12. Mostra Internazionale di Architettura 2010 – Venezia IL VUOTO
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12. Mostra Internazionale di Architettura 2010 – Venezia IL VUOTO
12. Mostra Internazionale di Architettura 2010 – Venezia IL VUOTO E LE FORME 2010 Metropoli//Antimetropoli Esposizione Internazionale di Progetti per una polis compatibile con quel che resta della natura Venezia, Castello 21/26 A – ITALIA Il progetto è dedicato a un tema che coinvolge qualunque persona abiti la terra. Metropoli//Antimetropoli dice in 7 voci il bene e il male, le speranze e le sconfitte, i sogni e i disinganni, le storie e le leggende, le realtà e le invenzioni del nostro mondo inquieto. Uno spazio veneziano da qualche anno legato alla storia delle Biennali in occasione della 12th International Architecture Exhibition- La Biennale di Venezia prova a raccontare cosa siano le città e gli spazi in cui viviamo, chiedendosi se il villaggio globale ci abbia per sempre catturati, quali certezze vorremmo salvare del nostro passato, quali piante o animali porteremmo su un’ipotetica arca del futuro prossimo, in quali costruzioni vorremmo far crescere i nostri figli e quali linguaggi abbiamo ancora voglia di parlare e di ascoltare. Perché l’arte declinata in ogni sua forma sa suggerire e gridare, ricordare e inventare, spaventare e divertire. Metropoli//Antimetropoli è una mostra pensata per chi abbia voglia di interrogarsi su ciò che siamo e ciò che ci (a)spetta. Angelo Bugatti e Anna Caterina Bellati ARTISTS Rolf Bienentreu (Germania) performer video Rossana Gallo (Italia) designer Paola Giordano (Italia) pittrice Margherita Leoni (Brasile) acquarellista botanica Monica Marioni (Italia) pittrice Mello Witkowsky Pinto (Brasile) scultore Samuele Raccagni (Italia) architetto SVILUPPO del PROGETTO • Rolf Bienentreu presenta il cortometraggio Piazza dello Amor perfetto. Proiettato nella saletta a destra dello sazio espositivo il film riflette sul destino di un’antica piazza di Genova nota per una storia/leggenda che la vuole depositaria dell’amor perfetto. La telecamera inquadra la placque in marmo con l’intestazione e davanti passano persone, colombi, camerieri del Quebab all’angolo. Il film propone una doppia lettura, quella legata alla trasformazione fisica di un luogo e quella relativa al ricordo. I muri slabbrati dai secoli e mai recuperati architettonicamente conservano tuttavia intatto il loro significato storico e culturale. • Le Trasparenze di Rossana Gallo costituiscono oggetti di design e mobili che interpretano sentimenti contrastanti, la rabbia, il dolore, la gioia, l’attesa, la malinconia, l’amore. Come una moderna Penelope, l’artista veneta adopera fili di diversa natura e colore per tessere storie che riguardano chiunque. Ingabbiati nel plexiglass le garze, le lane, le corde, i nastri metallici dorati o argentei assumono una valenza concettuale e nel loro andare e tornare attorno a una conocchia immaginaria lasciano intravvedere brandelli di vite vissute. In forma di quadri, letti, tavoli. Un letto in plexiglass con nastri e nodi d’amore inglobati galleggia, quasi nella luce, al centro della sala più grande della location esattamente a metà della stanza fra la foresta di Margherita Leoni e le donneBurka di Paola Giordano. Simbolo del luogo dove l’uomo viene concepito, partorito, nutrito e dove un giorno potrà in pace morire. • Paola Giordano presenta nella sala centrale dello spazio espositivo la sua ricerca sul caos metropolitano che coinvolge uomini, auto, case, strade, alberi, impegni, traffico, colori, suoni, meraviglie e disperazioni della nostra vita. Le sue installazioni realizzate con acrilici e materiali industriali di scarto, puntano il dito contro la disgregazione sociale e la perdita di valori del nostro tempo. La radicale semplificazione della forma e l’uso del colore forte e senza compromessi caratterizzano anche i lavori che l’artista di New Bedford (Massachusetts-USA) porta a Venezia. La sua installazione si colloca sulla parete di destra della sala principlale nello spazio espositivo in Calle della Tana. Lavori come Metropoli o Burka dicono bene i conflitti sociali che viviamo ogni giorno. • Margherita Leoni - Percepire la foresta Su due pareti consecutive del salone al centro dello spazio, Margherita Leoni racconta la sua foresta e il suo progetto di architettura vegetale nel quale l’uomo possa ritrovarsi. Interessarsi al processo che rende possibile l’esistenza di un ambiente naturale, esercitare lo sguardo, addestrarlo a cogliere i misteri della natura, rappresentarli con la massima precisione è il terreno di prova scelto da Margherita Leoni che da un decennio ritrae la vita vegetale delle foreste spontanee del Brasile. La profonda immersione nel dato naturale, attraverso inquadrature ravvicinate, le ha permesso di cogliere l’impressionante ricchezza della vegetazione, con un progressivo aumento delle informazioni relative all’ambiente. Gli acquarelli realizzati nella foresta si avvalgono di una lettura frontale e della equatorialità del punto di ripresa del soggetto, scelto fra i tanti possibili. Non ci si trova di fronte alla lettura esotica di una natura diversa, ma all’impresa di arricchire il proprio bagaglio conoscitivo attraverso lo straordinario repertorio con cui si è venuti a contatto. Gli approfonditi studi di botanica, coltivati nel tempo da Margherita Leoni, assimilano, anche se non in modo esclusivo, la sua osservazione alla ricerca scientifica. Non si accontenta cioè di dare una visione sommaria, ma sceglie tra i diversi sistemi di rappresentazione il metodo analitico, che pretende precisione. Vista da vicino, indagata in ogni dettaglio, ingrandita, la natura spalanca, a chi la voglia assecondare, i suoi segreti e la sua grande varietà. Il passaggio dagli acquarelli alla dimensione ambientale infrange il senso del limite dato dai confini del foglio, punto di partenza per la messa a fuoco dell’inquadratura. L’invasione dello spazio dà accesso alla difficile connessione tra micro e macrocosmo, facendo leva sulle facoltà percettive di chi osserva e scegliendo ancora una volta come nevralgica la visione da vicino, che mette nella condizione di cogliere le qualità tattili degli oggetti rappresentati. Con una sostanziale riduzione della profondità, in assenza di contrasti luce/ombra e di escursioni dalla terra al cielo, viene accordato un grande valore al riconoscimento immediato della composizione vegetale attraverso la quale scoprire un mondo in equilibrio, che si caratterizza per l’assenza di attività umane. Le foreste spontanee, nei cui scenari Margherita Leoni elabora pazientemente la propria visione del mondo, sono sistemi naturali che godono di un prezioso equilibrio secondo il quale ‘le specie che vi si sviluppano corrispondono al livello di vita ottimale per le condizioni dell’ambiente’ **. Penetrarle, conoscerle, rappresentarne la lussureggiante bellezza invita ad appropriarsi culturalmente di una prospettiva esistenziale che individui nella sostenibilità la bussola capace di orientarne il cammino. • Monica Marioni Nella seconda sala a sinistra dell’entrata Marioni allestisce la sua visione concettuale di Metropoli//Antimetropoli in cui l’uomo cessa di essere individuo e diventa macchina; o cessa di essere persona e diventa parte integrante dell’architettuta naturale. METROPOLI Dal greco antico: metèr = madre e polis = città/popolazione è una città di grandi dimensioni la cui area metropolitana si aggira intorno o supera il milione di abitanti, centro economico e culturale di una regione o di un paese …” Si tratta quindi di un’area geografica ben definita caratterizzata da un’elevata concentrazione di popolazione. Questo potrebbe essere tradotto in modo semplificato come: + individui - spazio La compresenza di un maggior numero di individui in uno spazio relativamente ristretto è fonte naturale di una serie innumerevole di scambi, sia economici sia intellettuali. Ed è proprio sull’intelletto che focalizzerò la mia attenzione “utilizzando” come suo simbolo la forma della testa umana, in quanto scatola/contenitore del cervello, e quindi di tutte le nostre espressioni più razionali. Inoltre è l’ “elemento” maggiormente influenzato e influenzabile dalle condizioni di vita esterne. Si presume che un individuo metropolitano sia soggetto a un numero maggiore di input economico/culturali rispetto a quanto accade ad un cervello isolato, e quindi in condizione di ANTI-metropoli, come spiegherò in seguito. Pensando ad una situazione estrema possiamo immaginare un individuo con una testa enorme poggiata su di un corpo fisicamente ridotto. Un’altra interpretazione potrebbe essere quella di una testa capovolta a significare come in ambiente metropolitano sia proprio sul cervello e sul suo funzionamento (ingegno) che si basa il successo o l’insuccesso della sopravvivenza umana. ANTI-metropoli Con il termine ANTI-metropoli si fa riferimento alla condizione inversa/opposta alla precedente: - individui + spazio Una situazione limite potrebbe essere il deserto, l’oceano, i ghiacciai, i poli terrestri. In altre parole un numero ridottissimo di individui collocati in spazi immensamente ampi. Tale condizione, contrariamente alla metropolitana, presuppone ridotti scambi dovuti all’isolamento e all’assenza contatti con individui esterni. Volendo situazione alla simbologia precedente l’essere umano come avente un corpo ben “strumento” di sopravvivenza . situazione economico/culturali pressoché totale di ricondurre tale possiamo immaginare sviluppato in quanto Un’altra possibile interpretazione quella !"#$%&'(')'*+,#+')'-"#./"'0/11234$%"' potrebbe essere di una testa in posizione eretta a significare che la sopravvivenza dipende prioritariamente dalla capacità fisica e di movimento dell’individuo oltre, naturalmente, che dall’ingegno. 1 2 FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA: METROPOLI & ANTIMETROPOLI Per molto tempo i pigmei sono stati considerati un popolo di selvaggi e di primitivi. Il loro lungo isolamento nella foresta e la relativa mancanza di contatti con l’esterno hanno dato origine nel passato ad assurde leggende che li dipingevano come animali bruttissimi, pericolosi, con delle lunghe code. Inoltre l’ignoranza e l’arroganza dei primi osservatori bianchi hanno contribuito ad alimentare il pregiudizio circa le loro attitudini intellettuali e spirituali: si pensava stupidamente che la piccola statura delle persone comportasse una cultura altrettanto ridotta. Oggi le cose sono cambiate: nei libri di antropologia i pigmei africani sono descritti come autentici scienziati della natura e il loro straordinario bagaglio di conoscenza sugli ecosistemi forestali non finisce di stupire gli studiosi! Fonte: www.missionaridafrica.org" Volendo ricondurre a un comune denominatore quanto sopracitato possiamo rappresentare la condizione dicotomica di metropoli/ANTI-metropoli come due teste inversamente orientate ad esprimere: – spazio +individui +spazio – individui matrice : Vs Analiticamente il concetto può essere ricondotto a una La condizione estrema di metropoli vede un numero di individui >1.000.000 in uno spazio/individuo estremamente ridotto. Un esempio potrebbe essere rappresentato dal carcere. La condizione limite di ANTI-metropoli vede un n. di individui (<100) in uno spazio enormemente esteso. Un esempio potrebbe essere l’eremita. METROPOLI & ANTI-METROPOLI – Gli effetti del tempo Focalizzando l’attenzione sulla variabile tempo notiamo come le due condizioni siano in molti casi la risultante del ciclo evolutivo dell’uomo e della natura. A tale proposito pensiamo alla storia delle antiche civiltà ove si assiste ad un vero e proprio alternarsi nei secoli delle due condizioni di metropoli e ANTI-metropoli. Ad esempio ricordo la storia di imperi Sumero, Babilonese, ed altri. La ciclicità del tempo è quindi fattore determinante per le condizioni di Metropoli e ANTI –metropoli. Altra evidenza è rappresentata dal fatto che la storia dell’uomo vede un susseguirsi di nascita e morte delle due condizioni. Idealmente questo potrebbe essere rappresentato da una lotta perfettamente equilibrata, tra le due realtà. Non esistono né vinti, né vincitori ma semplicemente una condizione di stasi, di equilibrio eterno che si ripete e si ripete e si ripete… Quindi una lotta tra uguali ma opposti, dove sarà impossibile determinare un finale o un qualsiasi esito poiché semplicemente specchio della storia dell’uomo ed in particolar modo della sua ciclicità/ripetitività. Così come alla nascita segue la morte, al bene è associato il male, al nero si accompagna il bianco, al “+” si contrappone il “-“, anche in questa lotta percepiremo chiaramente l’antitesi di due opposti senza però giungere mai ad una conclusione. • Mello Witkowsky Pinto offre al visitatore una visione straordinaria dell’abitare nella natura. Sul muro del cortile della location importa una parte della medesima foresta di cui parla Margherita Leoni, mentre nel terrazzo al rimo piano insedia un giaguaro in bucchero d’argento. La rappresentazione degli abitanti delle foreste brasiliane, gli indios e i meticci caboclos, nella loro quotidianità e nei costumi di vita è un punto saldo del lavoro di Mello Witkowski Pinto. L’arte per la sensibilizzazione e la salvaguardia dei popoli minori di culture tradizionali antichissime. L’altro caposaldo del suo operare artistico è lo studio e la raffigurazione delle varie fisionomie umane dovute agli incroci razziali (bianco, indio, nero) che caratterizzano il popolo del Brasile. Attualmente è impegnato nella realizzazione di un’opera (Banderantes) per il Museo di Storia dello Stato di San Paolo. La tecnica che utilizzo per l’esecuzione delle mie sculture è la tecnica del bucchero. Il bucchero è una ceramica di corpo nero e di superficie nera lucida, prodotta dagli etruschi fin dal VII secolo a.C. Gli etruschi utilizzavano il bucchero per il vasellame mentre la terracotta ed il bronzo per le sculture. Utilizzo il bucchero per le mie sculture perché questa tecnica rende magnifica la superficie dell’opera per le sue caratteristiche cromatiche. Il nero lucido e le sfumature argentee metaliche mettono in risalto i volumi ed i dettagli del modellato. Oggi è possibile produrre buccheri usando tecniche moderne che rispecchiano antichi principi e metodi usati tanti secoli fa. Per la modellazione di scultura in grande formato, realizzata in bucchero, preparo un impasto ceramico fatto con tre tipi di argille ferrugginose (ricche di ossido di ferro), carbonato di calcio e un’alta percentuale di inerte (chamote). Nella fase di modellazione, le misure della scultura sono più grandi del 5% rispetto all’opera cotta, perché si deve considerare il ritiro dell’argilla causato dall’evaporazione dell’acqua durante l’essicazione. L’essicazione della scultura può durare mesi ed è fondamentale che sia lenta per non produrre tensioni che risultano in crepe nelle pareti della scultura. Prima della cottura la superficie della scultura è trattata con una vernice fatta di particelle di argilla finissima la quale già al momento dell’applicazione è autolucidante e non ha bisogno di levigazione. La cottura del bucchero è realizzata ad una temperatura di 980 gradi in atmosfera riducente (cottura senza ossigeno) in presenza di molto fumo prodotto dalla combustione di segatura e materie organiche. La combustione lenta della legna provoca agenti riducenti come l’ossido di carbonio che in combinazione con l’ossido ferrico (rosso) presente nell’argilla lo trasforma in ossido ferroso (nero). • Samuele Raccagni lavora nel rispetto dell'ambiente, ricercando la funzionalità degli spazi come involucro abitativo, inseguendo un’idea di architettura libera da stili, normative, pensieri e in special modo da speculazioni. La sua ricerca sviluppa elementi costruttivi modulari che si correlano ad esigenze funzionali. Alcune immagini costruite a computer esibiscono alcuni suoi progetti sulla parete di destra all’ingresso della location.