.
A questo proposito può essere interessante ripercorrere quelle
che sono state le metodiche e gli interventi manutentivi e
conservativi comunemente usati fino alla fine degli anni ‘60.
In epoca più remota (verso il XVI sec.) le opere lignee venivano manutenute con lucidature a cera vergine (non industriale), essenza di trementina, scaglie di pece greca, un solidificante della cera. Verso la fine del ‘600 subentrò la gommalacca, forse proveniente dal Nuovo Mondo; questa resina, a
scaglie ambrate (foto 2) con riflessi dorati, diluita con alcool
puro al 94°, veniva passata con un pennello o tampone di
cotone idrofilo e permetteva al legno di traspirare.
Il “lustrino” (lucidatore), figura romanticamente ricordataci
dai nostri nonni, ogni anno, in primavera, manuteneva i
mobili passandovi una miscela di olio paglierino (peadrix),
chiaro o rosso, e petrolio lampante al 50%; ricavava così una
sostanza che veniva immediatamente assorbita dalla fibra
lignea, grazie alla caratteristica traspirante della gomma lacca
ed anche della cera. In seguito egli asciugava i residui in
superficie con un panno di cotone, nonché ritoccava, riparava e rilucidava le parti del mobile che risultassero danneggiate dal tempo e dall’usura. La sua azione non era volta ad
uccidere i tarli – all’epoca non molto numerosi - , ma a rigenerare la fibra lignea. Il lustrino non era propriamente un
artista ma un tecnico, e tuttavia molto importante per il
mantenimento nel tempo della memoria storica contenuta
nei mobili d’arredo. Il surriscaldamento degli ambienti naturali e domestici, un portato dell’epoca industriale, ha artificiosamente accelerato la tarlazione, che in origine non era
altro che un processo naturale che, in quanto tale, era diluito
nel tempo e quindi molto meno dannoso.
E a proposito di storia… nel prossimo numero vi spiegheremo come distinguere un mobile antico autentico da uno che
tale non è.
50
Cose Belle
&
ANTICHE MODERNE