Giovedì Santo Messa in Coena Domini

Transcript

Giovedì Santo Messa in Coena Domini
Giovedì Santo Messa in Coena Domini
17 aprile 2014
L’omelia del Vescovo alla Messa in Coena Domini
Carissimi fratelli e sorelle, viviamo questa solenne celebrazione
della Cena del Signore nel giorno in cui Egli ha voluto celebrare
la Pasqua con i suoi discepoli. È un giorno di grande intimità:
Egli si dona tutto ai suoi, cerca la loro compagnia, desidera
mangiare questa Pasqua con loro.
Le promesse si realizzano, le profezie si adempiono e il Figlio di
Dio si consegna in totale umiltà! È un grande mistero quello che
celebriamo. Per questo abbiamo bisogno di immergerci dentro la
Parola del Signore per attingere pienezza di carità e di vita,
come ha recitato la preghiera di colletta.
Tre sono le immagini sulle quali
desidero soffermarmi: l’agnello, il
calice, la lavanda dei piedi e
quindi l’acqua.
L’agnello,
simbolo
della
Pasqua, con il cui sangue sono
stati bagnati gli stipiti delle case
degli Ebrei, esprime il sacrificio
innocente e la liberazione dalla
schiavitù. Con uno stesso
simbolo il Signore mette insieme
l’offerta e il dono. È molto
importante questo per la nostra
vita. Noi spesso desideriamo,
pensiamo di essere liberati, di
raggiungere obiettivi con condizioni vantaggiose, scontate:
cerchiamo la strada più breve e soluzioni a basso costo. Il
Signore invece ci dona tutto gratuitamente ma il prezzo lo paga
Lui; Lui non si concede sconti, Lui arriva fino in fondo nel dono
di se stesso.
La sua mitezza ci commuove, ci travolge, perché non cerca
nulla per sé. Desidera solo amarci! Siamo disposti ad entrare in
questa logica di offerta?
Siamo disposti a rinunciare ad essere lupi e offrirci come
agnelli mansueti insieme al Cristo? La seconda immagine è
quella del calice.
San Paolo ci parla del calice della nuova alleanza. Perché è
nuova?
Perché c’è disuguaglianza. Non è un’alleanza tra parti
convenute che si accordano: qui c’è solo Dio che si dona e noi
siamo chiamati a ricevere, ad accogliere l’amore!
Noi attingiamo, beviamo al calice della salvezza. Questo
significa che la nostra vita viene da Lui, che ciò che veramente
ci nutre e ci disseta è il Suo corpo e il Suo sangue.
In questa celebrazione,
carissimi, siamo invitati
ad
essere
più
consapevoli di ciò che
riceviamo; ad accostarci
al corpo e al sangue di
Gesù con immensa
gratitudine,
con
profondo desiderio di
essere salvati, proprio
nel giorno in cui il Signore veniva tradito!Questo mistero è molto
grande: là dove si consuma il più alto tradimento, si fa strada non
la vendetta, non l’odio, non l’ira, ma solo l’amore che si dona!
Questo è divino!Così il gesto che compiremo tra poco, la
lavanda dei piedi, è il “crinale” di questa Liturgia, la sommità e il
punto di partenza per una vita nuova. Ecco la terza immagine
che rimarrà fissa nei vostri cuori. Ciò che vivremo non è una
scena da teatro, né vogliamo imitare semplicemente il gesto di
Gesù.Fare come Lui ha fatto significa per noi qualcosa di molto
preciso: entrare nel suo stesso dono d’amore. Se Lui, il maestro
e Signore, ha voluto piegarsi e lavarci i piedi, se Lui si è tolto le
vesti e si è cinto solo di un asciugatoio, questo non è solo un
simbolo, è una realtà da vivere. Il Signore arriva a lavarci i piedi
perché vuole lavarci tutti e tutto di noi. Ci lava i piedi perché nulla
di noi rimanga nell’ombra del peccato; ci lava i piedi per dirci: io
voglio essere una cosa sola con te, voglio mescolare la mia vita
con la tua, voglio compromettermi con te. Questo gesto allora
diventa pregnante per noi, segna uno spartiacque: se Lui, il
maestro e Signore si fa una sola cosa con me, io voglio
diventare suo discepolo? Voglio seguirLo dove Lui va?
Questa è la domanda che attende una risposta personale,
sincera e vera, non di apparenza. Il Signore sa cosa abbiamo nel
cuore e il suo perdono precede la nostra conversione.
Accostiamoci a Lui pieni di gratitudine. Lasciamoci lavare,
purificare, come in un nuovo lavacro battesimale per essere
veramente e profondamente salvati. È la Pasqua del Signore!
GLI APOSTOLI della Cattedrale