Sui passi del Teroldego Rotaliano
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Sui passi del Teroldego Rotaliano
Angolo dell’Enocurioso Sui passi del Teroldego Rotaliano Dalle origini all’affermazione come vino moderno e raffinato Le Origini L'origine del vitigno si perde nella notte dei tempi anche se secondo un recente studio il Teroldego, insieme al Marzemino, mostrerebbe una singolare affinità genetica con lo Syrah. Alla luce di ciò non è del tutto improbabile che il “padre” del vitigno Teroldego provenga dal Mediterraneo Orientale e, più precisamente, dalle antiche terre dell’Asia Minore. Uve Teroldego Dalle uve Teroldego si ottiene un vino nobile, di colore rosso rubino, tanto intenso e carnoso che, in passato, veniva frequentemente usato come vino da "taglio" per conferire corpo e colore ad uve meno vigorose. A questo proposito all’inizio del secolo Cesare Battisti scriveva: "Bastano poche gocce di Teroldego per dare un'impronta caratteristica ad un vino". Il legame con la Piana Rotaliana ricevendo le stesse cure ed essendo coltivati con lo stesso sistema di impianto e di irrigazione, non raggiungono mai i livelli d’eccellenza caratteristici del Teroldego Rotaliano. Questo stretto legame tra il Teroldego e la sua terra è confermato dai numerosi personaggi che hanno scritto di questo vino. Ricordiamo ad esempio le parole di A. Perini che, nei sui appunti sul vino rotaliano, scriveva: «il più pregiato è quello che viene prodotto sui campi vicini al Noce. Il così detto Teroldego, inferiore a pochi, lasciato invecchiare acquista una fragranza e un gusto simile al Bordeaux». Il legame tra la Piana e questo vino è poi ribadito dal suo nome che deriverebbe da quello di una località della zona, le Teroldeghe. Situata a nord-ovest del comune di Mezzolombardo, quest’area è culla del vitigno Teroldego da oltre 600 anni, come dimostrano i numerosi documenti del 1400 in cui è citata. A proposito dei riferimenti storici al Teroldego va precisato che il termine e le sue numerose varianti (come Terodola, Teroldega, ecc.) non identificano in modo univoco il vitigno così come lo conosciamo oggi sino al 1874, anno in cui Mach, fondatore dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, legò appunto il nome Teroldego alla sua corretta descrizione ampelografica1. Va poi ricordato che solo nel 1937 il nome Teroldego venne definitivamente sostituito al termine italianizzato “Teroldico” grazie al Cavalier Guido Gallo, enologo e direttore della Cantina Rotaliana che scrisse una favola poetica in linea con le credenze di quei tempi sull’origine veronese di questo vitigno. Un nuovo protagonista dell’enologia trentina Una volta risolta la confusione sul nome, solo con l’arrivo degli anni Cinquanta il Teroldego, che in passato era principalmente usato per dare corpo e colore ad altri vini, assunse un ruolo da protagonista nel panorama enologico trentino. Il Teroldego, vino corposo rosso rubino Un vino autoctono i cui produttori stanno cercando di preservare l’unicità ed autenticità imponendo il rispetto di rigidi disciplinari di produzione e contrastando l’allargamento della zona della denominazione d’origine, il tutto per evitare che questo vino di gran classe diventi uno fra tanti in questo mondo globalizzato. 1. Ovvero quella con cui si identifica e classifica le varietà dei vitigni attraverso schede che descrivono le caratteristiche dei vari organi della pianta nel corso delle diverse fasi di crescita La Piana Rotaliana attraversata dal Noce Un aspetto che forse non molti conoscono è che il Teroldego è vitigno indissolubilmente legato alla Piana Rotaliana, la sola dove questa varietà da i suoi frutti migliori. I “teroldeghi” coltivati fuori del Campo Rotaliano infatti, pur Intuite le grandi potenzialità di questo autoctono esemplare infatti, i produttori della Piana Rotaliana impiegarono le loro conoscenze enologiche, frutto di una tradizione secolare, per perfezionare e rendere ancora più raffinato il Teroldego Rotaliano, vino nato già grande, ma che mostrava ancora un’ampia gamma di potenzialità sino ad allora poco sfruttate. Oggi il Teroldego Rotaliano è giustamente definito il VINO PRINCIPE DEL TRENTINO, il vino che maggiormente personifica il carattere, la generosità e la qualità delle risorse enologiche di questa regione. Un vino giovane, di colore rubino intenso, con delicate note violacee ed inconfondibile profumo, ricco di sfumature che ricordano la viola ed il lampone. Un Principe che nelle sue varie “versioni”, proposte dalla diverse realtà viticoloproduttive della Piana Rotaliana, è stato più volte insignito di prestigiosi premi nazionali ed internazionali. Vendemmia uve Teroldego