Lucia Annibali: la storia di un non amore, la storia di una rinascita
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Lucia Annibali: la storia di un non amore, la storia di una rinascita
Lucia Annibali: la storia di un non amore, la storia di una rinascita Un soggetto: Lucia Annibali. Una data: il 16 Aprile 2013. Un luogo: Pesaro. Un’esperienza: l’acido. Un perchè: una rinnovata voglia di vivere la vita, una vita senza un lui che non la amava. Questa storia, la storia di questa aggressione ha toccato tutti, ma più di tutti ha toccato Lucia, lasciandole un segno indelebile nella mente, sul corpo e nella vita. Lei, Lucia, un semplice avvocato civilista di Pesaro di 36 anni. Lui, Luca, un “semplice” avvocato civilista di Pesaro. Fin qui tutto appare normale, una storia come tante se ne vedono, ma è proprio dall’inizio dell’anno 2013, fino al culmine raggiunto il 16 Aprile, che tutto cambia, che la vita di Lucia cambia. I due avvocati, conosciutisi nell’anno 2010, intrapresero una relazione fatta di attimi fugaci e rubati. Dopo un lungo periodo di frequentazione, Lucia si chiese come mai questa storia non decollasse mai, ed è stato proprio questo tentativo di comprendere il perchè e il senguente tentativo di allontanarsi da quest’uomo che ha portato all’evoluzione di una storia che si è conclusa nell’acido. Dopo poco tempo Lucia venne a conoscenza dell’esistenza di un’altra donna nella vita del suo lui, anche se a ben vedere si potrà dedurre che è lei l’altra donna, visto che la relazione in questione durava da 10 anni, di cui 3 erano di convivenza. Ma come ha fatto quest’uomo a tenere legate a sè per tre anni queste due donne? Il segreto è un altissimo ed enorme castello di bugie, preparate, studiate e propinate a entrambe le ragazze, in modo da tenerle sempre legate, ancorate a sè. Il punto di svolta si ha alla fine dell’anno 2012, quando Lucia, stufa di continue menzogne e litigi, decide che questa storia le causa più dolore e sofferenza della gioia che le procura o le abbia mai procurato. Ed è proprio questo tentativo di riprendersi la sua vita che le è costato così caro. Infatti nel momento in cui Lucia ha tentato di riprendere in mano le redini della sua vita, di riprenderla senza quell’uomo-vampiro, come lei stessa lo definisce, ecco che questo ha deciso di rovinare tutto. All’inizio era un vederlo ovunque, in ogni posto in cui lei andasse, solo dopo la situazione è diventata più critica, quando lui è arrivato a duplicare le chiavi della casa di lei a sua insaputa, a iscriversi nella sua palestra per guardare sul suo cellulare e a tentare di ucciderla. Come Lucia scoprirà solo a seguito delle indagini, Luca si introdusse in casa sua e le manomise i fornelli della cucina col rischio di far saltare in primis il suo appartamento ma in secundis tutto lo stabile in cui lei abitava. Proprio agli inizi di quell’Aprile 2013 Lucia ponderava il proposito di inoltrare una denuncia per stalking e aveva iniziato a tentare di contattare un carabiniere di cui le era stato dato il numero. Questi tentativi si sarebbero protratti se non fosse stato che, due giorni dopo l’inizio di questi, c’è stato l’“incidente” dell’acido. Ma cosa è successo? Le dinamiche di quanto accaduto sono complesse: Lucia di ritorno dalla palestra si dirige verso casa sua, in via Rossi 19, ma non sa che ad attenderla, lì, all’interno del suo appartamento, c’è un soggetto di origine albanese che le ha messo a soqquadro la casa per inscenare un furto e la attende con dell’acido. Fin dai primi istanti di quella aggressione Lucia sa chi è il mandante, ma quello che ancora non sa è la pena e il dolore che dovrà attraversare per riappropriarsi di ciò che le è stato portato via. A poche ore dall’incidente Lucia, da Pesaro, viene trasferita al centro ustionati di Parma, ove avranno sede tutti gli interventi, che ad oggi ammontano a 12, per permetterle di tornare ad avere un volto e una mano destra funzionante. L’ustione riscontratale è di terzo grado, la più grave. All’inizio Lucia risulta ceca e si pensa quasi in modo definitivo che questa situazione diventerà permanente. Solo successivamente la cecità risulterà essere solo momentanea. Dopo essere stata dimessa da Parma e dopo numerosi interventi e innesti di pelle Lucia si è dedicata al processo. Per quanti sono convinti che la nostra magistratura sia lenta ed inefficiente, in questo caso dovranno ricredersi in quanto la sentenza di condanna è stata pronunciata il 29 Marzo 2014, a neanche un anno da quella tragica sera. Prima di proseguire con l’analisi di alcuni dettagli giuridici della vicenda, si vuole riportare il parere che Lucia ha espresso riguardo la condanna. In una recente conferenza infatti, presso il Campus Luigi Einaudi di Torino di cui Lucia Annibali era protagonista, si è detta soddisfatta della rapidità del processo, della condanna e della pena inferta ai tre soggetti coinvolti nell’aggressione. Si proceda dunque all’analisi di quegli elementi giuridici contraddistinguono gli articoli del blog di Nomodos. che Innanzitutto partiamo col dire che i soggetti prima imputati e ora processati sono tre: Luca Varani, l’ex di Lucia, e i due albanesi da lui assoldati, Rubin Talaban e Altistin Precetaj. I tre soggetti sono stati condannati ad anni 20, il primo, e ad anni 14 di reclusione, i secondi. Questi 3 soggetti sono stati condannati per concorso di persone nel reato di tentato omicidio. Ma cos’è il tentativo? L’art 56 c.1 c.p. dice: “Chi compie atti idonei, diretti in modo non equivoco a commettere un delitto, risponde di delitto tentato, se l’azione non si compie o l’evento non si verifica”. Da questa definizione del codice si desume che il legislatore parli di tentativo solo nel caso in cui gli atti compiuti dall’agente siano idonei a commettere un delitto, quindi si può dire che creano un pericolo per il bene tutelato dalla relativa norma incriminatrice posta nella parte speciale del codice penale (il codice penale si divide in due parti: una generale e una speciale). Il tentativo comporta un’offesa meno grave rispetto al reato consumato, quindi il codice impone ai giudici di irrogare una sanzione diminuita rispetto a quella prevista per il delitto consumato. In definitiva, per individuare la pena applicabile a Luca Varani si deve guardare, prima di tutto al combinato disposto degli art 56 c.p. (sul tentativo) e art 575 c.p. (sull’omicidio). Cosa è il concorso di persone nel reato? Il concorso di persone nel reato è quella situazione che si compone di quattro elementi costitutivi: la pluralità di persone, la realizzazione di un fatto di reato (consumato o tentato), un contributo nella condotta che ha portato alla realizzazione del fatto e la consapevolezza e volontà di contribuire alla realizzazione del fatto. Individuiamo questi quattro elementi all’interno della nostra vicenda. La pluralità di persone è facilmente individuabile: contiamo l’avv. Varani e i due albanesi. Il contributo nella condotta che ha portato alla realizzazione del reato: Varani è colui che ha commissionato l’aggressione e ha acquistato l’acido, mentre gli altri due albanesi sono uno il “palo” e l’altro l’aggressore di Lucia. La realizzazione di un fatto di reato, in questo caso tentato, è proprio il tentativo di omicidio nei confronti di Lucia. Infine possiamo riscontrare la volontà di contribuire alla realizzazione del fatto: in quanto Varani, ha acquistato l’acido per compiere il reato mentre i due albanesi erano mossi dalla ricompensa che avrebbero ricevuto alla fine del lavoro. Di concorso di persone nel reato parlano gli artt 110 e ss c.p., di cui riportiamo l’art 110 per intero e dell’art 112 solo un estratto: «Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita, salve le disposizioni degli articoli seguenti», «La pena da infliggere per il reato commesso è aumentata: … 2) per chi, anche fuori dei casi preveduti dai due numeri seguenti, ha promosso od organizzato la cooperazione nel reato, ovvero diretto l’attività delle persone che sono concorse nel reato medesimo; …». Grazie a questo estratto dell’art 112 c.p. possiamo facilmente intuire come mai le pene irrogate a Varani e ai 2 albanesi siano diverse. Dopo aver analizzato le imputazioni a carico dei 3 soggetti procediamo con l’analisi dei modelli processuali, ma prima di farlo riportiamo per intero due passi del libro “Io ci sono -la mia storia di non amore-” di Lucia Annibali che in parte spiegano la scelta del modello processuale adottato: «L’udienza è fissata per l’11 Dicembre e la dottoressa Garulli ha chiesto e ottenuto di celebrare il processo con il rito immediato, una formula che viene concessa soltanto quando le prove sono evidenti: si salta l’udienza preliminare e si va in aula davanti al tribunale, a meno che l’imputato non chieda di essere giudicato con il rito abbreviato per ottenere, se condannato, lo sconto di un terzo della pena. In quel caso il processo si tiene davanti al giudice delle indagini preliminari, di solito a porte chiuse e allo stato degli atti, come si dice: cioè senza ulteriori accertamenti» «A fine Ottobre, l’ultimo giorno utile per farlo, il detenuto Varani e i due albanesi sciolgono la riserva sul tipo di rito con il quale preferiscono essere giudicati: chiedono l’abbreviato. Quindi non più rito immediato l’11 Dicembre. Si fissa una nuova data davanti al giudice delle indagini preliminari: il 9 Dicembre». Come si può facilmente intendere, il primo modello processuale richiesto è quello del rito immediato. Ma cosa è il giudizio immediato? Il giudizio immediato si pone come procedimento speciale che mira alla semplificazione del rito processuale penale canonico e la volontà di favorire una più rapida formazione del giudicato e una conseguente maggiore certezza della pena. In questo tipo di rito riscontriamo la mancanza di una udienza preliminare e una compressione dei tempi investigativi. Tale formula, che è richiesta su istanza del Pubblico Ministero, viene richiesta e accettata a seguito della richiesta della dott.ssa Garulli. Il rito immediato però sottostà ad una serie di presupposti quali l’evidenza della prova, la contestazione all’imputato del fatto di reato e delle fonti di prova in sede di interrogatorio condotto dall’autorità giudiziaria per permettergli di difendersi e replicare ai risultati a cui si è pervenuti attraverso le investigazioni. Come è stato detto l’istanza di rito immediato è stata accolta, ma in realtà poi il procedimento si è celebrato con le modalità del rito abbreviato. Il giudizio abbreviato è un altro tipo di procedimento speciale in quanto si svolge senza la fase dibattimentale, e su richiesta dell’imputato si definisce il tutto nell’udienza preliminare, attribuendo valore probatorio agli atti delle indagini preliminari. Questo tipo di procedimento non dà luogo alla fase dibattimentale e di conseguenza costituisce un’eccezione al principio del contraddittorio nel momento della formazione della prova. Il principio del contraddittorio è la più grande garanzia di giustizia e, in quanto tale assicura che un soggetto non subisca gli effetti di una sentenza senza che abbia preso parte al processo e senza che ci sia stata una sua effettiva partecipazione alla formazione del provvedimento. Tutto questo è previsto al fine di garantire il diritto di difesa all’imputato. A rigor di logica quindi si può dire che in questo tipo di giudizio saranno osservate le disposizioni previste per l’udienza preliminare. In conclusione questo articolo mira a raccontare una storia, una di quelle che non andrebbero mai dimenticate e che molti non vogliono dimenticare. Proprio per non dimenticare il Presidente Giorgio Napolitano, in data 8 Marzo 2014, ha conferito a Lucia Annibali l’onoreficenza di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, per il coraggio, la determinazione, la dignità con cui ha reagito alle gravi conseguenze fisiche dell’ignobile aggressione subita. FEDERICA GRECO Bibliografia: * Giorgio Marinucci, Emilio Dolcini, “Manuale di diritto penale -parte generale-”, quarta edizione, giuffrè editore * Lucia Annibali, Giusi Fasano, “Io ci sono -la mia storia di non amore-”, Rizzoli, 2014 Sitografia: * http://www.treccani.it/enciclopedia/giudizio-immediato-dir-proc-pen_(Diritto_ on_line)/ * http://www.treccani.it/enciclopedia/giudizio-abbreviato/