Ragazza difende gruppetto di gay: pestata a sangue

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Ragazza difende gruppetto di gay: pestata a sangue
Fuoritempo
Ragazza difende gruppetto di gay: pestata a sangue, ora rischia di perdere l'occhio
Inviato da Giorgio Mottola da "Il Corriere della Sera"
martedì 23 giugno 2009
Ultimo aggiornamento mercoledì 01 luglio 2009
Omofobia,
ma soprattutto indifferenza. A meno di una settimana dalla diffusione
del video della morte del suonatore romeno Petru a Montesanto
(spirato in mezzo alla folla che fuggiva), ancora una volta i
napoletani devono interrogarsi sulla difficile conciliazione tra
paura e senso civico. In piazza Bellini, intorno alle due di notte,
un gruppetto di delinquenti con il capo rasato ha malmenato alcuni
giovani omosessuali e mandato all'ospedale una ragazza che era
intervenuta (unica a farlo) in loro soccorso. Tutto si è svolto
all'aperto, al centro di Napoli, sotto gli occhi di centinaia di
persone che non hanno mosso un dito. Solo quando il raid omofobo è
terminato, qualcuno si è avvicinato alla ragazza ferita, offrendo
dell'acqua, ma lei ha rifiutato rispondendo sdegnata: «L'acqua mi
serviva prima».
Già
dal loro ingresso nella piazza si è capito
quali fossero le loro intenzioni. I bulli «boneheads» - una sorta
di skinheads di cultura nazista -, hanno cominciato a dare fastidio a
un gruppo di giovani, che frequentano la sede dell'Arcigay. Prima
hanno cominciato con gli insulti, poi è volato qualche schiaffo. Le
parole sono diventate sempre più pesanti, come gli schiaffoni,
inferti in mezzo al divertimento dei membri del gruppo.
Coloro
che erano intorno hanno fatto finta di non vedere.
Solo una ragazza di 27 anni, non ce l'ha fatta a trattenere lo sdegno
per l'aggressione verbale che si stava compiendo. Ha avvicinato il
gruppetto e ha urlato: «Basta fermatevi! Ma che volete? Perché non
ci lasciate in pace?». Per tutta risposta, la giovane ha ricevuto
uno spintone, è caduta per terra ed è stata presa a calci. La
violenza dei colpi è stata così forte che la ragazza, ora
ricoverata in ospedale, rischia di perdere un occhio».
Le
associazioni omosessuali napoletano hanno diramato un comunicato
congiunto,
denunciando l'insicurezza vissuta dai gay in piazza Bellini: «La
vera vergogna che denunciamo è la “licenza di aggredire” che
viene così indirettamente concessa a chi viola i corpi e la dignità
di altri esseri umani e la deriva violenta di false propagande: un
“Decreto sicurezza” che non tutela un bel nulla, le istigazioni
allo squadrismo violento e la cancellazione dell’omofobia dal
novero degli allarmi sociali di questo Paese».
Solidarietà
arriva dal sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, e dal governatore
della Campania, Antonio Bassolino.
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«Quanto accaduto in Piazza Bellini - ha detto il sindaco - è
indegno di una società civile. È un preoccupante segno di
intolleranza che colpisce profondamente la nostra comunità e i tanti
napoletani che hanno manifestato proprio in quelle strade, alcuni
giorni fa, contro l’omofobia e per il rispetto delle diversità.
Sono affettuosamente vicina a questa ragazza intervenuta con
generosità e coraggio contro l’inaudita violenza del branco e
voglio esprimerle forte riconoscenza, per questo gesto, da parte di
tutta la città».
Bassolino
ha espresso vicinanza alla ragazza aggredita sul blog del suo sito
internet:
«Voglio dire alla ragazza vigliaccamente aggredita da un gruppo di
teppisti a piazza Bellini che non è sola. Capisco la sua amarezza. È
la giusta amarezza di tanti innocenti e persone perbene che restano
vittime dell’ignoranza, della violenza, del pregiudizio. Io sto con
lei. Non solo come presidente della Regione, ma come cittadino, come
uomo».
Sul
raid è intervenuto anche l’arcivescovo di Napoli, il cardinale
Crescenzio Sepe:
«Di fronte a questi atti dobbiamo convincerci a non lasciare, a non
arrenderci. A questi atti dobbiamo contrapporci con la nostra realtà
concreta. La violenza - ha detto il prelato all'Ansa - è sempre un
male e un cittadino che commette questi atti non solo dà
dimostrazione del suo malessere personale ma si ripercuote su tutta
la comunità. Per questo noi non dobbiamo lasciare», ha concluso il
cardinale.
E
intanto, giovedì prossimo alle 19, Arcigay ha confermato
l’intenzione di
organizzare una fiaccolata e un sit-in in piazza Bellini per dire «no
alla violenza».
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