Tutti i lazzi della Commedia dell`Arte. Un catalogo ragionato del
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Tutti i lazzi della Commedia dell`Arte. Un catalogo ragionato del
Nicoletta Capozza Tutti i lazzi della Commedia dell’Arte. Un catalogo ragionato del patrimonio dei Comici Dino Audino Editore, Roma 2006 Presentazione La drammaturgia del lazzi nella Commedia dell’Arte — Fonti Capitolo primo — Lazzi acrobatici Lazzi di cascate Lazzi della scala Lazzi del cavalcare Lazzi del legare Lazzi del nascondersi Lazzi del sacco Lazzi del ‘tavolino” Lazzi del finto morto Lazzi della mosca Capitolo secondo — Lazzi muti, mimici, mimetici Lazzi muti Lazzi di riverenze Lazzi di sonno Lazzi di portar pesi Lazzi di passeggio Lazzi di guardia Lazzi mimetici — animali Lazzi mimici e mimetici — Lazzi di mestieri e attività Capitolo terzo — Lazzi verbali Lazzi verbali di rovesciamento logico/illogicità - comportamento inappropriato - mancanza di comprensione/diffìcoltà nel comprendere - stupidità - rovesciamento del rapporto padrone/servo - rovesciamento logico - deferenza Lazzi di presa in giro dei tipi Lazzi in lingua Lazzi di giochi di parole — divertissement verbali Lazzi di scambi verbali Lazzi della lettera Lazzi macabri Lazzi della buona nuova — della mala nuova Lazzi della calda e della fredda Lazzi di accoglienza (o dell’oste) Lazzi di cerimonie Lazzi in terzo Lazzi di chiusura Lazzi ‘di allegrezza” Lazzi verbali criptici (indicazioni sceniche) Capitolo quarto — Lazzi erotici Lazzi di gelosia Lazzi sessuali Lazzi di matrimonio Lazzi di rifiuto — amore non corrisposto Lazzi amorosi — di corteggiamento Lazzi di scambi verbali amorosi Lazzi di consigli amorosi Lazzi di tradimento Capitolo quinto — Lazzi osceni e escatologici Lazzi di doppio senso osceno Lazzi di castrazione Lazzi scatologici Lazzi del serviziale Lazzi del fiato che puzza — del cavadenti Lazzi della pellegrina Capitolo sesto — Lazzi “di notte” Lazzi di notte e acrobatici Lazzi di notte e bastonatura Lazzi di notte e travestimento Lazzi di notte ed equivoco Lazzi di notte e riconoscimento Lazzi di notte e paura Lazzi di notte e mimetici Lazzi di notte e burla Lazzi criptici Capitolo settimo — Lazzi di travestimento ed Equivoco Lazzi di travestimento - uomo da donna - donna da uomo - da medico - da negroma nte, da mago, da astrologo - da straniero - da nobile - da spinto e da diavolo - da mendicante (“lazzo dell’elemosina) - mestieri e attività - oggetti - personaggi della Commedia - altre occorrenze - scambi di ruolo - travestimenti in sequenza Lazzi di equivoco Lazzi di riconoscimento Lazzi del sosia Capitolo Ottavo — Lazzi di furbizia e burla Lazzi di furbizia Lazzi di burla - burla per denaro (avidità— cupidigia — furto,) - burla a sfondo erotico - burla del non dare alloggio - burla per vendetta - burla e bastonatura - burla e paura - burla per il gusto della burla - “lazzi del camiciotto”(lazzi di fuga) Lazzi del furbo Lazzi del mago Capitolo nono — Lazzi di bastonatura e rabbia Lazzi con oggetti - bastone - bastone e alabarda - bastone e schizzetto - bastone e pignatta - bastone e archibugio - bastone e zoccoli - pignatta - pignatta e badile - cappio - scopa - stanga - scarpa - chitarra - Mondo Nuovo tamburo archibugio pugnale spada “beccate” Lazzi di botte Lazzi della disfida Lazzi di rabbia Lazzi di ‘robba in capo” Lazzi di spiriti e diavoli Lazzi della farina Lazzi del lunatico Capitolo decimo — Lazzi di paura - Lazzi del soprannaturale spiriti - diavoli - creduto morto - oggetti che si animano - impiccato - ombra - metamorfosi - Morte che spaventa - mostro - ladri del morto Lazzi di paura fisica Lazzi di paura degli sconosciuti Lazzi di paura del padrone Lazzi di paura della morte Lazzi di paura e notte Lazzi di paura della prigione Lazzi di spavento Lazzi di timori Lazzi di sospetto Capitolo undicesimo — Lazzi di pianto Lazzi di pianto per lame Lazzi di lamento Lazzi di pianto per paura Lazzi di perdita Lazzi di prigione Lazzi per perdono Lazzi di dolore Lazzi di disperazione Lazzi funzionali ad ottenere qualcosa Lazzi di pianto di gioia Lazzi di pianto e furbizia Lazzi “del piangere” Lazzi di ferite immaginarie Capitolo dodicesimo — Lazzi di fame Lazzi di fame e burla Lazzi di piangere per fame Lazzi di fame e bastonatura Lazzi acrobatici di fame Lazzi di lame degli zanni Lazzi di lamento o elemosina Lazzi di sesso e cibo Lazzi del paese di Cuccagna Capitolo tredicesimo — Lazzi di denaro Lazzi di avarizia Lazzi di cupidigia Lazzi di liti per denaro Lazzi di reticenze Lazzi di denaro e furbizia Lazzi di compravendita della schiava Lazzi di debiti Lazzi criptici Capitolo quattordicesimo — Lazzi di vendetta Capitolo quindicesimo — Lazzi del ruffiano Capitolo sedicesimo — Lazzi in sequenza e lazzi ibridi Sequenze acrobatici - acrobatico + acrobatico - acrobatico + muto - acrobatico + verbale - acrobatico + notte + acrobatico + bastonatura - acrobatico + notte + bastonatura + paura Sequenze muti e mimici - muti + muti - muti + verbali - muti + verbali + mimici - muti +travestimento - muti + bastonatura - muti + bastonatura - muti (mimetici) + paura Sequenze verbali - verbale + acrobatici - verbale + mimici - verbale + erotico - verbale + erotico - verbale + travestimento - verbale + riconoscimento - verbale + bastonatura - verbali + paura - verbali + pianto Sequenze erotici - erotico + verbale - erotico + verbale - erotico + erotico - erotico + burla erotico + bastonatura + erotico + bastonatura - erotico + bastonatura - erotico + pianto Sequenze osceni - osceno + bastonatura - scatologico + rabbia - scatologico + pianto (reiterato) Sequenze notte - notte + acrobatico - notte + acrobatico - notte + acrobatico + paura - notte + acrobatico - notte + mimici - notte + travestimento - notte + equivoco - notte + equivoco + riconoscimento - notte + burla - notte + bastonatura - notte + equivoco + bastonatura - notte + paura - notte + paura Sequenze travestimento ed equivoco - travestimento + acrobatico - riconoscimento + verbale - travestimento + verbale - travestimento + osceno - travestimento + burla - travestimento (in sequenza) - burla + paura + scatologico - travestimento + bastonatura - travestimento + bastonatura - travestimento (in sequenza) - bastonatura - travestimento + bastonatura - travestimento (in sequenza) + bastonatura - travestimento + bastonatura - travestimento + bastonatura - travestimento + bastonatura + acrobatico - travestimento + bastonatura - travestimento + rabbia - equivoco + erotico - equivoco + rabbia - equivoco + bastonatura - travestimento + paura - travestimento +fame - travestimento + denaro - travestimento + denaro + acrobatico - travestimento + bastonatura Sequenze furbizia e burla - burla + acrobazia - furbizia + acrobazia - furbizia + bastonatura - burla + bastonatura - burla + bastonatura - burla + paura - furbizia + paura - burla + pianto + travestimento Sequenze bastonatura e rabbia - bastonatura + verbale - bastonatura + burla - rabbia + osceni - rabbia + paura Sequenze paura - paura + erotico - paura + escatologico - paura + riconoscimento Sequenze pianto - pianto + pianto - pianto + verbale Sequenze fame - fame + acrobatico - fame + acrobatico + paura - fame + furbizia + pianto - fame + bastonatura Sequenze ruffiano - di burla per denaro - di denaro e furbizia - verbali ed erotici - erotici e di burla - erotici e di vendetta - di burla per fame - di pianto per fame - di fame a sfondo erotico - di burla per fame - mimici e di travestimento - di burla e escatologici - di pianto per paura - di pianto e burla - di pianto e furbizia - verbali e di rabbia - di denaro e verbali - di travestimento e verbali - di travestimento e burla - di equivoco ed erotici Sequenze denaro - denaro + furbizia - denaro + burla - denaro + bastonatura - denaro + paura - denaro + fame Bibliografia Capitolo diciassettesimo – Lazzi di Adriani Indice analitico Presentazione La drammaturgia del lazzi nella Commedia dell’Arte Siamo nel 1583. La compagnia dei Comici Gelosi arriva a Milano per mettere in scena le sue commedie. Il cardinale Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. incarica Monsignor Audoeno di fare da censore ed esaminare i testi da rappresentare. Ma gli attori lavorano senza testi, perché conoscono a memoria le commedie e le compongono direttamente sul palco. Il testo, potrebbe sostenere il censore, manca per un preciso disegno degli attori, che non avendo nulla di scritto da far esaminare diventano incontrollabili; in questo modo si avrebbe ragione ad impedire le recite. Ma Adriano Valerini, capo dei Gelosi, escogita uno stratagemma: prima che Audoeno muova le sue obiezioni, sostiene che se i censori non sanno far altro che lavorare sul testo, questo è un loro limite che di fatto impedisce agli attori di lavorare in tranquillità. E’ un problema dei censori dunque, non dei Comici. In questo episodio è descritta l’essenza della Commedia dell’Arte. Il passaggio dal testo scritto alla rappresentazione annulla l’esistenza del testo stesso, la commedia esiste in quanto messa in scena. Lo scenario non è un testo, ma un tessuto di azioni al quale l’attore dì corpo. Il fine ultimo della Commedia è quello di essere rappresentata, messa in scena, agita. In quest’ottica, il lazzo costituisce il nudeo fondamentale dell’azione comica, il centro dell’improvvisazione, il perno intorno cui ruota la creatività dell’attore: la Commedia dell’Arte è degli attori. Eppure, fin dai primissimi studi sulla Commedia dell’Arte chiunque si sia occupato di questo particolarissimo fenomeno ne ha posto in evidenza alcuni tratti fondamentali, leggendola in opposizione al testo scritto, come espressione di pura improvvisazione da parte dell’attore; oppure mettendone in luce la parte che in essa rivestono le maschere, con la descrizione minuziosa di alcuni tipi comici. Se infatti per l’improvvisazione e le maschere esiste una letteratura vastissima, non altrettanto si può dire per quanto riguarda i lazzi, materia mutevole, cangiante, inafferrabile che però costituisce il nudeo vitale della Commedia. Anche nei numerosissimi canovacci che i Comici ci hanno lasciato, i lazzi sono spesso accennati, quasi fossero didascalie ad un testo che non c’è. Ma è proprio da quest’assenza che scaturisce l’essenza stessa della Commedia dell’Arte, ciò che ne costituisce la sua caratteristica essenziale ed ineliminabile. Il lazzo, parte di uno scheletro testuale che è lo scenario, diventa emblema, ideogramma dell’azione a cui l’attore sta dando vita. Sono gli stessi canovacci a suggerirci questa immagine, nella stringatezza delle indicazioni che ci offrono, nella poca chiarezza che a volte rende davvero difficile comprendere effettivamente come si svolga quell’azione comica che essi, sinteticamente, definiscono lazzo. Ma, di fatto, cos’è un lazzo, e cosa vuol dire questo termine? E’ curioso notare come, parallelamente alla mancanza di studi, vi sia stato negli anni un fiorire di ricerche proprio da parte di chi la Commedia la faceva e tentava di comprenderla nei suoi tratti fondamentali. Quasi tutti gli antichi trattati sull’Arte, e spesso sul teatro in genere, dedicano alcune righe alla riflessione sulla funzione del lazzo e, anche senza approfondire l’argomento, forniscono comunque degli spunti interessanti. Gi nel 1628 Pier Maria Cecchini, uomo di teatro e Comico fra i più noti, fa notare che l’attore che vuole inserire una scena comica nella rappresentazione, deve farlo nel pieno rispetto dei tempi scenici stabiliti dalle convenzioni aristoteliche, abbozzando così una drammaturgia d’attore che negli scenari si può solo intuire; Andrea Perrucci, autore di uno dei primi trattati sulla Commedia dell’Arte, equipara il lazzo a “scherzo” o “arguzia” e ne attribuisce la riuscita al patrimonio che l’attore padroneggia indipendentemente dal testo da rappresentare. E’ Luigi Riccoboni, grande attore nella parte dell’innamorato, che nella sua storia del teatro italiano descrive il “lazzo” come un “laccio”, azione secondaria che interrompe quella principale per poi, letteralmente, riannodarla: il discorso sulla drammaturgia si lega a quello sul significato del termine. L’idea di lazzo come contrappunto comico non viene messa in discussione finché Antonio Valeri, occupandosi degli scenari di Basilio Lucatelli, non rispolvera la vecchia origine della parola: “lazzo”, infatti, altro non è che la contrazione de “l’azione” la actio latina: e non a caso proprio negli scenari locatelliani la pa rola ‘lazzo” non è mai presente ma si dice “fanno parole ed azzi”. Lazzo, quindi. non come “laccio”, azione che tiene insieme e rivitalizza l’azione principale, ma come azione a sé stante, azione pura, indifferentemente mimica o verbale, che trova la sua ragion d’essere, come sostiene Mario Apollonio, proprio all’interno della rappresentazione. Lazzo, dunque, come azione tout court, indipensabile al contesto drammaturgico del quale si serve per sviluppare la propria forza comica. In questa chiave, diventa cellula di riferimento sia per l’attore, che mette alla prova la propria abilità, sia per lo spettatore che vede realizzarsi il proprio orizzonte d’attesa in un crescendo che sfocia inevitabilmente nella risata. Per analizzare i lazzi dobbiamo allora cambiare il nostro modo di pensare la letteratura. o meglio non dobbiamo pensare alla letteratura riferendoci ad un testo scritto, di per sé compiuto ed autosufficiente. La nostra attenzione deve spostarsi sulla parola in azione, su un ibrido che si situa al confine tra testo e gesto: testo, perché non si prescinde mai del tutto da qualcosa di scritto - come accade nei lazzi verbali; gesto perché costituisce parte strutturante e caratterizzante del lazzo, accompagnandosi alla parola o come pura espressione mimica, E’ possibile allora individuare, all’interno dell’immenso numero di lazzi presenti negli scenari, un filo rosso che leghi insieme i lazzi? Si può ipotizzare il ragguppamento dei lazzi in categorie ognuna con caratteristiche ben precise? Il nostro lavoro sarà proprio quello di analizzare i lazzi a partire dal loro aspetto e dal senso che essi assumono all’interno degli scenari, individuando le interazioni e gli elementi comuni a uno stesso lazzo: queste indcazioni acquistano consistenza attraverso l’analisi delle fonti e degli studi sulla Commedia dell’Arte. Ma a questo punto, emerge in negativo un aspetto aprticolare: l’assenza pressoché totale di studi sistematici sull’argomento. Quello che infatti colpisce nel panorama - di per sé molto vasto - delle riflessioni sulla Commedia è proprio la mancanza di un lavoro esaustivo di compendio e catalogazione dei lazzi. Un momento fertile per gli studi si ha sul finire degli anni Settanta. quando Ludovico Zorzi compie il primo vero tentativo di mettere ordine nella materia, studiando le varie raccolte di scenari e individuando una varietà considerevole di lazzi suddivisi per categorie tematiche. E? un lavoro estremamente compleso. che non viene purtroppo portato a termine per la prematura scomparsa dello studioso; la riflessione sui lazzi resta confinata ai margini del fecondo dibattito sulla Commedia. Ad oggi, l’unico studio sistematico è quello dell’americano Mel Goedon, che all’interno delle maggiori raccolte di scenari individua e distingue lazzi di diverso tipo, definendoli “comic routines” della Commedia. Questo lavoro presenta però un limite: per eludere le difficoltà che la traduzione in inglese inevitabilmente comporta, egli sceglie semplicemente dì non tradurre, senza peraltro riportare mai il testo originale, e riassume i lazzi senza tentare di spiegarne lo svolgimento. In un lazzo antichissimo, addirittura il primo in senso stretto a noi pervenuto, Zanni si imbatte in Pantalone, che non vede da anni. Non riconoscendolo, camminando sovrappensiero, lo urta e finiscono a litigare. Poi si riconoscono: per la felicità, l’uno fa girare in aria l’altro, finché entrambi non cadono a terra: poi Znni chiede a Pantalone suo padrone come sta sua moglie; Pantalone gli dice che è morta; i due cominciano a urlare e a piangere a dirotto, pensando ai maccheroni che lei preparava. Leggendo questo lazzo individuiamo subito il “contrasto” tra due personaggi. Zanni e Pantalone, che iniziano l’azione prendendosela l’uno con l’altro - cosa che induce a considerarlo come un lazzo verbale: poi troviamo l’alternarsi di pianto ed acrobazia - dunque un lazzo “ibrido”; infine riconosciamo l’elemento della fame atavica dello Zanni, con la conseguente assegnazione di questa parte ai lazzi di fame. La comprensione dei lazzi, dunque, è possibile solo attraverso le suggestioni che gli scenari ci offrono e che ci consentono di mettere in luce i tratti distintivi delle diverse raccolte. E’ un percorso circolare, che parte dai lazzi distesi riportati da Flaminio Scala, passa attraverso la sempre maggior stringatezza delle raccolte successive, arriva ai rimandi extratestuali della raccolta di Adriani per tornare alle descrizioni particolareggiate che ci fornisce Domenico Biancolelli. Ad un’analisi più attenta, tuttavia, questa circolarità viene smentita. Nella Selva di Flaminio Scala, infatti, i canovacci presentano lazzi molto lunghi e ben descritti tra cui spiccano quelli acrobatici, che riportano ad un’espressività fatta di pura fisicità che tradizionalmente ha più presa su chi assiste alla rappresentazione. Mancano invece quasi del tutto i lazzi verbali, molto più raffinati, che compariranno nella raccolte più tarde. Il lazzo è tutto descritto, non potendo essere riassunto in una — . — — parola - la parola “lazzo”, appunto - che sia in grado di indicarlo. Questa parola è presente per la prima volta nella raccolta di Basilio Locatelli, e in quella Corsiniana, che comprende scenari molto simili. proprio ad indicare in sintesi l’azione comica. Riusciamo per la prima volta a comprendere come l’attore, una volta organizzata la propria parte, elaborasse la sua azione a partire da un’indicazione fornita dalla trama: tipica di queste raccolte è l’espressione “fare parole e azzi”, che indica proprio come in quel preciso punto della commedia vi fosse un certo lazzo, una certa sequenza comica. Ancora i lazzi non hanno un “nome”; lo acquisiranno a partire dalla raccolta Monarca, che presenta un curioso mèlange di lazzi accennati e distesi, come per dare all’attore la possibilità di attingere sia a materiali già noti sia a nuove fonti di creatività. Anche la raccolta Correr e quella Magliabechiana presentano un notevole numero di lazzi, ma nella maggior parte dei casi le indicazioni che ci vengono fornite per la loro comprensione sono davvero scarne: negli anni, e nel consolidarsi della tradizione, i lazzi sono ormai entrati nel repertorio dell’attore, al quale è sufficiente un semplice accenno all’azione comica da svolgersi. A volte, particolarmente nella raccolta Correr, i lazzi sono sciolti in veri stralci di dialogo, come se vi fosse una tensione verso il testo scritte che prelude alla fine della stagione doro della Commedia dell’Arte, Dei primi del Settecento è la raccolta Sersale, vero spartiacque nella storia della Commedia poiché per la prima volta viene conferito spessore drammaturgico a dei personaggi, Pulcinella e Coviello, emblemi della “napoletanità”. I lazzi in essa presenti sono talmente lunghi ed elaborati da far supporre che siano non più delle parentesi comiche all’interno della tessitura scenica, ma che di essa abbiano preso il posto. Negli stessi anni Placido Adriani, religioso napoletano con passato di attore, raccoglie nel suo Zibaldone una serie di materiali - scenari, intermezzi, lazzi - ad uso e consumo dell’attore. Proprio i lazzi costituiscono una novità: essi infatti sono inseriti a parte, elencati per nome e spiegati, e la loro presenza negli scenari è indicata da un rimando ai fogli dello Zibaldone nei quali essi si trovano, limitando di molto la libertà dell’attore. Di fatto, ci si avvicina alla fìne dell’idea di Commedia dell’Arte come possibilità dell’attore di rielaborare tramite la propria abilità un materiale già dato. L’ultimo passo in questo senso si ha con la trascrizione ad opera di un notabile francese, Thomas Simon Gueullette, degli scenari di Domenico Biancolelli, nei quali la descrizione minuziosa dei lazzi - molti di essi verbali - la presenza costante del discorso diretto, ma soprattutto la centralità assoluta di Biancolelli-Arlecchino rispetto) a qualsiasi altro personaggio sulla scena portano alla completa metamorfosi: la coralità che caratterizza la Commedia non esiste più, e gli stessi lazzi non sono che dei ‘pezzi di bravura’ riportati nel testo per dare un’idea delle capacità funamboliche e recitative dell’attore. Con la registrazione in prima persona delle trovate comiche degli attori, la Commedia dell’Arte propriamente intesa non esiste più, e con essa i lazzi che la caratterizzavano. Un lavoro di ricognizione dei lazzi nella Commedia dell’Arte va fatto necessariamente a partire dai testi: dagli scenari. Non dobbiamo mai dimenticare che gli scenari, se da una parte costituiscono il trampolino dal quale l’attore parte per costruire la propria abilità scenica, dall’altra sono anche l’unica indicazione della quale egli può disporre prima che la sua arte venga posta in essere. I lazzi presenti negli scenari vanno dunque analizzati nella loro integrità e insieme nella loro stringatezza, senza tentare di darne una spiegazione che non possa essere confortata dai testi o che possa forzare il senso che il lazzo ci offre immediatamente. Il carattere di non-testo degli scenari - e dunque anche dei lazzi che in essi sono riportati - ci obbliga a rispettare ciò che da essi evinciamo, sia nel caso in cui ci troviamo ad analizzare sequenze comiche compiute e complesse, sia nel caso in cui ci vengono fornite delle indicazioni davvero poco chiare. Lo scenario diventa il nostro unico fondamentale riferimento; solo così si mantiene la caratteristica primaria del lazzo di rivelarsi nella sua compiutezza soltanto nel momento della rappresentazione. Per questo motivo, abbiamo scelto di lasciarci guidare dagli scenari, ascoltando le suggestioni che da essi ci arrivano: abbiamo così individuato alcune costanti che ci permettessero di analizzare i lazzi non già in base a ciò che li distingue da altre componenti della Commedia, ma attraverso la ricognizione di alcuni tratti ricorrenti che ci permettano di ricondurli a tipologie ben precise. Si è tratto cioè di leggere - anche se, come abbiamo già detto, di lettura in senso stretto non si potrà mai parlare, dato il carattere mutevole e sempre in movimento di questa materia - rilevando quegli elementi che, al di là delle ovvie diflerenze che ogni singolo lazzo presenta rispetto agli altri, ritornano in maniera sistematica — — , nell’analisi degli scenari e ci permettono di circoscrivere delle aree tematiche ben distinte entro le quali collocarli. Nel distinguere le diverse categorie siamo partiti dal riconoscimento di una particolare fisionomia del lazzo, quella cioè di scena-tipo, sintesi di un’azione solo accennata nel testo; in base a questo abbiamo catalogato i lazzi a seconda delle caratteristiche che essi presentano e delle indicazioni che gli scenari ci danno riguardo al loro scioglimento. L’idea è stata quella di rispettare un criterio di analogia: in questo modo, lazzi apparentemente dissimili sono stati inseriti in uno stesso contesto perché, pur costruendosi e sviluppandosi in modi diversi l’uno dall’altro, condividono le medesime linee guida. Una volta riconosciutane la fisionomia, una ulteriore analisi ci ha permesso di operare distinzioni che ne definissero la specificità: ad esempio, la categoria dei lazzi di travestimento comprende quelli di nascondimento, o di riconoscimento, o di equivoco: e anche i più particolari, quelli di Adriani, che pure sono stati mantenuti insieme per sottolineare la loro peculiarità, sono comunque stati reinseriti dove possibile in un contesto più generale, proprio a partire dall’individuazione di una loro fisionomia specifica utile a spiegare lazzi analoghi. E’ chiaro che più ampia è la selezione di lazzi analizzati, più facile è individuare tutte le variazioni che un singolo lazzo o un gruppo subiscono nella loro evoluzione o nelle continue rielaborazioni nelle varie raccolte. E’ per questa ragione che abbiamo esaminato gli ottocento scenari delle raccolte più importanti, sia manoscritte che a stampa, riportando i lazzi in rigoroso ordine cronologico. Un’altra riflessione. Abbiamo accennato al fatto che l’attore della Commedia ha la possibilità di partire dallo scenario per elaborare il lazzo, attraverso la propria abilità e la propria conoscenza del personaggio. Il Comico dell’Arte attinge costantemente dal repertorio, da una tradizione consolidata, e rinnova ogni volta la propria parte, aggiungendo elementi personali o minime varianti, impedendone che si cristallizzi e divenga stereotipo. Emerge così un carattere fondamentale del lazzo, ossia la sua attualità: il lazzo è importante perché entra nella tradizione rinnovandola ogni volta. L’intervento dell’attore è sempre qualcosa di più e di altro rispetto allo stesso lazzo precedentemente elaborato e le varianti di uno stesso lazzo presenti nelle diverse raccolte sintetizzano molto probabilmente diverse interpretazioni. Se il patrimonio dell’attore è il lazzo, lo scenario diventa un contenitore di informazioni che l’attore acquisisce, sfrutta, rielabora. Perché le informazioni offerte dallo scenario diventino Arte è necessario il lazzo; senza di questo, esse sono pure didascalie. E il lazzo è inscindibile dall’attore. Si attua dunque un processo simbiotico nel quale lo scenario diviene necessario all’attore affìnché egli possa trovare degli argini alla propria azione, e l’azione dell’attore diviene necessaria perché lo scenario, grazie allo scioglimento del lazzo, acquisisca una sua ragion d’essere dal punto di vista drammaturgico. Per comprendere meglio come funzioni il lazzo possiamo rifarci ad alcune osservazioni relative alle tecniche della slapstick comedy, la cui fortuna era basata proprio sulla riuscita delle gag, inserite nell’azione principale diventandone parte integrante. Lo abbiamo detto più volte: il lazzo, parentesi comica apparentemente priva d’importanza nell’ossatura drammaturgica costituita dallo scenario, nel suo sciogliersi come azione compiuta a quest’ossatura dà corpo. Inserito in un ambito nel quale è a prima vista inessenziale o superfluo, ne viene a formare il fulcro, così che, come un film comico ha bisogno delle gag per funzionare, diventa impensabile immaginare uno scenario in cui non esistano lazzi. Emerge allora un nuovo elemento, del quale peraltro avevamo già intuito l’esistenza: quello dell’efficacia del lazzo, come cellula di riferimento per l’elaborazione di un’azione che nega o ribadisce comicamente l’azione principale. Il lazzo diviene una costante del comico, un frammento che l’attore acquisisce, rielabora, ripete; e attraverso la ripetizione - altro ineliminabile carattere del lazzo - si fissano alcune costanti che ritornano negli scenari dell’Arte e fin nel teatro moderno, nel circo, nel cinema. Il riferimento obbligato è a chi della comicità ha fatto un’arte, usando il lazzo senza farne un diché: penso a un attore-drammaturgo come Dario Fo, che ha scritto le pagine più significative sulla Commedia dell’Arte e sui lazzi; o alla comicità stralunata di Buster Keaton, che catalizzava l’attenzione del pubblico sul suo corpo attraverso la totale fissità del volto, dando forma a lazzi acrobatici ‘rubati’ dalla tradizione dell’Arte; o a Charlie Chaplin, che ne La febbre dell’oro mangia con avidità uno scarpone gustandolo pezzo per pezzo, rielaborando in tal modo un antico lazzo di fame. Tutto questo non può che testimoniare quale considerazione i lazzi abbiano per chi fa o ha fatto teatro o cinema. Il lazzo, dunque, è sintesi dell’arte dell’attore e messa in opera delle sue capacità espressive. L’abilità del Comico è tale da consentirgli di mettere in forma tutte le qualificazioni del tipo, senza trascurare alcuna sfumatura. Ribadiamolo ancora: l’attore dell’Arte, nella sua elaborazione drammaturgica, è in grado - sia per volontà di mostrare la propria abilità sia per rispondere all’economia diella rappresentazione - di costruirne e incarnarne ogni sfaccettatura a seconda della situazione che gli si presenta. Potremmo dire: il comico crea continuamente, non ha mai niente di già totalmente dato, la sua ‘improvvisazione’, benché fondata sulla perfetta conoscenza del tipo, è comunque messa in discussione ogni volta, perché ogni volta diverse sono le modalità entro le quali egli si trova ad agire. In quest’ottica, il lazzo diviene elemento base usato dall’attore per costruire la propria improvvisazione - per quanto paradossale appaia quest’affermazione: è solo a partire da qualcosa di già dato che l’attore può creare. Il lazzo ci offre la possibilità di vedere in che modo l’attore può darsi in scena, in che modo, dirigendo l’attenzione del pubblico su ciò che è immediatamente riconoscibile e condivisibile, riesca a rendere universale la figura comica che incarna. La forza dell’attore in Commedia è dunque nella capacità di disegnare una parte che è personaggio di volta in volta uguale e diversa, attraverso la continua rielaborazione delle sue costanti. FONTI Tra parentesi le edizioni a stampa Raccolte di scenari 1611 FLAMINIO SCALA 1l teatro delle favole rappresentative, overo la ricreazione comica, boscareccia e tragica divisa in cinquanta giornate, composta da Flaminio Scala detto Flavio comico del sereness .sig. duca di Mantova. All’ill sig. conte Ferdinando Riario. In Venetia. appresso Gio: Battista Pulciani, 1611 (FERRUCCIO MAROTTI, a cura di, Flaminio Scala. 1l teatro delle favole rappresentative. Milano, Il Polifilo, 1976) 1617 BASILIO LOCATELLI Della scena de soggetti comici di B.L.R. Parte Prima. In Roma. MDCXVII. Roma, Biblioteca Casanatense, Ms. F IV, 12, Cod. 1211 1620 BASILIO LOCATELLI Della scena de’ soggetti comici et tragici di B.L.R. Parte Seconda. In Roma. .M.D.C.XX. Roma, Biblioteca Casanatense, Ms. F.IV.13, Cod. 1212 1622 ca. Raccolta di SCENARI Più Scelti d’istrioni Divisi in Due Volumi. Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, Racc. Corsiniana, Mss. 45.G.5 e 6 1650 ca. CIRO MONARCA, Delle opere regie. Roma, Biblioteca Casanatense, Ms. 4186 (c. 1650). 1650 ca. Cinquantun scenari della commedia del’arte composti per il teatro San Cassiano Venezia, Museo Civico, Raccolta Correr, codex l040 (CARMELO ALBERTI, Gli scenari Correr La commedia dell’arte a Venezia. Roma, Bulzoni, 1996), 1650 ca. Scenari. Firenze, Biblioteca Nazionale, Magliabechiano II, i, 80 (ADOLFO BARTOLI, Scenari inediti della Commedia dell’Arte. Contributo alla storia del teatro, 1880. Rist. anastatica: Bologna, Forni, 1980) 1700 Gibaldone de’ soggetti da recitarsi all‘impronlto alcuni proprij e gl’altrti da diversi. Raccolti da D. Annibale Sersale Conte di casamarciano. Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. XI.AA.41 (MASSIMO PEREZ, a cura di, Scenari Casamarciano. Roma, Edizione Teatro Laboratorio, 1987/88) Gibaldone comico di varij suggetti di commedie ed opere bellissime copiate da me Antonio Passanti detto Orazio il Calabrese per comando dell’Ecc.mo Sig. Conte di Casamarciano. Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms, XI.AA.40 (AA.VV., a cura di, The Commedia delI Arte in Naples: A Bilingual Edition of the 176 Casamarciano Scenarios, Lanham, Maryland, and London, The Scarecrow Press, 2001) 1733 PLACIDO ADRIANI Selva overo Zibaldone di concetti comici raccolti dal P.D. Placido Adriani di Lucca MDCCXXXIII. Perugia, Biblioteca Augusta, A.20. (SUZANNE THÉRAULT, La Commedia dell’Arte vue à travers le Zibaldone de Perouse. Paris, Editions du centre national de la recerche scientifique. 1965) 1740 ca. THOMAS-SIMON GUEULLETTE Traduction du Scenario de Joseph Dominique Biancolelli, Dit Arlequin. Et l‘Histoire Du Theatre Italien Depuis l’Année 1577 jusq’en 1750 Et Les Années Suivantes Par MR Gueullette. Parigi, Bibliothéque de l’Opéra, Rés 625 (1-2) (DELlA GAMBELLI, Arlecchino a Parigi. Lo Scenario di Domenico Biancolelli. Roma, Bulzoni, 1997) 1740 ca, LUIGI RICCOBONI [Il teatro italiano] Scenari. Parigi, Biblioteca Nazionale, «Recueil factice», Rés.Th. 102 (8-14) (IRENE MAMCZARZ, a cura di, Luigi Riccoboni. Discorso della commedia all’improvviso e scenari inediti. Milano. Il Polifilo, 1973). Scenari Isolati 1615 Ca. [G.B. DELLA PORTA], La Trappoleria. (ADOLFO BARTOLI, Scenari inediti della Commedia dell’Arte. Contributo alla storia del teatro, 1880. Rist. anastatica: Bologna, Forni, 1980. pp. XXX1-XXXV) 1620 ca. Senza titolo. Parma, Archivio di Stato. (PIETRO TOLDO Uno scenario inedito della Commedia dell’Arte, in «Giornale storico della letteratura italiana», vol. 46, 1905, pp.l28-I35) 1650 ca. Senza titolo. Venezia, Museo Correr, Cod. Miscell., 998-2546. carte 592-95 (Racc. Cicogna) (LORENZO STOPPATO, La commedia popolare in Italia. Padova, Draghi. 1887. Ed. anastatica: Bologna, Forni, 1980, pp. 221-234) 1651 Gli Sdegni amorosi. Rouen, Biblioteca Municipale. Fonds Coquebert de Montbret. (PIETRO TOLDO, Gli Sdegni amorosi di Frandaglia di Val di Sturla, da un ms. della Biblioteca di Rouen, in «Giornale storico della letteratura italiana», 1914. vol. 64, pp. 372-385) 1692 Diarbech. Roma, Biblioteca Casanatense, Miscellanea Fol.152 (2) e 172 (1) I700 ca. Flaminio disperato. Roma, Biblioteca Nazionale, Fondo S. Andrea della Valle, ms. n, 1641, (G. MARTUCCI, Uno scenario della Commedia dell’Arte, in “Nuova Antologia” ser. ii, v. 51, 1885, pp. 219-233) 1740 ca, La Dame diabesse. Parigi, Biblioteca Nazionale, Dépr. de la Musique. Rés. Th 102(2-14) (MARCELLO SPAZIANI, Le Thtéâtre Italien de Ghepardi: otto commedie di Fautoville, Regnard e Dufresny. Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1996, Appendice II, pp. 655-680). Tra parentesi le edizioni a stampa. Capitolo primo LAZZI ACROBATICI Sono i lazzi più antichi negli scenari della Commedia dell’Arte, se già li troviamo in un canovaccio del 1528, quando la Commedia dell’Arte in senso stretto, intesa come associazione di professionisti, non si era ancora costituita. La loro caratteristica principale è quella di sfruttare appieno le capacità fisiche ed acrobatiche dell’attore, sulle quali già si basava la commedia più antica e che presentavano l’enorme vantaggio. rispetto ad altre abilità, di avere un impatto immediato sul pubblico. E’ per questo motivo che tali lazzi sono presenti in numero notevole già in Flaminio Scala, in un momento cioè in cui la Commedia doveva ancora definire i propri tratti caratteristici. E’ proprio all’interno dei lazzi acrobatici che notiamo la presenza di elementi che ricorrono fino ai canovacci tardosecenteschi di Domenico Biancolelli: il lazzo della scala, già presente, come vedremo, nel Teatro delle favole rappresentative di Scala, ritorna negli scenari francesi più tardi. Anche il lazzo del sacco ha la sua prima testimonianza nello scenario di Troiano, dove è descritto nei particolari. ed è poi presente in numerose varianti, ancora una volta, fino a Biancolelli: ma, e lo vedremo. viene sintetizzato nella raccolta di scenari napoletani di Domenico Sersale, segno che è ormai entrato a far parte di una tradizione acquisita. Per lo scioglimento dei lazzi del sacco e della scala è necessaria la presenza degli oggetti di scena, dei quali gli attori si servono per potenziare le proprie abilità fisiche. Gli altri lazzi acrobatici non prevedono l’uso di alcun oggetto, ma vengono posti in essere grazie alle sole capacità degli attori, che spesso si muovono in sinergia gli uni con gli altri, come nel caso dei lazzi ‘del cavalcare’ o dei lazzi ‘di cascate’. La categoria dei lazzi acrobatici presenta al suo interno numerose varianti, ognuna delle quali ha caratteristiche proprie e molto peculiari; ciò che emerge in ogni caso come comune denominatore è la qualità di tali lazzi, la loro capacità di concentrare l’attenzione del pubblico sul corpo dell’attore, la loro immediatezza espressiva. LAZZI DI CASCATE Sono lazzi molto antichi e fra i più ricorrenti, proprio per la straordinaria presa che esercitavano sul pubblico. Niente è più efficace, dovettero pensare i comici, della risata derivante da una caduta in scena: che siano conseguenza dell’uso maldestro di un oggetto, o dell’avere la peggio durante una lite, o dell’uso improprio del corpo, i capitomboli suscitano una risata immediata e istintiva, liberatoria . Non a caso la fortuna di questi lazzi prosegue fino a Domenico Bianicolelli, grande Arlecchino, che alle soglie del Settecento fa del lazzo di cascata una caratteristica del suo personaggio. 1. Zanni esce e si imbatte in Pantalone, che non vede da anni. Non riconoscendolo, camminando sovrappensiero, lo urta e finiscono a litigare. Poi si riconoscono; per la felicità, Zanni prende sulle spalle Pantalone e inizia a girare come una ruota cli mulino finché gli restano le forze; Pantalone fa lo stesso. Alla fine cadono per terra tutti e due. …Uscì il Zanne, che già molti anni erano che visto non avea ‘l suo Pantalone e, sconosciutolo, spenzeratamente camminando, diede al Pantalone un grande urtone e contrastano l’uno con l’altro. Alla fine si conoscono e lì per la allegrezza il Zanne pigliò in spalla il suo patrone e, voltizzano a guisa di rota di molino, quanto più ebbe cielo di durare girò, e similemente il Pantalone fece lo medesimo. Alla fine, tutti e due andarono per terra. […] Dai Discorsi di Massimno Troiano (28) 2. Filandro entra facendo il pazzo; Lidia chiede aiuto a Zanni e Graziano che intervengono. Cadono in terra; Filandro prende per una gamba Zanni, il quale fa lo stesso con Graziano, e li trascina via. Filandro dalla strada D, spogliato. facendo pazzie; fanno azzi assieme; Lid. dimanda aiuto, essi fanno spropositi, alla fine, doppo molte pazzie, Zan. et Grat stando colghi in terra Fil. piglia Zan. per una gamba et Zan. piglia Grat. per la gamba, et li strascina via. LOCATELLI, La pazzia di Filandro. Commedia pastorale, III f. 61v 3. Dopo aver fatto a botte con Silvio, Coviello indolenzito fa lazzi di cascate ed entra in casa. [Coviello] tutto doglioso facendo lazzi di cascate entra in casa. CORSINIANA, Li dui Pantaloni, I f. 23v 4. Zanni inveisce contro Graziano medico; fanno lazzi di cascate ed entrano in casa. GRATIANO, ZANNI: Del medico che li compone l’acqua per guarirlo facendo cascate vanno in casa. CORSINIANA, Le Due schiave, III .f 100v 5. E’ notte. Pantalone e Zanni, con una lanterna in mano, vanno a cercare Coviello per ucciderlo. Pantalone si appoggia a Zanni, si accostano alla porta di Coviello ma cadono entrambi in una buca. Arrivano il Capitano e Tartaglia che, impauriti, per essere sicuri che nessuno dei due abbandoni l’altro, si legano insieme. Appena si accostano alla porta di Coviello cadono anch’essi nella buca. PANTALONE, ZANNI: Armati con una lanterna tutti fuggono. Pantalone Zaino vanno per parlare a Coviello. Pantalone si appoggia a Zanni si accostano alla porta et tutti dua cadono nel trabocco et finisce l’atto secondo. CAPITANIO, TARTAGLIA: Con un tizzone per far lume Capitanio gli dà animo et lo manda avanti. Tarlaglia ha paura et fanno spaventi al fine per essere securi che uno non abbandoni l’altro si legano insieme, et si accostano alla porta et tutti dua cadono nel trabocco. CORSINIANA, La Trappolaria, III f. 152 v 6. Sardellino fa lazzi con Zanni che gli vuoi insegnare a fare l’indovino; arriva Pantalone al quale Zanni vuoi fare la stessa cosa. Zanni fa cascare sia Sardellino che Zanni con il lazzo del candeliere di fiandra. SARDELLINQ: Fà lazzi con Zanni quale gli vol insegnare a indovinare in questo PANTALONE: Zanni vol insegnare a indovinare ancora a Pantalone li fà cascare tutti dua con il lazzo del candeliere di fiandra Zanni parte et con lazzi Pantalone et Sardellino entrando ciascuno in casa sua Fanno finire l’atto primo. CORSIANIANA, Il Falso indovino, I f. 50 bis r 7. Il Capitano, ubriaco, urta Graziano e con lazzi si allontanano. CAPITANIO. Imbriaco fuori urta Gratiano e partono con lazzi. CORSINIANA, Il Tradito di cinque atti, IV f. l00 r 8. Pantalone, Graziano, Trappolino e il facchino sono ai piedi di una montagna nella quaale è custodito un tesoro. Iniziano a intonare alcune note; Zanni si vuole intromettere ed è cacciato via. Gli altri iniziano a picconare la montagna dalla quale fuoriescono delle fiamme; si fa improvvisamente notte, si apre una voragine dentro la quale cadono Pantalone e Trappolino. Esce un folletto, che con lazzi trascina nella Voragine anche Trappolino, il quale si aggrappa a Zanni e questi a tutti gli altri, che cadono dentro. PANTALONE, GRATIANO, TRAPPOLINO, FACCHINO: Con ordigni magici et fermi a piedi del monte mormorano alcune note in questo Zanni si vol intromettere Pantalone per incanto lo […] e doppo alcuni suffumigi scarpellano la Montagna dalle […] escono. FIAMME: Scaturiscono dal Monte. Doppo vengono tenebre, et si odono […] e segni diversi si apre la voragine loro si riparano facendo tutti […] commessoli doppo Pantalone et Gratiano si buttano nella voragine li […] in questo FOLLETTO. Fatti lazzi piglia Trappolino quale si attacca a Zanni e tutti cadono nella voragine venendo una gran fiamma e finisce l’atto secondo. CORSINIANA, La Magica di Pantalone, II f. 174 v 9. Zanni dice che sta arrivando la Corte [ovvero i gendarmi]. Gli altri in scena hanno paura, fanno il lazzo di nascondersi nei vari angoli della scena [i ‘cantoni’], poi cadono rumorosamente. Zanni si volta e dice “la Corte la Corte”. Loro hanno paura, fanno il lazzo di nascondersi alle cantonate, poi tutti via facendo cascate per paura della Corte e fanno finir l’atto. CORRER, Ausa, II (130) 10. E’ notte. Orazio e Gradellino, armati, vanno sotto la finestra di Isabella per farle una serenata. Ottavio e Brighella li vedono e iniziano a colpirsi. Gradellino e Brighella scappano; Ottavio colpisce Orazio che cade a terra. Brighella torna, inciampa in Orazio, lo crede morto e si spaventa. Rientra Gradellino, inciampa in Orazio, lo crede morto e cade a terra; poi, rialzatosi, per accertarsi che quello sia il suo padrone, va cercare un lume. Intanto Orazio, riavutosi, si alza in piedi e cerca Gradellino. Questi ritorna, piange la morte del padrone; Orazio gli fa diverse burle dietro le quinte. Gradellino dapprima non vedendolo fa lazzi di paura, poi lo vede, crede che sia il suo fantasma e scappa terrorizzato. Orazio e Gradellino vengonlo con chitarra armati sotto la finestra d’Isabella; dopo diversi discorsi cominciano a sonare,, e in questo Ottavio, Brighella e sopra detti dicono: chi va là? Vengono all’armi; servi fuggono; padroni si ritirano, dopo alquanti colpi, casca Orazio. Ottavio crede sia morto, torna Brighella, inciampa nel morto, fanno scena.[…] Gradellino inciampa nel morto, cade, si rizza, lo riconosce per il suo padrone; tuttavia per certificarsi meglio va per un lume, vede il sangue, dubita della giustizia e parte. Il morto si comincia a rizzare, chiamai Gradellino,non vede nessuno, appoggiandosi al muro parte. […] Gradellino si lamenta della perdita del suo padrone, in questo viene Orazio, fa diverse burle a Gradellino;Gradellino non vedendo nessuno fa lazzi di paura; lo vede, lo crede lo spirito del padrone, fugge e finisce l’atto. MAGLIAB., La vedova costante, I, xiv (6) 11. Pulcinella, armato di spada, va da Coviello dicendo che lo vuole ammazzare per ordine del padrone; Coviello fa il lazzo del mettere in guardia, fa cascare Pulcinella ed esce di scena. Policinella e Covello Pol. con spade, che lo vuole ammazzare per ordine del padrone, Cov, fa il lazzo dello mettere in guardia, fà cascare Pol. e via. SERSALE, Invenzioni di Coviello, III, 4 (80) 12. Pulcinella si reca dal notaio per far redigere un atto, ma il notaio dice di essere malato; Pulcinella si arrabbia e va da un altro notaio. Arriva il primo notaio e litiga con l’altro per chi debba redigere l’atto; pigliano Pulcinella tirandolo l’uno per un braccio, l’altro per l’altro e con questo lazzo finiscono l’atto. Scena 11 Policinella, e Basalisco Facendo il lazzo dei passeggiare, e doppo lazzi, Pol. lo manda in casa, questo entra, Pol. per farli la notazione batte dal Notaro Scena 12 Policinella, e Notaro malato Doppo lazzi, e solita scena, via il Not., Pol. infadato con quel Not., batte da un altro Not. Scena 13 Policinella, e Notaro chiacchierone Doppo lazzi, e scena come và, in questo Scena 14 Notaro malato e detti Contrastano i Notari frà di loro per chi tocchi a far la scrittura, e pigliano un braccio per uno di Pol., tirandolo ognuno a se, e con lazzi, e rumori finiscono l’atto secondo. SERSALE, Il basalisco del Barganasso, 11, 11-14 (107) 13. Pulcinella va a comprare un vaso da notte per il padrone. Coviello gli dice che mettendoselo in testa potrà conoscere i fatti di chiunque. Pulcinella mette la testa dentro il vaso da notte, Coviello fa lazzi, poi gli fa lo sgambetto e fugge. Pulcinella cade, fa lazzi ed esce di scena. Poi. con un cantaro, che dice haver comprato, per il padrone, Cov. li dà ad intendere, che se si lo pone in testa potrà sapere tutti i fatti d’altri. Pol. vi pone la testa dentro, Cov. fa suoi lazzi, poi li pone un piede avanti, e fugge, Pol. casca; fa suoi lazzi, e via. SERSALE, Chi la fa l’aspetti, I, 4,(121) 14. Il Dottore fa carcerare Coviello perché gli ha venduto un gioiello falso. Coviello dice agli sbirri di volersi allacciare una scarpa; si abbassa, con una mano afferra un piede di uno sbirro, e con l’altra afferra il piede dell’altro e li fa cadere; poi li bastona e con questo lazzo finisce l’atto. Dottore fa carcerare Cov. per la burla fattali, Cov. dice alli sbirri, volersi ligare la scarpa. e nel calarsi con una mano afferra un piede d’un sbirro, e con l’altra mano il piede dell’altro sbirro, e li fa cadere, poi li bastona, e fìnisce l’atto secondo. SERSALE, Il Dottore burlato, 11, 6-8 (140)* (* È un lazzo tipico del repertorio dell’Arte, tanto da essere presente nella raccolta Adriani come ‘lazzo della scarpa”: Lazzo della scarpa. E quando vogliono portare carcerato Pulcinella; lui dice volersi legare una scarpa e, chinandosi, prende li due sbirri per i piedi e li fa cadere, e lui via. ) 15. [Coviello convince Pulcinella a travestirsi da bravo per prendersi gioco di Tartaglia, geloso di sua moglie] Cinzio fugge inseguito da Tartaglia, il quale dice al bravo di ammazzarlo. Pulcinella, travestito da bravo, finge di colpire Cinzio, che cade a terra fingendosi morto; poi entra Coviello, combatte con Pulcinella, finge di essere colpito e cade a terra fingendosi morto. Entra in scena Angela, Pulcinella si vanta di ciò che ha fatto, Tartaglia lo elogia. Cinzio e Coviello si alzano, li bastonano e finisce l’atto. Cintio seguitato da Tart. fugge, e Tart. dice al bravo che l’ammazzi, Cintio, e Pol, fanno scena di battersi e poi Cintio finge cascar in terra morto; in questo Scena 18 Covello e detto Cov., con spada, finge battersi con Pol., e cascar morto, Ang. entra, Pol. mostra vanagloria di quel, che ha fatto, Tart. l’accarezza; in questo quelli s’alzano, e li bastonano efiniscono l’atto primo. SERSALE, Il finto bravo, 1, 17-18 (151) 16. Pasquadozia vuole amoreggiare col Carceriere; questi rifiuta le profferte, la prende in giro, poi la fa cadere ed esce di scena. Pasquadozia resta in scena lamentandosi. [Pasquadotia, e Carceriero] Pasquad. vuole amoreggiare con quello, questi la burla, e fatta scena, e lazzi, quello la fà cadere, e via, essa resta lamentandosi, SERSALE, Il finto re, I, 2 (166) 17. Pulcinella, travestito da Lelio nobile, fa lazzi; Coviello, travestito da Dottore, lo bastona. Pulcinella vuole spogliarsi ma Coviello glielo impedisce e fanno il lazzo delle bastonate. Il vero Dottore si affaccia, scambia Pulcinella per il promesso sposo di Isabella e lo abbraccia; arriva Isabella, vede Coviello e lo scambia per il promesso sposo. Pulcinella con lazzi prende Coviello in braccio e cade a terra. Polla da Lelio alla nobile, dopo lazzi, Coviello dice volere andare in finestra, per osservare come si parta, ed entra in casa, loro restano, in qto Coviello in finestra finge il dottore, Polla di fori fà lazzi spropositi, Coviello viene fuori bastona Polla, quello vol spogliarsi, loro lo trattengono, fanno due, ò trè volte il lazzo delle bastonate, infine Covlo batte Dottore in finestra, intende dello sposo, viene fuori, abbraccia Polla, e con solecitezza chiama Isabella intende dello sposo, Coviello a parte l’accenna, finge far complimenti, Polla con lazzi piglia lo sposo in braccio, si sbraca e finiscono l’atto 2°. SERSALE Pozzo incantato, 11(345) 18. È notte. Pulcinella, an.sioso di incontrare Rosetta sua amata, prende una scala per entrare dalla finestra della sua stanza. Nel mentre arrivano Tartaglia e Coviello che, vedendolo arrampicare e scambiandolo per Orazio loro nemico, gli sparano con l’archibugio. Pulcinella cade dalla scala dicendo “ahimè, sono morto”; Tartaglia e Coviello, convinti di averlo ucciso, cercano un modo per nasconderlo: Tartaglia entra in casa per prendere una cassa e lascia Coviello a controllare che non arrivi nessuno. Coviello tuttavia si allontana spaventato. Pulcinella, ancora impaurito e credendosi egli stesso morto, cerca un posto dove seppellirsi, vede la cassa e vi si infila dentro, dà la buona notte e chiude la cassa. Intanto Tartaglia e Coviello, non trovando più il cadavere, credono che il presunto Orazio sia ancora vivo e cominciano a cercarlo; in quello Pulcinella, sentendo dei rumori, apre la cassa e, tirando fuori la testa, dice: “Non disturbate i morti”. Tartaglia e Coviello fuggono terrorizzati. Pollicinella con scala, per godersi con Rosetta, doppo lazzi di notte, appoggia la scala alla finestra,in qto Tartaglia, e Coviello sopra i rumori della notte con li nimici, vanno cautamente avicinandosi sotto le finestre di Celia, vedono una scala con un huomo, che va salendo per quella, giudicano Oratio loro nemico, Coviello con Tartaglia si ritirano indietro, tirano una arcabugiata, Polla con lazzi: ahime son morto: cade sdrascinandosi dentro loro che anno ucciso il nemico, contendonosi dove ascondere il morto, Tartaglia dice, in casa havere vacante una cassa grande, volerlo mettere li dentro, e buttarlo in mare, entra per pigliarla, lasciando Coviello, che facci la guardia non venghi la Corte, Coviello pavoroso si ritira per non essere osservato. […] Polla pavoroso, che non sà dove ascondersi, essendo morto voler sotterrarsi, vede la cassa, dice: ecco il mio tanto: apre e dando la bona notte a tutti gli amici, entra, e si chiude, in qto Tartaglia, e Coviello pavorosi, che la loro suspettione l’hà fatto veder vivo Oratio, vanno cercando per le cantonate, in qto Polla cava la testa di dentro la cassa, e dice non disturbate li morti, e si serra, loro stupidi fanno lazzi di paura. SERSALE Giardino metaforico, Il (356) 19. Pulcinella, impaurito alla vista del Mago, fa per tre volte il lazzo di cadere. Pul: in vedere il mago sue cadute, e cascate il Lazzo di cadere per 3. volte. ADRIANI, Pulcinella finto prencipe, I, xv (176) 20. Noi [Arlecchino e Trivellino] facciamo una scena notturna. Mi cade il cappello, faccio il lazzo di cercarlo col mio bastone [batocio], passo tra le gambe di Trivellino; nel rialzarmi, lo faccio cadere, e dopo diversi lazzi, esco di scena. Nous fasons une scene de nuit; mon chapeau tombe, je fais des lazzis /pour le retrouver avec ma batte, je passe entre le jambes de Trivelin; en me levant, je le fais tomber et apres plusieurs lazzis, je me retire. BIANCOLELLI, Le dopie gelosie, III(101) 21. [Arlecchino deve consegnare una lettera del Capitano all’amata] Sulla porta di Eularia incontro il signor Ottavio, gli dico che non volevo incontrarlo e che tornerò in un altro momento, perché Eularia è anche l’amata del Capitano. Ottavio si nasconde dietro la quinta, io mi giro e gli dico «Voilà, voilà » vado dall’altro lato, lui si avvicina, io mi allungo, passo da un lato del teatro, poi dall’altro, tiriamo entrambi la testa fuori dalla quinta, io nel vederlo ripeto: «Voilà, voilà», e ripetiamo il lazzo almeno due volte; alla fine egli lascia la scena. J’apperçois sur la porte d’Eularia le seigneur Octave, je dis que je ne veux pas qu’il m ‘apperçoive et que je reviendray dans un autre temps, parce qu’Eularia est aussy la maistresse de Capitan. Octave se retire dans la coulisse, je me retourne et je dis :« Le voila, le voila !», je vais de l’autre costé, ils s’approche, je m’esloigne, il passe d’un costé du theatre,je passe de l’autre, nous sortons tous les deux la teste hors de la coulisse, je repette en le voyant: «Le voila, le voila», et nous recommençons ce lazzv au moins deux /fois, enfine il quitte la scene. BIANCOLELLI, I morti vivi, 1(108) È presente quasi tutta la gamma dei lazzi acrobatici: dal morto, alla scala, alle cascate, al lazzo del sacco nella sua variante del mettersi dentro una cassa. Capitolo terzo LAZZI VERBALI Sostenere che i lazzi verbali sono l’opposto di quelli muti è di certo un’ovvietà. In realtà, c’è un elemento che essi condividono, ed è l’iperbole: quanto i lazzi muti amplificano le azioni non potendo affidarsi al linguaggio, tanto quelli verbali dicono fino al parossismo. Essi costituiscono senza dubbio la categoria di lazzi più numerosa. Non antichissimi, tanto che nella raccolta di Flaminio Scala ne sono presenti soltanto quattro, nel momento in cui compaiono negli scenari predominano sugli altri per la possibilità che offrono di costruire rapporti dinamici tra i vari personaggi e per le innumerevoli sfaccettature che riescono a presentare. Il vocabolario mimico e gestuale di cui un attore dispone nell’elaborazione del lazzo è certo molto ricco, ma alcune sfumature di significato potrebbero non essere colte da un pubblico che vuol fruire della commedia nella maniera più immediata. A questa lacuna — se tale la si può definire — suppliscono i lazzi verbali, che, come vedremo, sono suddivisi in base ad una notevole serie di varianti e variabili. La funzione principale di questi lazzi è quella di mostrare il comportamento dei personaggi, nella loro singolarità o attraverso i rapporti tra di loro. I lazzi verbali che hanno a che fare col comportamento del singolo sono quelli in cui si attua una sorta di distorsione della logica e delle consuetudini presenti nelle azioni quotidiane: il rapporto tra zanni e padrone si modifica a tal punto che il primo diventa consigliere del secondo, oppure viene messa in evidenza la semplicità di alcuni personaggi, o ancora, come vedremo, ci viene presentato un vero e proprio rovesciamento logico. Altre serie di lazzi sono giocati sulla distorsione della lingua o del gergo: è il caso dei lazzi in cui vengono presi in giro i tipi comici, e dei ‘lazzi in lingua’, basati sull’uso ridicolo da parte di altri personaggi di lingue straniere che essi non conoscono affatto. Noteremo che alcune varianti di questi giochi linguistici costituiscono alcuni dei motivi più fortunati della Commedia dell’Arte, come nel caso del lazzo di “Hermano yo no te conosco”. Molti altri lazzi, all’interno di questa tipologia, hanno acquisito una dignità tale da essere usati più volte in moltissimi scenari. È il caso dei lazzi ‘della calda e della fredda’, di quelli ‘della lettera’, ‘della buona nuova e mala nuova’ e dei lazzi ‘macabri’ di esclusiva tradizione biancolelliana. C’è però un gruppo di lazzi che, per la loro particolare natura, merita la nostra attenzione: sono quelle occorrenze che, oltre ad indicare una data sequenza comica, rimandano a precise indicazioni sceniche. Fra di essi sicuramente assumono un’importanza notevole i ‘lazzi in terzo’, che coniugano in maniera perfetta ed essenziale momento comico e necessità drammaturgica; essi, come vedremo, consentono all’attore di costruire la propria comicità all’interno di una sequenza già di per sé comica alla quale partecipano altri attori. In tal modo la forza del ridicolo viene amplificata, poiché il terzo interlocutore farà da tramite agli altri storpiando il senso di ciò che essi dicono o vogliono intendere: in quest’ottica la modernità di tale lazzo è straordinaria, perché esso apre ad una visione ‘corale’ dello spettacolo comico e alla possibilità che l’azione venga interrotta tramite un momento non parentetico, ma integrato perfettamente in essa. L’ intervento dell’attore, così formulato, diventa una chiara indicazione scenica. Ci sono però altre occorrenze in cui tali indicazioni sono assai criptiche, e in questi casi il canovaccio appare fornire una semplice indicazione scenica: sarà l’attore, con la sua conoscenza pregressa del personaggio, a riempire uno spazio vuoto. In questa stessa chiave vanno letti i lazzi ‘di chiusura’, escamotage comico attraverso il quale spesso termina un atto o una commedia, che per la stringatezza delle indicazioni appare lasciato all’abilità dell’attore. Lazzi verbali di rovesciamento logico/illogicità I molti lazzi presenti all’interno di questa tipologia hanno quasi sempre al loro centro, con modalità differenti, la figura dello zanni e il suo modo particolare di rapportarsi alle cose e alle persone che gli stanno intorno. In alcuni lazzi assistiamo all’incapacità del servo di relazionarsi agli altri, sia attraverso suoi comportamenti inadeguati— gaffes, esagerazioni, atteggiamenti poco educati — sia nelle sue evidenti difficoltà nel comprendere gli eventi, Accanto a questi, vi sono dei veri e propri lazzi ‘di stupidità’, nei quali i limiti dello zanni sono evidentissimi: appare di frequente, ad esempio, il lazzo in cui Pulcinella, messo alle strette da qualcuno, cerca di non rivelare ciò che sa ma alla fine dice tutto; oppure quello in cui due servi, dicendo alternativamente una parola per uno, spezzettano in più parti una notizia. Alcuni lazzi, inoltre, mostrano come talvolta il rapporto padrone/servo sia sbilanciato a vantaggio di quest’ultimo, attraverso una presa in giro del padrone con la conseguente rottura degli equilibri tradizionali. Un discorso a parte meritano i lazzi in cui il servo riesce, con la sua dialettica, a ribaltare la normale logica delle cose: emergono qui i lazzi del grande Arlecchino Domenico Biancolelli, il quale, rivolgendosi ad un pubblico smaliziato ed avvezzo ai vecchi lazzi quale quello francese di fine Seicento, rinnova ed amplia il repertorio dei lazzi verbali fornendo spunti importanti per le generazioni di attori successive. COMPORTAMENTO INAPPROPRIATO 228. Cinzio, innamorato di Isabella, chiede aiuto a Pedrolino, che acconsente a patto di essere aiutato con Franceschina; Cinzio, d’accordo, va da Franceschina e gli parla dell’amore di Pedrolino nei suoi confronti; Pantalone e Burattino sentono la discussione. Alla fine Franceschina prende un soldo dalla borsa e lo dà a Cinzio, dicendogli: «Mi rallegro che siate entrato alla scuola dei ruffiani.» Cinzio vorrebbe risponderle ma tutti gli gridano «Ruffiano, ruffiano», così che lui se ne va arrabbiato. Cintio innamorato d’Isabella, si raccomanda a Pedrolino, il quale gli promette ogni aiuto, ma con patto ch’egli l’aiuti nell’amor di Franceschina, essendone innamorato. Cintio promette; Pedrolino batte. [..] Franceschina fuora. Cintio, con belle parole, li dice l’amor che li porta Pedrolino, esortandola a contentarlo; in quello Pantalone da parte sta a sentire; in quello Burattino arriva, et in disparte sta a udire, ma non ode che Cintio parli per Pedrolino. Franceschina, dopo l’aver inteso il tutto, mette mano alla borsa, e da una moneta a Cintio, dicendo: «Mi rallegro che voi siate entrato nella scola de’ ruffiani ». Cintio gli vuol rispondere, e qua tutti lo chiamano: «Ruffiano, ruffiano, dalli al ruffiano»; ond’egli, arrabbiato, si parte, et ognuno torna in casa sua. SCALA, Flavio finto negromante, I(285) 229. Burattino combatte con Orazio e poi cade a terra, gridando «Son tutto merda!»; poi va via. Burattino combatte con Horatio; Burattino cade in terra; gridando “Son tutto merda!», parte per strada. LOCATELLI, La Pazzia di Doralice, II f 62v 230. Il Capitano, in groppa a un delfino,dice di andare all’Isola perduta per liberare la Regina; fa lazzi e invoca Marte. CAPITANIO, DELFINO: A cavallo al Delfino discorre di andare al Isola perduta per liberare la Regina che sta in potere di Falsicon Mago fa molti lazzi invoca Marte. CORSINIANA, La Nave. Pastorale, I f 173r 231. Zanni e Graziano chiamano i commedianti per allestire la commedia. Pantalone dice a Graziano che farà la parte dell’Innamorato e i due dopo aver fatto lazzi fanno il patto della Commedia. ZANNI, GRATIANO: Haver invitati li Parenti et chiamato li Commedianti Pantalone parla con Gratiano capo de Commedianti e dice che fà da innamorato fatti lazzi fanno il patto della Commedia. CORSINIANA, La Commedia in Commedia, I f. 179r 232. [Per non farsi scoprire dal marito dell’amata, Pulcinella si traveste da bimbo in fasce] Pimpinella mostra Pulcinella fasciato da bambino; Coviello fa lazzi perché lo vede troppo grande, e Pimpinella spiega che Pandora madre di Pulcinella era rimasta incinta ma non si sapeva di chi, e i suoi due innamorati, contendendosi il figlio, erano andati davanti al giudice; e che questi in attesa della sentenza aveva posto sotto sequestro il ventre di Pandora, e che il sequestro era durato ventiquattro anni, finché Pulcinella era finalmente uscito, già cresciuto. Coviello fa lazzi e alla fine li prende a bastonate. Pimp. caccia Pol. infasciato ad uso di creatura, Cov. fa suoi lazzi per vederlo cose grande, perché la sua madre Pandora si teneva due innamorati ed uscì gravida, l’innamorati cominciarono a litigare fra di loro di chi era il ventre, et a chi saria toccata la creatura, il giudice durante la lite fece un seguestro a Pandora nel luogo da dove havea d’uscire la creatura, si che essendovi il seguestro lui non poté uscire, terminata, che fu la lite, che durò 24 anni, il giudice levò il sequestro, e lui n’è uscito così grosso come lo vedeva, Cov. fà suoi lazzi, e alla fine con bastonate finisce l’atto primo. SERSALE Il Dottore burlato, I, 18 (140) 233. Pulcinella, travestito da Don Giovanni, si presenta a casa di Don Fernando per conoscere la sposa; fa mille cerimonie, poi fa complimenti alla sposa; Don Fernando, dubitando che si tratti di Don Giovanni, lo tempesta di domande, chiedendogli se ha fratelli, se sono vivi o morti, come si chiamano, se sono morti di notte o di giorno, se stavano male o sono stati ammazzati e da chi. Pulcinella fa lazzi dicendo se aveva altri fratelli, se sono vivi o morti, se avevano la febbre o sono stati uccisi di notte,di giorno, in casa o fuori casa. Pollicinella da D. Giò: D. Fernando sue accoglienze, Poll.a sue cerimonie sproposite, D. Fernando fa venire D. Leonora si siedono, Poll.a lazzi spropositi di complimenti con la sposa, d. Lopez chiede del nome dello sposo? Lui d. Gio: d ‘Alvarado, d. Lopez suoi sospetti, che non sia parente del suo amico morto da lui ucciso in Cremona, li chiede se haveva altri fratelli? Se son vivi, o morti? Del nome? e se son morti di notte,ò di giorno? In casa per infermità, ò per sinistro accidente, e se si sà l’uccisore? Polla si conforta, fa lazzi, se lui haveva altri fratelli, se son morti, o vivi, di febbre, ò uccisi, di notte, ò di giorno, in casa, ò fori di casa. SERSALE, D. Gio dAlvarado, II(337) 234. [Si sta mettendo in scena una commedia] Pulcinella, studiando il copione, fa lazzi e passate. Polla con carta in mano, dice studiarsi la parte sua, fà lazzi, e passate. SERSALE, Comedia in comedia, III (405) MANCANZA DI COMPRENSIONE/DIFFICOLTÀ NEL COMPRENDERE 235. Il Duca, Pantalone e Zanni consultano un oracolo il cui responso non è affatto chiaro, e fanno lazzi nello spiegare cosa voglia dire. [Davanti all’oracolo] Tutti confusi non sanno intendere né dichiarare fanno azzi nel esplicare. LOCATELLI. La Innocentia rivenuta. Tragicommedia, II f 332 236. Il dio Bacco appare dal tempio; i forestieri gli dicono di avere fame e di volere del cibo; lui dice che devono fargli dei sacrifici cosicché lui possa aiutarli, poi scompare. I forestieri restano, senza sapere cosa debbano fare, e fanno lazzi sull’interpretazione delle risposte date dal dio. Baccho dal tempio apparisce con la sua Deità; li forestieri li dicono il loro bisogno, che si morono di fame, che li dia da mangiare; Baccho li dice che li debbiano sacrificare, che lui sovenirà nel loro bisogno. Baccho sparisce, forestieri restano, nè saper quello che si fare; fanno azzi intorno le risposte dateli da Baccho non sapendole interpretare. LOCATELLI, Il Gran Mago. Commedia pastorale, I f 182v 237. Durante una discussione, Graziano e Pantalone chiedono al Capitano di dire chi dei due secondo lui ha ragione. Il Capitano dà ragione a Graziano, padre della donna che lui ama. Pantalone si arrabbia e Graziano lo prende in giro. Il Capitano se ne va e loro fanno il lazzo della questione secca. GRATIANO [e Pantalone] doppo lazzi discorrono li loro amori non scoprendo nessuno di loro la persona amata. [...] CAPITANIO: Fuori loro dopo haverlo salutato lo fanno giudice della loro differenza. Capitanio accetta, et per esser Gratiano padre di Hortentia sua innamorata con molti lazzi dà la sententia a suo favore. Pantalone in collera Gratiano lo burla, vengono a parole. Capitanio con licentia spagnola parte loro facendo il lazzo della costione secca fanno finire l’atto primo. CORSINIANA, Gli Scambi, I ff 50r-50v 238. Coviello chiede di Pantalone. Pantalone dice di essere proprio lui Pantalone; Coviello risponde che non è vero. Zanni prende da parte Pantalone e gli dice che Coviello è pazzo; poi fanno lazzi e alla fine cacciano via Coviello. Coviello domanda di Pantalone. Pantalone dice egli esser Pantalone. Coviello dice non esser lui altrimenti. Zanni tira Pantalone da parte et li dice Coviello esser pazzo fanno molti lazzi, alla fine lo scacciano per pazzo e finisce l’atto secondo. CORSINIANA, Gli Scambi, II f 52v 239. Graziano chiede a Trappolino di farlo parlare con Isabella, e poi fa il lazzo di Pasquino. GRATIANO:Prega Trappolino à farli parlare con Isabella si contenta facendo il lazzo di Pasquino. CORSINIANA, Li Tre Turchi, I f 110r 240. Cinzia dice a Flaminio suo amante di andare da lei di notte, come sempre, che lo avrebbe aspettato; lui fa il lazzo di intendere signor fratello. Cintia in vedere Flaminio corre ad abbracciarlo, e li dice, se li era a comodo, vada la notte conforme il solito, che l’aspettava, lui il lazzo, d’intendere sigr fratello. SERSALE, Fratelli avelenati, I(462) 241. L’Infante parla a Federico mentre Coviello fa lazzi trattenendo Pulcinella, che non capisce cosa stia succedendo. Infante parla, Federico risponde, Coviello lazzi, trattenendo a Polla. SERSALE, Guardia di sé stesso, III(491) 242. Lattanzio dice al servo di precederlo con il lume in mano; lui non capisce cosa gli stia dicendo e fa lazzi facendo il contrario di quanto gli viene detto. [Lattanzio] dice à Giorg: [servo sciocco] che vadi avanti col Lume— lui non intende la lingua suoi lazzi contrarii. ADRIANI, Gli Imbrogli, I, i (200) 243. Io mi metto in mezzo a loro; quando lei gli parla teneramente, io immagino che parli a me; rispondo scioccamente e con spropositi; alla fine lei esce e io e il mio padrone restiamo sulla scena. Je me mets entre eux; quand elle luy parle tendrement, je m’immagine que cela s’adresse à moy ;je responds des folies et des choses hors de propos; enfin elle sort et nou restons, mon maistre et moy, sur la scene. BIANCOLELLI, Le dopie gelosie, I(98) STUPIDITÀ 244. Zanni, contento del comportamento e della fedeltà di Burattino suo servo, dice di volergli dare per moglie sua figlia Flaminia; Burattino dice di non sapere cosa sia una moglie né a cosa serva. Zanni di villa si loda de’ buoni portamenti di Burat. del lungo tenpo che lo tiene seco, et della sua fedeltà et volergli dar per moglie Flaminia sua fìglia; Burattino fa azzi col non sapere che cosa sia moglie, né a che servi. LOCATELLI, Le Grandezze di Zanni, I f 70r 245. Il Mago ordina a Zanni di non andare via e di non muoversi, perché gli capiterebbe qualcosa di brutto. Zanni fa lazzi dicendo di aver mosso la testa. Il Mago gli dice nuovamente di non andare via. Mago di strada: ordina Zanni che non si parta nè si muova per qualsivoglia cosa, perché altrimenti li verrà male. Zanni fa azzi che li è mosso il capo, Mago che non si parta. LOCATELLI, La Pazzia di Doralice, III f 65v 246. Giangurgolo, con una grossa chiave, si atteggia a nobile; Buffetto gli chiede cosa sia quella chiave e lui risponde di essere il servo del Cavaliere della chiave dorata; poi fanno lazzi di nobiltà. Giangurgolo con una chiave grossa inargentata, ben vestito fà il grave, in qu.to Buffetto li domanda di quella chiave, lui per esser conosciuto per servitore del Cavaliere de la chiave dorata, fanno lazi di nobiltà. MONARCA, Don Bernardo di Cabrera, I f 186r 247. Dopo aver fatto lazzi, Scapino racconta del tradimento. Scapino doppo lazzi narra il tradimento. CORRER, Isole, III (49) 248. Fabio, vestito da Zanni, racconta di come si sia innamorato di Eolaria figlia del Magnifico e di essersi vestito da Zanni per fingersi suo servo e poter stare con lei, con la complicità di Argentina amata dallo stesso Zanni. Zanni da dentro sente questo discorso, si ingelosisce e dice di non voler più tenere quel travestimento; Fabio lo fa calmare e gli dice di volergliela dare moglie. Zanni dapprima rifiuta, poi Fabio gli parla all’orecchio e lui acconsente. FABIO di casa del Magnfìco, con abbito da Zanni sotto nome di Zanni narra come, esendo stato mandato da Casandro suo padre con Zanni suo sevo allo studio, si è inamorato di Eolaria, figlia del Magnifìco ed essersi posto a servire sotto quel abbitto, godendosi con lei e delli loro amori, e consapevole Argentina e che Zanni se ne sta con li suoi abbiti sotto suo nome in una casa apartato. [.,.] ZANNI di dentro fa sui lazzi, poi fora e se lamenta non voler star più in quel abito, lui lo placa, poi con lazzi dice che gli vol dar moglie. Per suo conto Zanni ricusa, poi con il lazzo di parlargli alla orechia si contenta. CORRER, Suppositi dell’Ariosto, I(183) 249. Pulcinella, facendo il lazzo di non voler dire niente, racconta a Coviello tutto quel che è successo. Policinella, e Covello fanno scena con Cov., e con il lazzo di non volerli dir niente Pol. li narra appuntino tutto l’appuntato. SERSALE, Chi la fa l’aspetti, III, 4 (123) 250. Pulcinella e Coviello vendono al Dottore un gioiello falso; questi lo regala ad Isabella che, accorgendosi del falso, gli dà una bastonata. Il Dottore incontra Pulcinella che prima ride, poi, non volendo dire niente, racconta tuttavia ogni particolare della burla giocatagli. Il Dottore si infuria e va in cerca dei gendarmi. [Isabella] li fa una bastonata, perché la gioia è falsa. [..]Pol. vedendo il Dott. si pone a ridere, per la burla fattali della gioia, Dott. vedendo quello ridere, non sa che sia, alla fine Pol., con lazzi, e bestialmente, mostrando non voler dir niente, li dice tutto della sua invenzione di mercante con la persuasione di Cov., Dott. havendo scoperto questo, si sdegna, e parte per andare alla giustitia e poi Pol., via. [...] SERSALE, Il Dottore burlato, II, 6(140) 251. Prudenza, figlia del Dottore, sviene; Coviello e Policinella pensano che sia morta e, non sapendo come dare la notizia al Dottore, fanno il lazzo di dire una parola per uno. Covello e Policinella da casa, dove hanno lasciata Prud. morta sul letto, e si concertano il lazzo di una parola per uno per darne la nova al Dottore. SERSALE, L’amante ingrato, I, 4 (154)