Prof licenziato per la pipì nel cespuglio: appello di 106 colleghi
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Prof licenziato per la pipì nel cespuglio: appello di 106 colleghi
Codice cliente: 8727381 CRONACHE Corriere della Sera Domenica 14 Febbraio 2016 25 # PORTFOLIO I 50 ANNI DEL WWF 1 2 Così le oasi salvano il verde La storia Il World Wide Fund for Nature (Wwf) nasce in Svizzera nel 1961. Oggi è la più importante organizzazione per la conservazione della natura, con più di 5 milioni di soci distribuiti in oltre 100 Paesi Wwf Italia è stato fondato nel 1966 da Fulco Pratesi e compie quest’anno 50 anni: oggi gestisce 115 Oasi che coprono più di 35 mila ettari di territorio Le 115 aree protette in Italia tutelano 35 mila ettari di territorio da inquinamento e speculazione Ecco come la natura è stata difesa da un possibile futuro di cemento di Mariolina Iossa N el 1966, quando nacque il WWF Italia, che quest’anno festeggia 50 anni di storia, come più volte ha ripetuto Fulco Pratesi — che è tra i fondatori e vera anima dell’Associazione, e oggi presidente onorario — «non esisteva neppure un articolo di legge col quale poter istituire un’area protetta per gli uccelli, la caccia era aperta fino al 30 aprile, si potevano uccidere, legalmente, lupi e gufi reali, aquile e lontre, fringuelli e pispole. Nel parco nazionale d’Abruzzo si stavano costruendo centinaia di villette e residence, si andava consumando la tragedia del Parco nazionale del Circeo, investito da un alluvione di cemento». Con la sua intensa attività il WWF in questi decenni, pur non avendo potuto impedire molte profonde ferite all’ambiente e al paesaggio, ha vinto tante piccole battaglie. Nelle foto pubblicate in questa pagina è possibile vedere, con una simulazione grafica, come sono i luoghi adesso e come sarebbero potuti essere, se fossero rimasti abbandonati o peggio lasciati alla speculazione edilizia. In questi cinquant’anni il WWF ha messo in piedi un sistema di Oasi protette, oggi sono 115 in tutta Italia, che copre 35 mila ettari di territorio, di cui cinquemila di proprietà dell’Associazione, 78 dentro la Rete Natura 2000, 7 riserve naturali statali che il WWF ge- 3 4 5 6 La simulazione sui siti salvati Macchiagrande (Roma): era invasa da cacciatori, pescatori abusivi e discariche di rifiuti a cielo aperto. 1 Ora è cuore della Riserva naturale statale del Litorale romano. 2 La ricostruzione di come sarebbe diventata senza l’Oasi del Wwf: inglobata dalla periferia di Fregene. 3 Bosco Rocconi (Grosseto): senza l’Oasi le pendici boscose sarebbero state distrutte da una cava. Oggi è Zona di protezione Speciale, di interesse europeo. Spettacolari i canyon. 4 Senza la protezione del Wwf le pendici boscose sarebbero state distrutte da una cava. 5 Siculiana (Agrigento): ora è una riserva naturale regionale con un’area molto vasta, ampia 740 ettari. 6 Alla fine degli anni 80 doveva diventare un villaggio turistico (nell’immagine il rendering). stisce, 12 all’interno della rete della Convenzione internazionale di Ramsar sulle zone umide. L’Associazione ha sottratto diverse aree al cemento o alla caccia, in difesa della biodiversità. Per fare un esempio, 50 anni fa c’erano solo 5 esemplari di orsi delle Alpi, oggi sono 40.Il presidente Pietro Grasso, che ha ricevuto in Senato i vertici italiani e mondiali dell’Associazione, ha detto: «Dobbiamo moltissimo al WWF. Penso al sistema delle oasi, alle campagne di educazione ambientale. Il panda stilizzato è ormai sinonimo di amore e rispetto per la natura e per il nostro Paese». Il WWF è stato anche un pioniere dell’educazione ambientale: fin dalla sua nascita ha anche creato i Panda Club, classi associate al WWF presso le scuole del primo ciclo, e i famosi Campi Avventura nelle oasi e in natura, occasioni importanti di formazione ambientale per migliaia di adolescenti e giovani. «Vogliamo sempre più — ha detto la presidente italiana Donatella Bianchi — che i giovani diventino i veri custodi della natura. La generazione digitale non deve perdere il contatto con la bellezza e il paesaggio. All’esperienza in Oasi e ai viaggi scolastici col WWF si affiancano oggi progetti didattici, per ottenere crediti formativi e costruire percorsi di vita nel settore dei green-jobs grazie al progetto di alternanza scuolalavoro». © RIPRODUZIONE RISERVATA La Lettera Prof licenziato per la pipì nel cespuglio: appello di 106 colleghi Stefano Rho, professore al linguistico «Falcone» di Bergamo, è stato licenziato per aver fatto pipì in un cespuglio 11 anni fa. Ecco la lettera che 106 suoi colleghi e due collaboratori scolastici hanno inviato ai ministri dell’Istruzione Stefania Giannini e della Pubblica amministrazione Marianna Madia. S iamo i docenti del liceo linguistico «Falcone» di Bergamo, coinvolti come colleghi nel caso del licenziamento di Stefano Rho, docente di filosofia giunto al suo anno di immissione in ruolo dopo un lungo periodo di precariato. Hanno suscitato molto scalpore le ragioni del suo licenziamento, ma qui non vogliamo entrare nel merito di questioni tecnicogiuridiche, che sono di pertinenza della magistratura. A un grandissimo magistrato è intitolato il nostro liceo e ai magistrati vogliamo assicurare la nostra piena fiducia, quella fiducia che non può non essere quotidianamente presente in chi lavora nella scuola, dove si cerca di educare i ragazzi alla legalità e all’esercizio di una piena cittadinanza. Scriviamo per rendere nota la nostra solidarietà al collega, ma più ancora per dare voce alla stima profonda che riponiamo in Stefano. È un uomo gentile, intelligente e discreto, prezioso in una squadra di insegnanti, perché capace di coniugare una seria preparazione con un’insolita grandezza d’animo, che si è sempre tradotta in attenzione sensibile alla relazione umana, con le classi intere e i singoli studenti, specie i più fragili. Se Stefano Rho è stato capace di arricchire di umanità le scuole in cui ha lavorato, non stupisce che siano state pubblicate moltissime attestazioni di stima: da parte di studenti di oggi e di ieri, di genitori, di colleghi ed ex colleghi, persino da parte di studenti che lo hanno conosciuto come membro esterno agli esami di Stato. Noi crediamo che una «scuola buona» non possa fare a meno di lui e persone come lui. Nonostante le difficoltà incontrate nell’entrare nella scuola, non si è arreso, ha accettato i passaggi da un istituto all’altro, sempre con dignità, con il sorriso, con la passione per un lavoro speciale, che prima di tutto si gioca nella credibilità di chi si spende per i ragazzi, perché ama la sua materia e non si sottrae di fronte alla fatica e al gusto della relazione con gli adolescenti. Il suo è stato per tutti gli studenti un grande esempio di serietà professionale e umanità. Ci rivolgiamo dunque a voi confidando che sia possibile reintegrare presto il professor Rho nel ruolo che merita, ruolo che dovrebbe poter ricoprire oggi, nell’interesse dei ragazzi del «Falcone» e, domani, di quanti saranno in futuro suoi allievi. © RIPRODUZIONE RISERVATA