L e tte re a RC I - Tecnocasa Climatizzazione

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L e tte re a RC I - Tecnocasa Climatizzazione
LettereaRCI
Certificazione: documento inutile?
Il certificatore energetico non può avere niente a che fare
con il progettista, il costruttore, il direttore lavori e quant’altri
coinvolti nella realizzazione del fabbricato.
Per quanto riguarda il fatto che si arrivi ad opera già quasi
ultimata a parlare di impianti significa che chi doveva
richiederne il deposito (Ufficio Tecnico comunale/sportello
unico) non ha semplicemente svolto il proprio lavoro: per
incompetenza o pigrizia e, siccome non sono maligno,
non aggiungo altro. Il problema è che la progettazione e
la direzione lavori conta sempre meno, e finché ci saranno
progettisti (che magari insegnano a scuola o hanno
comunque un altro lavoro) che per 500 euro producono la
relazione di verifica termica ed il relativo progetto (la qualità è
comunque allineata alla parcella) non verremo a capo di nulla.
Finirà che la certificazione sarà l’ennesimo documento inutile,
ulteriore onere a carico del committente.
Per. Ind. Luca Tomasini
Studio Termotecnico, Tricesimo (UD)
riscaldamento
climatizzazione
idronica
Una soluzione per l’antisismica
Ho letto con molto interesse e non posso che condividere il
contenuto dell’opinione “Antisismica: scienza ed esperienza”,
pubblicata su RCI di ottobre.
I danni conseguenti all’entrata in crisi degli impianti
tecnologici, dovuti ad azioni cinematiche delle strutture di
supporto degli stessi, sono spesso più importanti di quelli
prodotti dagli eventi primari.
Queste eventualità, tutt’altro che rare, si pensi ad incendi,
esplosioni o scoppi di recipienti in pressione, non sono meno
gravi di quelli che hanno portato al collasso degli elementi
strutturali, con l’aggravante che spesso impediscono il
tempestivo soccorso o mettono a rischio la sicurezza dei
soccorritori.
Si tratta, come giustamente affermato, di far crescere
un’adeguata filosofia di progettazione che non limiti i criteri
di dimensionamento alle sole condizioni di esercizio, ma ne
studi anche gli effetti sull’ambiente circostante nei casi di
sollecitazioni esterne anomale, indipendentemente dalla loro
origine. Questo ci porta a pensare non solo ad eventi causati
da origine tellurica, probabili in luoghi ben conosciuti in tutto
il mondo, ma anche a tante altre occasioni in cui gli impianti
tecnologici potrebbero andare in crisi e diventare, a loro volta,
origine di disastri, per un errore di calcolo (il cedimento di
un elemento strutturale) o per un incidente dovuto a masse
in movimento (auto, camion, aerei) o incendi, cose che non
sempre sono collegate ad origine sismica.
Ritengo che a queste eventualità si possa far fronte
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RCI n.10/2010
propendendo verso l’utilizzazione di tubazioni adeguatamente
resistenti alle sollecitazioni di esercizio, sì, ma dotate di rigidità
nei punti singolari (raccordi, curve, ecc) e di buona flessibilità
nei tratti lunghi, così da non entrare in crisi per sollecitazioni
che portino a modificarne lo sviluppo longitudinale.
Altra attenzione che ritengo indispensabile è quella verso
l’autonoma stabilità statica degli elementi leggeri delle
costruzioni, che spesso costituiscono supporto di impianti
tecnologici, pur quando siano sottoposti a sollecitazioni
anomale. In proposito ho sviluppato una soluzione che
consente ad elementi rettilinei o piani, conseguentemente a
spostamenti o rotazione dei supporti strutturali di ancoraggio,
movimenti secondo i tre assi e rotazioni mantenendo il
carico sempre assiale, eliminando quindi l’insorgere di
pressoflessione ed evitando effetti di carico di punta.
Ing. Giandonato Disanto
Bari
La cultura dello spreco
Il merito all’opinione “Cogenerazione: fra efficienza
energetica e impatto ambientale”, pubblicata sul numero
di settembre, penso che fare cultura sulle fonti rinnovabili
è di certo molto importante. Molto più importante è però
sensibilizzare la gente sull’uso intelligente e razionale delle
fonti energetiche fossili. La cultura dello spreco è ancora una
realtà nel nostro paese e la scarsa propensione degli operatori
del settore all’aggiornamento tecnologico rallenta il processo
di riduzione dei consumi. Non bastano le normative europee
ed i recepimenti nazionali a far sì che tecnologie efficienti
e di affidabilità consolidata possano raggiungere l’ampia
diffusione che meritano. Alcune regioni d’Italia molto virtuose
hanno riconosciuto nella cogenerazione un valido strumento
da affiancare ai classici pannelli fotovoltaici e solari termici
per perseguire miglioramenti di efficienza energetica degli
edifici di nuova costruzione. Hanno pertanto percepito che la
cogenerazione a gas naturale ha raggiunto livelli tecnologici
tali per cui le emissioni in atmosfera di gas inquinanti e gas
serra sono molto ridotte; le unità al momento disponibili sul
mercato sono infatti dotate di sistemi di catalizzazione degli
esausti che riducono al minimo i livelli di CO ed NOx. Vale la
pena ricordare inoltre che con una sola unità cogenerativa,
anche di taglia molto piccola (inferiore ai 10 kW elettrici)
è possibile sostituire fino a 10 caldaie murali individuali.
Aggiungendo alla maggiore efficienza del cogeneratore
la mancata immissione di inquinanti dovuta alla non
installazione delle caldaie individuali, è facile comprendere
quanto “sostenibile” sia anche l’uso di fonti tradizionali.
Ing. Jacopo Criscuolo
Tecnocasa Climatizzazione, Loreto (An)