Relazioni tra imprese, mercati e delocalizzazione Davide Castellani

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Relazioni tra imprese, mercati e delocalizzazione Davide Castellani
RELAZIONI TRA IMPRESE, MERCATI E DELOCALIZZAZIONE
Davide Castellani - Università degli Studi di Perugia
Il precedente Rapporto Economico Sociale 2012-13 dell’AUR ha, tra le altre cose,
evidenziato come le imprese umbre svolgono un ruolo relativamente passivo all’interno
delle catene del valore (Castellani e Pompei, 2013). In particolare, tra le imprese che
sono parte di un gruppo, in Umbria è particolarmente bassa l’incidenza di quelle che
sono alla testa del gruppo, mentre è relativamente più frequente la produzione su
commessa verso altre imprese del gruppo. Inoltre, tra le imprese che producono su
commessa risalta la bassa propensione a produrre per clienti esteri. Questo dato è
coerente con una scarsa internazionalizzazione delle imprese umbre, che si fa più
accentuata se si guarda all’internazionalizzazione più articolata, attraverso investimenti
diretti, delocalizzazione o outsourcing internazionale. Queste evidenze provenivano da
un’indagine su un grande campione di imprese Europee, che includeva però solo poche
decine di imprese umbre. La pubblicazione dei risultati del 9° Censimento generale
dell’industria e dei servizi offre la possibilità di rivedere questo quadro sull’universo delle
imprese.
Il presente lavoro si pone quindi l’obiettivo di fornire un quadro aggiornato delle
caratteristiche delle imprese umbre in tema di relazioni tra imprese, accesso ai mercati
internazionali e delocalizzazione della produzione all’estero. Da questo punto di vista il
lavoro è complementare al pezzo di Brancati (2014) su questo volume, che si concentra
sulla relazione tra innovazione e internazionalizzazione, e analizza il ruolo delle catene
del valore.
La rilevazione sulle imprese del 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi rileva
le imprese alla data del 31 dicembre 2011, e si basa su una tecnica di indagine mista,
articolata in una rilevazione campionaria sulle imprese di piccola e media dimensione
(con meno di 20 addetti) e una rilevazione censuaria sulle imprese di grandi dimensioni
(con almeno 20 addetti)1. Il campione di imprese è stato selezionato dall’Archivio
Statistico delle Imprese Attive (ASIA), e la restituzione dei dati ottenuti è di tipo
censuario. Tuttavia, per via dei coefficienti di riporto all’universo e i conseguenti
arrotondamenti, alcuni totali possono differire dalla somma degli addendi. La rilevazione
consente un insieme di approfondimenti tematici legati ai fattori di competitività
dell’impresa, e rappresenta la prima indagine multiscopo di questo genere promossa
dall’ISTAT in relazione sia alle tematiche investigate, trasversali rispetto alle indagini
attualmente svolte, sia alla copertura in termini di unità rilevate per le singole tematiche.
Per questo lavoro sono state utilizzate le sezioni su relazioni tra imprese, competitività e
mercato, internazionalizzazione.
1
Testo tratto dal sito web http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
153
Il lavoro è organizzato come segue. Il primo paragrafo presenta alcune evidenze
aggregate per l’Umbria, nel confronto con le altre regioni del Centro e con le altre
ripartizioni geografiche, mentre il secondo paragrafo approfondisce anche la dimensione
settoriale. Il terzo paragrafo offre alcune considerazioni conclusive.
Relazioni tra imprese, mercati e delocalizzazione: un’analisi per ripartizioni
geografiche
Secondo il 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi, l’Umbria conta l’1,7%
delle imprese con 3 addetti e più attive in Italia al 31 dicembre 2011, pari a poco più di
18.000 unità su oltre 1 milione di imprese nella stessa classe dimensionale attive in Italia
(tab. 1).
Tab. 1 - Il campione di riferimento
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Sud
Isole
Numero imprese attive con 3 e più addetti
Valori assoluti
%
1,047,035
100
316,240
30.2
249,293
23.8
221,666
21.2
83,290
8.0
18,040
1.7
34,650
3.3
85,685
8.2
177,715
17.0
82,122
7.8
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
La tabella 2 fornisce una prima sintetica rappresentazione delle caratteristiche delle
imprese umbre quanto a orientamento verso il mercato, internazionalizzazione attiva e
passiva e relazioni tra imprese. Il primo dato che risalta è il marcato orientamento delle
imprese umbre verso un mercato relativamente protetto come quello della Pubblica
Amministrazione (P.A.). Infatti, il 7,4% delle imprese umbre ha la P.A. tra i primi tre
clienti, rispetto ad una media nazionale del 6,8%, e valori attorno al 5% per le regioni
dell’Italia mediana (Marche e Toscana). Molto più bassa della media nazionale è anche la
presenza di imprese in cui il principale socio è di nazionalità straniera e la percentuale di
imprese umbre che hanno delocalizzato la produzione la produzione all’estero. Il dato
sull’incidenza delle imprese il cui socio principale è di nazionalità estera può essere
influenzato sia dalla presenza di filiali di imprese multinazionali straniere, che dalla
presenza di imprenditori immigrati. Tuttavia, il secondo aspetto ha probabilmente un
ruolo più importante, specie se si misura tale incidenza in termini di numero delle
imprese, invece che in termini di quota di addetti2. Quindi, la tabella 2 rivela una bassa
propensione di imprenditori stranieri ad avviare attività industriali o dei servizi in
Umbria (pari all’1,9% delle imprese attive), rispetto sia alla media nazionale, che al
Centro, dove però si rileva la forte incidenza degli imprenditori stranieri in Toscana, ed
in particolare l’imprenditorialità cinese a Prato. La quota di imprenditori stranieri in
2
Purtroppo il dato sul numero degli addetti non è disponibile con questo livello di dettaglio.
154
Umbria è però in linea con quella delle Marche. Per quanto riguarda invece la
propensione a delocalizzare la produzione all’estero, l’Umbria presenta un profilo
davvero peculiare, con valori più bassi della media nazionale (1,9% contro 2,3%) e
superiori solo a quelli registrati nelle regioni del Sud e delle Isole. Il confronto con
Marche e Toscana è in questo caso impietoso: la propensione alla delocalizzazione
internazionale delle imprese umbre è del 30% più bassa che in Toscana e del 45% più
bassa che nelle Marche. Questa bassa propensione all’internazionalizzazione della
produzione può avere molte radici, che vanno da una particolare specializzazione in
settori in cui è meno conveniente delocalizzare la produzione, ad una organizzazione
della produzione organizzata attorno un fitto reticolo di relazioni locali, ad una maggiore
difficoltà delle imprese umbre a superare gli ostacoli e i costi della delocalizzazione
internazionale. Nel corso del lavoro forniremo alcune evidenze che possono contribuire
a spiegare quali fattori giochino un ruolo preminente nella bassa propensione alla
delocalizzazione delle imprese umbre. In particolare, mostreremo che tale caratteristica è
comune a gran parte dei settori (manifatturieri e dei servizi), con poche eccezioni.
Inoltre, l’ipotesi che si basa sull’idea che le imprese umbre non necessitino di
delocalizzare perché si avvalgono di un efficiente sistema di sub-fornitura locale verrà
messo in discussione presentando evidenza di una marcata dipendenza delle imprese
umbre dalla committenza di imprese (soprattutto italiane). L’ipotesi più in linea con
l’evidenza empirica sembra essere quella di una maggiore difficoltà delle imprese umbre
a superare i costi dell’internazionalizzazione produttiva. Questa ipotesi trova supporto
anche nel dato sulla percentuale di imprese che hanno ottenuto assistenza per la
delocalizzazione (in rapporto al numero di imprese che hanno delocalizzato la
produzione), che vede l’Umbria raggiungere un valore pari 3 volte e mezzo alla media
nazionale (27,1% contro 7,8%) e più alto del valore raggiunto in qualsiasi altra
ripartizione3. Questo dato può rivelare, da un lato, una straordinaria efficacia delle
politiche di supporto all’internazionalizzazione, ma dall’altro segnala anche una
debolezza strutturale delle imprese umbre che necessitano dell’assistenza di soggetti
(che, come vedremo più avanti, sono soprattutto pubblici). La scarsa
internazionalizzazione delle imprese umbre non si rivela solo nella bassa propensione a
delocalizzare la produzione, che è indubbiamente una strategia particolarmente onerosa
e complessa dal punto di vista organizzativo, ma anche nella più tradizionale
internazionalizzazione commerciale. Rimandiamo a Brancati (2014) per un maggiore
approfondimento di questi aspetti, ma vale la pena rilevare come i dati del censimento
confermano la scarsa propensione delle imprese umbre a servire i mercati esteri. In
particolare tabella 3 mostra che solo il 10,7% serve mercati al di fuori dell’EU-27,
rispetto al 14,1% della media nazionale, il 19,9% della Toscana e il 15,6% delle Marche.
Piuttosto circoscritto al mercato nazionale è anche l’ambito geografico nel quale si
collocano i principali concorrenti delle imprese umbre. La tabella 4 evidenzia, infatti,
come per il 98,4% delle imprese umbre i concorrenti siano essenzialmente nazionali,
contro una media italiane del 97,7% (e il 97,4% della Toscana e il 98,1% delle Marche).
Va segnalato questo dato è in linea con l’evidenza di Brancati (2014) che mostra (figura 16) come l’incidenza
di incentivi e servizi pubblici tra i motivi che hanno spinto le imprese ad internazionalizzarsi è molto alta in
Umbria (22.7%) rispetto alla media italiana (3.5%).
3
155
Tab. 2 - Mercati, internazionalizzazione e relazioni tra imprese
Che hanno la
P.A. tra i primi
tre clienti
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Sud
Isole
6.8
5.2
5.8
6.7
5.0
7.4
5.1
8.9
9.2
10.7
Numero di imprese attive con 3 e più addetti*
** Con
delocalizzazione
Con
e assistenza per
delocalizzazione
delocalizzazione
Il cui socio
principale è di
nazionalità
straniera
2.7
3.6
2.7
3.7
5.1
1.9
1.2
3.7
0.5
0.9
2.3
2.7
2.4
2.6
2.8
1.9
3.4
2.3
1.6
1.4
Con almeno
una relazione
7.8
7.3
7.3
10.7
7.6
27.1
17.0
7.7
5.3
5.8
63.3
64.9
64.0
62.4
62.3
63.2
64.2
61.6
61.3
61.5
La tabella riporta la percentuale di imprese attive con più di tre addetti per ogni tipologia, rispetto al numero
totale di imprese attive con 3 e più addetti.
** Valori in percentuale delle imprese attive con più di tre addetti con delocalizzazione.
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati censimentoindustriaeservizi.istat.it/
*
Tab. 3 - Mercato geografico di riferimento e internazionalizzazione commerciale,
percentuali per ripartizione geografica/regione
Mercato geografico di
riferimento
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Sud
Isole
Nella stessa
regione
90.9
90.3
90.1
90.6
89.7
90.4
88.6
92.4
91.3
95.8
In altra
regione
37.6
42.6
43.2
36.2
38.5
41.9
41.2
30.6
32.1
17.6
Paesi EU27
eccetto Italia
1.3
1.5
1.5
1.3
1.7
1.5
1.4
1.0
0.7
0.7
Extra
EU-27
14.1
18.2
16.3
14.4
19.9
10.7
15.6
9.5
7.3
5.2
Mondo
. 100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
Solo per lo 0,5% delle imprese umbre i concorrenti sono nell’EU-27 (e non in Italia) e
per l’2,4% sono in Paesi BRIC. Per confronto, si noti che il peso di concorrenti da
queste aree è il doppio per le imprese Toscane e circa il 50% più alto nelle Marche.
Per quanto riguarda la delocalizzazione, la tabella 5 fornisce qualche dettaglio in più sulle
modalità e sulla tipologia di assistenza ricevuta. E’ piuttosto interessante notare che, a
fronte di una percentuale relativamente bassa di imprese umbre che hanno delocalizzato
la produzione all’estero (l’1,4% delle imprese attive con 3 addetti o più, pari a circa 350
imprese) il 38,9% di queste ha optato per investimenti diretti esteri, e solo il 62% ha
scelto accordi e contratti.
Questa distribuzione pare in totale controtendenza rispetto al dato nazionale e ancora di
più rispetto alle altre regioni del Centro, dove la percentuale di imprese che scelto di
effettuare investimenti diretti all’estero è tra il 10 e il 15%.
156
Tab. 4 - Localizzazione dei concorrenti, percentuali per ripartizione geografica/regione
Italia
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Sud
Isole
97.7
96.7
97.2
97.8
97.4
98.4
98.1
97.9
98.9
99.3
Paesi EU27
eccetto Italia
1.3
2.0
1.6
1.0
1.1
0.5
0.7
1.0
0.5
0.3
Paesi europei
non Ue
2.3
3.0
2.9
2.1
2.6
1.5
1.7
1.9
1.1
1.1
BRIC
2.9
3.6
3.2
3.0
4.8
2.4
3.9
1.2
1.9
0.5
Mondo tranne
Europa e BRIC
0.4
0.5
0.4
0.4
0.4
0.2
0.2
0.5
0.3
0.2
Mondo
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
Questo dato potrebbe essere consistente con una notevole eterogeneità delle imprese
umbre, come peraltro già sottolineato da Aristei, Bracalente, Castellani e Mantovani
(2010). Infatti, gli investimenti diretti all’estero sono una modalità di
internazionalizzazione indubbiamente più onerosa rispetto alle modalità contrattuali, che
comporta costi affondati maggiori, e quindi può essere intrapresa da imprese che
raggiungano livelli di produttività sufficientemente alti da compensare questi maggiori
costi (Helpman, Melitz e Yeaple, 2004; Antras e Helpman, 2004, Castellani e Zanfei,
2010, Federico, 2012). La maggiore presenza relativa di imprese umbre che hanno
optato per investimenti diretti può segnalare che, sebbene siano relativamente poche le
imprese umbre che sono abbastanza produttive da riuscire a coprire i costi della
delocalizzazione, tra queste vi è un gruppo di imprese davvero eccellenti che riesce ad
intraprendere la via più onerosa per l’internazionalizzazione.
Le imprese umbre hanno un profilo piuttosto peculiare anche rispetto all’assistenza alla
delocalizzazione. Non solo, infatti, come già evidenziato, le imprese umbre mostrano
una propensione decisamente alta ad avvalersi di assistenza ma, quando lo fanno,
scelgono per la quasi totalità (92 su 95) organizzazioni pubbliche localizzate all’estero,
mentre nelle altre regioni italiane prevale l’orientamento ad ottenere assistenza da
soggetti privati localizzati in Italia. Non disponendo di maggiori dettagli, non è possibile
formulare ipotesi precise sui motivi di queste differenze. C’è da immaginare però che tali
differenze siano riconducibili ad un minore ruolo del sistema bancario per
l’internazionalizzazione delle imprese umbre, compensato da una incidenza decisamente
più alta di soggetti pubblici con sedi all’estero, come le Camere di Commercio o l’Italian
Trade Agency (già Istituto per il Commercio Estero).
I dati dell’ultimo censimento resi disponibili dall’ISTAT consentono anche un
approfondimento sulle relazioni tra imprese, con particolare riferimento alle relazioni di
sub-fornitura e committenza, nazionale e internazionale. La tabella 6 mostra il numero
di imprese attive (con 3 addetti e più) che abbiano instaurato una relazione con altre
imprese in qualità di committente e/o di subfornitore, nella forma di accordo
formale/informale o altro, in rapporto al totale delle imprese che abbiano attivato
almeno una relazione.
157
Tab. 5 - Modalità di delocalizzazione e assistenza alla delocalizzazione
Accordi e
contratti
Numero
imprese attive
con 3 e più
addetti con
delocalizzazione
Pubblica
Privata
Italia
Paesi esteri
Numero
imprese attive
con 3 e più
addetti con
delocalizzazione e assistenza
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Sud
Isole
Localizzazione
della organizzazione
di assistenza
Investimenti
diretti esteri
Tipologia di
organizzazione
di assistenza
16.7
20.2
20.2
12.0
10.3
38.9
12.1
9.0
11.8
9.2
86.3
85.0
82.2
89.3
90.9
62.0
89.7
92.1
90.4
92.4
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
33.9
32.5
33.6
39.5
37.5
96.8
16.8
35.1
18.4
34.3
77.5
81.2
83.1
68.6
65.3
6.3
88.8
84.1
87.5
67.2
66.2
57.1
74.5
69.4
80.1
6.3
95.4
62.9
73.7
50.7
50.8
65.4
47.9
40.1
35.8
95.8
14.7
43.7
34.2
71.6
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati censimentoindustriaeservizi.istat.it/
Sebbene la propensione delle imprese umbre a stabilire relazioni con altre imprese non
sia molto diversa da quella riscontrabile in altre regioni italiane (come evidenziato
dall’ultima colonna della tabella 4 le imprese umbre si caratterizzano per una peculiare
prevalenza delle relazioni di subfornitura (13,6% rispetto ad una media nazionale vicina
al 10%), mentre meno frequenti sono i casi in cui le imprese umbre sono committenti
(24,8% rispetto ad una media nazionale di 28% per la sola committenza, e 42,8%
rispetto a 46,1% per la committenza e fornitura). In altre parole, l’evidenza suggerisce
che sia relativamente raro trovare imprese umbre che governano catene del valore, e
anche che siano inserite in processi intermedi della catena (che richiedono di essere sia
committenti che subfornitori).
Tab. 6 - Tipologie di relazioni tra imprese
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Sud
Isole
Commessa
Subfornitura
o subappalto
Accordo
formale
Commessa
e
subfornitura
28.0%
26.0%
25.1%
27.7%
28.0%
24.8%
28.5%
27.7%
33.6%
34.9%
10.5%
10.3%
10.6%
11.3%
10.3%
13.6%
9.5%
12.5%
9.9%
10.7%
16.9%
14.9%
17.3%
17.7%
16.7%
16.3%
15.8%
19.8%
18.5%
18.7%
46.1%
49.3%
49.6%
44.1%
45.0%
42.8%
47.5%
42.0%
41.3%
37.5%
Accordo
informale
Altro
15.6%
15.0%
16.6%
16.2%
17.7%
16.2%
15.0%
15.1%
14.4%
16.5%
20.2%
18.7%
19.2%
21.7%
21.9%
17.7%
16.6%
24.5%
21.2%
22.6%
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
158
Numero
imprese
attive con 3 e
più addetti e
con almeno
una relazione
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
L’analisi della localizzazione delle controparti nelle relazioni tra imprese (tab. 7) consente
di qualificare ancora meglio il profilo di internazionalizzazione delle imprese umbre.
Infatti, come anche mostrato nel contributo di Brancati (2014) le imprese umbre fanno
più frequentemente parte di catene del valore nazionali, piuttosto che di catene globali
del valore. Infatti, per le imprese umbre che operano come sub-fornitori, i committenti
sono per l’89,7% solo italiani, rispetto ad una media nazionale del 83,8% e valori per
Toscana e Marche ancora più vicini all’80%. Simmetricamente, la quota di sub-fornitori
umbri che serve solo committenti esteri è la metà del corrispondente valore in Toscana e
Marche (2,1% rispetto a 4,4% e 4,1%)4.
Tab. 7 - Localizzazione delle controparti nelle relazioni tra imprese
Solo estero
Italia ed
estero
Totale
Solo Italia
Solo estero
Italia ed
estero
Totale
Solo Italia
Solo estero
Italia ed
estero
Totale
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Sud
Isole
Localizzazione
delle controparti
negli accordi
Localizzazione dei
subfornitori
Solo Italia
Localizzazione dei
committenti
83.8
79.1
81.8
84.1
80.5
89.7
81.4
87.8
92.3
94.9
3.2
3.6
3.8
3.6
4.4
2.1
4.1
2.8
1.5
0.9
13.0
17.2
14.4
12.3
15.1
8.2
14.5
9.5
6.3
4.2
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
86.0
82.1
84.2
86.9
85.9
89.6
86.7
87.6
91.6
93.5
2.1
2.9
2.1
2.0
2.2
1.4
1.7
2.0
1.1
0.8
11.9
15.0
13.6
11.1
11.9
9.0
11.6
10.4
7.4
5.8
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
83.4
79.3
80.2
84.9
82.5
83.8
88.1
86.1
90.0
90.3
2.0
2.6
2.4
1.6
1.7
0.3
0.4
2.2
1.4
0.8
14.6
18.1
17.4
13.5
15.7
15.9
11.4
11.7
8.7
9.0
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
Relazioni tra imprese, mercati e delocalizzazione: le specificità settoriali
Finora abbiamo utilizzato i dati del 9° censimento industria-servizi per fornire una
rappresentazione delle caratteristiche delle imprese umbre quanto a orientamento verso
il mercato, internazionalizzazione attiva e passiva e relazioni tra imprese, evidenziando le
differenze con la media italiana e con altre ripartizioni geografiche e con Marche e
Toscana, le due regioni confinanti che rappresentano un buon benchmark competitivo
per l’Umbria. Tuttavia, le differenze nell’aggregato di industria e servizi possono
nascondere anche importanti specificità settoriali. In questo paragrafo ci concentriamo
proprio sulle differenze settoriali5. Per maggiore chiarezza espositiva ci limitiamo al
confronto tra Umbria e Italia.
Similmente, la quota di imprese umbre che serve sia committenti nazionali che esteri si attesta all’8,3%
rispetto al 15,1% in Toscana e 14,5% nelle Marche.
5 Utilizzeremo il dettaglio delle sezioni Ateco, e per le attività manifatturiere scenderemo fino al livello delle
divisioni.
4
159
La tabella 8 mostra innanzi tutto che la distribuzione per settori delle imprese attive con
almeno 3 addetti in Umbria non differisce molto da quella nazionale: nell’industria sono
concentrate circa il 20% delle imprese, nelle costruzioni opera circa il 15% (leggermente
più alto del dato nazionale), nel commercio il 25%, e il restante 40% opera nei servizi.
Tab. 8 - Delocalizzazione per settori industriali e dei servizi, Umbria e Italia
Numero imprese
attive con 3 e più
addetti*
Tipo dato
Territorio
Ateco 2007
totale
totale industria escluse costruzioni (b-e)
attività manifatturiere
industrie alimentari
industria delle bevande
industria del tabacco
industrie tessili
confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e
pelliccia
fabbricazione di articoli in pelle e simili
industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili),
fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio
fabbricazione di carta e di prodotti di carta
stampa e riproduzione di supporti registrati
fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
fabbricazione di prodotti chimici
fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici
fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
metallurgia
fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature)
fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi
elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi
fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso
domestico non elettriche
fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca
fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
fabbricazione di altri mezzi di trasporto
fabbricazione di mobili
altre industrie manifatturiere
riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed
apparecchiature
costruzioni
commercio all’ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli
totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94)
Italia
Umbria
100.0
20.7
19.9
2.9
0.1
0.0
0.8
1.5
100.0
20.6
19.9
3.1
0.2
% di imprese attive
con 3 e più addetti
che hanno
delocalizzato la
produzione
all’estero**
Italia
Umbria
1.0
2.8
2.3
4.2
4.3
1.3
1.5
33.3
5.4
12.9
1.9
3.8
3.8
0.5
...
...
4.0
7.4
0.8
1.1
0.2
1.4
11.0
2.2
6.7
5.7
0.3
0.7
0.0
0.3
0.0
0.7
1.1
0.3
3.7
0.3
0.4
0.9
...
0.2
0.0
0.4
1.7
0.2
3.3
0.2
3.0
1.6
1.2
4.8
15.0
3.8
2.1
3.1
2.9
8.7
...
5.4
...
5.0
...
7.7
0.7
10.8
3.5
2.9
0.5
0.3
6.5
3.2
1.6
0.2
0.1
0.9
0.8
1.2
1.1
0.1
0.1
0.8
0.6
1.0
5.0
8.3
8.8
2.7
4.5
3.7
3.0
8.0
...
11.0
4.0
...
13.8
25.3
40.3
15.6
24.5
39.3
2.4
2.3
1.3
3.2
1.5
0.8
Valori in percentuale del numero delle imprese totali (prima riga).
Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) nel corrispondente settore e territorio
(Italia o Umbria).
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
*
**
160
Qualche differenza in più emerge all’interno dell’industria manifatturiera, con l’Umbria
che si caratterizza per una maggiore importanza delle industrie alimentari,
dell’abbigliamento, del legno e della lavorazione dei minerali non-metalliferi.
Per quanto riguarda la delocalizzazione della produzione all’estero, ricordiamo che
l’Umbria registra una propensione di quasi mezzo punto percentuale inferiore all’Italia
(1,9% rispetto al 2.3%). Questa minore propensione alla delocalizzazione è diffusa in
gran parte dei settori dell’economia umbra. Le eccezioni sono rappresentate dall’industria
del legno e dei prodotti in metallo, e da altri settori, con un peso (in termini di numeri di
imprese) meno significativo nell’economia umbra, come quelli della stampa e supporti
registrati, degli articoli in gomma e materie plastiche, della metallurgia e dei mobili.
Per quanto riguarda invece i mercati geografici di riferimento, la tabella 9 mostra come
la minore propensione dell’Umbria a servire mercati fuori dall’UE-27 sia comune a tutti i
settori dell’industria e dei servizi, con le eccezioni di due settori che rappresentano
complessivamente solo lo 0,3% del numero delle imprese attive, come la fabbricazione
di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di
misurazione e di orologi e gli altri mezzi di trasporto.
La bassa propensione delle imprese umbre ad essere al vertice della catena del valore,
ovvero nella posizione di committenti, è diffuso in molti settori (tab. 10), ma è
particolarmente accentuato in alcuni settori piuttosto importanti per l’economia umbra,
come le industrie tessili, la confezione di articoli di abbigliamento (dove solo il 16% e il
12,2% delle imprese umbre opera come committente). Tuttavia, mentre nel primo caso
il settore si caratterizza per una percentuale di imprese solo sub-fornitrici decisamente
più alto della media nazionale (15,4% rispetto a 10,9%), nel caso dell’industria
dell’abbigliamento sono relativamente più numerose le imprese che si collocano negli
stadi intermedi della filiera, e operano sia come committenti che come sub-fornitori.
Molto particolare il caso dell’industria delle costruzioni, in cui praticamente nessuna
impresa umbra opera solo come committente, rivelando una propensione più alta della
media nazionale (22,3% contro il 15,5%) ad operare come sub-fornitori. Esistono però
settori nei quali le imprese umbre mostrano una propensione relativamente più alta della
media nazionale a governare la catena del valore. Ad esempio, l’industria del legno,
quella dei mobili, della fabbricazione di articoli in gomma e plastica, della lavorazione dei
minerali non metalliferi, dell’elettronica, dei macchinari.
Il grado di internazionalizzazione della catena del valore delle imprese umbre è più basso
della media nazionale praticamente in tutti i settori, con pochissime eccezione. Infatti,
sia per quanto riguarda la localizzazione dei fornitori (tab. 11) che dei committenti (tab.
12) le imprese umbre mostrano una generalizzata minore propensione ad avere
controparti estere. Vale solo la pena segnalare la notevole propensione ad avere
committenti esteri per l’industria umbra degli altri mezzi di trasporto e dei mobili, che
però rappresentano appena l’1% del numero di imprese con 3 o più addetti attive in
Umbria. Sul fronte della subfornitura, solo l’industria delle bevande e della metallurgia
(nei quali operano complessivamente lo 0,4% delle imprese umbre) rivelano una
propensione significativamente più alta della media nazionale nel cercare sub-fornitori
all’estero.
161
Tab. 9 - Mercato geografico di riferimento per settori industriali e dei servizi, Umbria
e Italia*
Mercato geografico di riferimento
Territorio
Ateco 2007
totale
totale industria escluse costruzioni (be)
attività manifatturiere
industrie alimentari
industria delle bevande
industria del tabacco
industrie tessili
confezione di articoli di
abbigliamento, confezione di articoli
in pelle e pelliccia
fabbrica di articoli in pelle e simili
industria del legno e dei prodotti in
legno e sughero (esclusi i mobili),
fabbricazione di articoli in paglia e
materiali da intreccio
fabbricazione di carta e di prodotti di
carta
stampa e riproduzione di supporti
registrati
fabbricazione di coke e prodotti
derivanti dalla raffinazione del
petrolio
fabbricazione di prodotti chimici
fabbricazione di prodotti
farmaceutici di base e di preparati
farmaceutici
fabbricazione di articoli in gomma e
materie plastiche
fabbricazione di altri prodotti della
lavorazione di minerali non metalliferi
metallurgia
fabbricazione di prodotti in metallo
(esclusi macchinari e attrezzature)
fabbricazione di computer e prodotti
di elettronica e ottica, apparecchi
elettromedicali, apparecchi di
misurazione e di orologi
fabbricazione di apparecchiature
elettriche ed apparecchiature per uso
domestico non elettriche
fabbricazione di macchinari ed
apparecchiature nca
fabbricazione di autoveicoli, rimorchi
e semirimorchi
fabbricazione di altri mezzi di
trasporto
fabbricazione di mobili
altre industrie manifatturiere
riparazione, manutenzione ed
installazione di macchine ed
apparecchiature
costruzioni
commercio all’ingrosso e al dettaglio
riparazione di autoveicoli e motocicli
totale servizi non commerciali (h-s
escluso o e 94)
Nella stessa
regione
Umbria
Italia
In altra regione
Italia
Umbria
Paesi EU27
eccetto Italia
Italia
Umbria
Extra
EU-27
Italia
Umbria
Mondo
Italia
Umbria
90.9
82.2
90.4
77.6
37.6
63.5
41.9
73.3
1.3
2.4
1.5
3.8
14.1
32.1
10.7
26.3
100
100
100
100
81.9
92.0
78.6
66.7
76.5
65.0
77.3
87.2
93.8
...
73.1
55.7
64.1
36.1
83.9
100
69.7
78.4
73.5
43.7
87.5
...
72.0
88.0
2.5
0.9
5.6
...
2.5
3.9
3.8
1.4
...
...
3.4
7.8
32.8
13.2
60.7
100
36.7
42.5
26.9
15.6
50.0
...
25.1
41.7
100
100
100
100
100
100
100
100
100
...
100
100
67.2
87.0
33.3
84.6
68.6
57.0
96.7
76.1
7.4
2.1
3.3
9.3
51.3
23.1
23.3
22.3
100
100
100
100
82.0
75.4
79.1
87.0
1.8
...
29.3
17.4
100
100
92.9
93.4
60.5
99.4
0.4
...
16.9
16.8
100
100
89.0
...
54.3
...
0.4
...
18.4
...
100
...
74.7
60.3
52.5
...
85.5
82.7
97.5
...
2.3
9.9
2.5
100
52.5
58.6
40.0
100
100
100
100
100
79.3
62.8
83.3
97.4
2.4
...
43.3
29.5
100
100
90.0
84.3
51.5
74.5
1.2
2.0
25.4
28.8
100
100
80.9
87.8
70.3
86.0
75.3
64.2
94.6
75.5
1.8
1.3
...
0.2
35.0
26.9
32.4
18.0
100
100
100
100
74.2
65.7
81.7
82.9
4.0
2.9
50.0
57.1
100
100
76.2
68.3
77.6
77.8
2.9
1.6
45.4
38.1
100
100
71.9
71.4
81.1
84.9
5.0
2.5
60.6
48.2
100
100
68.4
76.0
79.4
76.0
4.3
4.0
41.7
16.0
100
100
68.8
20.0
71.7
60.0
5.4
30.0
37.1
70.0
100
100
79.0
76.6
86.4
47.9
92.1
94.5
70.1
62.6
63.5
70.5
39.6
65.4
4.9
3.5
0.5
27.4
...
...
43.0
37.6
22.9
45.9
16.8
14.3
100
100
100
100
100
100
95.3
91.9
96.4
93.3
29.1
36.3
31.6
38.9
0.4
1.1
...
0.9
5.6
15.3
3.3
11.0
100
100
100
100
93.3
92.9
28.1
31.3
1.1
1.2
7.0
5.2
100
100
Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) nel corrispondente settore e territorio
(Italia o Umbria).
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
*
162
Tab. 10 - Relazioni di subfornitura e committenza per settori industriali e dei servizi,
Umbria e Italia*
Tipo di relazione intrattenuta
Territorio
Ateco 2007
totale
totale industria escluse costruzioni (b-e)
attività manifatturiere
industrie alimentari
industria delle bevande
industria del tabacco
industrie tessili
confezione di articoli di abbigliamento, confezione di
articoli in pelle e pelliccia
fabbricazione di articoli in pelle e simili
industria del legno e dei prodotti in legno e sughero
(esclusi i mobili), fabbricazione di articoli in paglia e
materiali da intreccio
fabbricazione di carta e di prodotti di carta
stampa e riproduzione di supporti registrati
fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla
raffinazione del petrolio
fabbricazione di prodotti chimici
fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di
preparati farmaceutici
fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali
non metalliferi
metallurgia
fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e
attrezzature)
fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e
ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di
misurazione e di orologi
fabbricazione di apparecchiature elettriche ed
apparecchiature per uso domestico non elettriche
fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca
fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
fabbricazione di altri mezzi di trasporto
fabbricazione di mobili
altre industrie manifatturiere
riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed
apparecchiature
costruzioni
commercio all’ingrosso e al dettaglio riparazione di
autoveicoli e motocicli
totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94)
Commessa
Subfornitura o
subappalto
Italia
Umbria
Commessa e
subfornitura
Italia
Umbria
Italia
Umbria
17.8
19.7
19.7
18.5
24.7
...
20.8
21.8
15.7
20.6
20.5
13.7
21.9
...
16.0
12.2
6.7
7.5
7.5
3.8
3.2
...
10.9
9.6
8.6
8.3
8.3
5.8
9.4
...
15.4
8.2
29.2
42.4
42.6
19.3
26.7
66.7
36.3
34.5
27.0
40.9
41.2
23.6
12.5
...
37.1
47.7
23.2
20.8
23.3
30.8
9.5
5.9
...
7.3
41.8
43.5
50.0
34.0
26.8
21.2
21.2
30.4
16.2
...
3.3
4.7
8.6
4.3
1.2
...
43.1
45.5
42.4
59.4
63.5
...
22.8
22.1
22.5
...
6.0
7.6
2.5
...
37.7
45.6
42.5
100
21.4
20.9
30.8
26.1
6.8
6.8
1.3
7.2
46.7
43.9
52.6
46.4
19.3
17.2
...
18.4
8.9
9.9
18.9
12.9
49.3
53.0
56.8
52.9
19.1
25.7
8.0
2.9
53.0
51.4
20.5
33.3
7.6
1.6
52.2
47.6
20.2
20.8
18.8
21.3
22.5
14.0
25.1
8.0
40.0
39.0
23.8
24.2
6.5
7.7
12.7
6.9
6.0
10.0
2.0
...
10.0
30.1
...
7.7
55.4
47.0
44.2
45.3
36.9
53.9
53.3
56.0
20.0
7.5
25.7
28.0
12.1
22.6
0.9
23.5
15.5
2.2
22.3
3.4
53.0
22.3
46.7
16.9
15.7
14.1
6.0
6.6
18.5
18.2
Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) con almeno una relazione nel
corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria)
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
*
163
Tab. 11 - Localizzazione dei sub-fornitori per settori industriali e dei servizi, Umbria
e Italia*
Localizzazione dei subfornitori
Territorio
Ateco 2007
totale
totale industria escluse costruzioni (b-e)
attività manifatturiere
industrie alimentari
industria delle bevande
industria del tabacco
industrie tessili
confezione di articoli di abbigliamento,
confezione di articoli in pelle e pelliccia
fabbricazione di articoli in pelle e simili
industria del legno e dei prodotti in legno e
sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di
articoli in paglia e materiali da intreccio
fabbricazione di carta e di prodotti di carta
stampa e riproduzione di supporti registrati
fabbricazione di coke e prodotti derivanti
dalla raffinazione del petrolio
fabbricazione di prodotti chimici
fabbricazione di prodotti farmaceutici di base
e di preparati farmaceutici
fabbricazione di articoli in gomma e materie
plastiche
fabbricazione di altri prodotti della
lavorazione di minerali non metalliferi
metallurgia
fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi
macchinari e attrezzature)
fabbricazione di computer e prodotti di
elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali,
apparecchi di misurazione e di orologi
fabbricazione di apparecchiature elettriche ed
apparecchiature per uso domestico non
elettriche
fabbricaz. di macchinari ed apparecchiature nca
fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e
semirimorchi
fabbricazione di altri mezzi di trasporto
fabbricazione di mobili
altre industrie manifatturiere
riparazione, manutenzione ed installazione di
macchine ed apparecchiature
costruzioni
commercio all’ingrosso e al dettaglio
riparazione di autoveicoli e motocicli
totale servizi non commerciali (h-s escluso o e 94)
Solo Italia
Solo estero
Italia ed estero
Tutte
le voci
Italia
Umbria
Italia
Umbria
Italia
Umbria
Italia
Umbria
86.0
80.8
80.4
89.3
84.3
50.0
70.6
73.4
89.6
86.7
86.6
91.3
72.7
...
80.6
88.6
2.1
2.0
2.0
0.9
1.8
...
3.4
4.3
1.4
0.9
0.9
0.5
...
...
4.3
0.3
11.9
17.3
17.6
9.7
13.9
50.0
25.9
22.3
9.0
12.4
12.5
8.2
27.3
...
15.1
11.0
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
...
100
100
78.7
77.8
95.5
75.0
3.5
3.3
...
3.1
17.7
18.9
4.5
21.3
100
100
100
100
80.3
91.6
80.8
88.5
91.7
...
2.4
0.6
1.9
...
...
...
17.3
7.7
17.9
11.5
8.3
...
100
100
100
100
100
...
60.4
37.5
57.7
...
4.3
10.0
7.7
...
35.3
52.5
34.6
100
100
100
100
100
70.8
76.9
2.6
1.5
26.6
21.5
100
100
89.0
93.3
1.3
...
9.7
6.7
100
100
76.0
85.5
28.6
90.4
3.0
0.9
...
0.5
21.0
13.6
71.4
9.1
100
100
100
100
63.0
74.1
3.1
3.7
33.9
25.9
100
100
72.5
68.6
2.7
...
24.8
31.4
100
100
73.9
66.4
82.7
81.3
1.9
2.9
0.6
...
24.2
30.7
17.3
18.8
100
100
100
100
69.2
86.6
78.1
83.5
66.7
94.1
92.0
95.8
4.2
0.6
3.3
1.3
...
...
6.0
...
26.6
12.7
18.6
15.2
33.3
4.4
4.0
4.2
100
100
100
100
100
100
100
100
95.2
78.6
96.0
81.2
0.8
4.3
...
2.7
4.0
17.1
4.0
16.1
100
100
100
100
91.0
95.4
1.2
1.6
7.8
3.1
100
100
Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) con almeno una relazione di commit-tenza
nel corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria)
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
*
164
Tab. 12 - Localizzazione dei committenti per settori industriali e dei servizi, Umbria e
Italia*
Localizzazione dei committenti
Territorio
Ateco 2007
totale
totale industria escluse costruzioni (b-e)
attività manifatturiere
industrie alimentari
industria delle bevande
industria del tabacco
industrie tessili
confezione di articoli di abbigliamento,
confezione di articoli in pelle e pelliccia
fabbricazione di articoli in pelle e simili
industria del legno e dei prodotti in legno e
sughero (esclusi i mobili), fabbricazione di
articoli in paglia e materiali da intreccio
fabbricazione di carta e di prodotti di carta
stampa e riproduzione di supporti registrati
fabbricazione di coke e prodotti derivanti
dalla raffinazione del petrolio
fabbricazione di prodotti chimici
fabbricazione di prodotti farmaceutici di base
e di preparati farmaceutici
fabbricazione di articoli in gomma e materie
plastiche
fabbricazione di altri prodotti della
lavorazione di minerali non metalliferi
metallurgia
fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi
macchinari e attrezzature)
fabbricazione di computer e prodotti di
elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali,
apparecchi di misurazione e di orologi
fabbricazione di apparecchiature elettriche ed
apparecchiature per uso domestico non
elettriche
fabbricazione di macchinari ed
apparecchiature nca
fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e
semirimorchi
fabbricazione di altri mezzi di trasporto
fabbricazione di mobili
altre industrie manifatturiere
riparazione, manutenzione ed installazione di
macchine ed apparecchiature
costruzioni
commercio all’ingrosso e al dettaglio
riparazione di autoveicoli e motocicli
totale servizi non commerciali
(h-s escluso o e 94)
Solo Italia
Italia
Umbria
Solo estero
Italia
Umbria
Italia ed estero
Italia
Umbria
Tutte le voci
Italia
Umbria
83.8
69.9
69.1
83.5
52.9
50.0
68.9
61.4
89.7
75.5
75.2
84.7
42.9
...
76.9
52.9
3.2
5.7
5.9
2.5
5.6
...
4.5
13.1
2.1
5.6
5.8
0.6
...
...
5.5
23.0
13.0
24.4
25.0
13.9
41.5
50.0
26.6
25.5
8.2
18.8
19.0
14.7
57.1
...
18.7
24.5
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
...
100
100
55.0
77.7
100
77.5
12.2
3.9
...
3.9
32.8
18.4
...
18.6
100
100
100
100
73.2
86.5
87.2
81.4
77.8
...
4.1
1.1
0.8
2.3
...
...
22.8
12.4
12.0
18.6
21.3
...
100
100
100
100
100
...
58.2
45.5
83.3
...
6.1
18.5
...
100
35.6
36.0
22.2
...
100
100
100
100
61.6
71.4
4.5
2.4
33.9
28.6
100
100
79.6
92.1
4.7
2.4
15.7
4.8
100
100
68.9
73.4
46.4
88.8
3.9
3.0
...
1.0
27.1
23.6
57.1
10.4
100
100
100
100
61.0
73.7
7.3
...
31.7
26.3
100
100
63.9
74.2
5.5
3.2
30.6
22.6
100
100
48.1
57.3
12.0
11.8
39.9
30.9
100
100
57.2
71.4
8.9
...
34.0
28.6
100
100
68.0
63.1
64.8
80.8
33.3
20.0
84.6
97.0
6.3
8.0
9.0
3.2
...
1.8
11.5
...
25.6
28.9
26.2
15.9
66.7
78.2
3.8
3.0
100
100
100
100
100
100
100
100
95.1
81.0
99.7
90.3
0.9
4.1
0.1
0.3
4.0
14.9
0.2
9.4
100
100
100
100
89.3
93.2
2.0
1.5
8.7
5.4
100
100
Valori in percentuale del numero di imprese (con 3 addetti e più) con almeno una relazione di sub-fornitura
nel corrispondente settore e territorio (Italia o Umbria)
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati tratti da http://dati-censimentoindustriaeservizi.istat.it/
*
165
Note conclusive
Questo studio prende le mosse da un precedente lavoro, già incluso nel Rapporto
Economico Sociale 2012, che evidenziava come le imprese umbre svolgono un ruolo
relativamente passivo all’interno delle catene del valore (Castellani e Pompei, 2013), sia
per la bassa l’incidenza di imprese umbre che sono alla testa del gruppo che per la
frequenza con cui svolgono produzione su commessa verso altre imprese del gruppo, e
sono poco internazionalizzate. Queste evidenze provenivano da un’indagine su un
grande campione di imprese Europee, che includeva però solo poche decine di imprese
umbre. La pubblicazione dei risultati del 9° Censimento generale dell’industria e dei
servizi offre la possibilità di rivedere questo quadro sull’universo delle imprese. Il
presente lavoro si pone quindi l’obiettivo di fornire un quadro aggiornato delle
caratteristiche delle imprese umbre in tema di relazioni tra imprese, accesso ai mercati
internazionali e delocalizzazione della produzione all’estero. Da questo punto di vista il
lavoro è complementare al pezzo di Brancati (2014) su questo volume, che si concentra
sulla relazione tra innovazione e internazionalizzazione, e analizza il ruolo delle catene
del valore.
L’analisi ci restituisce un quadro di elementi in parte già noti, anche se non sempre
adeguatamente quantificati, ma anche alcune informazioni non scontate. Il primo dato,
sostanzialmente noto, che viene confermato dai dati del censimento, è l’orientamento
delle imprese umbre verso il mercato locale e nazionale, e quello relativamente protetto
della Pubblica Amministrazione (P.A.). Per converso, è bassa la propensione a servire
mercati internazionali, specie quelli al di fuori dell’EU-27, che vengono raggiunti solo dal
10,7% delle imprese umbre, percentuale pari al 40-50% in meno rispetto a quanto
registrato in Toscana e nelle Marche. Piuttosto circoscritto al mercato nazionale è anche
l’ambito geografico nel quale si collocano i principali concorrenti delle imprese umbre.
Un secondo risultato, solo in parte noto e quantificato, riguarda invece la propensione a
delocalizzare la produzione all’estero, che in Umbria registra valori del 20% più bassi
della media nazionale e superiori solo a quelli registrati nelle regioni del Sud e delle Isole.
Il confronto con Marche e Toscana è in questo caso impietoso: la propensione alla
delocalizzazione internazionale delle imprese umbre è del 30% più bassa che in Toscana
e del 45% più bassa che nelle Marche. Questa bassa propensione
all’internazionalizzazione della produzione è diffusa in gran parte dei settori
dell’economia umbra. Le eccezioni sono rappresentate dall’industria del legno e dei
prodotti in metallo, e da altri settori, con un peso (in termini di numeri di imprese) meno
significativo nell’economia umbra, come quelli della stampa e supporti registrati, degli
articoli in gomma e materie plastiche, della metallurgia e dei mobili. L’ipotesi più in linea
con l’evidenza empirica sembra essere quella di una maggiore difficoltà delle imprese
umbre a superare i costi dell’internazionalizzazione produttiva. Questa ipotesi trova
supporto anche nel dato sulla percentuale di imprese che hanno ottenuto assistenza per
la delocalizzazione (in rapporto al numero di imprese che hanno delocalizzato la
produzione), che vede l’Umbria raggiungere un valore pari 3 volte e mezzo alla media
nazionale e più alto del valore raggiunto in qualsiasi altra ripartizione. Questo dato se da
un lato può rivelare una straordinaria efficacia delle politiche di supporto
all’internazionalizzazione, dall’altro segnala anche una debolezza strutturale delle
imprese umbre che hanno avuto bisogno dell’assistenza di soggetti privati e (soprattutto)
166
pubblici. Questa interpretazione è in linea con le evidenze riportate nel RES 2012 da
Castellani e Pompei (2013) e Aristei, Bracalente, Castellani e Mantovani (2010) che
rivelavano una minore produttività del lavoro, redditività, qualità del capitale umano
(misurata sia dal rapporto tra quadri e impiegati sul totale degli occupati che dal costo
del lavoro) rispetto alla media italiana (e alle altre regioni del Centro). A fronte di una
percentuale molto bassa di imprese umbre che hanno delocalizzato la produzione
all’estero, è in decisa controtendenza l’elevata propensione ad avvalersi di investimenti
diretti esteri, rispetto ad accordi e contratti. Questo dato potrebbe essere consistente con
una notevole eterogeneità delle imprese umbre, come peraltro già sottolineato da Aristei
et al. (2010). Infatti, gli investimenti diretti all’estero sono una modalità di
internazionalizzazione indubbiamente più onerosa rispetto alle modalità contrattuali, che
comporta costi affondati maggiori, e quindi può essere intrapresa da imprese che
raggiungano livelli di produttività sufficientemente alti da compensare questi maggiori
costi. La maggiore presenza relativa di imprese umbre che hanno optato per
investimenti diretti può segnalare che, sebbene siano relativamente poche le imprese
umbre che sono abbastanza produttive da riuscire a coprire i costi della delocalizzazione,
tra queste vi è un gruppo di imprese davvero eccellenti che riesce ad intraprendere la via
più onerosa per l’internazionalizzazione.
Un terzo insieme di risultati riguarda le relazioni tra imprese, con particolare riferimento
alle relazioni di sub-fornitura e committenza, nazionale e internazionale, che per certi
versi definiscono la posizione delle imprese nella catena globale del valore. I dati del
censimento rivelano che le imprese umbre si caratterizzano per una peculiare prevalenza
delle relazioni di subfornitura, mentre meno frequenti sono i casi in cui le imprese
umbre sono committenti. In altre parole, l’evidenza suggerisce che sia relativamente raro
trovare imprese umbre che governano catene del valore, e anche che siano inserite in
processi intermedi della catena (che richiedono di essere sia committenti che
subfornitori). L’analisi settoriale mette in luce che tale caratteristica è particolarmente
accentuata in alcuni settori piuttosto importanti per l’economia umbra, come le
costruzioni, le industrie tessili e la confezione di articoli di abbigliamento. D’altro canto
però esistono settori nei quali le imprese umbre mostrano una propensione
relativamente più alta della media nazionale a governare la catena del valore. Ad
esempio, l’industria del legno, quella dei mobili, della fabbricazione di articoli in gomma
e plastica, della lavorazione dei minerali non metalliferi, dell’elettronica, dei macchinari.
Infine, come anche mostrato nel contributo di Brancati (2014) le imprese umbre fanno
più frequentemente parte di catene del valore nazionali, piuttosto che di catene globali
del valore. Infatti, per le imprese umbre che operano come sub-fornitori, i committenti
sono più frequentemente italiani, e la quota di sub-fornitori umbri che serve solo
committenti esteri è la metà del corrispondente valore in Toscana e Marche. Questa
caratteristica è comune a gran parte delle imprese dell’industria e dei servizi attive in
Umbria, con l’eccezione delle industrie degli altri mezzi di trasporto e dei mobili, che si
segnalano per una notevole propensione ad avere committenti stranieri. La bassa
propensione a servire committenti stranieri può segnalare che i sub-fornitori umbri si
collocano su stadi della catena del valore facilmente sostituibili, e probabilmente non
sono attrattivi per committenti stranieri. Evidentemente, questo configura un elemento
di grande vulnerabilità. Infatti, la letteratura internazionale sulle Catene Globali del
167
Valore ha recentemente rilevato, anche con studi empirici sull’Italia, come anche se in
media i sub-fornitori siano meno produttivi delle imprese finali (Razzolini e Vannoni,
2011), all’interno di questo gruppo si ritrovano imprese molto diverse, alcune delle quali,
grazie ad investimenti in attività innovative e internazionalizzazione, sono molto simili
alle imprese finali in termini di performance (Agostino, Giunta, Nugent, Scalera e
Triveri, 2014). Inoltre, i sub-fornitori che hanno avviato processi di innovazione e
upgrading relazionale/funzionale hanno sofferto meno di altri nel periodo post-crisi del
2008 (Accetturo, Giunta e Rossi, 2011 e 2012). Pertanto, se le imprese umbre si relegano
in posizioni subalterne della catena del valore rischiano di non cogliere molte
opportunità che da queste possono derivare e rischiano di perdere la sfida competitiva
con subfornitori più efficienti.
168
Riferimenti bibliografici
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www.voxeu.org/article/being-globalvalue-chain-hell-or-heaven, 15 December
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2014
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value chains”, International Small Business Journal published online 4 February
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cura di) Caratteri strutturali e scenari di sviluppo regionale. L’Umbria verso il 2020, Franco
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home or abroad”, Industrial and Corporate Change, 21(6), 1337-1358
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2004
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300-316, March
Razzolini T., Vannoni D.
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in domestic and foreign markets”, World Economy, 34(6), 984-1013
169