Balaenoptera

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Balaenoptera
Biol. Mar. Medit. (2004), 11 (2): 138-154
L. Orsi Relini, G. Palandri, F. Garibaldi, L. Lanteri
Laboratori di Biologia Marina ed Ecologia Animale, Dip.Te.Ris, Università di Genova,
Corso Europa, 26 - 16132 Genova, Italia.
NOTE SU ALCUNI PARAMETRI DI POPOLAZIONE DELLA
BALENOTTERA COMUNE, BALAENOPTERA PHYSALUS (LINNEO, 1758)
NOTES ABOUT SOME POPULATION PARAMETERS OF THE FIN WHALE,
BALAENOPTERA PHYSALUS (LINNEO,1758)
Abstract
Following previous studies concerning very young fin whales stranded in the Mediterranean the present
notes analyse adult sizes. Length/frequency distributions of fin whales of the Central Mediterranean were
obtained on the basis of recent and old (before 1920) stranding data. Modal adult sizes of male and female
are 17 and 18 m in modern data and 18 and 20 m in old records; the latter correspond to adult sizes
ascertained in samples obtained by whaling in North Spain. During the twenties other whaling activities in
the Strait of Gibraltar almost destroyed an important calving area: possible relations with Mediterranean fin
whales are discussed.
Key-words: Balaenoptera physalus, size distribution, sex ratio, Mediterranean Sea, Atlantic.
Introduzione
Oggi la balenottera comune rappresenta per il Mediterraneo non soltanto un bene
naturalistico, ma in un certo senso l’animale simbolo degli sforzi di conservazione,
essendo la specie più rappresentativa del Santuario pelagico del Mar Ligure, la più
vasta area protetta di questo mare. Nonostante un grande numero di ricerche passate
e in corso, la specie rimane poco compresa anche in aspetti fondamentali del ciclo
vitale come la riproduzione, la longevità e l’ampiezza delle migrazioni; per esempio
non è chiaro se gli individui nati in Mediterraneo si spostino o no per determinati
periodi nell’oceano adiacente.
La letteratura del Mediterraneo è ricca di dati antichi e recenti sullo spiaggiamento di balenottere che rappresentano un’importante fonte di misure su cui si può
tentare uno studio dei parametri biologici. Su questa linea di lavoro, i dati relativi
alle balenottere più giovani, da circa 5 metri a 12, la taglia dello svezzamento, hanno
permesso di mappare l’area delle nascite e di seguire i movimenti delle madri che
allattano (mediante i reperti dei lattanti) dal settore settentrionale del Mediterraneo
Occidentale (Mar Ligure e alto Tirreno) a quello meridionale (Orsi Relini, 2000). In
questa nota estendiamo lo studio alle taglie adulte.
Questo materiale ci consente anche di tentare un confronto tra la situazione attuale
e un passato relativamente recente, cioè risalente a circa un secolo addietro, quando
esistevano popolazioni di balenottere ancora non toccate dallo sfruttamento sistematico avviato con la messa a punto del cannoncino spara arpione (1864-1868, Cousteau
e Paccalet, 1987). Nel Mediterraneo, o almeno nella sua parte centrale, una caccia
baleniera non è mai esistita e se alla fine del XIX secolo qualche uccisione poteva
avvenire, questa aveva carattere occasionale (Cornalia, 1870; Lessona, 1889; Parona,
1896, 1897). Al contrario un esasperato sfruttamento fu condotto in prossimità dello
Stretto di Gibilterra negli anni 20 del 1900 (Sampera e Aguilar, 1992).
Questo lavoro quindi presenta le distribuzioni di taglia ottenute sulla base delle
Note su alcuni parametri di popolazione della balenottera comune, Balaenoptera physalus (Linneo, 1758)
139
raccolte di dati dei paesi che hanno organizzato lo studio degli spiaggiamenti con reti
nazionali (Francia, Italia) e le confronta con dati ottenuti in passato sulle medesime
coste; introduce poi distribuzioni di taglia e età, derivate da attività baleniere condotte sia in aree oceaniche remote sia in acque iberiche, atlantiche e mediterranee: in
quest’ultimo caso sono disponibili sia dati recenti, degli anni ‘80 sia dati di oltre 50
anni prima, questi ultimi di grande interesse perché rilevati appena era stata avviata
la grande strage di balenottere che vivevano in acque iberiche.
Materiali e metodi
I dati sulle balenottere di recente spiaggiate derivano, per le coste italiane, da
Cagnolaro et al. (1986) e dai rapporti annuali del Centro Studi Cetacei che riguardano gli anni dal 1986 al 2000 (Centro Studi Cetacei, 1987 e seg.) e per le coste
francesi del Mediterraneo dai rapporti nazionali di Duguy, dal 1971 al 1991 (Duguy
e Budker, 1972; Duguy, 1973 e seg.), da Van Canneyt et al. (1998) e da quelli del
GECEM dal 1992 al 1998 (Oliver, 1994 e seg., Dhermain, 2000). Sono state prese
in considerazione le misure realmente effettuate, non quelle semplicemente stimate
da osservatori tutte le volte che il testo consentiva questa distinzione; sono quindi
esclusi gli avvistamenti accompagnati da una valutazione delle dimensioni del cetaceo
in mare.
Nella preparazione di istogrammi lunghezza/frequenza le misure recanti indicazioni di incertezza (circa, pressapoco ecc.) sono state tenute separate dalle altre e le
misure con decimali sono state arrotondate al metro inferiore.
Le misure sulle balene spiaggiate prima degli anni 20, sono state tratte da Parona
(1897, 1908) e Paulus (1966). Le misure e le letture di età derivate dall’attività baleniera sono tratte da Mizrock e Breiwick (1984) e da Aguilar e Lockyer (1987). Gli
istogrammi età/frequenza derivati da questi dati sono stati raggruppati per gruppi di
età di 5 anni (da 1 a 5 = 5; da 6 a 10 = 10 e così via).
Risultati
a) Distribuzioni lunghezza/frequenza delle balenottere mediterranee derivate da
spiaggiamenti recenti.
Le taglie delle balenottere registrate negli ultimi 30 anni sono illustrate in Fig. 1.
Gli istogrammi delle misure non incerte, per un totale di 61 individui sono illustrati
sul lato sinistro della Fig. 1; gli istogrammi ottenuti con tutte le misure per un totale
di 108 individui sul lato destro.
Queste distribuzioni includono tre gruppi di balenottere: neonati e giovani dell’anno (anno 0); giovani e adulti che possono essere in prima approssimazione estratte
dalle polimodali isolando le gaussiane con il metodo di Petersen (1892).
Considerando le misure precise, che sono ovviamente quelle adatte a illustrare
la struttura in taglie (e in età) della popolazione, si possono notare, nell’istogramma
totale di 61 individui (Fig. 1 a sinistra in basso), 4 mode corrispondenti a 5-12-1418 metri: le prime tre corrispondono alle età zero (cioè alla nascita), a uno e due
anni, mentre l’ultima moda corrisponde all’insieme degli adulti. Mentre l’interpretazione della prima e dell’ultima moda sono ovvie, il significato delle due mode
centrali è derivato dallo studio degli spiaggiamenti dei giovani in sequenza temporale
(Orsi Relini et al., 2003). Le categorie di età sopracitate, neonati, giovani e adulti,
sono rappresentate grosso modo da 18+32+11 individui a sinistra. Se si considera
L. Orsi Relini, G. Palandri, F. Garibaldi, L. Lanteri
140
la somma delle misure disponibili, incluse quelle approssimate (Fig. 1 a destra in
basso), si notano due nuove mode a 15 e 20 metri, che sono evidentemente frutto di
arrotondamenti. E’ anche verosimile che l’ultimo individuo di 22 metri, isolato dagli
altri derivi da una stima non solo approssimata, ma anche forse esagerata. Tornando
alle misure precise, è interessante notare che gli spiaggiamenti francesi includono più
adulti che giovani, viceversa quelli italiani. Complessivamente gli adulti rappresentano una minoranza, circa un quarto degli individui spiaggiati.
B. physalus - Francia 1971-2000
B. physalus - Francia 1971-2000
N = 33
9
8
7
6
5
N
4
3
2
1
0
N = 60
9
8
7
6
5
N
4
3
2
1
0
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
LT (m)
LT (m)
B. physalus - Italia 1986-2000
B. physalus - Italia 1977-2000
N = 28
7
6
5
4
N
3
2
1
0
N = 48
7
6
5
4
N
3
2
1
0
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
LT (m)
LT (m)
B. physalus - Francia + Italia 1971-2000
B. physalus - Italia + Francia
N = 61
12
10
8
N 6
4
2
0
N = 108
14
12
10
8
N
6
4
2
0
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
LT (m)
LT (m)
Figura 1 - Distribuzioni lunghezza/frequenza di balenottere spiaggiate in Francia e in Italia negli ultimi 30 anni. A sinistra misure precise, a destra tutte le misure disponibili.
Length/frequency distributions of whales recorded in France and Italy in the last 30 years. Left side precise measures; right side all available measures, including tho
Fig. 1 - Distribuzioni lunghezza/frequenza di balenottere spiaggiate in Francia e in Italia negli
ultimi 30 anni. A sinistra misure precise, a destra tutte le misure disponibili.
Length/frequency distributions of whales recorded in France and Italy in the last 30 years. Left
side precise measures; right side all available measures, including those approximate.
Note su alcuni parametri di popolazione della balenottera comune, Balaenoptera physalus (Linneo, 1758)
141
Infine si dispone dell’identificazione del sesso di 51 individui (Fig. 2). Nella categoria neonati e giovani dell’anno ci sono 7 femmine e 9 maschi. Un rapporto sessi
alla nascita, leggermente in favore dei maschi, è noto dalla letteratura sia nei misticeti
(Aguilar e Lockyer, 1987), sia negli odontoceti.
6
5
N=51
4
N3
2
1
0
4
5
6
7
8
9
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22
LT (m)
Fig. 2 - Distribuzione lunghezza/frequenza per sesso di balenottere, ricavata dai rapporti nazionali
francesi e italiani (maschi in nero).
distribution of sexed per
fin sesso
whalesdiderived
from ricavata
french and
reports
Figura 2Length/frequency
- Distribuzione lunghezza/frequenza
balenottere,
dai italian
rapportinational
nazionali
francesi e
(black
columns
= males).
italiani
(maschi
in nero).
Length/frequency distribution of sexed fin whales derived from french and italian national reports.
(black columns = males).
Nella categoria dei giovanili ci sono 5 femmine e 15 maschi: questo rapporto
sessi, molto più spostato in favore dei maschi è difficile da spiegare e fa supporre
caratteristiche di comportamento che metterebbero il maschio più a rischio.
Infine nelle taglie adulte i due sessi sono in parità. Si constata che la classe di
misura più grande, cioè 19 m, è riservata alle femmine, in linea con il ben noto
dimorfismo sessuale (relativo alle dimensioni corporee, detto anche dimetrismo) delle
balenottere.
b) Le balenottere spiaggiate in Italia e in Francia nell’ottocento e nel primo novecento.
Corrado Parona, iniziò la sua quarantennale direzione del “Museo Zoologico”
dell’Università di Genova nel 1882, quando lo scheletro di una grande balenottera,
una femmina gravida, spiaggiata a Monterosso (Vinciguerra, 1878), era stato da poco
montato dal suo predecessore, Francesco Gasco. Nel 1896 osservò personalmente 4
individui spiaggiati in poco tempo, a seguito di esercitazioni di tiro di navi militari.
Rendendosi conto dell’importanza dello studio degli animali spiaggiati compilò la
prima rassegna storica (Parona, 1897) e avviò la raccolta di dati sui grandi cetacei
spiaggiati per gli anni successivi (Parona, 1908).
In Francia una rassegna storica uscì negli anni 60 (Paulus, 1966): questa ingloba
i dati di Parona, introducendo anche ripetizioni ed errori: dopo aver emendato quelli
individuati dal confronto con le fonti italiane, abbiamo ottenuto una lista di esemplari
L. Orsi Relini, G. Palandri, F. Garibaldi, L. Lanteri
142
spiaggiati prima del 1920 (Tab. 1) e una distribuzione 1/f (Fig. 3). In questa si notano
le mode dei neonati (5 m), dei giovani (15 m) e degli adulti (18 e 20 m); due di
queste a 15 e 20 metri corrispondono verosimilmente, come si è visto nella Fig. 1, a
misure approssimate.
Tab. 1 - Balenottere spiaggiate prima del 1920 sulle coste italiane e francesi.
Fin
whales
before
1920prima
alongdelitalian
and coste
french
mediterranean
Tabella
1 -stranded
Balenottere
spiaggiate
1920 sulle
italiane
e francesi. coasts.
Fin whales stranded before 1920 along italian and french mediterranean coasts.
Numero Taglia Data
Luogo
Numero Taglia Data
Luogo
1
5.30
1884
Saint Tropez
24
18.00
1898
Porto Torres
2
5.40
1916
Porto Vecchio
25
18.30
1908
Marina di Massa
3
5.50
1909
Var
26
18.50
1877
Ile de Piana (Corse)
4
9.00
1871
Antignano
27
18.80
1866
Civitavecchia
5
10.50
1900
Carloforte
28
19.30
1903
Savona
6
11.50
1907
S. Vincenzo
29
19.40
1870
Palavas
7
12.20
1904
Sete
30
19.80
1862
Herault
8
12.90
1854
Marin (Vigo)
31
20.00
1798
Cannes
9
13.00
1870
Saint Esteve
32
20.00
1863
Port-Vendres
10
13.86
1862
Pago
33
20.00
1865
Alghero 1
11
14.00
1896
Framura
34
20.00
1894
Gallipoli
12
14.00
1902
Levanto
35
20.00
1896
Cap Cerbere
13
15.00
1871
Ciotat
36
20.00
1896
Pietra Ligure 2
14
15.00
1898
Porto Ferraio
37
20.00
1896
Gruissant
15
15.30
1830
Corse
38
20.00
1908
Sturla
16
15.30
1897
La Maddalena
39
21.00
1832
Escala
17
15.50
1829
Rosas
40
21.00
1857
Porto Ferraio
18
15.75
1827
Otranto
41
21.00
1896
Genova
19
16.51
1860
Mondello
42
21.50
1863
Sestri Levante
20
16.70
1903 Cabras (Oristano)
43
22.00
1901
21
17.00
1889
44
22.00
1878
Piombino
22
17.00
1889
Piombino
45
24.00
1845
23
18.00
1896
Savona
46
25.60
1828
1
2
3
Livorno
Monterosso
Bordighera
3
4
S.Cyprien
4
Scheletro nel
di Storia
Naturale
di: Milano,
Monaco,
Torino.
Scheletro collocato: nelMuseo
Museo
di Storia
Naturale
di Milano,
nel Genova,
Museo Oceanografico
di Monaco, 3Nel
Museo di Storia Naturale di Genova, 4nel Museo Regionale di Storia Naturale di Torino.
1-4
1
2
9
N=46
8
Inoltre le7balenottere del passato appaiono più grosse di quelle attuali; infatti dopo
la moda di 620 m, si notano 8 individui di misura superiore. E’ chiaro che queste
5
differenze potrebbero
essere imputate a motivi accidentali (imprecisione nelle misure,
N
4
misure non condotte
in linea retta, misure condotte fino alle punte dei lobi caudali
3
anziché al seno
interlobare, tendenza ad arrotondare la misura sul valore superiore,
2
misure condotte
su individui putrescenti in cui i tessuti sono rilassati, ecc.), ma rimane
1
il fatto che alcuni
di questi individui spiaggiati nell’800 sono presenti come preparati
0 musei di città italiane e francesi (Tab. 1).
scheletrici nei
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26
LT (m)
Figura 3 - Distribuzione 1unghezza/frequenza delle balenottere comuni spiaggiate
prima del 1920.
Length/frequency distribution of fin whales stranded before 1920.
21
17.00
1889
Piombino
44
22.00
1878
Monterosso
22
17.00
1889
Piombino
45
24.00
1845
Bordighera
23
18.00
1896
Savona
46
25.60
1828
S.Cyprien
3
4
Note su alcuni parametri di popolazione della balenottera
comune,2 Balaenoptera
physalus4 (Linneo, 1758)
1
3
Scheletro nel Museo di Storia Naturale di: Milano, Monaco, Genova, Torino.
9
8
7
6
5
N
4
3
2
1
0
143
N=46
4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26
LT (m)
Fig. 3 - Distribuzione lunghezza/frequenza delle balenottere comuni spiaggiate prima del 1920.
Figura
3 - Distribuzione
1unghezza/frequenza
delle balenottere
Length/frequency
distribution
of fin whales stranded
before 1920.comuni spiaggiate
prima del 1920.
Length/frequency distribution of fin whales stranded before 1920.
La balenottera n. 33 (Tab. 1), oggi del Museo di Milano, era sicuramente di almeno
19,5 m perché lo scheletro, mancante di 4 rudimentali vertebre caudali, misura 19,3
metri; l’esemplare era fisicamente immaturo, nel senso che non aveva completato i
processi di ossificazione (Cagnolaro, 1977); poteva crescere ancora?
La balenottera n. 44, la femmina gravida di Monterosso trasferita dal Museo universitario al Museo Civico di Storia Naturale di Genova, era almeno 20 metri, forse
quanto di più (il cranio è più lungo di quello della balenottera di Milano; lo scheletro
misura 18,45 m (Parona, 1897) senza dischi intervertebrali e m 19,5 nell’attuale allestimento con i dischi). L’esemplare di sesso maschile n. 36, oggi al Museo Oceanografico
di Monaco, il cui scheletro è oltre 18 m montato senza dischi intervertebrali (Parona,
1897; Rode, 1939), come risulta da una figura di Richard (1936), doveva essere lungo
almeno 19 metri. La balenottera di Bordighera (n. 45 in Tab. 1) fornisce un esempio
molto interessante. Parona riporta la misura di 24 metri da Lessona (1889) che riferì
a sua volta l’affermazione di G. Gené di aver osservato più volte l’animale in mare e
del suo desiderio di averlo in un museo. Quando, secondo Gené, il desiderio divenne
realtà, nel senso che un enorme cetaceo (non è detto che fosse lo stesso) spiaggiò
sulla Riviera ligure e lo scheletro fu trasportato nel Museo Universitario di Torino, un
disegno che accompagnava il preparato mostrava una lunghezza totale di 21,5 metri,
come somma di tre segmenti (muso 3,75 m, testa-corpo 15,25 m e coda 2,50 m); la
coda risultava misurata all’estensione massima dei lobi caudali (in larghezza era di 4,5
m). Ci fu quindi un’esagerazione iniziale, ci fu un modo di misurare l’animale diverso
dal presente; ma oggi la misura sarebbe sicuramente di oltre una ventina di metri.
Come si è notato al paragrafo precedente, nei dati recenti mancano sia le femmine
di 20 m, sia i maschi di 19.
La mancanza di studi sull’età delle balenottere del Mediterraneo, non consente
alcuna considerazione sulla durata della vita. Tuttavia la questione della longevità dei
grandi cetacei è di fondamentale importanza per capirne la biologia. Introdurremo
perciò dati di taglia/età ricavate in zone dove le balenottere sono state cacciate e sono
stati raccolti campioni utili allo studio dell’età.
144
L. Orsi Relini, G. Palandri, F. Garibaldi, L. Lanteri
c) Durata della vita e strutture di taglia ed età in popolazioni sfruttate.
Lo studio dell’età di questa specie è stato tentato con diverse tecniche, di cui
quella ritenuta più attendibile consiste nella lettura delle tracce di crescita del tappo
auricolare. Un lotto di letture di età derivate dalla caccia baleniera esercitata dalla
flotta giapponese in acque antartiche nel periodo 1966-1976, cioè in una fase già
avanzata dello sfruttamento dei grandi cetacei dell’oceano Australe, è stato fornito
dal Far Seas Fishery Research Laboratory al NOAA, NMFS, (Mizroch e Breiwick,
1984).
Si tratta di 3033 maschi e 3735 femmine; le figure 4 e 5 illustrano le distribuzioni l/f ed età/f di questo insieme. L’età più elevata riscontrata nei maschi è 101
anni (1 individuo), nelle femmine 111 anni (1 individuo); l’esemplare più grosso era
una femmina di 24 m (85 anni), un caso unico, mentre una cinquantina di femmine
arrivavano a 23 m.
Si può notare che la taglia modale delle femmine è 22 m e dei maschi 20 m,
ma in termini di età il grosso della cattura è formato da individui giovani (età fino
a 5, fino a 10 anni e fino a 15, in cui i maschi prevalgono). Tra 20 e 40 anni sono
state catturate più femmine, mentre i maschi sono di nuovo più numerosi nelle età
avanzate, circa da 45 a 90 anni.
Questo studio giapponese è molto importante, perché presenta aspetti della longevità della balenottera comune che possono essere rilevati solo su grandi campioni.
Nel Nord Atlantico, età di 70 e 80 anni, particolarmente nei maschi, sono risultate
applicando la stessa tecnica di lettura dell’età a un gruppo di 665 animali (Lockyer et
al., 1977; Aguilar e Lockyer, 1987). Non è chiaro se sussistano anche caratteristiche
biologiche peculiari delle balenottere dei due emisferi. Secondo alcuni, in base alle
taglie, potrebbe essere considerata l’ipotesi dell’esistenza di una sottospecie distinta
nelle acque australi.
d) Distribuzioni lunghezza/frequenza ed età/frequenza del Nord Atlantico orientale.
Dall’attività baleniera effettuata nel Nord della Spagna nel periodo 1979-1984,
Aguilar e Lockyer (1987) hanno studiato un campione di 665 balenottere: l’età era
compresa tra 1 e 84 anni e le taglie tra 12,1 e 22 m. Gli istogrammi l/f ed età/f sono
illustrati nelle figure 6 e 7. Le femmine arrivano a 21 m, i maschi a 19 m. Come
nel caso precedente, il grosso della cattura (più del 60%) è formato da giovani fino a
10 anni di età, ma le età della vita adulta sono meno rappresentate che nel campione
antartico, fatto che potrebbe indicare sia uno sfruttamento più spinto, sia diverse composizioni delle popolazioni in rapporto a gradienti latitudinali. I maschi prevalgono
nelle catture da 10 a 25 e da 70 a 85 anni. Si può notare l’assenza di due classi di
età, corrispondenti agli individui da 54 a 65 anni.
Dato che il campionamento copriva il quinquennio 1979-84, se il naturale flusso
delle età nella popolazione che verosimilmente è rappresentato nelle catture è stato
interrotto da un deficit di nascite, questo si è verificato negli anni 20.
e) Le taglie delle balenottere cacciate in prossimità dello stretto di Gibilterra.
Nel 1910 una spedizione norvegese che cercava le aree di svernamento delle
balene franche notò una grande abbondanza di balenottere in prossimità dello Stretto
di Gibilterra e pensò di avviarne lo sfruttamento. Nacque così una compagnia baleniera a partecipazione norvegese spagnola e inglese che impiantò una stazione a
Getares, nel lato Mediterraneo dello Stretto (Sampera e Aguilar, 1992). La stazione
Note su alcuni parametri di popolazione della balenottera comune, Balaenoptera physalus (Linneo, 1758)
1600
1420
1340
1400
Maschi=3033
1600
1200
1000
Femmine=3735
875
1200
800
1000
600
722
649
490 722
400
600
169
200
400
Maschi=3033
857
875
800
0
1420
1340
1400
200 0
145
Femmine=3735
857
649
193 490
52
193
169
16
17
18
19
20
21
22
52
23
1
24 1 25
LT (m)
Fig. 4 4- Distribuzione
lunghezza/frequenza
delle 20
balenottere
comuni
in25nero) catturate nelle
16
17 delle
18 balenottere
19
21(maschi
22
23(maschi
24 nelle
Figura
- Distribuzione
lunghezza/frequenza
comuni
in nero)
catturate
acqueAntartiche
Antartiche
nel periodo
1966-1976.
Datiriportati
giapponesi
riportati
da (1984).
Mizroch e Breiwick
acque
nel periodo
1966-1976.
Dati giapponesi
da Mizroch
e Breiwick
(1984).
Length/frequency
distribution of fin whales(black columns=males) caught in Antarctic waters in
Figura 4 - Distribuzione
lunghezza/frequenza
delle balenottere
comuni
(maschi
in nero) catturate nelle
the
period 1966-1976.
Japanese data
by Mizroch
e Breiwick
(1984).
Length/frequency
distribution
of reported
fin Dati
whales(black
columns=males)
caught
in Antarctic
waters in the
acque
Antartiche nel periodo
1966-1976.
giapponesi
riportati da Mizroch
e Breiwick
(1984).
period
1966-1976.
Japanese
data
reported
by
Mizroch
e
Breiwick
(1984).
Length/frequency distribution of fin whales(black columns=males) caught
in Antarctic waters in
30
the period 1966-1976.
Japanese data reported by Mizroch e Breiwick (1984).
3025
Percentuale (%)
Percentuale (%)
Maschi=3033
2520
Femmine=3735
Maschi=3033
15
20
Femmine=3735
10
15
5
10
0
5
5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95100105110115
Età (anni)
Figura 5 - Distribuzione età/frequenza delle balenottere comuni catturate nelle acque Antartiche nel periodo
1966-1976. Dati0 giapponesi riportati da Mizroch e Breiwick (1984).
5 0 25 30
75 80 85 90
100 105 110 115
Age/frequency distribution
fin
caught
Antarctic
period
1966-1976.
5 10 15 10 15of220
25whales
30 35 40 45
35 40
45 50 55 60 65
50in55
60 65 70
70waters
75 80in85the
90 95
95100
1 05
1 101 15
Japanese data reported by Mizroch e Breiwick (1984).
Età (anni)
Fig. 5 - Distribuzione età/frequenza delle balenottere comuni catturate nelle acque Antartiche nel
Figura 5 - Distribuzione
età/frequenzaDati
dellegiapponesi
balenottere riportati
comuni catturate
nelle acque
Antartiche
nel periodo
periodo 1966-1976.
da Mizroch
e Breiwick
(1984).
1966-1976. Dati giapponesi riportati da Mizroch e Breiwick (1984).
Age/frequency distribution of fin whales caught in Antarctic waters in the period 1966-1976. JapaAge/frequency distribution of fin whales caught in Antarctic waters in the period 1966-1976.
nese data reported by Mizroch e Breiwick (1984).
Japanese data reported by Mizroch e Breiwick (1984).
L. Orsi Relini, G. Palandri, F. Garibaldi, L. Lanteri
146
120
120
100
96 96
8596 96
100
80
85
80
60
58
58
60
40
40
20
20
0
0
19
2
19
Maschi=255
78
78
Maschi=255
Femmine=295
Femmine=295
34 37
2434 37
21
24
21
2
12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
LT (m)
12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Fig. 66 - Distribuzione
lunghezza/frequenza
delle balenottere
comuni
catturate
nelle
acque del NordFigura
- Distribuzione
lunghezza/frequenza
delle balenottere
comuni catturate
nelle
acque del
Nord-est
est
Atlantico
nel
periodo 1979-1984.
Datie Lockyer
di Aguilar
e lunghezze
Lockyer 1987,
lunghezze
Atlantico nel periodo 1979-1984.
Dati di Aguilar
1987,
ricostruite
dalle età ricostruite
dalle
sulla
base
delle curve
crescita
fornite catturate
dagli autori.
Figura 6 - Distribuzione
lunghezza/frequenza
delledi
balenottere
nelle acque del Nord-est
sulla
baseetà
delle
curve
di crescita
fornite
dagli
autori. comuni
Atlantico
nel periodo
1979-1984.
di
e Lockyer
1987,
lunghezze
ricostruite
dalleperiod
età
Length/frequency
distribution
finAguilar
whales
caught
in
North-east
in the period
Length/frequency
distribution
of Dati
finofwhales
caught
in North-east
AtlanticAtlantic
waters
inwaters
the
sulla
base delle
curve
di crescita
fornite
dagli
autori.
1979-1984.
by Aguilar
and
Lockyer
1987, converted
in lengths
on the
basis of author’s
1979-1984.
AgeAge
datadata
by
Aguilar
and Lockyer
1987, converted
in lengths
on the basis
of author’s
Length/frequency
growth
curves.distribution of fin whales caught in North-east Atlantic waters in the period
growth
curves.
1979-1984. Age data by Aguilar and Lockyer 1987, converted in lengths on the basis of author’s
growth curves. 40
40
35
Percentuale
(%) (%)
Percentuale
35
30
30
25
25
20
Maschi=255
Maschi=255
Femmine=295
Femmine=295
20
15
15
10
10
5
5
0
0
5 10 15 20 25 30 35 4045 50 55 60 65 70 7580 85 90 951001 051 101 15
10 15 20 25 30
35 40 45
50 55 60 65
70 7580
75 80 85 90
95 100 105 110 115
55 10
15 20
25 30 35
4045 50
55 60
65 70
85 90 95100
1 051 101 15
Età
(anni)
Età (anni)
Figura 7 - Distribuzione età/frequenza delle balenottere comuni catturate nelle acque del Nord-est Atlantico
nelDperiodo
1979-1984.
Dati di Aguilar
e Lockyer
1987. comuni catturate nelle acque del Nord-est
Fig. 7 - istribuzione
età/frequenza
delle
balenottere
Figura
7 - Age/frequency
Distribuzione
età/frequenza
delle
balenottere
comuni
catturate nelle acque
del Nord-est Atlantico
distribution
of1979-1984.
fin whales
caught
in North-east
Atlantico
nel
periodo
Dati
di
Aguilar e Atlantic
Lockyerwaters
1987.in the period 1979nel periodo
1979-1984.
DatiLockyer
di Aguilar
e Lockyer 1987.
1984.
Data by
Aguilar and
1987.
Age/frequency
distribution
fin whales
in North-east
in the1979period 1979Age/frequency
distribution
of finofwhales
caughtcaught
in North-east
AtlanticAtlantic
waters inwaters
the period
1984.
by Aguilar
and Lockyer
1984.
DataData
by Aguilar
and Lockyer
1987. 1987.
Note su alcuni parametri di popolazione della balenottera comune, Balaenoptera physalus (Linneo, 1758)
147
cominciò l’attività nel 1921 e risultò incredibilmente produttiva: infatti in soli sei
anni lavorò 4149 balenottere, con un picco di 1109 nel 1924. Appena si diffusero le
notizie del successo, altre stazioni e unità mobili si aggiunsero sulle coste atlantiche
spagnole e portoghesi. La stazione di Getares apparentemente intercettava le balenottere che muovevano dall’Atlantico al Mediterraneo (Sampera e Aguilar, 1992) come
in un imbuto. Un così intenso sfruttamento portò all’esaurimento dei cetacei in pochi
anni: infatti nel 1927 la stazione fu chiusa.
I dati biologici sulle balene uccise sono molto pochi, ma di estremo interesse
perchè raccolti da un naturalista, inviato dal Museo di Storia Naturale di Madrid, A.
Cabrera, che come autore di volumi sui Mammiferi della fauna iberica, aveva ben
chiari i problemi delle misure e dei dettagli morfologici che sono utili a descrivere le
balenottere. Nel maggio 1924 Cabrera condusse due settimane di osservazioni sull’attività baleniera descrivendola puntualmente e annotando che le unità da caccia della
stazione navigavano incessantemente nello Stretto. In particolare assistette alla cattura
di 17 individui, 12 maschi e 4 femmine una delle quali gravida; ne misurò 16 (l’ultimo
era ancora in acqua al momento della sua partenza dalla stazione) e ottenne la taglia
media di 20,6 metri. Le misure furono effettuate “tomando la longitud total desde el
extremo del hocico hasta el borde posterior de la aleta caudal, en un punto a unos 8
o 10 centimetros a un lado u otro de su escotadura media (perché i balenieri usavano
recidere i lobi caudali)”. La femmina più grande risultò lunga 22,9 m, il maschio più
grande 21,1 m; la femmina gravida 22 m e il feto 1,45 m (Cabrera, 1925). Descrivendo il maschio più grande Cabrera precisa che la lunghezza totale è “en linea recta”.
I lavori di Sampera e Aguilar (1992) e di Cabrera (1925) lasciano intravvedere
popolamenti di cetacei che non hanno alcun riscontro nel presente. Se due unità da
caccia catturavano 1000 balene in un anno nello Stretto quante ne potevano avvistare?
Una recente ricerca svolta da aprile ad ottobre proprio con l’intento di censire i Cetacei nelle acque dello Stretto di Gibilterra, ha registrato 498 avvistamenti riguardanti
7 specie: B. physalus figurava con 7 individui (Fernandez-Casado et al., 2000) cioè
mediamente con 1 individuo al mese.
Inoltre nel passato la popolazione dello Stretto includeva individui molto grossi
(le misure ottenute da Cabrera sono simili a quelle delle balenottere antartiche), una
sorta di gruppo scelto rispetto alla popolazione atlantica, come la conosciamo dall’attività baleniera condotta cinquant’anni dopo nella Spagna settentrionale. In questo
gruppo, da notizie raccolte nella stazione di Getares, erano frequenti le femmine gravide (Cabrera, 1925) e le femmine accompagnate da neonati; per uccidere queste
ultime i balenieri avevano inventato il criterio autoassolutorio che un neonato con
pinna dorsale eretta è in grado di alimentarsi da solo (Cabrera, 1925).
Ci sono motivi di ritenere, come notò Jonsgard (1966) che lo stretto e i suoi
dintorni rappresentassero un’importante area riproduttiva. Lo stesso autore, riferendo
delle esagerate catture della stazione di Getares, segnalò un contraccolpo nell’attività
baleniera condotta a Nord della Scozia, con riduzione delle catture che andava in
parallelo con quelle dello Stretto; nello stesso tempo fece notare che le catture norvegesi rimanevano floride, a supporto dell’idea di stocks distinti (i norvegesi hanno
sempre voluto distinguere le balene catturate lungo la costa occidentale da quelle
della costa settentrionale). Naturalmente anche i due “stocks” norvegesi manifestarono segni di declino pochi anni dopo.
Nel 1977 Sergeant scriveva che a fronte di una popolazione Nord atlantica primeva
consistente di un numero di individui compreso tra 30000 e 50000, tutti gli stocks europei erano impoveriti e quelli dei mari settentrionali europei quasi o del tutto eliminati.
148
L. Orsi Relini, G. Palandri, F. Garibaldi, L. Lanteri
La cattura di oltre 6500 individui nelle acque iberiche dal 1921 al 1927 (Jonsgard,
1966) “almost a total population estimate” (Sergeant, 1977) è un fatto straordinario e
ancora più sorprendente appare che 4500 di questi fossero reperiti nelle acque dello
Stretto, a meno che non si riconosca a questa area un particolare valore biologico,
come quello appunto di essere parte di un’area riproduttiva, cioè di un’area dove le
balenottere si concentravano per partorire. Del resto, nel primo secolo dopo Cristo,
Plinio scriveva “Le balene penetrano sino nei nostri mari. Nei mari di Cadice esse
non si mostrano, si dice, prima dell’inverno; esse si rifugiano ad epoca fissa in un
golfo ameno e spazioso, ove si dispongono a partorire”. Questa notazione è di contorno a una vivace descrizione delle abitudini delle orche, una specie inconfondibile
già tempi dei romani a differenza di balene e balenottere, per le quali ci sono dubbi
di corretta identificazione (Cagnolaro, 1982). Rimane il fatto che i Romani sapevano
che in quella zona nascevano grandi Misticeti e che il termine «balene», alla luce
delle osservazioni di Cabrera, indica verosimilmente la Balaenoptera physalus.
Conclusioni
Abbiamo ricavato dalla ricca letteratura disponibile, alcuni fatti a nostro avviso
interessanti, come elementi di riflessione sulla storia vitale delle balenottere comuni.
Anzitutto la durata della vita: la specie è capace di una vita più che centenaria come
risulta dalle ricerche sulle popolazioni dell’emisfero Sud. Nelle stesse acque sono
state raccolte informazioni di rilievo sulle capacità di spostamento (Gambell, 1981).
Balenottere marcate presso le coste cilene, con la migrazione trofica verso l’Antartide e ritorno, guadagnando qualche decina di gradi di longitudine, si ritrovano nel
settore atlantico. Il tempo minimo “per cambiare oceano” verificato con marcatura e
ricattura è di 15 mesi (con una decina di migrazioni una balenottera può dunque fare
il giro del mondo?). Anche nei percorsi inversi, da Sud a Nord sono state osservate
caratteristiche interessanti: un individuo marcato in Antartide è stato catturato presso
una stazione baleniera di Durban dopo che aveva percorso 3216 miglia in 8 mesi.
Abbiamo poi considerato la composizione delle catture, in taglia e in età: nell’oceano Australe come nel Nord Atlantico il grosso delle catture era fatto di individui di buona taglia che tuttavia in termini di età erano molto giovani (fino a 10 anni),
sicuramente immaturi dal punto di vista somatico e molto probabilmente anche dal
punto di vista sessuale: infatti si calcola che la maturazione sessuale avvenga tra 8 e
12 anni (Notarbartolo e Demma, 1997). I grandi perciformi pelagici che si riproducono
nel Mediterraneo, come il tonno rosso e il pesce spada non sono confinati in questo
mare; possono trascorrere anni nell’oceano e tornare al Mediterraneo per la riproduzione. Le grandi balene intercettate dalla stazione di Getares presentano evidenti analogie con i tonni che tornano al Mediterraneo per riprodursi in forma di “giant spawners” di 10-30 anni e più. Da tempi millenari l’uomo ha intercettato la migrazione
lungo lo stretto con tonnare di andata e di ritorno. Con le balenottere, una stazione
aperta tutto l’anno (a differenza di quelle del Nord Europa) poteva appunto coprire,
come sembra abbia fatto, con grandissima efficienza i percorsi di andata e ritorno.
Una volta raggiunto l’oceano, le giovani balenottere avrebbero molti anni per girovagare nelle aree trofiche del Nord Atlantico prima della necessità di una migrazione
riproduttiva per il parto. Ciò spiegherebbe molti movimenti “locali” di balenottere,
ampiamente descritti dai balenieri (Ingebritsen, 1929; Jonsgard, 1966), generalmente
sempre per affermare l’esistenza di stocks distinti.
Note su alcuni parametri di popolazione della balenottera comune, Balaenoptera physalus (Linneo, 1758)
149
Negli anni del grande sfruttamento industriale dei cetacei del dopoguerra la suddivisione in numerosi stocks significava anche permettere a ciascun paese libertà di
azione in una certa area marina di competenza. Infatti la Commissione Baleniera
Internazionale ha ritenuto valida per l’Atlantico Settentrionale l’esistenza di almeno
7 unità: della Nova Scozia, del Labrador e Terranova, della Groenlandia Occidentale,
della Groenlandia Orientale e Islanda, della Norvegia Settentrionale, della Norvegia
Occidentale ed isole Faroe, delle Isole Britanniche, Spagna e Portogallo. Questa suddivisione trovò sostegno anche da ricerche biologiche di varia natura, incluse quelle
genetiche (Haug, 1981; Danielsdottir et al., 1991; Arnason et al., 1992).
Per l’IWC le balenottere del Mediterraneo sono state considerate parte dello stock
delle Isole Britanniche-Spagna-Portogallo, anche sulla base di analisi chimiche che
evidenziavano alti valori di Iodio nell’olio ricavato da esemplari uccisi alle isole
Ebridi, un aspetto che sarebbe correlato all’alimentazione nel Mediterraneo (Jonsgard,
1966).
Le più recenti indagini genetiche mostrano invece una certa differenza tra le
balenottere del Mediterraneo e quelle del vicino Atlantico in termini di DNA mitocondriale, ma non di geni nucleari (Berubé et al., 1998). Questo aspetto è allineato
col fatto che le balenottere Mediterranee hanno una propria area in cui partoriscono,
che è risultata coincidente col Santuario del Mar Ligure (Orsi Relini, 2000), mentre
rimane incerta la localizzazione delle aree riproduttive delle balenottere dell’Atlantico
Orientale. Le sopracitate ricerche sul DNA mitocondriale mostrano inoltre che le differenze tra campioni della Spagna Settentrionale e della Groenlandia Occidentale non
sono significative, fatto che sembra sconfessare la suddivisione in stocks dell’IWC
e anche le precedenti ricerche genetiche che separavano le popolazioni cacciate in
Islanda, Spagna e Norvegia. Del resto non era difficile supporre che gli stocks dell’IWC dovessero essere interpretati come unità gestionali più che come unità biologiche (Donovan, 1991).
Le taglie adulte delle balenottere del Mediterraneo, almeno quelle dell’ottocento
e primo novecento, sono simili a quelle rilevate nell’attività baleniera della Galizia
(Aguilar e Lockyer, 1987). Inoltre le strutture di taglie ed età di queste ultime balenottere, sembrano suggerire una relazione tra cetacei di Gibilterra e del Nord della
Spagna per il vuoto di età che si constata in corrispondenza degli anni del massacro.
Si può dunque ritenere che le balenottere della parte più occidentale del Mediterraneo e dell’Atlantico adiacente fossero un’unica popolazione e contemporaneamente
ritenere separate da queste le balenottere del Mar Ligure?
Se nel Mediterraneo occidentale c’erano, fino a circa 75 anni fa due aree riproduttive, una nel golfo di Cadice e nel Mare di Alboran e una nel Mar Ligure, potevano
i riproduttori rimanere separati? La distanza tra le due aree può essere percorsa in
tempi brevi come dimostrano le marcature (Gambell, 1981) e verosimilmente la capacità di comunicazione sonora delle balenottere è tale da coprire grandi distanze.
Queste considerazioni sottolineano che esistono ancora molte incertezze nell’interpretazione della biologia della specie. Le notevoli contraddizioni che esistono tra dati
genetici e dati derivati dalle attività baleniere dell’Atlantico orientale sono provvisoriamente rimosse da Notarbartolo et al. (2003) con l’ipotesi che le balenottere dello
stretto costituissero un’unità di popolazione separata. Tuttavia l’ipotesi di una popolazione residente nello Stretto sembra insostenibile proprio per l’entità numerica del
contingente catturato (si rammenta che al presente l’intera popolazione del Mediterraneo occidentale è stimata di circa 3500 individui, secondo Forcada et al., 1996, una
150
L. Orsi Relini, G. Palandri, F. Garibaldi, L. Lanteri
stima che molti ritengono ottimistica), oltre che per il fatto che uno stretto non è un
recesso riparato ma una via di comunicazione e di scambio che riguarda molte categorie del necton, di cui i pesci forniscono gli esempi più articolati (Orsi Relini, 2001).
Lo studio delle taglie passate e recenti sembra inoltre segnalare dei cambiamenti
di cui è difficile dare un’interpretazione nel caso la popolazione sia isolata (secondo
Berubè et al., 1998, la distinzione genetica non sarebbe recente e, quindi, non si
potrebbe mettere in relazione con la strage degli anni venti): perché le balenottere
dell’ottocento erano più grandi di quelle spiaggiate di recente? E’ semplicemente
questione delle dimensioni dei campioni che potrebbero essere ancora inadatti a confronti, oppure questa variazione sta segnalando un recente cambiamento nella popolazione mediterranea? Ma perchè le taglie dovrebbero ridursi se non c’è mai stato sfruttamento? Ci sembra che questi interrogativi non possano essere ignorati nel quadro
delle problematiche della conservazione.
Summary
Also if stranding data could not be the best basis for the study of demographic parameters, in the case of
the fin whale of the Mediterranean, they are presently the sole source of measures from which at least some
biological characteristics of the population can be derived. In Mediterranean stranded whales, the fraction of
neonates-calves and juveniles is prevalent and it was used in previous papers to map the calving area and
the movement of lactating females as well as to assess the postnatal growth; in the present paper adult sizes
are studied.
Measurements derived from stranding events were divided in the following categories: 1) modern data,
obtained by french and italian stranding networks on national basis during the last thirty years; 2) old data,
concerning stranding on Mediterranean french and italian coasts before 1920 (N=46); 3) precise and approximate measurements (N=61 and 47); 4) sexed individuals (N=51). The limit of old data at 1920 was set taking
into account that in the period 1921-1926 a whaling station positioned in the Strait of Gibraltar processed
fin whales in large numbers (surpassing the total number presently assigned to the entire West Mediterranean
population). Sizes of these whales as well as length/frequency and age/frequency distributions derived from
whaling activities in the northern Iberian peninsula (Aguilar and Lockyer, 1987) were also reported to look
for possible relations between Mediterranean and Atlantic whales.
Modal adult sizes of males and females in recent data are respectively 17 and 18 m total length; in old
data modes at 18 and 20 m appear, albeit in unsexed individuals. The last whaling activity in Spain during
the eighties concerned adults males and females of 18,5 and 20 m modal sizes; however more than 46% of
the captures was formed by individuals of age 1-10 years. In age/frequency distributions of these captures,
individuals about sixty year old are missing, a fact that can be related to the very heavy exploitation of
fin whales occured in the Strait of Gibraltar; in fact the Strait and its surroundings represented a calving
ground.
Recent genetic studies proposed a distinction of the Mediterranean population, in terms of mitochondrial
DNA, in respect of a series of Atlantic areas including those closest to the Mediterranean, i.e. Spain waters.
On the other side separation of breeding areas, mediterranean and atlantic, seems scarcely possible if, in a
recent past, the Strait and its surrounding were a calving ground of Atlantic and/or Mediterranean fin whales.
This aspect remains unexplained, as well as the smaller sizes indicated by modern data.
Ringraziamenti
Si ringraziano il dott. L. Cagnolaro, già direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, il dott.
R. Poggi, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, il dott. S. Bovero del Museo Regionale di
Storia Naturale di Torino, per le informazioni sulle balenottere conservate nei rispettivi istituti. Un particolare
ringraziamento al prof. Pietro Passerin d’Entreves dell’Università di Torino che ha messo a disposizione un
antico disegno (oggi custodito presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo) che accompagnava
la balenottera di Bordighera quando l’animale pervenne al Museo di Zoologia dell’Università. Siamo grati
anche alle Signore Paola Volvera e Cristina Macciò, bibliotecarie del Museo di Genova, per aver fornito
preziosa bibliografia antica.
Note su alcuni parametri di popolazione della balenottera comune, Balaenoptera physalus (Linneo, 1758)
151
Bibliografia
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