Terza lezione – Arte pubblica e promozione dell`inclusione sociale

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Terza lezione – Arte pubblica e promozione dell`inclusione sociale
Facoltà di sociologia
a.a. 2010 – 2011
Laboratorio on-line:
LA TRASFORMAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI TRA TURISMO
CULTURALE E COMUNITA’ LOCALE
Il ruolo della public art nella rigenerazione urbana
Responsabile: dr. Chiara Tornaghi
Terza lezione – Arte pubblica e promozione dell’inclusione
sociale: strumenti per la ricerca
Bene, eccoci giunti alla terza “lezione”.
Dopo aver visto alcune definizioni chiave e alcune esperienze di rigenerazione e di intervento negli
spazi pubblici che utilizzavano l’arte con finalità anche (non solo) sociali, vediamo, in queste
pagine di mettere a punto uno schema metodologico che possa essere utilizzato per impostare un
lavoro di ricerca.
Vi esorto a tenerne conto quando scriverete la vostra tesina e quando analizzerete il materiale
raccolto.
1. Premessa - Le retoriche della partecipazione nel nuovo quadro della governance
Iniziamo con l’inquadrare il contesto, i discorsi e le retoriche che stanno all’origine delle pratiche di
rigenerazione che utilizzano l’arte pubblica partecipata.
Anzitutto, in un momento cruciale di sviluppo di nuovi assetti istituzionali e di modelli di
governance, le amministrazioni locali sono chiamate a interrogarsi sulle proprie modalità di
incontro con il sociale, sia nella forma di partnership, sia nella forma di incentivi alla partecipazione
e all’espressione di domande emergenti.
Se è vero, infatti, che gli indirizzi comunitari incentivano l’integrazione e la partecipazione1, è
tuttavia opportuno, come sottolineano molti autori, fare attenzione alle retoriche abusate della
partecipazione, che spesso corrispondono – nei vari contesti locali in cui si attuano - a forme di
consultazione prive di incisività e in genere a scarsi livelli di coinvolgimento attivo della cittadinanza
(Hillier 1998, Bifulco-De Leonardis 2002). Le precauzioni ad abbracciare con entusiasmo idee
1
Uno dei documenti più noti sul tema è senza dubbio La Governance europea. Un libro Bianco (2001). Dobbiamo
tuttavia citare anche il documento d’intenti Report on Cultural Industries (2003), particolarmente volto a sottolineare la
promozione di cultura come elemento ‘unificante’ nella vita quotidiana dei cittadini europei. Leggiamo infatti: “culture, in
particular in view of EU enlargement, constitutes an essential and unifying element in the every-day life of the citizens of
Europe; whereas citizen's participation in the European civil area is the primary objective of the European Parliament
whereby culture plays a central role”
1
illusorie di partecipazione spingono, nell’ambito del nostro interesse per il rapporto tra arte e
rigenerazione, a interrogarsi sulla reale ‘inclusività’ di queste iniziative. Per quanto riguarda, poi, le
esperienze cosiddette ‘dal basso’, pare opportuno non solo accogliere l’esortazione di Lanzara ad
indagare più in dettaglio queste iniziative, con l’obiettivo di decifrarne il reale grado di apertura alla
città e l’orientamento a produrre beni comuni, ma anche il rapporto che esse intrattengono con le
istituzioni e la loro capacità di superare il carattere episodico per produrre effetti positivi nel tempo
(Lanzara 2004, De Leonardis 2002)
Un secondo insieme di considerazioni deriva invece da alcune indicazioni dell’Unione Europea.
Tra le tematiche del nuovo piano di lavoro comunitario il Consiglio europeo ha definito alcuni
obiettivi principali da conseguire nei prossimi anni, tra i quali figurano lo scambio di buone prassi
per quanto riguarda la dimensione sociale della cultura, con particolare attenzione al tema
dell’inclusione sociale. L’interesse per le operazioni artistiche in ambito pubblico viene colto, qui,
negli aspetti relativi alle relazioni umane: le finalità dell’arte relazionale nella sfera pubblica (un’arte
per definizione fuori dal ‘sistema dell’arte’) di costituire un momento di confronto su problematiche
che investono la contemporaneità promuovendo al contempo una riflessione sul ruolo della cultura
come terreno d’incontro e luogo di conoscenza.
Serve dunque una definizione di inclusione sociale e un sistema di valutazione delle pratiche
emergenti
2. Una panoramica del dibattito critico sui benefici dell’uso dell’arte pubblica nella
rigenerazione urbana
Relativamente a questo paragrafo, vi rimando anzitutto alla lettura dell’articolo di Hall e Robertson:
“Public Art and Urban Regeneration: advocacy, claims and critical debates”.
Qui di seguito vi propongo una breve sintesi dell’articolo. Si tratta di una lettura particolarmente
importante perché mette in luce le diverse argomentazioni con le quali viene sostenuta
l'importanza del ruolo dell'arte nella rigenerazione urbana.
Come abbiamo detto più volte, sin dalla prima lezione, le politiche di rilancio dell'economia dei
contesti locali fanno sempre più spesso ricorso all'arte e alla cultura come strumenti innovativi.
Nell'ambito di queste politiche, spesso ingenti somme di denaro sono spese in nome di obiettivi
rigenerativi che non è chiaro in che misura vengano raggiunti (i cosiddetti "flagship projects" sono
programmi di larga scala). L'articolo, quindi, dopo una introduzione nella quale mostra il
progressivo interesse delle autorità politiche, di gruppi privati, artisti e associazioni per l'adozione
di programmi art-oriented, inizia ad analizzare il discorso di "giustificazione" della centralità
dell'arte presso questi diversi soggetti.
Questi discorsi ruotano intorno ad alcuni temi chiave:
•
contribuire alla differenziazione locale
•
attrarre compagnie e investimenti
•
sviluppare il turismo culturale
•
dare un valore aggiunto al territorio
•
creare occupazione
•
aumentare l’uso degli spazi all’aperto
•
diminuire il tasso di vandalismo
Questi diversi obiettivi sarebbero realizzabili grazie ad uno specifico contributo nell'arte nel:
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•
•
•
•
•
•
•
sviluppare il senso di appartenenza alla comunità favorendo la creazione di reti di
relazione (es. durante eventi e festival);
sviluppare un "senso del luogo" e combattere i processi di erosione delle specificità
locali attraverso l'installazione di opere d'arte che ridiano un senso di unicità ai luoghi
(es. con opere simboliche ed evocative);
sviluppare identità civica, soprattutto attraverso iniziative artistiche di alto profilo. questo
tuttavia rischia di omogeneizzare molteplici identità sotto l'ombrello di un'ipotetica unica
identità condivisa;
contribuire ad esplicitare i bisogni e i problemi delle comunità e la loro soluzione
attraverso la promozione di attività creative presso alcuni sottogruppi sociali (attività
partecipate piuttosto che opere "d'artista");
combattere l'esclusione sociale attraverso la promozione di partecipazione in attività
culturali (un primo passo verso una partecipazione più ampia nella comunità locale,
come nel caso di Ghent);
promuovere attività educative (migliorare le competenze artistico-espressive degli
individui);
come mezzo di promozione del cambiamento sociale (ad esempio attraverso l'uso in
attività di contestazione o di sovversione dei significati attribuiti allo spazio urbano, e in
genere in molte forme di attivismo - vedi ad esempio il situazionismo);
Queste potenzialità dell'arte, secondo gli autori, sono spesso utilizzate come retoriche, ma rimane
difficile la valutazione di quanto, di questi obiettivi, viene effettivamente raggiunto.
La loro critica, dunque, si basa su alcuni punti:
•
l'assenza di rigorosi strumenti critici di valutazione
•
il ricorso, nei discorsi menzionati sopra, ad un approccio tecnocratico
•
l'esistenza di una valutazione che si basa essenzialmente sulle pratiche di produzione
dell'arte e non tanto sulla sua fruizione pubblica. osservazione delle dinamiche di
appresentazione e non di quelle esperienziali (come il pubblico fruisce l'arte pubblica?)
•
la scarsa presa in considerazione di concetti diversificati di ambiente, cultura, identità
civica, spazio pubblico, nei progetti di arte pubblica (con la conseguenza che molte
iniziative d'arte pubblica rappresentano solo una piccola porzione della comunità e
tendono ad appiattire le differenze, senza di fatto affrontare i reali temi che emergono
dalle diverse componenti sociali)
•
l'assenza di una dimensione critica e tendenza ad ignorare il conflitto sociale.
sostanziale appartenenza dell'arte pubblica al circuito istituzionale dell'arte.
In conclusione, alla luce di tutte le contraddizioni e le difficoltà illustrati, gli autori sollevano alcune
questioni (di natura empirica, strutturale, civica, ideologica e di implementazione delle poltiche) che
possono contribuire a ripensare la valutazione degli effettivi positivi dell'arte pubblica:
•
quali impatti tangibili e misurabili ha un progetto di arte pubblica sul paesaggio,
l'economia, la cultura, la società?
•
che relazione intercorre tra un programma di arte pubblica e le più vaste politiche di
rigenerazione urbana che interessano una località?
•
quali limitazioni strutturali impongono restrizioni alla potenzialità dei progetti di arte
pubblica?
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•
quali sono gli impatti di questi progetti di arte pubblica al di là degli effetti immediati e
visibili sui luoghi, e di che natura sono?
•
quali soluzioni offre l'arte pubblica riguardo ai problemi, sociali e non solo, che essa
mette in luce?
Gli interrogativi e le argomentazioni portate in attacco e a difesa dell'arte in questo articolo
dovrebbero guidare il vostro piccolo lavoro di ricerca. Utilizzateli, insieme a quanto diremo tra
poco, per farvi le domande, per interrogare il materiale empirico che trovate!
3. Verso un quadro metodologico per la ricerca
Sebbene non siano molte le esperienze di valutazione di questo genere, è possibile formulare una
proposta per la valutazione degli effetti inclusivi delle iniziative di arte pubblica negli spazi urbani.
Si tratta di un elenco di variabili utili ad analizzare le esperienze correnti e che mettono a fuoco
alcuni aspetti dell’inclusione.
Questi indicatori vogliono costituire uno strumento di analisi che può essere considerato come
riferimento nell’osservazione o nella progettazione di esperienze di arte pubblica.
Ma vediamo di cosa si tratta.
1) Il contesto delle azioni e dei progetti (specificità del quadro territoriale e istituzionale)
Se è chiaro che le politiche culturali divengono, quotidianamente, elementi sempre più importanti
per i programmi di sviluppo locale, ci chiediamo tuttavia se questo trend vada a discapito della loro
dimensione ‘sociale’, riducendo a pura residualità gli aspetti rigenerativi. Ci chiediamo, insomma, in
che modo e in che misura le politiche culturali che hanno riscontri in ‘momenti’ ed ‘eventi’ negli
spazi pubblici urbani, e che agiscono riqualificando il territorio, assumono obiettivi di pertinenza
civica e rigenerativa e in che misura, per contro, rappresentano elementi puramente di sostegno al
rilancio dell’immagine della città? Dove può essere collocato il confine tra marketing urbano e
rigenerazione? In che misura l’arte pubblica promossa da queste iniziative rappresenta interventi
‘decorativi’ e quanto invece abilita pratiche partecipative e di sensibilizzazione verso tematiche di
pertinenza collettiva?
Per indagare questo interrogativo centrale della ricerca è utile rifarsi a una ricostruzione della
storia istituzionale che caratterizza l’intervento, analizzando i rapporti che esso fa nascere nel
contesto locale, le modalità partecipative che riesce ad attivare, le sinergie che riesce a stabilire tra
società locale e attori istituzionali.
Anche la dimensione territoriale fornisce un buon indicatore in grado di far emergere alcuni
aspetti significativi di queste politiche. Per questo motivo, osservare in che misura queste iniziative
interessino i centri storici delle città, piuttosto che aree periferiche o comunque degradate,
permette di mettere in luce anche quale sia l’utenza alla quale le iniziative sono primariamente
rivolte. Un secondo interrogativo centrale verte dunque sul grado e sulle modalità di
coinvolgimento di fasce deboli della popolazione e l’attivazione di strategie ‘inclusive’.
In estrema sintesi possiamo dire che, alla luce di queste premesse e delle raccomandazioni del
Consiglio Europeo in materia di cultura e di strategie di promozione dell’Unione, è importante
indagare best practices di promozione di arte pubblica negli spazi collettivi urbani attraverso:
a) l’individuazione di iniziative di arte pubblica,
b) l’analisi del modo in cui viene declinato il concetto di rigenerazione (quali popolazioni,
quali strategie inclusive, quali modalità di partecipazione),
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c) la ricostruzione del percorso ‘istituzionale’ di queste esperienze.
Per quanto attiene, in particolare, alla dimensione territoriale, essa viene considerata come
indicatore della principale popolazione cui l’iniziativa è dedicata, pertanto si cercherà
preliminarmente di definire la morfologia del contesto urbano: un contesto periferico degradato, un
quartiere in fase di gentrificazione, una zona centrale, un’area di nuova edificazione. Questa
dimensione può essere indagata prevalentemente mediante il ricorso all’osservazione diretta e
viene documentata attraverso la raccolta di immagini.
2) Dimensione comunitaria dell’inclusione
Con ‘dimensione comunitaria’ si intende sondare invece in che modo l’aspetto processuale e
relazionale dell’arte pubblica produce effetti rigenerativi a livello di comunità: il grado di
coinvolgimento attivo della comunità locale, le azioni di rinforzo del ‘senso del luogo’,
l’agevolazione della compresenza e della comunicazione tra gruppi differenti (ad esempio vecchi e
nuovi residenti, diverse fasce d’età, popolazioni locali e immigrati recenti, e così via) e dunque il
rafforzamento della coesione sociale, l’opportunità di svolgere attività di gruppo, la promozione
della partecipazione alle attività decisionali e organizzative della comunità locale. Questa
dimensione può essere indagata attraverso l’analisi congiunta di documenti programmatici e di
interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati.
3) Dimensione individuale dell’inclusione
Per quanto riguarda, infine, la dimensione individuale è importante rilevare, prevalentemente
attraverso la somministrazione di questionari, alcuni indicatori soggettivi circa la percezione di un
maggiore senso di appartenenza alla comunità, l’acquisizione di nuove abilità organizzative o
professionali, la rilevanza di occasioni di autoespressione e di confronto, l’adozione di un
atteggiamento attivo verso le arti (ad esempio attraverso la stimolazione della creatività), le
opportunità di socializzazione e di sviluppo di nuovi legami e la riduzione dell’isolamento sociale.
Sintesi
In sintesi, ricapitolando quanto detto fino ad ora, per valutare se una iniziativa di arte pubblica ha
delle ricadute sociali in termini di lotta all’esclusione sociale devo pormi i seguenti interrogativi:
Analisi del quadro d’azione:
- La storia istituzionale: in quale contesto di iniziative si colloca? Qual è l’approccio prevalente che
l’amministrazione locale ha adottato fino ad ora nella realizzazione di queste iniziative?
- Quali diversi attori (finanziatori, consulenti, esperti, figure dell’amministrazione, artisti…) sono
coinvolti nelle iniziative?
- In quali territori sono organizzate?
- Quali popolazioni sono coinvolte e in che modo?
La dimensione individuale:
Quale di questi effetti ha cercato di realizzare il progetto?
- senso di appartenenza alla comunità?
- acquisizione abilità organizzative o professionali?
- occasioni di autoespressione, confronto, socializzazione?
- adozione atteggiamento attivo verso le arti?
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- sviluppo di nuovi legami e riduzione isolamento sociale?
La dimensione comunitaria:
- quale grado di coinvolgimento attivo della comunità locale?
- azioni di rinforzo del ‘senso del luogo’?
- agevolazione compresenza gruppi differenti?
- opportunità di svolgere attività di gruppo e livello decisionale ?
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