basta divisioni a destra

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basta divisioni a destra
Anno II - Numero 269 - Venerdì 15 novembre 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
Società
Economia
Il Papa a Napolitano:
pensate alla famiglia
Sempre più poveri
ma pochi interventi
Alitalia e Telecom,
una marea di problemi
a pag. 3
DAGLI
OTT O
Moriconi a pag. 3
F ONDAT ORI
UN
APPE L L O
Colosimo e Musumeci a pag. 4
PE R
L’UNITA’
Adriana Poli Bortone
Un momento della prima riunione degli otto fondatori
BASTA DIVISIONI A DESTRA
Prima riunione del Movimento per An: portavoce Adriana Poli Bortone; coordinatore
del programma Roberto Menia, tesoriere Domenico Nania, organizzazione
Roberto Buonasorte, coordinatore dei movimenti giovanili Luca Romagnoli
driana Poli Bortone è stata nominata portavoce del Movimento
per Alleanza Nazionale; coordinatore del programma sarà Roberto Menia, tesoriere Domenico Nania,
organizzazione Roberto Buonasorte, coordinatore dei movimenti giovanili Luca
Romagnoli. Queste le decisioni scaturite
A
ROMA
dalla riunione di ieri a Roma, la prima
tra gli otto fondatori del Movimento (Buonasorte, Buonfiglio, Menia, Nania, Poli
Bortone, Romagnoli, Storace e Tofani) a
seguito del deposito dell'atto costitutivo
e della manifestazione di sabato scorso
al Parco dei Principi di Roma, che di fatto
ha segnato la rinascita di An.
Questi incarichi, secondo l'atto costitutivo
del Movimento, avranno validita' fino all'Assemblea costituente che sarà convocata dagli stessi fondatori.
Dalla riunione di ieri, è scaturito inoltre
un ‘Appello all’unità della destra italiana’,
varato e sottoscritto dagli otto fondatori.
Ecco il testo completo dell’Appello:
CANCELLIERI, KYENGE E SACCOMANNI: UN PROBLEMA TIRA L’ALTRO
Gay, sì di Marino
a nozze e adozioni
on l’obbligo di dire qualcosa
di sinistra, soprattutto dalla
“tribuna” di repubblica.tv, Ignazio
Marino è andato su un “classico”
del genere: annunciare l’istituzione
del registro delle coppie di fatto.
I matrimoni gay insomma a Roma
si potranno fare anche se, particolare non marginale, non varranno assolutamente nulla. Ma
conta poco… “A Roma avremo
il registro delle unioni civili: se
due persone si amano si sposano,
non vedo quale sia il problema'',
fissando subito dopo il bilancio
l’avvio delle procedure amministrative per creare il registro.
Non solo, c’è anche un’apertura
sulle adozioni di bambini da parte
di coppie gay. “Per un mio percorso personale, avviato dal 1987
fino a oggi, la mia opinione sulle
adozioni è cambiata. Prima non
mi sentivo favorevole oggi penso
che purché venga fatta nell'interesse primario del bimbo io non
ho nessuna contrarietà”.
Vignola a pagina 7
“Il 9 novembre è nato il Movimento
per Alleanza nazionale, per ridare vita
alla grande speranza di restituire agli
italiani un soggetto politico unitario
di destra. Rivolgiamo un appello a tutti
gli Italiani, a quelli che credono nella
sovranità della Nazione e nei valori
perenni della tradizione.
È ora che il popolo ritorni protagonista
e si riprenda le chiavi di casa. I sacrifici
che ci vengono chiesti devono essere
gestiti sotto il controllo dei rappresentanti del popolo e non da chi nessuno
ha votato e nessuno ha scelto. Per tutto
questo auspichiamo che anche Fratelli
d'Italia voglia contribuire insieme a
noi all'unità della destra nel nome del
simbolo di Alleanza nazionale.
Non è più il tempo delle divisioni a
destra, non possiamo più permetterci
di lasciare i destini dei nostri figli
nelle mani di chi ci ha ridotto nella situazione di difficoltà in cui oggi versiamo. Per parte nostra, in assenza di
iniziative unificanti fin dalla prossima
settimana, inizieremo dal 9 dicembre
in tutta Italia la raccolta di firme per
l’elezione di 73 rappresentanti italiani
al Parlamento europeo con le liste di
Alleanza nazionale”.
di Igor Traboni
er Annamaria Cancellieri un
guaio tira l’altro. Proprio
come le ciliegie che crescono
copiose nel lembo emiliano terra
d’adozione di Cecilie Kyenge, altra
ministra di cui diremo tra poco.
Ma torniamo alla responsabile
della Giustizia, ministero che deve
aver barattato con quello delle
Telecomunicazioni, vista la familiarità con i telefoni cellulari.
Non ha fatto neanche in tempo a
spegnersi l’eco delle nuove notizie
di stampa di una terza telefonata
tra il ministro e i Ligresti, con
tanto di chiamate anche da parte
del marito della Guardasigilli che
evidentemente ‘tiene famiglia’ in
tutti i sensi, che l’Espresso manda
oggi in edicola altre rivelazioni
sui banchetti a casa Ligresti, una
splendida cascina a sud di Milano.
Decine gli ospiti, ma soprattutto
c’era lei, la signora della Giustizia… di parte. Inviti che i Ligresti
estendevano poi ai giorni natalizi,
in un lussuoso hotel sempre a
Milano, per non dire (ed è stato
P
C
Tre ministri in fuorigioco
già detto e scritto) delle ospitate
estive al Tanka Village in Sardegna.
E per una Cancellieri ‘svuotacarceri’
con il telefonino, una collega ministra ‘svuotacasse’: convegni sui
rom, rassegne sui trans, seminari
per narrare le esperienze trasgender
e perfino per conoscere meglio le
ideologie razziste (per usarle poi
con gli italiani? Chissà). Venghino
signori delle associazioni di sinistra
venghino. Il tutto da poche migliaia
a 40mila euro ‘a botta’, come si
dice a Roma (città che pure alla
Kyenge qualcosa dirà, se non altro
per la presenza di un sindaco che
cerca di emularla).
Tra i ministri finiti in fuorigioco,
anche il prode (da Romano Prodi…) Fabrizio Saccomanni: quello
che i soldi non ci sono mai. Lui
non sa come trovarli, se non metendo tasse. E allora non trova
altro di meglio da fare che pasteggiare e svillaneggiare al ristorante contro Berlusconi. E se gli
astanti ascoltano, pazienza: puoi
sempre negare. E vendicarti con
un’altra tassa
2
Venerdì 15 novembre 2013
Attualità
DAGLI INSULTI A BERLUSCONI AL MATRIMONIO DISCUSSO A FRANCOFORTE: SCARICATA DAL PD, MA RICICLATA DA LETTA
Anna Paola Concia, a volte ritornano
Il Presidente del Consiglio l’ha nominata per una ricerca sulla “discriminazione
del genere” nel mondo dello sport - L’incarico costerà allo Stato 48.678 euro
di Federico Colosimo
Addio politica, faccio la velina in tv”. E’ l’11 giugno
2013 quando, Anna Paola
Concia, scaricata anche dal
suo partito, il Pd, che alle ultime
elezioni non le ha assicurato un
posto sicuro in lista, ormai silurata
dal Parlamento, si reinventa giudice
di Jump! Stasera mi tuffo, il primo
diving show della televisione italiana. Da onorevole a opinionista.
Triste, la parabola dell’ex deputata.
Abituata certamente alle acrobazie,
ai salti doppi, tripli, agli avvitamenti
in tutti i suoi noiosi discorsi alla
Camera dei Deputati. Sono passati
solo cinque mesi da quel clamoroso
annuncio e Paola Concia è stata
“trombata” anche della televisione.
Noiosa, come poche altre donne,
la Concia ha ottenuto subito un
altro incarico e, soprattutto, l’ennesimo assegno. Il Premier Enrico
Letta ha nominato la paladina dei
diritti sugli omosessuali per una
ricerca sulla “discriminazione di
genere” nel mondo dello sport.
Un’iniziativa inutile, che costerà la
bellezza di 48.678 euro allo Stato.
“
Un ruolo ad hoc per la
Concia che, dopo aver fatto coming out, è diventata
portavoce ufficiale del tavolo LGBT (lesbiche, gay,
bisessuali e transgender)
del Pd.
L’ennesima poltrona, dunque, per la Concia, da
sempre al centro delle polemiche più disparate. Per
il suo matrimonio con Ricarda Trautmann, celebrato a Francoforte nell’agosto del 2011 e mai ratificato in Italia.
Praticamente carta straccia. Una
querelle che è finita addirittura davanti alla Corte Europea. Dopo la
decisione del Tribunale civile di
Roma che ha rigettato la richiesta
inoltrata dalla Concia. Ma l’ex deputata ha fatto parlare di sè anche
per le sue sgradevoli considerazioni
contro Silvio Berlusconi, bollato
nell’ottobre 2011 come un “vecchio
porco”, solo per aver ironicamente
detto ai cronisti di voler chiamare
il suo partito “Forza Gnocca”. La
manager sportiva – così si definisce
- ha riempito le prime pagine di
certi quotidiani di sinistra anche
SCANDALO REGIONE EMILIA ROMAGNA
Errani e i 20mila euro
buttati per le auto blu
rmai anche in Procura a Bologna hanno perso il conto tra
inchieste, scandali, esposti,
perquisizioni e accertamenti relativi
all’amministrazione regionale dell’Emilia Romagna. Mentre il presidente Errani continua a mantenere
ben salda la sua poltrona, pensando
a tutto e il contrario di tutto, la squadra della Guardia di Finanza per l’indagine sui soldi sperperati dai consiglieri si amplia. Da 6 sottoufficiali
passano a 10 i militari impiegati a
tempo pieno nell’inchiesta per peculato sui rimborsi ai gruppi. Accolta
quindi la richiesta del procuratore
aggiunto Valter Giovannini, che aveva
parlato di “mezzi limitati” per un’indagine di tipo “non ordinario”.
Intanto, tra le spese del gruppo Pd
in Regione, ci sarebbero anche
20mila euro per auto blu utilizzate,
in qualità di consigliere, dal Presi-
O
per essere intervenuta a gamba
tesa e con una provocazione – insieme a Nichi Vendola – contro le
dichiarazioni (poi ritrattate) e per
nulla discriminatorie di Guida Barilla
circa gli spot in tv dell’azienda da
lui presieduta. E si è fatta ritrarre,
in copertina dal settimanale Chi, a
mangiare un piatto di fusilli Barilla
abbracciata alla sua compagna.
Insomma, pensavamo finalmente
di essercene liberati, e invece il
Premier Letta, che continua a sponsorizzare – con i soldi del governo
– le iniziative gay, le ha assegnato
un altro incarico e, soprattutto, un
lauto stipendio. L’ennesimo.
dente Errani dal giugno all’agosto
del 2011. Non come sostenuto dal
politico per i viaggi da Bologna a
Roma, ma per semplici spostamenti
dalla sua abitazione al Consiglio Regionale. L’ex membro del Pci – per
il momento – non risulta indagato.
Viale Aldo Moro ha investito inoltre
ben 92mila euro in due esperti per
“un supporto specialistico finalizzato
ad analizzare e quantificare le diverse
componenti che contribuiscono al
fenomeno della subsidenza della fascia costiera regionale e al potenziamento del sistema informativo
della costa”. Altri 20.000 euro sono
serviti poi per l’applicazione del codice dell’amministrazione digitale in
materia di “business continuity e
disaster recovery”. Tutte spese di
discutibile utilità, dunque. A discapito, come sempre, dei contribuenti.
F.Co
IL PREMIER AL CONGRESSO DELLA SPD RIMPROVERA I TEDESCHI. CHE PERÒ NON SE LO FILANO
Letta prova a fare ‘il piacione’ in Europa
di Igor Traboni
olato a Lipsia per intervenire al
congresso della Spd, il premier Enrico Letta ha provato a ‘cantarle’ ai
tedeschi. Ma il gorgheggio gli è uscito
decisamente male e i media teutonici
non se lo sono filati, figuriamoci se l’opinione pubblica tedesca – cui il capo del
governo italiano ha detto di rivolgersi –
si è spaventata più di tanto.
"L'Italia e' un paese dal cui successo o
insuccesso può dipendere una parte dell'uscita dalla crisi dell’Unione Europea",
ha provato a fare la voce grossa l’ex vicesegretario del Pd italiano, per poi aggiungere: "L'Italia ce l'ha fatta da sola e
ce la fa da sola, ed è per questo che ora
V
può chiedere con forza una svolta dell'Europa sulla crescita. L'Italia non ha
chiesto niente a nessuno, neanche un
euro", ha detto ancora Letta, ricordando
piuttosto il contributo al fondo salva-Stati
con 54 miliardi di euro, a fronte dei 61
della Francia e degli 81 della Germania
“Paesi con economie più grandi della
nostra. "Dobbiamo togliere l'immagine,
lo stereotipo che l'Italia sia un Paese assistito", ha rimarcato Letta nel suo intervento. Evidentemente dimentico degli atti
fin qui posti in essere dal suo governo e
da quelli del predecessore Monti, pure
appoggiato dal suo partito.
Poi, proprio come Monti, anche Letta ha
parlato di luci in fondo al tunnel e fantasie
simili: "Nel secondo semestre dell'anno
prossimo saremo in grado di avere carte
le carte in regola. L'obiettivo che intendo
portare avanti con determinazione è di
avere per la prima volta nello stesso
tempo il debito pubblico che scende, il
deficit per il terzo anno di seguito sotto il
3%, la spesa pubblica primaria finalmente
in calo, le tasse sulle famiglie finalmente
in discesa e il segno piu' davanti alla crescita fino all'obiettivo dell'1% l'anno prossimo".
Appena giunto a Lipsia,Letta ha incontrato
il presidente del Parlamento Europeo,
Martin Schulz, e il presidente della Spd,
Simgmar Gabriel. E chissà se il primo in
particolare avrà ricordato a Letta tutti i
sacrifici che la Ue ha fin qui chiesto all’Italia, preannunciandone di ulteriori.
CASO FERRARIO: L’EX DIRETTORE DEL TG1 RISCHIA GROSSO
Augusto Minzolini a giudizio
di Giuseppe Sarra
L’
ex direttore del Tg1 e
senatore del Pdl, Augusto Minzolini, è stato
rinviato a giudizio dal gup di
Roma in relazione alla vertenza
promossa dalla giornalista Tiziana Ferrario, sollevata dalla
conduzione del tg. Il giornalista è accusato di abuso d’ufficio. Il processo è stato fissato
per l’8 aprile 2014 davanti alla
IV sezione penale.
Secondo quanto sostenuto dal
pm, l’allora direttore Minzolini
dopo aver tolto dalla conduzione del telegiornale Tiziana
Ferrario, che ha mansioni di
caporedattore, per circa un
anno non ha provveduto a ricollocare la giornalista nell’attività redazionale.
“Rimango allibito, mi sento un
perseguitato – ha commentato
Minzolini -. La realtà è che in
questo paese diventa penalmente rilevante se uno punta
al rinnovamento e decide di
far largo ai giovani”. I fatti,
secondo Minzolini: “Quando
sono arrivato al Tg1 ho assunto
18 precari senza tener conto
del loro orientamento politico.
Non li avevo certo messi io
nella redazione ma i direttori
che mi avevano preceduto”.
E ancora. “La Ferrario era da
28 anni in conduzione e voleva
continuare a starci. Vorrei sapere alla luce di questo rinvio
a giudizio quali siano i diritti
e i doveri di un direttore. Se
tornassi indietro rifarei tutto”.
Soddisfatta la Ferrario: “Spero
che questa decisione serva a
tutti i colleghi della Rai. Quanto è accaduto al Tg1 non deve
ripetersi. Un tg del servizio
pubblico ha il dovere di informare rispettando il pluralismo. Tutte le notizie devono
essere date in maniera completa”.
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Venerdì 15 novembre 2013
Attualità
BERGOGLIO IERI IN VISITA AL QUIRINALE. FERMO L’INVITO A FARE DI PIÙ SU ENTRAMBI I VERSANTI
Famiglia e lavoro: il Papa ‘bacchetta’ l’Italia
Più sul generico Napolitano che dà la colpa alla politica: “Deve liberarsi dalla corruzione”
di Igor Traboni
Al centro delle speranze e
delle difficolta sociali, c’è
la famiglia. Con rinnovata
convinzione, la Chiesa continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni,
per il sostegno alla famiglia, che è il
luogo primario in cui si forma e
cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li
rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità
dei legami reciproci, per dispiegare
pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società
le sue energie, essa chiede di essere
apprezzata, valorizzata e tutelata”. E’
stato questo uno dei passaggi più
forti, se non il più forte in assoluto,
del discorso che Papa Francesco ha
rivolto sieri nella sua visita al Quirinale
al presidente della Repubblica italiana,
Giorgio Napolitano.
Un monito durissimo, al di là della
cordialità e delle buone maniere della
visita istituzionale, perché lo Stato italiano tuteli e valorizzi la famiglia. Una
parola, definitiva e chiara, su come la
Chiesa intende la famiglia, anche e
soprattutto rispetto a tante fughe in
avanti di politici e amministratori che
poi cercano pure la ‘benedizione’
ecclesiastica.
Il Pontefice ha quindi ripercorso i
“
rapporti tra Italia e Santa
Sede, ricordando l’inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi
e l’Accordo di revisione
del Concordato, per poi
aggiungere: “Tante sono
le questioni di fronte alle
quali le nostre preoccupazioni sono comuni e
le risposte possono essere convergenti. Il momento attuale è segnato
dalla crisi economica
che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti
più dolorosi, ha quello
di una insufficiente disponibilità di lavoro”. Da
qui l’urgenza – ed un’altra ‘bacchettata’ ai governanti italiani – di
“moltiplicare gli sforzi
per alleviarne le conseguenze e per cogliere
ed irrobustire ogni segno
di ripresa”.
Dal canto suo, il presidente Napolitano ha detto che la politica deve "liberarsi dalla piaga della
corruzione e dai più meschini particolarismi. Una politica che è esposta
non solo a fondate critiche ma anche
ad attacchi distruttivi", e che ha "la
drammatica necessità, lo vediamo
bene in Italia, di recuperare partecipazione, consenso e rispetto. Può riu-
‘NON CERCATE COSE STRANE’
Il Pontefice
contro chi ‘vede’
la Madonna
edjugorje o altre apparizioni?
Chissà a cosa si riferiva di
preciso Papa Francesco che
ieri mattina, nel corso della consueta
omelia della Messa che celebra a
Santa Marta, ha stigmatizzato il
comportamento di quei veggenti
che considerano la Madonna come
"un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni". Da
qui l’invito ai fedeli “a non cercare
cose strane".
Bergoglio si è calato molto in certi
episodi di credulità popolare, quando
ha affermato: “La curiosità ci spinge
a voler sentire che il Signore è qua
oppure è là; o ci fa dire: "Ma io conosco un veggente, una veggente,
che riceve lettere della Madonna,
messaggi dalla Madonna. Ma guardi
– ha aggiunto il Papa come rivolgendosi a queste persone - la Madonna è Madre, eh! E ci ama a tutti
noi. Ma non è un capoufficio della
Posta, per inviare messaggi tutti i
giorni. Il Regno di Dio è in mezzo a
noi: non cercare cose strane, non
cercare novità con questa curiosità
mondana”.
M
scirvi solo rinnovando, insieme con
la sua articolazione pluralistica, le
proprie basi ideali, sociali e culturali"
e che sicuramente può "trarre uno
stimolo nuovo" proprio dal messaggio
di Papa Francesco e dalle sue parole.
Il Papa ha quindi salutato la delegazione governativa italiana presente
al Quirinale, a cominciare dal premier
Letta, con cui ha avuto un brevissimo
colloquio. Papa Francesco era accompagnato da una delegazione di
otto persone. Alla visita non ha preso
parte il nuovo segretario di Stato vaticano, mons. Pietro Parolin, ancora
convalescente in Veneto da dove tornerà a Roma sabato prossimo.
DATI ALLARMANTI: RADDOPPIA IL NUMERO DEGLI INDIGENTI, QUASI CINQUE MILIONI DI CONNAZIONALI VIVONO DI STENTI
Povertà: l’Italia che affonda
Intanto nasce una ‘alleanza’ per tentare di arginare il fenomeno, rischiando però di peggiorare le cose
di Emma Moriconi
taliani poveri: ce ne sono sempre di
più e, per la prima volta, il loro numero
supera quello degli stranieri. Il dato è
in crescita e la preoccupazione è tanta.
Lo sa bene la Caritas, che si vede moltiplicare
le richieste di aiuto. Grossi problemi, che
vanno aumentando con il tempo, in tutta
Italia. Nella sola Roma sono presenti 200
centri di ascolto. Ne sono stati monitorati
46 a campione: questi rilevano un aumento,
nel 2013, del 3,5%; in maggioranza (il 60%)
si tratta proprio di italiani. Nel Poliambulatorio Caritas vicino a Termini la richiesta di
farmaci è salita del 29%, (38% tra gli italiani).
Il problema non è romano ma nazionale e
coinvolge casa, lavoro, salute, sostentamento
quotidiano. Le richieste superano di gran
lunga le disponibilità. La Caritas può contare
su aiuti provenienti da aziende, privati, collette alimentari, Unione europea (in fase di
chiusura, per giunta). Si fa, per spirito cristiano e per solidarietà sociale, contando
sui volontari, gente di buona volontà che
mette a disposizione il proprio tempo, ritagliando piccoli spazi dalla propria vita familiare e lavorativa, per sostenere chi ha
bisogno. Se dovessero cessare anche gli
aiuti europei, la situazione precipiterebbe
ancora più a fondo. Dal 2005 ad oggi la povertà in Italia è raddoppiata: si parla di un
dato allarmante che arriva all’8%: quasi
cinque milioni di persone. Per povertà si
intende una situazione di vita in cui non si
riesce non solo a pagare affitto e bollette,
ma addirittura a fare la spesa. Gente che
vive in macchina, famiglie letteralmente
I
sotto i ponti, fame e miseria. Non è una fotografia del dopoguerra, è un’immagine inquietante e vera dell’Italia di oggi.
Così sta nascendo l’Alleanza contro la povertà in Italia, un cartello di realtà associative
che chiede al Governo un Piano nazionale
pluriennale contro la povertà. Il fine è quello
di avviare un reddito di inclusione attraverso
lo stanziamento di almeno 900 milioni.
La base di partenza dell’Alleanza è buona,
ma probabilmente nel suo concretizzarsi
risente fin troppo della presenza, in questo
‘cartello’, di certo cattolicesimo di sinistra,
più vicino alla politica che al sociale
L’idea del professor Cristiano Gori dell’Università Cattolica di Milano è quella di tassare
le rendite finanziarie. Cgil, Cisl e Uil fanno
appello a chi ha di più, per non sottrarre risorse al welfare per i ceti medio-bassi.
Cerrito della Cisl parla di tassazione delle
rendite finanziarie “perché a pagare l’intervento sulla povertà dovrà essere chi ha di
più e ci continua a lucrare sul disagio”.
Ora, la solidarietà sociale è un valore imprescindibile, sacrosanto, di cui c’è davvero
bisogno. L’affondo sulla necessità di tassare
le rendite finanziarie, però, lascia molto
perplessi. L’economia in Italia è un colabrodo, i negozi chiudono come pure le
attività di artigianato, i liberi professionisti
riconsegnano i tesserini, chiuse migliaia di
partite iva, imprenditori e lavoratori si suicidano: non è un film, è la fotografia di
questa Italia. Ebbene, in un panorama di
questo tipo pensare di tassare le rendite finanziarie significa aumentare, di qui a breve,
la lista dei poveri da sfamare. Se l’intenzione
è quella di “fare qualcosa per la povertà”,
intendendo “a favore dell’aumento della
povertà”, non c’è dubbio che è la strada
giusta: quel poco, pochissimo di movimento
di denaro che c’è in Italia viene proprio da
quella fascia di cittadini, quelli che hanno
un minimo di rendite finanziarie. Quelli che
le tasse già le pagano, e salate, con una
pressione fiscale spaventosa che è la prima
e più grave causa dello sprofondare di questo Paese. La tassazione delle rendite significherebbe che a breve saranno anche la
categoria che andrà ad ingrossare le fila
dei poveri.
Le cose da fare sono altre, se si vuole uno
Stato sociale, attento alle necessità dei cit-
tadini, che sia in grado di tutelare le fasce
più deboli. In un Paese che va allo sbando,
per esempio, si potrebbero eliminare le
stantie figure dei senatori a vita, che sono
solo un costo per la società, utili solo a determinare equilibri politici in bilico. Si potrebbero smantellare carrozzoni inutili, o
almeno renderli utili. Si potrebbero riconvertire stabili inutilizzati. Si potrebbe gestire
l’immigrazione con criteri decisamente diversi. Si potrebbe cominciare a mandare i
detenuti stranieri ad espiare le proprie
colpe nei paesi d’origine. In una parola si
potrebbe cominciare a pensare ad uno Stato
che sia “sociale”.
4
Venerdì 15 novembre 2013
Economia
I L C D A D E L L A C O M P A G N I A A P P R O V A I L N U O V O P I A N O I N D U S T R I A L E . E A I R F R A N C E V O TA C O N T R O
Le sorti di Alitalia, tra fughe e attese
Prorogato a fine mese l’aumento di capitale. Si fa concreta l’ipotesi dei 2000 esuberi
CONTI PUBBLICI
di Giorgio Musumeci
opo settimane di attesa e preoccupazioni per le sorti di una compagnia la cui sopravvivenza è
perennemente appesa ad un filo,
i consiglieri di amministrazione di Alitalia
si sono riuniti a Fiumicino per discutere
un nuovo piano industriale e soprattutto,
dell’aumento di capitale dal quale Air
France aveva già lasciato intuire se ne
sarebbe tirata fuori. Stavolta, rispetto al
passato, il cda è durato poco; soltanto
due ore e mezza per varare un piano industriale che, si legge nella nota diramata
poco dopo la conclusione, “si basa sulla
ricerca di una accresciuta efficienza nella
gestione delle attività e su un miglioramento della capacità di competere sul
mercato anche attraverso una severa riduzione dei costi”. Tra i progetti di Alitalia
c’è, infatti, una severa riduzione del numero di aerei a medio raggio e il mantenimento di ore volate rispetto al 2013
grazie ad un miglior utilizzo della flotta.
Ma l’attenzione di tutti era sul tanto discusso aumento di capitale. Durante l’assemblea della società tenutasi il 15 ottobre
scorso, infatti, si era deciso di dare ai
soci un mese di tempo per accettare o
meno l’aumento di capitale di 300 milioni
di euro destinati a ricapitalizzare il debito
e a dare respiro alla compagnia allontanando così la scure del fallimento. A giocare un ruolo fondamentale in questa
mossa, sarebbe dovuta essere Air France
Inps: botta e risposta
Mastrapasqua-Saccomanni
D
di Giuseppe Sarra
nche Antonio Mastrapasqua tira le orecchie al
Governo e lancia il sasso
nello stagno: “Non c’è tranquillità
sui conti”. Il presidente dell’Inps
ha scritto ai ministri Saccomanni
e Giovannini invitandoli a “fare
un’attenta riflessione sul bilancio
dell’Istituto che ormai è un bilancio unico, essendo il disavanzo patrimoniale ed economico qualcosa che, visto dall’esterno, può dare segnale
di non totale tranquillità”.
Intervenendo alla commissione
bicamerale sul controllo degli
enti previdenziali, Mastrapasqua
ha osservato come “la genesi
della perdita dell’Inps derivi da
uno squilibrio imputabile essenzialmente al deficit ex Inpdap,
alla forte contrazione dei contributi per blocco del turnover
del pubblico impiego e al continuo aumento delle uscite per
prestazioni istituzionali”.
A
che, almeno alle prime battute, aveva
mostrato interesse per le sorti della rivale
italiana. Tuttavia, a sedare gli entusiasmi
dei “patrioti” e, prima ancora, del governo, c’ha pensato il quotidiano francese
Le Monde, rivelando che la società franco-olandese avrebbe rinunciato a mettere
mani al proprio portafogli. Tra prove di
forza del governo e avvertimenti dei
sindacati, si è arrivati così al cda Alitalia
trepidanti di conoscere le intenzioni da
oltralpe. Purtroppo per Enrico Letta, che
in queste settimane aveva speso tante
dichiarazioni affinché si risolvesse la
questione, a votare contro il nuovo piano
industriale è stata proprio Air France,
convinta che quanto fatto, sia pur apprezzabile, è quantomeno insufficiente
a giustificare un investimento così gravoso.
Senza considerare, poi, che la stessa
compagnia francese vive di per sé una
situazione difficile, indi per cui l’idea di
salire a bordo di una barca che fa acqua
da più parti, non rientra certo tra le sue
più immediate aspettative. Nel tentativo
di salvare il salvabile e, allo stesso
tempo, di trovare società disposte ad
aprire le proprie casseforti ad Alitalia,
il cda ha approvato una proroga per la
sottoscrizione dell’aumento di capitale
al 27 novembre prossimo. A tal riguardo,
il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, tenta di correre ai ripari e lascia
intendere la volontà di aprire una gara
per compagnie aeree europee e non
solo, affinché si trovi qualche “generoso”
disposto a puntare denaro. Intanto, con
la prospettiva di risparmi per 200 milioni
prevista dal nuovo piano, diventa sempre
più concreto il pericolo di 2000 esuberi,
compreso il mancato rinnovo di un migliaio di contratti a termine. Nell’incertezza, i sindacati aspettano di avere notizie concrete da governo e società, lasciando tuttavia presagire linee molto
dure qualora le cose dovessero andare
per il verso sbagliato.
Serve rivedere le norme che
hanno regolato l’accorpamento
dell’Inps con Inpdap ed Enpals:
il deficit degli ex enti pubblici
sul bilancio Inps infatti si va facendo sempre più pesante. Occorre dunque abbandonare la
pratica delle anticipazioni “di
trasferimenti statali non completamente rispondenti ai fabbisogni” e ripristinare una copertura strutturale da parte dello
Stato per il pagamento delle
pensioni pubbliche. Senza questo intervento normativo si potrebbero “innescare rischi di
sotto finanziamento dei disavanzi
previdenziali e – aggiunge il numero uno dell’Inps - di progressivo aggravamento delle
passività”. Immediata la replica
del ministro Saccomanni che
boccia le tesi del numero uno
dell’Inps: “Non c’è nessun motivo di allarme, abbiamo parlato
anche l’altro giorno con Giovannini e ci sta lavorando la
Ragioneria”.
TRATTATIVA CHIUSA CON FINTECH, MA NON PER LA PROCURA DI ROMA, CHE HA APERTO UN FASCICOLO E VUOLE VEDERCI CHIARO
Telecom Argentina, vendita sospetta
di Federico Colosimo
desso è arrivata anche l’ufficialità.
Telecom Italia ha accettato l’offerta
d’acquisto di Fintech – gruppo finanziario indiano del magnate messicano
David Martinez – per l’intera partecipazione di controllo di Telecom Argentina: l’importo complessivo dell’operazione ammonta a 960 milioni di dollari
(circa 713 milioni di euro). Sul totale,
859,5 milioni saranno corrisposti per la
cessione delle partecipazioni detenute
nella società argentina e gli altri 100,5 a
fronte di ulteriori pattuizioni correlate
all’operazione.
Operazione chiusa, dunque. Almeno
per il momento. Già, perché dopo le
A
ispezioni della Consob e della Guardia
di Finanza nelle sedi di Roma e Milano
della principale azienda di telecomunicazioni – proprio per acquisire informazioni sulla vendita della controllata
Argentina – la Procura capitolina ha
anche aperto un fascicolo contro ignoti
sul caso, per adesso senza ipotesi di
reato. Il gestore ha respinto le accuse,
sottolineando di aver sempre operato
nel rispetto delle leggi e delle norme
che regolano il mercato finanziario e
assicurando inoltre la massima collaborazione alle Autorità. Tant’è, da Piazzale
Clodio vogliono vederci chiaro.
La big italiana delle tlc ha inoltre aggiunto
che “l’impatto sull’indebitamento finanziario netto consolidato del Gruppo al
closing dell’operazione, a parità di tasso
di cambio, è atteso non significativo”.
Per concludere, Telefonica ha annunciato
che non eserciterà l’opzione “call” per
salire al 100% di Telco, la holding che
controlla il 22% di Telecom Italia. Parola
di Cesar Alierta, presidente del gruppo
spagnolo, che in un’intervista a il Sole
24 Ore ha voluto rassicurare i piccoli
azionisti (“Li teniamo in grande considerazione”) escludendo quindi una fusione sia tra le due aziende che tra Tim
Brasil e Vivo. Quanto alla necessità di
investimenti, Alierta, che per la prima
volta ha scoperto le carte, ha affermato
anche che se capiterà l’occasione, bisognerà sfruttarla nel miglior modo possibile.
L’OCSE RILASCIA DEI DATI VERGOGNOSI SUGLI STIPENDI DEGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI ITALIANI
Noi, manager strapagati alla faccia della crisi
Mentre le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, c’è chi ai vertici non ha più posto sotto il mattone
di Francesca Ceccarelli
D
ifficile da credere, eppure i senior
manager della pubblica amministrazione centrale italiana sono i più
pagati dell'area Ocse: uno stipendio medio
di 650 mila dollari, oltre 250 mila in più
dei secondi classificati (i neozelandesi con
397 mila dollari) e quasi il triplo della
media Ocse (232 mila dollari). A rilevarlo
è l'Ocse, con dati aggiornati al 2011. Sembra
proprio infatti che in Francia, ad esempio,
un dirigente dello stesso livello guadagna
in media 260 mila dollari all'anno, in Germania 231 mila e in Gran Bretagna 348
mila. Di più perfino dei ricchi Stati Uniti,
dove la retribuzione media è di 275 mila
dollari.
Una spesa pubblica che pesa sul Pil italiano:
nel Paese il welfare nel 2011 arrivava quasi
al 50% del Pil,contro il 45,4% della media
Ocse e il debito pubblico al 120%, oltre
40 punti percentuali in più della media
(79%). In dettaglio in Italia sono superiori
alla media le spese in welfare (41% contro
35,6%) e i servizi pubblici generali (17,3%
contro 13,6%); inferiori alla media le spese
in educazione (8,5% contro 12,5%) e difesa
(3% contro 3,9%).
Viene facile capre dunque perché i cittadini
abbiano perso fiducia nelle istituzioni: in
Italia solo il 28% dei
cittadini crede nel loro governo, una percentuale diminuita di 2 punti dal 2007. Il
dato italiano è ben al di sotto della
media dei Paesi dell'organizzazione (40%),
e delle percentuali registrate in Francia
(44%), Germania (42%) e Gran Bretagna
(47%). In testa alla classifica della fiducia
nei loro governi ci sono Svizzera (77%) e
Lussemburgo (74%), in
coda Grecia (13%), Giappone e Repubblica
Ceca (17%). Diminuzione di appeal anche
per i tribunali con tutti gli annessi e connessi: gli italiani hanno poca fiducia anche
nel sistema giudiziario (38% contro una
media Ocse del 51%) e in
quello sanitario (55% contro 71%), mentre
ne hanno molta nella polizia locale (76%
contro 72%).
Come ciliegina sulla torta arriva anche il
digital divide: l'Italia resta indietro tra i
Paesi Ocse per l'utilizzo di Internet nei
rapporti con la pubblica amministrazione.
Solo il 19% dei cittadini italiani usano la
rete per interagire con enti locali e governo
centrale, contro una media Ocse del 50%.
Solo il Cile, con il 7%, ha un risultato peggiore, mentre tutti i grandi Paesi europei
sono al di sopra. La percentuale di utilizzatori di servizi di e-government cresce
nettamente per quanto riguarda le imprese,
al 76%, ma resta la penultima tra i Paesi
Ocse, davanti alla sola Svizzera, e nettamente inferiore alla media, che si attesta
all'88%.
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Venerdì 15 novembre 2013
Esteri
Tre giudici non si presentano all’udienza per motivi di lavoro o di salute. E così salta il numero legale
Omicidio Politkovskaja, azzerato il processo
La giornalista, ammazzata il 7 ottobre del 2006, raccontava la sua verità sulla guerra in Cecenia
di Giorgio Musumeci
nna Stefanovna Politkovskaja era una giornalista autentica. Di
quelle professioniste che
possono diventare scomode. Il
governo russo l’ha definita “non
correggibile”. Era di quelle donne
che con amore e rispetto verso
il proprio mestiere raccontava
ciò che vedeva. In particolare
raccontava una guerra. La dimenticata guerra in Cecenia,
con militari russi che recidivamente torturavano, stupravano,
ammazzavano.
Anna Politkovskaja scriveva la
sua verità, quella che i media
russi non facevano emergere.
Ha ascoltato i vinti, ha vissuto
col rimorso di aver causato la
morte di quei ceceni che le hanno raccontato le loro storie, e
che per questo sono stati puniti.
Una sorte capitata poi anche a
lei. Quattro colpi di pistola addosso, di cui uno alla testa, e la
voce solitaria della Politkovskaja
ha smesso di parlare.
Era il 7 ottobre del 2006, e la
giornalista newyorkese di nascita
ma russa di adozione venne
ammazzata sotto la sua abitazione a Mosca. Il suo computer,
nel quale conservava la sua inchiesta sulle torture in Cecenia,
è scomparso. E al suo funerale
nessun rappresentate del governo russo si è fatto vedere.
A
Oggi, a distanza di sette anni, i
mandanti del suo omicidio restano impuniti. Il giudice del
tribunale di Mosca nel quale si
stava celebrando il nuovo procedimento, infatti, ha deciso di
sciogliere la giuria per nominarne
una nuova il prossimo 14 gennaio. Il motivo: tre giurati hanno
dato forfait per motivi di salute
o lavoro. Così, la quota minima
di 12 giudici popolari prevista
dalla legge non è stata raggiunta
e adesso è tutto da rifare.
Intanto, alla sbarra ci sono cinque persone: i fratelli ceceni
Rustam, Ibragim e Dzhabrail
Makhmudov, il loro zio Lom-Ali
Gaitukayev e l’ex dirigente della
polizia moscovita Serghiei Khad-
zhikurbanov. Nel primo processo
Ibragim e Dzhabrail Makhmudov
erano stati assolti per insufficienza di prove insieme a Khadzhikurbanov, mentre Rustam era
ancora latitante e Gaitukayev
era stato sentito in qualità di
teste.
Poi la corte suprema aveva annullato la sentenza per gravi vizi
procedurali e pochi mesi dopo,
accogliendo un ricorso della famiglia Politkovskaja, aveva sospeso il processo bis appena
iniziato, inviando gli atti alla procura per aggiungerli a quelli sull’inchiesta sul mandante (ancora
sconosciuto) e sul presunto killer, Rustam Makhmudov, che
nel frattempo era stato arrestato
in Cecenia.
In un altro processo, l’ex poliziotto Dmitri Pavliuchenkov, pur
collaborando con la giustizia, è
stato condannato a 11 anni di
carcere duro per aver pedinato
la vittima, partecipato all’organizzazione del delitto e fornito
l’arma al killer.
Il processo aperto lo scorso luglio, in un primo momento era
stato boicottato dai figli di Anna
Politovskaja, Ilia e Vera: accusavano la corte di aver scelto i
giudici senza consultarli. Poi
hanno deciso di partecipare alle
udienze. Udienze di un processo
adesso azzerato.
Mentre la verità sul quell’omicidio
si allontana ulteriormente.
La politica su tasse e disoccupazione fa crollare il consenso
François Hollande,
dalle stelle alle stalle
P
er François Hollande la luna
di miele è durata pochissimo.
A poco più di un anno dalla sue
elezione, il sostegno del popolo
e le promesse di far rinascita la
Francia sono un lontano ricordo.
Il terreno sotto l’Eliseo trema
sempre di più, e mentre il terremoto politico continua, il consenso del Presidente della Repubblica Francese perde irrimediabilmente pezzi. Secondo quanto
rilevato da un sondaggio realizzato
dall’istituto demoscopico “YouGov” su richiesta del quotidiano
The Huffington Post, la popolarità
di Hollande raggiunge, infatti, i
minimi storici, riscuotendo l’approvazione di appena il 15% degli
interpellati, su un campione rappresentativo di 950 elettori.
Così, mentre Marine Le Pen e il
suo partito volano negli indici di
gradimento, il presidente socialista
racimola l’apprezzamento di tre
francesi su cento. Se il 9% non
si pronuncia, coloro che hanno
un'opinione nettamente negativa
di Hollande ammontano a ben il
76 per cento del totale.
Povero Hollande; come si muove,
fa danno. Il suo popolo lo bacchetta praticamente su tutto. Sulla
disoccupazione che aumenta, sul
prelievo fiscale sempre più pesante, e anche sulla cattiva gestione del fenomeno dell’immigrazione. Così, tra contestazioni
sugli Champs-Elysées e agenzie
di rating che declassano la Francia,
il sonno del presidente francese
è sempre più sofferto.
Nel tentativo di raddrizzare la zattera, secondo indiscrezioni giornalistiche Hollande sarebbe molto
attento alle dinamiche di governo,
non escludendo l’ipotesi di un
possibile rimpasto.
Di fatto, tra rumors e dubbi, una
cosa è certa: che se il trend continua ad essere questo, tra nemmeno un mese François Hollande
si ritroverà a piacere solo a se
stesso. Sempre ammesso che si
piaccia.
G.M.
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Venerdì 15 novembre 2013
Storia
Fondatore di scuole, circoli, riviste che accolgono anche personaggi lontani o addirittura avversi al Regime
Bottai e l’Educazione nazionale / 3
“Non abbiamo il potere perché abbiamo fatto la Rivoluzione, abbiamo il potere perché dobbiamo fare la Rivoluzione”
di Emma Moriconi
iuseppe Bottai possiede
una personalità dalle caratteristiche eccezionali.
La sua cultura spazia dalle
tematiche sociali a quelle
politiche, dalla letteratura all’ordinamento giuridico in ogni suo aspetto. Nel 1932 è presidente dell’Inps,
governatore di Roma e poi di Addis
Abeba durante la guerra di Etiopia.
È in questo periodo che fonda scuole, circoli, riviste come le Arti, alle
quali danno il proprio contributo
anche letterati non certo vicini al
Fascismo come Giulio Carlo Argan.
Il suo approccio alle tematiche scolastiche è del tutto innovativo: quando, nel ’36, diventa ministro dell’Educazione nazionale dimostra immediatamente di essere un precursore dei tempi portando avanti l’idea
di una scuola priva di distinzioni tra
le classi sociali e attenta alla possibile
integrazione tra scuola e lavoro.
Nel 1939 redige la Carta della Scuola, nella quale spicca, tra l’altro, la
volontà di affermare il principio del
diritto allo studio garantito a tutti.
Quella che propugna Bottai è una
scuola più moderna, meno nozionistica, più pedagogica e con un
fine ultimo: la formazione socioculturale dei ragazzi.
Anche qui, ciò che si tenta, con i
più svariati modi, di fare oggi è solo
un pallido riflesso di un’idea geniale
e in netto anticipo sui tempi che è
G
1937: Bottai (a sinistra) incontra i direttori generali del ministero dell’Educazione
nazionale; accanto a lui Galassi Paluzzi, direttore dell’Istituto di Studi Romani
da attribuire, senza ombra di dubbio,
proprio a Giuseppe Bottai.
Nella sua missione per l’Educazione,
Bottai emana una legge secondo la
quale artisti e letterati insigni possono accedere all’insegnamento
senza necessariamente essere in
possesso della laurea e senza concorso pubblico.
Oggi una scelta del genere potrebbe
sembrare assurda, eppure è solo
grazie a questa che molti studenti
degli anni Trenta possono avere il
privilegio di avere come insegnanti
talenti come Salvatore Quasimodo,
Giuseppe Ungaretti, Vasco Pratolini,
Renato Guttuso, Giacomo Manzù.
Nel 1940 Bottai fonda la rivista Primato, incentrata sull’arte e sulla letteratura. Anche qui si avvarrà di
personalità estranee o addirittura
lontane dal Fascismo.
Non solo: il suo intuito è talmente
fine da condurlo alla creazione dell’Istituto nazionale di restauro, emana
una legge a tutela dei beni paesistici
e ambientali. E anche qui è un precursore.
Lo storico Alexander De Grand ritiene Bottai “un individuo estremamente complesso” precisando che
a suo parere il Fascismo sminuì il
suo valore. In un regime democratico, dice, sarebbero state esaltate
le sue virtù.
Nel pieno rispetto dell’opera e della
figura di De Grand, però, c’è da
dire che il punto di vista che esprime
è quanto meno discutibile. Un sistema di governo come quello fascista, piuttosto, sembra forse il solo
ad essere in grado di esaltare e
dare spazio a una personalità come
quella di Bottai. In una cosiddetta
democrazia, probabilmente, egli si
sarebbe “incartato” insieme alla
burocrazia, impolverato insieme alle
infinite procedure, anchilosato come
un sepolcro imbiancato.
Probabilmente è, invece, proprio la
struttura del Regime, così com’è
concepita, a consentirgli di emergere
e di mettere in pratica tutta la sua
genialità.
Su La Critica Fascista scrive, appunto,
Bottai il 15 luglio del 1924: “Noi non
abbiamo il potere perché abbiamo
fatto la Rivoluzione, ma abbiamo il
potere perché dobbiamo fare la Rivoluzione”.
Quando si asserisce (e nei decenni
che si sono susseguiti alla caduta
del Regime è accaduto con cadenza
quasi quotidiana) che nel Fascismo
non c’è stata cultura, è evidente che
due sono le cose: o si è disinformati,
o si è in malafede.
E la storia umana, sociale e politica
di Giuseppe Bottai ne è la dimostrazione pratica.
Dice testualmente Giordano Bruno
Guerri nel suo “Fascisti”: “… il Fascismo non impedì agli artisti di
manifestare tendenze “non allineate”: nessun quadro venne sequestrato e distrutto, anzi vennero anche
istituiti premi artistici contrapposti,
il “Bergamo - voluto da Bottai e
punto di riferimento dei pittori “eversivi” - e il “Cremona”, patrocinato
da Farinacci, che invece promuoveva
i temi cari all’ideologia e alla retorica
fasciste”.
(… continua …)
7
Venerdì 15 novembre 2013
Roma
COME AMPIAMENTE PREVISTO, LA DISPOSIZIONE DEL DIRIGENTE DEL LICEO SU “GENITORE 1 E 2” SOLLEVA UN POLVERONE
Coro di proteste contro il “Mamiani”
Interrogazione in Regione di Storace: “Decisione di stampo ideologico”
Il consigliere Olimpia Tarzia: “Autonomia scolastica non significa anarchia”
enitore 1, genitore 2?
Chiacchiere a 0. E Roma
non ci sta. Il tentativo di
far passare le nuove terminologie orwelliane imposte dal
nuovo ordine mondiale di cui le
maggiori sacerdotesse in Italia
sono quelle del trio Ky-bo-bo (Kyenge, Boldrini, Bonino) ha sortito
una sana reazione di sdegno, per
ora solo sul piano politico. La Regione Lazio ne è direttamente investita per effetto dell’interrogazione
presentata dal capogruppo de La
Destra verso Alleanza nazionale,
Francesco Storace, all’assessore
alla Scuola Massimiliano Smeriglio.
“Nell'istituto scolastico di Roma si legge nell'interrogazione - i
nuovi libretti delle giustificazioni
non hanno più la dizione "firma
del padre o della madre" ma contengono la dicitura di "genitore 1 o
genitore 2"; la professoressa Tiziana
Sallusti, preside del liceo classico,
ha argomentato la decisione assunta
affermando che bisogna 'adeguarsi
ai cambiamenti visto che sono
sempre di più le famiglie allargate
e ricomposte. Il presidente dell’Associazione nazionale presidi
Giorgio Rembado - continua l'interrogazione - ha considerato la
decisione della dirigente scolastica
come una scelta di 'stampo ideo-
G
logico'; il 'Movimento italiano genitori' l'ha definita come una 'decisione non democratica e il ministero dell'Istruzione ha precisato
che per l'aspetto relativo alle modalità delle giustificazioni ogni istituto si autodisciplina. La famiglia
naturale - si legge ancora nell'interrogazione presentata dal capogruppo de La Destra verso Alleanza
nazionale - formata da una madre,
un padre e la prole, è prevalente
rispetto alle tipologie richiamate
dalla preside del liceo in oggetto
e la varietà dei nuclei famigliari
cui si riferisce la dirigente scolastica
non è contenuto né nella Costituzione italiana né nello Statuto regionale”.
“Il vicepresidente del Consiglio regionale - si legge nella parte finale
dell'interrogazione - chiede all'assessore Smeriglio di sapere se è
al corrente della vicenda esposta;
quale posizione, visto il silenzio assordante con il quale gli esponenti
dell'esecutivo regionale hanno reagito al "caso Mamiani", ha assunto
la giunta al riguardo; e quali provvedimenti intenda adottare nei confronti della preside Sallusti al fine
di evitare di creare, con il pretesto
dell'autonomia scolastica, un pericoloso precedente che possa estendersi anche presso gli altri istituti
scolastici della Regione Lazio, minando il nostro ordinamento”.
Le proteste non si esauriscono
qui. “La decisione del dirigente
scolastico del liceo Mamiani Tiziana
Sallusti, di adottare nuovi libretti
delle giustificazioni contenenti la
dicitura di 'genitore 1 o genitore
2’, rappresenta, non solo una forzatura semantica (ridicola se non
fosse inquietante e di cui nessuno
sente la necessità), ma anche un
vulnus al concetto di famiglia costituzionalmente inteso”. Lo afferma
in una nota Olimpia Tarzia, Vice
Presidente della Commissione Cultura diritto allo studio, istruzione
della Regione Lazio. “Le Istituzioni
per prime hanno il dovere politico
e morale di difendere principi sanciti
dalla nostra Carta Costituzionale e
nella fattispecie, dallo stesso Statuto
regionale. L’autonomia scolastica
non significa libera interpretazione
di tali principi, che non possono,
per loro natura, essere messi in
discussione da provvedimenti condizionati dalle diverse visioni sociopolitiche. Non permetteremo
che gli studenti del Mamiani, le
loro madri e i loro padri (ma chi è
poi l’1 e chi il 2?) subiscano decisioni di stampo ideologico e di assoluta inutilità sociale”.
Valter Brogino
SINISTRATI
Lo vedi, ecco Marino…
“Adozioni per coppie gay”
a Metro C costerà di più
e sarà operativa in tempi
più lunghi? La casa non
c’è? L’emergenza rifiuti resta
dietro l’angolo? L’Atac affonda
negli scandali? Sì, vabbè. Ma
Ignazio Marino, almeno, si
appresta a risolvere un problema sentitissimo da tutti i
cittadini romani: il registro
delle unioni civili. Ora sì che
tutti dormiranno sonni tranquilli, a Roma sarà possibile
celebrare il “matrimonio gay”
anche se, come è arcinoto,
vale assai meno di un pezzo
di carta straccia.
Ma si sa, queste sono le priorità della sinistra quando va
al potere. E cioè “dire qualcosa
di sinistra”. Il resto viene dopo
(se viene). E così il sindaco
di Roma ha varcato le sacre
sale di registrazione di Repubblica.tv per sommergere
gli ascoltatori di banalità, fino
ad arrivare alla dichiarazione
buona per dare una scossa
L
alle sonnacchiose agenzie di
stampa. “Non mi fa paura la
parola matrimonio tra persone
dello stesso sesso. Se due
persone si amano, si sposano.
Noi a Roma, come avevamo
promesso, avremo il registro
delle unioni civili”. Il fatto è,
secondo Marino, che “l'Italia
è terribilmente indietro sulla
questione dei diritti delle persone, insieme alla Grecia”.
Ecco, magari l’Italia e soprattutto la Grecia avrebbero tutt’altri problemi da affrontare,
che non i capricci di una minoranza, per quanto rumorosa. Ma tant’è: c’è una categoria
di uomini che vive in un film
di Nanni Moretti e non ha
altri bisogni se non quelli di
dire qualcosa di sinistra. Marino è tra questi e, forse reduce
da una visione notturna di
“Ecce Bombo”, ha anche posto l'accento sul fatto che
“molti a sinistra hanno paura
della parola matrimonio, a
me non fa per niente paura”.
Il problema è che Marino si
spinge un po’più in là, paventando un mondo in cui
coppie gay possano anche
crescere dei figli. “Mi sono
reso conto che io non ho
nessuna contrarietà – ha detto
al riguardo – purché l'adozione
venga fatta nell'interesse primario della bimbo o della
bimba”. Contraddicendosi
quindi in termini: ma questo
è un altro punto. Ora Marino,
la cui immagine è sotto i
tacchi dopo i fallimenti record
di questi pochi mesi di mandato, potrà far parlare di sé
per altri motivi. Sarebbe bello
però che qualcuno gli andasse
a sventolare sotto la faccia la
foto che andò a piatire, in
campagna elettorale, al neoPapa Bergoglio. Delle due
l’una: o sei papista, o sei attivista gay. Non si può passare
-come dire? –da un “genere”
all’altro…
8
Venerdì 15 novembre 2013
Roma
Pubblicato da Camera di Commercio uno studio sulla condizione delle imprese di Roma e provincia
Crisi: un’azienda su cinque pronta a licenziare
Il mercato interno non si risolleva, molti imprenditori prevedono di ridurre il numero
di addetti nei prossimi mesi. Ma c’è sempre chi vede la “luce in fondo al tunnel”…
di Robert Vignola
è sempre una notizia buona e una
cattiva. Quella cattiva è, al contempo, concreta. Le
aspettative delle imprese di Roma
e provincia, per il terzo quadrimestre dell'anno, permangono
prevalentemente negative, tanto
che un contratto a tempo indeterminato su cinque sarà “tagliato”.
Quella buona? Ma naturalmente
il fatti che ci sia qualcuno che
vede “la luce in fondo al tunnel”.
Sono comunque questi gli aspetti
principali emersi dall'indagine
congiunturale fatta su un campione di 303 imprese del territorio
che ha come obiettivo quello di
raccogliere e analizzare le previsioni sull'andamento delle principali variabili aziendali. Lo studio
è curato da Asset Camera, Azienda
speciale della Camera di Commercio di Roma, con la collaborazione tecnica della Luiss Business School e dell'istituto di
C’
ricerca Swg. “La percentuale di
imprese romane che prevede un
calo del fatturato resti ancora alta
(53%), la costante diminuzione
di questo dato rispetto al primo
e al secondo quadrimestre dell'anno dove le percentuali erano,
rispettivamente, al 70% e 60%,
ci porta a essere moderatamente
ottimisti per i mesi futuri”, si
legge nella nota di presentazione
dello studio. Sarà che parte delle
imprese che erano pessimiste,
nel frattempo, hanno chiuso e
non hanno potuto rispondere al
sondaggio nell’ultimo trimestre?
Chissà…
Entrando nel dettaglio, il 35,3%
delle imprese si aspetta una diminuzione del fatturato prodotto
nel mercato interno (erano il 40%
nel secondo quadrimestre 2013),
il 17,2% una “forte riduzione”
(erano il 20,5%), il 34,3% un andamento stabile (erano il 31,1%)
e il 12,9% un aumento (erano
solo il 7,8%). Le imprese più
pessimiste sono quelle del manifatturiero, dove la percentuale
di coloro che attendono una diminuzione o forte diminuzione
del fatturato rappresentano il
74%. Di contro, nei “servizi alla
persona” e nei “servizi alle imprese” questo valore si ferma, rispettivamente, al 36% e 43%.
Fatto sta che le prospettive negative del fatturato influiscono
inevitabilmente sulla domanda di
lavoro che permane molto debole.
Nel terzo quadrimestre del 2013
circa il 20% delle imprese romane
prevede una contrazione dei propri
addetti a tempo indeterminato e
questo riguarda praticamente nella
stessa proporzione laureati, diplomati e non diplomati. Solo il
4% del campione prevede un aumento del numero di addetti a
tempo indeterminato. È pari a
quasi il 20% la percentuale di
imprese che prevede di ridurre il
numero di addetti ed è del 77%
la quota di quelle che indicano
stazionarietà.
Le aspettative sui nuovi investimenti confermano sostanzialmente un dato già riscontrato nel
primo quadrimestre dell'anno. Il
58% delle imprese dichiara di
non pensare a realizzare alcun
tipo di nuovo investimento: dato
che resta negativo, sottolinea lo
studio, “ma leggermente migliore
rispetto al 63% emerso nella rilevazione del quadrimestre precedente”.
Questa sarebbe insomma la fonte
di luce in fondo al tunnel... Tant’è
che rimane negativa la visione
delle imprese romane sull’accesso
al credito e sulla gestione finanziaria. In merito alla disponibilità
di finanziamenti dalle banche il
51,5% si aspetta un andamento
peggiore rispetto al quadrimestre
precedente, il 34,3% analogo e
solo il 6,6% uno migliore. Percentuali quasi uguali a quelle relative al costo del debito con le
banche.
Per quanto riguarda la riscossione
dei crediti il 47,9% si aspetta una
situazione simile a quella del quadrimestre precedente mentre il
39,9% una situazione peggiore;
solo il 6,9% uno scenario migliore.
La situazione economica generale
è considerata peggiore o molto
peggiore di quella del precedente
quadrimestre “solo” dal 20% delle
aziende rispetto al 70% del quadrimestre precedente. Il 50% intravede una situazione analoga
alla precedente, mentre il 19%
(rispetto al 6,2% del quadrimestre
precedente) indica un tendenziale
miglioramento.
Ma perché si soffre tanto? Il principale ostacolo alla crescita rimane
la debolezza del mercato interno
(38% del campione); il continuo
aumento dei costi di produzione
è, ancora una volta, il secondo
ostacolo principale (19%).
CORTE DEI CONTI IN AZIONE
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
L’operazione Metro C
potrebbe costare cara
ieni poteri all'assessore Guido
Improta per aggirare gli ostacoli burocratici e per mettere
a tacere la titolare del dell'assessorato al Bilancio Daniela Morgante,
preoccupata dallo spettro Corte dei
Conti, pronta ad avviare indagini
sulla regolarità dell'erogazione dei
fondi (circa 250 milioni di euro) al
consorzio Metro C. Eppure puntuale
come un orologio svizzero, la richiesta di 'chiarimenti' da parte
dell'organo giuridico, è arrivata. In
poche righe datate 13 novembre,
infatti, il consigliere Rosario Scalia
della Sezione regionale di Controllo
invita la Ragioneria di Roma Capitale
a fornire, entro tre giorni, tutta una
serie di dati relativi alle "opere connesse allo stato di attuazione della
delibera Cipe" con cui nel 2012 furono stanziati i fondi necessari a
chiudere il lungo contenzioso tra
Roma Metropolitane e Metro C, poi
definito nell'atto attuativo di settembre.
Verifiche da cui potrebbero scaturire
ulteriori grane per il sindaco ciclista
P
La parte migliore è quando si torna a casa
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento
che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso
funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq.
La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre
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che, con l'accordo di martedì notte,
si visto garantire la riapertura dei
cantieri e ha chiesto e ottenuto
dalle aziende appaltatrici l'ok per
un anticipo degli stipendi ai lavoratori, che non vedono un euro da
agosto, in attesa che il 'fido' Improta
sbrighi le ultime pratiche. Eppure
Marino non desiste e va avanti per
quella strada che potrebbe garantirgli
un buon ritorno elettorale, pronto
a mettere alla porta il 'grillo parlante'
Morgante non appena il bilancio
comunale verrà approvato.
Tuttavia, il vero salasso potrebbe
arrivare in caso di contenzioso tra
Comune di Roma e imprese, se i
lavori dovessero interrompersi nuovamente e in maniera definitiva
(fino ad oggi non si è trattato di
uno stop vero e proprio dei lavori,
ma più di un 'bassissimo regime'),
il Campidoglio potrebbe esser costretto a pagare migliaia di euro (si
parla di addirittura 100mila) quotidiani, per ogni giorno di fermo dei
lavori.
Ugo Cataluddi
9
Venerdì 15 novembre 2013
Dall’Italia
IL GHANESE CHE AMMAZZÒ A PICCONATE TRE PASSANTI TENTA DI UCCIDERE ANCORA
TORINO - LA TRUFFA DI UNA COPPIA DI STRANIERI
La furia omicida di Kabobo?
Colpa delle voci. E Kyenge tace
Campo nomadi: sequestrati
quattro milioni di euro falsi
L’immigrato, detenuto a San Vittore, è ora in isolamento
Arrestati due rom che avevano appena raggirato
un cittadino francese con la tecnica del “rip-deal”
oh chi si rivede. Torna a far
parlare di sé Adam Kabobo, il
ghanese che lo scorso 11 maggio uccise a colpi di piccone tre
passanti a Milano, mettendo a segno
un altro episodio di violenza. L’immigrato, infatti, ha cercato di strangolare il suo compagno di cella nel
carcere di San Vittore.
È successo alcuni giorni fa e, da
quanto si è saputo, Kabobo, così
come per gli altri omicidi, si è giustificato dicendo di aver sentito
delle “voci” che gli chiedevano di
uccidere il detenuto. A salvare il
detenuto in balia della furia omicida
di Kabobo è stato l’immediato intervento degli agenti della polizia
penitenziaria, che ha fatto sì che il
malcapitato se la cavasse con un
grande spavento e qualche ferita
lieve. Intanto il giudice ha fissato il
processo per il prossimo 28 gennaio
davanti alla Corte d’Assise.
“Noi non siamo stati informati da
alcuno di quanto è accaduto”, spiega
l’avvocato Benedetto Ciccarone che
difende il ghanese assieme al legale
Francesca Colasuonno. Il difensore
en quattro milioni in banconote rigorosamente false sono state scovate in
due campi nomadi nel torinese. È la
cifra da capogiro sequestrata dagli agenti del
Commissariato Centro di Torino, scoperta in
seguito all’arresto di due truffatori nella
capitale piemontese.
I nomadi, Pavle Jovanovic, 37 anni, e Bruno
Jovanovic, 29, rispettivamente residenti nel
campo nomadi di strada della Berlia a Collegno
e di strada dell’Aeroporto di Torino, sono
stati colti in flagrante da una volante della
Polizia mentre cercavano di raggirare un
uomo di nazionalità francese, con l’ormai famosa tecnica del “rip-deal”, che consiste in
un’operazione di cambio fraudolenta.
L’uomo era stato contattato dopo aver messo
un annuncio online per la vendita di un immobile.
I nomadi, dopo aver proposto alla vittima
una transazione parallela, erano riusciti a
farsi dare 35mila euro in contanti dal malcapitato, che si era fatto convincere dal fatto
che i due gli avevano consegnato anticipatamente ben 140mila euro in contanti. Soldi
che però si sono poi rivelati palesemente
falsi.
La vittima insospettita dall’atteggiamento dei
nomadi ha comunque avvertito la polizia che
T
B
ha inoltre chiarito che è andato a
trovare in carcere Kabobo alcuni
giorni fa e che gli aveva raccontato
che stava condividendo la cella con
un altro detenuto. Secondo l’avvocato si tratta di “una cosa molto
strana e grave che un detenuto
come Kabobo, con seri problemi
psichiatrici e che sta seguendo delle
terapie, venga messo nella stessa
cella con un’altra persona”. Ovviamente, dopo l’aggressione il ghanese
è stato trasferito in isolamento, sor-
PROSEGUONO LE INDAGINI DEGLI INQUIRENTI
Bari: donna uccisa
nigeriano confessa
i chiama Donald Nwajiobi, 18 anni,
nigeriano, il presunto assassino
di Caterina Susca,
la donna di 60
anni, uccisa lunedì
all’ora di pranzo
nel suo appartamento alle porte
di Bari, Torre a
Mare. Il killer, partito dal centro di
accoglienza richiedenti asilo di Palese e bloccato in via Quintino
Sella, è stato rintracciato la scorsa
notte dagli agenti della polizia su
un autobus.
Fatale il telefonino della donna, il
diciottenne infatti aveva con sé il
cellulare della vittima che aveva
portato via dopo averla uccisa. Non
solo. Nwajiobi, oltre ad essere stato
riconosciuto da una donna che lo
aveva incontrato a Bari vecchia, è
stato fotografato da uno dei vicini
della Susca mentre scappava. Così,
dopo un lungo interrogatorio in
Questura, l’uomo ha confessato
ed ora è accusato di omicidio volontario.
A ricostruire i fatti, il dirigente della
Squadra Mobile Luigi Rinella: “Abbiamo trovato una quindicina di
persone che provenivano dal centro
Cara di Palese - ha spiegato- Così
abbiamo fatto squillare il cellulare
e fermato la persona che cercava
di nasconderlo”. Anche il procuratore aggiunto, Anna Maria Tosto,
oltre a congratularsi con le forze di
polizia, ha fatto notare quanto sia
stata importante “la fattiva colla-
S
borazione dei cittadini per giungere
all’identificazione del presunto responsabile dell’omicidio”. Plauso
anche dal viceministro dell’Interno,
Filippo Bubbico: “Un ringraziamento
questore di Bari, Domenico Pinzello,
al dirigente della squadra Mobile,
Luigi Rinella, e a tutte le forze impegnate nella brillante di indagine
che ha portato alla rapida individuazione dell'autore dell'omicidio
di Caterina Susca". Il viceministro
ha inoltre ribadito che “il risultato
di oggi è stato reso possibile grazie
a un efficace lavoro di squadra e a
un'ottima capacità di investigazione.
La dimostrazione che – ha aggiunto
- quando si lavora con determinazione e si mettono in campo in
maniera efficiente e intelligente le
grandi capacità che le nostre forze
dell’ordine possiedono i risultati
sono tempestivi e importanti”. Bocche cucite sul fronte delle indagini.
Dalla Procura fanno sapere che
sono tuttora in corso verifiche approfondite volte all’esatta ricostruzione della dinamica dell’omicidio.
E’ prevista per oggi l’autopsia sul
corpo della donna.
vegliato a vista dagli agenti. Eppure,
una perizia psichiatrica - disposta
dal gup di Milano Andrea Ghinetti aveva stabilito nelle scorse settimane
che Kabobo al momento del triplice
omicidio aveva una “capacità di intendere” che era “grandemente scemata ma non totalmente assente”.
Non solo. La sua “capacità di volere
era sufficientemente conservata”.
Prove d’integrazione? Silenzio dal
ministro Kyenge.
Giuseppe Sarra
ha fatto scattare la trappola. Si è recata nel
luogo fissato per lo scambio in un bar di via
Po, ha inseguito i due (che risultano avere
anche numerosi precedenti penali alle spalle)
e poi li ha arrestati.
Le manette ai polsi dei due fuorilegge ha
condotto le forze dell’ordine alla perquisizione
dei due campi nomadi nel torinese. Di lì la
scoperta della macchinosa truffa che i due
avevano ben progettato e organizzato. Nei
due campi sono stati infatti sequestrati circa
4 milioni di euro falsi, in banconote da 200 e
500 euro nascoste in due grosse valige sotto
il letto, con le quali riuscivano poi ad arricchirsi
a scapito delle malcapitate vittime.
Miriana Markovic
10
Venerdì 15 novembre 2013
Dall’Italia
IL TRISTE PRIMATO DI UN PAESE A POCHI PASSI DAL CONFINE CON LA SVIZZERA
PADOVA - LA CRISI UCCIDE ANCORA
Valsolda il comune più povero,
ma la colpa è dello Stato italiano
Troppi debiti, scrive
alla banca e si suicida
Il sindaco punta il dito contro la confederazione elvetica, ma in realtà
il problema è a monte: i transfrontalieri cercano di scappare dallo Stivale
il fenomeno dei transfrontalieri a fare di Valsolda,
situato a due passi dal confine, il comune più povero d’Italia.
Già, perché il paese al confine
con la Svizzera ha “vinto” questa
speciale classifica redatta dal
ministero dell’Economia italiano.
Qui il reddito medio si ferma a
11.998 euro, addirittura meno
di Platì (Reggio Calabria). Ma il
sindaco Giuseppe Farina (in
foto), invece di prendersela con
lo Stato, che costringe i cittadini
a varcare il confine nazionale
per riuscire a ‘campare’ decentemente, se la prende proprio con il cantone Svizzero che dà loro tale opportunità.
“Il 90% dei valsoldesi lavora in Svizzera
per cui percepisce il reddito lì e non
dichiara nulla in Italia - sbotta il primo cittadino - In realtà i valsoldesi guadagnano
mediamente il triplo degli italiani perché
percepiscono lo stipendio in franchi svizzeri.
Ad esempio, lì un muratore guadagna in
media circa 4.000 euro al mese, un manovale 3.000 e una commessa 2.500”.
Farina si lamenta poi del fatto che “i costi
sociali restano a carico del Comune mentre
l’incasso della tassazione va al Cantone
svizzero”.
In questo modo però il sindaco dimentica
che, seppure con ritardi e con lungaggini
burocratiche, Valsolda percepisce dal
Canton Ticino (via Roma) i ristorni del-
È
dei ristorni versati attualmente
al cosiddetto Bel Paese”.
Probabilmente infatti il Sindaco
dovrebbe preoccuparsi del problema a monte, cercando di
capire come mai gli italiani preferiscono andare a lavorare in
Svizzera, pagando così le tasse
sia al paese elvetico che all’Italia.
E ciò, perché rimanere in Italia
significa, di questi tempi, non
lavorare, lavorare e non essere
pagati oppure, quando va bene,
lavorare ed essere sottopagati
(considerato il costo della vita
nello Stivale che è ormai alle
l’imposta alla fonte dei lavoratori frontalieri.
La sparata del sindaco di certo non è stata
benvista oltreconfine, a darne dimostrazione
è l’articolo apparso sul sito elvetico Mattinonline. “Ecco la dimostrazione di come
i ristorni dei frontalieri che versiamo all’Italia
vengono mangiati da Roma - scrivono - Il
sindaco di Valsolda invece di piangere dovrebbe andare a prendersela direttamente
con Roma e non con il nostro Cantone.
Giuseppe Farina dovrebbe piuttosto solamente ringraziarci visto che, a 35 anni da
un accordo ormai vetusto, continuiamo
ancora oggi a versare una percentuale di
ristorni troppo alta e ingiustificata. Una
prassi che presto o tardi, non appena i
nostri ministri di Berna si sveglieranno dal
lungo torpore, verrà certamente modificata
con una netta diminuzione della percentuale
stelle).
E in tutto questo la soluzione di Farina
qual è? Puntiamo alla “fusione con gli
altri Comuni del lago”, spiega ricordando
che il primo dicembre ci sarà un referendum
“per fare un comune più grande in modo
da avere maggiori risorse che ci consentiranno di avviare nuove iniziative all’interno
del territorio. Confido nelle persone intelligenti e penso che non ci siano problemi,
anche perché non c’è alternativa se vogliamo valorizzare il territorio con un miglioramento di qualità della vita servizi e
di qualità della vita servizi e di qualità
della vita”.
Evidentemente quindi anche il primo cittadino si rende conto di quanto sia difficile
vivere in Italia.
Barbara Fruch
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L’uomo era titolare di un’agenzia di viaggi
All’origine del gesto problemi economici
ncora un imprenditore vittima
della crisi. L’ennesima tragedia
arriva da Rubano (Padova),
dove mercoledì notte Massimiliano
Calore, 40 anni, titolare di un’agenzia
di viaggi è stato trovato impiccato
nell’autorimessa di fianco all’abitazione.
Prima di compiere l’estremo gesto
l’uomo ha scritto diversi biglietti d’addio
e di scuse. Uno di questi indirizzato
anche alla propria banca, posizionato
accanto ad alcuni estratti conto: documentazione che certifica come all’origine del suicidio ci sarebbe la sua
notevole esposizione economica.
Calore era scomparso mercoledì pomeriggio. A tutti aveva detto che dopo
la pausa pranzo sarebbe tornato in
agenzia, come ogni giorno. Ma così
non è stato. Quando la moglie non
l’ha visto rientrare per cena ha allertato
A
i carabinieri. Il ritrovamento del corpo
ormai senza vita è stato fatto dai genitori dell’uomo, quando sono andati
in garage per prendere l’auto per raggiungere la nuora.
Il 40enne proprietario di un’attività
molto nota con sede a Chiesanuova
e all’Arcella (nella foto de ‘Il mattino
di Padova’). Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri della compagnia
di Padova, anche se gli inquirenti
non hanno dubbi sulle ragioni che
avrebbero spinto l’uomo a un gesto
così estremo, ovvero le difficoltà economiche incontrate negli ultimi tempi.
È l’ennesima vittima di una crisi che,
da mesi ormai, sta uccidendo imprenditori, così come dipendenti e
disoccupati soffocati da uno Stato
che si rifiuta di aprire gli occhi davanti
alle difficoltà dei cittadini italiani.
B.F.
11
Venerdì 15 novembre 2013
Dall’Italia
GENOVA - LA TERRA TREMA ANCORA
Terremoto, scossa di 3.1
tra Piemonte e Liguria
Evacuata una scuola a Sestri Ponente,
non risultano danni a cose o persone
L’autotrasporto nazionale in rivolta contro l’esecutivo Letta
“Il Governo ci snobba?
Paralizzeremo l’Italia”
Nessuna risposta alle richieste del settore, proclamato lo sciopero
dei camion sotto Natale - In arrivo disagi a non finire sotto le feste
di Barbara Fruch
na scossa di terremoto
di magnitudo 3.1 gradi
Richter è stata avvertita ieri alle 12.34 nel capoluogo ligure. L’epicentro
è stato nella zona di Isoverde, a una profondità di
circa 7 chilometri. Le località prossime all’epicentro,
oltre a Campomorone (Genova), sono i comuni di Mignanego (Genova) e Fraconalto (Alessandria).
Numerose le telefonate
giunte al centralino dei vigili del fuoco, segnalazioni
sono arrivate da tutto il territorio genovese: dai quartieri di levante come Albaro, sino a Sestri Ponente e
Arenzano, ma anche dall’entroterra, fra Busalla e
Ronco Scrivia. Dalle verifiche effettuate da parte
della Sala Situazione Italia
del Dipartimento della Pro-
U
tezione Civile non risultano
comunque gravi danni né
a cose né a persone.
In seguito alla scossa una
scuola è stata evacuata per
precauzione dai dirigenti
scolastici a Sestri Ponente
in seguito alla scossa.
“La scossa di terremoto avvertita questa mattina (ieri,
ndr) nella zona di Genova,
e che fortunatamente non
ha provocato danni a persone o cose, conferma la
necessità di stabilizzare
l’eco-bonus anche per gli
interventi di consolidamento antisismico, misura introdotta per la prima volta
con il dl Eco-bonus poi convertito in legge” ha detto
Ermete Realacci, presidente
della Commissione Ambiente Territorio e Lavori
Pubblici della Camera.
B.F.
Italia potrebbe
sprofondare,
sotto Natale, in
una crisi di approvvigionamento. Unatras e Anita hanno
infatti proclamato per dicembre cinque giorni di fermo
nazionale dell'autostrasporto.
Nella nota con la quale le
due sigle sindacali hanno
reso pubblica la loro decisione, si legge infatti che il
Comitato Esecutivo ha ratificato la decisione di proclamare il fermo dei servizi dell'autotrasporto a partire dalla
mezzanotte di lunedì 9 dicembre fino alle ore 24 di
venerdì 13 dicembre. La dura
presa di posizione è stata assunta dalla Presidenza dell'Unatras al termine dell'incontro con il sottosegretario
Girlanda ed anche l'Anita ha
condiviso la necessità della
proclamazione.
“Il taglio del rimborso delle
accise, l'assoluta incertezza
L’
sulle risorse destinate al settore con particolare riferimento agli interventi per il
contenimento del costo del
lavoro, la mancata emanazione
dei provvedimenti richiesti
sulla riforma dei poteri assegnati all'Albo, l'assenza di iniziative concrete per arginare
il fenomeno del cabotaggio
abusivo praticato dai vettori
esteri - si legge nella nota -,
Monza: ancora polemiche sulla schedatura dei giovani della destra lombarda
Lealtà Azione risponde
al dossier antifascista
I lupi brianzoli: “Agiscono da vili e fomentano l’odio. Ma noi andiamo avanti”
li anni Settanta sono passati
da un pezzo e quelli della
guerra civile partigiana anche.
Per fortuna. Alcuni però vi sono
rimasti pervicacemente attaccati.
Nostalgici di tempi bui e fomentatori d’odio. Come nel recente
caso di Monza, in cui Anpi, Pd,
Sel e il tristemente noto Osservatorio sedicente ‘democratico’
di Saverio Ferrari si sono uniti
nella crociata contro la destra
lombarda. La loro vittima preferita
è l’associazione Lealtà Azione,
che dopo aver fino ad ora risposto
agli attacchi subiti con dignitoso
silenzio e con la concretezza delle sue
attività, ha oggi diffuso un comunicato
stampa che chiarisce la sua posizione. Precisazioni che, per tutti coloro che hanno
avuto a che fare con loro – o per collaborazioni dirette o indirette o, semplicemente,
per aver letto resoconti ed altra documentazione sulle loro iniziative – non sono necessarie. Ma che i responsabili di LA hanno
ritenuto di dover fare in relazione soprattutto
ad un tanto infelice quanto poco circostanziato articolo che accusa “probabili appartenenti a Lealtà Azione” di aver minacciato
i partecipanti ad un “presidio partigiano”
svoltosi in quel di Monza.
Al di là dell’anacronismo di tale manifestazione, che nel 2013 sembra quanto mai
fuori tempo e fuori luogo, “diverte vedere
come chi cerca di intimidire gli altri addi-
G
tandoli pubblicamente e fomentando l’odio
nei loro confronti poi cerchi anche di attribuirgli il proprio vile modus operandi” scrivono i ragazzi di Lealtà Azione. E aggiungono:
“Avremmo preferito proseguire con la
nostra usuale attività, che è fatta di eventi
storico-culturali e solidarismo verso le
vittime della pedofilia, verso i terremotati
dell’Emilia, verso gli amici a quattro zampe
e tanto altro, che non citiamo per amore di
brevità. Avremmo preferito poterci concentrare sulla nostra prossima iniziativa,
una raccolta di materiali per il primo asilo
italiano di Zara, nel solco dell’impegno
verso gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia
che sempre ci ha contraddistinto. Ma la
reiterata diffusione di falsità sul nostro
conto ed il fatto che il citato dossier riporti
nomi e cognomi di (presunti) aderenti alla
nostra associazione,
rende necessario dire
alcune cose. In questo
tipo di iniziative non c’è
altro se non il tentativo
ossessivo, da parte delle vetuste sentinelle di
una guerra strisciante
e sanguinosa, di cercare
di riproporre una contrapposizione che ricrei
il loro caro vecchio
mondo di fanatismo,
oggi in pezzi, in cui la
loro esistenza trovava
giustificazione. Ancor
più squallido il tentativo di trasmettere
questo odio e questa violenza ai giovani:
forse sperano che qualcuno raccolga la
loro vecchia spranga come simbolico testimone del passaggio generazionale. Altro
fine di queste iniziative è il tentativo di fare
terra bruciata intorno alla nostra associazione,
usando la calunnia in assenza di argomenti
concreti con cui contestare i contenuti delle
nostre iniziative. Ora – concludono i lupi
brianzoli – se i ‘due minuti di odio’ sono
finiti e hanno soddisfatto chi li ha congegnati
e promossi, noi torneremmo a lavorare”.
Con l’augurio, sottoscritto da tutti coloro
che conoscono Lealtà Azione, che l’impegno
dell’associazione continui lungo, condiviso,
sereno. E inarrestabile come un fiume in
piena.
Cristina Di Giorgi
sono le principali motivazioni
che hanno indotto le associazioni aderenti all'Unatras ad
assumere all'unanimità la decisione”.
“Il Governo, nel corso di questi
mesi si è completamente disinteressato delle questioni
sollevate dall'autotrasporto prosegue la nota -, dimostrando in tal modo di non aver
compreso il ruolo fondamen-
tale del settore nella auspicata
ripresa economica”.
Uno spiraglio di trattativa viene
comunque tenuto aperto.
“L'Unatras ed Anita - conclude
infatti la nota - restano disponibili a continuare il confronto
per trovare soluzioni possibili
e pertanto chiedono un incontro urgente con la Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Padova - Il gesto di una mamma
Dona un rene al figlio
e così gli evita la dialisi
Per il ragazzo è il secondo trapianto, la prima
volta aveva avuto problemi di rigetto
veva avuto problemi di rigetto
A
e avrebbe dovuto sottoporsi
alla dialisi in attesa di un nuovo
donatore. Tutto ciò lo ha potuto
evitare grazie alla madre, che gli
ha donato un rene. Il ragazzo di
17 anni ha ricevuto così nel Centro
di Nefrologia Pediatrica, Dialisi e
Trapianto dell’Azienda Ospedaliera
di Padova un secondo trapianto.
Dopo 15 anni dal suo primo trapianto di rene, il ragazzo presentava problemi legati al rigetto cronico, perciò avrebbe dovuto ripercorrere la faticosa strada della
dialisi e aspettare un nuovo donatore non vivente per avere un secondo trapianto. Fin dalla nascita
aveva infatti sviluppato un’insufficienza renale cronica. È stato costretto a dialisi fino a quando non
è stato sottoposto in tenera età a
trapianto da donatore pediatrico
non vivente, compatibile per età
e peso, che gli ha permesso di
vivere serenamente la sua vita di
bambino. Ma ora, il rigetto cronico
del rene ne ha richiesto la sostituzione. Ed è stata la mamma ad offrirsi come donatrice. I primi di
ottobre il rene è stato trapiantato
con successo al figlio dall’équipe
multidisciplinare della Nefrologia
Pediatrica. Il decorso post operatorio, fanno sapere i sanitari, sta
andando bene.
“Complimenti a tutti i protagonisti
di questa storia tanto bella quanto
singolare – ha sottolineato il Presidente della Regione, Luca Zaia,
apprendendo la notizia – ai medici
della nefrologia pediatrica di Padova che ci hanno messo tutta la
loro scienza e capacità e ad una
mamma che, donando un rene a
suo figlio, è come se l’avesse messo al mondo una seconda volta.
Questo intervento di alta specialità
ha per la sanità veneta un grande
significato, sia perché dimostra
l’efficienza e l’utilità del programma
regionale di trapianto da donatore
vivente che stiamo sviluppando,
sia perché testimonia la bontà
della scelta fatta tempo fa dalla
Federazione Italiana Trapianti di
Organi e Tessuti - Fitot, che la Regione sostiene, di organizzare una
raccolta fondi nazionale per finanziare la ricerca sul rigetto cronico
e sulle possibilità di allungare
quanto più possibile la durata in
efficienza di un organo trapiantato.
Entrambi questi fattori - conclude
Zaia - sono estremamente significativi nella quotidiana lotta della
scienza per sviluppare un settore
salvavita come quello dei trapianti,
ed anche in questo il Veneto è all'avanguardia”. .
12
Venerdì 15 novembre 2013
Cinema
IL TORINO FILM FESTIVAL È GIUNTO ALLA SUA 31A EDIZIONE: QUEST'ANNO IN PROGRAMMA DAL 22 AL 30 NOVEMBRE
La Mole dietro la macchina da presa
Molti gli ospiti italiani e stranieri che si succederanno nel corso della kermesse
di Francesca Ceccarelli
ra il 1982 quando il Torino Film Festival
nasceva col nome di "1° Festival Internazionale Cinema Giovani" e ospitava tra le altre le anteprime del film
Rolling Stones di Hal Ashby, di Mourir a trente
ans di Romain Goupil e swk celebre The Wall
di Alan Parker.
Trentuno anni dopo ancora alte le aspettative
che questo festival crea: obiettivo quello di
scovare e mettere in evidenza le migliori tendenze e i migliori lavori del cinema indipendente internazionale.
Il festival, condotto per la prima volta da
Paolo Virzì, metterà in scena tantissimi capolavori del cinema con ospiti d’eccezione. Film
d'apertura, niente di meno che Las Vegas, un
film il cui cast parla da solo: Robert De Niro,
Michael Douglas, Morgan Freeman e Kevin
Kline.
Durante il festival cinematografico saranno
proiettati 185 film, scelti fra i 4000 visionati.
Sarà inoltre organizzato un concorso che metterà in competizione 14 opere. In più il Torino
Film Festival ospiterà l'anteprima mondiale
del restaurato 8½ di Fellini, nella versione a
2K, realizzata dai laboratori DeLuxe Digital
Roma. Insomma, ce ne sarà davvero per tutti
i gusti.
Diversi luoghi della città piemontese verranno
allestiti per ospitare i vari eventi: proiezioni e
conferenze presso il Cinema Massimo di via
Verdi, a pochi passi dalla Mole Antonelliana
e quindi dal Museo del Cinema, il Cinema
Lux, che si trova nella centralissima Galleria
San Federico, in via Roma, il Cinema Reposi,
storico, che già nel 1906 si occupava di cinematografia, dotato di 2700 posti e sito in via
XX settembre. Saranno allestiti poi alcuni uffici
temporanei che si dedicheranno al festival.
La giuria sarà presieduta dal regista messicano
E
Guillermo Arriaga. A chiudere, invece, Grand
Piano dello spagnolo Eugenio Mira con Elijah
Wood e John Cusack. Il programma comprende – sempre fuori concorso – anche un
omaggio postumo a James Gandolfini che si
tradurrà nella proiezione di Enough said per
la regia di Nicole Holofcener. Presenti all’appello anche due pellicole reduci da Cannes:
Inside Llewyn Davis dei fratelli Cohen e Only
lovers left alive di Jim Jarmush.
Per quanto riguarda l’Italia, uno dei pezzi
forti sarà senza dubbio l’anteprima mondiale
del cult restaurato di Federico Fellini 8 e 1/2;
poi un omaggio a Piera degli Esposti, Tutte le
storie di Piera di Peter Marcias, e l’anteprima
del nuovo lavoro di Carlo Mazzacurati La
sedia della felicità. Due i film italiani in concorso:
La mafia uccide solo d’estate di Pif, che è
anche il protagonista con Cristiana Capotondi;
e Il treno va a Mosca di Federico Ferrone e
Michele Manzolini.
Nella sezione Onde, riflettori puntati sul cinema
portoghese e su Yu Likwai di Hong Kong,
nella selezione dei dieci lungometraggi ci
saranno testimonianze di giovani autori la cui
età media è di 35 anni, la sezione Documentari
comprenderà opere sia nostrane che straniere
imperdibili per gli appassionati doc perché
difficilmente entrano nel circolo della distribuzione. Nell’ambito di Europop, ancora, sarà
proiettato in anteprima il film che segna il
debutto alla regia di Claudio Amendola: La
mossa del pinguino.
L A CAPITAL
PRE
AD ACCOGL
IE RE UN’ONDATA
DI CULTURA
P OLT
RONI SESSIIM
A -PARA
RUBRICA
DI INF ORMAZ
IONE CINEMATOGRAFICA
Light News, per promuovere il cinema on line
Interviste esclusive, visite sul set, informazioni sulle uscite dei film e sul box
office con l’innovativo intento, attraverso filmati storici, di valorizzare l’Archivio del “Luce”
di Luciana Caprara
a crescita dell’informazione on
line si rivela sempre più un'opportunità strategica offerta dalla
Rete, capace di rivoluzionare
la cultura attraverso la costante ed immediata fruizione delle notizie. Dato
essenziale oggi che segna una crescita
esponenziale per la conoscenza individuale.
Ed è su queste basi che nasce anche
Light News rubrica d’informazione cinematografica il cui intento è di promuovere il cinema attraverso interviste
esclusive, visite sul set, informazioni
sulle uscite cinematografiche e sul box
office con l’innovativo intento, attraverso
filmati storici, di valorizzare l’Archivio
del “Luce” oggi parte del patrimonio
mondiale dell'umanità iscritto ufficialmente dall'Unesco nel "Memory of the
World". Il tutto, seguendo lo stile ed i
canoni di un vero e proprio speciale
televisivo ma presente, per la prima
volta, solo sul web.
La news è poter seguire un programma
in pillole attraverso un taglio giornalistico
dinamico ed accattivante perfettamente
in linea con il nuovo modello di fruizione
L
immediato che solo il web può offrire,
interagendo facilmente con i social network più importanti al mondo, in modo
light per la leggerezza e l’immediatezza
delle news sfruttando le potenzialità di
YouTube come canale di distribuzione.
Ed e’ così che Light News segue anche
un altro intento, quello di realizzare
contenuti originali e di valore a dimostrazione di come l'industria dei contenuti stia evolvendo e possa trovare
in YouTube un solido partner per sperimentare soluzioni creative adatte al
mezzo digitale, aprendo uno spazio
dedicato a tutti gli appassionati di cinema.
Si consolidano così le iniziative promosse da Rodrigo Cipriani Foresio attuale Presidente di Istituto Luce Cinecittà che segnano un percorso verso il
futuro per lo Storico Archivio attraverso
la rete sulla quale a due anni del suo
mandato, rilancia l’immagine di un’ intera società oggi molto più presente
sul mercato mediatico: “Proseguiamo
il nostro percorso sulle piattaforme internet. Dopo il successo strepitoso del
canale Luce su YouTube lanciato poco
più di un anno fa che, offrendo i video
storici dell'Archivio Luce, ha raccolto
decine di milioni di visitatori di cui il
40% dall'estero, adesso lanciamo un
programma esclusivo per questa piattaforma online sul cinema italiano d'attualità, ma anche con tanti contenuti di
repertorio per un continuo raffronto
tra il come siamo e come eravamo. Il
passato come il presente ci aiutano
ad apprezzare il valore della cultura
italiana in tutto il mondo”.
Light News è un programma creato
da Francesco Cinquemani e Nicolaj
Pennestri ed è scritto e diretto da
Francesco Cinquemani e condotto
dall’attrice Anita Kravos prodotto da
Istituto Luce Cinecittà.
Accanto a Light News, Luce Cinecittà
sta progettando una serie di nuovi
contenuti sul proprio canale YouTube
per continuare ad alimentare la presenza dell'Archivio Storico Luce in
rete.
Il programma è disponibile ogni settimana
sul canale YouTube di Istituto Luce Cinecittà.
http://www.youtube.com/watch?v=Tcq9-x_wjY
http://cdn.blogosfere.it/tempolibero/images/light-news.jpg