[nazionale - xi] lastampa/tuttolibri/11 05/04/08

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[nazionale - xi] lastampa/tuttolibri/11 05/04/08
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Diario di scrittura
Wu
Ming
Tuttolibri
SABATO 5 APRILE 2008
LA STAMPA
La vita. Wu Ming (in cinese mandarino «anonimo» o «non famoso») è un collettivo di narratori fondato a Bologna nel gennaio 2000. Wu Ming cura una
newsletter telematica gratuita, «Giap». Ci si può iscrivere dal sito www.wumingfoundation.com
XI
Le opere. L’esordio con «Q» («western teologico», a firma «Luther Blissett»,
pubblicato nel 1999). Del 2003 è «Giap!», volume che raccoglie parte del lavoro narrativo e mitologico del collettivo tra il 2000 e il 2003 (Einaudi). L’anno
scorso è uscito «Manituana». Tutti titoli Einaudi.
LE LORO SCELTE
f
SANT'AGOSTINO
Le confessioni
BUR-RIZZOLI, pp. 430, € 12
Un difficile dialogo con Dio, in cui il
pensatore ricostruisce l'intero
percorso della sua vita. E' la
splendida autobiografia di uno
scrittore profetico che ci propone un
viaggio iniziatico, l'evoluzione
personale di chi è in lotta con i propri
fantasmi.
f
Come per verificare la tenuta degli
aerei?
«Già. Ogni capitolo viene messo davanti a un getto fortissimo di aria o di
critica e ogni pezzo che cade vuol dire
che è appiccicato con lo sputo».
La prima mossa?
«L'idea comincia a covare sotto la cenere del gran fuoco acceso dal movimento della Pantera degli Anni 90. A
spingerci era la suggestione del cosiddetto “attacco psichico” attraverso
trasmissioni di emittenti locali come
radio Città del Capo. I primi testi che
abbiamo buttato giù erano i canovacci di copioni radiofonici. Allo scadere
di un'ora X, tramite la radio, convocavamo tutti gli ascoltatori in piazza per
riti collettivi. Cercavamo di canalizzare, per esempio, cariche di energie negative verso obiettivi che volevamo distruggere».
Voodoo alla bolognese?
«All'incirca. Una volta, per pura
coincidenza, prese fuoco il plastico
del progetto - da noi avversato e nel
mirino delle nostre adunate notturne - della nuova stazione di Bologna.
Lo ripeto, fu un caso, ma noi alla radio lo rivendicammo come un gran
successo».
E il romanzo come nasce?
MALCOLM X
L’immagine logo (e maschera) scelta dai Wu Ming per il loro sito ufficiale: www.wumingfoundation.com
“SINCOPATI COME
ELLROY, INGLESI
COME FENOGLIO”
MIRELLA
SERRI
La guerriglia culturale dei
Ming, atto primo. A Bologna, durante
l'ora di punta dello struscio nonché
window shopping cittadino, un uomo
con un enorme pancione cade a terra
all'improvviso. Si dimena tra urla e
grida disperate. I passanti accorrono
atterriti ma lui tra le convulsioni si
strappa la camicia e, orrore!, rotolano fuori le viscere. Niente paura. Trippa e frattaglie varie sono nascoste in
un ventre di plastica. Tempi lontani
questi, quando i magnifici cinque bolognesi, oggi componenti del gruppo
Wu Ming, che ai suoi esordi aveva
adottato il nome di Luther Blissett
(pseudonimo multi-uso, come dire
tutti e nessuno), compivano le loro
«azioni» o performances di disturbo.
Oggi queste loro gesta sono già
leggenda. Le «azioni» culturali dei
Ming da tempo hanno imboccato, infatti, un altro percorso: sono diventate romanzi collettivi tutti pubblicati
da Einaudi Stile Libero: come Q (colossal narrativo di oltre settecento pagine che racconta di una truffa bancaria sullo sfondo della rivoluzione calvinista e attinge linfa dai saggi di Carlo
Ginzburg e di Adriano Prosperi), 54,
con una galleria di figure che va da
Cary Grant al maresciallo Tito, e l'ultimo Manituana, ancora e sempre firmato dalla stessa band di terroristici
orchestrali. Che hanno fatto della
scrittura creativa la loro mission non
impossible.
Dalla strada alla carta, il passo è
stato breve per chi si chiama Wu
Ming: un'espressione cinese in omaggio alla dissidenza, molto comune tra
i cittadini dell'ex Celeste impero che
chiedono democrazia e libertà
d'espressione. Ora la via o piazza dei
Wu Ming è il web; il grido di sconcerto
e di stupore che un tempo allertava le
street intorno alle torri degli Asinelli, attualmente echeggia non solo sugli scaffali delle librerie ma anche e soprattutto in rete. Infatti i romanzi dei «fratelli»
(di scrittura) Ming hanno creato villaggi, agglomerati e comunità di lettori appassionati che li seguono on line.
L'ambizioso progetto dei Wu Ming
ora conosce una nuova escalation. Sta
per uscire un nuovo libro solista di Wu
Ming 4, Stella del mattino, e il gruppo si
accinge a una nuova guerra.
Tradotti in varie lingue, les enfants
terribles di un tempo sono stati chiamati nella tana del lupo, nella fucina di tut-
Les enfants terribles
invitati nella fucina di tutti
gli esperimenti, il Mit
di Boston: alfieri
del verbo transmediale
ti gli esperimenti. A convocarli il prestigioso Mit di Boston e, in particolare, il
dipartimento più all'avanguardia nel
settore della cultura pop e delle nuove
comunità legate alla rete. Hanno portato l'attacco del verbo transmediale nel
laboratorio per eccellenza di questo tipo di comunicazione. E hanno condiviso con il pubblico americano il proprio
diario di scrittura.
Cosa avete «insegnato»? Come si fa a
scrivere un romanzo a dieci mani?
«I nostri romanzi sono come piazze da
cui irradiano tante vie: da un libro nascono tante filiazioni, tra sito Internet, musica, arti visive, fumetti, teatro, poesia. Attraverso la transmedialità riusciamo a convogliare
TUTTOlibri RESPONSABILE: LUCIANO GENTA. IN REDAZIONE: BRUNO QUARANTA.
“attivamente” intorno a un testo letterario un alto numero di persone che a
loro volta interagiscono, producono altre opere. In America sono poi molto
interessati al discorso sul copyright e
sul copyleft, alla base della produzione di noi Wu-Ming, dal momento che i
nostri libri possono essere copiati o
scaricati gratuitamente dal sito www.
wumingfoundation.com.», spiega Wu
Ming number one.
E’ stato lui, il n. 1, ovvero Roberto Bui, a
rappresentare negli States l'intera famiglia (gli altri sono Giovanni Cattabriga
n. 2, Luca Di Meo n. 3, Federico Guglielmi n. 4 e Riccardo Pedrini n. 5).
«Quando noi pubblichiamo un racconto come Manituana lo concepiamo come un romanzo-condominio, una casa comune».
Condominio, la forma di partecipazione notoriamente più rissosa.
«Tra noi c'è un istruttore di arti marziali che tiene l'ordine e la disciplina.
Scherzo. Abbiamo varie tecniche di
scrittura».
Ovvero?
«Poetica dell'amputazione, per esempio. Se si discute su un personaggio,
su una vicenda, su un'emozione, si
prova a togliere e a vedere che cosa
accade. Lo faceva in ambito teatrale,
è un esempio, Carmelo Bene. Sottraeva ad Amleto il desiderio di vendetta
e ovviamente tutto cambiava. Prima
di scrivere facciamo giochi di ruolo.
Ci immedesimiamo nei personaggi
che ci siamo assegnati».
Vi identificate e recitate?
«Può capitare. Poi scalettiamo e scriviamo. Discutiamo tutto, leggiamo ad
alta voce e ognuno di noi è consapevole che ciò che produce è relativo: non
è inattaccabile. Ultima prova è la galleria del vento».
Autobiografia
BUR-RIZZOLI, pp. 530, € 12
La lettera X indica
orgogliosamente lo sconosciuto
nome africano degli antenati,
deportati secoli prima come
schiavi. Un libro straordinario per il
cocktail esplosivo di sofferenza, di
sfruttamento, di orgoglio per la
propria identità e di lotta per
difenderla e affermarla.
f
RICCARDO BACCHELLI
Il mulino del Po
OSCAR MONDADORI, 3 vol., € 15,40
Scritto tra il 1938 e il 1940, mantiene
sempre i grandi eventi storici (le
guerre, l'arrivo delle macchine
nell'agricoltura, la tassa sul
macinato) come cornice. All'interno
di questo quadro, la vicenda che
racconta la storia di una famiglia
ferrarese di mugnai del Po scorre in
maniera magnifica. Sono due secoli
di vita quotidiana e grandi avventure.
LA NUOVA STORIA
A OXFORD
CON LAWRENCE
E’ annunciato per fine aprile un
nuovo libro solista di Wu Ming 4,
Stella del mattino (Einaudi Stile Libero). Siamo a Oxford, nel 1919. Il
primo conflitto mondiale è appena terminato. Sui banchi siedono
non pochi reduci del primo conflitto mondiale. Le giornate si dispiegano in un’assoluta quiete. A turbarla, sarà l’arrivo di Lawrence
d’Arabia. Dopo aver ispirato la rivolta araba contro i turchi, l’eroe
si dispone a scrivere il memoriale
della propria impresa.
Con Lord Dinamite, Wu Ming 4
evoca le figure di Tolkien, il signore degli Anelli, e di Graeves, il poeta, entrambi già impenganti nella
battaglia delle Somme, nonché
Clive Staples Lewis, studente di
lettere che dalla guerra ha avuto
in dono una doppia vita.
«Quello che ci interessava non era solo il terremoto psichico, lo choc. Già
da allora ci attirava il senso caldo della partecipazione collettiva a un progetto. Come mettersi tutti intorno al
fuoco delle emozioni e dialogare? Volevamo elaborare qualcosa che avesse un carattere comunitario, che abbassasse la barriera tra artista e pubblico, tra produttori e consumatori.
Anche se all'epoca non sapevamo
esattamente come fare. Poi arrivò
l'enciclica di papa Wojtyla, Ut unum
sint».
Una rivelazione. Siete cattolici?
«No, per niente. Ma Giovanni Paolo II
esprimeva un appello all'unità di tutti
«Eco avrebbe scritto Q?
Ma no. I nostri modelli
sono piuttosto i western
di Leone e il Mulino
del Po di Riccardo Bacchelli»
i cristiani. E allora ci siamo detti perché non ripartire dalla separazione
tra le varie Chiese? E abbiamo cominciato a lavorare sulla storia del protestantesimo e a occuparci degli eretici.
E così ha visto la luce Q».
A che punto della vostra esperienza comune è arrivata la rete?
«Concepivamo la narrativa come un
modo per far crescere energie potenziali. Un bottiglia di spumante stappata con le bollicine che emergono in
superficie».
E sono salite?
«Caspita: Q è diventato un long seller,
ne abbiamo vendute più di 300 mila
copie e la sua ascesa non è finita».
Sue personali letture che l'hanno convogliata a questo approdo?
«Beppe Fenoglio e la sua passione
per l'inglese: stando ad Alba riusciva a proiettarsi oltre i confini della
ristretta provincia. E poi James Ellroy, con la sua scrittura sincopata
e la visione spregiudicata della storia dell'America; e ancora, la scrittrice di fantascienza Ursula K. Le
Guin, con le sue storie di reietti di
altri mondi, popolati da personaggi
molto ben caratterizzati a livello
emotivo».
E naturalmente Umberto Eco: Bologna,
il Dams, il racconto multimediale, la rete e tutto il resto conducono al romanziere nonché studioso di semiotica.
«E' stato detto che saremmo stati
suoi allievi, che Eco avrebbe collaborato a Q, che lo avrebbe addirittura
scritto lui, che il nostro libro sarebbe
una copia de Il nome della rosa. Tutto
sbagliato».
I vostri modelli?
«Altro che Eco, i western di Sergio Leone, il cinema di Kurosawa. E Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli».
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