33 F430, la supercar che parte dalla F1

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33 F430, la supercar che parte dalla F1
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CORRIERE MOTORI
SABATO 4 DICEMBRE 2004
Sabato 4/12
Zoom
LA SCAGLIETTI
SUPERCAR
PER QUATTRO
PASSEGGERI
Una supercar Ferrari
può trasportare quattro
persone molto
comodamente, correre
su una pista (come
quella di Fiorano) a
velocità incredibili,
avere una ripresa quasi
degna di una Formula 1?
Tre domande, tre
risposte affermative:
l’ammiraglia in
questione, il termine è
appropriato, è la 612
Scaglietti (foto sopra), la
2+2 più veloce al
mondo, erede della Gt
456M con motore 12
cilindri a V di 5750 cc,
potenza 540 cavalli,
percorrenza da 0 a 100
km/h in 4’’2, velocità
massima di 320 orari.
Una granturismo
dedicata a Sergio
Scaglietti, il
«battilastre» prediletto
dal Drake che dal 1951
collabora con la Ferrari,
ottant’anni suonati da
un pezzo, quaranta
sigarette al giorno. Il
suo commento: «Devo
proprio essere vecchio
se mi hanno dedicato
una macchina!».
La 612 Scaglietti ha
fatto il proprio debutto
al salone di Detroit 2004.
Le prime consegne in
Italia sono cominciate
nel marzo, le prime negli
Stati Uniti nel settembre
2004. Essendo una 2+2,
la 612 Scaglietti è una
supercar
particolarmente amata
dagli americani, la
maggior parte della
produzione è dedicata a
quel mercato che,
inoltre, è il primo per
l’azienda di Maranello.
Attualmente, la vettura
ha esaurito gli ordini dei
prossimi quindici mesi e
il tempo di attesa per
averla è sull’anno e tre
mesi circa.
Dopo l’apertura del
nuovo show room a
Manhattan il Gruppo
Ferrari-Maserati punta
sempre più al
mercato Usa: ai
prossimi
saloni di Los Angeles e
Detroit, nel gennaio
2005, la Ferrari
presenterà in anteprima
la «Superamerica» (foto
sopra) disegnata da
Pininfarina con la
collaborazione
della Fioravanti che ha
realizzato il tetto
Revocromico che si
ripiega in una decina di
secondi ed è composto
da uno speciale cristallo
che, attraverso un
selettore a cinque
posizioni che si trova
nell’abitacolo, può
essere reso
rapidamente più chiaro
o più scuro. La
Superamerica (motore
V12 di 5.7 litri, potenza
di 540 cavalli) avrà una
tiratura limitata. Non si
potrà, ovviamente,
ammirare al Motor
Show.
PADIGLIONE 33
Tre quarti d’ora in compagnia della Ferrari.
Oggi, dalle 13.35 alle 14.20, la squadra di
Maranello darà il via alle grandi
manifestazioni del Motor Show sulla pista
della Linsdale Arena. Una serie di Pit stop,
con la vettura guidata dal collaudatore
ufficiale della scuderia, Luca Badoer, per
mostrare una volta di più quel che succede
durante un Gran premio di Formula 1. I
meccanici si preparano in formazione
rettangolare, ognuno con un compito ben
assegnato: chi tiene la gomma nuova da
inserire al posto di quella vecchia, chi
tiene la «pistola» pronta per togliere gli
pneumatici usurati durante i giri di corsa
effettuati da Michael Schumacher e
Rubens Barrichello. I ragazzi della Ferrari
non indossano il casco regolamentare che
usano nei gran premi perché a Bologna
non esiste pericolo: e così possono
mostrare il loro volto agli spettatori. Il pit
stop del Motor Show si ferma qui, perché il
rifornimento non è possibile effettuarlo e,
comunque, non avrebbe molto senso a
livello di performance visto che la quantità
di carburante è già prestabilita prima della
gara: circa 11 litri al secondo. Quel che
conta, invece, è la rapidità nel sostituire
quattro pneumatici, operazione che può
essere richiesta durante la corsa per un
qualsiasi motivo, indipendentemente dal
rifornimento. E nell’operazione di cambio
gomme la Ferrari è imbattibile: tre secondi
e otto decimi e il record dei ragazzi di
Maranello. Anche loro, come Michael
Schumacher, sono campioni del mondo.
FERRARI L’ULTIMA ARRIVATA A MARANELLO PRESENTA CARATTERISTICHE DERIVATE DALLE ESPERIENZE DELLE COMPETIZIONI
F430, la supercar che parte dalla F1
E’
uno stand tutt’Italia, il numero
33. In mezzo allo stand Ferrari,
fra una 612 Scaglietti, una
575M Maranello, una 360 Gtc, una 575 Gtc
e una monoposto di Formula 1 campione del
mondo, c’è lei, la regina del Salone: la
F430, l’ultima nata, la vettura che rappresenta la nascita di una nuova generazione di
supercar con motore 8 cilindri. «È la più
bella Ferrari che abbiamo mai fatto», dice
gongolando Luca Montezemolo.
Questo modello, che sviluppa la straordinaria esperienza della tecnologia dell’alluminio iniziata con la 360 Modena, presenta
una serie di innovazioni di grandissimo contenuto direttamente derivate dalle monoposto Ferrari di Formula 1.
Due di queste innovazioni sono proposte in
anteprima mondiale su una vettura stradale:
il differenziale a controllo elettronico (E-Diff) e il co-
mando sul volante che gestisce in maniera
integrata i sistemi che governano la dinamica della vettura, usualmente chiamato dai
piloti della Scuderia «manettino». Entrambi consentono alla F430 di essere aggressiva e cattiva su un tracciato veloce (come la
pista di Fiorano), docile e manovrabile nel
traffico in città.
Il motore della F430 è un V8 di 90˚,cilindrata di 4300 cc, potenza 490 cavalli: si tratta
di un propulsore compatto e leggero ma capace di raggiungere una potenza specifica
di 114 cavalli/litro e di assicurare alla nuova berlinetta Ferrari un rapporto peso/potenza di 2,8 kg/cavallo a sec-
co. L’impianto frenante è disponibile anche
con dischi carbo-ceramici che garantiscono
massima efficacia anche dopo un utilizzo
massiccio e prolungato dei freni. Il cambio,
di derivazione Formula 1, riduce i tempi di
inserimento delle marce consentendo al guidatore di sfruttare al meglio le prestazioni
della vettura (accelerazione 0-100 km/h in
4 secondi netti, velocità massima oltre 315
km/h). Infine l’aerodinamica, che sfrutta le
più recenti esperienze nelle competizioni,
con fondo piatto e grande scivolo estrattore
posteriore, per accrescere il carico verticale. Il prezzo del sogno? 152.500 euro.
n.m.
SOTTO LA LENTE
La splendida linea
della Ferrari F430
e tre particolari
della supercar
di Maranello. In alto:
la plancia, col volante
sul quale sono
collocati i pulsanti
dei sistemi di aiuto
al guidatore. Sotto:
il retro della F430;
e il motore V8, visibile
sotto la copertura
trasparente
MASERATI NON SOLO QUATTROPORTE E GRAN SPORT PER LA CASA MODENESE
MC 12, vince la tradizione sportiva
S
e la GranSport rappresenta l’evoluzione
coupé Maserati, la
MC12 è invece un vero inno alla tradizione sportiva della Casa. Un gioiello motoristico che
partecipa alle competizioni
GT, ma che Maserati ha voluto
omologare per la strada in soli
50 esemplari, equamente suddivisi tra quest’anno e il 2005.
Nata da un’idea stilistica di
Giugiaro e del responsabile design Maserati Frank Stephenson, la MC12 monta in posizione centrale/posteriore un 12 cilindri a V di 65˚con cilindrata
di 6000cc che eroga una poten-
za massima di 630 CV a 7.500
giri/min e coppia di 652 la Cambiocorsa Maserati a 6 rapporti,
con levette poste dietro al volante. L’accelerazione da 0 a 100
km/h avviene in 3,8 secondi e i
200 orari sono raggiunti in 9,9
secondi. Una scattista, lunga
5,14 metri e larga più di due,
elegantissima nella sua esclusiva livrea bianco/blu, con una ripartizione del carico tra i due
assali anteriore e posteriore nel
rapporto 41/59. Carrozzeria e
telaio sono in fibra di carbonio,
materiale che appare anche su
alcune finiture interne. Sospensioni indipendenti a quadrilateri articolati, freni Brembo e
pneumatici Pirelli di dimensioni differenziate tra i due assi denotano il carattere marcatamente corsaiolo di questa supercar
Maserati.
L’INTERVISTA IL COLLAUDATORE DI MARANELLO RACCONTA LA SUA ESPERIENZA BOLOGNESE E IL SUO RAPPORTO CON SCHUMI E BARRICHELLO
Badoer: «Guidare la Ferrari tra i tifosi è come stare in uno stadio inglese»
L
uca Badoer, lei è terzo uomo della Ferrari, ma al Motor
Show di Bologna diventa il
numero uno, il testimonial
del Cavalli«Senti con mano no. Cosa
rappresenla gioia
ta per lei
di chi viene ad
questa full
applaudirci perché i m m e r sion tra i faci vuole bene»
natici delle Rosse?
«È un momento davvero entusiasmante. I tifosi sono a due
metri da me e dalla macchina,
la gioia si può tagliare con il
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coltello. Sono cinque-sei volte
che faccio il Motor Show ma è
sempre un’esperienza diversa. La pista è stretta, ci sono
salti, non si può fare tanto ma
offre una bella sensazione, è
come essere in uno stadio inglese, con i tifosi a portata di
mano e il rumore che rende tutto più vivo, più vero. Ma non
sono io il protagonista: l’eroina è la Ferrari».
La sua è una vita da mediano. È contento?
«Sì, direi di sì. A 33 anni il
mio desiderio è quello di vivere alla Ferrari fino alla fine della carriera».
Senza sogni nel cassetto?
«Certo che ne ho. Il mio sogno
nel cassetto è quello di fare
qualche Gp. Con il ruolo che
ricopro adesso, quello di terzo
pilota, non è impossibile».
Quando Michael dice che
dietro le sue vittorie c’è il
lavoro che fa lei, cosa prova?
«Un estremo piacere, perché
so che quando Michael dice
‘‘grazie Luca’’, in pubblico, lo
pensa veramente e mi fa ancora più piacere quando me lo
dice a quattr’occhi».
In che lingua glielo dice?
«Dipende, un po’ in inglese,
un po’ in italiano, per lui è indifferente».
E con Barrichello come
va?
«Bene, da quando è in Ferrari
non abbiamo mai avuto problemi. E poi lo conosco dai tempi
del kart».
Fuori dalla pista, lei, Michael, Rubens che fate?
«Niente di speciale, dopo il lavoro si va a mangiare».
Di che cosa parlate?
«Di calcio, raccontiamo barzellette, scherziamo molto».
Lei ha avuto incidenti spettacolari. Nel suo bilancio,
può raccontare di aver vi-
sto la morte in faccia?
«Non so se l’ho vista. Di sicuro l’incidente fa parte del mio
lavoro e il peggiore è quello
che deriva dal guasto meccanico».
Il più brutto?
«A Barcellona, nel
2000, fu il peggiore. Se non avessi
avuto una Ferrari...».
Le monoposto
che lei prova sono meno sicure delle auto definitive?
«No. Non corro più rischi di
Michael o di Rubens. Non provo cose che si possono rompe-
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re. Quando un dispositivo viene montato sulla macchina è
sicuro al cento per cento. Il
mio pericolo cresce solo perché io percorro più km degli
altri. D’altronde è
capitato anche a Rubens e a Michael di
avere incidenti».
Senta, Badoer,
lei ha fatto 50 gare in F1. Perché a
un certo momento della carriera ha deciso
di fare il collaudatore?
«Semplice, me l’ha chiesto la
Ferrari».
Paolo Artemi