basta divisioni a destra
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Anno II - Numero 269 - Venerdì 15 novembre 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Società Economia Il Papa a Napolitano: pensate alla famiglia Sempre più poveri ma pochi interventi Alitalia e Telecom, una marea di problemi a pag. 3 DAGLI OTT O Moriconi a pag. 3 F ONDAT ORI UN APPE L L O Colosimo e Musumeci a pag. 4 PE R L’UNITA’ Adriana Poli Bortone Un momento della prima riunione degli otto fondatori BASTA DIVISIONI A DESTRA Prima riunione del Movimento per An: portavoce Adriana Poli Bortone; coordinatore del programma Roberto Menia, tesoriere Domenico Nania, organizzazione Roberto Buonasorte, coordinatore dei movimenti giovanili Luca Romagnoli driana Poli Bortone è stata nominata portavoce del Movimento per Alleanza Nazionale; coordinatore del programma sarà Roberto Menia, tesoriere Domenico Nania, organizzazione Roberto Buonasorte, coordinatore dei movimenti giovanili Luca Romagnoli. Queste le decisioni scaturite A ROMA dalla riunione di ieri a Roma, la prima tra gli otto fondatori del Movimento (Buonasorte, Buonfiglio, Menia, Nania, Poli Bortone, Romagnoli, Storace e Tofani) a seguito del deposito dell'atto costitutivo e della manifestazione di sabato scorso al Parco dei Principi di Roma, che di fatto ha segnato la rinascita di An. Questi incarichi, secondo l'atto costitutivo del Movimento, avranno validita' fino all'Assemblea costituente che sarà convocata dagli stessi fondatori. Dalla riunione di ieri, è scaturito inoltre un ‘Appello all’unità della destra italiana’, varato e sottoscritto dagli otto fondatori. Ecco il testo completo dell’Appello: CANCELLIERI, KYENGE E SACCOMANNI: UN PROBLEMA TIRA L’ALTRO Gay, sì di Marino a nozze e adozioni on l’obbligo di dire qualcosa di sinistra, soprattutto dalla “tribuna” di repubblica.tv, Ignazio Marino è andato su un “classico” del genere: annunciare l’istituzione del registro delle coppie di fatto. I matrimoni gay insomma a Roma si potranno fare anche se, particolare non marginale, non varranno assolutamente nulla. Ma conta poco… “A Roma avremo il registro delle unioni civili: se due persone si amano si sposano, non vedo quale sia il problema'', fissando subito dopo il bilancio l’avvio delle procedure amministrative per creare il registro. Non solo, c’è anche un’apertura sulle adozioni di bambini da parte di coppie gay. “Per un mio percorso personale, avviato dal 1987 fino a oggi, la mia opinione sulle adozioni è cambiata. Prima non mi sentivo favorevole oggi penso che purché venga fatta nell'interesse primario del bimbo io non ho nessuna contrarietà”. Vignola a pagina 7 “Il 9 novembre è nato il Movimento per Alleanza nazionale, per ridare vita alla grande speranza di restituire agli italiani un soggetto politico unitario di destra. Rivolgiamo un appello a tutti gli Italiani, a quelli che credono nella sovranità della Nazione e nei valori perenni della tradizione. È ora che il popolo ritorni protagonista e si riprenda le chiavi di casa. I sacrifici che ci vengono chiesti devono essere gestiti sotto il controllo dei rappresentanti del popolo e non da chi nessuno ha votato e nessuno ha scelto. Per tutto questo auspichiamo che anche Fratelli d'Italia voglia contribuire insieme a noi all'unità della destra nel nome del simbolo di Alleanza nazionale. Non è più il tempo delle divisioni a destra, non possiamo più permetterci di lasciare i destini dei nostri figli nelle mani di chi ci ha ridotto nella situazione di difficoltà in cui oggi versiamo. Per parte nostra, in assenza di iniziative unificanti fin dalla prossima settimana, inizieremo dal 9 dicembre in tutta Italia la raccolta di firme per l’elezione di 73 rappresentanti italiani al Parlamento europeo con le liste di Alleanza nazionale”. di Igor Traboni er Annamaria Cancellieri un guaio tira l’altro. Proprio come le ciliegie che crescono copiose nel lembo emiliano terra d’adozione di Cecilie Kyenge, altra ministra di cui diremo tra poco. Ma torniamo alla responsabile della Giustizia, ministero che deve aver barattato con quello delle Telecomunicazioni, vista la familiarità con i telefoni cellulari. Non ha fatto neanche in tempo a spegnersi l’eco delle nuove notizie di stampa di una terza telefonata tra il ministro e i Ligresti, con tanto di chiamate anche da parte del marito della Guardasigilli che evidentemente ‘tiene famiglia’ in tutti i sensi, che l’Espresso manda oggi in edicola altre rivelazioni sui banchetti a casa Ligresti, una splendida cascina a sud di Milano. Decine gli ospiti, ma soprattutto c’era lei, la signora della Giustizia… di parte. Inviti che i Ligresti estendevano poi ai giorni natalizi, in un lussuoso hotel sempre a Milano, per non dire (ed è stato P C Tre ministri in fuorigioco già detto e scritto) delle ospitate estive al Tanka Village in Sardegna. E per una Cancellieri ‘svuotacarceri’ con il telefonino, una collega ministra ‘svuotacasse’: convegni sui rom, rassegne sui trans, seminari per narrare le esperienze trasgender e perfino per conoscere meglio le ideologie razziste (per usarle poi con gli italiani? Chissà). Venghino signori delle associazioni di sinistra venghino. Il tutto da poche migliaia a 40mila euro ‘a botta’, come si dice a Roma (città che pure alla Kyenge qualcosa dirà, se non altro per la presenza di un sindaco che cerca di emularla). Tra i ministri finiti in fuorigioco, anche il prode (da Romano Prodi…) Fabrizio Saccomanni: quello che i soldi non ci sono mai. Lui non sa come trovarli, se non metendo tasse. E allora non trova altro di meglio da fare che pasteggiare e svillaneggiare al ristorante contro Berlusconi. E se gli astanti ascoltano, pazienza: puoi sempre negare. E vendicarti con un’altra tassa 2 Venerdì 15 novembre 2013 Attualità DAGLI INSULTI A BERLUSCONI AL MATRIMONIO DISCUSSO A FRANCOFORTE: SCARICATA DAL PD, MA RICICLATA DA LETTA Anna Paola Concia, a volte ritornano Il Presidente del Consiglio l’ha nominata per una ricerca sulla “discriminazione del genere” nel mondo dello sport - L’incarico costerà allo Stato 48.678 euro di Federico Colosimo Addio politica, faccio la velina in tv”. E’ l’11 giugno 2013 quando, Anna Paola Concia, scaricata anche dal suo partito, il Pd, che alle ultime elezioni non le ha assicurato un posto sicuro in lista, ormai silurata dal Parlamento, si reinventa giudice di Jump! Stasera mi tuffo, il primo diving show della televisione italiana. Da onorevole a opinionista. Triste, la parabola dell’ex deputata. Abituata certamente alle acrobazie, ai salti doppi, tripli, agli avvitamenti in tutti i suoi noiosi discorsi alla Camera dei Deputati. Sono passati solo cinque mesi da quel clamoroso annuncio e Paola Concia è stata “trombata” anche della televisione. Noiosa, come poche altre donne, la Concia ha ottenuto subito un altro incarico e, soprattutto, l’ennesimo assegno. Il Premier Enrico Letta ha nominato la paladina dei diritti sugli omosessuali per una ricerca sulla “discriminazione di genere” nel mondo dello sport. Un’iniziativa inutile, che costerà la bellezza di 48.678 euro allo Stato. “ Un ruolo ad hoc per la Concia che, dopo aver fatto coming out, è diventata portavoce ufficiale del tavolo LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) del Pd. L’ennesima poltrona, dunque, per la Concia, da sempre al centro delle polemiche più disparate. Per il suo matrimonio con Ricarda Trautmann, celebrato a Francoforte nell’agosto del 2011 e mai ratificato in Italia. Praticamente carta straccia. Una querelle che è finita addirittura davanti alla Corte Europea. Dopo la decisione del Tribunale civile di Roma che ha rigettato la richiesta inoltrata dalla Concia. Ma l’ex deputata ha fatto parlare di sè anche per le sue sgradevoli considerazioni contro Silvio Berlusconi, bollato nell’ottobre 2011 come un “vecchio porco”, solo per aver ironicamente detto ai cronisti di voler chiamare il suo partito “Forza Gnocca”. La manager sportiva – così si definisce - ha riempito le prime pagine di certi quotidiani di sinistra anche SCANDALO REGIONE EMILIA ROMAGNA Errani e i 20mila euro buttati per le auto blu rmai anche in Procura a Bologna hanno perso il conto tra inchieste, scandali, esposti, perquisizioni e accertamenti relativi all’amministrazione regionale dell’Emilia Romagna. Mentre il presidente Errani continua a mantenere ben salda la sua poltrona, pensando a tutto e il contrario di tutto, la squadra della Guardia di Finanza per l’indagine sui soldi sperperati dai consiglieri si amplia. Da 6 sottoufficiali passano a 10 i militari impiegati a tempo pieno nell’inchiesta per peculato sui rimborsi ai gruppi. Accolta quindi la richiesta del procuratore aggiunto Valter Giovannini, che aveva parlato di “mezzi limitati” per un’indagine di tipo “non ordinario”. Intanto, tra le spese del gruppo Pd in Regione, ci sarebbero anche 20mila euro per auto blu utilizzate, in qualità di consigliere, dal Presi- O per essere intervenuta a gamba tesa e con una provocazione – insieme a Nichi Vendola – contro le dichiarazioni (poi ritrattate) e per nulla discriminatorie di Guida Barilla circa gli spot in tv dell’azienda da lui presieduta. E si è fatta ritrarre, in copertina dal settimanale Chi, a mangiare un piatto di fusilli Barilla abbracciata alla sua compagna. Insomma, pensavamo finalmente di essercene liberati, e invece il Premier Letta, che continua a sponsorizzare – con i soldi del governo – le iniziative gay, le ha assegnato un altro incarico e, soprattutto, un lauto stipendio. L’ennesimo. dente Errani dal giugno all’agosto del 2011. Non come sostenuto dal politico per i viaggi da Bologna a Roma, ma per semplici spostamenti dalla sua abitazione al Consiglio Regionale. L’ex membro del Pci – per il momento – non risulta indagato. Viale Aldo Moro ha investito inoltre ben 92mila euro in due esperti per “un supporto specialistico finalizzato ad analizzare e quantificare le diverse componenti che contribuiscono al fenomeno della subsidenza della fascia costiera regionale e al potenziamento del sistema informativo della costa”. Altri 20.000 euro sono serviti poi per l’applicazione del codice dell’amministrazione digitale in materia di “business continuity e disaster recovery”. Tutte spese di discutibile utilità, dunque. A discapito, come sempre, dei contribuenti. F.Co IL PREMIER AL CONGRESSO DELLA SPD RIMPROVERA I TEDESCHI. CHE PERÒ NON SE LO FILANO Letta prova a fare ‘il piacione’ in Europa di Igor Traboni olato a Lipsia per intervenire al congresso della Spd, il premier Enrico Letta ha provato a ‘cantarle’ ai tedeschi. Ma il gorgheggio gli è uscito decisamente male e i media teutonici non se lo sono filati, figuriamoci se l’opinione pubblica tedesca – cui il capo del governo italiano ha detto di rivolgersi – si è spaventata più di tanto. "L'Italia e' un paese dal cui successo o insuccesso può dipendere una parte dell'uscita dalla crisi dell’Unione Europea", ha provato a fare la voce grossa l’ex vicesegretario del Pd italiano, per poi aggiungere: "L'Italia ce l'ha fatta da sola e ce la fa da sola, ed è per questo che ora V può chiedere con forza una svolta dell'Europa sulla crescita. L'Italia non ha chiesto niente a nessuno, neanche un euro", ha detto ancora Letta, ricordando piuttosto il contributo al fondo salva-Stati con 54 miliardi di euro, a fronte dei 61 della Francia e degli 81 della Germania “Paesi con economie più grandi della nostra. "Dobbiamo togliere l'immagine, lo stereotipo che l'Italia sia un Paese assistito", ha rimarcato Letta nel suo intervento. Evidentemente dimentico degli atti fin qui posti in essere dal suo governo e da quelli del predecessore Monti, pure appoggiato dal suo partito. Poi, proprio come Monti, anche Letta ha parlato di luci in fondo al tunnel e fantasie simili: "Nel secondo semestre dell'anno prossimo saremo in grado di avere carte le carte in regola. L'obiettivo che intendo portare avanti con determinazione è di avere per la prima volta nello stesso tempo il debito pubblico che scende, il deficit per il terzo anno di seguito sotto il 3%, la spesa pubblica primaria finalmente in calo, le tasse sulle famiglie finalmente in discesa e il segno piu' davanti alla crescita fino all'obiettivo dell'1% l'anno prossimo". Appena giunto a Lipsia,Letta ha incontrato il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, e il presidente della Spd, Simgmar Gabriel. E chissà se il primo in particolare avrà ricordato a Letta tutti i sacrifici che la Ue ha fin qui chiesto all’Italia, preannunciandone di ulteriori. CASO FERRARIO: L’EX DIRETTORE DEL TG1 RISCHIA GROSSO Augusto Minzolini a giudizio di Giuseppe Sarra L’ ex direttore del Tg1 e senatore del Pdl, Augusto Minzolini, è stato rinviato a giudizio dal gup di Roma in relazione alla vertenza promossa dalla giornalista Tiziana Ferrario, sollevata dalla conduzione del tg. Il giornalista è accusato di abuso d’ufficio. Il processo è stato fissato per l’8 aprile 2014 davanti alla IV sezione penale. Secondo quanto sostenuto dal pm, l’allora direttore Minzolini dopo aver tolto dalla conduzione del telegiornale Tiziana Ferrario, che ha mansioni di caporedattore, per circa un anno non ha provveduto a ricollocare la giornalista nell’attività redazionale. “Rimango allibito, mi sento un perseguitato – ha commentato Minzolini -. La realtà è che in questo paese diventa penalmente rilevante se uno punta al rinnovamento e decide di far largo ai giovani”. I fatti, secondo Minzolini: “Quando sono arrivato al Tg1 ho assunto 18 precari senza tener conto del loro orientamento politico. Non li avevo certo messi io nella redazione ma i direttori che mi avevano preceduto”. E ancora. “La Ferrario era da 28 anni in conduzione e voleva continuare a starci. Vorrei sapere alla luce di questo rinvio a giudizio quali siano i diritti e i doveri di un direttore. Se tornassi indietro rifarei tutto”. Soddisfatta la Ferrario: “Spero che questa decisione serva a tutti i colleghi della Rai. Quanto è accaduto al Tg1 non deve ripetersi. Un tg del servizio pubblico ha il dovere di informare rispettando il pluralismo. Tutte le notizie devono essere date in maniera completa”. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Venerdì 15 novembre 2013 Attualità BERGOGLIO IERI IN VISITA AL QUIRINALE. FERMO L’INVITO A FARE DI PIÙ SU ENTRAMBI I VERSANTI Famiglia e lavoro: il Papa ‘bacchetta’ l’Italia Più sul generico Napolitano che dà la colpa alla politica: “Deve liberarsi dalla corruzione” di Igor Traboni Al centro delle speranze e delle difficolta sociali, c’è la famiglia. Con rinnovata convinzione, la Chiesa continua a promuovere l’impegno di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata”. E’ stato questo uno dei passaggi più forti, se non il più forte in assoluto, del discorso che Papa Francesco ha rivolto sieri nella sua visita al Quirinale al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Un monito durissimo, al di là della cordialità e delle buone maniere della visita istituzionale, perché lo Stato italiano tuteli e valorizzi la famiglia. Una parola, definitiva e chiara, su come la Chiesa intende la famiglia, anche e soprattutto rispetto a tante fughe in avanti di politici e amministratori che poi cercano pure la ‘benedizione’ ecclesiastica. Il Pontefice ha quindi ripercorso i “ rapporti tra Italia e Santa Sede, ricordando l’inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi e l’Accordo di revisione del Concordato, per poi aggiungere: “Tante sono le questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti. Il momento attuale è segnato dalla crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro”. Da qui l’urgenza – ed un’altra ‘bacchettata’ ai governanti italiani – di “moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa”. Dal canto suo, il presidente Napolitano ha detto che la politica deve "liberarsi dalla piaga della corruzione e dai più meschini particolarismi. Una politica che è esposta non solo a fondate critiche ma anche ad attacchi distruttivi", e che ha "la drammatica necessità, lo vediamo bene in Italia, di recuperare partecipazione, consenso e rispetto. Può riu- ‘NON CERCATE COSE STRANE’ Il Pontefice contro chi ‘vede’ la Madonna edjugorje o altre apparizioni? Chissà a cosa si riferiva di preciso Papa Francesco che ieri mattina, nel corso della consueta omelia della Messa che celebra a Santa Marta, ha stigmatizzato il comportamento di quei veggenti che considerano la Madonna come "un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni". Da qui l’invito ai fedeli “a non cercare cose strane". Bergoglio si è calato molto in certi episodi di credulità popolare, quando ha affermato: “La curiosità ci spinge a voler sentire che il Signore è qua oppure è là; o ci fa dire: "Ma io conosco un veggente, una veggente, che riceve lettere della Madonna, messaggi dalla Madonna. Ma guardi – ha aggiunto il Papa come rivolgendosi a queste persone - la Madonna è Madre, eh! E ci ama a tutti noi. Ma non è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni. Il Regno di Dio è in mezzo a noi: non cercare cose strane, non cercare novità con questa curiosità mondana”. M scirvi solo rinnovando, insieme con la sua articolazione pluralistica, le proprie basi ideali, sociali e culturali" e che sicuramente può "trarre uno stimolo nuovo" proprio dal messaggio di Papa Francesco e dalle sue parole. Il Papa ha quindi salutato la delegazione governativa italiana presente al Quirinale, a cominciare dal premier Letta, con cui ha avuto un brevissimo colloquio. Papa Francesco era accompagnato da una delegazione di otto persone. Alla visita non ha preso parte il nuovo segretario di Stato vaticano, mons. Pietro Parolin, ancora convalescente in Veneto da dove tornerà a Roma sabato prossimo. DATI ALLARMANTI: RADDOPPIA IL NUMERO DEGLI INDIGENTI, QUASI CINQUE MILIONI DI CONNAZIONALI VIVONO DI STENTI Povertà: l’Italia che affonda Intanto nasce una ‘alleanza’ per tentare di arginare il fenomeno, rischiando però di peggiorare le cose di Emma Moriconi taliani poveri: ce ne sono sempre di più e, per la prima volta, il loro numero supera quello degli stranieri. Il dato è in crescita e la preoccupazione è tanta. Lo sa bene la Caritas, che si vede moltiplicare le richieste di aiuto. Grossi problemi, che vanno aumentando con il tempo, in tutta Italia. Nella sola Roma sono presenti 200 centri di ascolto. Ne sono stati monitorati 46 a campione: questi rilevano un aumento, nel 2013, del 3,5%; in maggioranza (il 60%) si tratta proprio di italiani. Nel Poliambulatorio Caritas vicino a Termini la richiesta di farmaci è salita del 29%, (38% tra gli italiani). Il problema non è romano ma nazionale e coinvolge casa, lavoro, salute, sostentamento quotidiano. Le richieste superano di gran lunga le disponibilità. La Caritas può contare su aiuti provenienti da aziende, privati, collette alimentari, Unione europea (in fase di chiusura, per giunta). Si fa, per spirito cristiano e per solidarietà sociale, contando sui volontari, gente di buona volontà che mette a disposizione il proprio tempo, ritagliando piccoli spazi dalla propria vita familiare e lavorativa, per sostenere chi ha bisogno. Se dovessero cessare anche gli aiuti europei, la situazione precipiterebbe ancora più a fondo. Dal 2005 ad oggi la povertà in Italia è raddoppiata: si parla di un dato allarmante che arriva all’8%: quasi cinque milioni di persone. Per povertà si intende una situazione di vita in cui non si riesce non solo a pagare affitto e bollette, ma addirittura a fare la spesa. Gente che vive in macchina, famiglie letteralmente I sotto i ponti, fame e miseria. Non è una fotografia del dopoguerra, è un’immagine inquietante e vera dell’Italia di oggi. Così sta nascendo l’Alleanza contro la povertà in Italia, un cartello di realtà associative che chiede al Governo un Piano nazionale pluriennale contro la povertà. Il fine è quello di avviare un reddito di inclusione attraverso lo stanziamento di almeno 900 milioni. La base di partenza dell’Alleanza è buona, ma probabilmente nel suo concretizzarsi risente fin troppo della presenza, in questo ‘cartello’, di certo cattolicesimo di sinistra, più vicino alla politica che al sociale L’idea del professor Cristiano Gori dell’Università Cattolica di Milano è quella di tassare le rendite finanziarie. Cgil, Cisl e Uil fanno appello a chi ha di più, per non sottrarre risorse al welfare per i ceti medio-bassi. Cerrito della Cisl parla di tassazione delle rendite finanziarie “perché a pagare l’intervento sulla povertà dovrà essere chi ha di più e ci continua a lucrare sul disagio”. Ora, la solidarietà sociale è un valore imprescindibile, sacrosanto, di cui c’è davvero bisogno. L’affondo sulla necessità di tassare le rendite finanziarie, però, lascia molto perplessi. L’economia in Italia è un colabrodo, i negozi chiudono come pure le attività di artigianato, i liberi professionisti riconsegnano i tesserini, chiuse migliaia di partite iva, imprenditori e lavoratori si suicidano: non è un film, è la fotografia di questa Italia. Ebbene, in un panorama di questo tipo pensare di tassare le rendite finanziarie significa aumentare, di qui a breve, la lista dei poveri da sfamare. Se l’intenzione è quella di “fare qualcosa per la povertà”, intendendo “a favore dell’aumento della povertà”, non c’è dubbio che è la strada giusta: quel poco, pochissimo di movimento di denaro che c’è in Italia viene proprio da quella fascia di cittadini, quelli che hanno un minimo di rendite finanziarie. Quelli che le tasse già le pagano, e salate, con una pressione fiscale spaventosa che è la prima e più grave causa dello sprofondare di questo Paese. La tassazione delle rendite significherebbe che a breve saranno anche la categoria che andrà ad ingrossare le fila dei poveri. Le cose da fare sono altre, se si vuole uno Stato sociale, attento alle necessità dei cit- tadini, che sia in grado di tutelare le fasce più deboli. In un Paese che va allo sbando, per esempio, si potrebbero eliminare le stantie figure dei senatori a vita, che sono solo un costo per la società, utili solo a determinare equilibri politici in bilico. Si potrebbero smantellare carrozzoni inutili, o almeno renderli utili. Si potrebbero riconvertire stabili inutilizzati. Si potrebbe gestire l’immigrazione con criteri decisamente diversi. Si potrebbe cominciare a mandare i detenuti stranieri ad espiare le proprie colpe nei paesi d’origine. In una parola si potrebbe cominciare a pensare ad uno Stato che sia “sociale”. 4 Venerdì 15 novembre 2013 Economia I L C D A D E L L A C O M P A G N I A A P P R O V A I L N U O V O P I A N O I N D U S T R I A L E . E A I R F R A N C E V O TA C O N T R O Le sorti di Alitalia, tra fughe e attese Prorogato a fine mese l’aumento di capitale. Si fa concreta l’ipotesi dei 2000 esuberi CONTI PUBBLICI di Giorgio Musumeci opo settimane di attesa e preoccupazioni per le sorti di una compagnia la cui sopravvivenza è perennemente appesa ad un filo, i consiglieri di amministrazione di Alitalia si sono riuniti a Fiumicino per discutere un nuovo piano industriale e soprattutto, dell’aumento di capitale dal quale Air France aveva già lasciato intuire se ne sarebbe tirata fuori. Stavolta, rispetto al passato, il cda è durato poco; soltanto due ore e mezza per varare un piano industriale che, si legge nella nota diramata poco dopo la conclusione, “si basa sulla ricerca di una accresciuta efficienza nella gestione delle attività e su un miglioramento della capacità di competere sul mercato anche attraverso una severa riduzione dei costi”. Tra i progetti di Alitalia c’è, infatti, una severa riduzione del numero di aerei a medio raggio e il mantenimento di ore volate rispetto al 2013 grazie ad un miglior utilizzo della flotta. Ma l’attenzione di tutti era sul tanto discusso aumento di capitale. Durante l’assemblea della società tenutasi il 15 ottobre scorso, infatti, si era deciso di dare ai soci un mese di tempo per accettare o meno l’aumento di capitale di 300 milioni di euro destinati a ricapitalizzare il debito e a dare respiro alla compagnia allontanando così la scure del fallimento. A giocare un ruolo fondamentale in questa mossa, sarebbe dovuta essere Air France Inps: botta e risposta Mastrapasqua-Saccomanni D di Giuseppe Sarra nche Antonio Mastrapasqua tira le orecchie al Governo e lancia il sasso nello stagno: “Non c’è tranquillità sui conti”. Il presidente dell’Inps ha scritto ai ministri Saccomanni e Giovannini invitandoli a “fare un’attenta riflessione sul bilancio dell’Istituto che ormai è un bilancio unico, essendo il disavanzo patrimoniale ed economico qualcosa che, visto dall’esterno, può dare segnale di non totale tranquillità”. Intervenendo alla commissione bicamerale sul controllo degli enti previdenziali, Mastrapasqua ha osservato come “la genesi della perdita dell’Inps derivi da uno squilibrio imputabile essenzialmente al deficit ex Inpdap, alla forte contrazione dei contributi per blocco del turnover del pubblico impiego e al continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali”. A che, almeno alle prime battute, aveva mostrato interesse per le sorti della rivale italiana. Tuttavia, a sedare gli entusiasmi dei “patrioti” e, prima ancora, del governo, c’ha pensato il quotidiano francese Le Monde, rivelando che la società franco-olandese avrebbe rinunciato a mettere mani al proprio portafogli. Tra prove di forza del governo e avvertimenti dei sindacati, si è arrivati così al cda Alitalia trepidanti di conoscere le intenzioni da oltralpe. Purtroppo per Enrico Letta, che in queste settimane aveva speso tante dichiarazioni affinché si risolvesse la questione, a votare contro il nuovo piano industriale è stata proprio Air France, convinta che quanto fatto, sia pur apprezzabile, è quantomeno insufficiente a giustificare un investimento così gravoso. Senza considerare, poi, che la stessa compagnia francese vive di per sé una situazione difficile, indi per cui l’idea di salire a bordo di una barca che fa acqua da più parti, non rientra certo tra le sue più immediate aspettative. Nel tentativo di salvare il salvabile e, allo stesso tempo, di trovare società disposte ad aprire le proprie casseforti ad Alitalia, il cda ha approvato una proroga per la sottoscrizione dell’aumento di capitale al 27 novembre prossimo. A tal riguardo, il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, tenta di correre ai ripari e lascia intendere la volontà di aprire una gara per compagnie aeree europee e non solo, affinché si trovi qualche “generoso” disposto a puntare denaro. Intanto, con la prospettiva di risparmi per 200 milioni prevista dal nuovo piano, diventa sempre più concreto il pericolo di 2000 esuberi, compreso il mancato rinnovo di un migliaio di contratti a termine. Nell’incertezza, i sindacati aspettano di avere notizie concrete da governo e società, lasciando tuttavia presagire linee molto dure qualora le cose dovessero andare per il verso sbagliato. Serve rivedere le norme che hanno regolato l’accorpamento dell’Inps con Inpdap ed Enpals: il deficit degli ex enti pubblici sul bilancio Inps infatti si va facendo sempre più pesante. Occorre dunque abbandonare la pratica delle anticipazioni “di trasferimenti statali non completamente rispondenti ai fabbisogni” e ripristinare una copertura strutturale da parte dello Stato per il pagamento delle pensioni pubbliche. Senza questo intervento normativo si potrebbero “innescare rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e – aggiunge il numero uno dell’Inps - di progressivo aggravamento delle passività”. Immediata la replica del ministro Saccomanni che boccia le tesi del numero uno dell’Inps: “Non c’è nessun motivo di allarme, abbiamo parlato anche l’altro giorno con Giovannini e ci sta lavorando la Ragioneria”. TRATTATIVA CHIUSA CON FINTECH, MA NON PER LA PROCURA DI ROMA, CHE HA APERTO UN FASCICOLO E VUOLE VEDERCI CHIARO Telecom Argentina, vendita sospetta di Federico Colosimo desso è arrivata anche l’ufficialità. Telecom Italia ha accettato l’offerta d’acquisto di Fintech – gruppo finanziario indiano del magnate messicano David Martinez – per l’intera partecipazione di controllo di Telecom Argentina: l’importo complessivo dell’operazione ammonta a 960 milioni di dollari (circa 713 milioni di euro). Sul totale, 859,5 milioni saranno corrisposti per la cessione delle partecipazioni detenute nella società argentina e gli altri 100,5 a fronte di ulteriori pattuizioni correlate all’operazione. Operazione chiusa, dunque. Almeno per il momento. Già, perché dopo le A ispezioni della Consob e della Guardia di Finanza nelle sedi di Roma e Milano della principale azienda di telecomunicazioni – proprio per acquisire informazioni sulla vendita della controllata Argentina – la Procura capitolina ha anche aperto un fascicolo contro ignoti sul caso, per adesso senza ipotesi di reato. Il gestore ha respinto le accuse, sottolineando di aver sempre operato nel rispetto delle leggi e delle norme che regolano il mercato finanziario e assicurando inoltre la massima collaborazione alle Autorità. Tant’è, da Piazzale Clodio vogliono vederci chiaro. La big italiana delle tlc ha inoltre aggiunto che “l’impatto sull’indebitamento finanziario netto consolidato del Gruppo al closing dell’operazione, a parità di tasso di cambio, è atteso non significativo”. Per concludere, Telefonica ha annunciato che non eserciterà l’opzione “call” per salire al 100% di Telco, la holding che controlla il 22% di Telecom Italia. Parola di Cesar Alierta, presidente del gruppo spagnolo, che in un’intervista a il Sole 24 Ore ha voluto rassicurare i piccoli azionisti (“Li teniamo in grande considerazione”) escludendo quindi una fusione sia tra le due aziende che tra Tim Brasil e Vivo. Quanto alla necessità di investimenti, Alierta, che per la prima volta ha scoperto le carte, ha affermato anche che se capiterà l’occasione, bisognerà sfruttarla nel miglior modo possibile. L’OCSE RILASCIA DEI DATI VERGOGNOSI SUGLI STIPENDI DEGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI ITALIANI Noi, manager strapagati alla faccia della crisi Mentre le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, c’è chi ai vertici non ha più posto sotto il mattone di Francesca Ceccarelli D ifficile da credere, eppure i senior manager della pubblica amministrazione centrale italiana sono i più pagati dell'area Ocse: uno stipendio medio di 650 mila dollari, oltre 250 mila in più dei secondi classificati (i neozelandesi con 397 mila dollari) e quasi il triplo della media Ocse (232 mila dollari). A rilevarlo è l'Ocse, con dati aggiornati al 2011. Sembra proprio infatti che in Francia, ad esempio, un dirigente dello stesso livello guadagna in media 260 mila dollari all'anno, in Germania 231 mila e in Gran Bretagna 348 mila. Di più perfino dei ricchi Stati Uniti, dove la retribuzione media è di 275 mila dollari. Una spesa pubblica che pesa sul Pil italiano: nel Paese il welfare nel 2011 arrivava quasi al 50% del Pil,contro il 45,4% della media Ocse e il debito pubblico al 120%, oltre 40 punti percentuali in più della media (79%). In dettaglio in Italia sono superiori alla media le spese in welfare (41% contro 35,6%) e i servizi pubblici generali (17,3% contro 13,6%); inferiori alla media le spese in educazione (8,5% contro 12,5%) e difesa (3% contro 3,9%). Viene facile capre dunque perché i cittadini abbiano perso fiducia nelle istituzioni: in Italia solo il 28% dei cittadini crede nel loro governo, una percentuale diminuita di 2 punti dal 2007. Il dato italiano è ben al di sotto della media dei Paesi dell'organizzazione (40%), e delle percentuali registrate in Francia (44%), Germania (42%) e Gran Bretagna (47%). In testa alla classifica della fiducia nei loro governi ci sono Svizzera (77%) e Lussemburgo (74%), in coda Grecia (13%), Giappone e Repubblica Ceca (17%). Diminuzione di appeal anche per i tribunali con tutti gli annessi e connessi: gli italiani hanno poca fiducia anche nel sistema giudiziario (38% contro una media Ocse del 51%) e in quello sanitario (55% contro 71%), mentre ne hanno molta nella polizia locale (76% contro 72%). Come ciliegina sulla torta arriva anche il digital divide: l'Italia resta indietro tra i Paesi Ocse per l'utilizzo di Internet nei rapporti con la pubblica amministrazione. Solo il 19% dei cittadini italiani usano la rete per interagire con enti locali e governo centrale, contro una media Ocse del 50%. Solo il Cile, con il 7%, ha un risultato peggiore, mentre tutti i grandi Paesi europei sono al di sopra. La percentuale di utilizzatori di servizi di e-government cresce nettamente per quanto riguarda le imprese, al 76%, ma resta la penultima tra i Paesi Ocse, davanti alla sola Svizzera, e nettamente inferiore alla media, che si attesta all'88%. 5 Venerdì 15 novembre 2013 Esteri Tre giudici non si presentano all’udienza per motivi di lavoro o di salute. E così salta il numero legale Omicidio Politkovskaja, azzerato il processo La giornalista, ammazzata il 7 ottobre del 2006, raccontava la sua verità sulla guerra in Cecenia di Giorgio Musumeci nna Stefanovna Politkovskaja era una giornalista autentica. Di quelle professioniste che possono diventare scomode. Il governo russo l’ha definita “non correggibile”. Era di quelle donne che con amore e rispetto verso il proprio mestiere raccontava ciò che vedeva. In particolare raccontava una guerra. La dimenticata guerra in Cecenia, con militari russi che recidivamente torturavano, stupravano, ammazzavano. Anna Politkovskaja scriveva la sua verità, quella che i media russi non facevano emergere. Ha ascoltato i vinti, ha vissuto col rimorso di aver causato la morte di quei ceceni che le hanno raccontato le loro storie, e che per questo sono stati puniti. Una sorte capitata poi anche a lei. Quattro colpi di pistola addosso, di cui uno alla testa, e la voce solitaria della Politkovskaja ha smesso di parlare. Era il 7 ottobre del 2006, e la giornalista newyorkese di nascita ma russa di adozione venne ammazzata sotto la sua abitazione a Mosca. Il suo computer, nel quale conservava la sua inchiesta sulle torture in Cecenia, è scomparso. E al suo funerale nessun rappresentate del governo russo si è fatto vedere. A Oggi, a distanza di sette anni, i mandanti del suo omicidio restano impuniti. Il giudice del tribunale di Mosca nel quale si stava celebrando il nuovo procedimento, infatti, ha deciso di sciogliere la giuria per nominarne una nuova il prossimo 14 gennaio. Il motivo: tre giurati hanno dato forfait per motivi di salute o lavoro. Così, la quota minima di 12 giudici popolari prevista dalla legge non è stata raggiunta e adesso è tutto da rifare. Intanto, alla sbarra ci sono cinque persone: i fratelli ceceni Rustam, Ibragim e Dzhabrail Makhmudov, il loro zio Lom-Ali Gaitukayev e l’ex dirigente della polizia moscovita Serghiei Khad- zhikurbanov. Nel primo processo Ibragim e Dzhabrail Makhmudov erano stati assolti per insufficienza di prove insieme a Khadzhikurbanov, mentre Rustam era ancora latitante e Gaitukayev era stato sentito in qualità di teste. Poi la corte suprema aveva annullato la sentenza per gravi vizi procedurali e pochi mesi dopo, accogliendo un ricorso della famiglia Politkovskaja, aveva sospeso il processo bis appena iniziato, inviando gli atti alla procura per aggiungerli a quelli sull’inchiesta sul mandante (ancora sconosciuto) e sul presunto killer, Rustam Makhmudov, che nel frattempo era stato arrestato in Cecenia. In un altro processo, l’ex poliziotto Dmitri Pavliuchenkov, pur collaborando con la giustizia, è stato condannato a 11 anni di carcere duro per aver pedinato la vittima, partecipato all’organizzazione del delitto e fornito l’arma al killer. Il processo aperto lo scorso luglio, in un primo momento era stato boicottato dai figli di Anna Politovskaja, Ilia e Vera: accusavano la corte di aver scelto i giudici senza consultarli. Poi hanno deciso di partecipare alle udienze. Udienze di un processo adesso azzerato. Mentre la verità sul quell’omicidio si allontana ulteriormente. La politica su tasse e disoccupazione fa crollare il consenso François Hollande, dalle stelle alle stalle P er François Hollande la luna di miele è durata pochissimo. A poco più di un anno dalla sue elezione, il sostegno del popolo e le promesse di far rinascita la Francia sono un lontano ricordo. Il terreno sotto l’Eliseo trema sempre di più, e mentre il terremoto politico continua, il consenso del Presidente della Repubblica Francese perde irrimediabilmente pezzi. Secondo quanto rilevato da un sondaggio realizzato dall’istituto demoscopico “YouGov” su richiesta del quotidiano The Huffington Post, la popolarità di Hollande raggiunge, infatti, i minimi storici, riscuotendo l’approvazione di appena il 15% degli interpellati, su un campione rappresentativo di 950 elettori. Così, mentre Marine Le Pen e il suo partito volano negli indici di gradimento, il presidente socialista racimola l’apprezzamento di tre francesi su cento. Se il 9% non si pronuncia, coloro che hanno un'opinione nettamente negativa di Hollande ammontano a ben il 76 per cento del totale. Povero Hollande; come si muove, fa danno. Il suo popolo lo bacchetta praticamente su tutto. Sulla disoccupazione che aumenta, sul prelievo fiscale sempre più pesante, e anche sulla cattiva gestione del fenomeno dell’immigrazione. Così, tra contestazioni sugli Champs-Elysées e agenzie di rating che declassano la Francia, il sonno del presidente francese è sempre più sofferto. Nel tentativo di raddrizzare la zattera, secondo indiscrezioni giornalistiche Hollande sarebbe molto attento alle dinamiche di governo, non escludendo l’ipotesi di un possibile rimpasto. Di fatto, tra rumors e dubbi, una cosa è certa: che se il trend continua ad essere questo, tra nemmeno un mese François Hollande si ritroverà a piacere solo a se stesso. Sempre ammesso che si piaccia. G.M. 6 Venerdì 15 novembre 2013 Storia Fondatore di scuole, circoli, riviste che accolgono anche personaggi lontani o addirittura avversi al Regime Bottai e l’Educazione nazionale / 3 “Non abbiamo il potere perché abbiamo fatto la Rivoluzione, abbiamo il potere perché dobbiamo fare la Rivoluzione” di Emma Moriconi iuseppe Bottai possiede una personalità dalle caratteristiche eccezionali. La sua cultura spazia dalle tematiche sociali a quelle politiche, dalla letteratura all’ordinamento giuridico in ogni suo aspetto. Nel 1932 è presidente dell’Inps, governatore di Roma e poi di Addis Abeba durante la guerra di Etiopia. È in questo periodo che fonda scuole, circoli, riviste come le Arti, alle quali danno il proprio contributo anche letterati non certo vicini al Fascismo come Giulio Carlo Argan. Il suo approccio alle tematiche scolastiche è del tutto innovativo: quando, nel ’36, diventa ministro dell’Educazione nazionale dimostra immediatamente di essere un precursore dei tempi portando avanti l’idea di una scuola priva di distinzioni tra le classi sociali e attenta alla possibile integrazione tra scuola e lavoro. Nel 1939 redige la Carta della Scuola, nella quale spicca, tra l’altro, la volontà di affermare il principio del diritto allo studio garantito a tutti. Quella che propugna Bottai è una scuola più moderna, meno nozionistica, più pedagogica e con un fine ultimo: la formazione socioculturale dei ragazzi. Anche qui, ciò che si tenta, con i più svariati modi, di fare oggi è solo un pallido riflesso di un’idea geniale e in netto anticipo sui tempi che è G 1937: Bottai (a sinistra) incontra i direttori generali del ministero dell’Educazione nazionale; accanto a lui Galassi Paluzzi, direttore dell’Istituto di Studi Romani da attribuire, senza ombra di dubbio, proprio a Giuseppe Bottai. Nella sua missione per l’Educazione, Bottai emana una legge secondo la quale artisti e letterati insigni possono accedere all’insegnamento senza necessariamente essere in possesso della laurea e senza concorso pubblico. Oggi una scelta del genere potrebbe sembrare assurda, eppure è solo grazie a questa che molti studenti degli anni Trenta possono avere il privilegio di avere come insegnanti talenti come Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Vasco Pratolini, Renato Guttuso, Giacomo Manzù. Nel 1940 Bottai fonda la rivista Primato, incentrata sull’arte e sulla letteratura. Anche qui si avvarrà di personalità estranee o addirittura lontane dal Fascismo. Non solo: il suo intuito è talmente fine da condurlo alla creazione dell’Istituto nazionale di restauro, emana una legge a tutela dei beni paesistici e ambientali. E anche qui è un precursore. Lo storico Alexander De Grand ritiene Bottai “un individuo estremamente complesso” precisando che a suo parere il Fascismo sminuì il suo valore. In un regime democratico, dice, sarebbero state esaltate le sue virtù. Nel pieno rispetto dell’opera e della figura di De Grand, però, c’è da dire che il punto di vista che esprime è quanto meno discutibile. Un sistema di governo come quello fascista, piuttosto, sembra forse il solo ad essere in grado di esaltare e dare spazio a una personalità come quella di Bottai. In una cosiddetta democrazia, probabilmente, egli si sarebbe “incartato” insieme alla burocrazia, impolverato insieme alle infinite procedure, anchilosato come un sepolcro imbiancato. Probabilmente è, invece, proprio la struttura del Regime, così com’è concepita, a consentirgli di emergere e di mettere in pratica tutta la sua genialità. Su La Critica Fascista scrive, appunto, Bottai il 15 luglio del 1924: “Noi non abbiamo il potere perché abbiamo fatto la Rivoluzione, ma abbiamo il potere perché dobbiamo fare la Rivoluzione”. Quando si asserisce (e nei decenni che si sono susseguiti alla caduta del Regime è accaduto con cadenza quasi quotidiana) che nel Fascismo non c’è stata cultura, è evidente che due sono le cose: o si è disinformati, o si è in malafede. E la storia umana, sociale e politica di Giuseppe Bottai ne è la dimostrazione pratica. Dice testualmente Giordano Bruno Guerri nel suo “Fascisti”: “… il Fascismo non impedì agli artisti di manifestare tendenze “non allineate”: nessun quadro venne sequestrato e distrutto, anzi vennero anche istituiti premi artistici contrapposti, il “Bergamo - voluto da Bottai e punto di riferimento dei pittori “eversivi” - e il “Cremona”, patrocinato da Farinacci, che invece promuoveva i temi cari all’ideologia e alla retorica fasciste”. (… continua …) 7 Venerdì 15 novembre 2013 Roma COME AMPIAMENTE PREVISTO, LA DISPOSIZIONE DEL DIRIGENTE DEL LICEO SU “GENITORE 1 E 2” SOLLEVA UN POLVERONE Coro di proteste contro il “Mamiani” Interrogazione in Regione di Storace: “Decisione di stampo ideologico” Il consigliere Olimpia Tarzia: “Autonomia scolastica non significa anarchia” enitore 1, genitore 2? Chiacchiere a 0. E Roma non ci sta. Il tentativo di far passare le nuove terminologie orwelliane imposte dal nuovo ordine mondiale di cui le maggiori sacerdotesse in Italia sono quelle del trio Ky-bo-bo (Kyenge, Boldrini, Bonino) ha sortito una sana reazione di sdegno, per ora solo sul piano politico. La Regione Lazio ne è direttamente investita per effetto dell’interrogazione presentata dal capogruppo de La Destra verso Alleanza nazionale, Francesco Storace, all’assessore alla Scuola Massimiliano Smeriglio. “Nell'istituto scolastico di Roma si legge nell'interrogazione - i nuovi libretti delle giustificazioni non hanno più la dizione "firma del padre o della madre" ma contengono la dicitura di "genitore 1 o genitore 2"; la professoressa Tiziana Sallusti, preside del liceo classico, ha argomentato la decisione assunta affermando che bisogna 'adeguarsi ai cambiamenti visto che sono sempre di più le famiglie allargate e ricomposte. Il presidente dell’Associazione nazionale presidi Giorgio Rembado - continua l'interrogazione - ha considerato la decisione della dirigente scolastica come una scelta di 'stampo ideo- G logico'; il 'Movimento italiano genitori' l'ha definita come una 'decisione non democratica e il ministero dell'Istruzione ha precisato che per l'aspetto relativo alle modalità delle giustificazioni ogni istituto si autodisciplina. La famiglia naturale - si legge ancora nell'interrogazione presentata dal capogruppo de La Destra verso Alleanza nazionale - formata da una madre, un padre e la prole, è prevalente rispetto alle tipologie richiamate dalla preside del liceo in oggetto e la varietà dei nuclei famigliari cui si riferisce la dirigente scolastica non è contenuto né nella Costituzione italiana né nello Statuto regionale”. “Il vicepresidente del Consiglio regionale - si legge nella parte finale dell'interrogazione - chiede all'assessore Smeriglio di sapere se è al corrente della vicenda esposta; quale posizione, visto il silenzio assordante con il quale gli esponenti dell'esecutivo regionale hanno reagito al "caso Mamiani", ha assunto la giunta al riguardo; e quali provvedimenti intenda adottare nei confronti della preside Sallusti al fine di evitare di creare, con il pretesto dell'autonomia scolastica, un pericoloso precedente che possa estendersi anche presso gli altri istituti scolastici della Regione Lazio, minando il nostro ordinamento”. Le proteste non si esauriscono qui. “La decisione del dirigente scolastico del liceo Mamiani Tiziana Sallusti, di adottare nuovi libretti delle giustificazioni contenenti la dicitura di 'genitore 1 o genitore 2’, rappresenta, non solo una forzatura semantica (ridicola se non fosse inquietante e di cui nessuno sente la necessità), ma anche un vulnus al concetto di famiglia costituzionalmente inteso”. Lo afferma in una nota Olimpia Tarzia, Vice Presidente della Commissione Cultura diritto allo studio, istruzione della Regione Lazio. “Le Istituzioni per prime hanno il dovere politico e morale di difendere principi sanciti dalla nostra Carta Costituzionale e nella fattispecie, dallo stesso Statuto regionale. L’autonomia scolastica non significa libera interpretazione di tali principi, che non possono, per loro natura, essere messi in discussione da provvedimenti condizionati dalle diverse visioni sociopolitiche. Non permetteremo che gli studenti del Mamiani, le loro madri e i loro padri (ma chi è poi l’1 e chi il 2?) subiscano decisioni di stampo ideologico e di assoluta inutilità sociale”. Valter Brogino SINISTRATI Lo vedi, ecco Marino… “Adozioni per coppie gay” a Metro C costerà di più e sarà operativa in tempi più lunghi? La casa non c’è? L’emergenza rifiuti resta dietro l’angolo? L’Atac affonda negli scandali? Sì, vabbè. Ma Ignazio Marino, almeno, si appresta a risolvere un problema sentitissimo da tutti i cittadini romani: il registro delle unioni civili. Ora sì che tutti dormiranno sonni tranquilli, a Roma sarà possibile celebrare il “matrimonio gay” anche se, come è arcinoto, vale assai meno di un pezzo di carta straccia. Ma si sa, queste sono le priorità della sinistra quando va al potere. E cioè “dire qualcosa di sinistra”. Il resto viene dopo (se viene). E così il sindaco di Roma ha varcato le sacre sale di registrazione di Repubblica.tv per sommergere gli ascoltatori di banalità, fino ad arrivare alla dichiarazione buona per dare una scossa L alle sonnacchiose agenzie di stampa. “Non mi fa paura la parola matrimonio tra persone dello stesso sesso. Se due persone si amano, si sposano. Noi a Roma, come avevamo promesso, avremo il registro delle unioni civili”. Il fatto è, secondo Marino, che “l'Italia è terribilmente indietro sulla questione dei diritti delle persone, insieme alla Grecia”. Ecco, magari l’Italia e soprattutto la Grecia avrebbero tutt’altri problemi da affrontare, che non i capricci di una minoranza, per quanto rumorosa. Ma tant’è: c’è una categoria di uomini che vive in un film di Nanni Moretti e non ha altri bisogni se non quelli di dire qualcosa di sinistra. Marino è tra questi e, forse reduce da una visione notturna di “Ecce Bombo”, ha anche posto l'accento sul fatto che “molti a sinistra hanno paura della parola matrimonio, a me non fa per niente paura”. Il problema è che Marino si spinge un po’più in là, paventando un mondo in cui coppie gay possano anche crescere dei figli. “Mi sono reso conto che io non ho nessuna contrarietà – ha detto al riguardo – purché l'adozione venga fatta nell'interesse primario della bimbo o della bimba”. Contraddicendosi quindi in termini: ma questo è un altro punto. Ora Marino, la cui immagine è sotto i tacchi dopo i fallimenti record di questi pochi mesi di mandato, potrà far parlare di sé per altri motivi. Sarebbe bello però che qualcuno gli andasse a sventolare sotto la faccia la foto che andò a piatire, in campagna elettorale, al neoPapa Bergoglio. Delle due l’una: o sei papista, o sei attivista gay. Non si può passare -come dire? –da un “genere” all’altro… 8 Venerdì 15 novembre 2013 Roma Pubblicato da Camera di Commercio uno studio sulla condizione delle imprese di Roma e provincia Crisi: un’azienda su cinque pronta a licenziare Il mercato interno non si risolleva, molti imprenditori prevedono di ridurre il numero di addetti nei prossimi mesi. Ma c’è sempre chi vede la “luce in fondo al tunnel”… di Robert Vignola è sempre una notizia buona e una cattiva. Quella cattiva è, al contempo, concreta. Le aspettative delle imprese di Roma e provincia, per il terzo quadrimestre dell'anno, permangono prevalentemente negative, tanto che un contratto a tempo indeterminato su cinque sarà “tagliato”. Quella buona? Ma naturalmente il fatti che ci sia qualcuno che vede “la luce in fondo al tunnel”. Sono comunque questi gli aspetti principali emersi dall'indagine congiunturale fatta su un campione di 303 imprese del territorio che ha come obiettivo quello di raccogliere e analizzare le previsioni sull'andamento delle principali variabili aziendali. Lo studio è curato da Asset Camera, Azienda speciale della Camera di Commercio di Roma, con la collaborazione tecnica della Luiss Business School e dell'istituto di C’ ricerca Swg. “La percentuale di imprese romane che prevede un calo del fatturato resti ancora alta (53%), la costante diminuzione di questo dato rispetto al primo e al secondo quadrimestre dell'anno dove le percentuali erano, rispettivamente, al 70% e 60%, ci porta a essere moderatamente ottimisti per i mesi futuri”, si legge nella nota di presentazione dello studio. Sarà che parte delle imprese che erano pessimiste, nel frattempo, hanno chiuso e non hanno potuto rispondere al sondaggio nell’ultimo trimestre? Chissà… Entrando nel dettaglio, il 35,3% delle imprese si aspetta una diminuzione del fatturato prodotto nel mercato interno (erano il 40% nel secondo quadrimestre 2013), il 17,2% una “forte riduzione” (erano il 20,5%), il 34,3% un andamento stabile (erano il 31,1%) e il 12,9% un aumento (erano solo il 7,8%). Le imprese più pessimiste sono quelle del manifatturiero, dove la percentuale di coloro che attendono una diminuzione o forte diminuzione del fatturato rappresentano il 74%. Di contro, nei “servizi alla persona” e nei “servizi alle imprese” questo valore si ferma, rispettivamente, al 36% e 43%. Fatto sta che le prospettive negative del fatturato influiscono inevitabilmente sulla domanda di lavoro che permane molto debole. Nel terzo quadrimestre del 2013 circa il 20% delle imprese romane prevede una contrazione dei propri addetti a tempo indeterminato e questo riguarda praticamente nella stessa proporzione laureati, diplomati e non diplomati. Solo il 4% del campione prevede un aumento del numero di addetti a tempo indeterminato. È pari a quasi il 20% la percentuale di imprese che prevede di ridurre il numero di addetti ed è del 77% la quota di quelle che indicano stazionarietà. Le aspettative sui nuovi investimenti confermano sostanzialmente un dato già riscontrato nel primo quadrimestre dell'anno. Il 58% delle imprese dichiara di non pensare a realizzare alcun tipo di nuovo investimento: dato che resta negativo, sottolinea lo studio, “ma leggermente migliore rispetto al 63% emerso nella rilevazione del quadrimestre precedente”. Questa sarebbe insomma la fonte di luce in fondo al tunnel... Tant’è che rimane negativa la visione delle imprese romane sull’accesso al credito e sulla gestione finanziaria. In merito alla disponibilità di finanziamenti dalle banche il 51,5% si aspetta un andamento peggiore rispetto al quadrimestre precedente, il 34,3% analogo e solo il 6,6% uno migliore. Percentuali quasi uguali a quelle relative al costo del debito con le banche. Per quanto riguarda la riscossione dei crediti il 47,9% si aspetta una situazione simile a quella del quadrimestre precedente mentre il 39,9% una situazione peggiore; solo il 6,9% uno scenario migliore. La situazione economica generale è considerata peggiore o molto peggiore di quella del precedente quadrimestre “solo” dal 20% delle aziende rispetto al 70% del quadrimestre precedente. Il 50% intravede una situazione analoga alla precedente, mentre il 19% (rispetto al 6,2% del quadrimestre precedente) indica un tendenziale miglioramento. Ma perché si soffre tanto? Il principale ostacolo alla crescita rimane la debolezza del mercato interno (38% del campione); il continuo aumento dei costi di produzione è, ancora una volta, il secondo ostacolo principale (19%). CORTE DEI CONTI IN AZIONE Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. L’operazione Metro C potrebbe costare cara ieni poteri all'assessore Guido Improta per aggirare gli ostacoli burocratici e per mettere a tacere la titolare del dell'assessorato al Bilancio Daniela Morgante, preoccupata dallo spettro Corte dei Conti, pronta ad avviare indagini sulla regolarità dell'erogazione dei fondi (circa 250 milioni di euro) al consorzio Metro C. Eppure puntuale come un orologio svizzero, la richiesta di 'chiarimenti' da parte dell'organo giuridico, è arrivata. In poche righe datate 13 novembre, infatti, il consigliere Rosario Scalia della Sezione regionale di Controllo invita la Ragioneria di Roma Capitale a fornire, entro tre giorni, tutta una serie di dati relativi alle "opere connesse allo stato di attuazione della delibera Cipe" con cui nel 2012 furono stanziati i fondi necessari a chiudere il lungo contenzioso tra Roma Metropolitane e Metro C, poi definito nell'atto attuativo di settembre. Verifiche da cui potrebbero scaturire ulteriori grane per il sindaco ciclista P La parte migliore è quando si torna a casa Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it che, con l'accordo di martedì notte, si visto garantire la riapertura dei cantieri e ha chiesto e ottenuto dalle aziende appaltatrici l'ok per un anticipo degli stipendi ai lavoratori, che non vedono un euro da agosto, in attesa che il 'fido' Improta sbrighi le ultime pratiche. Eppure Marino non desiste e va avanti per quella strada che potrebbe garantirgli un buon ritorno elettorale, pronto a mettere alla porta il 'grillo parlante' Morgante non appena il bilancio comunale verrà approvato. Tuttavia, il vero salasso potrebbe arrivare in caso di contenzioso tra Comune di Roma e imprese, se i lavori dovessero interrompersi nuovamente e in maniera definitiva (fino ad oggi non si è trattato di uno stop vero e proprio dei lavori, ma più di un 'bassissimo regime'), il Campidoglio potrebbe esser costretto a pagare migliaia di euro (si parla di addirittura 100mila) quotidiani, per ogni giorno di fermo dei lavori. Ugo Cataluddi 9 Venerdì 15 novembre 2013 Dall’Italia IL GHANESE CHE AMMAZZÒ A PICCONATE TRE PASSANTI TENTA DI UCCIDERE ANCORA TORINO - LA TRUFFA DI UNA COPPIA DI STRANIERI La furia omicida di Kabobo? Colpa delle voci. E Kyenge tace Campo nomadi: sequestrati quattro milioni di euro falsi L’immigrato, detenuto a San Vittore, è ora in isolamento Arrestati due rom che avevano appena raggirato un cittadino francese con la tecnica del “rip-deal” oh chi si rivede. Torna a far parlare di sé Adam Kabobo, il ghanese che lo scorso 11 maggio uccise a colpi di piccone tre passanti a Milano, mettendo a segno un altro episodio di violenza. L’immigrato, infatti, ha cercato di strangolare il suo compagno di cella nel carcere di San Vittore. È successo alcuni giorni fa e, da quanto si è saputo, Kabobo, così come per gli altri omicidi, si è giustificato dicendo di aver sentito delle “voci” che gli chiedevano di uccidere il detenuto. A salvare il detenuto in balia della furia omicida di Kabobo è stato l’immediato intervento degli agenti della polizia penitenziaria, che ha fatto sì che il malcapitato se la cavasse con un grande spavento e qualche ferita lieve. Intanto il giudice ha fissato il processo per il prossimo 28 gennaio davanti alla Corte d’Assise. “Noi non siamo stati informati da alcuno di quanto è accaduto”, spiega l’avvocato Benedetto Ciccarone che difende il ghanese assieme al legale Francesca Colasuonno. Il difensore en quattro milioni in banconote rigorosamente false sono state scovate in due campi nomadi nel torinese. È la cifra da capogiro sequestrata dagli agenti del Commissariato Centro di Torino, scoperta in seguito all’arresto di due truffatori nella capitale piemontese. I nomadi, Pavle Jovanovic, 37 anni, e Bruno Jovanovic, 29, rispettivamente residenti nel campo nomadi di strada della Berlia a Collegno e di strada dell’Aeroporto di Torino, sono stati colti in flagrante da una volante della Polizia mentre cercavano di raggirare un uomo di nazionalità francese, con l’ormai famosa tecnica del “rip-deal”, che consiste in un’operazione di cambio fraudolenta. L’uomo era stato contattato dopo aver messo un annuncio online per la vendita di un immobile. I nomadi, dopo aver proposto alla vittima una transazione parallela, erano riusciti a farsi dare 35mila euro in contanti dal malcapitato, che si era fatto convincere dal fatto che i due gli avevano consegnato anticipatamente ben 140mila euro in contanti. Soldi che però si sono poi rivelati palesemente falsi. La vittima insospettita dall’atteggiamento dei nomadi ha comunque avvertito la polizia che T B ha inoltre chiarito che è andato a trovare in carcere Kabobo alcuni giorni fa e che gli aveva raccontato che stava condividendo la cella con un altro detenuto. Secondo l’avvocato si tratta di “una cosa molto strana e grave che un detenuto come Kabobo, con seri problemi psichiatrici e che sta seguendo delle terapie, venga messo nella stessa cella con un’altra persona”. Ovviamente, dopo l’aggressione il ghanese è stato trasferito in isolamento, sor- PROSEGUONO LE INDAGINI DEGLI INQUIRENTI Bari: donna uccisa nigeriano confessa i chiama Donald Nwajiobi, 18 anni, nigeriano, il presunto assassino di Caterina Susca, la donna di 60 anni, uccisa lunedì all’ora di pranzo nel suo appartamento alle porte di Bari, Torre a Mare. Il killer, partito dal centro di accoglienza richiedenti asilo di Palese e bloccato in via Quintino Sella, è stato rintracciato la scorsa notte dagli agenti della polizia su un autobus. Fatale il telefonino della donna, il diciottenne infatti aveva con sé il cellulare della vittima che aveva portato via dopo averla uccisa. Non solo. Nwajiobi, oltre ad essere stato riconosciuto da una donna che lo aveva incontrato a Bari vecchia, è stato fotografato da uno dei vicini della Susca mentre scappava. Così, dopo un lungo interrogatorio in Questura, l’uomo ha confessato ed ora è accusato di omicidio volontario. A ricostruire i fatti, il dirigente della Squadra Mobile Luigi Rinella: “Abbiamo trovato una quindicina di persone che provenivano dal centro Cara di Palese - ha spiegato- Così abbiamo fatto squillare il cellulare e fermato la persona che cercava di nasconderlo”. Anche il procuratore aggiunto, Anna Maria Tosto, oltre a congratularsi con le forze di polizia, ha fatto notare quanto sia stata importante “la fattiva colla- S borazione dei cittadini per giungere all’identificazione del presunto responsabile dell’omicidio”. Plauso anche dal viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico: “Un ringraziamento questore di Bari, Domenico Pinzello, al dirigente della squadra Mobile, Luigi Rinella, e a tutte le forze impegnate nella brillante di indagine che ha portato alla rapida individuazione dell'autore dell'omicidio di Caterina Susca". Il viceministro ha inoltre ribadito che “il risultato di oggi è stato reso possibile grazie a un efficace lavoro di squadra e a un'ottima capacità di investigazione. La dimostrazione che – ha aggiunto - quando si lavora con determinazione e si mettono in campo in maniera efficiente e intelligente le grandi capacità che le nostre forze dell’ordine possiedono i risultati sono tempestivi e importanti”. Bocche cucite sul fronte delle indagini. Dalla Procura fanno sapere che sono tuttora in corso verifiche approfondite volte all’esatta ricostruzione della dinamica dell’omicidio. E’ prevista per oggi l’autopsia sul corpo della donna. vegliato a vista dagli agenti. Eppure, una perizia psichiatrica - disposta dal gup di Milano Andrea Ghinetti aveva stabilito nelle scorse settimane che Kabobo al momento del triplice omicidio aveva una “capacità di intendere” che era “grandemente scemata ma non totalmente assente”. Non solo. La sua “capacità di volere era sufficientemente conservata”. Prove d’integrazione? Silenzio dal ministro Kyenge. Giuseppe Sarra ha fatto scattare la trappola. Si è recata nel luogo fissato per lo scambio in un bar di via Po, ha inseguito i due (che risultano avere anche numerosi precedenti penali alle spalle) e poi li ha arrestati. Le manette ai polsi dei due fuorilegge ha condotto le forze dell’ordine alla perquisizione dei due campi nomadi nel torinese. Di lì la scoperta della macchinosa truffa che i due avevano ben progettato e organizzato. Nei due campi sono stati infatti sequestrati circa 4 milioni di euro falsi, in banconote da 200 e 500 euro nascoste in due grosse valige sotto il letto, con le quali riuscivano poi ad arricchirsi a scapito delle malcapitate vittime. Miriana Markovic 10 Venerdì 15 novembre 2013 Dall’Italia IL TRISTE PRIMATO DI UN PAESE A POCHI PASSI DAL CONFINE CON LA SVIZZERA PADOVA - LA CRISI UCCIDE ANCORA Valsolda il comune più povero, ma la colpa è dello Stato italiano Troppi debiti, scrive alla banca e si suicida Il sindaco punta il dito contro la confederazione elvetica, ma in realtà il problema è a monte: i transfrontalieri cercano di scappare dallo Stivale il fenomeno dei transfrontalieri a fare di Valsolda, situato a due passi dal confine, il comune più povero d’Italia. Già, perché il paese al confine con la Svizzera ha “vinto” questa speciale classifica redatta dal ministero dell’Economia italiano. Qui il reddito medio si ferma a 11.998 euro, addirittura meno di Platì (Reggio Calabria). Ma il sindaco Giuseppe Farina (in foto), invece di prendersela con lo Stato, che costringe i cittadini a varcare il confine nazionale per riuscire a ‘campare’ decentemente, se la prende proprio con il cantone Svizzero che dà loro tale opportunità. “Il 90% dei valsoldesi lavora in Svizzera per cui percepisce il reddito lì e non dichiara nulla in Italia - sbotta il primo cittadino - In realtà i valsoldesi guadagnano mediamente il triplo degli italiani perché percepiscono lo stipendio in franchi svizzeri. Ad esempio, lì un muratore guadagna in media circa 4.000 euro al mese, un manovale 3.000 e una commessa 2.500”. Farina si lamenta poi del fatto che “i costi sociali restano a carico del Comune mentre l’incasso della tassazione va al Cantone svizzero”. In questo modo però il sindaco dimentica che, seppure con ritardi e con lungaggini burocratiche, Valsolda percepisce dal Canton Ticino (via Roma) i ristorni del- È dei ristorni versati attualmente al cosiddetto Bel Paese”. Probabilmente infatti il Sindaco dovrebbe preoccuparsi del problema a monte, cercando di capire come mai gli italiani preferiscono andare a lavorare in Svizzera, pagando così le tasse sia al paese elvetico che all’Italia. E ciò, perché rimanere in Italia significa, di questi tempi, non lavorare, lavorare e non essere pagati oppure, quando va bene, lavorare ed essere sottopagati (considerato il costo della vita nello Stivale che è ormai alle l’imposta alla fonte dei lavoratori frontalieri. La sparata del sindaco di certo non è stata benvista oltreconfine, a darne dimostrazione è l’articolo apparso sul sito elvetico Mattinonline. “Ecco la dimostrazione di come i ristorni dei frontalieri che versiamo all’Italia vengono mangiati da Roma - scrivono - Il sindaco di Valsolda invece di piangere dovrebbe andare a prendersela direttamente con Roma e non con il nostro Cantone. Giuseppe Farina dovrebbe piuttosto solamente ringraziarci visto che, a 35 anni da un accordo ormai vetusto, continuiamo ancora oggi a versare una percentuale di ristorni troppo alta e ingiustificata. Una prassi che presto o tardi, non appena i nostri ministri di Berna si sveglieranno dal lungo torpore, verrà certamente modificata con una netta diminuzione della percentuale stelle). E in tutto questo la soluzione di Farina qual è? Puntiamo alla “fusione con gli altri Comuni del lago”, spiega ricordando che il primo dicembre ci sarà un referendum “per fare un comune più grande in modo da avere maggiori risorse che ci consentiranno di avviare nuove iniziative all’interno del territorio. Confido nelle persone intelligenti e penso che non ci siano problemi, anche perché non c’è alternativa se vogliamo valorizzare il territorio con un miglioramento di qualità della vita servizi e di qualità della vita servizi e di qualità della vita”. Evidentemente quindi anche il primo cittadino si rende conto di quanto sia difficile vivere in Italia. Barbara Fruch Cercateci e ci troverete ovunque. All’indirizzo www.ilgiornaleditalia.org , con un portale all news ed un giornale sfogliabile e scaricabile on-line. Siamo anche su Facebook all’indirizzo www.facebook.com/ilgiornaleditalia.portale. Siamo anche abili cinguettatori, su Twitter, @Giornaleditalia. Tutti i nostri video sul canale Youtube, Il giornale d’Italia. Se volete scriverci, potete farlo all’indirizzo e-mail: [email protected] L’uomo era titolare di un’agenzia di viaggi All’origine del gesto problemi economici ncora un imprenditore vittima della crisi. L’ennesima tragedia arriva da Rubano (Padova), dove mercoledì notte Massimiliano Calore, 40 anni, titolare di un’agenzia di viaggi è stato trovato impiccato nell’autorimessa di fianco all’abitazione. Prima di compiere l’estremo gesto l’uomo ha scritto diversi biglietti d’addio e di scuse. Uno di questi indirizzato anche alla propria banca, posizionato accanto ad alcuni estratti conto: documentazione che certifica come all’origine del suicidio ci sarebbe la sua notevole esposizione economica. Calore era scomparso mercoledì pomeriggio. A tutti aveva detto che dopo la pausa pranzo sarebbe tornato in agenzia, come ogni giorno. Ma così non è stato. Quando la moglie non l’ha visto rientrare per cena ha allertato A i carabinieri. Il ritrovamento del corpo ormai senza vita è stato fatto dai genitori dell’uomo, quando sono andati in garage per prendere l’auto per raggiungere la nuora. Il 40enne proprietario di un’attività molto nota con sede a Chiesanuova e all’Arcella (nella foto de ‘Il mattino di Padova’). Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri della compagnia di Padova, anche se gli inquirenti non hanno dubbi sulle ragioni che avrebbero spinto l’uomo a un gesto così estremo, ovvero le difficoltà economiche incontrate negli ultimi tempi. È l’ennesima vittima di una crisi che, da mesi ormai, sta uccidendo imprenditori, così come dipendenti e disoccupati soffocati da uno Stato che si rifiuta di aprire gli occhi davanti alle difficoltà dei cittadini italiani. B.F. 11 Venerdì 15 novembre 2013 Dall’Italia GENOVA - LA TERRA TREMA ANCORA Terremoto, scossa di 3.1 tra Piemonte e Liguria Evacuata una scuola a Sestri Ponente, non risultano danni a cose o persone L’autotrasporto nazionale in rivolta contro l’esecutivo Letta “Il Governo ci snobba? Paralizzeremo l’Italia” Nessuna risposta alle richieste del settore, proclamato lo sciopero dei camion sotto Natale - In arrivo disagi a non finire sotto le feste di Barbara Fruch na scossa di terremoto di magnitudo 3.1 gradi Richter è stata avvertita ieri alle 12.34 nel capoluogo ligure. L’epicentro è stato nella zona di Isoverde, a una profondità di circa 7 chilometri. Le località prossime all’epicentro, oltre a Campomorone (Genova), sono i comuni di Mignanego (Genova) e Fraconalto (Alessandria). Numerose le telefonate giunte al centralino dei vigili del fuoco, segnalazioni sono arrivate da tutto il territorio genovese: dai quartieri di levante come Albaro, sino a Sestri Ponente e Arenzano, ma anche dall’entroterra, fra Busalla e Ronco Scrivia. Dalle verifiche effettuate da parte della Sala Situazione Italia del Dipartimento della Pro- U tezione Civile non risultano comunque gravi danni né a cose né a persone. In seguito alla scossa una scuola è stata evacuata per precauzione dai dirigenti scolastici a Sestri Ponente in seguito alla scossa. “La scossa di terremoto avvertita questa mattina (ieri, ndr) nella zona di Genova, e che fortunatamente non ha provocato danni a persone o cose, conferma la necessità di stabilizzare l’eco-bonus anche per gli interventi di consolidamento antisismico, misura introdotta per la prima volta con il dl Eco-bonus poi convertito in legge” ha detto Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera. B.F. Italia potrebbe sprofondare, sotto Natale, in una crisi di approvvigionamento. Unatras e Anita hanno infatti proclamato per dicembre cinque giorni di fermo nazionale dell'autostrasporto. Nella nota con la quale le due sigle sindacali hanno reso pubblica la loro decisione, si legge infatti che il Comitato Esecutivo ha ratificato la decisione di proclamare il fermo dei servizi dell'autotrasporto a partire dalla mezzanotte di lunedì 9 dicembre fino alle ore 24 di venerdì 13 dicembre. La dura presa di posizione è stata assunta dalla Presidenza dell'Unatras al termine dell'incontro con il sottosegretario Girlanda ed anche l'Anita ha condiviso la necessità della proclamazione. “Il taglio del rimborso delle accise, l'assoluta incertezza L’ sulle risorse destinate al settore con particolare riferimento agli interventi per il contenimento del costo del lavoro, la mancata emanazione dei provvedimenti richiesti sulla riforma dei poteri assegnati all'Albo, l'assenza di iniziative concrete per arginare il fenomeno del cabotaggio abusivo praticato dai vettori esteri - si legge nella nota -, Monza: ancora polemiche sulla schedatura dei giovani della destra lombarda Lealtà Azione risponde al dossier antifascista I lupi brianzoli: “Agiscono da vili e fomentano l’odio. Ma noi andiamo avanti” li anni Settanta sono passati da un pezzo e quelli della guerra civile partigiana anche. Per fortuna. Alcuni però vi sono rimasti pervicacemente attaccati. Nostalgici di tempi bui e fomentatori d’odio. Come nel recente caso di Monza, in cui Anpi, Pd, Sel e il tristemente noto Osservatorio sedicente ‘democratico’ di Saverio Ferrari si sono uniti nella crociata contro la destra lombarda. La loro vittima preferita è l’associazione Lealtà Azione, che dopo aver fino ad ora risposto agli attacchi subiti con dignitoso silenzio e con la concretezza delle sue attività, ha oggi diffuso un comunicato stampa che chiarisce la sua posizione. Precisazioni che, per tutti coloro che hanno avuto a che fare con loro – o per collaborazioni dirette o indirette o, semplicemente, per aver letto resoconti ed altra documentazione sulle loro iniziative – non sono necessarie. Ma che i responsabili di LA hanno ritenuto di dover fare in relazione soprattutto ad un tanto infelice quanto poco circostanziato articolo che accusa “probabili appartenenti a Lealtà Azione” di aver minacciato i partecipanti ad un “presidio partigiano” svoltosi in quel di Monza. Al di là dell’anacronismo di tale manifestazione, che nel 2013 sembra quanto mai fuori tempo e fuori luogo, “diverte vedere come chi cerca di intimidire gli altri addi- G tandoli pubblicamente e fomentando l’odio nei loro confronti poi cerchi anche di attribuirgli il proprio vile modus operandi” scrivono i ragazzi di Lealtà Azione. E aggiungono: “Avremmo preferito proseguire con la nostra usuale attività, che è fatta di eventi storico-culturali e solidarismo verso le vittime della pedofilia, verso i terremotati dell’Emilia, verso gli amici a quattro zampe e tanto altro, che non citiamo per amore di brevità. Avremmo preferito poterci concentrare sulla nostra prossima iniziativa, una raccolta di materiali per il primo asilo italiano di Zara, nel solco dell’impegno verso gli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia che sempre ci ha contraddistinto. Ma la reiterata diffusione di falsità sul nostro conto ed il fatto che il citato dossier riporti nomi e cognomi di (presunti) aderenti alla nostra associazione, rende necessario dire alcune cose. In questo tipo di iniziative non c’è altro se non il tentativo ossessivo, da parte delle vetuste sentinelle di una guerra strisciante e sanguinosa, di cercare di riproporre una contrapposizione che ricrei il loro caro vecchio mondo di fanatismo, oggi in pezzi, in cui la loro esistenza trovava giustificazione. Ancor più squallido il tentativo di trasmettere questo odio e questa violenza ai giovani: forse sperano che qualcuno raccolga la loro vecchia spranga come simbolico testimone del passaggio generazionale. Altro fine di queste iniziative è il tentativo di fare terra bruciata intorno alla nostra associazione, usando la calunnia in assenza di argomenti concreti con cui contestare i contenuti delle nostre iniziative. Ora – concludono i lupi brianzoli – se i ‘due minuti di odio’ sono finiti e hanno soddisfatto chi li ha congegnati e promossi, noi torneremmo a lavorare”. Con l’augurio, sottoscritto da tutti coloro che conoscono Lealtà Azione, che l’impegno dell’associazione continui lungo, condiviso, sereno. E inarrestabile come un fiume in piena. Cristina Di Giorgi sono le principali motivazioni che hanno indotto le associazioni aderenti all'Unatras ad assumere all'unanimità la decisione”. “Il Governo, nel corso di questi mesi si è completamente disinteressato delle questioni sollevate dall'autotrasporto prosegue la nota -, dimostrando in tal modo di non aver compreso il ruolo fondamen- tale del settore nella auspicata ripresa economica”. Uno spiraglio di trattativa viene comunque tenuto aperto. “L'Unatras ed Anita - conclude infatti la nota - restano disponibili a continuare il confronto per trovare soluzioni possibili e pertanto chiedono un incontro urgente con la Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Padova - Il gesto di una mamma Dona un rene al figlio e così gli evita la dialisi Per il ragazzo è il secondo trapianto, la prima volta aveva avuto problemi di rigetto veva avuto problemi di rigetto A e avrebbe dovuto sottoporsi alla dialisi in attesa di un nuovo donatore. Tutto ciò lo ha potuto evitare grazie alla madre, che gli ha donato un rene. Il ragazzo di 17 anni ha ricevuto così nel Centro di Nefrologia Pediatrica, Dialisi e Trapianto dell’Azienda Ospedaliera di Padova un secondo trapianto. Dopo 15 anni dal suo primo trapianto di rene, il ragazzo presentava problemi legati al rigetto cronico, perciò avrebbe dovuto ripercorrere la faticosa strada della dialisi e aspettare un nuovo donatore non vivente per avere un secondo trapianto. Fin dalla nascita aveva infatti sviluppato un’insufficienza renale cronica. È stato costretto a dialisi fino a quando non è stato sottoposto in tenera età a trapianto da donatore pediatrico non vivente, compatibile per età e peso, che gli ha permesso di vivere serenamente la sua vita di bambino. Ma ora, il rigetto cronico del rene ne ha richiesto la sostituzione. Ed è stata la mamma ad offrirsi come donatrice. I primi di ottobre il rene è stato trapiantato con successo al figlio dall’équipe multidisciplinare della Nefrologia Pediatrica. Il decorso post operatorio, fanno sapere i sanitari, sta andando bene. “Complimenti a tutti i protagonisti di questa storia tanto bella quanto singolare – ha sottolineato il Presidente della Regione, Luca Zaia, apprendendo la notizia – ai medici della nefrologia pediatrica di Padova che ci hanno messo tutta la loro scienza e capacità e ad una mamma che, donando un rene a suo figlio, è come se l’avesse messo al mondo una seconda volta. Questo intervento di alta specialità ha per la sanità veneta un grande significato, sia perché dimostra l’efficienza e l’utilità del programma regionale di trapianto da donatore vivente che stiamo sviluppando, sia perché testimonia la bontà della scelta fatta tempo fa dalla Federazione Italiana Trapianti di Organi e Tessuti - Fitot, che la Regione sostiene, di organizzare una raccolta fondi nazionale per finanziare la ricerca sul rigetto cronico e sulle possibilità di allungare quanto più possibile la durata in efficienza di un organo trapiantato. Entrambi questi fattori - conclude Zaia - sono estremamente significativi nella quotidiana lotta della scienza per sviluppare un settore salvavita come quello dei trapianti, ed anche in questo il Veneto è all'avanguardia”. . 12 Venerdì 15 novembre 2013 Cinema IL TORINO FILM FESTIVAL È GIUNTO ALLA SUA 31A EDIZIONE: QUEST'ANNO IN PROGRAMMA DAL 22 AL 30 NOVEMBRE La Mole dietro la macchina da presa Molti gli ospiti italiani e stranieri che si succederanno nel corso della kermesse di Francesca Ceccarelli ra il 1982 quando il Torino Film Festival nasceva col nome di "1° Festival Internazionale Cinema Giovani" e ospitava tra le altre le anteprime del film Rolling Stones di Hal Ashby, di Mourir a trente ans di Romain Goupil e swk celebre The Wall di Alan Parker. Trentuno anni dopo ancora alte le aspettative che questo festival crea: obiettivo quello di scovare e mettere in evidenza le migliori tendenze e i migliori lavori del cinema indipendente internazionale. Il festival, condotto per la prima volta da Paolo Virzì, metterà in scena tantissimi capolavori del cinema con ospiti d’eccezione. Film d'apertura, niente di meno che Las Vegas, un film il cui cast parla da solo: Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman e Kevin Kline. Durante il festival cinematografico saranno proiettati 185 film, scelti fra i 4000 visionati. Sarà inoltre organizzato un concorso che metterà in competizione 14 opere. In più il Torino Film Festival ospiterà l'anteprima mondiale del restaurato 8½ di Fellini, nella versione a 2K, realizzata dai laboratori DeLuxe Digital Roma. Insomma, ce ne sarà davvero per tutti i gusti. Diversi luoghi della città piemontese verranno allestiti per ospitare i vari eventi: proiezioni e conferenze presso il Cinema Massimo di via Verdi, a pochi passi dalla Mole Antonelliana e quindi dal Museo del Cinema, il Cinema Lux, che si trova nella centralissima Galleria San Federico, in via Roma, il Cinema Reposi, storico, che già nel 1906 si occupava di cinematografia, dotato di 2700 posti e sito in via XX settembre. Saranno allestiti poi alcuni uffici temporanei che si dedicheranno al festival. La giuria sarà presieduta dal regista messicano E Guillermo Arriaga. A chiudere, invece, Grand Piano dello spagnolo Eugenio Mira con Elijah Wood e John Cusack. Il programma comprende – sempre fuori concorso – anche un omaggio postumo a James Gandolfini che si tradurrà nella proiezione di Enough said per la regia di Nicole Holofcener. Presenti all’appello anche due pellicole reduci da Cannes: Inside Llewyn Davis dei fratelli Cohen e Only lovers left alive di Jim Jarmush. Per quanto riguarda l’Italia, uno dei pezzi forti sarà senza dubbio l’anteprima mondiale del cult restaurato di Federico Fellini 8 e 1/2; poi un omaggio a Piera degli Esposti, Tutte le storie di Piera di Peter Marcias, e l’anteprima del nuovo lavoro di Carlo Mazzacurati La sedia della felicità. Due i film italiani in concorso: La mafia uccide solo d’estate di Pif, che è anche il protagonista con Cristiana Capotondi; e Il treno va a Mosca di Federico Ferrone e Michele Manzolini. Nella sezione Onde, riflettori puntati sul cinema portoghese e su Yu Likwai di Hong Kong, nella selezione dei dieci lungometraggi ci saranno testimonianze di giovani autori la cui età media è di 35 anni, la sezione Documentari comprenderà opere sia nostrane che straniere imperdibili per gli appassionati doc perché difficilmente entrano nel circolo della distribuzione. Nell’ambito di Europop, ancora, sarà proiettato in anteprima il film che segna il debutto alla regia di Claudio Amendola: La mossa del pinguino. L A CAPITAL PRE AD ACCOGL IE RE UN’ONDATA DI CULTURA P OLT RONI SESSIIM A -PARA RUBRICA DI INF ORMAZ IONE CINEMATOGRAFICA Light News, per promuovere il cinema on line Interviste esclusive, visite sul set, informazioni sulle uscite dei film e sul box office con l’innovativo intento, attraverso filmati storici, di valorizzare l’Archivio del “Luce” di Luciana Caprara a crescita dell’informazione on line si rivela sempre più un'opportunità strategica offerta dalla Rete, capace di rivoluzionare la cultura attraverso la costante ed immediata fruizione delle notizie. Dato essenziale oggi che segna una crescita esponenziale per la conoscenza individuale. Ed è su queste basi che nasce anche Light News rubrica d’informazione cinematografica il cui intento è di promuovere il cinema attraverso interviste esclusive, visite sul set, informazioni sulle uscite cinematografiche e sul box office con l’innovativo intento, attraverso filmati storici, di valorizzare l’Archivio del “Luce” oggi parte del patrimonio mondiale dell'umanità iscritto ufficialmente dall'Unesco nel "Memory of the World". Il tutto, seguendo lo stile ed i canoni di un vero e proprio speciale televisivo ma presente, per la prima volta, solo sul web. La news è poter seguire un programma in pillole attraverso un taglio giornalistico dinamico ed accattivante perfettamente in linea con il nuovo modello di fruizione L immediato che solo il web può offrire, interagendo facilmente con i social network più importanti al mondo, in modo light per la leggerezza e l’immediatezza delle news sfruttando le potenzialità di YouTube come canale di distribuzione. Ed e’ così che Light News segue anche un altro intento, quello di realizzare contenuti originali e di valore a dimostrazione di come l'industria dei contenuti stia evolvendo e possa trovare in YouTube un solido partner per sperimentare soluzioni creative adatte al mezzo digitale, aprendo uno spazio dedicato a tutti gli appassionati di cinema. Si consolidano così le iniziative promosse da Rodrigo Cipriani Foresio attuale Presidente di Istituto Luce Cinecittà che segnano un percorso verso il futuro per lo Storico Archivio attraverso la rete sulla quale a due anni del suo mandato, rilancia l’immagine di un’ intera società oggi molto più presente sul mercato mediatico: “Proseguiamo il nostro percorso sulle piattaforme internet. Dopo il successo strepitoso del canale Luce su YouTube lanciato poco più di un anno fa che, offrendo i video storici dell'Archivio Luce, ha raccolto decine di milioni di visitatori di cui il 40% dall'estero, adesso lanciamo un programma esclusivo per questa piattaforma online sul cinema italiano d'attualità, ma anche con tanti contenuti di repertorio per un continuo raffronto tra il come siamo e come eravamo. Il passato come il presente ci aiutano ad apprezzare il valore della cultura italiana in tutto il mondo”. Light News è un programma creato da Francesco Cinquemani e Nicolaj Pennestri ed è scritto e diretto da Francesco Cinquemani e condotto dall’attrice Anita Kravos prodotto da Istituto Luce Cinecittà. Accanto a Light News, Luce Cinecittà sta progettando una serie di nuovi contenuti sul proprio canale YouTube per continuare ad alimentare la presenza dell'Archivio Storico Luce in rete. Il programma è disponibile ogni settimana sul canale YouTube di Istituto Luce Cinecittà. http://www.youtube.com/watch?v=Tcq9-x_wjY http://cdn.blogosfere.it/tempolibero/images/light-news.jpg