guzzo venicio

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guzzo venicio
Attualità
periodico indipendente
hotel • ristorante • meeting
Anno XXXV - n. 4 - APRILE 2013 - distribuzione gratuita
www.ilbassoadige.it - e-mail: [email protected] - 37045 Legnago (Verona)
1966-2002. CENTENARIO
DELL'AIDA ALL'ARENA DI VERONA
di I. G. Zanoli
In questo numero presentiamo i secondi cinquant’anni di
Aida in Arena. Fino al 1963 l’opera è stata rappresentata
con ben 90 produzioni. Poi la sua programmazione diventa
sempre più frequente sino a diventare ricorrente dal 1980.
Fino a questa data Aida è in cartellone solo negli anni 1966,
1968, 1969, 1971, 1972, 1974, 1976 e 1977.
Nel 1966 le scene sono di Pino Casarini, che, per la terza
volta in Arena, dimostra la sua familiarità con l’Egitto dei
faraoni. Spettacolare la scena del trionfo con le masse che
scendono lungo un itinerario obliquo articolato in tre rampe.
Interpreti principali Leyla Cenger, Carlo Bergonzi e Fiorenza Cossotto. Da ricordare di questa edizione di Aida anche
le discusse danze di guerra e di caccia del 2° atto interpretate
dal balletto del Teatro Kirov di Leningrado, scritturato anche
per tre serate in La Bella Addormentata di Ciaikowski. A
salutare gli ex connazionali russi in Arena è presente Rudolf
Nureyev, il ballerino che “ha scelto la libertà ed è diventato
un divo”.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Prima della sottoscrizione leggere
attentamente il Fascicolo Informativo disponibile sul sito www.cattolicaprevidenza.com
(Segue a pag. 5)
FISCHBACHAU - CASTAGNARO
"Un'esperienza
indimenticabile
che spero si
possa ripetere
la prossima
stagione estiva".
Termina così la lettera di Anna Iseppi, figlia di Roberto
e Miresi, titolari del Castello Bevilacqua, inviataci per ringraziare l'Associazione Amici di Fischbachau, presieduta da
Franco Biasio, per avere agevolato la sua recente esperienza
lavorativa in Germania. Un particolare grazie per l'intervento
dei sempre cortesi e, per l'occasione "genitori adottivi" Barbara e Michele, presidente dell'Associazione Amici di Castagnaro, le due associazioni che alimentano i cordiali rapporti
personali, culturali e sportivi in funzione del Gemellaggio tra
Fischbachau e Castagnaro, prossimo a raggiungere i 10 anni.
E' importante riportare l'esperienza lavorativa di Anna per
meglio comprendere quanto sia vantaggioso il rapporto con
questa splendida località bavarese, non solo dal punto di vista
culturale ma anche economico. Infatti a nessuno sfugge l'importanza di avere stretti rapporti con una forte nazione europea a noi vicina, per l'intensità degli scambi commerciali, per
la massiccia presenza di turisti tedeschi nel nostro Veneto, dal
Lago di Garda alla costa adriatica comprese le città d'arte più
rinomate d'Italia e per la scelta di molti nostri giovani di trovare decoroso lavoro in questo importante paese. A facilitare
inoltre i rapporti personali, la Scuola Media di Castagnaro
ha inserito, ormai da anni, lo studio del tedesco come prima
lingua straniera e grazie a questa oculata scelta si sono create
le condizioni per un crescente interscambio di alunni presso le
rispettive famiglie. Ed è proprio questo il giusto percorso per
consolidare nel tempo rapporti di alto valore.
BENEMERENZA AL
BASSO ADIGE
di G. M
Pag. 3
Veneto, terra
dai mille tesori
di P. Braggio
Pag. 4
STRATEGIE
BIZANTINE
di A. Costantini
Pag. 5
INTITOLATA
PIAZZA A
ERNESTO BERRO
di F. Occhi
Pag. 6
NEI TELEFONINI
IL DRAMMA
DI UNA GUERRA
di M. P. De Carli
Pag. 9
MARTE
di G. Viviani
Pag. 14
G. Galetto
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Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
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periodico indipendente
“Investire nei nostri territori:
una scelta vincente per
il futuro, tra slow e fast”:
potrebbe essere il titolo di un
convegno finalizzato a rilanciare
l’economia locale.
Il tema dello sviluppo sostenibile
in questi ultimi anni ha acquisito
un valore di assoluta centralità
nell’ambito delle politiche di
pianificazione territoriale e di
governance del territorio.
Oggi non è più possibile avviare
alcuna strategia e azione di
sviluppo del territorio senza
valutare in modo consapevole
e concreto l’impatto che queste
possono generare sulle risorse
del patrimonio dello stesso
territorio: da quelle ambientali e
paesaggistiche, a quelle culturali
e legate alle tradizioni, dai
sistemi di relazione sociale alla
qualità della vita dei cittadini in
senso più ampio e generale.
E’ necessario, nonostante tutto,
riprendere a progettare.
Perché il “progetto” sintetizza le
idee di marketing territoriale, ed
è volto alla valorizzazione delle
risorse proprie del territorio in
un momento di difficoltà in cui
si prefigura una disponibilità a
venire di infrastrutture e servizi
in grado di elevare l’appetibilità
dell’area per quelle imprese,
tecnologie, servizi e, soprattutto,
persone che sceglieranno di
investire il proprio futuro in
questo territorio.
Il progetto deve anche essere
il risultato dell’impegno assunto
dalle Amministrazioni Comunali
per interpretare le dinamiche
in corso, indirizzare lo sviluppo
futuro verso una crescita piena
e sostenibile, promuovere la
conoscenza delle opportunità di
investimento in questi territori,
oltre che sperimentare una
nuova modalità di marketing
associativo, rivolta a favorire la
nascita di nuove imprese.
Tra i primi risultati importanti per
i Comuni deve esserci la stretta
collaborazione tra categorie
economiche e istituzioni, in
sintonia con nuovi strumenti di
programmazione territoriale.
La strategia del “progettare”
deve puntare alla sempre
maggiore valorizzazione
delle opportunità offerte dal
territorio sia per le imprese già
insediate, sia per quelle alla
ricerca di nuove location, oltre
all’incentivazione di nuova
imprenditorialità.
Innovativi anche gli strumenti di
analisi e di comunicazione che
si potranno utilizzare, a partire
dalla rete, destinata a diventare
una banca dati completa del
territorio, in grado di offrire
una panoramica approfondita
della zona, illustrando le
caratteristiche degli immobili, del
territorio circostante, dei servizi
e delle opportunità offerte dal
territorio.
Alla luce di quanto detto, come
può fare il nostro territorio
per “scegliere” la qualità
dello sviluppo che intende
perseguire?
Va detto che non ha senso
“fare da soli”: ogni riflessione,
ogni lavoro, ogni progetto deve
essere messo a disposizione
di tutti. Infatti l’impegno vero
comincia qui e deve essere di
tutti.
Potrebbe essere utile avviare
un’analisi del territorio,
individuare le strategie e scrivere
un piano d’azione che risponda
alle seguenti domande:
• cosa si può fare
concretamente?
• chi lo può fare?
• quando?
• quanto costerà?
E perché il marketing sia
realmente “territoriale” sarà
necessario:
• promuovere incontri ad
hoc con i diversi attori del
territorio: istituzioni, categorie
economiche, scuole, famiglie;
• sensibilizzare i diversi attori
del territorio, in un’ottica di
indispensabile condivisione
• progettare azioni di
comunicazione mirate, che
considerino le differenti
caratteristiche dei target a cui si
rivolgono
• dedicare particolare attenzione
ai giovani che vogliano avviare
un’attività imprenditoriale,
studiando un progetto che
preveda la possibilità di aiuti
finanziari e incentivi per
l’avviamento delle imprese
più innovative; il supporto
all’imprenditoria giovanile
rappresenta una garanzia per il
futuro del territorio.
Crediveneto c’è.
periodico indipendente
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
BENEMERENZA A "IL BASSO ADIGE"
Giovedì 21 Marzo u.s., in Sala Civica Palazzo di
Vetro in Legnago, l’Associazione Insigniti di onorificenze Cavalleresche, (condotta magistralmente dal suo Presidente Comm.
Mario Crocco) ha consegnato
le benemerenze ad una trentina di persone ed enti ritenute
particolarmente meritevoli nei
vari settori.
Tanti i premiati e moltissimi i presenti, tra i quali, il
Comandante dei Carabinieri,
della Polizia di Stato, della
Guardia di Finanza, della
Polizia Locale e del Genio
Guastatori “Folgore”.
A ricevere la Benemerenza per primo, il figlio
di un disperso in Russia, guerra 40-45, Telemaco
Tommasoni Sergente del Genio Pontieri.
Per l’operosità: Giovanni Manani, Pio Salvatore,
Roberto Mora, Idalico Venturi, Giovanni Finestra,
Maria Busato e Rolando Segantini.
Per il servizio alla comunità: Il Com.te dell’8°
Reggimento Genio Guastatori, “Folgore”, Salvatore
Tumminia, il Com.te della Polizia Locale “Basso
Adige” Luigi De Ciuceis, il Luogotenente “ora
in pensione”, già Comandante della Stazione
Dai tecnici, tuttora in servizio permanente effettivo
per la non troppo ordinaria amministrazione, ai saggi
che devono stilare una sorta di promemoria delle
urgenze a beneficio del prossimo Presidente della
Repubblica e dell’eventuale futuro Governo, passando
per i comici, di professione o per qualifica acquisita,
che ambiscono ad una parte da protagonista ma
su quale palcoscenico e con quale ruolo rimane
al momento un’incognita. Così come altamente
imprevedibile rimane lo sbocco dell’attuale stallo,
che probabilmente troverà la sua definizione dopo
l’elezione del nuovo Capo dello Stato, anche se
qualche dubbio è lecito avanzarlo alla luce delle
posizioni inconciliabili delle principali forze politiche.
Qualcuno ritiene che la nomina di 10 esperti che
in poco più di una settimana devono trovare dei
punti di intesa su temi in merito ai quali le opinioni
dei partiti divergono in modo significativo sia solo
una perdita di tempo; a prescindere dal fatto che in
una situazione di semestre bianco erano del tutto
assenti le alternative, sarebbe già un grosso successo
se dal lavoro dei saggi emergesse una scala di
priorità condivise, sulle quali concentrare l’attività del
prossima Esecutivo, sia che duri pochi mesi o qualche
anno. La mia personale opinione è che, concordata a
fatica una nuova legge elettorale magari con il ritorno
a quella precedente, adottati quei provvedimenti che
consentano di mantenere i conti pubblici in sicurezza
e reso se possibile più lineare ed efficace il decreto
sul rimborso alle imprese fornitrici dei debiti della
Pubblica Amministrazione, sia di gran lunga preferibile
un ritorno alle urne. Pare ormai evidente che la
possibilità di una qualche intesa fra i tre schieramenti
principali non è nell’ordine delle cose, vuoi perché è
impensabile un accordo serio fra chi è stato costretto
dall’emergenza a convivere obtorto collo per un anno
in una maggioranza posticcia non avendo praticamente
nulla in comune, sia in quanto il Movimento che
si ritiene quantomeno il vincitore morale della
consultazione di fine febbraio rifiuta a priori ipotesi
di collaborazione con chicchessia. Proporre come
unica opzione il sostegno di un proprio Governo
di minoranza, che nei numeri rappresenterebbe un
italiano su quattro, non pare richiesta francamente
ricevibile. Al di là dei dinieghi e delle schermaglie
tattiche, dei consueti e abusati richiami al senso di
responsabilità, gli argomenti ed i toni del dibattito
Carabinieri di Legnago, Ulderico Gagliardi.
Per il sociale: Il Centro Diurno Anziani, Lucia
Mattiazzi, alla “San Vincenzo” nella persona della sua
Presidente Gabriella Zanferrari,
Giovanni Gobbi per “l’Ascon” per il “Serd” Carlo Bossi
dell’ULSS21, Claudio Marconi
Dirigente della Comunità
“L’Argine” e Don Luigi Furieri.
Per la qualità: Daniele
Caprara e Michele Triglione
dell’ULSS 21.
Per l’aiuto inviato alle popolazioni terremotate dell’Emilia: “Gli Alpini” nella persona
del suo Capogruppo Maurizio Mazzocco, Alessandro
Riello “Aermec”, Federico e Michele Furlani “Simen”,
Steno e Alessandro Carpi “Sica”.
Per le attività sociali: La Pro-Loco di Legnago
nella persona del Presidente Luigino Pignatta e Carlo
Menghini “3 Rondini”, infine “Il Basso Adige” con la
seguente motivazione: “All'antico periodico “Il Basso
Adige” per il suo singolare ruolo di informazione
storico-culturale e di ricerca, grandemente apprezzato
dalla Comunità del Basso Veronese”.
G. M.
Nella foto: il momento della premiazione.
O YES...
politico sembrano indirizzarsi quasi inevitabilmente
verso una non troppo lontana campagna elettorale,
della quale il cinico utilizzo massmediatico di tragedie
individuali e familiari provocate dall’impoverimento
crescente di fasce di popolazione sempre più vaste
costituisce uno degli elementi immancabili. Come
interpretare altrimenti i ripetuti ricorsi alla piazza con
annessa gita premio, vitto gratis e piccola mancia
inclusi, a beneficio degli attempati partecipanti, che
hanno come parole d’ordine le solite invettive contro
i nemici della democrazia, o le rinnovate promesse di
abolizione di tasse senza minimamente specificarne
le modalità di copertura? A sentire certi discorsi
sembra che i problemi dell’Italia siano nati tutti
negli ultimi 12 mesi e che prima di allora fossimo
un’isola felice. è vero che spesso le persone hanno la
memoria corta, come in parte confermano gli ultimi
risultati elettorali, ma i numeri al contrario delle
parole lasciano pochi margini alla mistificazione;
basta esaminare l’andamento dei principali indicatori
economici dal 2000 ad oggi o limitarsi al conto dei
miliardi di euro di spesa aggiuntiva per interessi
provocata dall’impennata dello spread a fine 2011,
costo a carico del bilancio pubblico e quindi di tutti
noi, per smascherare gli autori del disastro in cui
ci troviamo. E’ paradossale che coloro i quali nel
corso degli anni hanno lasciato lievitare i debiti della
Pubblica Amministrazione verso le imprese ad oltre
100 miliardi di euro senza fare assolutamente nulla
oggi pretendano di dare lezioni su tempi e modi
del loro pagamento, facendo finta di ignorare che i
vincoli a cui il Governo deve sottostare sono frutto
degli impegni non derogabili da loro sottoscritti con
le Autorità europee. Nonostante siano passati meno
di due anni, in molti sembrano averlo dimenticato.
A fine marzo ci ha lasciato Enzo Jannacci, uno degli
artisti più bravi e originali degli ultimi 50 anni. La
narrazione delle sue canzoni aveva spesso una vena
surreale, con la quale le vicende politiche nostrane
riescono talvolta a competere. Provo a immaginare
una sua lettura canora della situazione attuale …
quelli che a novembre sfiduciano il capo del Governo,
a dicembre gli chiedono di capeggiare i moderati,
a gennaio lo accusano delle peggiori nefandezze,
a febbraio lo giudicano irrilevante, a marzo gli
propongono una nuova alleanza, o yes, … quelli che
sono primi ma non hanno vinto, che propongono
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MOSTRA PITTORICA
PER L'EMILIA
L’eclettico Dino Barbieri, pittore e poeta, qualche
mese fa esponeva le sue opere presso il Torrione di
Piazza Della Libertà in Legnago.
L’intento è stato per il sostegno ai terremotati
dell’Emilia, infatti, il ricavato dalla vendita di circa
20 (venti) quadri è stato devoluto alla scuola dell’Infanzia (Sacro Cuore) di Finale Emilia. Il mese scorso
il nostro concittadino si è recato nella cittadina
Emiliana ed ha consegnato il denaro nelle mani di
Monsignor Ettore Rovatti. Un applauso da, il Basso
Adige, ed una benemerenza consegnatagli dall’associazione insigniti di Onorificenze Cavalleresche.
G. M.
Nella foto: Dino Barbieri e Monsignor Ettore Rovatti.
alleanze per il cambiamento ma in cambio ricevono
continui vaffa, che le grandi intese mai, no ma, né no
né sì , forse, o yes,… quelli che volevano diventare
l’ago della bilancia salendo in campo e sono confinati
al ruolo di riserve neanche tanto apprezzate, o yes, …
quelli che parlano di rivoluzione, di democrazia del
web, di uno vale uno, ma poi sopprimono il dissenso,
danno ordini e lanciano scomuniche, riducono i
momenti di confronto interno a parodie comiche
delle gite scolastiche, conoscono solo tre risposte:il
silenzio, il no ed il vaffa, chiedono di formare un
Governo senza indicare i nomi dei suoi componenti, o
yes, o yes, o yes …
Andrea Panziera
periodico indipendente
www.ilbassoadige.it
e-mail: [email protected]
FONDATO NEL 1979
Direttore responsabile:ROBERTO TIRAPELLE
Direttore editoriale:
GIANNI GALETTO
Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona.
Sede in Legnago (VR) - Corso della Vittoria, 36
Pubblicità tel. 349 3157148.
Foto di Paolo Pravadelli.
Grafica, impaginazione e stampa:
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“Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione
Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto
notarile 6812 del 18.09.1984, reg. a Legnago il
20.09.1984 il cui Consiglio Direttivo è così composto:
Presidente:
Presidente Onorario:
Vice Presidente:
Segretario:
Consiglieri:
Gianni Galetto
Alessandro Belluzzo
Francesco Occhi
Giuseppe Mutti
Armandino Bocchi
Renzo Peloso
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
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periodico indipendente
Veneto, terra dai mille tesori
Rivisitare Venezia, alcune volte l’anno, significa
spesso pensare, durante il viaggio da Verona, alle
diverse altre meravigliose città della nostra Regione,
alla naturale e variegata bellezza del suo territorio e
all’impegno, in tutti i possibili settori del lavoro, delle
genti che la popolano.
Il Veneto - oltre diciannovemila kmq. di superficie,
suddivisi in sette province, e quasi cinque milioni
di abitanti - con la sua veneranda capitale, la sempre attraente Venezia, non manca di nulla, essendo
presenti, sulla sua area, monti straordinari, pianure
fertili, grandi fiumi, una buona fetta dell’azzurro
Lago di Garda e, non ultima, ampia parte dello splendido Adriatico. Domina, fra il tutto, gente operosa,
dotata d’iniziative, di volontà di fare e oggi deciso
– come fu durante secoli – a superare ad ogni costo
le spinose difficoltà, seminate dalla pesante crisi in
corso. Tralasciando, una volta tanto, tanti numeri, va
detto che il Veneto gode di prodotti agroalimentari
straordinari, in grande molteplicità – verdura, frutta
e vini finissimi – donati da una natura feconda e
madre di vita, da un clima propizio e da un’agricoltura curatissima, grazie all’instancabile serietà ed alla
sapienza d’un esperto mondo agricolo, mentre sono
vive le tradizioni, tanto nel campo culinario, come
in quello dei mestieri, delle arti e del comportamento
stesso. Grande, radicata e sentita è la zelante dedizione alla piccola ed alla grande impresa, d’origine
spesso familiare, ma aperta all’innovazione, senza
della quale non vi è ricchezza. Forte è il legame, da
un lontanissimo passato, alla ricerca ed allo studio.
L’antico Veneto ha una lunga storia, che ci conduce
dall’antichità sino ad un’abbastanza recente presente:
dagli Euganei, già insediati, all’arrivo di nostri altri
predecessori, forse, indoeuropei, 2000 anni prima di
Cristo – in verità, si parla anche di altre provenienze,
del resto, non ancora accertate –, alle numerose vicende, da quella della conquista romana, fino a giungere,
nel 1866, alla cessione ai Savoia, da parte austriaca,
del Veneto stesso e, quindi, alle inutili e disastrose
prima e seconda guerra mondiale, quest’ultima con la
sua impietosa guerra civile. Non si possono tacere –
passando ad altro ed essendo pure storia – la terribile
“pellagra” o mancanza di niacina, che colpì per più
di un secolo le misere popolazioni agricole, da fine
Settecento a tutto l’Ottocento, e l’ulteriore, pesante
povertà, che schiacciò il Veneto, negli ultimi decenni
dell’Ottocento stesso, sino ai primi del Novecento. Fu
allora, che centinaia di migliaia di veneti abbandonarono famiglie, terre, tutto, per trasferirsi in cerca di
fortuna – un pesante fenomeno, che proseguì sino a
inoltratissimo 1900, portando il numero degli emigrati
ad oltre tre milioni – in oltre venti Paesi del mondo.
Nei quali, risuonano ancora oggi, in felici isole linguistiche – quasi veri miracoli! – gioiosi dialetti veneti
e dove la costruttività, frutto d’alta capacità realizzatrice, accompagnata dal sacrificio, è all’ordine del
giorno, con l’apprezzamento dei governi locali.
La nostra terra è disseminata di monumenti di
primaria importanza e di opere d’arte innumeri d’alto
pregio; essa dispone di un tessuto culturale importantissimo ed è territorio, in cui ingegno, buona volontà,
laboriosità ed artigianato hanno dato origine a quella
piccola-media impresa, già citata e mai abbastanza
lodata, che è l’ossatura determinante di quell’immenso fenomeno economico, che pone il Veneto fra le
più produttive aree europee. Il nostro Veneto ha città
straordinarie, che in fatto di storia e di cultura, parlando da sole, talché non bastano giornate, per prendere
esatta e completa visione delle loro bellezze e dei loro
segreti, stratificatisi lentamente nei tempi. Pensiamo
all’eterna Venezia – senza dimenticare, ovviamente,
tutti gli altri centri, anche piccoli – dalle mille vedute
e dai travolgenti colori, che fanno tornare alla mente il
millenario splendore della Serenissima Veneta Repubblica, la cui lingua era capita dalle coste adriatiche
sino al Levante… I dialetti, poi, i dialetti, le vere
madrelingue, contribuiscono a creare una base comune, pure mentale, della vita veneta, perché gli stessi,
sebbene nelle loro diverse varietà strettamente locali,
lessicali e semantiche, nascondono un che di validissimo ed unico, il quale permette di comprenderci anche
a centinaia di chilometri di distanza, grazie all’antica
e penetrante eredità storico-culturale, spalmata su tatta
l’area veneta e lasciataci dalla somma amministratrice
Città dei Dogi… Dove la stessa ha governato, infatti,
tuttora viva ed incisiva è l’impronta-madre della sua
lingua – sempre usata dai Dogi anche nelle relazioni
ufficiali – quale substrato principale delle nostre
amate parlate, esprimendoci nelle quali, ci pare di
capirci meglio…
Al di là di ciò, il Veneto è sempre quel Veneto, al
quale dobbiamo essere grati, sentirci legati e del quale
tutto dobbiamo attentamente curare, preservandone
gelosamente il verde dal cemento, massimamente
monitorandone il territorio in ogni particolare, anche
quale elemento importantissimo d’attrazione turistica,
impreziosita dalla nota e raffinata ospitalità, che contraddistingueva la cosmopolita Venezia e che ancora
oggi permane e ci contraddistingue. Un complesso di
pregevoli elementi e di risorse, del passato e del presente, che, bene utilizzate, quale incommensurabile
ricchezza, vanno anche a beneficio dell’economia e,
quindi, anche del sociale.
Pierantonio Braggio
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DIFFICOLTà DIGESTIVE
Le difficoltà digestive sono responsabili di sintomi quali inappetenza, pesantezza di
stomaco, stanchezza, sonnolenza, alitosi e gonfiori addominali. Circa il 30-40 % degli
italiani soffre di questo disturbo perchè è un problema legato allo stile di vita ed alle
abitudini alimentari tipiche del mondo occidentale, ma anche all'impiego di addittivi
chimici e mangiare in fretta, senza masticare a lungo il cibo, è spesso causa di problemi
digestivi. Inoltre, tale comportamento impedisce di assaporare gusto ed aromi dei cibi,
portando inevitabilmente a mangiare più del necessario e l'eccesso calorico è proprio
una delle cause d'insorgenza dei problemi digestivi. Ansia, stress, insoddisfazione e
collera trattenuta influiscono senza dubbio negativamente nei processi digestivi quindi
è proprio in queste situazioni che lo stomaco funge da vero e proprio accumulatore di
tensione, interferendo pesantemente sulla corretta digestione.
LE 5 REGOLE DELLA BUONA DIGESTIONE
1. Masticare bene e a lungo facilita l'assimilazione dei cibi;
2. E' preferibile mangiare ad orari fissi con intervalli abbastanza lunghi in modo da permettere lo svuotamento gastrico;
3. Consumare frutta e verdura al fine di favorire un corretto equilibrio acido-base;
4. Non eccedere nel consumo di grassi e zuccheri raffinati;
5. Una camminata di mezz'ora a passo veloce, ogni giorno, favorisce le funzioni gastrointestinali, l'ossigenazione dei tessuti, stimola
la circolazione ed aiuta a contrastare lo stress.
Per chi soffre di digestione lenta ci sono in commercio integratori alimentari che favoriscono lo svuotamento gastrico e facilitano
l'assimilazione dei nutrienti senza creare disturbi intestinali. Ci sono inoltre persone che sono intolleranti solo ad alcune sostanza
come il lattosio o il glutine e per questi sono stati sviluppati integratori a base di enzimi digestivi come lattasi, proteasi e lipasi
che permettono di digerire anche quegli alimenti che prima creavano grossi distrurbi. A volte queste alterazioni si accompagnano a
gonfiore intestinale ed è legittimo pensare che anche questo problema ha un legame con gli alimenti quindi può risultare utile fare un
test delle intolleranze alimentari.
Presso la PARAFARMACIA GIRARDELLO si effettua il test intolleranza alimentari gratuito fino al 30 aprile (su prenotazione).
La Parafarmacia Girardello è a disposizione dei propri clienti per forniretutte le informazioni utili e per offrire sempre un consiglio professionale.
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Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
(Continua da pag. 1)
Per il “Centenario del sospirato traguardo risorgimentale delle genti venete e Centenario unione di
Verona alla madre Patria” il 9 agosto viene eseguita
la Messa da Requiem di Verdi, diretta da Antonino
Votto, sua ultima presenza in Arena (la prima volta
nel 1933, quando diresse Gli Ugonotti ed Il Trovatore). L’intera stagione ha richiamato in Arena quasi
230.000 spettatori paganti, in maggioranza stranieri.
L’ Aida apre la stagione areniana del 1968. La
sera dell’inaugurazione registra un tutto esaurito
(chiuse persino le biglietterie) ed un incasso di oltre
33 milioni di lire. E’ diretta dal m° Gianandrea
Gavazzeni, scene di Attilio Colonnello realizzate
nei capannoni della Fiera di Verona da Arturo
Benassi e Nino Gottardi. Il volto di una enorme
sfinge dallo sguardo enigmatico e quattro colossi in
trono dominano una scenografia di elementi di stile
egizio che coprono tutta la gradinata retrostante il
palcoscenico. La recita di domenica 28 luglio si
svolge in un clima festoso in quanto è la centesima
rappresentazione di Aida in Arena e viene ricordata da una cartolina che riproduce il manifesto
della prima edizione del 1913. (Disegnato da Plinio Codognato, il manifesto originale misura cm
300x145 ed è conservato nel Museo Civico Luigi
Bailo di Treviso).
Luciano Damiani nel 1969 è lo scenografo,
costumista e regista di Aida. Un obelisco alto 9
metri per l’atto del trionfo e idoli alti 12 metri,
“testoni”, come li chiamano gli operai costruttori,
alti 7 metri presentano la scenografia di un’Aida
dove domina il colore bianco. Ambientata poi nel
periodo napoleonico, è accolta freddamente dal
pubblico, “abituato” alla calda scenografia egiziana
alla Casarini. Debutta in Aida la trevigiana Maria
Chiara, una della più grandi e longeve interpreti
areniane nel ruolo. In Don Carlo e Turandot, che
completano il cartellone operistico, debutta Placido
Domingo.
Nel 1971 e 1972 Aida ha le scene di Giulio
Coltellacci. Nuovo soprintendente Carlo Alberto
Cappelli. L’Aida del 1971 è programmata a ricordo
della sua prima rappresentazione al Cairo del 1871.
Il 18 agosto nello Stabat Mater di Rossini debutta
in Arena il compianto mezzosoprano padovano
Lucia Valentini Terrani, prematuramente scomparsa. Dal 1972 la “Stagione Lirica”, con la sua 50°
edizione, prende il nome di “Festival dell’Opera
Lirica”. Debutta in Arena Luciano Pavarotti, è
Riccardo in Un Ballo in Maschera. Il legnaghese
Danilo Cestari è Radames il 12 agosto.
Interessante l’edizione di Aida del 1974 con la
contestata scenografia del pittore Remo Brindisi.
5
E’ la prima volta che in Arena, dopo 133 edizioni,
viene fischiata Aida. Si sventano anche tentativi
dolosi di distruzione delle scene.
Nel 1976 (centenario della nascita di Giovanni
Zenatello, primo Radames in Arena), 1977, 1980,
1981 e 1990 scene e costumi di Aida sono di Vittorio Rossi, che dal 1982 al 1986 e nel 1989, cura
anche la scenografia di Aida nella rievocazione di
quella del 1913, dai bozzetti di Ettore Fagiuoli.
Dal 1992 al 1998 l’Aida è rappresentata nella
rievocazione del 1913 dai bozzetti del Fagiuoli, ma
a cura di Rinaldo Olivieri, l’architetto scenografo
creatore delle scene di Nabucco ancora oggi proposte in Arena, nonché ideatore della stella cometa
che ad ogni Natale viene installata in Piazza Brà, in
occasione della mostra dei presepi.
Ancora oggi, dopo l’alternarsi di varie scenografie, da Zuffi (1987 e 1988) a Pizzi (l’Aida azzurra
dal 1999 al 2001) a Zeffirelli (la grande piramide
dal 2002 al 2006 e 2010), la riedizione di Aida del
1913, adattata ai bozzetti del Fagiuoli, riproposta
da Gianfranco De Bosio anche negli ultimi anni dal
2008 al 2012, è la più semplice, la più spettacolare
e la più ammirata dal pubblico.
Anche nel Centenario che cade in questo 2013 la
rivedremo, e la sera del 10 agosto sarà la programmazione N° 610 di Aida in Arena.
STRATEGIE BIZANTINE
Chi si è fatto l’idea che Bisanzio fosse solo il
luogo dove avvenivano le discussioni fra sofisti e
teologi, quelle appunto che siamo soliti chiamare
con disprezzo “bizantine” (tipo il sesso degli angeli,
per intenderci) la città degli intrighi di corte,
delle imperatrici bellissime e crudeli, “ippodromo,
bordello e nordici soldati”, come dice Guccini
nell’omonima canzone, credo si ricrederà almeno in
parte leggendo il bel libro di E. Luttwak La grande
strategia dell’Impero bizantino, edito nella BUR,
che rivaluta sorprendentemente le capacità militari
e la sagacia politica dell’Impero d’Oriente.
E siccome niente è più contemporaneo di un buon
libro di storia, mentre lo sfogliavo mi chiedevo se
quello studio contenesse qualche insegnamento
valido anche per noi uomini del XXI secolo. Dati gli
interessi e i trascorsi di Luttwak, famoso politologo,
economista e consigliere del Center for Strategic
and International Studies di Washington, direi
proprio di sì.
Ma perché, si dirà, occuparci di guerra? La guerra
è notoriamente una brutta cosa, no? Si risponde che
appunto per questo dobbiamo conoscerla, come
facciamo con le malattie. Neanche i bizantini
amavano la guerra, eppure passarono secoli a
elaborare e studiare strategie e tattiche complesse,
proprio perché la loro regola prima era di trovarsi
pronti a combattere in ogni momento, ma nel
contempo fare tutto il possibile per evitare la guerra,
a qualunque costo.
Se infatti i loro predecessori romani mettevano in
campo tutte le forze disponibili e conducevano un
attacco di devastante potenza al cuore del nemico,
con l’obiettivo della sua eliminazione totale, i
bizantini preferivano evitare lo scontro diretto e
risolutivo, per la validissima considerazione che
una guerra condotta ad esempio in Medio Oriente
li avrebbe costretti a sguarnire la frontiera del
Danubio o viceversa, con grave pericolo per la
compagine dell’Impero; senza contare la possibilità,
tutt’altro che remota, di una sconfitta sul campo o di
perdite intollerabili.
Ecco allora che pagare un tributo di qualche
quintale d’oro a un re barbaro era forse meno
onorevole che sconfiggerlo in battaglia e farlo
sfilare in catene, ma molto più conveniente: tanto,
quell’oro comunque sarebbe rientrato all’interno
dei confini dell’Impero, sotto forma di ordinativi
e acquisti di beni di lusso, che sicuramente non
venivano prodotti nelle steppe dell’Asia centrale.
Quindi, quel pagamento era in sostanza una partita
di giro. E in ogni caso, costava molto meno
dell’organizzazione di una campagna militare.
La corruzione fra i capi nemici, la diffusione di
notizie false, lo spionaggio, la distribuzione mirata
di doni, una buona diplomazia, erano ottimi sistemi
per evitare le guerre.
Anche perché i bizantini, dopo essersi rotti
le corna per un secolo o due, capirono una cosa
importantissima, ossia che dietro ogni barbaro, c’era
un altro barbaro ancora più barbaro del precedente:
eliminati gli unni, ecco gli avari; spariti gli avari,
i bulgari. E poi i russi, i magiari, i peceneghi, i
cumani... Che senso aveva allora sacrificare uomini
e risorse in una guerra, anche vittoriosa, solo per
trovarsi a fronteggiare dopo pochi anni o addirittura
mesi, un nemico ancora peggiore? Un po’ come
succede nei videogiochi: eliminato un mostro, sai
già che sullo schermo ne apparirà uno più grande e
più veloce. Senza contare che il nemico di ieri può
benissimo diventare, se non l’amico, almeno un
utile avversario del tuo prossimo nemico.
Proviamo a riportarci dall’alto medioevo ai nostri
giorni?
Colin Powell nel ’91 rifiutò di assestare il colpo
definitivo a Saddam Hussein, e se fosse stato per
lui, non avrebbe voluto neanche la guerra all’Iraq
del 2003: nell’ottica di una politica “bizantina”, un
raìs indebolito e circondato da nemici sarebbe stato
più utile di un vuoto di potere, che inevitabilmente
sarebbe stato colmato da qualcun altro. E infatti,
dopo aver speso 812 miliardi di dollari e sacrificato
4.400 uomini, gli americani si trovano ora un Iraq
controllato da Iran e Turchia, ossia un nemico
dichiarato e un alleato sin troppo autonomo.
Qualunque imperatore l’avrebbe giudicato un
risultato del tutto insoddisfacente.
La strategia però non riguarda solo la guerra,
ma anche la sua sorella minore, la politica. Negli
anni ’20 e ‘30 i comunisti tedeschi fecero di tutto
per abbattere la socialdemocrazia di Weimar, salvo
poi trovarsi un Hitler che li spedì dritti a Dachau.
In Italia, i socialisti - e non solo - esultarono
per la caduta di Giolitti, ed ebbero in cambio
Mussolini. A Craxi vennero lanciate le monetine,
ma a guadagnare dalla crisi della Prima Repubblica
fu Silvio Berlusconi. Molti adesso credono che
eliminando Berlusconi l’Italia diventerebbe un
“Paese normale”. È possibile; ma potrebbe anche
uscire qualcuno molto più “pericoloso” e con un
seguito ancora maggiore. Chi può dirlo?
Cancellare il nemico, insomma, non è quasi mai
un affare: molto meglio trattare con lui, mediare,
coinvolgerlo, accordarsi, individuare un avversario
comune, degli interessi comuni, se del caso,
sfibrarlo, corromperlo, rendendolo inoffensivo;
paradossalmente, quando si ha un nemico che si
conosce, occorre tenerselo caro, se non altro, per non
doversi confrontare con uno che non conosciamo e
col quale non sappiamo come rapportarci.
Sperare di eliminare per sempre la conflittualità
distruggendo l’avversario è un’utopia: forse la lotta
è veramente la madre di tutte le cose, come diceva
Eraclito, e il massimo che possiamo fare è tenerla
al livello più basso possibile, senza mai arrivare a
odiare il nemico, conservando un po’ di fair-play
e accettando un minimo di regole, senza scatenare
assurde guerre all’ultimo sangue, rifiutando la
logica folle dello scorpione che avvelenò col suo
pungiglione la rana che lo trasportava, pur sapendo
che sarebbe annegato insieme a lei.
Alberto Costantini
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Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
6
periodico indipendente
AD ERNESTO BERRO SARà INTITOLATA UNA PIAZZA A TERRANEGRA
E’ stato il più appassionato ed attento ricercontrade esistenti agli inizi del nuovo secolo,
delle case a corte, di come Terranegra si sia
catore della storia recente, armato di pochi
ampliata e di come avesse avuto
mezzi ma di tanta grinta, pasun ruolo fondamentale nella stosione e sete di conoscenza, ha
TERRANEGRA
Topografia e ToponomasTica
percorso in lungo ed in largo
ria di Legnago. Così, scorrendo
dal 1898 al 1940
il nostro territorio raccontandoin anteprima la pubblicazione di
circa 100 pagine arricchita da
lo e documentandolo con preimmagini, vediamo che il rettore
cisione dando vita a collane
di Terranegra racconta delle varie
come “Vita Veronese” sfogliate
contrade, della Contrada Paina,
da tanti alunni. Più di qualcuno
della Contrada Bonvincini, di
si è innamorato di queste sue
quelle della Calcara o Malon, e
ricerche e dei libri che hanno
della località Casteldonego dove
messo in luce molti dei gioielli
don Cecco pensava si trovasse in
del Basso Veronese.
antichità un castello. Poi il terriCosì quando Ernesto Berro
è mancato nel 2009 in molti
torio si allargava verso località
lo hanno pianto ed in tanti lo
Michelorie, l’ultimo tratto conhanno rimpianto non solo per
finante con Legnago e con Ponte
a cUra Di ernesTo Berro
quando aveva raccontato e
Fior di Rosa con il fiumicello
descritto, ma anche per la sua disponibilità a
Nichesola che si immette nel Bussè poco dopo il
mettere a disposizione di tutti i giovani ricercacampo sportivo.
“E’ curioso scoprire come allora ci fossero 11
tori, il frutto del suo lavoro.
vie con varie abitazioni e le classiche “Casa a
Ma grazie ai libri, ai tanti volumi da lui scritti
come “Le Case a corte del legnaghese” o quelli
sui Teatri a Legnago, il suo ricordo continua e
anche la sua produzione libraria. Infatti la figlia
Annalia dopo la sua morte, ha dato alle stampe
“Legnago, un borgo una storia”, una ricerca
che Ernesto aveva iniziato da tempo sui borghi
più belli e caratteristici di Legnago. Per questi
Il 14 marzo scorso, nella chiesa S. Giovanni
meriti Legnago, o meglio Terranegra, la frazioBattista di Badia Polesine si è svolta la presenne dove abitava, tramite all’amministrazione
tazione del nuovo libro sul Patrono della città
comunale, ha voluto ricordarlo intitolandogli
di Badia Polesine. È stato un notevole successo
una piazza, appunto “Piazzetta Ernesto Berro”
sia per la nutrita partecipazione sia per i conper non dimenticare un cittadino illustre. La
tenuti. I fedeli hanno risposto all’invito occucerimonia è prevista per venerdì 26 aprile in
pando tutti i trecento posti a sedere della chiesa
occasione della tradizionale fiera del paese alle
parrocchiale, assistendo così ad una video11 e vedrà le autorità, i vari assessori del comupresentazione molto coinvolgente e, per certi
ne di Legnago, la figlia Annalia con il marito
aspetti, spettacolare del nuovo testo che è sudAntonio Navarro, il parroco e molti cittadini,
diviso in due parti. Giorgio Soffiantini ha illupartecipare alla cerimonia che porterà il nuovo
strato la storia del Santo attraverso una nutrita
sagrato che ingloba l’antica parrocchiale ed il
serie di immagini: ha raccontato la nascita e lo
Circolo Noi, ad aver il nome dello studioso.
sviluppo del monaPer l’occasione verrà anche presentata una
stero della Vanganuova opera postuma di Ernesto, un libro
dizza, le motivazioni
sul suo paese, sulle sue origini, sulle sue
che hanno portato le
contrade, dal titolo “Terranegra, Topografia e
reliquie dell’eremita
Toponomastica dal 1898 al 1940”.
Teobaldo a Badia e la
Un lavoro che parte dalla ricerca fatta da
straordinaria, se pur
don Attilio Cecco che fu per 37 anni rettore di
breve, vita dello stesTerranegra curando le anime del paese. “Già dal
so. La seconda parte
1995 Ernesto ne parlava ed aveva il materiale
del libro contiene un’ampia documentazione
pronto per pubblicare un libro - spiega la figlia
storico-fotografica su quanto è riferibile a San
Annalia - aveva raccolto tanto materiale grazie
Teobaldo ed il risultato è: un testo che testimoall’opera di don Attilio per raccontare di questo
nia, in modo completo, la storia, le tradizioni e
centro, di com’era, di come si è sviluppato e di
le celebrazioni, del passato e dei nostri giorni.
quello che è avvenuto dagli inizi del secolo fino
al 1940. Infatti don Cecco aveva censito tutte
le famiglie, educandole per intere generazioni,
scrivendo documenti sulla loro evoluzione e
raccogliendo quadri di vita quotidiana”.
Ed in effetti il libro è un vero e proprio spaccato della vita di quegli anni, che racconta delle
corte” - continua Annalia - la raccolta storica
contiene anche le schede di 300 famiglie con
le generalità dei componenti, del mestiere e
del sesso. Ma molte altre sono le particolarità
presenti nel libro, come la presenza del fondo
dell’Ospitale, un fondo agrario di proprietà
dell’ospedale ora palazzo Ambroso con una
Pietà affrescata all’esterno o Casa Rason in via
Malon, che si trova a più di un metro sotto il
livello stradale e che risulta essere uno dei rari
casi di case non rialzate dopo la rotta dell’Adige del 1882. A distanza di tanti anni le contrade
presenti a Terranegra sono rimaste le stesse, a
parte una, via Calcara vicina al cimitero che è
scomparsa”.
Il libro è arricchito anche da cartine topografiche che aiutano nella lettura del territorio
e si presenta in un elegante formato edito
da Grafiche Stella. Per poter avere il libro è
sufficiente fare un’offerta ed il ricavato andrà
per le attività benefiche della comunità di
Terranegra.
Francesco Occhi
NUOVO LIBRO DEI DUE AUTORI LEGNAGHESI
Maria Luigia Galantin e Giorgio Soffiantini
Giorgio Soffiantini
Maria Luigia Galantin
Laureata in Lingue e Letterature Straniere,
ha insegnato Francese per molti anni presso
Istituti Superiori di Legnago. Appassionata di
ricerche storiche, ha collaborato con Giorgio
Soffiantini per la stesura dei testi Luigi Carmagnani: lettere dalla guerra e Un cattolico della prima metà del Novecento, Battista
Soffiantini, al servizio di una grande idea.
Successivamente, con Giorgio Soffiantini, ha
pubblicato i libri: Poesie di Battista Soffiantini, San Teobaldo, la vita del Patrono di Badia
Polesine raccontata ai ragazzi e quest’ultimo
dedicato alle famiglie.
ISBN 978-88-96930-04-5
9 788896 930045
www.grafichestella.it
www.grafichestella.it
T. 0442 601730
T. 0442 601730
Due sono gli autori: Giorgio Soffiantini di Badia e
SAN
la professoressa legnagheTEOBALDO
se Maria Luigia Galantin,
la stessa che ha contribuito
alla stesura del libro per i
bambini, l’importanza del
quale è stata sottolineata
dalla presidente della Provincia dottoressa Tiziana
Virgili. La signora Galantin fino a due anni
fa nulla sapeva di questo Santo, la cui figura
la ha talmente coinvolta ed affascinata che
si può dire esserne diventata uno dei
maggiori conoscitori. Nel libro vengono
anche presentati: un’antica Novena di
San Teobaldo e un CD dove è inciso un
poemetto molto piacevole da ascoltare,
seguendone il testo stampato. La pubblicazione, stampata a Legnago, presso
Grafiche Stella, si presenta in un’edizione elegante e prestigiosa. Le persone
interessate la possono ritirare in chiesa, a
Badia, presso l’altare della cappella del Santo
a fronte di un’offerta pro restauro dell’antico
organo della chiesa parrocchiale, oppure rivolgendosi direttamente a Grafiche Stella.
G. SOFFIANTINI - M.L. GALANTIN
GIORGIO SOFFIANTINI
MARIA LUIGIA GALANTIN
SAN TEOBALDO
Ha iniziato scrivendo testi che hanno avuto
come protagonisti personaggi coinvolti nella
campagna di Russia: il dottor Renato Giusti,
il professor Luigi Carmagnani, entrambi di
Legnago e il signor Olindo Meneghin di Badia Polesine. Nel 2009 ha presentato il libro
Un cattolico della prima metà del Novecento,
Battista Soffiantini, al servizio di una grande
idea, libro che ha fatto riemergere la straordinaria figura del nonno. L’anno successivo, in
collaborazione con Maria Luigia Galantin, ha
pubblicato Poesie di Battista Soffiantini, una
raccolta di opere selezionate dal ricco archivio del noto sindacalista cattolico e nel 2011
ha curato: Il 25 aprile 1945, in casa mia, una
serie di racconti del prof. Stellio Spiazzi. Nel
2012, nell’ambito del “Progetto san Teobaldo”, finalizzato alla rivalutazione della figura
del Patrono di Badia Polesine, tra le numerose
iniziative, ha presentato il libro illustrato San
Teobaldo, la vita del Patrono di Badia Polesine raccontata ai ragazzi, seguito ora da questa
pubblicazione dedicata alle famiglie.
EREMITA CAMALDOLESE
PATRONO DELLA
CITTà DI BADIA POLESINE
LEGNAGO - Via Matteotti, 94 - Tel. e Fax 0442 601749
periodico indipendente
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
AL PITTORE CHARLIE IL
PREMIO BURLAMACCO
Si è tenuta lo scorso 17 febbraio presso la sala
congressi dell’hotel Esplanade di Viareggio, la 27°
Rassegna d’Arte e Letteratura Città di Viareggio
“Omaggio al Carnevale”. In collaborazione con Il
Centro Culturale San Domenichino di Massa Carrara
(vanta 53 edizioni del omonimo premio nazionale di
poesia). Mentre fuori nel corso principale sfilavano
oltre quattrocentomila persone, al pittore Veronese
Charlie, ospite d’Onore della manifestazione, veniva
consegnato il “Burlamacco di bronzo” alla carriera.
Con la motivazione: “Per l’inequivocabile impronta data alla storia dell’Arte”. Il “Burlamacco” è la
maschera simbolo del carnevale di Viareggio. Questo
riconoscimento a Charlie è la conseguenza delle sue
apprezzate apparizioni artistiche in Versilia e nel resto
della Toscana. Significative sono state le sue mostre di
Levanto, Montecatini Terme, Viareggio, San Marino,
Cortona ecc. Il presidente del premio San Domenichino Franco Pedrinzani, in una dedica gli scrive così: Al
Pittore Charlie : “…Eccellente Maestro del colore, la
sua arte è un inno alla natura che saggiamente interpreta nelle sue armoniose composizioni esaltandone gli
spazi metafisici e le colorazioni monocromatiche…”.
Mentre il professor Manrico Testi proprio in occasione della consegna del premio, ha scritto: “…E sono
appunto l’intelligenza del cuore e il respiro alato della
fantasia di Charlie le stelle comete che guidano il percorso luminoso della sua arte che riluce come poche
altre in questa nostra epoca che secondo Von Baltazar
“Ha smarrito il linguaggio della luce”. Vive congratulazioni da tutta la redazione e dai lettori de “Il Basso
Adige” al pittore Charlie.
Francesco Occhi
7
NUMERI IN CRESCITA PER VINITALY 2013
La tendenza all’aumento si era manifestata già il primo giorno, ora i numeri finali lo confermano.
“Abbiamo raggiunto le 148.000 presenze, delle quali 53.000 estere da 120 Paesi: è un risultato importante che per uno dei settori di rilievo del made in Italy, che ancora traina la bilancia commerciale del
Paese e dà lavoro e ricchezza ai territori e all’immagine dell’Italia nel mondo. Un incremento del 6%
dei visitatori totali che premia le oltre 4.200 espositrici da più di 20 Paesi che hanno investito nel
Vinitaly e riconoscono la centralità internazionale della rassegna”, commenta il Presidente di
Veronafiere, Ettore Riello.
“Il dato in crescita del 10% sugli esteri rispetto al 2012 - evidenzia Giovanni Mantovani, Direttore
Generale di Veronafiere - è accompagnato dalla grande qualità dei visitatori. Si tratta sempre più di operatori specializzati, di buyer esteri provenienti dai mercati tradizionali, ma anche dai Paesi emergenti, sempre
più interessati al vino italiano quali Cina e Russia”. In aumento anche le presenze di giornalisti che salgono
a 2.643 da 47 Paesi, contro le 2.494 da 42 nazioni del 2012. Fondamentale per questo risultato è stata l’attività di incoming realizzata da Veronafiere attraverso Vinitaly International ed i suoi rappresentanti in 60
Paesi, che ha permesso di portare a Verona rappresentanze commerciali da tutti i continenti, così come
l’accordo con Ice - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
L’attenzione ai mercati internazionali è nella mission di Vinitaly, che ogni anno organizza iniziative
mirate e stringe accordi con enti ed istituzioni allo scopo di supportare le aziende orientate all’export.
OperaWine è tra queste, dedicata ai buyer esteri, ma fortemente orientata al mercato USA grazie alla
collaborazione con Wine Spectator, mentre alla Cina sono stati dedicati quest’anno tre focus ed ha partecipato alla rassegna una delegazione ufficiale del Ministero del commercio della Repubblica Popolare
Cinese. Già vetrina mondiale del vino, con OperaWineExpo Vinitaly diventerà, a Verona, l’evento
vitivinicolo più importante del calendario di appuntamenti previsti in Italia per l’Expo di Milano nel
2015, grazie all’intesa definita con l’Amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala. Presenti a
Vinitaly, anche Sace e Simest, le due realtà che sostengono lo sviluppo, la competitività e l’internazionalizzazione delle aziende italiane e che già collaborano con Veronafiere in altri settori e paesi, quali il
Brasile. Nel corso della manifestazione Sace ha presentato l’ultimo rapporto sull’export e la guida ai
mercati ad alto potenziale 2013-2016 per il comparto del vino, con un focus sul Veneto. Simest, con il
suo amministratore delegato Massimo D’Aiuto, ha illustrato invece un progetto di promozione del
moscato italiano sui mercati stranieri.
Vinitaly è stata inoltre la sede prescelta per la firma tra UniCredit, Coldiretti, Cia e Confagricoltura
dell’accordo per il sostegno del settore vitivinicolo e della presentazione di "UniCredit International per il
Vino", il progetto che mette a disposizione delle pmi del settore vitivinicolo un'offerta dedicata di servizi a
supporto dell’export. A Vinitaly 2013 è nato anche il primo Osservatorio su energia e settore vitivinicolo,
per fare il punto sullo stato attuale e prevedere gli sviluppi futuri nel campo di sostenibilità, best practice e
applicazioni “smart” nel ciclo produttivo, dalla vigna alla bottiglia. Nel corso della manifestazione, durante il convegno “Wine and Energy”, sono stati presentati i risultati preliminari della ricerca condotta dal team
di Smart Energy Expo, la nuova rassegna di Veronafiere sull’efficienza energetica in programma dal 9
all’11 ottobre 2013. Attenta al mercato internazionale, Vinitaly non ha trascurato il mercato interno, analizzato in questa edizione con la presentazione di due ricerche: quella tradizionale sulle vendite di vino nella
gdo, con quest’anno un approfondimento sul ruolo della grande distribuzione nell’export di vino italiano,
e una sulle tendenze di consumo di vino in Italia per fasce di età, preferenze di gusto e luogo di consumo.
Vinitaly chiude oggi, ma l’attività continua: con la nuova iniziativa di e-commerce VinitalyWineClub
presentata alla vigilia della manifestazione, con le tappe in Russia, Usa e Hong Kong di Vinitaly
International.
E già si pensa all’edizione 2014, in programma dal 6 al 9 aprile, che vedrà l’esordio di VinitalyBio, il
nuovo salone dedicato ai vini certificati biologici organizzato in partnership con FederBio.
Assemblea soci "Gabbia - No" Onlus
A fine febbraio di quest’anno s’è tenuta l’assemblea ordinaria dei soci dell’Associazione Gabbia . No Onlus di Legnago. La relazione è stata tenuta dal presidente
dottor Paolo Bertassello che dopo aver ringraziato i soci presenti, ha fatto una riesamina dell’attività svolta dall’associazione nell’anno 2012.
Prima di tutto ha ricordato le difficoltà
incontrate dall’associazione nel riuscire a
introdursi nell’ambiente circostante, nel
divulgare le proprie attività a favore della
disabilità e quanto sia difficile, come volontari poter dare servizi a persone disabili. Poi
dopo uno scambio di opinioni tra i vari soci
si è parlato del tanto agognato progetto che
finalmente si è riusciti a realizzare e da
subito rendere operativo cioè quello di dare
un’opportunità di vivere, ricercare e creare nuove occasioni di autonomia per le
persone diversamente abili nella loro sfera sociale.
L’acquisto di un camper attrezzato per dare una risposta a quelle situazioni in cui
una persona disabile necessiti di spostarsi, o voglia spostarsi, con la garanzia di un
mezzo che offra autonomia e sicurezza. L’acquisto di una speciale carrozzella monoruota denominata joelette che permette di avere accesso a luoghi e ambienti naturali
come la montagna, o località palustri o centri abitati con barriere architettoniche
insuperabili per una normale carrozzina in modo da poterlo finalmente vivere.
Si è fatto l’elenco delle attività svolte con questi due mezzi ricordando quanto sia
stato importante la nostra presenza durante il terremoto avvenuto di recente in
Emilia. Giovedì 05 febbraio 2012. Presentazione ufficiale del camper presso il
Castello di Bevilacqua. Da giovedì a domenica 22/25 marzo a Fiera Vicenza Gitando
dove la presenza del camper serviva a far conoscere la nostra attività e serviva come
servizio WC per disabili. Domenica 15 aprile, sotto un’insistente pioggia, abbiamo
partecipato alla manifestazione Vivicittà ad Arco di Trento, invitati dalla sezione
SAT – Cai di Arco, con la presenza del camper e della joelette. Mercoledì 25 aprile,
Festa del tesseramento Gabbia-No, con la partecipazione dei volontari e dei simpatizzanti al pranzo dove c’è stata una presentazione dell’associazione in vista delle
future attività. Domenica 22 aprile partecipazione alla manifestazione Diversamente
motori a Soave con il camper che serviva di supporto come WC per disabili gravi.
Da sabato 28, a lunedì 30 aprile,
prima uscita del camper senza la
presenza di soci dell’associazione e i primi temerari sono stati
Paola e Paolo con i figli che da
Rovereto (TN) sono andati a
trovare degli amici in Veneto
senza dover dipendere da strutture accessibili a disabili ma in
completa libertà di tempo e di
movimento. Sabato 05 maggio,
incontro con l’Associazione MILK_ARCIGAY di Verona e presentazione delle
nostre attività oltre che dei mezzi che Gabbia-No mette a disposizione. Domenica 27
aprile Festa dei Popoli a Villa Buri e anche qui, il camper è servito come servizio
WC per disabili, avendo al suo interno un bagno attrezzato e un paranco per lo spostamento di persone tetraplegiche.
Non resta che fare una piccola riflessione; l’associazione ha bisogno di più soci,
e di poter dare nuove occasioni d’autonomia a chi ne ha o ne sente la necessità, senza
perdere l’obbiettivo del servizio per cui è nata l’Associazione Gabbia-No Onlus, che
ha da poco inaugurato il nuovo sito. L’indirizzo per accedervi è il seguente:
www.gabbia-no.org e li si può trovare tutto quello che fa e propone l’associazione.
Augusto Garau
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
8
Circolo del 72
associazione di cultura aeronautica
www.quellidel72.it
16 GIUGNO 2013
ORGANIZZA
UNA USCITA STORICO CULTURALE
NEI LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA
E DELLA GUERRA FREDDA
Partenza da Bovolone (VR) con mezzi propri
o per chi fosse più comodo,
ritrovo all’uscita della A31 Piovene Rocchette (VI)
Visita al Sacrario e alle trincee restaurate
del Monte Cimone (mt.1000) Tonezza del Cimone
Visita al cimitero Austro Ungarico
Pranzo individuale al sacco o per chi lo preferisce
presso uno dei tanti ristoranti di Tonezza
Visita al museo della Guerra Fredda “Base Tuono”
di Passo Coe (mt.1600) - ingresso € 5 con guida del Circolo
Per informazioni e adesioni:
[email protected]
349 0813111 - 347 5028040
è richiesto un numero di telefono cellulare
e un indirizzo mail per gli aggiornamenti
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Progettiamo soluzioni per la sicurezza.
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garantiamo ad aziende e privati concrete soluzioni per la sicurezza con
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periodico indipendente
periodico indipendente
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
NEI NOSTRI TELEFONINI IL DRAMMA
DI UNA GUERRA CIVILE IN CONGO
Gli italiani sono
tra i maggiori appassionati di telefonini al mondo, in
Europa sicuramente
i più grandi, dei veri
maniaci che possiedono anche più di un
cellulare procapite.
Nonostante la crisi si
fa la fila per l'uscita
dell'ultimo smartphone, si rinuncia a beni essenziali pur di avere l'ultimo ritrovato della telefonia
digitale. Questa tendenza si configura come
mania consumistica di per sè già molto dannosa.
Ma dietro l'utilizzo del telefonino si cela un
dramma ancor più grave. Per funzionare a lungo
senza costringerci a ricaricare spesso la batteria
i nostri “cell phones” hanno bisogno di un raro
minerale, la tantalite, che viene sfruttato per
ottimizzare l'efficacia di minuscoli condensatori.
La tantalite viene estratta da un mix di minerali
noto come coltan (Columbite - Tantalite), una
polvere nera di ossidi estratti dalla rossa terra
della Repubblica Democratica del Congo, specialmente nella regione del Kivu, al confine con
Ruanda e Uganda. In Congo è in corso una guerra civile che, a fasi alterne, si protrae dal 1997.
Quattro milioni di morti. Una strage avvenuta
con i tipici pretesti delle guerre africane: tribalismi e rivalità “politica” di fazioni in lotta per il
“bene del Paese”. In realtà, come accade spesso,
si tratta di guerre per la gestione, o meglio, lo
sfruttamento delle risorse di una Nazione ricca
di materie prime. Tra queste il coltan è, attualmente, il più ambito.
Con l'esplosione del mercato hi-tech a livello
globale un chilo di polvere nera è passato da 10
dollari a picchi di 600, subendo grandi oscillazioni legate all'instabilità dei mercati ma anche
delle zone da cui proviene (oggi costa circa 100
dollari al chilo). Dal Congo esce circa l'80% della
tantalite impiegata a livello globale. Va da sè che
le fazioni che si sterminano a colpi di kalashnikov
e machete (uccidendo migliaia di civili) siano in
lotta per il possesso dei giacimenti. Inoltre quando il prezzo scende troppo i “signori della guerra”
fermano l'estrazione aumentandone il costo.
Il coltan esce dal Paese anche di contrabbando
attraverso Uganda e Ruanda, parti non ufficialmente in guerra, per poi finire nei prodotti delle
multinazionali dell'hi-tech. Nelle fangose cave di
sabbia nere lavorano migliaia di schiavi pagati
pochi centesimi al giorno. Oltre al dramma umanitario, la raccolta del coltan distrugge la preziosa
foresta della Repubblica Democratica del Congo
e provoca il massacro dei gorilla. Quest'ultimi
vengono venduti come “bush meat” (carne di
foresta) a soldati e schiavi che, a migliaia, si
trovano nella regione del Kivu. I pacifici bestioni
vengono ammazzati a colpi di mitra, macellati e
mangiati.
Il traffico illegale di coltan e altre materie
prime (come legno e diamanti) è diventato un
caso talmente grave da interessare l'Onu. Tale
organismo internazionale ha definito l'attività dei
Paesi sviluppati in Congo come un “saccheggio
sistematico” delle risorse a discapito di popolazioni e ambiente, a favore dell'economia globale e
dei signori della guerra locale. Il problema è tanto
grave e globale che sarebbe auspicabile l'intervento deciso di taluni organi mondiali.
Sicuramente rinunciare alla consolle o al cellulare non basterebbe a fermare lo scempio congolese ma almeno la prossima volta che starete per
acquistare un telefonino vi fermerete a riflettere
su quanto sopra riportato.
Mariapia De Carli
Se volete esprimere il vostro parere su questo o
altri argomenti trattati in precedenza mandatemi
una e-mail a: [email protected]
9
Gli "Amici del cotta"
incontrano BONFANTE
e MAURESING
Nell’ambito delle iniziative culturali degli
“Amici del Cotta”, nella biblioteca del Liceo di
Stato “G.Cotta”, sono stati ospitati gli scrittori
Paolo Maurensig e Mario Bonfante, disposti a
confrontarsi sul tema “Mestiere di scrivere”.
L’evento si è svolto il 23 marzo, in un clima di
attenta partecipazione e seguito da un folto
gruppo di studenti, docenti e cittadini interessati
alla tematica. La conversazione, protrattasi per
quasi due ore, è stata ricca di spunti interessanti
svolti con perizia da Paolo Maurensig e da
Mario Bonfante. Maurensig, autore insigne di
opere come “La variante di Lünenburg” e
“Canone inverso”, ha rivelato una straordinaria
capacità di affabulazione, opportunamente
stimolato da Mario Bonfante, cui si deve il bel
libro “La discarica degli angeli”. Nodali le
considerazioni rivolte alla differente vocazione
di scrittore quale inventori di stile linguistico e
di narratore, come inventore di storie di trame,
giacché non sempre i due talenti coincidono. Li
accomuna, comunque sempre, la fatica di
“liberarsi” dalla possessione dei personaggi,
finché questi ultimi possano iniziare a vivere di
una vita propria, tante volte assai più longeva di
quella dell’autore: l’unica immortalità minore
che gli è concessa.
Fabio Romano
BIBLIO FILIA - ALLA SCOPERTA DEI LIBRI di Sergio Bissoli - Parte 26
GIAN BRUTO CASTELFRANCHI
(Milano 1893 - Roma 1955)
Fabbricante di materiale elettronico, apparecchi
radio GBC, cineprese, fonoregistratori, eccetera.
Nel tempo libero era anche scrittore. Dalla fiaba
CANDELINA, stampata dalla Cromotipo (1945 e
1952):
Inizio questo libro la notte del 17 aprile 1943,
esattamente nella ricorrenza del mio 50° anno di vita.
Mezzo secolo! Quanti anni!... Mi sembran molti,
moltissimi. Eppure qualcuno osa ancora dirmi che son
giovane. Non son mai riuscito a comprendere quando
è che l'uomo inizia la sua vecchiaia.
Qualche anno fa, chissà il perchè, si lanciò il grido
che la vita comincia a 40 anni, ma non è vero. A parer
mia la vita comincia all'atto del nostro concepimento;
ossia ancor prima di vedere la luce. Ma se per inizio
della vita si vuol intendere l'età in cui l'uomo crede di
avere acquistato sufficiente esperienza, allora io dico
che la vita comincia ventiquattro ore prima di morire.
Comunque, nella loro lentezza, i miei anni son
trascorsi rapidamente.
La nostra vita è lunga e breve insieme. Nel tragico
passaggio ognuno di noi lascia le proprie orme più o
meno profonde, più o meno belle, quand'anche non
I GRANDI SCRITTORI ITALIANI DIMENTICATI
abbiano tutte il privilegio di essere ricordate o tramandate ai posteri.
In questi 50 anni, che vanno dal 1893 al 1943, vissi
in un'atmosfera di guerre, di grandi e meravigliose
invenzioni, di fanatico dinamismo e di vergognose ed
irreparabili distruzioni.
Attualmente l'Italia nostra trovasi impegnata in una
durissima e titanica lotta di cui la storia parlerà ancora
fra mille anni, e per mille e più anni rimarranno indelebili i segni evidenti degli odii fra popoli e popoli, fra
partito e partito, fra razze e religioni.
Ma non dovrebbe essere questo il mio principale argomento,
benchè l'atmosfera nazionale
ed internazionale
sia così pregna di
intrighi e di enigmi, che distolgono facilmente da
ogni altra volontà
umana, sì che mi
sarà dato facilmente lo scivolare
o intrattenermi in
dati o fatti storico-
politici di questa
angosciosa epoca
che noi tutti attraversiamo.
Il mio desiderio è di scrivere
una fiaba mentre
fiumi di sangue
e di lacrime irrigano ignominiosamente la nostra
travagliata e turbolenta Terra.
Intendo scrivere
una fiaba che differisca da tutte le fiabe e vagare con la fantasia per
obliare il più possibile le madornalità e le mostruosità
dell'epoca nostra e per lenire, infine, le sofferenze
fisiche e morali assegnateci dal destino.
Or dunque, utilizzando le ore insonni della notte,
seduto sulla sponda sinistra del mio amaro e dolce
letto, coi gomiti adagiati sopra un tavolino, traccio ad
occhi aperti il mio sogno senza indagare che cosa sarà
di esso, nè quante notti durerà: nè dove mi porterà la
fantasia. Solamente mi propongo di riuscire interessante, elementarmente istruttivo e forse anche morale.
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
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Un linguaggio che comunica perfettamente con
il nostro io più profondo, scatenando emozione
e riflessione… Sui mille volti della contemporaneità pittorica, Giovanna Andreassi apre il focus
di un terzo occhio che principia dal ‘framing’
(il soggetto scelto), rinnovandolo
in successivo fissaggio iperrealista
per infine concluderlo in evocativo
surrealismo…
Giovanna, anima del mondo,
appartiene solo a se stessa…
Consapevole della vertigine fascinatoria delle capitali europee ne
fissa con l’obbiettivo della mente e
del cuore l’essenza vitale, aprendo
a molteplici sfaccettature cromatiche… Il passaggio della Swinging
London, viva voce dei nuovi trend,
in affianco alla nostalgia degli omnibus a due
piani e delle rosse cabine telefoniche; la Parigi dei
p’tites cafés affacciati su piazzette e boulevards,
o, ancora, la solarità mediterranea e la frenetica
movida di Ibiza e Barcellona… Sono specchi concavi del riflettere notazioni emozionali, sfogliando via via le pagine di un carnet de voyage: pagine
e pagine, il passato, quella scala infinita appesa
solo apparentemente nel vuoto che forse toglie
spazio al presente ma indica una traccia fremente
per il futuro… Opere, anni di un’esistenza nel
vento del ricordo… Il soffermarsi a comporne i
frammenti, nella luce di una metafora… Colpisce
GIOVANNA ANDREASSI
e continua a sorprendere la forza creativa di questa donna minuta, ballerina e atleta, che traspone
fragilità pensose ad artistica sensibilità. Mi ricorda
la grande Yvonde Cumbers, la fotografa inglese
dei primi ‘900, che seppe cogliere il passaggio dei
tempi con una vena
di incisivo, elegante
anticonformismo… I
suoi modelli femminili, talvolta trasfigurati
in chiave mitologica
(celebri, le 23 Dee…),
altre volte plasmati sui
modelli dell’arte antica
e moderna, per giungere, negli anni ’20 e
’30, al Surrealismo di
Man Ray. Si ritrova
un’eco potente di questa traslitterazione iconografica anticonvenzionale nelle opere ‘backstage’
di Giovanna Andreassi, sequenza cinematografia
vera e propria (sulla scia del “Chorus Line” di
Attenborough - giocata sul polinomio perfezione,
somma di sudore, lacrime, speranza, disillusione…). Il librarsi di stati d’animo con lo straordinario alleato, il colore. Denso, pirotecnico, scaturito
secondo simbologie culturali a prima vista divergenti - tra umorismo velato, irrisione trattenuta e
allusiva sessualità che, soprattutto oggi, appaiono
il manifesto di un’epoca che tutto sembra permettere e, forse, nulla concede… Ma, calcando
periodico indipendente
le scene oltre Atlantico, Giovanna approda a New
York, calandosi con vigile aspettativa in quell’universo melting pot soggetto a perenne mutamento. New York, bella e dannata, mai uguale a
se stessa, ricca di scorci stupefacenti e di oscuri
anfratti colmi di denuncia sociale che
apre, nella produzione di Andreassi,
all’ispirazione più fertile, Non quella trionfalistica con stelle e strisce ma
un angolo di memoria vibrante che
Giovanna sviluppa con sensibilità
musicale, cogliendone le note estreme, e forse apparentemente ‘scomode’ che furono di Warhol, Basquiat
e Keith Haring. Sono le tessere sul
mosaico di una quotidianità lacerante, piccoli magneti esplosivi che si
aggrappano con moto ascensionale
lungo innumerevoli pareti di luce, nell’illusione
ottica dello skyline… Un’artista che qui dovrebbe
tornare per sempre, perché sa ignorare nel lampo
della mente e del cuore la doppiezza malsana dei
luoghi del trionfalismo Midtown stars&stripes,
(“ Manhattan Transfer” di Dos Passos), per ritrovarsi libera in un volo di gabbiani sull’imbarcadero per Staten Island. That’s the End…Danza,
Giovanna…La musica di Bernstein è nell’aria,
porta il profumo delle onde e il sole illumina il
truck giallo degli operatori ecologici (“Un giorno
a New York” ma ancor più “Fronte del Porto”)…
Caterina Berardi
66° Festival di Cannes (15/26 maggio 2013) - IL manifesto ufficiale
Il Festival di Cannes ha scelto per la sua 66a edizione
di visualizzare una coppia che incarna perfettamente lo
spirito del festival per i miti e le coppie del cinema: Joanne
Woodward e Paul Newman, foto scattata sul set del film “Il
mio amore con Samantha” di Melville Shavelson (1963).
Questa è un'opportunità per Cannes per onorare la memoria di
Paul Newman, morto nel 2008, e rendere omaggio a Joanne
Woodward, sua moglie e sua musa. Il Festival di Cannes li ha
accolti nel 1958 - anno del loro matrimonio - selezionando
“La lunga estate calda” di Martin Ritt, il primo film insieme.
La loro storia continua ad essere associata con i film pre-
sentati al festival e diretti da Paul Newman, che affida indimenticabile ruoli a Joanne Woodward in “Gli effetti dei raggi
gamma sui fiori di Matilda” (in concorso - 1973) e “Lo zoo di
vetro” (in concorso - 1987). Il servizio fotografico è stato isolato e poi realizzato dall’agenzia Bronx , che ha costruito una
scenografia cinetica, giocando l'impressione del movimento e
della profondità per rendere l'effetto cinematografico.
Un preludio al Festival graficamente vertiginoso ma di
grande richiamo a vivere il cinema come un desiderio senza
fine.
Roberto Tirapelle
Ristorante - Pizzeria
iacere
di servirvi
L'alternativa al solito... Sabato sera
Sabato 20 aprile
SERATA WESTERN
Sabato 27 aprile
GRAN BUFFET
con piatti tipici italiani e brasiliani
Le serate saranno allietate dal Duo Paolo e Mery
Mercoledì 1 maggio
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periodico indipendente
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
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PIETRO BEMBO E L'INVENZIONE DEL RINASCIMENTO
Letterato, mecenate e creatore della lingua italiana attuale, Pietro Bembo fu inventore, con Aldo
Manuzio, dei libri di tascabili piccolo formato che,
lontani dagli ingombranti tomi universitari, diventarono dei veri oggetti di "design" ambitissimi dai giovani alla moda dell’epoca.
Dopo 500 anni saranno riuniti per la
prima volta le opere meravigliose degli
artisti amici del cardinale veneziano che
trovarono prima collocazione nella dimora di Padova, quel Palazzo Camerini di via Altinate, creando così il primo
"museum" Rinascimentale. Varchi la definì "Un sacro tempio consacrato a Minerva", dea della Sapienza. L’Aretino,
ammirate le collezioni, esclamò: "Sembra proprio che Roma si sia trasferita in
Padova". Attualmente sede del Museo
della Terza Armata, fu identificata nel
1924 dallo studioso padovano Oliviero Ronchi. La dimora scelta da Bembo
divenne scrigno prezioso delle collezioni d’arte e
della biblioteca, i giardini fondali per statue, ma anche luoghi per piante rare e preziose, persino per un
orto botanico in anticipo su quello di cui si doterà
l’Università di Padova dal 1546. Il percorso visivo
della mostra inizia nella Venezia tardo Quattrocen-
tesca, con le opere di Bellini, Giorgione e Aldo
Manuzio. Poi si sposta a Ferrara, dove Bembo amò
Lucrezia Borgia; nella Mantova di Isabella D’Este
- dove Bembo scoprì il genio di Mantegna; ad Urbino, patria artistica del giovane Raffaello, Perugino, Gian
Cristoforo Romano. Una carrellata affascinante che approda a Roma, la Roma dei Papi,
dominata dal maturo Raffaello, con Valerio Belli e Giulio
Romano. Per infine giungere
a Padova, la città dove Bembo
scelse di vivere conservando i
propri tesori nella casa di via
Altinate. Ma il viaggio iconografico si chiude nella Roma
di Paolo III Farnese, con Bembo ritratto da Tiziano in veste
cardinalizia, accanto ad opere
stupende di Michelangelo e
Sebastiano del Piombo, mentre i legami con il Veneto sono evocati attraverso le opere di Sansovino,
Giulio Clovio, Bartolomeo Ammannati, Danese
Cataneo.
In esposizione, un monumentale dipinto di Mantegna, un disegno di Michelangelo, due tavole di
Hans Memling, quattro dipinti di Giorgione, tre di
Tiziano, due di Raffaello, Giovanni Bellini e Giulio
Romano, oltre a capolavori del Perugino, Francesco
Francia, Lorenzo Costa, Sebastiano del Piombo,
provenienti dai più importanti musei europei e degli Stati Uniti e molti dei quali esposti per la prima
volta in Italia.
Una mostra che fa rivivere un mondo. Tanti dipinti, ma anche sculture raffinatissime in marmo e
terracotta, un maestoso arazzo dalla Cappella Sistina, strumenti musicali unici, squisiti manoscritti
minati, libri a stampa fra i più preziosi del mondo,
gemme incise, sculture romane in marmo e in bronzo come l’Antinoo Farnese o l’Idolino di Pesaro,
capolavori dall’antico Egitto come l’arcana Mensa
Isiaca.
Alla fine del viaggio sembrerà di avere assistito,
accanto a Bembo, alla nascita del Rinascimento.
Un’arte che ancora oggi è celebrata nel mondo
ed anche una certa un'idea di Italia, che ora più che
mai dobbiamo conoscere e difendere.
Federica Tirapelle
Padova, Palazzo del Monte di Pietà.
Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento.
Fino al 19 Maggio 2013.
www.mostrabembo.it
SWANS - THE SEER
Torna la leggendaria band americana che con le sue
atmosfere apocalittiche e dissonanti fu tra i nomi di punta
della scena no-wave di New York e precursore dell’industrial
music assieme ai Throbbing Gristle ed
Einsturzende Neubauten. Un doppio
disco (il dodicesimo della carriera e il
secondo dalla loro reunion avvenuta tre
anni fa) in cui la band guidata dal principe
delle tenebre Micheal Gira (unico
membro fisso assieme al chitarrista
Norman Westberg) si avvale di collaborazioni eccellenti del
panorama “alternative” d’oltreoceano come i Low, gli Akron/
Family e i Mercury Rev. L’apertura del primo disco è affidata
a Lunacy, con i primi 4 minuti che rimandano ai fasti lugubri
di Greed, con la voce inquietante di Gira contrapposta a quelle
più “pulite” dei Low; dopodiché il brano si perde in una strana
piattezza. Ma è nei 32 minuti della title track The Seer, dove la
band mostra tutta la sua classe: apertura di
bordoni sonori e straordinario susseguirsi
di crescendi ed improvvisazioni, a metà
strada tra gli Ash Ra Tempel, i Faust
di Ravvivando e i Bardo Pond, e poi 93
Ave. B Blues, strumentale con 5 minuti di
esplosioni soniche, è quasi un omaggio a
chi ha nostalgia dei vecchi oscuri tempi.
Ancora migliore è il secondo disco, nonostante un brano
d’apertura di solo piano che lascia a desiderare (Song for
a warrior) nonostante la presenza di Karen O, la cantante
degli Yeah Yeah Yeahs. Avatar è una superba danza tribale
in crescita che culmina poi alla fine con una straordinaria
cavalcata di batteria e chitarra verso gli ultimi due minuti, A
Piece of Sky è una prova di sopravvivenza lunga 19 minuti, in
cui l’ascoltatore-esploratore si trova per 9 minuti intrappolato
in una grotta di echi finchè al minuto 9:37 non intravede la
luce e riemerge in una sinfonia floydiana dove appaiono come
guida assieme a Gira anche gli Akron/Family.
La chiusura è The Apostate, brano lungo anche questo (23
minuti), sulla falsa riga della title track che finisce con una
martellata di tamburi che sembrano pietre che cadono dal
cielo. Un doppio disco di gran classe per una grande band che
il 23 marzo si è esibita a Verona all’Interzona.
Carlo Polo
CRISI ECONOMICA: UN'OPPORTUNITà?
Ho letto volentieri, in questo periodo di pessimismo,
alcune citazioni di personaggi celebri:
Le crisi e le avversità, spesso diventano occasione di
crescita interiore. Isabel Allende, su L'espresso, 2002.
I momenti di crisi raddoppiano la vitalità negli
uomini. O forse, più in soldoni: gli uomini cominciano
a vivere appieno solo quando si trovano con le spalle
al muro. Paul Auster, Il libro delle illusioni, 2002.
Qualsiasi idiota può superare una crisi; è il
quotidiano che ti logora. Anton Cechov, Quaderni,
1891-1904.
La parola crisi, scritta in cinese, è composta di
due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l'altro
rappresenta l'opportunità. John Fitzgerald Kennedy,
Discorso a Indianapolis, 1959.
Nella vita le cose capitano a casaccio, e così devono
capitare in un romanzo; esse non conducono ad alcuna
crisi risolutiva - che è un oltraggio alla legge delle
probabilità - continuano ad accadere e basta. William
Somerset Maugham, Ashenden, 1928.
Tutte citazioni straniere, purtroppo. Ma anche noi,
perbacco, stiamo tirando fuori la nostra italianità,
la nostra forza, i nostri valori, che nell’opulenza si
stavano un po’ soffocando.
Tutto passa a questo mondo; l’importante è non
smarrire il senso dei valori più importanti, e se - per
recuperarli - si deve passare attraverso un periodo di
maggiore morigeratezza e difficoltà, diciamocelo: ben
venga.
Avv. Emanuela Bellini - ADUSBEF- Verona
La “Lessinia” in Bra, al “Listón 12”
“Lessinia”: territorio incantevole, per lo più veronese,
poco conosciuto a Verona e sconosciuto, di massima, al di
fuori della nostra provincia. Si aggiunga, poi, il fatto che
se il termine “Lessinia” significa “terra per il pascolo”, tale
grande area s’identifica, per molti, solo in monti, imponenti ed
attraenti, del resto, in legname e, d’inverno, in piste da sci. Ma
questo, invece, non è tutto. “Lessinia” significa, infatti, anche
altri importanti aspetti – grande risorsa per il Veronese – che
meritano maggiore valorizzazione e migliore conoscenza.
Si tratta di diversi prodotti agroalimentari di qualità, che,
attraverso il lavoro dell’uomo, Lessinia offre. Prodotti
caratteristici del luogo, tradizionali, dai sapori particolari –
creati in base a ricette antiche e, quindi, preziose – che portano
in se, il profumo dell’ambiente naturale, nel quale essi hanno
origine.
A mettere nella dovuta luce la produzione ed il paesaggio
di Lessinia, a farli conoscere da vicino, è stato, la sera del 22
marzo 2013, il Bar-Ristorande “Listón 12” di Claudio Cedro,
attivo in “Bra” da oltre vent’anni, con la lectio magistralis
dell’esperto in assaggi e degustazioni, Giovanni Bonvicini.
Un’iniziativa sentita e necessaria, per fare apprezzare quanto
di meglio i nostri monti sanno dare in fatto di formaggi, di
salumi, di olio d’oliva, di miele d’acacia, di marmellate e di
ottimi vini, dal “Durello spumante” al “Valpolicella”, nelle
varietà “classico”, “superiore” e – come poteva mancare? –
“ripasso”, nonché il “Bardolino rosato”. Hanno ottimamente
figurato, per accompagnare particolari formaggi, anche il
“Custoza fermo” ed il “Lambrusco frizzante secco”, mentre
ha chiuso festosamente la serata il dolce ed ambrato “Reciòto
Soave”. Molte le verdure e, fra queste, il Radicchio rosso di
Verona, il prodotto di nicchia dalle eburnee venature e dalla
delicata crocantezza, proposto da Luca Lora, Roveredo di Guà,
e da Campofino Group srl, Sommacampagna. Un vegetale,
che, ottimamente preparato, ha destato l’attenzione di molti.
Una manifestazione, quella voluta da “Listón 12“, da
definirsi “Lessinia in festa”, “Lessinia viva, in mostra”,
“Lessinia, che si presenta in tutte le sue caratteristiche”, come
evento da ripetersi, per un territorio, che diventi meta, per
la conoscenza di “saperi e sapori” da scoprire e da gustare,
territorio, impreziosito anche dal verde di estesi prati e di folti
boschi e dall’azzurro del suo limpido cielo.
Pierantonio Braggio
Il mistero aleggia sul Castello Bevilacqua
Anno XXXI - n. 9 - Settembre 2009 Il Castello Bevilacqua accoglie la bella stagione con l’imperdibile appuntamento con il mistero.
Per chi ama l’intrigo e la suspense da non perdere è la serata di Venerdì 24 Maggio, alle ore
20.30, con la “Cena con Delitto”- Ultimo Atto (prezzo a persona € 49,00 bevande incluse, su
prenotazione). Una straordinaria occasione per diventare detective per una notte, mettendo alla
prova il proprio intuito e le proprie capacità investigative per riuscire a smascherare il colpevole.
La serata sarà ambientata nell’affascinante e suggestivo castello, dove sarete deliziati da una cena
che, sicuramente, conquisterà i palati più sopraffini.
Venerdì 24 maggio 2013 ore 20.30
Antipasto
Magatello di vitello al punto rosa con salsa monferrina
e olio aromatizzato al tartufo nero
Primo piatto
Risotto all’amatriciana con guanciale
mantecato con pecorino romano
Secondo piatto
Quaglietta farcita con vitello e nocciole agiato su zoccolo di patate affumicate
glassato al porto con i porri fritti
Dessert
Panna cotta after eight
Caffè
Acqua gassata e naturale
Vino in bottiglia
Costo a persona € 49,00
Compresi acqua e vino
(su prenotazione)
MAGGIO D'AUTORE
Per tutto il mese di maggio l’Associazione Culturale Aletheia, con il patrocinio del comune di Bevilacqua
e la collaborazione di Simem Minerbe organizzerà presso il Castello Bevilacqua “Maggio d’Autore”: una
serie di imperdibili incontri con la letteratura, dove si alterneranno, nei giovedì del mese, quattro grandi
scrittori italiani.
Giovedì 2 Maggio sarà ospite Gianni Fantoni, imitatore del “Maurizio Costanzo Show”, che in seguito si
è cimentato nei vari ruoli di conduttore radiofonico e attore per arrivare a rivestire i panni dello scrittore.
Nel corso della serata ci introdurrà con la sua ironia e comicità uno dei suoi lavori letterari “ La casa dalle
finestre che spifferano”, romanzo divertente incentrato sul ruolo fondamentale che il focolare domestico
ha per molti italiani.
Giovedì 16 Maggio invece sarà presente Mattia Signorini, vincitore del Premio Tropea 2010 con il romanzo
“La sinfonia del tempo breve”. In questa occasione presenterà il suo ultimo romanzo “Ora”, dove si
presentano due generazioni a confronto non prive però di problemi comuni.
Il giovedì seguente sarà la volta del veneziano Andrea Molesini, premio Campiello 2011 con “Non tutti
i bastardi sono di Vienna”. Presenterà il romanzo, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, “La
primavera del lupo”.
L’ultimo giovedì del mese si finisce in grande stile con Paolo di Paolo e il suo romanzo “Mandami tanta
vita”. Scrittore romano molto giovane (classe 1983), ma molto apprezzato in tutta Italia, tanto da ricevere
il Premio Mondello e il Premio Vittorini. Durante la serata del 30 maggio esporrà i suoi acquerelli Greta
Bordoni.
Tutti gli incontri inizieranno alle ore 21 e saranno a ingresso libero fino a esaurimento posti.
Il Relais Castello Bevilacqua è la vostra
nuova destinazione nel cuore della storia.
Regalatevi un soggiorno in una delle 7
splendide junior suite, e scoprite i nostri
pacchetti Classic, Romance, Wellness e
Gourmet.
Il ristorante “All’Antica Ala” vi aspetta tutti
i giorni dal lunedì sera alla domenica, per
un viaggio nel gusto attraverso i sapori e le
tipicità della tradizione locale, in un’ottica
di valorizzazione dei prodotti del territorio.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 0442 93655 – [email protected] – www.castellobevilacqua.com
periodico indipendente
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
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IL PROGETTO LETTURE ANIMATE IN BIBLIOTECA A VILLA BARTOLOMEA
Si è tenuto da gennaio a marzo per gli studenti dell’Istituto comprensivo presso la biblioteca
comunale di Villa Bartolomea, un progetto legato
a delle letture animate. L’iniziativa rientrava nel
programma volto a promuovere la biblioteca come
centro di aggregazione, luogo aperto alla crescita
culturale del territorio e al libero incontro fra bambini, genitori, nonni, animatori e associazioni.
“E’ vero - spiegano gli organizzatori - l’idea è
stata proprio quella di promuovere, consolidare,
potenziare e sviluppare l'amore per la lettura conducendo i partecipanti in un percorso alla scoperta
della lettura come attività piacevole di intrattenimento, con riscontri sul piano affettivo, educativo
e sociale. Per questo è stato elaborato un percorso
per promuovere un atteggiamento positivo nei
confronti della lettura, per favorire l'avvicinamento affettivo ed emozionale del bambino al libro,
fornire al bambino le competenze necessarie per
realizzare un rapporto cre-attivo (creativo e attivo)
e costruttivo con il libro, educare all'ascolto e alla
comunicazione con gli altri, imparare a relazionarsi
con gli altri rispettando le regole stabilite ed arric-
chire il lessico”.
L’iniziativa ha coinvolto i bambini di 5 anni delle
scuole dell’Infanzia di Villa
Bartolomea e Spinimbecco,
e le classi prime delle scuole
primarie di Villa Bartolomea
e Carpi per le quali è stato
scelto il brano “Il viaggio
di Lucia” tratto dal libro “Il
corpo canterino” di David
Conati e la lettura si è svolta
presso le singole classi. Per
gli alunni dalla seconda alla
quinta delle scuole primarie
di Carpi e Villa Bartolomea e le prime della scuola
secondaria di primo grado di Villa Bartolomea, le
letture sono state invece effettuate presso la biblioteca con i seguenti brani: per le classi seconde la
favola “Il leone e il topo”, per le classi terze e quarte la fiaba classica “Hansel e Gretel”, per le classi
quinte il capitolo “Il racconto del viaggio” tratto dal
libro O.D.I.S.S.E.A. di David Conati. Invece per le
prime della scuola secondaria, capitolo “La strage”
tratto da “Odissea” di Omero .
Le attività sono state svolte dai lettori Daniele Bolan e Laura Zanetti
dell’Associazione di promozione sociale Kormetea
Artis, un’associazione di
Villa Bartolomea che si propone di diffondere la cultura
teatrale, letteraria, ludica ed
artistica nel territorio proponendo attività presso luoghi
di incontro abituali già esistenti di varia natura promuovendo varie iniziative
coinvolgendo le scuole di qualsiasi grado e gli enti,
i comuni, le biblioteche, le associazioni locali, le
pro-loco ed i circoli.
“L’iniziativa ha incontrato un grande successo
per i giovani partecipanti - è stato il commento
finale degli organizzatori - un’esperienza senz’altro
da ripetere anche in futuro per avvicinare i giovani
alla lettura”.
Francesco Occhi
CONCLUSA LA SECONDA EDIZIONE DEL CONCORSO SULLA PACE
PER LE CLASSI DELLE SCUOLE DI CASTAGNARO E MENà
Si è tenuta sabato 6 aprile nella sala civica di via
Stazione con inizio alle ore 10,30, la cerimonia di
premiazione della seconda edizione del Concorso
sulla pace a cui hanno partecipato ben 140 alunni.
Un’edizione molto partecipata alla quale hanno
risposto ben 9 classi: (terze, quarte e quinte della
primaria di Castagnaro e
Menà e prime e seconda B della secondaria di
Castagnaro) che aveva
come slogan "Facciamo pace". Gli elaborati
prodotti erano composti
da disegni a cartelloni,
da manufatti a video, da
testi scritti ad opere artistiche, per un totale di 19
produzioni.
Alla cerimonia era presente anche il Consiglio comunale dei ragazzi di
Castagnaro con degli ospiti d’eccezione: gli alunni
del Consiglio comunale dei ragazzi di Medolla.
Presidente della giuria era il professor Dante Clementi, docente del Liceo Cotta, poeta e scrittore e
presidente di varie commissioni di concorsi poetici.
L’evento si è tenuto con il coordinamento dell'amministrazione comunale di Castagnaro presente alla
cerimonia con il sindaco Andrea Trivellato e con la
dirigente scolastica Patrizia Girardi che ha avuto
parole di elogio sia verso gli studenti, sia verso l’iniziativa grazie al messaggio da essa trasmesso. Erano
presenti pure gli altri rappresentanti della commissione giudicatrice. Al termine della cerimonia è
stato consegnato un attestato-premio alle classi/
scuole vincitrici (1°.2° e
3° classificate, come da
"Regolamento").
“La cosa bella è stata
la presenza del consiglio
comunale dei ragazzi di
Medolla che abbiamo
voluto invitare - spiega la
maestra Ginea De Grandis - sono i ragazzi e gli
insegnanti che abbiamo
incontrato e con cui abbiamo attivato una specie di
gemellaggio in occasione della consegna di 1.500
euro avvenuta il 13 dicembre scorso proprio nella
scuola secondaria di Medolla, una delle zone colpite
dal recente terremoto in Emilia e in Lombardia. La
raccolta era stata promossa dai 2 CCR del nostro
Istituto e realizzata dopo i tragici eventi del maggio
scorso”.
Le classi a cui era rivolto il concorso sono le terze,
quarte e quinte delle scuole primarie del comune
(come indicato nel regolamento) e quelle della
secondaria. Hanno aderito tutte le classi delle primarie e le classi prime e la seconda B della secondaria.
“I ragazzi che hanno aderito a questa seconda
edizione si sono dimostrati molto interessati e propositivi –precisa la coordinatrice del progetto, l’insegnante De Grandis- e allo stesso modo la Giuria
ha evidenziato sensibilità e attenzione da parte dei
giovani allievi partecipanti”.
A questa seconda edizione sono risultati vincitori: prima classificata la classe quinta primaria di
Castagnaro, con una presentazione in power point
di foto e testi sulla pace; seconda classificata la 1B
secondaria di Castagnaro, con un opera in cartapesta
raffigurante due colombe portatrici di pace; terza
classificata la classe quinta primaria di Menà con
un’altra presentazione in power point di immagini e
frasi sulla pace.
Tutti i lavori prodotti sono stati allestiti nello
spazio sottostante la sala civica ed erano visibili a
partire dal pomeriggio del 4 aprile mentre, dopo
la cerimonia, gli elaborati sono stati trasferiti nella
parrocchiale di Castagnaro per essere presentati a
tutta la comunità e per poi essere trasferiti a Menà.
Francesco Occhi
AMBULATORIO PEDIATRICO DI VILLABARTOLOMEA
In un momento di sempre più diffusi tagli e
ridimensionamenti, arrivano buone notizie sul
fronte della sanità nel
Basso Veronese: l’Ulss
21 ha deciso di ampliare i
propri servizi a favore della
cittadinanza, istituendo a
Villa Bartolomea un nuovo
ambulatorio per la pediatria
di famiglia. L’incarico è stato
affidato alla dott.ssa Barbara
Boseggia, medico chirurgo
specializzatosi in pediatria nel
2007 presso l’Università degli Studi di Verona, già
da diversi anni assegnataria di numerosi incarichi
provvisori all'interno del territorio scaligero.
Il nuovo servizio, attivo dallo scorso settembre,
garantisce una copertura di cinque giorni la settimana
(dal lunedì al venerdì) previo appuntamento e offre
ai genitori dei bambini residenti nei Comuni del
Legnaghese (Minerbe, Legnago,
Roverchiara,
Bonavigo,
Angiari, Villa Bartolomea,
Terrazzo,
Bevilacqua
e
Castagnaro) la possibilità
di usufruire di una struttura
sanitaria con prestazioni
ambulatoriali affidate ad
una figura professionale
specializzata. L'apertura del
nuovo ambulatorio si pone in
linea con una delle caratteristiche distintive della
pediatria di famiglia, vale a dire assicurare la
capillarità del servizio sul territorio e va incontro
alla necessità di offrire una reale fruizione delle
prestazioni mediche da parte dei genitori dei piccoli
pazienti.
“A differenza di quanto accade nella maggior parte
degli altri Paesi” come sottolinea la dott.ssa Boseggia
“in Italia la pediatria di famiglia non è affidata ad un
medico generico ma ad uno specialista e questo
rivela l'importanza e l'attenzione che vengono poste
in essere nella cura dei bambini dagli 0 ai 14 anni.
È fondamentale, tuttavia, diffondere anche in tale
ambito medico la cultura della prevenzione, affinché
i genitori si rivolgano al pediatra di famiglia non
solo nella fase acuta e per la cura della malattia, ma
soprattutto per tenere sotto controllo l'andamento
dello sviluppo del bambino durante le varie fasi
della sua crescita. Questo è necessario per prevenire
molte patologie croniche che, al giorno d'oggi, si
registrano con crescente frequenza negli adulti”.
Sara Tabacchiera
Nella foto: la dottoressa Barbara Boseggia
Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
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MARTE
Eccoci giunti alla quinta puntata della
nuova rubrica di AstroMitologia del Basso
Adige. Dopo aver parlato del dio Mercurio
e della dea Venere, oggi parleremo del dio
Marte. Marte (in latino Mars) è il dio della
guerra intesa nei suoi aspetti più violenti,
come la lotta e lo spargimento di sangue, ma
nella religione romana più antica era anche il
dio della fertilità, della natura, della pioggia
e delle tempeste. Anche la dea Minerva è la
divinità della guerra, ma di quella strategica
ovvero dove si usa l’astuzia applicata alle
battaglie per vincere. I simboli di Marte erano
il cane, il cavallo, il lupo, il toro, l’avvoltoio,
il barbagianni, il picchio, il gufo reale ed il
dio è spesso raffigurato con indosso l’elmo, lo
scudo e la lancia o la spada. Secondo la mitologia greco/romana Marte era figlio di Giove
e Giunone, il re e la regina degli dei. Nel mito
Giunone, invidiosa del fatto che Giove avesse
concepito da solo Minerva, riuscì a generare
da sola Marte toccando solo un biancospino,
indicato dalla dea della primavera Flora. Per
i greci il luogo della nascita e la vera residenza di Marte si trovavano in Tracia, ai limiti
estremi della Grecia. Fratello di Marte era
Vulcano (il dio del fuoco e della metallurgia),
le sue sorelle erano Ebe (dea della gioventù)
ed Ilizia (dea del parto) e, secondo
alcuni poeti classici, anche la dea del
caos Eris. Inoltre erano suoi fratelli
tutti gli altri dei figli di Giove tra cui
Febo, Minerva, Mercurio e Diana.
In Grecia l’equivalente di Marte era
Ares. Il culto di Ares non era molto
diffuso nell’antica Grecia, tranne che
a Sparta, la famosa bellicosa polis
greca dove era custodita una statua del dio
della guerra incatenato, ad indicare che lo
spirito della guerra non avrebbero mai potuto lasciare la città. Il culto di Marte a Roma
invece era molto più diffuso perché era considerato il padre del popolo romano e di tutti gli
italici in generale. Infatti secondo il mito era il
padre di Romolo e Remo, i fondatori di Roma,
avuti con la sacerdotessa Rea Silvia. A Roma
in onore del dio della guerra vi era un tempio,
una fontana consacrata e il Campo Marzio.
Marte veniva venerato soprattutto durante
marzo, mese primaverile che porta il suo
nome, periodo nel quale si tenevano le principali celebrazioni e periodo in cui iniziavano
le guerre. A Marte si offrivano come vittime
sacrificali vari tipi di animali tra cui principalmente tori, maiali e pecore. Oltre che il mese
marzo, dal suo nome derivano anche il giorno
martedì e i nomi Marco, Marcello e Martino.
Inoltre il pianeta Marte porta il nome del dio
della guerra per il colore rosso, rosso come
periodico indipendente
il sangue che si spargeva durante le guerre.
Nella sua discesa in battaglia spesso viene
accompagnato da Deimos e Fobos, figli che ha
avuto con la dea dell’amore Venere (personificazioni degli spiriti del terrore e della paura),
Enio (personificazione degli spargimenti di
sangue), Bai (personificazione della
violenza ) e Cratos (personificazione
della forza bruta). Anche se Marte è
il dio della guerra, raramente risultava vincitore; per esempio nell’Iliade
viene sconfitto più volte durante la
guerra di Troia dall’astuzia della
dea Minerva, sua rivale, e ferito si
ritira vergognosamente sull’Olimpo. Altre vicende mitologiche dove il dio è
presente è la fondazione di Tebe in Beozia e
i suoi continui tradimenti con la dea Venere,
sposa di Vulcano. Per quest’ultima vicenda
mitologica, una delle poche di Marte, entrano
in gioco altri dei: un giorno il dio del sole Elio
pizzicò i due amanti in intimità e andò subito
a riferire a Vulcano che la moglie lo tradiva
con suo fratello Marte. Perciò Vulcano, il
fabbro degli dei, fabbricò una rete dorata e
intrappolò i due amanti durante un loro incontro compromettente. Poi Vulcano, non ancora
contento, chiamò gli altri dei per mostrare a
tutti il tradimento. Le dee per umiltà si rifiutarono di andare, ma gli dei si recarono senza
indugio. Qui gli amanti vennero sbeffeggiati e
Marte, una volta liberato, imbarazzato e pieno
di vergogna se ne tornò nella sua terra natia,
la Tracia. Nel prossimo numero della rubrica
parleremo del re degli dei, Giove. Arrivederci
al prossimo mitologico numero!!
Gianluigi Viviani
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Anno XXXV - n. 4 - Aprile 2013
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