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CONCRETA MAGAZINE 3 A G A Z I N E M A G A Z I N E d i c e m b r e PERIODICO TRIMESTRALE DI ARREDAMENTO E IMMAGINE - Anno XI - N. 3 - Dicembre 2006 - “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% DCB Sondrio”. 2 0 0 6 Berr y’s Lounge Cafè M alberghi hotels ristoranti pizzerie rifugi residences ville res Valerio Gavazzi Pregiata finitura artigianale insieme ad alta tecnologia, design d’avanguardia in spazi perfettamente ottimizzati, qualità e funzionalità delle strutture, 16 anni di idee per la creazione di luoghi unici ed irripetibili. Questa è Concreta srl, un’azienda capace di progettare, realizzare e fornire “chiavi in mano” soluzioni d’arredo per alberghi e strutture commerciali di ogni genere. La professionalità e l’esperienza maturate consentono di offrire tutti i prodotti e i servizi legati all’arredamento avvalendosi delle tecnologie più avanzate e di un’equipe di lavoro altamente specializzata. Essere al tempo stesso progettisti e produttori consente di ottimizzare le caratteristiche del prodotto e rispondere me- glio alle esigenze della Clientela. Siamo qualificati per proporre un servizio “Chiavi in mano” dove viene richiesto un lavoro completo, un rapporto con un unico interlocutore, che garantisca costi definiti e tempi certi. Il concetto “Chiavi in mano” si basa infatti sul principio di sollevare il cliente da tutte le preoccupazioni gestionali ed avere un unico referente. Dalle esigenze del cliente alla realizzazione del prodotto, Concreta offre un servizio completo in grado di rispondere a desideri sempre nuovi. Il contatto con il cliente È in questa fase che i requisiti di un progetto vengono raccolti in linea con i desideri del cliente; la combinazione dei Vostri bisogni e la nostra esperienza è il primo passo verso il progetto. La progettazione degli arredi e degli impianti Curata da importanti architetti e designer, garantisce lo sviluppo di un progetto sempre unico, che sviluppa e arricchisce gli arredi Concreta. Primo passo è la proposta planimetrica di layout. Seguono poi bozzetti per le parti Concreta srl - Via Nazionale 14/a - Postalesio (SO) - Tel. ++39 0342 49 35 67 - Fax 0342 49 39 86 idenziali bar-pub nights pasticcerie gelaterie negozi uffici Umberto Paganoni più significative dell’arredo. Tutto l’arredo prende poi forma in un’immagine virtuale creata da designer con i più sofisticati strumenti di computer graphics. La realizzazione in falegnameria La lavorazione del legno e l’assemblaggio dell’arredamento nella nostra falegnameria (3000 mq.) unite a un gruppo di professionisti della lavorazione dell’acciaio, della verniciatura, del vetro, sono garanzia di un prodotto completo e inconfondibile. La falegnameria è senz’altro uno dei punti di forza dell’azienda. Sviluppa al proprio interno le diverse fasi della lavorazione del legno, dalla sezionatura alla laccatura e al premon- taggio prima della consegna. Il tutto sotto l’accurato controllo di architetti e progettisti che seguono ogni lavoro in ogni fase della produzione e del montaggio in cantiere. La consegna e il montaggio La consegna e il montaggio, effettuati con personale e mezzi nostri, assicurano i tempi concordati e un servizio di assistenza presente e puntuale nel tempo. Comunicazione e aggiornamento Concreta Magazine è un trimestrale di arredamento ed immagine, oltre a un versatile contenitore di storia, turismo e curiosità che viene redatto all’interno del nostro ufficio marketing. Viene spedito in 5000 copie ad operatori commerciali, professionisti e a coloro che lo richiedono. Corsi professionali per gelatieri, pasticceri, albergatori, barman, pizzaioli e cuochi, vengono proposti periodicamente nella nostra sala corsi, nella convinzione che l’aggiornamento, unito alla tecnologia, sia la chiave per qualunque successo imprenditoriale. www.concretasrl.com - [email protected] Sommario Dicembre 2006 EDITORIALE - Roberta Bertolatti 3 FRAMMENTI DI UNA VITA LUNGA UN SECOLO - Cecilia Paganoni 4 UNIVALE PER UN SORRISO - Camillo Bertolini PERIODICO TRIMESTRALE DI ARREDAMENTO, IMMAGINE E CULTURA Anno XI - N° 3 - Dicembre 2006 Direttore responsabile: ROBERTA BERTOLATTI [email protected] Redazione: CONCRETA s.r.l. Via Nazionale 14 A Postalesio (SO) Tel. 0342/49.35.67 Fax 0342/49.39.86 www.concretasrl.com E-mail: [email protected] Aut. Trib. SO N° 258 del 5/12/95 2 In copertina: Berry’s Lounge Cafè - Sondrio Foto: Andrea Basci ● Simone Pierfelice Giorgio De Giorgi ● Luca Salvadalena Fadri Cazin ● Archivio Consozio Teglio Archivio “Marco Mountain” Grafica: Lineagrafica s.a.s. Stampa: Bonazzi grafica - Sondrio CONCRETA RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE: LA CASA DELLA PASTA pag. 11 EDILBI pag. 25 GEOCLIMA pag. 37 PLOZZA pag. 44-45 GR TENDAGGI pag. 55 VDM pag. 59 CREDITO VALT. pag. 81 8 VENTI DI PASTA FRESCA... UNA FAMIGLIA UNA IMPRESA - Camillo Bertolini 10 L’ALPINISTA VALTELLINESE MARCO CONFORTOLA INCORNICIA UN 2006 VERAMENTE INDIMENTICABILE- Silvio Mevio 12 LA SCULTURA E LA PITTURA DI LUCA SALVADALENA: ISPIRAZIONE E FANTASIA - Donatella Micault 38 “BIKE TRASALP CHALLANGE 2006”- Laura D’Amelio 40 PIETRO VITALINI FIRMA UNA SIMPATICA E ACCATTIVANTE LINEA DI ABBIGLIAMENTO SPORTIVO-INVERNALE - Attilio Piazza 60 MARIO TESTORELLI E IL “SUO” MUSEO: UNA VITA PER LA VALFURVA - Silvio Mevio 75 UNA PUBBLICAZIONE DELL’ACCADEMIA DEL PIZZOCCHERO DI TEGLIO PER VALORIZZARE QUESTO PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE - Attilio Piazza 82 CONSORZIO TURISTICO DI TEGLIO: UNA STRAORDINARIA E DINAMICAREALTÀ TURISTICA VALTELLINESE - Silver 85 REFERENZE 88 Arredamento ALBERGHI Hotel Selene 4 stelle - Pomezia (RM) Hotel Sonne - St. Moritz (Svizzera) Albergo Vittoria - Gromo (BG) Albergo Ristorante Bellavista - Valmadrera (LC) 14 20 26 34 BAR Berry’s Lounge Cafè - Sondrio Cafè de la Gare - Tirano (SO) Caffè Lucignolo - Tirano (SO) 46 52 56 NEGOZI Pirker Sport - Chiesa in Valmalenco (SO) Ape Regina - Tovo di Sant’Agata (SO) Buongustaio - Sondrio Macelleria Giumelli - San Giacomo di Teglio (SO) 62 68 72 78 Editoriale A Abbiamo ancora nel cuore i ricordi dell’estate appena trascorsa, eppure siamo già alla fine dell’anno e anche quest’anno puntuale come sempre il Natale torna tra noi a portarci il solito carico colorato di regali, dolci, pensieri, speranze. Puntualmente come ogni anno ritornano le solite luci scintillanti, le vetrine straboccano di doni e decorazioni ma... sappiamo che è Natale? O siamo tanti automi che camminiamo e corriamo a testa bassa lungo i marciapiedi attanagliati dagli impegni di lavoro, dagli orari, dalle scadenze? Ci si chiede qual è lo spirito del Natale? Che cosa significa veramente fare un regalo a Natale? Gli antichi Romani, fautori della “traditio brevi manu”, ovvero il porre nella mani del destinatario l’oggetto da donare, davano un senso fortissimo all’atto del regalare che voleva rappresentare una dichiarazione di affetto e di stima. Oggi siamo molto lontani da ciò, basta solo pensare a quante volte facciamo un regalo solo per ricambiare. Il vero senso del Natale è quello che ancora oggi leggiamo in fondo agli occhi dei nostri figli, è quella luce misteriosa che fa sì che i nostri bimbi vivano la festa con la frenesia e la trepidazione che solo questi giorni speciali possono far provare. Giorni che evocano anche in noi ricordi di un’infanzia trascorsa, sensazioni, emozioni che negli anni hanno mantenuto gli stessi colori e gli stessi sapori. Possono cambiare i governi, le mode ma non il simpatico vecchietto un po’ in carne che capeggia tra i vetri delle case, sui panettoni, tra le vie. Teniamoci stretti i veri valori, quella felicità che solo le piccole, ma in realtà enormi cose possono dare. Cerchiamo di scoprire il vero spirito del Natale nel sorriso ingenuo e felice dei bimbi, nella carezza di un genitore o di un nonno lasciato troppe volte in disparte nel resto dell’anno. Il Natale vuole unire, accomunare gli spiriti e le emozioni. Condividere una serata felice con le persone care intorno ad un tavolo davanti ad un buon piatto fumante a volte può sciogliere nodi e tensioni emotive accumulatesi durante l’anno. Recuperare la semplicità di un evento che di per sé nasce in uno dei contesti più semplici ed umili che la storia ricordi, una stalla con due buoi ed un bambino avvolto negli stracci. E allora che sia un Natale semplice, senza inquinamento commerciale, recuperandone lo spirito vero. E che sia un Natale visto con gli occhi dei nostri figli, quando quel batticuore ci faceva sobbalzare al minimo rumore, con la gioia e la speranza di intravedere tra le luci che si accendono e si spengono la sagoma di qualche pacco sotto l’albero. E che sia un Natale dove un gesto di solidarietà diventa un momento di grande responsabilità sociale e di impegno in aiuto ad associazioni di volontariato , come l’Univale; associazione che vi presento in questo numero, nella speranza che coglierete questa occasione per fare un gesto che sarà sicuramente apprezzato. Partecipare significa contribuire alla crescita di un’esperienza locale di solidarietà dal valore profondamente umano. Ed è proprio con questo spirito che la direzione di Concreta e Confa augura a tutti i dipendenti, a Voi lettori, giornalisti e collaboratori un sincero Buon Natale! Roberta Bertolatti IN RICORDO A FRANCESCO BONAZZI Ho provato grande commozione ed orgoglio quando la proprietà di Concreta mi ha chiesto di ricordare la figura di FRANCESCO BONAZZI sul nostro Magazine, che ha visto i Natali nella sua tipografia ben 13 anni fa. Io che ho vissuto 23 anni alle sue dipendenze è come ricordare un padre, un amico “grande”, ma non voglio assolutamente essere retorico. Voglio ricordarlo come industriale modello, timido e schivo ai riflettori, attento e assorbito completamente alla sua professione e alla sua famiglia. Una professione che lo ha distinto nella storia della stampa valtellinese; capostipite e pigmalione di quasi tutti i tipografi operanti nel nostro capoluogo e non solo. Ora la tecnologia ha trasformato la vecchia “tipografia” in “litografia” oppure “computergrafica”, ma Francesco Bonazzi rimarrà nell’immaginario collettivo come: “Bonazzi grafica - La stampa”. Beppe Aldrighetti 3 Testi e foto: Cecilia Paganoni Frammenti di una vita lunga un secolo Le nonne Enrica ed Elena raccontano uno dei momenti più felici della loro infanzia 4 L’anziana bisnonna si guarda attorno con sguardo indagatore, verso le sei di sera le strade sono sempre molto trafficate, é il momento in cui la gente ritorna a casa dopo una intensa gior- nata di lavoro: é un continuo via vai di auto, un serpentone che dalla città si snoda lungo la strada che sale verso i paesini arroccati sulla collina soprastante. Osserva attentamente quelle scatole di metallo dai colori più svariati, poi alzando il bastone indica due auto, ecco stanno arrivando i miei nipoti, dice, tirando un sospiro di sollievo. Sempre in giro per lavoro, mai un attimo di riposo, quando la sera li vedo arrivare mi si allarga il respiro, la famiglia si ritrova tutta assieme, una grande famiglia come quella di una volta. Anche se tutto é cambiato.....tutto! Noi, da bambini non avevamo tutte quelle cose che hanno i ragazzi di oggi e la nostra vita trascorreva quasi solo tra il paese e gli alpeggi. Prati, vigne, boschi e i nuclei situati sulle Orobie erano i luoghi dove trascorrevamo le nostre giornate, i mesi e gli anni. Tra tante difficoltà avevamo anche qualche buona possibilità, per nostra fortuna. Avevamo una zia straordinaria, zia Maria, la ricordo sempre molto volentieri, una donna sempre molto sorridente con due grandi occhi verdi luminosi come due specchi d’acqua di montagna. Fatto piuttosto insolito era l’unica proprietaria, lei donna, di una bottega di generi alimentari e di robe di ogni sorta, come si soleva dire allora, nel nostro paese. La bisnonna si fa pensierosa, cerca di richiamare alla memoria quella figura elegante dal fisico snello, flessuoso come un giunco, sempre pronta a dare una mano a chi ne aveva bisogno senza pretendere nulla in cambio. Zia Maria, come tutti la chiamavano come se fosse la zia di tutto il paese, era una donna molto religiosa, pregava molto, ma non era bigotta e appena nella bottega aveva qualche caramella o qualche biscotto in più lo regalava ai bambini che le gironzolavano intorno, e noi nipoti eravamo piuttosto gelosi di questa sua prodigalità. Non riuscivamo a capire il perché di certi gesti che ritenevamo sprecati. Quei mocciosi, confabulavamo tra di noi, non sono suoi parenti, mentre a testa bassa e piuttosto imbronciati tornavamo alle nostre case prendendo a calci i sassi della strada come se fossero responsabili dell’accaduto. Intanto i nostri rivali, si fa per dire, seduti su un muretto si leccavano ripetutamente le labbra gongolando in modo provocatorio, mentre gustavano quel succoso dolcetto. A pensarci adesso mi viene da ridere, ma allora i tempi erano diversi e una caramella o un biscotto non era cosa di tutti i giorni. Talvolta quando il gruppo dei ragazzi che aveva ricevuto l’omaggio, era a nostro avviso troppo numeroso, ci scappava pure qualche spintonata; ma bastava che sulla porta della bottega si affacciasse la figura silenziosa e autorevole di zia Maria che ci passava in rassegna ad uno a uno con uno sguardo severo e preoccupato e tutta quella tensione si sciogliesse come neve al sole. No, non potevamo recare dispiacere all’unica persona che dava un tocco di dolcezza alle nostre giornate; lasciavamo cadere i sassi e ritornavamo alle nostre case seguiti dal suo sguardo e da quella frase ormai nota: “ Solo chi si comporterà bene verrà con me alla festa di S. Luis.” Mancavano ormai pochi giorni al 21 giugno, dovevamo perciò impegnarci a rispettare quelle regole di condotta per poter andare con la zia a Sazzo, nel comune di Ponte, ove ogni anno in occasione della festa del santo patrono si teneva una gran fiera che richiamava visitatori da tutti i paesi vicini e perfino dalla vicina Svizzera. Nel frattempo ciascuno cercava di raggranellare un piccolo gruzzolo per poter comperare ciò che da tanto tempo costituiva l’oggetto dei nostri desideri. Qualche soldino ci veniva dato dai genitori, noi ci impegnavamo nella raccolta di robe vecchie, stracci, pezzi di ferro e di alluminio, ossa, etc, che vendevamo poi allo “strascé” (straccivendolo). Facevamo a gara a chi trovava una quantità maggiore di rottami, questo significava più soldini. Alla sera eravamo stanchi morti, ma che soddisfazione al momento della paga. Bastavano quei pochi soldi in tasca per darci la possibilità di fantasticare, creare castelli in aria, di sentirci in un altro mondo. Per alcuni giorni vivevamo nel mondo delle favole...chissà se Sazzo era davvero un paese così bello come diceva zia Maria! La Vigilia Della Festa I giorni precedenti alla festa eravamo molto agitati, non riuscivamo a star fermi tanta era l’emozione per l’avvenimento che si avvicinava. Andare da Albosaggia fino a S. Luigi di Sazzo sul carretto trainato da un mulo e guidato da zia Maria era davvero straordinario. Una donna, un carro pieno di ragazzi e un mulo.....queste parole frullavano continuamente nella nostra testa. La sera a letto ripetevamo all’infinito questo gioco cercando le combinazioni possibili... un mulo, un carro di ragazzi, una donna, oppure una donna, un carro pieno di ragazzi da Albosaggia a Sazzo e così via. Ad un certo punto la mamma con una voce dura e per nulla amorevole tagliava corto: “Smettetela, disii su i 5 La strega rise con cattiveria e mentre pronunciava alcune parole strampalate: “Fila filota, fila giò per quella piota” scagliò la povera donna colpevole di aver lavorato nel giorno di festa, nel burrone sottostante”. Tutti pensierosi ce ne stavamo rannicchiati nel pagliericcio odoroso di sole e di grano fin quando stanchi morti ci abbandonavamo tra le braccia del sonno. 6 pater, se no el Signor al manda el Castigamat!” (Smettetela, recitate le preghiere altrimenti il Signore manda i castighi”) E zia Celesta la vecchia saggia della famiglia aggiungeva con voce dolente: “Pregate il Signore che ci dia un buon sentimento, non fate gli sciocchi!” A questo segnale sapevamo che dovevamo smettere, anche se era molto difficile contenere tutte quelle energie. Poi zia Celesta per tranquillizzarci ci raccontava una storia, ogni sera una storia diversa. La Storia Della Strega Giustiziera C’era una volta, incominciava zia Celesta, una donna che passava le giornate lavorando fino a tardi. Una sera mentre stava ancora filando al lume di candela, una vecchietta bussò alla sua porta offrendole il suo aiuto per completare il lavoro. La donna accettò con soddisfazione quell’aiuto insperato, non aveva lontanamente pensato alla Magada, la terribile strega che si aggirava di notte in paese combinando terribili misfatti. Era la sera del sabato e la donna sapeva che era proibito filare nei giorni di festa, la Magada era venuta apposta per controllarla! Lavora e lavora il tempo passava, quando la donna si accorse era ormai troppo tardi, era già passata la mezzanotte ed era già iniziato il giorno di festa, la poveretta si spaventò e non sapeva più cosa fare per rimediare. Da Albosaggia a Sazzo La mattina del 21 giugno festa di S. Luigi Gonzaga patrono di Sazzo ci trovavamo di buon ora davanti alla bottega di zia Maria, belli puliti, tirati a lucido come le stoviglie prima delle festività natalizie. Eravamo una decina di cugini pronti ad affrontare l’avventura di un tragitto di circa dieci chilometri. Non era cosa da tutti, la maggior parte infatti andava a piedi, questa era per noi un’occasione unica per conoscere altri paesi oltre Sondrio. La strada sterrata era quasi tutta pianeggiante, il nostro mulo magro e spelacchiato trotterellava che era una meraviglia e zia Maria seduta a cassetta rivelava una insospettabile abilità di vetturale. Dopo Sondrio la strada era percorsa da numerosi carri provenienti dai paesi vicini. I maschietti incitavano la zia a non lasciarsi superare e a mantenere un’andatura più veloce, a ingaggiare insomma una specie di gara di velocità. Noi bambine preferivamo guardarci attorno, ammirare il paesaggio, le bellezze dei palazzi e delle dimore signorili che incontravamo lungo il percorso. Ci sembrava di attraversare un mondo completamente diverso e qualcuno ricordando i racconti degli emigranti che erano tornati dalla “Merica” come dicevano loro, speravano che il viaggio non avesse mai fine, ma continuasse fino a giungere in quei territori tanto lontani e così diversi da quelli soliti. Non c’era comunque posto per la noia, ognuno poteva trovare molteplici interessi; zia Maria procedeva con andatura sostenuta, di carattere bonario accettava con umorismo qualche scherzetto, e il vociare eccessivo dell’allegra combriccola. Giunti alle Casacce bisognava lasciare la strada principale e imboccare una stradina laterale che saliva ripida sulla destra per alcune centinaia di metri tra ombrosi castagni. Qui purtroppo le cose cambiavano, il povero mulo dopo aver trotterellato a lungo e di buona lena rifiutava di affrontare la salita, inutili i vari tentativi della zia di infondergli coraggio ed energia con un po’ di zucchero e vino. Non c’era niente da fare, tutto era inutile, il mulo con il suo carretto se ne stava lì in mezzo alla strada e non c’era verso di spostarlo; a noi si presentava un’unica soluzione, scendere e proseguire a piedi fino alla meta, del resto ormai vicina. Finalmente il mulo libero dalla nostra zavorra riprendeva il cammino e noi al suo fianco. I soliti permalosi borbottavano “..proprio sul più bello ci doveva lasciare a piedi, che figura stiamo facendo..” Altri volgevano invece lo sguardo in alto verso il Santuario che si stagliava imponente verso il cielo. Ormai eravamo arrivati. Appena giunti sul sagrato zia Maria legava saldamente il mulo a una palizzata per potersi poi muovere liberamente; ci prendeva per mano, eravamo come tanti acini d’uva appiccicati al raspo. Il sagrato era già gremito, c’erano uomini, donne, bambini, venditori, semplici curiosi e pellegrini che erano giunti da ogni parte per partecipare alla solenne cerimonia. La zia ci guidava tra la ressa per poter entrare nel Santuario ad assistere alla Messa. Grande era il nostro stupore alla vista di quelle splendide tele tanto maestose e imponenti. Durante la cerimonia riuscivamo a fatica a stare fermi nonostante fossimo stipati come sardine in scatola. Una volta ultimata la celebrazione ci aspettava il paese dei balocchi con le sue mille attrazioni e c’era chi tirava da una parte e chi dall’altra. Ma il monito della zia suonava severo “Chi non obbedisce, la prossima volta resta a casa, state uniti non allontanatevi”. Ognuno metteva mano alla sua sacoccia tenendo ben stretto il piccolo gruzzolo: uno voleva comperare una pipa di zucchero, un altro dei biscotti e il più grande che aveva racimolato più soldi cercava un carretto di legno. C’era solo l’imbarazzo della scelta, zia Maria invece pensava alla sua bottega e alla sua casa, osservava con attenzione i pelotti le lenzuola di canapa, i paioli in rame e in pietra ollare. La piazza era molto rumorosa oltre al vociare dei venditori ogni tanto qualche raglio d’asino fendeva l’aria, né mancavano i muggiti delle mucche e i belati delle pecore e delle capre che i contadini avevano portato alla fiera per vendere. Sempre controllati dallo sguardo severo della zia giravamo ogni angolo passando da una sorpresa all’altra, non stavamo più nella pelle dalla felicità. Era una festa di suoni e colori dove non era difficile perdersi, purtroppo il pomeriggio volgeva al termine rapidamente e a malincuore dovevamo abbandonare quella splendida festa e avviarci col nostro carretto verso casa. Ognuno aveva fatto i suoi acquisti, divertendosi un mondo in mezzo a quella folla festante e al rientro, stanchi morti tiravamo le somme di quell’insolita giornata. Ognuno aveva da raccontare quello che aveva visto e udito , quante novità potremo raccontare ai nostri amici ri- masti a casa, ci sentivamo fortunatisssimi. Quella gita in carretto e la partecipazione alla fiera ci avevano proiettato in un’altra dimensione , grazie a zia Maria.E il ricordo nonostante siano passati tanti anni é ancora vivo. Per i ragazzi di oggi i divertimenti sono ben altri e non credo che un viaggio a ritroso nel tempo possa renderli contenti, nonostante abbiano un’infinità di cose, non mi sembrano più soddisfatti di noi quando eravamo piccoli e senza niente o quasi. Ho vissuto quasi un secolo eppure quei ricordi sono ancora nitidi nella mia memoria, basta un attimo a spolverarli e farli conoscere ai ragazzi di oggi. 7 Txt: Camillo Bertolini Univale per un sorriso 8 Più di ottanta artisti espongono a Sondrio a sostegno di UNIVALE. Partecipare significa contribuire alla crescita di un’esperienza locale di solidarietà dal valore profondamente umano. Entrati nell’ospedale di Sondrio, la segnaletica dei reparti riporta la sigla UNIVALE accanto all’ortopedia. Il cartello di colore giallo ci dirige quindi verso il padiglione est, meglio noto come “ospedale vecchio”. Il vecchio edificio nasconde però un’iniziativa che, almeno per quanto riguarda il panorama valtellinese, rappresenta una felice e vivace novità. Al solo sguardo, una parte del reparto di oncologia presenta qualcosa di insolito. Prevenuti nel ritrovare il rigore bianco e lineare della tipica struttura ospedialiera, i sensi sono invece accerchiati da una strana sensazione di benessere. Qui i colori, le forme e persino gli odori non sono quelli che ci aspettiamo. Sembrano più casalinghi, in fondo più normali. Questi locali, appartenenti al nuovo ambulatorio di oncologia medica, sono stati inaugurati poco piu’ di un anno fa (settembre 2005), al termine della restaurazione di un’area prima adibita a magazzino. Al di là dello stile insolito, la novità più importante sta nel fatto che a farsi carico delle spese necessarie non sia stata la sanità nazionale, bensì un’associazione locale: UNIVALE appunto, ossia l’Unione Volontari Assistenza leucemici, Emopatici e Oncologici. Ci troviamo di fronte ad un esempio virtuoso di come le persone appartenenti a una comunità (ristretta come lo è la nostra) possano organizzarsi e prendere iniziativa per sostituire, o semplicemente completare, le carenze delle strutture sociali. A presiedere l’associazione è il dottor Fiumanò. Lo incontro per una rapida chiaccherata proprio nel suo Studio ubicato nel nuovo ambulatorio oncologico. Dottor Fiumanò, che cos’è UNIVALE e cosa si propone di realizzare? UNIVALE è un’associazione di volontari nata nel 1990. Inizialmente ci occupavamo di dare sostegno alle famiglie e ai malati ematologici. A partire dal 2004 si è riusciti a intervenire anche nel campo oncologico, pure per dare sostegno al reparto di oncologia medica, al quale forniamo personale e siamo attivi nel miglioramento del confort ospedaliero. Che tipo di sostegno la sua associazione riesce a fornire? Certe malattie rappresentano un dramma sotto molti aspetti. Innanzitutto si cerca di dare sostegno di tipo psicologico perchè il paziente riesca in qualche modo a superare alcune fasi che può risultare molto critica anche dal punto di vista mentale. Ma ciò di cui ci occupiamo tenta di andare molto al di là. Si cerca di trovare una soluzione per varie difficoltà incontrate dai malati, dalla recerca di un’occupazione a un vero e proprio sostengo finanziario. Siamo inoltre molto attivi, grazie ad un accordo con la Croce Rossa, nel trasporto ospedaliero verso strutture spesso lontane e non facili da raggiungere. Come ho già detto, siamo un’associazione di volontari. Volontari che continuiamo a completare con corsi di formazione per offrire un’assistenza sempre più adeguata e qualificata. In che modo UNIVALE riesce a finanziare il suo operato? I finanziamenti che riusciamo ad ottenere provengono da due campi in qualche modo distinti. Le donazioni di privati e le iniziative che riusciamo a mettere in piedi. Questi locali, ad esempio, sono stati realizzati grazie al contributo dei Giovani Imprenditori e di tanta altra brava gente, che ha messo a disposizione la sua abilità professionale nella loro risistemazione. Inoltre UNIVALE e’ iscritta nel registro regionale delle Onlus, e ha quindi i requisiti necessari per poter essere destinataria del cinque per mille (codice 93004650144). Riceviamo comunque con riconoscenza qualunque tipo di donazione volontaria. Per quanto riguarda le nostre iniziative, ne abbiamo una in programma a breve scadenza. Si tratta di una mostra che si terrà dall’11 al 30 dicembre presso la sala ‘Le Volte’ a Sondrio (ex enologica). Tutto è partito da un’artista che ha voluto donare alcune opere all’as- sociazione. Nel giro di poco tempo la cosa si è allargata, ed ora possiamo contare sull’adesione di ben ottantatrè pittori e scultori. Si tratta di artisti valtellinesi di fama ormai affermata (Pelizzatti, Mainardi, Gusmeroli, Bricalli, Gutu Pavel…), ma anche di alcuni abili “dilettanti”che si sono lanciati nell’impresa con entusiamo. I presupposti che l’iniziativa vada bene ci sono tutti. Per noi sarebbe importante perche’ UNIVALE potrebbe così’ continuare a fornire i propri servizi e chissà , magari riuscire a raggiungere anche le altre strutture ospedaliere della provincia. Le coordinate bancarie di UNIVALE sono: Banca Popolare di Sondrio - C.C. 42673/90 (ABI 5696) - CAB 11000 - CIN D) 9 Txt: Camillo Bertolini Venti di pasta fresca... una famiglia, un’impresa 10 Remigio, Antonio, Luciano e un compleanno da festeggiare. A spegnere le venti candele è la Casa della Pasta, laboratorio artigiano sondriese del primo piatto che tutto il mondo ci invidia. Amore per il lavoro, iniziativa e professionalità sono gli ingredienti alla base di un traguardo costruito giorno per giorno, prova dopo prova, con la sveglia puntata sempre prima dell’alba. Si perché la storia d’amore tra i fratelli Urbani e la cucina parte da lontano, quando da ragazzini prepararono la valigia per rincorrere la loro passione fuori provincia, fino a raggiungere prestigiosi ristoranti europei. Si ritroveranno poi tutti e tre nel pavese per la gestione di un loro ristorante. Il Tabarro, dal nome di un’antica mantella che avvolgeva completamente gli uomini, diviene in poco tempo noto per le sue bontà di pasta fresca. Però la voglia di far ritorno tra le Alpi è sempre viva, e un’idea inizia a farsi strada nei loro pensieri. La Casa della Pasta nasce nel dicembre del 1986 in Piazzale Merizzi a Sondrio. Da subito punta al rapporto diretto con la clientela, ma anche alla fornitura dei ristoranti della valle. – All’inizio ci furono anni difficili – ricorda oggi Antonio con il sorriso di chi il difficile se l’è messo alle spalle credendo nei propri mezzi. Negli anni novanta la pasta fresca si è fatta strada andando al passo della riformulazione del concetto di benessere. Il mangiare sano, l’acquisto dei piatti preparati artigianalmente da persone con le quali è possibile rapportarsi in modo fiduciario divengono sempre più necessità di una popolazione ritornata cosciente che il benessere fisico non può prescindere da un’alimentazione naturale. E la Casa della Pasta racchiude anche nel nome una piccola realtà familiare costruita sul lavoro e sulla professionalità dei tre fratelli Urbani e delle loro mogli. Dal settembre 2003 la Casa della Pasta si affaccia in via Trieste. Anche in una piccola cittadina come Sondrio pulsano differenti spiriti e molti cuori. Ecco che il nuovo punto vendita sorge nella zona degli uffici e dell’amministrazione. Qui la clientela aggiunge esigenze diverse, come quella del pasto caldo consumato nei pressi del luogo di lavoro. Alla pasta, ai pizzoccheri, alle molte qualità di gnocchi e ravioli si vanno ad aggiungere piatti pronti quali lasagne, crespelle, cannelloni, polenta, fino all’offerta di pesce, carni e contorni cucinati tenendo conto della stagionalità. Qual è il segreto della buona pasta? La scelta delle farine, come la limpida acqua delle nostre vallate ricoprono un ruolo di prim’ordine. Ma non basta. Bisogna entrare nel cuore della pasta, nel cuore di chi fa questo lavoro da anni con la stessa passione, nell’esperienza delle mani che si muovono sicure nella produzione. Sono questi gli ingredienti capaci di fare la vera differenza. Se i meriti del successo vanno attribuiti all’unione familiare dei fratelli Urbani, i tre hanno abilmente saputo differenziare il loro lavoro secondo le loro particolarità e le loro passioni. Se Luciano è il mago del raviolo, Remigio si dedica abilmente e con passione a lasagne, cannelloni e ai piatti più fantasiosi. – Sono loro gli artefici del successo, io sono solo il banconiere – scherza Antonio con un pizzico di modestia –. Ma entrando in via Trieste ci si rende subito conto di quanto la vendita sia un’arte essa stessa. Cordiale ed estroverso, Antonio ci fa uscire con l’acquolina in bocca e col sorriso. I ELLON N N A C TELLE A I L AVIOLI G R A I T R E H TI ZEROT ZZOCC I N P A I ROTTI P E N Z O I N L H L A E C IP CANN GNOC OCCH E L N I L L LONI G E L I O T I E L A V I N O A L I N R V G A A A I HERI R OTTI T CHERI TELLE C R C A C I E C L O Z O G Z N Z A Z A RAVIOL T Z P I PI I I T P I R T I H E I O N C H N R C C LO ZE I NELLO LI GNO PIZZOC ANNEL HI PAN I O C C I EROTT N V C E Z A L O O L N R L E N L A I E T P G R A I I N E L LI H I OCCH TI TAG I RAVIO LE CAN NOCC L T R G E E O I T ELLON H R L A E I C N O L Z I C N V G N A O A A A R IT EC IP IZZ CHERI IATELL EROTT OCCH LONI P C L Z L O G E N AVIOLI Z A N A R T Z P I I N I T P I A R T I H E C N C H RO LLE NELLO GNOC PANZE ZZOCC I N I I L GLIATE P A H I O ROTTI C C I E N V C E Z A L O O L N R L E N L A I E G AT IP HER CANN AVIOLI OCCH I TAGLI E R T I L ZOCC N L T R LONI G E E L O I T E H R L A E I C N O L Z I C N V G N A O A A HI PA I HERI R NI PIZZ OTTI T TELLE C R C A O I E L C L Z L NOCC O G E N Z A N A RAVIOL T Z P I I N I T P I A R T I H E C O N C H E R C C LO ZE ELL I LI GNO PIZZOC ANNEL HI PAN AGLIAT I O C C I EROTT N V C E Z A L O O L N R L E N L A I E T P G R A I I N L LI CHE I OCCH TI TAG I RAVIO LE CAN N L T R G IZZOC E E O I T ELLON H R L A E I C N O L Z I C N V G N A O A A A R IT EC IZZ CHI P CHERI IATELL EROTT LONI P C L Z L O G E N AVIOLI GNOC Z A N A R T Z P I I N I T P I A R T I H E C N C H RO TELLE NELLO GNOC PANZE ZZOCC I N I I L P A H I O ROTTI C C I TAGLIA E N V C E Z A L O O L N R L E N L A I E G AT IP CHER CANN AVIOLI OCCH I TAGLI E R T I L N L T R LONI G E E L O I PIZZOC T E H R L A E I C N O L Z I C N V G N A O A A CHI PA I HERI R NI PIZZ OTTI T TELLE C R C A O I E L C L Z L O G E N GNOC Z A N A RAVIOL T Z P I I N I T P I A R T I H E C O N C H E R C C LO ZE TELL I LI GNO PIZZOC ANNEL HI PAN I O C C I TAGLIA EROTT N V C E Z A L O O L N R L E N L A I E T P G R A I I N L LI CHE I OCCH TI TAG I RAVIO LE CAN N L T R G E E O I PIZZOC T ELLON H R L A E I C N O L Z I C N V G N A O A A A Z C R T CHI P ROTTI CHERI ATELLE ONI PIZ I E L C L Z L O G E N AVIOLI GNOC Z A N A R T Z P I I N I T P I A R T I H E C N C H RO TELLE NELLO GNOC PANZE ZZOCC I N I I L P A H I O ROTTI C C I TAGLIA E N V C E Z A L O O L N R L E N L A I E G AT IP CHER CANN AVIOLI OCCH I TAGLI E R T I L N L T R LONI G E E L O I PIZZOC T E H R L A E I C N O L Z I C N V G N A O A A CHI PA HERI R NI PIZZ OTTI T TELLE C 11VIOLI R C A O I E L C L Z L O G E N GNOC Z A N A RA T Z P I I N I T P I A R T I H E C O N C H E R C O C E TELL I I GNO NNELL I PANZ IZZOC L P A H I O C C I TAGLIA EROTT N V C E Z A L O O L N R L E N L A I E T P G R A I I N LI IOL CHE I OCCH TI TAG I RAVserenità, LE CAN N L T R G E E O I PIZZOC T esperienza, prezzo qualità ELLON H R L A E I C N O L Z I C N V G N A O A A A Z C R TTI Tfreschi senza agCHI P imbattibile, prodotti RO CHERI ATELLE ONI PIZ I E L C L Z L O G E N AVIOLI GNOC Z A N A R T Z P I I N I T P I A R T I H E giunta di nessun conservante, coloC C H RO LON TELLE NEe Ldove GNOC T PANZE ZZOCC I N I I L P A H rante, additivi la parola fresco I O C C I TAGLIA N V C E ZEROT A L O O L N R L E N L A I E T P G R A I I N E I L L H non è un modo di IOdire, è una realtà.LLE CAN CH NOCC TTI TAG RI RAV G E E O I PIZZOC T ELLON H R L A E I C N O L Tutti i giorni dal lunedì al sabato il Z I C N V G N A O A A A Z C R T P I I LE I PIZ CHI OTTfresche meglio delle e dei piatti CCHER LIATEL ZERpaste O G ELLON N GNOC A Z N A RAVIO T Z I P I N I T P I A R T I H E C O N C H E R C pronti in Sondrio C E TELL NELLO I GNO I PANZ N IZZOC L P A H OT I Parola di Remigio, Luciano e Antonio C Urbani O C C I TAGLIA N V E A L O O L N E LL ANZER I R E T P G R I A I N E I L L H H N O G I C A C V C C TA I GNO PIZZOC TELLE HERI RA ROTTI L A E C I NELLO O L Z I C N V G N O A A A A Z C R T P Z I E I I I L T P R L E T CH NI OCCH GLIATE NZERO GNOC Z A NELLO A T Z P I I N I RAVI T P I A R T I H E C O N C H E R L C O C E L L C Z EL TE NO HI PAN I PIZZO RO CANN C IOLI G TAGLIA N V C E A L O O L R L E N L I E T PANZE G A I I N ER I L L H H N O G C I A C A V C C C IT E L PIZZO HERI RA LI GNO EROTT IATELL C O L Z I C V G N ANNEL O A A A Z C R T P Z I E I I I L T R P H L I E T E C H N O T GNOC NELLO ANZER TAGLIA ZZOCC P I I N T P I A T I H ERI RA C O N C H E R L C O C E L L C O Z E L E T ZO HI PAN OLI GN CANN CSONDRIO TAGLIA E NI PIZ VISONDRIO C E A L O O L R L E N L I E T Laboratorio: Punto vendita: G R I I PANZ N L LIA H HE N O G C I A C A V C C C T A O I O R LE 14 N Piazzale ELTrieste, OTT 14a PIZZ E CHERI LIATVia ZERMerizzi, IOLI G C V G N O A A A Z CANN R T P Z I E I I I L T R P H L I E T E C H N O T C C O IA ER GNO NNELL TITAGL PIZZOC I PANZ A T I H C O N C E R L C O E L L Z EL TE NO HI PAN CANN C IOLI G TAGLIA V C E A L O L R E N I G AT CHER AVIOLI I TAGLI R T I T R E O PIZZOC H R TELLE E C A Z I C L N O G A Z P A IZ IT CHI LONI P EROTT L Z E GNOC N N A N P A I OCCH TELLE C N A I G L I G L A O T AVI HERI R C C O PIZZ Txt: Silvio Mevio Foto: Archivio “Marco Mountain” Il prossimo aprile 2007 il forte “himalaysta” della Valfurva partirà per l’Himalaya con l’ 12 Conquistare quasi tre “Ottomila” in un solo anno, ovvero il 9 maggio lo Shisha Pangma ( 8027m), il 19 maggio il Lothse (8450m) ed il 12 ottobre l’Annapurna (8091m) 2006, è un’impresa che ogni alpinista vorrebbe effettuare. Marco Confortola, il forte alpinista della Valfurva, se durante la passata estate un principio di congelamento alle dita dei piedi non gli avesse saggiamente consigliato di rinunciare al Lhotse (8450m) sarebbe riuscito nell’impresa. Ma sinceramente due e mezzo possono bastare … infatti, non ci sono stati “ostacoli” alla sua indescrivibile voglia di salire e di conquistare l’Annapurna (8091m - la “Montagna Maledetta”), Una bella immagine dell’Annapurna obiettivo di conquistare altri due ottomila: il Broad Peak (8047 m) ed il Cho – You (8200 m) una cima considerata da tutti gli alpinisti tra le più pericolose e difficili al mondo. Infatti dal 1950 al 2005 sono state 145 le spedizioni che hanno tentato di scalare questa vetta; meno di un terzo è riuscito nell’intento di raggiungere la sommità dell’Annapurna. Le quarantadue spedizioni alpinistiche che sono arrivate in cima hanno avuto una percentuale di successo del 40% in estate, del 26% in autunno e del 10% in inverno. Questo importante risultato alpinistico, Marco Confortola l’ha voluto dedicare all’amico alto – atesino, Christian Kuntner, il quale nel 2005 proprio durante la salita alla stessa montagna veniva travolto ed ucciso da una valanga. Compagni di cordata La salita alla cima dell’Annapurna in questa affascinante sfida oltre gli Ottomila sono stati Silvio “Gnaro” Mondinelli (originario della di Gardone Valtrompia – Brescia, ma residente ad Alagna - Valsesia), Marco Camandona (valdostano), Abele Blanc (valdostano – rientrato in Italia a causa di un lutto in famiglia) e Fabio Iacchini (Borca Macugnaga – Valle Anzasca). Siamo stati invitati da Marco Confortola ad Uzza, una piccola frazioncina alle porte della Valfurva, dove lui stesso sta ultimando la sua abitazione arredata con gli eleganti elementi forniti da Concreta, uno dei suoi principali e più importanti sponsors che lo hanno aiutato in queste ultime imprese himalayane; con lui abbiamo fatto una simpatica e proficua chiacchierata dopo le sue ultime “performance” alpinistiche in Himalaya ... - Marco Confortola, un 2006 da incorniciare; hai conquistato, infatti, quasi tre ottomila ma soprattutto hai fatto “tua” la cosiddetta “montagna maledetta” … raccontaci alcune tue sensazioni … <<Si il 2006 è stato un anno molto positivo per quanto riguarda il mio personale palmares nei confronti degli “Ottomila” anche perché se non incappavo nel problema congelamento ai piedi, allorché mancava poco alla cima del Lhotse (8450m), potevo chiudere la partita attraverso la conquista di ben tre ottomila; pazienza come dice il vecchio adagio sarà per la prossima volta>>. - Marco tra gli “Ottomila” che hai salito quale dei tre è stato il più impegnativo e quale quello più bello paesaggisticamente parlando? L’alpinista valtellinese incornicia un 2006 ver <<Tra i tre “Ottomila” che ho salito sicuramente quello più ostico, difficile ed impegnativo è stato quello dell’Annapurna, ovvero la “Montagna Assassina e Maledetta”. Comunque, nonostante questo lugubre appellativo, con me in particolare e con gli altri miei compagni di cordata (Silvio “Gnaro” Mondinelli, Marco Camandona e il nostro sherpa … Fabio Iacchini non è riuscito a salire con noi a causa di problemi di salute) questa straordinaria cima è stata benevola: infatti durante la nostra salita sono cadute ben 5 gigantesche e paurose valanghe … quasi un segno premonitore che ci ha avvertito di quanto pericolosa sia l’Annapurna. Da un punto di vista paesaggistico metto sullo stesso piano la montagna più alta della Terra, ovvero l’Everest con i suoi 8850m e la stessa Annapurna>>. - Marco ci puoi raccontare , molto brevemente, il “diario” della tua salita all’Annapurna? <<Siamo partiti la notte dell’11 ottobre 2006 dal Campo Base Tre, situato a quota 6650m, per tentare la cima in una sola tappa; dopo due giorni di forte vento e freddo, al limite della sopportazione, abbiamo raggiunto finalmente la sommità collocata a 8091m e lì il nostro pensiero è andato agli amici “sfortunati” che purtroppo hanno perso la loro vita mentre tentavano di salire questa cima himalayana ed in particolare l’alto – atesino Christian Kuntner, scomparso l’anno scorso durante l’ascensione all’Annapurna proprio in compagnia di “Gnaro” Mondinelli. Come ho già ricordato in precedenza sulla cima siamo arrivati in tre (io, il “Gnaro” e Marco Camandona) tranne Fabio Iacchini che si è dovuto arrende- re per problemi di salute. Durante la salita abbiamo sperimentato una via diversa di ascensione perché quella “classica” dei Francesi risultava estremamente pericolosa. Infatti, una notte una grossa valanga si è fermata a poco più di duecento metri dal nostro Campo Base 2 (5600m) e credetemi non ho mai visto il “Gnaro” ad imprecare come in quella occasione (se ben ricordate proprio nel 2005 lui stesso era stato coinvolto nella tragedia dove aveva perso la vita Christian)>>. - Ringraziandoti per la tua squisita ospitalità e disponibilità, l’occasione ci è gradita per complimentarci con te per il “buon gusto” nell’arredamento della tua straordinaria abitazione; a questo punto ti chiediamo, Marco, di svelarci i tuoi programmi che ti vedranno protagonista nel 2007 ancora sull’Himalaya… <<Per il 2007 ho nel cassetto un paio di sogni: in aprile – maggio la salita del Cho – You con i suoi 8200m e, successivamente, a giugno – luglio la salita al Broad Peak (8047m), quest’ultimo in compagnia del mio grande amico e maestro Silvio “Gnaro” Mondinelli che, con la conquista di questo “Ottomila”, entrerà a fare parte di quella stretta cerchia di alpinisti che hanno conquistato tutte e “Quattordici” le cime collocate oltre i fatidici “Ottomila”. In tutta sincerità all’orizzonte esiste un altro sogno, che spesso mi tiene desto durante la notte, e cioè la salita “incompiuta” al K2 la seconda vetta al mondo dopo l’Everest; ebbene, sponsors e finanziamenti permettendo, vorrei proprio ritentare a scalare questa stupenda, difficile ed emozionante L’elicottero che ha trasportato la spedizione... montagna … Concludo con questa breve considerazione: non per polemizzare, ma solo per evidenziare che il costo di una spedizione in Himalaya è elevato (ci vogliono all’incirca dai 15 ai 20.000 euro) e senza aiuti difficilmente si può attuare … nessuno riesce a capire che si potrebbe sfruttare la nostra immagine sportiva ed alpinistica per promuovere l’immagine del territorio valtellinese al di fuori dei confini provinciali, regionali e nazionali … la mia recente e personale impresa (la conquista dell’Annapurna) verrà sicuramente dimenticata nel giro di breve tempo e non si tiene assolutamente conto che proprio un valtellinese risulta essere uno dei dodici alpinisti italiani ad avere conquistato la “Montagna Maledetta ed Assassina” … vorrei sperare tanto che questa “maledizione”, ovvero quella di avere difficoltà a reperire fondi, prima o poi finisca in modo da potere affrontare nei prossimi anni e con maggiore tranquillità il mio straordinario sogno e cioè quello di conquistare i “Quattordici Ottomila” … e che il Buon Dio me la mandi buona>>. Marco Confortola amente indimenticabile 13 Situato tra i Castelli Romani e il mare, l’Hotel Selene offre ai propri ospiti la comodità di soggiornare vicino a Roma. Immerso in un bellissimo parco di 23.000 mq, vanta l’ambiente ideale per i vostri incontri, ospitalità genuina e comfort. Una suggestiva oasi dove sfuggire al caos cittadino 14 Considerato il miglior polo congressuale della zona, offre anche un’offerta ristorativa molto apprezzata. Le 14 sale possono ospitare fino a 1000 persone, il salone delle feste offerto anche per nozze può ospitare fino a 600 persone, il “Ristorante alla brace” esprime un’offerta ristorativa basata sui piatti laziali ed italiani in genere e non per ultimo la carta dei vini offre una selezione delle migliori bottiglie italiane. Il generale rinnovamento è stato concepito per rispondere alle esigenze della clientela femminile, un’idea di libertà trasformata in realtà, uno spazio d’incontro unico e moderno. E’ un’opera che sveglia i sensi dell’ospite, che rompe schemi grazie all’uso di materiali e forme semplici e lineari. Si tratta di un progetto capace di introdurre l’ospite in spazi innovatori, audaci, diversi da quelli abituali in questo tipo di proposte. Un albergo unico nel suo genere dove la calda atmosfera e i colori pacati aiutano l’ospite e rilassarsi e stare bene. HOTEL SELENE 4 stelle PROPRIETÀ DIRETTORE GENERALE INDIRIZZO TELEFONO FAX SITO WEB E-MAIL ATTIVITA’ N. CAMERE STRUTTURE N. RISTORANTI ALTRO PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Sig. Di Mario Raffaele Sig. Piergiorgio Benfenati Via Pontina km. 30 – 00040 Pomezia (RM) 06 - 911701 06 - 91601570 www.hotelselene.com [email protected] Albergo e Ristorante 196 Palestra interna - Piscina Olimpionica - 4 campi da tennis all’aperto - Centro Wellness in costruzione 1 ristorante e sale banchetti 10 Sale per congressi Concreta Srl - Arch. Steven Mufatti Studio G7 Associati - Arch. Negri e Arch. Positano - Roma Concreta Srl Roberta Bertolatti Simone Pierfelice 15 16 a l b e r g h i TIPO DI INTERVENTO: Gli arredi delle suite al piano quarto dell’albergo sono realizzati in legno essenza wenghè, mentre quelli delle stanze al 1°,2° e 3° piano in laminato wenghè. Le stanze si dividono in diverse tipologie (suite superior, suite, matrimoniale, doppia, singola, disabili) e sono tutte arredate secondo i medesimi criteri progettuali: ● testate letto costituite da pannellature di rivestimento parete a tutta altezza, in legno o laminato, con fresature orizzontali simil doghe passo 80mm; ● scatolato pensile a parete e a soffitto, in cartongesso tinto avorio, con corpi luce ad incasso e led luminosi per illuminazione scenografica della testata letto; ● armadi con ante scorrevoli rivestite interamente a specchio e parti fisse in pannellature simil doghe come testate letto; vani interni a ripiani, tubo appenderia e cassettiera con cassetto blindato estraibile porta pc portatile (anziché la cassaforte di tipo tradizionale); ● mobili scrittoio con annessi vano frigobar e cassetto per cestello portabicchieri, cassettino portabrochure integra- 17 to perfettamente nel top a forte spessore, con vetro a filo sul piano; ● angolo muke-up composto da boiserie a parete con mensola sospesa e specchiera retroilluminata; ● per le suite al piano quarto, la separazione tra la zona notte e la zona salotto-ingresso avviene per mezzo di pareti divisorie composte da pannellature in legno con fresature orizzontali simil doghe passo 80mm; le pareti contengono un meccanismo girevole, studiato su misura, avente lo scopo di orientare a proprio piacimento il monitor lcd all’interno della stanza; ● le stanze sono dotate di tutti i confort e servizi specifici per un utenza business: accesso, anche con modalità wireless, ad internet ed alla rete interna dell’albergo; ● Le pareti dei corridoi sono rivestite con boiserie realizzate su misura composte da cornici in legno essenza wenghè con trattamento e ignifugo, e da gigantografie a colori ed in bianco e nero rappresentanti angoli specifici dell’antica Roma. 18 a l b e r g h i 19 Eleganza, cura dei servizi unitamente ad una scrupolosa attenzione per il cliente sono i punti di forza che l’hotel mette a disposizione del cliente per offrirgli un soggiorno piacevole e rigenerante. Accoglienza e design all’Hotel Sonne di St. Moritz 20 Un caratteristico e rinnovato ristorante dove i clienti possono degustare innumerevoli pietanze in un ambiente elegante dove l’ottima cucina crea l’atmosfera ideale ed indimenticabile per piacevoli momenti d’incontro. Una struttura piacevole, un luogo dove riscoprire il piacere della conversazione tra amici, oppure suggestivo ambiente per incontri d’affari, aperitivo o per importanti incontri. E’ la filosofia dell’hotel quella di coccolare l’ospite, assecondandone le aspettative e prevedendone i desideri, seguendo uno stile che oggi è all’avanguardia nell’hotellerie mondiale. Un nuovo hotel che si esprime attraverso l’offerta dei servizi mirati, ma anche attraverso il design. HOTEL SONNE INDIRIZZO TELEFONO FAX SITO WEB E-MAIL ATTIVITA’ N. CAMERE Via Sela, 11- 7500 St. Moritz (Svizzera) 0041-81-8330363 / 66 0041-81-8118336090 www.sonne-stmoritz.ch [email protected] Hotel e Ristorante 92 PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Concreta Srl - Arch. Francesco Venzi Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci 21 22 TIPO DI INTERVENTO: intervento di restiling; sono rimasti invariati gli spazi destinati alle attività di pizzeria/ristorante, sale pranzo, zona ingresso – reception albergo; ● a livello di arredi si sono mantenuti i controsoffitti in legno vecchio e alcuni mobili esistenti in legno vecchio, mentre si è progettato e costruito totalmente il banco bar, la bottigliera pensile, il forno pizza e il banco pizza, i mobili di servizio della sala ristorante, le luci, i serramenti, tavoli e sedie, il banco reception e i controsoffitti in gesso della reception. ● Linee progettuali seguite: mantenere gli spazi molto simili a come erano in precedenza (sistema molto funzionale e collaudato nel tempo), linee moderne utilizzando materiali caldi e tipici dell’ambiente alpino; ● Legno utilizzato per gli arredi: larice naturale o abete invecchiato leggermente tinto, pietra tipo Dorato della Valmalenco per piani e zoccoli a terra, oltre che per rivestire totalmente il banco reception, legno laminato marrone per alcune parti di servizio del banco bar e del retro; ● Sono inoltre stati sostituiti i pavimenti, le luci in materiale metallico con finitura foglia oro e le tende delle ampie finestre della sala ristorante. ● ● a l b e r g h i 23 24 a l b e r g h i 25 Situato al centro di Spiazzi, a mt. 1200 in una conca salubre e soleggiata, a due passi dagli impianti di risalita, l’Hotel Vittoria offre ai suoi ospiti un ambiente familiare ed accogliente. La forza rude ed espressiva del legno all’Hotel Vittoria 26 Per i suoi ampi spazi ed elasticità di gestione, si presta a soddisfare le esigenze di un turismo di gruppo e di comitive. La zona degli Spiazzi è una bellissima conca, ricca di distese prative, circondate da fitte abetaie in mezzo alle quali si snodano piste di sci. La bellezza del luogo, la cordiale ospitalità dei gestori fanno del soggiorno l’occasione per scoprire la semplice bellezza della natura, la suggestione degli oggetti circostanti, per vivere come sospesi nel tempo. Circondato da un territorio magico, dove il tempo sembra essersi fermato, dove l’eleganza del panorama è arricchita da una vegetazione spettacolare e l’albergo riflette la tranquillità e la serenità di questa zona. Sembra che la forza rude ed espressiva del legno sia stata modellata e contenuta per lasciare spazio ad ambientazioni di charme, dove i tipici materiali si armonizzano con elementi di estrema semplicità e naturalezza. ALBERGO VITTORIA PROPRIETÀ INDIRIZZO TEL. FAX ATTIVITA’ N. CAMERE N. RISTORANTI PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Gestione familiare Via Spiazzi, 136 – 24020 Gromo (BG) 0364 – 47180 0364 – 47180 Albergo e Ristorante 29 1 Concreta Srl - Geom.Silvia Donini Geom.Bruno Balzarolo Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci 27 28 TIPO DI INTERVENTO: Nuovo progetto delle parti comuni: reception, hall, bar, sala ristorante. Gli spazi sono stati mantenuti come erano in precedenza. ● Sono state recuperate alcune travi in legno esistenti, trattate ed utilizzate per realizzare i controsoffitti in legno vecchio. ● Legno utilizzato per gli arredi: legno vecchio spazzolato e trattato a cera per controsoffitti, banco bar, rivestimenti a parete, panche e tavoli; per i mobili di servizio larice naturale spazzolato invecchiato. ● Per gli zoccoli della reception, bar e per i rivestimenti a parete e pilastri della sala ristorante è stata utilizzata la pietra . Per la bancalina del bancobar e per il piano reception è stato utilizzato il porfido fiammato della Valcamonica tipico della zona. ● I dettagli degli arredi sono stati curati nei minimi particolari come gli incastri a coda di rondine, gli intagli realizzati a mano sul legno vecchio, le maniglie mobili interamente in legno realizzate a mano. ● Molto suggestiva la porta antica in legno vecchio originale inserita in un portale in vetro trasparente. ● Corpi illuminanti con design moderno ● 29 a l b e r g h i 30 a l b e r g h i 31 32 a l b e r g h i 33 Non si può non amare il suggestivo lago di Como, i tramonti, e l’atmosfera tipica di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Una rinnomata proposta sulle rive del lago di Como 34 Un clima insolitamente mite, il lungo lago offre un paesaggio elegantissimo dove passeggiare diventa relax e divertimento, un luogo considerato uno fra i migliori luoghi velistici sulle leggendarie rive dell’omonimo lago: così Valmadrera accoglie il visitatore. In questo bellissimo ed affascinante contesto ben si inserisce il nuovo albergo ristorante Bellavista. L’albergo è semplice ed essenziale, è arredato modernamente attraverso l’impiego di materiali che garantiscono massima solidità e durata nel tempo, è accogliente e soprattutto rivolto ad una vasta clientela. Un’oasi in cui rilassarsi, che concretizza l’idea di luogo di incontro in cui la proposta estremamente varia e adatta ai diversi momenti della giornata riesce a soddisfare le molteplici esigenze di una clientela differenziata, formata tanto da giovani quanto da turisti di passaggio. HOTEL RISTORANTE BELLAVISTA NOME HOTEL PROPRIETÀ INDIRIZZO TEL. FAX SITO WEB ATTIVITA’ N. CAMERE ALTRO HOTEL BELLAVISTA Famiglia Rusconi Carlo Via Parè, 87 - 23868 Valmadrera (LC) 0341 – 581335 0341 – 581335 www.hbvl.it Alloggio e Prima Colazione 18 (camere singole con letto alla francese; provvisto di camere attrezzate per disabili). Accessi Internet in ogni camera. Terrazza direttamente sul lago. NOME RISTORANTE PROPRIETÀ INDIRIZZO TEL. FAX ATTIVITA’ ALTRO RISTORANTE BELLAVISTA Famiglia Corti Via Parè, 87 - 23868 Valmadrera (LC) 0341 – 583412 0341 – 583412 Ristorante e Bar Cucina tipica lacustre e piatti tradizionali. PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Concreta Srl - Geom.Michela Bagiotti Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci 35 36 a l b e r g h i TIPO DI INTERVENTO: Arredo per albergo ristorante 3 stelle. Progetto; ristrutturazione. ● Disposizione; due piani di camere e piano terra rialzato con aree pubbliche per albergo (reception, sbarco ascensore, sala prima colazione con piccola cucina office). ● Fornitura chiavi in mano ( Arredi e parti tecniche come cucina e armadiature di servizio). ● Progetto: segue delle linee moderne mantenendo il calore della conduzione famigliare e dell’atmosfera creata dal paesaggio, con legno di rovere, pareti rasate a gesso tinteggiate con toni di colore chiaro. Camere realizzate in legno naturale abbinato a tessuti di ottima qualità funzionale ed estetica. Ampie e funzionali per rendere il soggiorno piacevole e riposante. ● Illuminazione; ricercata e studiata con parte ad incasso nel controsoffitto e parte esterna. ● Controsoffitti: Particolare attenzione ai controsoffitti in cartongesso che delimitano le varie zone della zona disimpegno ( ingresso, reception, disimpegno e sale colazione). ● Cucina: Realizzata a rendere ottimale il lavoro, sono stati utilizzate attrezzature di prima qualità e la loro disposizione è stata studiata in collaborazione con il cliente. Questa collaborazione ha permesso di aver un ambiente di lavoro molto funzionale. ● ● Via Nazionale, 70 - 23012 Castione Andevenno (SO) Tel. 0342 567600 Fax 0342 567817 RISCALDAMENTO A IRRAGGIAMENTO L’irraggiamento è una forma particolare di trasmissione dell’energia mediante onde elettromagnetiche (raggi infrarossi) che si trasforma in calore a contatto con qualsiasi tipo di corpo assorbente. Viaggia alla velocità della luce, non scalda l’aria dunque i volumi, ma solo le superfici. Queste onde elettromagnetiche si propagano in linea retta, in tutte le direzioni e sono riflesse solo da alcuni materiali; si propagano naturalmente nel vuoto senza bisogno di energia supplementare e sono assorbite dai corpi solidi che le trasformano immediatamente in energia termica. L’ irraggiamento è oggi alla base delle tecnologie di climatizzazione più evolute: non solo i recenti sistemi radianti ad uso domestico e per piccoli spazi, ma soprattutto le più consolidate applicazioni per il riscaldamento delle grandi aree industriali. Dove si può applicare: - Ambienti aperti e terrazze di bar, ristoranti, alberghi, ecc. - Costruzioni con altezze interne elevate - Atri e tettoie esterne - Stabilimenti con lavorazioni metallurgiche - Serre ed ambienti agricoli - Aree produttive parziali o posti di lavoro Riscaldamento a convezione 37 Riscaldamento a irraggiamento - IMPIANTI SALE FUMATORI - ESTRAZIONE ARIA PER IMPIANTI INDUSTRIALI - LAME D’ARIA - RISCALDAMENTO E IRRAGGIAMENTO - CONDIZIONAMENTO - CAPPE CUCINE INDUSTRIALI - CONTRATTI DI MANUTENZIONE - VIDEOISPEZIONE E PULIZIA CANALI www.geo-clima.com [email protected] Il rispetto per l’ambiente: - Riduce l’inquinamento ambientale - Riduce notevolmente i consumi energetici - Salvaguarda le risorse naturali Riscaldamento a convezione Riscaldamento a irraggiamento Riduzione dei costi di mantenimento: - Abbassa l’inerzia termica - Riduce le dispersioni - Diffonde correttamente il calore - Riduce la manutenzione Punto di forza del riscaldamento radiante è la miglior resa rispetto ad altri sistemi di pari potenzialità, con evidenti risparmi (anche più del 45%) nei consumi di combustibile. Riduzione dei costi d’impianto: - Non occorrono opere murarie nè centrali termiche - Meno potenza installata - Riduce le coibentazioni - Dà la possibilità di potenziare progressivamente CHIAMACI SUBITO PER UN PREVENTIVO GRATUITO! 38 La scultura e la pittura di Luca Salvadalena: ispirazione e fantasia Txt: Donatella Micault Foto: Luca Salvadalena Parto Alieno con autore Luca Salvadalena, nato a Chiavenna il 14 ottobre 1967, è un caso anomalo, perché la sua vocazione per l’arte è nata in un modo quasi fortuito verso l’età di 33-34 anni, dopo aver conseguito un diploma di ragioneria, e avere avuto esperienze diverse, nell’ambito delle animazioni in vari villaggi turistici, essendo egli di natura aperta e socievole, molto comunicativa, e amante delle relazioni sociali che lo predestinavano in primo luogo al dialogo con il prossimo, essendo egli di un naturale entusiasta e amante della vita, da cui cerca di trarre le maggiori soddisfazioni, anche per la sua creazione plastica. Egli dice di essere stato interessato dalla scultura, soprattutto su legno, vedendo un cucchiaio di legno leggermente scolpito in un crotto dove si trovava in compagnia di amici, e di avere avuto da questa visione fuggitiva la scintilla necessaria per avvicinare quest’arte difficile e cercare di approfondirla. Dopo avere eseguito alcune copie da grandi sculture egiziane, fra cui il bellissimo busto di profilo di Nefertiti che si trova a Berlino, e l’imponente maschera funeraria del faraone Tutankhamon, scoperta negli anni Venti da due grandi archeologi inglesi, lavoro eccezionale in smalti e oro, Luca si lanciò nella prima scultura di sua ideazione. Si trattava di un’opera, scultura in tiglio naturale, eseguita nel 2001, il cui soggetto era “La schiava”, 60x28 cm, già di proporzioni armoniose e di una qualità tecnica notevole. Anche l’attitudine della giovane donna nuda, sebbene di un pudore aggraziato, rivelava uno sfondo erotico molto La Schiava-60x28-tiglio-2001 Uomo Testa53x21-ulivo-03 Uomo insetto-48x66-tiglio-2005 Metamorfosi -93x40-noce-2002 Disperazione-91 x 94-radice di larice-2005 Moscone-100x70-olio-maggio 06 marcato, e l’anatomia di questa figura era resa con grande naturalezza. Dopo questo primo incontestabile successo, Luca Salvadalena ha prodotto altri lavori dove il virtuosismo tecnico era molto visibile insieme allo sfoggio di doti ornamentali ottenute con la pazienza di un lavoro lungo e tenace, passando ai risultati eccellenti come, del 2002, “Metamorfosi”, scolpito in noce, dove si noterà l’increspatura eccezionale della pelle del coccodrillo che tiene tra le sue fauci una testa umana, lavoro, questo, che apre parecchie prospettive sull’immaginazione visionaria dell’artista, che scopre così la drammaticità e la verità propria di questi animali mezzo uomini, le cui anime ambigue ed inquiete convivono sotto le stesse spoglie. Altra scultura da citare, quella del “Parto alieno” (2003), in legno d’ulivo, dove l’autore ha messo tutte le sue interrogazioni davanti al mistero eterno della nascita. Infine, sempre nell’ambito della scultura, citeremo volentieri i “Prigionieri” del 2006 in platano, teste massiccie chiuse nel loro enigma, e per concludere questo rapido sguardo, ci soffermeremo ancora sull’uomoinsetto in tiglio del 2005, altra complicata simbiosi fra uomo e animale, che lascia presagire per lo scultore altre Asinistra: Prigionieri-79x22-platano-2006 interpretazioni sofisticate del mondo umano e animale, strettamente legato nei soggetti da lui preferiti. Per quel che riguarda la pittura, l’attenzione di Salvadalena si volge verso dei soggetti più sorridenti, ed anche spesso ironici, come nel caso di “Che cavolo ho fatto?”, olio su tela di cm 100x70, dipinto datato del gennaio 2006, dove l’autore visibilmente stupefatto contempla uno splendido pupo che sorge radioso da un grosso cavolo. Altro soggetto trattato in modo sorridente, anche se vagamente inquietante, “Il moscone”, dell’estate 2006, dove una di quelle bianche imbarcazioni balneari chiamate appunto “mosconi”, che solcano i mari delle nostre spiagge leggere ed eteree, è qui come soprafatta da un’enorme mosca, che pare volerla affondare. Il talento generoso del Salvadalena ha attirato recentemente l’attenzione del critico Paolo RedaelIi, che, nell’occasione di un’ esposizione collettiva alla Galleria Camaver Kunsthaus di Sondrio, ha notato in un suo articolo su La Provincia settimanale di Sondrio del 23 settembre 2006, le qualità compositive e le idee originali dell’artista, che ci sembra davvero promesso ad un avvenire di soddisfazioni artistiche e di ricono- scimenti del suo valore accompagnato per una volta dall’umiltà propria ai talenti importanti. Fra i suoi progetti futuri, ricordiamo l’intenzione di estendere il suo lavoro scultoreo a diversi tipi di pietre, da collegare eventualmente ai legni, che sono per ora la sua passione predominante. 39 Per chi volesse contattare Luca Salvadalena o visitarne in sua compagnia lo studio, il suo indirizzo è: Luca Salvadalena, Via Tre Leghe, 7; 23022 Chiavenna; tel.: 034334744, Cell. 3284673577, [email protected] , www.valtellinaarte.it Aprimi Tutta-100x70 olio-2006 Che cavolo ho fatto 100 x 70-olio-genn.06 Txt: Laura D’Amelio Foto: Fadri Cazin “Bike Trasalp Challenge 2006” La maratona “offroad”, a tappe, in mountain bike attraversole Alpi più dura al mondo 40 In otto giorni (15 – 22 luglio), dalla Foresta Nera Tedesca alla spiaggia di Limone sul Garda, attraverso paesaggi suggestivi e difficili un’avventura straordinaria e mozzafiato per i due team di mountain bike dell’Alta Rezia Una “straordinaria pedalata”, con la mountain bike, attraverso le Alpi (Germania, Austria, Svizzera ed Italia) esclusivamente per “Ironmanbikers” preparati e pronti a soffrire, a sudare, a sputare “sangue” e, soprattutto, a misurarsi con se stessi e contro i chilometri e chilometri di strade sterrate, di mulattiere, di single trail (traccia singola) unitamente ad una serie interminabile di dure salite, salite e ancora salite per un dislivello di migliaia e migliaia di metri: insomma, una sorta di “tortura” giornaliera sotto il sole cocente, l’afa ed il caldo insopportabile per tante, tante e tante ore di pedalate in sella all’inseparabile mountain bike. Una passione smodata di chi in lei (la mountain bike) vede un mezzo per allontanarsi dalla routine quotidiana ed immergersi, completamente, in un’altra dimensione, ovvero quella naturale di cime innevate ed incontaminate, distese di verdi prati e profumati, boschi freschi e resinosi, azzurri laghetti alpini e torrentelli chiari, impetuosi e chiassosi, tracce di sentiero sterrato impagabili e mozzafiato: questa è la vera “Bike Transalp Challenge” … provare per credere!!! La “Bike Transalp Challenge”, targata Pedalando in Valle Forcola verso i Pianori di Pedenolo 2006, è stata organizzata dalla tedesca “Upsolut MV”; il “deus ex machina” dell’organizzazione è lo straordinario Ulrich “Uli” Stanciu che, dopo avere diretto con successo il magazine tedesco “Bike” negli anni dorati della mountain bike, si è dedicato anima e corpo allo sviluppo di questa manifestazione internazionale ludico – ricreativo – sportiva; da rimarcare che tutta la “mappatura”, tramite l’impiego del GPS, dei percorsi ciclabili che fanno parte del comprensorio bike di “Alta Rezia” sono proprio di Uli Stanciu a cui va, da parte del responsabile del progetto “Bike & Trekking” Fadri Cazin, un grazie particolare per la splendida collaborazione. Seicento le coppie che vi hanno partecipato; otto le tappe consecutive; settecento i chilometri percorsi e ventitremila i metri superati di dislivello in salita: questi i quattro elementi che hanno caratterizzato la “Bike Transalp Challenge”, targata 2006, maratona internazionale di mountain bike con partenza dalla Foresta Nera Tedesca – Baviera (Fussen) ed arrivo sulla spiaggia italiana di Limone sul Garda, in mezzo alle lussureggianti piantagioni di limoni, dopo avere attraversato, in lungo ed in largo, Germania, Austria, Svizzera ed Italia. Abbiamo avvicinato, a questo proposito, il responsabile dei due team italiani (e concorrente) di “Alta Rezia Bike”, Silvio Mevio, fondatore e presidente del Mountain Bike Alta Valtellina e della Scuola Mountain Bike Alta Valtellina; maestro, guida - istruttore di mountain bike della F.C.I. e della S.I.M.B. (appartenente allo staff di formazione della Scuola Italiana Mountain Bike – S.I.M.B.). Da più di 20 anni (1985) impegnato a diffondere la corretta pratica della mountain bike; autore di numerose pubblicazioni (Touring Club Italiano e De Agostini) inerenti il mondo “Off - Road” delle “ruote grasse”; profondo conoscitore delle realtà alpine dell’intera Alta Valtellina ed Alta Rezia per quanto concerne la sentieristica ed i percorsi GPS. Docente teorico – pratico di diversi corsi per la formazione di guide - istruttori ed accompagnatori di mtb a livello lo- Verso l’alpeggio Trela - Agriturismo Rini I terribili tornanti verso Pedenolo cale, provinciale, regionale e nazionale. A Silvio Mevio abbiamo chiesto di raccontarci la storia di questa bellissima esperienza sportiva, che ha veramente dell’incredibile, oltre ad evidenziare alcuni aneddoti e colpi di scena che hanno caratterizzato questa straordinaria ed indimenticabile avventura ciclistica “fuoristradistica” attraverso le Alpi. cato per sintetizzare che cosa rappresenta la “Bike Transalp”. Gli appassionati “bikers” la conoscono molto bene, molti la sognano come un obiettivo che vale un’intera carriera agonistica, tanti ci pensano come ad un miraggio. Qualunque sia l’approccio mentale, la “Bike Transalp” rappresenta una di quelle esperienze che ogni “biker” vorrebbe vivere almeno una volta nella sua vita … un’avventura che lascia un segno indelebile sia sulle gambe che sulla testa e, soprattutto, nel “cuore”! Dicevamo … “Panorami stupendi” perché la “Bike Transalp”, in otto giorni di tappe, attraversa i più bei paesaggi delle Alpi italiane e straniere che ogni appassionato di natura possa immaginare (alpeggi, laghetti alpini, cascate, fiumiciattoli e - Silvio Mevio, ci può raccontare quali sono state le tappe che hanno caratterizzato la “Bike Transalp Challenge”, targata 2006, e quali sono stati i chilometraggi ed i dislivelli in salita? “Panorami stupendi, tanta fatica e tanto sudore, ma tanto appagamento; queste alcune parole piene di signifiPrima Tappa: Fussen – Imst – km. 90 – dislivello in salita: 2600m Seconda Tappa: Imst – Iscghl – km. 80 – dislivello in salita: 3250m Terza Tappa: Iscghl – Scuol – km. 80 – dislivello in salita: 2600m Quarta Tappa: Scuol – Livigno – km. 85 – dislivello in salita: 2700m Quinta Tappa: Livigno – Naturno – km. 120 – dislivello in salita: 2950m Sesta Tappa: Naturno – Malè – km. 85 – dislivello in salita: 3450m Settima Tappa: Malè – Madonna di Campiglio – km. 50 – dislivello in salita:2400m Ottava Tappa: Madonna d. C. – Limone sul Garda – km. 100 – dislivello in salita:2700m In fila indiana in prox. della malga Pedenolo 41 I due team di Alta Rezia 42 torrenti) con ben diciannove passi alpini, tra i più impegnativi e seducenti al mondo. “Tanta fatica e tanto sudore” perché i numeri, qui di seguito riportati, ne sono una prova inconfutabile ... “Ma tanto appagamento” perché riuscire ad arrivare al traguardo (quello di Limone sul lago di Garda) e soprattutto arrivarci in qualità di “Finisher”, rappresenta una soddisfazione personale prima e poi sportiva che non teme confronti ... Otto durissime tappe senza un solo giorno di riposo (dal 15 al 22 di luglio): praticamente più o meno otto “marathon” di fila, senza riposo intermedio … un inferno per le gambe, per la schiena, per tutte le articolazioni e, soprattutto, per la testa da un punto di vista mentale! Giornate straordinariamente belle, assolate e molto calde. Mediamente, ogni giorno, almeno 2700/2800 metri di dislivello in salita, con 80/90 chilometri di cui l’80/90 % di sterrato ed il 10/20 di asfalto; da un minimo di 6/7 ore ad un massimo di 9 ore in sella alla propria mountain bike. Penso che quanto in precedenza ricordato rappresenta un “riassunto”, abbastanza chiaro, di questa mitica e nel contempo indimenticabile “avventura” che lascia un segno indelebile in chi per la prima volta l’affronta. Quattro le tappe “straniere”: partenza da Fussen (in Germania) ed arrivo ad Imst; da Imst ad Ischgl (in Austria); da Ischgl a Scuol (in Svizzera) e quattro le italiane. Da Scuol a Livigno, in Alta Rezia - Alta Valtellina – Lombardia. Da Livigno a Saturno, in Valle Venosta – Bolzano: la tappa più lunga con centoventicinque chilometri per un dislivello totale, in salita, di quasi tremila metri. Da Naturno a Malè, in Val di Sole (Trento): la tappa più dura, in assoluto, con quasi tremilacinquecento metri di dislivello in salita per un totale di novanta chilometri. Da Malè a Madonna di Campiglio, in Val Rendena (Trento) e da qui all’arrivo in quel di Limone sul Garda: tappa altamente spettacolare con il passo Tremalzo ed il passo Nota (dove si disputa la “famigerata” Bike Extreme), ottanta chilometri per un dislivello totale in salita di duemilaottocento metri”. - Silvio Mevio quali sono stati gli equipaggi del team “Alta Rezia Bike” che hanno partecipato a questo “challenge” estremo di mountain bike ed alcune considerazioni sulla preparazione psicofisica ed atletica che avete affrontato per sostenere una simile “maratona” di mountain bike? “La partecipazione alla “Bike Transalp” è rigorosamente a coppie, con un compagno con il quale si deve avere un ottimo “feeling”, aspetto questo non da sottovalutare ed è assolutamente indispensabile per affrontare, in modo efficace, le mille e mille insidie che costellano, quotidianamente, l’intero percorso. I due “rider” devono percorrere tutte ed otto le tappe ad una distanza ravvicinata e passare ogni controllo orario - “gate” (porta) – ad una distanza massima di due minuti. Il compagno di team, inoltre, rappresenta l’unica persona che può aiutare l’altro biker in caso di difficoltà oppure di problemi tecnico – meccanici, in quanto non sono ammesse forme di aiuto esterno. Ogni infrazione a queste regole è punita con severe penalizzazioni di tempo più o meno gravi: un monito, questo, molto importante se si considera che ogni tappa deve essere portata a termine necessariamente entro le otto ore stabilite come “tetto massimo” … Basta infatti un solo passo falso, una giornata negativa oppure una tappa particolarmente “sfortunata” … ed il sogno di diventare uno dei pochi privilegiati “Finisher” (termine usato per “marchiare” quelli che hanno terminato la “Bike Transalp”) svanisce in una bolla di sapone ... Il team di “Alta Rezia Bike” ha schierato ai nastri di partenza due equipaggi: il sottoscritto in coppia con Leonardo Brunori per il team 1 e Guido Cardia con Fabrizio Borghesi per il team 2. Due le categorie “man” e “masters”, al maschile, a seconda della somma dell’età, oltre alla categoria Femminile e Mista. 600 i team alla partenza per un totale di circa 1200 atleti provenienti da più di 32 Paesi a livello mondiale. Esperienza indimenticabile e molto faticosa; per arrivare alla fine di questa massacrante maratona sportiva bisogna avere i nervi ben saldi e soprattutto un profondo spirito di sacrificio e di adattamento a qualsiasi tipo di “ostacolo esterno ed interno” che può compromettere l’integrità psicofisica del partecipante. Preparazione atletica e psicofisica al 100 % con massima concentrazione, oltre a recuperi straordinari tra una tappa e l’altra”. - Silvio Mevio, abbiamo saputo che dietro a questa vostra “massacrante avventura - gara” esiste anche un fine, ovvero quello della promozione, sul campo, del “Progetto Alta Rezia Bike & Trekking”; a questo proposito chi bisogna ringraziare per avervi dato la possibilità Silvio Mevio a Livigno di aderire, con due team, alla Bike Transalp Challenge 2006? “La partecipazione a questa importante manifestazione sportiva, di respiro mondiale, giunta alla sua nona edizione (nel 2007 festeggerà il decennale) da parte dei due team di “Alta Rezia Bike” è servita a veicolare e a pubblicizzare, nel modo migliore, il nostro comprensorio “bike” collocato a cavallo tra l’Italia e Svizzera, offrendo una “vera cartolina suggestiva” al biker straniero soprattutto e, perché no, anche italiano anche se questo ultimo risulta essere ancora abbastanza timoroso, ma comunque in fase evolutiva per quanto riguarda il fenomeno del “mountain biking”. Quindi una vetrina migliore non poteva essere, senza alcuna ombra di dubbio, la “Bike Transalp Challenge” targata 2006 che ha richiamato ai nastri di partenza più di un migliaio di partecipanti (per lo più tedeschi, austriaci e svizzeri) i quali, proprio attraverso la prima tappa “italiana” che da Livigno li ha portati fino in Valle Venosta (Naturno), hanno potuto rendersi conto di quello che l’Alta Rezia può offrire in termini di sentieristica, di percorsi sterrati “off road” (tutti rigorosamente mappati GPS - www. bike-gps.com e di infrastrutture siano esse alberghiere che tecniche come il nuovo Bike Park (Mottolino) di Livigno”. Perciò grazie infinite agli ideatori del progetto “Alta Rezia Bike & Trekking”, ovvero agli amici Fadri e Darko Cazin, entrambi della Valle Mu- Superata la bocchetta di Forcola verso il Passo Umbrail stair – Valle Monastero (Cantone Grigioni - Svizzera), che ci hanno permesso di prendere parte a questa bellissima “maratona” in mountain bike e, soprattutto, di conoscere nuove zone poste a cavallo delle Alpi dove la natura conserva, ancora intatto, il suo straordinario fascino. Non per ultimo perché meno importante, un grazie particolare va anche a Silvio Baroni della Comunità Montana Alta Valtellina che ha seguito e supportato, da vicino, tutta la fase di preparazione della “spedizione” di Alta Rezia Bike. Un ringraziamento va, inoltre, alla nostra segretaria Laura D’Amelio, coadiuvata da Giovanna Compagnoni, per gli aspetti logistico – organizzativi, al medico sportivo, dott. Giulio Rossi responsabile del Centro di Medicina Sportiva “Mario Mevio” di Sondalo per la superba preparazione atletica e al dott. Alberto Zoia, nutrizionista di fama internazionale, per gli aspetti alimentari; ringraziamenti vanno anche al pool di sponsor tecnici che, attraverso la fornitura di indumenti intimi (Mico) e da gara (Mem), caschi (Met), guanti (Level), occhiali (Salice), miele (Marco Moretti), marmellata (Vis), hanno supportato i due team di Alta Rezia Bike”. - Silvio Mevio ci può raccontare quali sono le zone su cui si “appoggia” il comprensorio ciclistico “offroad” di Alta Rezia? Abbiamo saputo, inoltre, che il prossimo anno ricorre il decennale di questa importante manifestazione sportiva internazionale (1997/2007) e che ritenterà la partecipazione con altri due team; sappiamo anche che, con molta probabilità, verrà pubblicato un romanzo che narrerà la storia di questa indimenticabile avventura attraverso alcuni aneddoti, e tanti, tanti colpi di scena … ci può dire qualcosa in merito? “L’Alta Rezia è un comprensorio di straordinaria bellezza paesaggistica che offre un incomparabile rete di sentieri (tutti mappati GPS per un totale di 2500 chilometri) adatti alla pratica del mountain biking ed è conosciuto, anche, come l’ “Eldorado” della mountain L’elicottero Eliwork, con da sinistra a destra il cameramen, Maurizio Folini il pilota, la giornalista e Maurilio Cusini bike. Le zone che appartengono a questo vasto territorio sono: la media e l’alta Valtellina, ovvero Tirano, Grosotto, Grosio e Livigno, attraversando Sondalo, la Valdisotto, la Valfurva, la Valdidentro e Bormio; la svizzera Valposchiavina che, valicando il passo del Bernina ed il passo della Forcola, porta fino alle grigionesi S.Moritz, Celerina e Pontresina; quindi tutta la zona dell’incontaminata e suggestiva Val Mustair (Valle Monastero – patrimonio dell’UNESCO) fino al Passo Umbrail, per ritornare in Alta Valtellina attraversando la Valle del Braulio e dello Stelvio. Per quanto riguarda l’edizione del decennale (1997/2007), unitamente ai vertici di Alta Rezia “Bike & Trekking”, stiamo lavorando per creare due team che saranno formati, con molta probabilità, da quattro “bike scout” (nuova figura di guida – accompagnatore – istruttore di mountain bike) dell’Alta Rezia (uno per zona, ovvero Alta Valtellina – con Bormio e Livigno - e la Valposchiavo con l’Engadina). Grazie all’interessamento ed alla passione di una mia carissima amica (Gloria Ciapponi), affermata e nota scrittrice valtellinese di Morbegno, questa avventura ricchissima di colpi di scena e di aneddoti diventerà un romanzo che verrà pubblicato prossimamente. Per ulteriori informazioni su Alta Rezia “Bike & trekking” basta visitare i seguenti siti: www.alta-rezia. com, www.altarezia.eu, www.bikegps-com, www.mtb.stelvio.net”. 43 44 45 Il caos cittadino scompare appena la porta d’ingresso si chiude alle nostre spalle. Un solo suono ci accoglie e ci accompagna durante tutta la permanenza: il sottofondo di una dolce musica. Pillole di design... a due passi del centro storico di Sondrio 46 All’interno ogni cosa, dagli elementi costruttivi fino all’arredo, è studiata con cura. La suddivisione degli spazi è fedele a quella sperata dal cliente. Il linguaggio architettonico è riuscito a raccogliere il carattere moderno del tema con estrema attenzione e rigore formale, conferendo allo stesso tempo un tocco di sobria modernità. All’insegna di un essenziale minimalismo l’arredo gioca la sua parte nel successo del locale. Legno wenghè, acciaio, ve- tro e pelle color avorio rappresentano la nota materia dominante, in una combinazione che ne esalta il tono moderno ed essenziale senza pregiudicarne il calore e l’accoglienza. E’ il frutto del riuscito progetto di un locale a due passi dal centro storico di Sondrio, il Berry’s Lounge Cafè, che propone fin dall’esterno un’immagine semplice e sobria, preludio alle atmosfere fresche e frizzanti che ne connotano gli spazi interni. BERRY’S LOUNGE CAFÈ PROPRIETÀ INDIRIZZO TELEFONO ATTIVITA’ Lo Pomo Alessandro - Marini Alessandro Via V.Veneto 21° - 23100 Sondrio 0342-219193 bar tradizionale, bar per happy hour, locale adibito a ristorante veloce per pausa pranzo e serale. PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Arch.Francesco Venzi Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci 47 48 TIPO DI INTERVENTO: intervento di ristrutturazione totale: variazione distributiva dei vani (soprattutto per quanto riguarda il piano interrato adibito a bagni), rifacimento di pavimentazioni, di controsoffitti, impianti elettrici, idraulici, di condizionamento etcc…; ● progetto molto attuale che irrompe prepotentemente nel contesto cittadino Sondriese, mettendo in evidenza come sia possibile coniugare il design contemporaneo al concetto tradizionale dei locali pubblici di questo tipo, in cui confort, colore, accoglienza e calore sono condizioni fondamentali per accogliere il cliente. ● il nuovo locale si propone non solo come bar tradizionale, ma anche come bar per l’happy hour, come locale ristorante per il momento pausa pranzo veloce e serale . ● vista la tipologia dei locali, il progetto articola le diverse zone attorno alla centralità del banco bar, utilizzando allineamenti, volumi e colori per identificare e caratterizzare le diverse aree funzionali, senza creare separazioni fisiche o identificative molto forti, ma legando armoniosamente tali parti ad un “tutto” molto ben organizzato e armonico nei richiami architettonici; ● molto importanti per il concetto sopra descritto sono , oltre alle linee degli arredi, i materiali utilizzati quali il legno wenghè , il vetro e l’acciaio, la pelle color avorio per i rivestimenti e il gioco volumetrico dei controsoffitti che aiutano (anche con la differenziazione dei colori e della tipologia dell’illuminazione) a riproporzionare il fuori scala dell’ambiente (molto alto e stretto e lungo) con la scala a misura d’uomo degli arredi; ● elemento fondamentale per la scenografia del bar è il dipinto fatto eseguire su commissione specifica per il loco, con una dimensione che travalica quello che è il concetto solito del “quadro” (….ben 10 mq !...) ed una definizione cromatica fortissima che esalta (e si auto-esalta) la definizione cromatica degli arredi e delle tinte a parete; ● oltre alle zone lunch, bar ed happy, di forte richiamo architettonico sono la piattaforma elevatrice in acciaio e vetro che collega il piano bar con i servizi sottostanti, e la parete autoportante in legno e vetro satinato che divide la zona happy dalla cucina. ● b a r 49 50 b a r 51 Leggero, luminoso dove acciaio, cuoio e wenghè sono gli assoluti protagonisti. Un riuscito connubio che dona all’ambiente una felice atmosfera di eterea leggerezza e relax. Un nuovo locale... a tema! 52 Un locale veramente multitarget dove tutti sono accomunati dal desiderio di passare un piacevole momento della giornata in compagnia in un ambiente veramente accogliente. L’esigenza di ricavare una serie di aree funzionali specializzate, senza penalizzare la fruibilità, ha imposto un attento studio delle soluzioni d’arredo. Obbiettivo primario, è stato lo sfruttamento ottimale della superficie. Per sottolineare il carattere multifunzionale dell’ambiente sono state create varie zone attrezzate con panchette. Le soluzioni d’arredo adottate si richia- mano all’intera impostazione moderna del locale. Acciaio, cuoio rosso per il frontale del banco e cuoio marrone scuro per gli imbottiti e le sedie, con un risultato di elegante essenzialità. Il palazzo dove trova posto al piano terra il nuovo “Cafè De La Gare” ospitava negli anni Trenta il vecchio “Cafè De La Gare”, vecchio ristoro vicino alla Stazione di Tirano. “Cafè De La Gare”, il nome del locale, è rubato al francese e letteralmente significa “Caffè della Stazione”. Il nuovo locale è una riesumazione del passato in chiave moderna. CAFE’ DE LA GARE PROPRIETÀ INDIRIZZO TELEFONO ATTIVITA’ ALTRO PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Tognolini Maurizio Viale Italia, 61 (incrocio semaforo) - 23037 Tirano (SO) 347 - 9043695 Bar Caffè, piatti freddi e caldi, paninoteca e gelateria Specialità strudel fatto in casa Concreta Srl Geom.Stefano Gavazzi - Geom.Ivana Vanoni Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci 53 54 b a r TIPO INTERVENTO Tema de locale: IL ROSSO Si tratta di un nuovo progetto. Il locale ha subito un cambio di destinazione d’uso, trasformandosi da negozio di lampade a Bar. ● Intervento di separazione dei locali con realizzazione di nuovi spazi adibiti ad office, bagni, zona bar con panche; ● Progettazione nuova terrazza esterna; ● Arredo dal taglio moderno ed essenziale; ● Rifacimento di pareti rasate a gesso, nuovi controsoffitti e studio illuminotecnico. Rifacimento tinteggiature e tinte serramenti esterni. ● Banco bar moderno con frontale in cuoio rosso, bancalina in cristallo illuminato. Mix di alluminio, acciaio e vetro/specchio per il retro. ● Parti in legno in rovere tino wengè; ● Panca su misura con basamento in inox e seduta di grande spessore rivestito in tessuto marrone scuro. ● Schienale panche con richiami in cuoio rosso e legno tinto wengè. ● Sedute moderne con struttura in tubolare di inox satinato e seduta in cuoio marrone scuro con cuciture a vista. ● ● 55 TENDAGGI SU MISURA - TENDE D’ESTERNI - TESSUTI IN TREVIRA C.S - TENDAGGI E TESSUTI D’ARREDO “... ognuna delle nostre creazioni possiede un proprio carattere unico e incondondibile...“ Auguri di Buone Feste GR TENDAGGI - Via Industriale, 159 - Berbenno di Valtellina (So) - Tel. e Fax 0342 49 25 15 - www.grtendaggi.com Accorgimenti, luce, colori e materiali per assecondare il trend del nuovo locale posto in una posizione strategica del centro storico di Tirano. Un nuovo locale... nel centro storico di Tirano 56 Progettato all’insegna di un elegante minimalismo rappresenta un ambiente raccolto che riesce a proporre atmosfere di accogliente convivialità. Gli spazi luminosi e accoglienti sono il risultato di un attento utilizzo di colori, forme e materiali. Tutto ciò contribuisce a creare un locale con un’immagine dall’impronta dinamica e tipicamente moderna. L’impronta fresca del locale è stata arricchita con un tocco di alta tecnologia molto apprezzata dalla clientela: la nuova vetrina gelato rotante della Ifi. La scelta dei materiali utilizzati per gli arredi è coerente alla pulizia delle forme che caratterizza questo locale. Per il banco bar si è optato il legno di mogano con inserti di vetro “cranè” e massima linearità è stata utilizzata anche per gli altri elementi di finitura. Il risultato è un’ambientazione che riesce a essere intima e conviviale ma, all’occorrenza anche fresca, dinamica e di tendenza. CAFFÈ LUCIGNOLO PROPRIETÀ INDIRIZZO TELEFONO FAX ATTIVITA’ ALTRO Sig.ri Morelli Valerio e Moroni Elisabetta Piazza Marinoni, 28 – 23037 Tirano (SO) 0342 – 701876 0342 – 701876 Bar, paninoteca e gelateria. Sala per fumatori e Terrazzo esterno. PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Concreta Srl - Geom.Stefano Gavazzi Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci 57 58 b a r TIPO DI INTERVENTO: Si tratta di un nuovo progetto. Il locale è posto all’interno di un palazzo storico nel centro di piazza Marinoni a Tirano. In posizione molto strategica, è situato di fronte al Cinema Mignon e vicino alla Stazione Ferroviaria. ● Progettazione: avviene durante il restauro dell’intero fabbricato. Vengono quindi sostituite le pavimentazioni e riprogettata la distribuzione dei vari locali. ● Il Bar Lucignolo è il locale completo a tutti gli effetti: - Grande terrazzo su Piazza Marinoni; - Spazioso banco bar; - Comoda sala fumatori; - Office di servizio pratico e funzionale ● Materiali ed Estetica: - Design dal taglio moderno: il legno di mogano leggermente scurito è sicuramente il materiale dominante che troviamo lungo tutto lo sviluppo del locale. Bello il contrasto con il pavimento dalla tonalità grigio chiaro. Forte anche il contrasto creato mescolando inserti di vetro “cranè” con il legno di mogano. Di forte richiamo la vetrina “rotonda” della IFI Platinum posizionata all’entrata del locale. Donano un tocco del tutto personale i decori eseguiti a mano da una giovane artista amica della committenza. ● Dalla natura e dalla tradizione nasce una sana dimensione del caldo STUFE IN MAIOLICA di Emanuele Del Molino ������ Postalesio (SO) - Via Nazionale, 18 tel. 0342 590077 - Fax 0342 590166 www.delmolino-stufe.com [email protected] 59 Txt: Attilio Piazza Foto: Archivio Pietro Vitalini quello dell’abbigliamento invernale dedicato, soprattutto, agli appassionati degli sport della montagna. A lui abbiamo fatto alcune domande per mettere a fuoco questa bella realtà valtellinese. L’ex discesista (sci alpino) azzurro mette “in campo” la sua lunga esperienza maturata sui campi di gara 60 Abbiamo incontrato nella sua Valfurva, l’ex discesista azzurro di sci alpino, Pietro Vitalini, il quale nel giro di pochi anni (una volta appesi gli sci al chiodo) ha ben pensato di trasferire la sua lunga esperienza sciistico – agonistica dalle piste innevate all’abbigliamento invernale – sportivo. Ha fondato un’azienda giovane e dinamica (la Skixo) - unitamente a suo fratello Marco - e nel giro di un lustro è riuscito a “sfondare” in un ambiente non del tutto facile come - Prima di entrare nel merito dell’intervista, Pietro ci puoi raccontare per sommi capi - la tua carriera agonistica quando appartenevi alla squadra maschile di discesa libera della Nazionale Italiana di sci alpino (discipline veloci). <<Sono rimasto in squadra nazionale di sci alpino dal 1983 al 1999; a partire dal 1987 fino al 1999 (anno in cui ho smesso di gareggiare) ho fatto parte della squadra nazionale A di discesa libera. In questi dodici anni di intensa attività agonistica ho ottenuto una serie importante di piazzamenti (spesso nelle prime dieci posizioni di classifica) in Coppa del Mondo ed in particolare sono stato per tre volte secondo e per due volte terzo; inoltre vorrei sottolineare che per ben due volte avrei potuto conquistare il gradino più alto del podio (ovvero vincere una gara di “libera”), invece ciò mi è stato negato per l’annullamento delle stesse gare - per avverse condizioni meteorologiche quando al traguardo praticamente erano arrivati diversi concorrenti; mi riferi- sco a quelle di Kiev ftiel (Norvegia) e Saalbach (Austria), entrambe nel 1995 … pazienza!!! Vorrei ricordare, infine, visto e considerato che sono “passato alla storia” - un po’ come l’amico Kristian Ghedina per l’episodio del capriolo in pista in Val Gardena durante la libera di alcuni anni addietro - per quanto mi è successo in quel di Kitzbuhel (Austria) durante la libera del 1995 (un anno veramente straordinario sotto ogni aspetto) che mi ha visto protagonista indiscusso in seguito alla caduta spettacolare poco prima del traguardo (mi sono salvato grazie alla copiosa nevicata del giorno precedente) . Ho gareggiato il sabato sempre sullo stesso tracciato nonostante la caduta rovinosa senza conseguenze psico-fisiche riuscendo ad agguantare un insperato quinto posto >>. - Ci puoi raccontare – in sintesi – la storia della vostra azienda e quali sono le caratteristiche che la contraddistinguono rispetto alle altre che operano nel campo dell’abbigliamento tecnico – invernale? <<Ufficialmente abbiamo iniziato nel 2000 importando per l’Italia il prestigioso marchio svedese della “Beyond X”, nota azienda per l’abbigliamento tecnico – sportivo invernale da sci. Dopo circa un paio di anni, indicativamente ver- Pietro Vitalini firma una s linea di abbigliame so la fine del 2002, unitamente a mio fratello Marco abbiamo pensato bene di avviare una nostra produzione con un nostro marchio che ci contraddistingueva dagli altri per una particolarità, ovvero quella che riguardava la produzione di piccoli quantitativi di capi con le relative personalizzazioni … questa scelta a lungo andare ci sta premiando. Attualmente collaboriamo sempre con la casa svedese della Beyond X che ci permette di vendere il nostro prodotto “Pietro Vitalini” negli show room dedicati e disseminati un po’ in tutto il mondo (Svezia - Austria – Norvegia – Germania – Francia – Canada – Inghilterra – U.S.A.); ci rivolgiamo soprattutto oltre che agli sci club anche alle scuole di sci (Sci Club Santa Caterina Valfurva – Sci Club Valdidentro – Sci Club Alpine Ski Team – Sci Club Aprica – Racing Team G.M. – Scuola Sci Santa Caterina Valfurva e Scuola Sci Oga - Valdisotto). Oltre a questo settore tipicamente “invernale” forniamo capi tecnico – sportivi anche al Marathon Club Livigno – Snowboard Club Livigno e al gruppo dei “Diversamente Abili”, ovvero l’Handysport di Livigno >>. - Sulla base di quanto hai evidenziato possiamo affermare che siete in grado di preparare capi come fosse un “prét a porter”, ovvero pochi capi e fatti su misura; ci puoi raccontare qualcosa in proposito? <<Proprio questa peculiare caratteristica ci contraddistingue dalle altre aziende di settore e di ciò ne andiamo fieri e siamo veramente soddisfatti; in queste due ultime stagioni invernali abbiamo avuto diverse richieste di forniture le quali sono state evase nel giro di poco tempo. Il nostro prodotto si è dimostrato molto valido (soprattutto per il materiale impiegato e per la qualità del lavoro artigianale impiegato nel confezionamento) ed ha superato – sempre e a pieni voti - i molteplici test a cui sono stati sottoposti. Il marchio “Pietro Vitalini” risulta perciò essere un capo altamente tecnico e qualitativamente valido che può essere impiegato a 360°. Infine dobbiamo ricordare, con soddisfazione, che al cliente proponiamo anche la possibilità di “personalizzare” la tuta da gara, attraverso uno studio approfondito del design, del colore e dei loghi pubblicitari, con ordinativi minimi da 3/5 fino a 10 pezzi. Oltre a questi capi tecnici produciamo anche maglioni di lana, giubbotti/gilet antivento ed antipioggia, berretti di lana, protezioni per la pratica dello sci alpino, giacca a vento e salopette. Insomma, assieme in modo sinergico ed appassionato, “Pietro Vitalini” e “Beyond X” rappresentano la svolta per chi è desideroso di indossare un capo altamente tecnico e performante; le nuove collezioni inverno 2006 – 2007, infatti, sono state studiate e realizzate per gli appassionati degli sport invernali e della montagna. I punti di forza che ci hanno contraddistinto e che, mi auguro anche in un futuro molto prossimo, ci contraddistingueranno sui diversi e molteplici mercati nazionali ed internazionali, sono così sintetizzati: la personalizzazione completa del capo, nessuna quota minima di ordinazione, infinite combinazioni di colori, vasta selezione di modelli, larga scelta di taglie che vanno dal bambino taglia 120 alla XXL dell’adulto, con opzione lungo o corto della salopette, numerosi tessuti tecnici per rispondere al meglio ad ogni esigenza, cuciture nastrate, ricami personalizzati oppure sublimazioni di ogni logo fornito per la promozione e la visibilità degli sponsor, garanzia di riordine dei modelli e dei colori nei quattro anni successivi all’ordine iniziale oltre a diverse ed elastiche date di consegna>>. Per ulteriori informazioni: Skixo di Pietro Vitalini & C. Via S.Antonio, 81 - 23030 Valfurva (SO) Tel. + 39 – 0342/94.54.53 Cell. +39 – 335/ 6062036 Cell. + 39 – 338/4286299 E - mail: [email protected] Web site: www.pietrovitalini.com impatica e accattivante nto sportivo-invernale 61 Sulle candide nevi di Chiesa in Valmalenco in serbo per voi idee e novità per aggiungere alla vostra vacanza energia e divertimento, senza dimenticare il comfort dei servizi! Nell’incantevole scenario di una natura imbiancata il nuovo centro Pircher Sport 62 Nel centro Picher sport, potrai noleggiare l’attrezzatura per lo sport che preferisci, per un giorno, per una settimana o per l’intera stagione, scivolando piacevolmente sulle piste del relax. Se sei un amante dello snowboard, troverai nuove e prestigiose tavole, con le quali mettere alla prova le tue capacità acrobatiche e vivere bianche emozioni da brivido. Per gli appassionati dello sci, alta qualità, completezza della gamma e sicurezza sono garantiti, con la possibilità di utilizzare marchi rinomati. Ma la novità più accattivante che ti proponiamo per questa stagione è il “winterwalking”: passeggiate romantiche o percorsi avventurosi nell’incantevole scenario della natura imbiancata, con le racchette da neve, le tradizionali “ciaspole” che regaleranno emozioni anche a chi non scia. E da quest’anno un rinnovato e accogliente arredo studiato nei minimi particolari dove funzionalità ed estetica vanno di pari passo: sfruttamento di tutti gli spazi, dettagli curati, grande importanza ai materiali , alle luci, ai colori e alla morbidezza delle linee. Cosa aspetti? Il centro Pircher ti aspetta! PIRKER SPORT PROPRIETÀ INDIRIZZO TELEFONO FAX ATTIVITA’ Sig.ri Pircher Matteo, Francesco e Rossano Via Roma, 150 – 23023 Chiesa In Valmalenco (SO) 0342 – 451301 0342 – 454528 Negozio di articoli sportivi e tecnici, abbigliamento e calzature PROGETTAZIONE: Concreta Srl Arch. Isacco Brioschi - Geom. Stefano Boscacci Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: 63 64 TIPO DI INTERVENTO: Store Concept Pircher L’idea progettuale è di rinnovare seguendo le necessità espositive del moderno marketing di un punto vendita, un negozio dotato di un carattere personale e tradizionale, senza annullarne le caratteristiche peculiari. Nasce quindi la volontà di coniugare tradizione e modernità, memoria e attualità. La tradizione non può prescindere dai materiali tipici della montagna: il legno, materiale durabile e duttile, invecchiato all’aspetto, utilizzato come rivestimento a parete ricorda il rivestimento delle malghe e dei fienili che popolano le valli circostanti, la pietra locale, testimone, grazie alla elevata curabilità degli anni e degli stili che trascorrono e passano oltre. Materiali come il rame e l’acciaio inox sono invece adatti a raffigurare la dinamicità e la sportività che animano lo spirito del luogo: gli sport invernali su neve e ghiaccio o le attività estive di escursione o arrampicata si praticano a breve distanza dal negozio stesso. I sistemi espositivi di display coniugano ampia versatilità modulare con un sistema adatto a promuovere i prodotti e comunicare col cliente in maniera molto moderna. Lo stesso concetto è ripreso nelle vetrine, che, oltre ai suddetti sistemi, utilizzano anche una base in vetro retroilluminata per esaltare le sagome dei manichini e dell’abbigliamento, provocando la curiosità dell’istante e invogliandolo ad entrare. Anche il rapporto tra interno ed esterno è stato studiato per creare scorci prospettici ottimali, che vadano oltre il piano antistante a livello della vetrina, facendo percepire lo spazio interno del negozio nella sua profondità e complessità. La scelta delle lampade e dei sistemi illuminanti segue il principio di valorizzare gli oggetti esposti, rendendoli maggiormente allettanti agli occhi dei avventori, sottolineando le loro forme ed i loro colori. Particolare attenzione è stata prestata alla zona cassa, pensata come “focal point” che cattura l’attenzione del cliente: è il primo punto che i suoi occhi incontrano all’ingresso e l’ultimo prima di uscire dopo aver visitato il punto vendita. 65 n e g o z i 66 67 Ancora una volta fuori dalle solite rotte, per farvi conoscere liberati dal traffico, in una posizione privilegiata e tranquilla, un angolo della bella Valtellina... Elegante, raffinato e accogliente 68 E’ in questo contesto che si inserisce il nuovo negozio L’ Ape Regina, che rompe la scansione ritmica data dai tipici locali commerciali. Il nuovo negozio offre a tutte le donne e agli uomini un vasto assortimento di creazione per la biancheria intima e per la casa. Le richieste dei titolari sono state subito molto chiare; poter realizzare un negozio molto lineare, semplice, moderno e luminoso. Nel corso della sua progettazione si è voluto esaltare al massimo la richiesta del cliente evidenziando l’offerta merceologica attraverso arredi ed illuminazione. L’assemblaggio dei vari pezzi dà vita ad uno spazio avvolgente e continuo. Un luogo pensato minimale, caldo ed elegante, dove la semplicità e la scelta di toni monocromatici evidenzia la qualità del prodotto, donando all’ambiente un tono confidenziale che mette a proprio agio la clientela. APE REGINA PROPRIETÀ INDIRIZZO TELEFONO FAX ATTIVITA’ Sig.ra Armanasco Loredana Via Roma, 44 - 23030 Tovo di Sant’Agata (SO) 0342 - 775022 0342 - 775022 Negozio di biancheria per la casa e intimo uomo-donna-bambino PROGETTAZIONE: Concreta Srl Arch.Valter De Pianto - Geom.Michela Bagiotti Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: 69 70 TIPO DI INTERVENTO: Progetto: Nuova realizzazione. ● Disposizione: Due piani (piano terra negozio, interrato magazzino) ● Fornitura chiavi in mano: Arredi, porte, pavimenti, controsoffitti, luci, rasature. ● Progetto: Segue delle linee moderne, con legno di ciliegio abbinato con particolari in acciaio (zoccolino mobili, maniglie, ringhiere), pareti rasate a gesso tinteggiate con toni di colore chiaro. ● Illuminazione: Ricercata e studiata con parte ad incasso nel controsoffitto e parte esterna. ● Controsoffitti: Particolare attenzione ai controsoffitti in cartongesso che delimitano le varie zone del negozio (ingresso, vetrine espositive verso l’esterno e zona vendita). ● Pavimenti: Parte centrale in corrispondenza dell’ingresso in ceramica e il resto in laminato legno colore chiaro, scale e piano interrato in ceramica. ● n e g o z i 71 Con i prodotti del Buongustaio c’è più gusto. Anzi buon gusto! I migliori ingredienti e un controllo accurato di tutte le fasi produttive e della qualità fanno dei prodotti del Buongustaio un piacere sano e genuino, adatto per i consumatori più attenti. I nuovi consumatori chiedono prodotti genuini... il Buongustaio li prepara! 72 Il Buongustaio asseconda il desiderio di novità e genuinità dei nuovi consumatori, ben sapendo che è spesso un dettaglio di qualità a fare la differenza. Una cultura del mangiar bene basata sulla bontà, la semplicità, la salute, il rispetto dell’ambiente e la valorizzazione dei prodotti locali, indissolubilmente legati al territorio, portando sulla vostra tavola i sapori della cucina valtellinese. Il successo trova la sua naturale evoluzione dietro e fuori le quinte con l’esperienza e la competenza di Claudio Bagini e Mauro Paindelli artefici del nuovo negozio Il Buongustaio.. IL BUONGUSTAIO PROPRIETÀ INDIRIZZO TELEFONO ATTIVITA’ Claudio Bagini - Mauro Paindelli Via Caimi, 54 0342 - 214774 Negozio piatti pronti, pasta fresca, carni salumi e formaggi - Prodotti tipici valtellinesi PROGETTAZIONE: REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: Concreta Srl Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci ● Tipo di intervento: arredo negozio gastronomia ● Progetto: nuova realizzazione. ● Fornitura chiavi in mano: arredo punto vendita e attrezzature cucina. ● ● Progetto: è stato inserito il legno invecchiato per richiamare l’ambiente montano. Per i piani di lavoro è stato utilizzato il granito cachemire white. Cucina: per la preparazione piatti pronti realizzata per rendere ottimale il lavoro, sono stati utilizzate attrezzature di prima qualità e la loro disposizione è stata studiata in collaborazione con il cliente per garantire la massima funzionalità. 73 74 n e g o z i Mario Testorelli e il “suo” Museo: una vita per la Valfurva Txt: Silvio Mevio Foto: Marco Andreola - Photo Flash (Bormio) Il Museo Vallivo della Valfurva oggi più che mai - luogo di studio, di occasione per riflettere, di motivo per ricercare, nelle nostre origini e nei più profondi risvolti, la nostra identità… Chi era Mario Testorelli? Il Maestro Mario Testorelli (nato a Valfurva il 30 settembre 1926 e morto il 10 dicembre 2002 ) fece parte, a pie- no titolo, di quella stirpe di uomini della montagna, assuefatti alla fatica quotidiana ed attaccati alle proprie radici e tradizioni, tanto da farsene una “seconda pelle”. Cresciuto in una numerosa famiglia contadina ed in un periodo di tempo non certo facile, dovette ben presto, come del resto tanti suoi coetanei, imparare che cosa significasse lavoro e responsabilità. Divenuto maestro elementare, nel 1947, iniziò ad insegnare a Montagna in Valtellina. Passò poi a Semogo per breve tempo e quindi a Valfurva. Nella scuola portò tutto il suo entusiasmo giovanile, aprendo le porte a programmi innovativi, ricchi di attività culturali interessanti. L’insegnamento svolto nella sua valle gli permise anche di entrare nel vivo dei piccoli e grandi problemi della popolazione e di affinare quella innata sensibilità verso gli altri, che avrebbe poi caratterizzato tutta la sua vita. Dal 1953 al 1970 fu alla guida della Valfurva come sindaco e si adoperò al 75 alla guida del Gruppo A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) locale. Lasciata l’attività di insegnante ebbe, dalla Regione Lombardia, l’incarico di costituire il Servizio Valanghe Italiano di cui fu il direttore fino al pensionamento avvenuto nel 1986. Gli ultimi anni della sua vita li dedicò, a tempo pieno, alla sua “creatura”, ovvero al Museo Vallivo della Valfurva del quale era stato, anni prima, socio fondatore insieme ad altri concittadini, come lui convinti dell’importanza di raccogliere, conservare ed esporre i preziosi reperti del passato, ma soprattutto per lasciare ai giovani le testimonianze della storia, del proprio paese e del modo di vivere della gente. 76 fine di realizzare il sogno di vedere i suoi valligiani operare in un mondo nuovo, al passo con i tempi, ma con grande attenzione a conservare le loro ataviche origini di uomini di montagna. Furono, infatti, di quegli anni gli interventi importanti per la Valfurva riguardanti, in particolare, la viabilità, l’edilizia, il turismo che portarono ad un notevole miglioramento socio-economico tutta la comunità furvese (Valfurva). Svolse l’attività politica anche come assessore provinciale allo sport e al- l’emigrazione, prodigandosi soprattutto per rendere meno gravose le condizioni dei molti emigranti valtellinesi, fra i quali parecchi furvesi; molteplici furono, infatti, gli interessi che contraddistinsero la vita di Mario Testorelli e tutti, direttamente o indirettamente, legati all’amore per la sua gente. Fu guida alpina e socio fondatore del Soccorso Alpino; costituì una delle prime Unità Cinofile; fu socio attivo dello Sci Club S.Caterina Valfurva; per molti anni diresse il locale Corpo Musicale (Filarmonica della Valfurva) e fu Perché un museo? L’idea di un museo nacque in Mario Testorelli come risposta all’amore per la sua Valle (Valfurva). Avendo vissuto e soprattutto operato negli anni del cambiamento, per molti aspetti positivo e auspicato, ma anche preoccupante per la rapidità nel cancellare il grande bagaglio materiale, culturale e spirituale della comunità, si prodigò con animo generoso e con grande intelligenza per salvaguardare le radici storiche della Valle, svolgendo un lavoro pionieristico nel campo etnografico. Si può dire tranquillamente che, dopo le ricerche del bormino Glicerio Longa agli inizi del Novecento, sia stato lui l’iniziatore di un’opera di recupero e di valorizzazione di questo importante patrimonio. Ebbe il merito di aver intuito, per tempo, i rapidi cambiamenti della realtà locale e di aver sempre ancorato i suoi studi ad un contesto ben preciso, favorendo il collegamento con la tradizione e i rapporti con la sua gente. Per anni il Maestro Mario Testorelli svolse con pazienza questo lavoro di ricerca, mettendo insieme un patrimonio etnografico di grande interesse, che molti studiosi gli avrebbero potuto invidiare, ma che per lui era semplicemente il frutto di un atto di rispetto e di riconoscenza verso le generazioni passate, verso i propri antenati, per quanto avevano saputo tramandarci in secoli di storia. Nascita e sviluppo del museo Nel 1974 si costituì l’Associazione Museo Vallivo della Valfurva per dare una veste organica a tutto il lavoro svolto fino ad allora e per coinvolgere nuove forze. Occorreva trovare il modo di rendere fruibile tutto quel patrimonio, a cominciare dalla sede ove esporre i numerosi reperti. L’Oratorio dei Disciplini, a S.Nicolò Valfurva, divenne nel 1979 la sede del museo, alla quale si aggiunse, nel 1981, una sede staccata in quel di S.Antonio Valfurva dove è stato sistemato il mulino ed il forno a legna. Mentre il Museo continuava a funzionare con i suoi orari di apertura, si pensò alla valorizzazione del materiale cine-fotografico, impiegandolo in manifestazioni, incontri, serate, mostre. Utilizzando poi altro materiale librario ebbe inizio la pubblicazione di monografie ed anche di prodotti audio-visivi. La provvisorietà e l’inadeguatezza delle due sedi, divenute troppo ristrette per contenere il continuo aumento dei reperti etnografici, rappresentavano un grosso ostacolo ed un serio punto di domanda circa la possibile continuità del museo. Furono questi i motivi che portarono alla decisione di donare il patrimonio museale alla comunità di Valfurva, nella persona giuridica che la rappresentava, cioè il Comune, in cambio di una nuova adeguata sede, identificata nell’ex-municipio a S.Antonio Valfurva. Approvata la soluzione ebbe inizio la lunga fase di ristrutturazione dello stabile comunale e della convenzione fra Comune e Associazione per la gestione del museo; nel 2003 il museo ebbe, finalmente, una casa nuova in cui ricevere degnamente i visitatori. Scheda museo Attualmente il Museo Vallivo della Valfurva si trova a S.Antonio Valfurva nello stabile adibito, in passato, a sede comunale, scuola elementare e materna, recentemente ristrutturato e dove è sapientemente distribuito, su più piani, l’ingente patrimonio storicoetnografico. La storia, la cultura, la tradizione con- tadina e artigiana della Valle sono offerte al visitatore grazie ad un allestimento che ha volutamente cercato di ricreare l’atmosfera reale, ma che ha nel contempo mirato ad un’attenta comunicazione didattica. Il percorso museale si snoda tra ambienti domestici, come la stanza, la cucina e le antiche botteghe dove lavoravano abili artigiani: falegnami, calzolai, funai, fabbri; altri settori documentano le attività casalinghe, agricole e pastorali. Sicuramente grande fascino suscitano il mulino per la macinazione della segale Esprimo il desiderio e l’augurio che il Museo Vallivo possa diventare luogo di studio, occasione per riflettere, motivo per ricercare nelle nostre origini e nei più profondi risvolti della nostra identità… (Mario Testorelli) ed il forno a legna per la cottura del pane. Vi sono anche i reparti dedicati al costume, alla scuola, all’arte sacra, alla montagna, all’alpinismo, alla Prima Guerra Mondiale (1915 - 1918), tutti molto ricchi di reperti e testimonianze che rievocano vicende che hanno toccato direttamente la valle ed i suoi abitanti. Un grazie di cuore a Ilde per la splendida collaborazione. 77 Di generazione in generazione l’attaccamento al lavoro ed alla salvaguardia del prodotto tradizionale si è tramandato assieme alla custodia dei “segreti” nelle lavorazioni indispensabili per giungere a prodotti di massima qualità. Investire in sapore, genuinità e in salute alla nuova macelleria Giumelli 78 Lo staff della macelleria Giumelli, vanta di una notevole esperienza nel settore della carne, continua a coltivare valori come lealtà e trasparenza, indispensabili affinchè il cliente rinnovi continuamente la sua fiducia. Le scelte accurate sono finalizzate alla tran- quillità di chi gusta i suoi prodotti. Da anni garantisce le migliori carni del territorio e tutto questo rende il prodotto di elevata qualità. Spendere con fiducia nella macelleria Giumelli, esistente da ben 130 anni, significa investire in sapore, genuinità e in salute. MACELLERIA GIUMELLI PROPRIETÀ INDIRIZZO TELEFONO FAX E-MAIL ATTIVITA’ Sig.ri Giumelli Giancarlo e Giumelli Eugenio Via Nazionale, 56/A – 23036 San Giacomo di Teglio (SO) 0342 – 786106 0342 – 786106 [email protected] Negozio di macelleria, produzione propria di insaccati, specialità cacciatorini al vino Valgella. PROGETTAZIONE: Concreta Srl Geom.Stefano Gavazzi Concreta Srl Roberta Bertolatti Andrea Basci REALIZZAZIONE: TESTI: FOTO: 79 80 n e g o z i TIPO DI INTERVENTO: Restyling a tempo di record Il progetto prevedeva il cambio di destinazione d’uso di parte della macelleria già esistente, trasformandola da negozio a laboratorio. Sono stati riprogettati e ripartiti gli spazi di lavoro adibiti a stoccaggio, celle, sezionamento, insaccati e vendita. In meno di una settimana lavorativa sono stati realizzati i seguenti interventi: ● Demolizioni arredi esistenti e scrostamento muri; ● Demolizioni pavimentazioni; ● Demolizione impianto elettrico, idraulico e di riscaldamento. Rimozione dei vecchi serramenti; ● Rifacimento nuovi impianti a norma e getto del nuovo sottofondo; ● Nuova pavimentazione antiscivolo con formati di design cm. 40x40 rettificati; ● Nuovi rivestimenti a parete con piastrelle a mosaico; ● Nuovo banco carni refrigerato; ● Nuovi controsoffitti, serramenti e arredi; ● Nuovo banco cassa in legno vecchio e pietra dorata della Valmalenco. Il banco cassa e le scaffalature in legno vecchio combinate al taglio moderno della pavimentazione e al tecnologico banco carni creano un mix rustico-moderno molto accogliente. 81 Txt: Attilio Piazza Foto: Archivio Consorzio di Teglio Giorgio De Giorgi Una pubblicazione dell’Accad per valorizzare questo patri 82 Nostra intervista, in esclusiva al magazine “Concreta”, al dott. Gianfranco Avella Procuratore della Repubblica Bormio: reparto Buglio presso il Tribunale di Sondrio in occasione della presentazione del volume “Fontane di Valtellina e di Valchiavenna” Abbiamo incontrato il dott. Gianfranco Avella che, quale socio onorario dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio, ha curato, unitamente al Presidente della stessa Rezio Donchi, le note introduttive del volume “Fontane di Valtellina e di Valchiavenna” recentemente presentato alla stampa presso la sala delle Acque di palazzo Sertoli Guicciardi in Sondrio, sede del B.I.M. (Bacino Imbrifero Montano) dell’Adda; a lui abbiamo chiesto alcune impressioni su questo pregevolissimo lavoro editoriale che ha colmato una lacuna editoriale in ambito provinciale. Prima di dare la parola al dott. Gianfranco Avella vorremmo sottolineare una frase utilizzata in occasione della festa per celebrare i cinquanta anni della fondazione del B.I.M dell’Adda sul tema “acqua” che ben si addice a questa presentazione: “L’acqua è vita. Molti sono lieti perché nelle loro terre sgorga il petrolio. Ma ricordiamoci che il bene più prezioso al mondo è l’acqua. E la Valtellina è patria dell’acqua. Amiamola, difendiamola: l’acqua è vita.”. Così Avella: “L’Accademia tratta non solo di pizzoccheri e gastronomia … ma anche e soprattutto della cultura e delle tradizioni locali in un’ ottica promozionale di Teglio, della Valtellina e della Valchiavenna. In questa prospettiva è nata la felice idea di una documentazione fotografica dell’importante patrimonio artistico costituito dalle fontane storiche della nostra provincia. Tutto è iniziato da una intuizione avuta, unitamente a Rezio Donchi, Presidente dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio, davanti alla stupenda fontana in pietra ollare collocata nella piazzetta di S.Pietro, in quel di Chiaven- emia del Pizzocchero di Teglio monio artistico e culturale na. Anche il bravissimo fotografo Giorgio De Giorgi stava maturando l’intenzione di pubblicare un volume sulle fontane: le due idee si sono così unite dando vita al nostro libro. Comunque colui che ha dato corpo e piedi a questa iniziativa editoriale, trasformandola in una bella realtà, è stato proprio il nostro Presidente Rezio Donchi, infaticabile trascinatore dell’intera associazione dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio. Da questa prima idea, come recita il vecchio adagio “l’appetito vien mangiando”, quasi per partenogenesi, è nato il pensiero di sviluppare un percorso più complesso, quasi una “tetralogia”: secondo le nostre speranze e semprechè Dio ci conceda vita e salute, l’anno prossimo (2007) l’Accademia pubblicherà, ancora in bianco/nero, il volume dal titolo “Porte e Portali della Valtellina e della Valchiavenna”; come è noto di questi manufatti ne esistono di veramente splendidi in tutta la provincia di Sondrio, per es. a Bormio, a Teglio, a Ponte in Valtellina, a Sondrio, a Morbegno, a Chiavenna ed in altri comuni. L’anno successivo (2008), e questo sarà oggetto di un impegno veramente importante in collaborazione con gli amici dei Grigioni Italiani (Svizzera), l’Accademia è intenzionata a pubblicare un altro libro fotografico riguardante gli “Antichi Ambienti Lignei e le Stue della Rezia Italiana”: Valtellina, Valchiavenna, Val Bregaglia e Valposchiavo, questo interamente a colori per meglio esaltare i colori e le sfumature del legno. Infine, “dulcis in fundo”, nell’anno 2009, a conclusione di questa importante percorso culturale ed editoriale, sempre mentore l’infaticabile Presidente Rezio Donchi, il libro fotografico, anch’esso a colori, dal titolo “Gioielli popolari dell’Alto Lago, della Valtellina e del- Grosio: impianto idroelettrico AEM Valdisotto: Piatta la Valchiavenna” nel quale, tra gli altri, troveranno una giusta rappresentazione gli splendidi orecchini di Grosio, di Sondalo, della costiera dei Cech e dell’Alto Lago. Tutto questo, e speriamo altro ancora, nella prospettiva di illustrare materie, oggetti ed anche opere d’arte che riguardano la tradizione e la storia del nostro territorio, nella salvaguardia della cultura locale ma senza alcun intento localistico”. come sottolinea l’Editore, si è scelto in questo volume di seguire un criterio differente dall’elencazione di luoghi e soggetti. Il titolo “Fontane di Valtellina e Valchiavenna” sembra ridurre l’indagine alle sole direttrici geografiche principali di una realtà assai più vasta e complessa che comprende zone altrettanto famose, importanti e belle. Tante e troppe e certamente impossibili da contenere in un titolo che riportasse in modo immediato a luoghi noti ed ai manufatti riconoscibi- Il volume “Fontane di Valtellina e Valchiavenna” Nella introduzione, a cura dell’Editore (Gerardo Monizza - Nodolibri - Como), si legge che il territorio attuale della provincia di Sondrio comprende settantotto comuni ed una quantità indefinita di piccole frazioni; imprecisato anche il numero delle valli e vallette che si “allungano” partendo dalle Alpi Retiche e dalle Prealpi Orobiche. Da quanto sopra esposto si evince che il tutto appartiene ad un fittissimo “reticolo” di informazioni storiche ed umane che sono quasi impossibili da tradurre per una facile ed immediata lettura. Per queste ragioni, Ponte in Valtellina: via Pozzaglio 83 84 Tirano: Palazzo Merizzi Bema li. Giorgio De Giorgi, il fotografo che ha curato l’intera indagine fotografica di tutte le fontane di Valtellina e Valchiavenna riportate nella pubblicazione, rappresenta il solo ed unico “giudice” per quanto riguarda la scelta di questa o quella fontana da “immortalare” … a lui ed alla sua sensibilità, di vero artista della fotografia, è stato affidato il compito di “scegliere” e di individuare quei soggetti che meglio si prestavano alla pubblicazione. De Giorgi da molti anni coltivava l’idea di fotografare un patrimonio immenso (si calcola, infatti, che siano quasi duemila le fontane dell’intera provincia di Sondrio) senza però volerlo rilevare nella sua interezza, ma solo cogliendone le emozioni formali, le caratteristiche ambientali e/o anche i “suoni” gorgoglianti dell’acqua che scorre. Il volume “Fontane di Valtellina e Valchiavenna” è diviso in sette parti: le prime cinque raggruppano le rispettive fontane appartenenti alle attuali comunità montane, ovvero quella dell’Alta Valtellina - Bormio, di Tirano, di Sondrio, di Morbegno e di Chiavenna che ricalcano le divisioni amministrative storiche; tutto ciò consentirà al lettore attento – come sottolinea l’Editore – di ritrovare con facilità i luoghi, di verificare uguaglianze nei modelli, le diversità dei materiali impiegati per la costruzione ed una eventuale omogeneità nelle disposizioni. La penultima parte (la sesta) è dedicata alle fontane contemporanee; questa separazione dagli altri manufatti indica anche una svolta riconoscibile nel ruolo storico della fontana: da un punto di incontro, di utilità e di comunicazione sociale, a punto di vista osservato come monumento, spesso solo celebrativo. L’ultima parte (la settima) raggruppa alcuni contributi storici stesi da esperti ricercatori ed attenti osservatori della realtà locale, della mentalità di questi territori, della linguistica e della storia (Remo Bracchi, Bruno Ciapponi Landi, Graziano Tognini, Michela Pedrana, Guido Scaramellini e Nella Porta Credaro). Bella, ricca di significato e molto didascalica la prefazione di Guglielmo Scaramellini il quale sottolinea che: “fontane che hanno marcato... il territorio, ma che... ancora marcano, nel tempo che scorre, come l’acqua, la vita di tutti noi”. Gerardo Monizza, l’Editore (Nodolibri -Como), evidenzia che ogni settore è preceduto da un testo per così dire evocativo e poetico che riporta “le azioni” dell’acqua: il suo scorrere, il suo fer- marsi, il suo dissetare, il suo lavorare, il suo riunire, etc. Si parte con lo “scorrere” … l’acqua che sgorga dalle sorgenti, scorre e scivola via dalle vallate, portando fertilità alla terra, alla natura ed all’uomo; poi l’acqua si ferma, costretta all’interno di una torretta di pietra oppure in metallo; esiste, inoltre, l’acqua che nutre e disseta uomini ed animali, lasciando sempre un senso di benessere, di appagamento e di freschezza; infine l’acqua come bene e risorsa insostituibile per il lavoro, un tempo a braccia nei lavatoi, in seguito meccanica nei laboratori e nelle industrie. Senza dimenticare la funzione prima delle fontane che era quella di riunire le genti a lavorare, a dissetarsi, a discutere ed alcune volte anche a litigare. Non da ultimo, perché meno importante, l’elogio al volume “Fontane di Valtellina e di Valchiavenna” arrivato, tramite e – mail, all’attenzione del dott. Gianfranco Avella (Procuratore della Repubblica Italiana al Tribunale di Sondrio) ed al presidente dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio, Rezio Donchi, da parte del socio onorario della stessa accademia, Ernesto Ferrero (direttore della Fiera del Libro di Torino e Premio Stega 2000) … “Un omaggio molto felice e opportuno ad una civiltà austera che sa toccare le vette della poesia attraverso la toccante sobrietà dello stile. Ed è l’occasione di ripercorrere il significato di tante opere bellissime, che magari non riusciamo a vedere proprio perché le abbiamo sotto gli occhi”. La scheda del volume “Fontane di Valtellina e Valchiavenna” (240 pagine + sovraccoperta e custodia – formato 25X25 cm – stampa delle immagini in bicromia – carta patinata opaca – cucito a filo refe – custodia in cartoncino nero) Edizioni: Nodolibri – Como Produzione: Accademia del Pizzocchero di Teglio Realizzazione: Gerardo Monizza e Rezio Donchi Fotografie: Giorgio De Giorgi Introduzione: Rezio Donchi e Gianfranco Avella Prefazione: Guglielmo Scaramellini (Paesaggio, acqua e fontane) Testo: Gerardo Monizza (Forme, materia e rumori d’acqua) Contributi: Remo Bracchi (Parole d’acqua) - Bruno Ciapponi Landi (Gente alla fonte) – Graziano Tognini (Architetture d’acqua) – Michela Pedrana (Fontane nella storia) – Guido Scaramellini (Fontane nei documenti) – Nella Porta Credaro (Fontane nei ricordi) Stampa: Tipografia Ramponi - Sondrio Txt: Silver Foto: Archivio Consorzio Teglio Turismo Giorgio De Giorgi Consorzio Teglio Turismo: una straordinaria e dinamica realtà turisticaValtellinese … Sapori (il Pizzocchero) e Sapere (il Palazzo Besta) … di Valtellina: questo il motto di Teglio, il ridente “borgo” che ha dato le origini al nome della nostra “Magnifica Vallata” La reception dell’ufficio “Teglio Turismo” Teglio E’ collocata nel cuore della Valtellina, adagiata sopra ad un ampio “terrazzo” soleggiato sul versante retico e posta a 900 m di altitudine; fu nei secoli passati il borgo più importante dell’intera “Vallata” a cui diede il nome; anticamente fu prescelta dai Romani, dopo l’occupazione della Rezia nel 15 a.C., come sede di una torre di vedetta e di difesa sul dosso a sud del paese; durante la dominazione bizantina Teglio si affermò come perno insostituibile nella difesa della valle e quale luogo principale della stessa; castello e castellanza non ebbero, però, vita facile poiché era troppo ambito il possesso del territorio “tellino” conteso continuamente tra Como e Milano. Teglio non è un anonimo insediamento di montagna, ma presenta una sua “particolare e profonda anima” che si salda ad un passato facile da ritrovare e riscoprire nelle sue anguste e caratteristiche vie e nelle sue contrade. Grazie al clima dolce ed asciutto, alla pace, alle bellezze naturali, al verde incontaminato dei boschi e dei prati, ed alle testimonianze di un vivo e sentito passato, il ridente “borgo” valtellinese rappresenta un luogo ideale di vacanza per qualsiasi età ed in ogni stagione. Teglio, infatti, consente di praticare numerosi sport sia in inverno come lo sci alpino, lo sci di fondo, lo sci alpinismo, il pattinaggio su ghiaccio e sia d’estate come il trekking a piedi, la mountain bike, il tennis, il tiro con l’arco, l’equitazione, la pesca 85 importante opportunità e fonda “Teglio Turismo”. Un anno dopo (2000) inizia, così, ad essere completamente operativo”. L’ingresso dell’ufficio “Teglio Turismo” 86 sportiva presso il ridente laghetto di Somasassa. Chi sceglie Teglio, per le sue vacanze, oltre alla squisita ospitalità potrà deliziarsi nell’assaggiare e gustare i suoi prelibati piatti gastronomici come i pizzoccheri (originari proprio di Teglio), a base di farina di grano saraceno, gli sciatt e la polenta taragna, accompagnati da bresaola, salumi e formaggi di montagna, oltre a degustare un ottimo Valgella, il generoso vino rosso prodotto dalle locali aziende vitivinicole locali. Teglio è anche storia, arte e cultura con la torre “De Li Beli Miri”, il Palazzo Besta (museo nazionale e la più bella dimora cinquecentesca valtellinese) e la Collegiata di S. Eufemia. Luciano Andreoli A conclusione di un’estate 2006 ricca di appuntamenti di cartello, sapientemente organizzati dal Consorzio “Teglio Turismo” e dall’Accademia del Pizzocchero, unitamente al Centro Tellino di Cultura e alla Parrocchia, con la stagione invernale (2006/2007) oramai decollata ufficialmente, siamo riusciti ad incontrare - in quel di Teglio - il presidente del locale consorzio turistico, Luciano Andreoli, noto imprenditore di Teglio e vice presidente (con Vittorio Pola) dell’Accademia del Pizzocchero, per farci raccontare la storia di questo prestigioso consorzio e le iniziative che verranno proposte durante il prossimo inverno. - Luciano Andreoli ci può tracciare, molto brevemente, un profilo del vostro consorzio? “Ufficialmente il nostro consorzio (Teglio Turismo) nasce nel 1999 ed allora fu uno dei primi in Valtellina ad essere creato in considerazione del fatto che la regione Lombardia, in una sua precisa “nota”, disponeva proprio la creazione di consorzi turistici “ad hoc” in tutte le località a vocazione turistica disseminate sul territorio lombardo in sostituzione delle “obsolete” A.P.T. (Aziende di Promozione Turistica). In relazione a ciò un gruppo nutrito di operatori tellini, con il testa il sottoscritto e a fianco l’amico Fabio Valli, unitamente all’amministrazione comunale di Teglio, coglie al volo questa - Quali sono le manifestazioni turistiche di spicco che siete stati in grado di proporre in questi ultimi anni? “Tra le manifestazioni di spicco organizzate ultimamente, in collaborazione con l’attuale amministrazione comunale con in testa il “borgomastro” e primo cittadino, Giorgio Grolli, vorrei ricordare quelle degli ultimi due anni; mi riferisco, in particolare, al 2005 con “Volumi in equilibrio” e al 2006 con “Superfici in equilibrio”, entrambe presentate dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. Per il prossimo anno (2007) proporremo una sorpresa “in equilibrio” … Invece, per quanto riguarda l’estate 2006, abbiamo proposto un ricco calendario di eventi (in stretta collaborazione con l’Accademia del Pizzocchero, il Centro Tellino di Cultura e l’Amministrazione Comunale) che hanno spaziato dall’arte, alla cultura, all’enogastronomia, musica e poesia. Un carosello di iniziative che non trovano, sicuramente, riscontro in nessun altra località della provincia di Sondrio nonostante la nostra sia una piccola identità comunale. Il nostro ufficio, collocato accanto alla casa comunale, è stato per quasi tre mesi un “crocevia privilegiato”: mi riferisco, in particolare, alle molteplici informazioni fornite ai turisti che hanno scelto, quale momento di ferie e di relax, la nostra cittadina attraverso la consegna di materiale divulgativo come cartine del comune, depliant illustrativi delle diverse manifestazioni estive, ricerca di locazioni e tanti “sorrisi e aiuti” a tutti quelli che hanno frequentato l’ufficio di “Teglio Turismo”. Le “bizze” del tempo hanno alcune volte bagnato i nostri prati, ma non hanno scalfito in nessun modo i grandi eventi che abbiamo organizzato magistralmente. Un lavoro silenzioso quello del consorzio proprio nell’ottica del nostro essere valtellinesi (fatti e non parole … ); lavoro, lavoro e ancora lavoro con molta sobrietà e concre- tezza, con la certezza di avere contribuito a rendere la mia, la nostra e la vostra Teglio diversa, godibile e allegra”. - Sappiamo che lei, oltre ad essere presidente del Consorzio Teglio Turismo, è anche vice presidente di una prestigiosa (istituzione) associazione, ovvero l’Accademia del Pizzochero di Teglio; ci può raccontare come è nata l’idea di raggruppare, in una “ristretta” cerchia, gli estimatori del “Re Pizzocchero”? “Nel 2002 nasce l’idea di fondare l’attuale accademia del pizzocchero, presieduta dal Rezio Donchi; questa associazione ha lo scopo di tutelare, promuovere e diffondere il “Pizzocchero fresco di Teglio” e tutte le espressioni tipiche dell’enogastronomia della provincia di Sondrio. Ha il compito, quindi, di intraprendere ed incoraggiare tutte le iniziative che possono contribuire a valorizzare ed accrescere la conoscenza della stessa enogastronomia valtellinese anche come espressione di costume, di civiltà, di cultura e di scienza. Quindi promozione, organizzazione e partecipazione a studi, convegni, dibattiti … l’informazione attraverso i media … la pubblicazione di notiziari periodici (vedi “La Voce dell’Accademia del Pizzocchero”) … promozione e partecipazione attiva a manifestazioni enogastronomiche …scambi con manifestazioni di altri Paesi … registrazione di denominazione di origine protetta oppure di indicazione geografica protetta. Diversi sono i soci fondatori (circa una trentina) e molteplici quelli onorari tra i quali ricordiamo: il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Sondrio, Gianfranco Avella, l’ex azzurro dell’atletica leggera Livio Berruti, il cantautore Massimo Bubola, la presentatrice televisiva e conduttrice Gabriella Carlucci, l’ex azzurra di sci alpino ed olimpionica Deborah Compagnoni, Gianfranco De Laurentis, l’ex azzurra di sci di fondo ed olimpionica Manuela Di Centa, l’alpinista Fabio Meraldi, lo scrittore Ernesto Ferrero, l’onorevole Franco Frattini, l’attrice Don Antonio Mazzi con Luciano Andreoli Luciano Andreoli con da sinistra a destra, Fabio Valli, Don Mazzi e Rezio Donchi Claudia Kohl, il sacerdote Don Antonio Mazzi, l’attrice Ottavia Piccolo, l’ex tele - radio cronista sportivo Bruno Pizzul, il pittore Aldo Pogliani, l’azzurro di sci ed olimpionico Giorgio Rocca, il conduttore televisivo Jerry Scotti, l’onorevole e critico d’arte Vittorio Sgarbi, tanto per citarne alcuni … Ringrazio, infine e vivamente la redazione del magazine “Concreta” per lo spazio concessomi; a questo punto vorrei concludere, questa simpatica chiacchierata, con una frase che ritengo emblematica per definire quanto sia suggestiva la “mia” Teglio: “Esiste un sommesso rigore d’arte in ogni testimonianza dell’illustre passato di Teglio; ne nasce, così, il senso di un’armonia compiuta e raccolta che felicemente si sposa alla dolcezza serena del paesaggio circostante. Tra le innumerevoli sorprese di Teglio esiste, come motivo ricorrente, la continua scoperta di elementi nobilissimi inseriti nella trama della più semplice ed umile realtà. Non di rado, la modesta abitazione di un contadino è affrescata ed istoriata come un palazzo antico. E l’incuria degli uomini e le offese del tempo non hanno fatto altro che coprire di una patina affascinante queste lontane memorie, conferendo loro un patetico accento che colma di commozione anche il più distratto degli osservatori … ” . Da sinistra a destra Luciano Andreoli, Rezio Donchi, Lorenza Maffescioni, Gabriella Carlucci, il prefetto di Sondrio Sante Frantellizzi e la giornalista Daniela Cuzzolin 87 referenze referenze referenze referenze referenze referenze ALBERGHI – HOTEL – RESIDENCES ABETE BLU S. CATERINA (SO) ALBA SRL LIVIGNO (SO) ALPINA LIVIGNO (SO) AMERIKAN LIVIGNO (SO) APRICA APRICA (SO) APP. CUSINI LIVIGNO (SO) ACQUI TERME G.H. 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