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CRSR_008
Caruso/Cremona/ La tradizione liutaria cremonese nei suoi aspetti immateriali
Scheda di rilevamento e relazione
Data: 4 giugno 2010
Luogo: Cremona (CR)
Rilevatore: Fulvia Caruso
Supporto: Cassetta MiniDv Sony DVM60 ME Premium
Attrezzatura: Videocamera Canon XM2 PAL
Codice cassetta: CRDV_8
Durata: 44’11”
Relazione: La cassetta contiene la terza parte delle registrazioni sulle tecniche di costruzione e
apprendimento della liuteria cremonese. È stata effettuata il 4 giugno 2010 nella classe della maestra
Wanna Zambelli presso la Scuola Internazionale di Liuteria ‘A. Stradivari’. La registrazione alterna
momenti di illustrazione della tecnica costruttiva tradizionale cremonese da parte della maestra a
momenti di lezione agli allievi della Scuola che sono alle prese con diverse fasi costruttive. Questo
consente di approfondire la spiegazione di come si sviluppa il rapporto maestro-allievo e qual’è il
metodo di insegnamento/apprendimento realizzato dalla maestra Zambelli.
La registrazione presenta alcune interruzioni per la messa in pausa della registrazione tra una fase e
l’altra della ripresa.
Indice:
La registrazione non presenta start id indicativi dei diversi momenti della lezione, si è quindi ritenuto
opportuno costruire un elenco degli argomenti indicandone il minutaggio.
In corsivo gli interventi del rilevatore; tra virgolette le risposte dell’intervistato; senza virgolette le
sintesi degli interventi dell’intervistato.
1.
(1’04”): preparazione del tavolo: la maestra Zambelli sposta gli incastri del tavolo per fissare il
fondo al tavolo e poi procedere con le sgorbie all’intaglio.
2. (0’15”) nulla
3. (0’08”) nulla
4. (0’39”) nulla (la maestra prende gli attrezzi necessari dagli altri tavoli)
5. (9’34”)
0’00”: la maestra prepara la pialla: deve avere la lama alla giusta distanza.
1’00”: “Allora, questa è una tavola e come abbiamo detto, facendo il sistema con la cassa chiusa….”
Si lavora con sgorbie, pialletta e rasiera. La maestra prima spiega a voce, poi mostra come procedere.
Per lavorare con la sgorbia appoggia il gomito sinistro al violino, tiene la sgorbia con la mano ds che
spinge, e guida l’attrezzo con la mano sinistra. Se si porta via troppo legno? Ci sono dei modellini,
però dopo una certa esperienza è difficile che succeda. Se si vuole essere più coerente ad un autore si
usano cinque modellini, per questo si sente paralre di quinte e di sesta. La sesta sono le due linee
verticale ed orizzontale che si incontrano al centro del fondo, le quinte girano la sagoma del fondo
dall’esterno verso il centro. Si procede all’inizio con una sgorbia più grande, poi con una più piccola,
quindi le piallette piatte oppure sagomate, di diverse dimensioni: mi mostra tutte le piallette, molto
piccole, che servono a rendere il legno uniforme. Dobbiamo stare attenti a farlo simmetrico in tutte le
sue parti. Poi si finisce con una rasiera d’acciaio che pulisce tutta la superficie. Poi finito questo
lavoro di bombatura esterna vengono fatti gli spessori interni, sempre con gli stessi attrezzi.
5’20”: Ma queste regole di quinta e sesta sono della sucuola di liuteria oppure c’erano già? Come
regole di approssimazione successive per poi poter procedere ad occhio? “Ma secondo me le
bombature hanno molta importanza per il suono…”. Le bombature cremonesi si distinguono da
quelle tedesche, sono più tondeggianti, ognuno impara con il sistema che vuole applicare.
Normalmente però è una cosa molto personale. Si tenta di fare bombature diverse, ma soprattutto a
un occhio non addetto è difficile che colga le differenze.
Ma nel momento in cui si è istituita la scuola di liutaria si è inventato un metodo di insegnamento o
si è solo mantenuto il metodo che già c’era? “Io questo non glie lo so dire perché sono passati molti
maestri nella sucola…” alcuni non facevano una liuteria didattica, in più nel periodo ottocentesco che
la liuteria cremonese è calata si sono persi tanti saperi, quindi si sono un po’ reinvnetati, cioè hanno
messo in atto una serie di studi per recuperare il metodo. Però ogni liutaio poi ha il suo metodo,
anche perché alla fine quello che poi interessa è che lo strumento suoni bene. Poi dopo c’è sempre
questa cosa del modello cremonese, cui si ispirano tutti. Ci sarà un perché se i maggiori musicisti
utilizzano gli strumenti vecchi italiani, quindi si tende a recuperare e capire i metodi tradizionali
antichi.
6. (2’14”)
0’00”: La maestra verifica il disegno della viola modello Amati scelto dalla allieva. Le spiega come
collocarla con dei morsetti sulla tavola scelta per la forma interna per farsi tagliare dagli addetti la
sagoma della forma. Poi con la squadra dovrà disegnare gli zocchetti e poi costruirli. La maestra
spiega in camera come si procede a fare il modello per la forma interna.
7. (0’28”)
0’00”: la maestra prepara il tavolo per mostrare il procedimento dell’inserimento del manico nella
cassa dello strumento.
8. (0’20”)
0’00”: porta tutti gli strumenti necessari
9. (5’27”)
0’00”: alla fine della costruzione dello strumento bisogna procedere all’incastro del manico. Bisogna
controllare che le misure dell’incastro concordino con quelle del manico. VI sono delle misure
prestabilite classiche, che devono assolutamente essere seguite. Si prefeziona l’incastro lavorandolo
con la sgorbia affinché corrispondano perfettamente misure e inclinazione del manico. Tutto questo
lavoro normalmente negli strumenti barocchi, cioè all’epoca di Amati e Stradivari, non esisteva
l’incastro ma il manico veniva inchiodato, quindi prima di incollare la tavola armonica al fondo.
L’inclinazione era quindi dato dalle fasce e soprattutto dalla tastiera stessa. Negli anni la modifica si
è fatta per consentire una maggiore tensione delle corde e una maggiore sonorità. Il manico barocco
nella maggior parte degli strumenti antichi è stato modificato aggiungengo un tassello alla sua base,
mantenendo il riccio. Il passaggio ovviamente non è avvenuto all’improvviso ma è stato progressivo.
Infatti abbiamo i cosidetti violini di transizione.
10. (3’00”)
0’00”: tornando alla costruzione dello strumento, dopo la bombatura viene rasato e poi vengono
disegnate le ff. C’è una posizione esatta in cui debbono essere fatte. Hanno lunghezza e ampiezza
predefinite. A scuola si usano dei modelli a maschera, con i quali si disegna sulla tavola armonica con
una matita le ff. Poi vengono tagliate con un seghetto a traforo e poi, cosa più importante, vengono
rifinite con il coltello proprio in quello che è il disegno che si è deciso di fare. Poi con una lima, o
meglio sempre con un coltello vengono rifinite. Anche qui la linea è quella che vede l’occhio, quindi
con l’esperienza si verifica il taglio delle ff. Poi Stradivari segnava all’interno posizioni e disegni.
Studiandoli abbiamo capito meglio come farle. Una volta finite le ff viene rifinito l’interno con le
piallette. Molto importante è lo spessore (della tavola).
11. (0’50”)
0’00” lo spessore viene verificato oggi con uno spessimetro, in modo da verificare la giusta misura
punto per punto. E poi dopo viene adattata dalla parte dove poi ci saranno le corde gravi, una
barretta di abete rosso che si chiama catena.
12. (1’18”)
0’00”: la maestra prende un legno di abete da cui poi si costruirà la catena. Viene posto il elgno sulla
tavola per prendere misure e sagoma della tavola stessa con cui lavorare il legno della catena. Serve
sia ad amplificare il suono delle corde gravi sia a distribuire su tutta la cassa la vibrazione che le
corde trasmettono al ponticello.
13. (4’48”)
0’00”: Le fasce. Le fasce vengono piegate per aderire perfettamente al contorno della forma dello
strumento, Hanno uno spessore di circa 2 mm, quindi vengono bagnate con un po’ d’acqua e poi
piegate con un ferro caldo, appoggiandovele sopra e piegandole aiutandosi con uno strumento
composto da una fasica di metallo con due manici alle estremità. Raggiunta la giusta sagomatura
vengono fissate alla forma tramite gli zocchetti e poi fissate con i contro-zocchetti. Il ferro deve
essere bello caldo ma non deve bruciare. Probabilmente è un sistema che ha avuto un’evoluzione,
perché loro lo fanno con ferri elettrici alla giusta temperatura. Fino a 50 anni fa bisognava scaldare i
ferri modellati sul gas, quindi i tempi erano diversi. A seconda del legno può essere più o meno facile
piegarle. Certe volte ci sono delle ... in pratica un liutaio che comincia con qualcuno che sa già come
si fa parte bene. Se è un autodidatta, come succedeva nella prima metà del novecento, dovevano
ingegnarsi e il risultato non era come quello che raggiungiamo noi oggi. Soprattutto nella cura dei
dettagli, nella prefezione dello strumento. In questo la Scuola Internazionale che la bottega artigiana
sono indispensabili.
14. (11’43”)
0’00”: Intervista. Le va di raccontarmi? Io ho iniziato la scuola a 16 anni, che allora erano ancora 4
anni, poi ho iniziato subito ad insegnare e da allora non ho mai smesso. Il metodo della Scuola è
rimasto lo stesso, poi ogni maestro ha il suo stile o le sue preferenze. Con me ad esempio non si
impara il metodo “francese”. Il maestro li prende dall’inizio e li porta per almeno 2-3 anni. Quindi
prima di tutto si impara il metodo tradizionale cremonese per il primo strumento. Poi se allievi
hanno la curiosità di altri metodi si può provare con il secondo strumento. Però sempre con la forma
interna, mai con la forma esterna. La Scuola cremonese deve mantenere la tradizione.
2’28”: il suo primo violino se lo ricorda? L’ho fatto a scuola e c’è ancora. Lo vedo ancora ogni tanto
ma è meglio non vederlo. Secondo me, va molto a persona in base alle doti, ma il livello alto si
acquisisce con il tempo. Soprattutto per quello che riguarda l’estetica. I liutai di oggi sono più bravi a
spiegare e a dare consigli. Però dipende molto dall’allievo e dalle sue capacità. Oggi sono tutti più
grandi quindi più consapevoli e impegnati, ma c’è chi ha più manualità e più occhio, quindi i ritmi
sono diversi. A vedere le linee si impara, chi viene dal Liceo Artistico già ha imparato. In fondo i
violini sono fatti tutti allo stesso modo, se poi si vuole essere artisti bisogna metterci qualcosa di
proprio. Comunque non ce n’è mai uno uguale all’altro, ognuno ha la sua voce. Anche perché il elgno
non è mai uguale, Anche due pezzi di uno stesso tronco non sono mai uguali. Quindi per raggiungere
certi parametri di sonorità vanno raggiunti per approssimazione. È questo che distingue il liutaio
dalla fabbrica. Perché anche se si parte con il voler fare una tavola con degli spessori standard,
bisogna poi fare piccoli adattamenti non solo in base al legno ma anche al mio lavoro. Le misure le ha
stabilite Stradivari, che ha provato varie soluzioni. Noi applichiamo le sue misure, recuperate dai
suoi disegni e dagli strumenti. Poi non tutti gli studiosi sono d’accordo sui metodi di stradivariani,
perché non lo possiamo sapere di preciso. Alcune cose, come il posizionamento delle ff sì, altre non
le sappiamo. Ma il liutaio se ne occupa fino a un certo punto, se ne occupano di più gli studiosi. Noi
seguiamo le regole già stabilite e inseguiamo gli esiti voluti. All’inizio non sono fatti bene, ma
progressivamente si impara. Non ci si deve accontentare di copiare. All’inizio nei primi due anni
fanno solo esercizi propedeutici, ad usare gli attrezzi, affilarli, quale materiale va usato. Solo dopo, al
terzo anno, iniziano a costruire. È difficile che riescano in un anno a fare uno strumento perché le ore
di laboratorio sono poche, Ma se si esercitano a casa velocizzano la mano. Qui l’importante è che
capiscano quali sono le tecniche e apprendere lo “spirito stradivariano”, che è la soddisfazione del
fare al meglio studiando e ricercando gli strumenti giusti. La passione è fondamentale. Se uno non ha
la passione non è un lavoro divertente. Si fanno sempre le stesse cose. Mentre se si comincia a
cercare i propri particolari, tutto cambia.
15. (3’24)
0’00”: l’80% degli studenti sono stranieri. Perché arriano da tutto il mondo. La liuteria cremonese,
ovunque nel mondo, è ritenuta la migliore. In Italia non si creano molte botteghe perché la realtà della
musica in Italia è bistrattata. All’estero ogni scuola ha la sua orchestra. Qui di strumenti se ne
vendono pochi. E le botteghe sono quasi tutte a Cremona (interruzione degli studenti che le fanno
vedere i manici). Spiega in che consiste l’esame del III anno; la realizzazione del riccio in 2 giorni, a
partire da un manico già impostato da loro nelle settimane precedenti.
Fine reg. 44’11”