Bruxelles, 29 giugno 2005 COMUNICATO STAMPA Eravamo certi

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Bruxelles, 29 giugno 2005 COMUNICATO STAMPA Eravamo certi
Bruxelles, 29 giugno 2005
COMUNICATO STAMPA
Eravamo certi che sul dramma verificatosi a Bogogno (Novara) in questi giorni,
qualcuno sarebbe stato pronto a speculare per tentare di dimostrare che chiunque
possegga un arma (soprattutto se cacciatore) è un potenziale assassino.
Approfittando della disinformazione che spesso regna in materia, si vorrebbe far
transitare il concetto secondo il quale nel nostro Paese si possono detenere ed usare
armi con assoluta disinvoltura, cosí come avviene ad esempio negli Stati Uniti dove
chiunque puó entrare in un negozio d'armi e comperarsi pistole e mitragliatori.
E' opportuno che si sappia che in Italia non è cosí in quanto la detenzione di un'arma è
subordinata al possesso di determinati requisiti valutati dall'autorità competente. Va
ricordato che qualsiasi cacciatore, per diventare tale, deve sottoporsi ad una serie
complicatissima di esami miranti a comprovare sia la conoscenza della normativa in
materia che il possesso dei requisiti psicofisici previsti dalla legge. Va ricordato che
l'attestazione del possesso dei requisiti psicofisici viene rilasciata con scadenza
quinquennale da un ufficiale medico previo certificato rilasciato dal medico curante.
Non va dimenticato che circa due anni fa il Ministro Pisanu impose a tutti i detentori
di qualsiasi tipo d'arma, compresi i cacciatori, una verifica del possesso di tali
requisiti psicofisici straordinaria ed aggiuntiva rispetto a quelle periodiche previste
per legge. Per quanto riguarda invece l'attestato del possesso di tali requisiti
psicofisici per i detentori d'arma per difesa personale (pistola), questo viene richiesto
obbligatoriamente ogni anno. Se ci limitiamo a constatare la casistica, ci accorgeremo
che i casi di persone uccise da arma da fuoco detenuta per difesa personale supera
largamente quelli di uccisioni di persone effettuate con armi da caccia. Le autorità
competenti possono quindi prevenire in larga misura l'accadere di tali fatti criminosi
anche attraverso un'attenta analisi del possesso di adeguati requisiti psicofisici del
detentore di qualsiasi arma, ma non sempre possono prevedere un raptus di follia che
può cogliere alcune persone le quali usano, per portare a termine i loro insani
propositi, quello che gli capita in mano in quel momento, pistola, fucile, coltello,
bastone, o qualsiasi altra arma propria od impropria. Lasciare intendere che chiunque
può disinvoltamente detenere un fucile da caccia e chiunque lo possegga sia un
potenziale delinquente, non solo denota disinformazione ma palese malafede.
Speculare su questi avvenimenti criminosi cavalcando l'impatto emotivo che gli stessi
provocano sull'opinione pubblica al solo scopo di veder emanate ulteriori norme
restrittive a danno dei cacciatori, mi sembra del tutto riprovevole. Dove vogliamo
arrivare? Se un omicidio viene commesso usando un coltello da cucina, dovremmo
forse insinuare che tutte le massaie che detengono un coltello da cucina sono delle
potenziali assassine? Alla LAC (Lega anti caccia) consiglierei di rispettare di più il
dolore che ha colpito le famiglie delle vittime di questi fatti criminosi, evitando, se
possibile, miseri tentativi di speculazione.
on. Sergio Berlato
Deputato al Parlamento europeo