NON TUTTI I BASTARDI SONO DI VIENNA, di Andrea Molesini

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NON TUTTI I BASTARDI SONO DI VIENNA, di Andrea Molesini
NON TUTTI I BASTARDI SONO DI VIENNA, di Andrea Molesini
DIARIO DELL’INVASIONE di Maria Spada.
Non tutti i bastardi…
Compro il romanzo un venerdì pomeriggio alla libreria Feltrinelli. Nessuna ragione , se
non quella di leggerlo prima della presentazione ,alla quale devo accompagnare Elena il
prossimo lunedì’ sera. Chiedo il parere alla commessa, una conoscitrice , che mi indica lo
scaffale dove è esposto. Vende molto, ha un bel titolo, ma a me non piacciono i romanzi
storici di guerra, mi dice. Neanche a me rispondo, afferro il libro e mi avvio alla cassa.
Inizio a leggere il libro la sera stessa per andare alla presentazione preparato. L’ho letto
d’un fiato terminandolo dopo un paio d’ore.i. Una scrittura che non annoia, una trama che
avvince. Devo dire che molte volte il romanzo che leggo non è quello scritto o quello
descritto nelle critiche. Molte volte, alle presentazioni di romanzi. mi chiedo se veramente
ho capito quello che ho letto..
Questo è, in poche parole, il romanzo di Molesini, che credo di aver letto. .
Non tutti i bastardi sono di Vienna, quindi. Di getto penso che oltre i viennesi i figli di
puttana di cui si parla siano il piccolo re Vittorio Emanuele III e chi inviò al fronte un’
esercito impreparato, senza fucili, cappotti o automezzi. Centinaia di migliaia di contadini
ed operai mandati al massacro tra due fuochi quello nemico e quello “amico” delle
mitragliatrici piazzate alle loro spalle da generali criminali. Per non parlare delle
decimazioni e fucilazioni. Non è così nella finzione letteraria, i bastardi sono i topi che
assieme all’esercito austro ungarico hanno invaso una villa padronale del paesino di
Refontololo, Villa Spada. Lo si scopre in là con il racconto , ma è ingiusto perché grossi
come conigli, i ratti sfamano invasi ed invasori della villa . Mi è chiaro fin dall’ inizio che
Non tutti i bastardi sono di Vienna non è un romanzo storico che analizza e descrive la
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guerra del 18 , non c’entra niente con lavori, questi si storici, come In fuga dai tedeschi di
Camillo Pavan o Gli esuli di Caporetto di Daniele Ceschin o altri. E’ un esempio riuscito
di realismo magico ambientato non nella Colombia della guerra civile, ma nelle colline del
Veneto, dove si scontrano unni ed italiani. Refrontolo è una specie di Macondo ed anche l’
io narrante, Paolo ha lo stesso sguardo del narratore di Cien Años de Soledad. Uno
sguardo che trasforma la realtà in una favola epica, che inizia quando nel buio una notte di
un novembre lontano, quando un’ esercito nemico e vincitore invade il luogo dove Paolo e
i suoi cari vivono. Il protagonista è un diciassettenne che aspetta di compiere i diciotto anni
per andare a combattere. Ci pensa un guerriero a cavallo con monocolo a portare la
guerra a domicilio ad esaudire il desiderio di azione. Tutti gli avvenimenti hanno il sapore
di un fiaba, dalla violenza agli stupri, impiccagioni e cenette. Non tutti i bastardi, inizia con
l’apparizione degli orchi di uno dei quali la zia, Maria si invaghisce e si chiude con una
fucilazione in parte fallita che permette a Paolo di sopravvivere alle pallottole del plotone di
esecuzione, di evitare le coup de grâce e di raccontare la fine del racconto con i ritorni alla
villa ed alla zia. Andrea molesini scrittore di fiabe per bambini ne ha scritta una attraente
per adulti per adulti.
Dopo l’assessore alla cultura, che distribuisce ringraziamenti a chi è venuto lo scrittore
spiega il romanzo, come è nato e come lo ha scritto e mi conferma che quello che ho letto
è quello che Andrea Molesini, scrittore di favole per ragazzi, ha scritto, una favola per
adulti.
Andrea Molesini
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Diario dell’invasione.
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VILLA SPADA AGLI INIZI DEL SECOLO SCORSO
Dalla fantasia alla realtà. Dopo aver letto Non tutti i bastardi sono di Vienna di Andrea
Molesini leggo Diario dell’ invasione di Maria Spada. Ho tra le mani la fotocopia di un
libro edito da Augustea, Roma il 30 Novembre 1934. In ogni caso il Diario è anche
pubblicato di recente dal Comune di Refrontolo. Maria Spada fu la sorella del nonno
materno di Andrea Molesini e nel diario racconta i lontani giorni da venerdì 9 novembre
1917, quando in villa arrivano due ufficiali austriaci al 30 ottobre 1918 quando finalmente
può esporre il tricolore. Refrontolo non è sul Piave, ma è vicina a questo fiume. Nel
periodo del diaio di Maria avvengono tutte le tre battaglie del Piave, due offensive
austriache ,fallite; la seconda la battaglia del solstizio è determinante ed una offensiva
italiana vincente, la battaglia di Vittorio Veneto dal 24 ottobre al 4 novembre 1918. Ma l’
invasione di cui parla Maria è innanzitutto quella della villa e le battaglie del Piave
rimangono lontane. In seconda vi è un ritratto ovale di Maria Spada e a pagina 3 viene
descritta cosi’ da un certo Lorenzo Brancaloni
“ È una signora forte questa Signora Maria con una bella chioma di capelli grigi, sormontati
all’ottocento da una crocchia, che incorniciano un volto pallido, ma robusto, gli alternano
alla schiettezza ridente dello sguardo, degli ombreggiamenti di severità.”
La donna del ritratto e della descrizione è una donna matura, la Maria autrice del diario
scommetto sia stata sicuramente giovane ma anche bella. Nel romanzo di Molesini è zia
Maria che si innamora di un ufficiale tedesco.
Maria Spada nel diario prega la Madonna per la pace, si preoccupa per la sua Venezia e
che la villa non venga bombardata dall’artiglieria italiana, ma in sostanza guarda da un
punto di osservazione sostanzialmente privilegiato ad una tragedia storica. Rispetta il
nemico ed il nemico la rispetta. A volte il rispetto sia nel roimanzo che nel Diario diventa
ammirazione sottintesa.
L’ atteggiamento di Maria Spada è emblematico di quello della nobiltà ed alta borghesia
italiana o francese, inglese, austriaca e tedesca che se partecipò ad una guerra,non tra i
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popoli ma contro i popoli, lo fece in ruoli di generale, ministro o altro, lontani dalle
battaglia veri e propri.
Maria, sempre da lontano, fu osservatrice a distanza delle sofferenze e dei massacri fra i
popoli.
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VILLA SPADA E FORSE LA DONNA E’ MARIA SPADA
Grande guerra 1915-1918, una guerra contro i popoli, un
grande massacro.
In un articolo apparso su «Avanti!» del 5 maggio 1915, un giornalista maledice la guerra
che, se scatenata, riverserà un oceano di sangue e lacrime sul popolo italiano;
quest’ultimo però non tarderà a chiedere conto ai governanti del massacro dei propri figli e
della miseria che il conflitto porterà inevitabilmente. Il prezzo che l’Italia dovrà pagare al
conflitto sarà altissimo: 650.000 morti, 947.000 feriti e 600mila fra prigionieri e dispersi, in
totale il 39% degli effettivi sarà messo fuori combattimento in tre anni e sei mesi di
conflitto. Il costo in perdite umane italiane stimato dagli austriaci sarà di cinquemila morti
per ogni chilometro quadrato conquistato; data la nota capacità e pignoleria teutonica nel
contabilizzare le vittime altrui c’è da crederci.
Il conto ancora aperto riguarda la dovuta uficializzazione di un giudizio storico negativo su
quello che accadde e la condanna della guerra che i generali italiani, Badoglio e Cadorna
in primis, condussero contro i loro stessi soldati
Così scriveva con ignominia il generale Cadorna:
«Le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini».
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«Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i
vigliacchi».
«Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si
infami dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri
incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello
dell’ufficiale».
«Il comandante di compagnia deve uscire ultimo dalla trincea per fulminare quanti vi
fossero rimasti annidati prima di affacciarsi al nemico».
Nel 1919, grazie alle denunce di ex combattenti pubblicate dall’«Avanti», si squarciò il velo
sulle esecuzioni sommarie e sui delitti commessi in ossequio alle circolari di Cadorna.
Emilio Lussu nel suo «Un anno sull’altipiano» descrive con abbondanza di particolari
quanto succedeva quotidianamente al fronte: le decimazioni e il supplizio del reticolato
non furono una consuetudine solo dell’esercito austro-ungarico ma una realtà anche
Italiana soprattutto sotto il comando di Cadorna. Da questo libro fu ricavato il film «Uomini
contro» (di Francesco Rosi) che documenta in maniera cruda ma veritiera e senza
esagerazioni quanto accadde.
È iniziata la commemorazione per il centenario del grande massacro e già si sprecano
cerimonie e retorica.
Una proposta per il centenario è quella di riabiltare la memoria dei fucilati e
decimati, assassinati dai vari Cadorna. Una chiave morale per evitare o, per lo
meno, ridurre l’ ampollosità magniloquente.
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