Le Beatitudini: la legge del Regno di Dio di Emma Gremmo
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Le Beatitudini: la legge del Regno di Dio di Emma Gremmo
Convegno Poim – Roma 25-27 febbraio 2011 LE BEATITUDINI: LA LEGGE DEL REGNO DI DIO (Mt. 5,1-11.17-20) OPPIO O ADRENALINA? Interroga simpaticamente così il biblista Alberto Maggi, perché se la religione è considerata l’oppio dei popoli, le beatitudini sembrano esserne la conferma. Nessuno nella vita si augura di essere povero, perseguitato, sofferente, anzi se sé in questa situazione cerca di fare di tutto per uscirne. L’avere presentato nella Chiesa per lungo tempo le beatitudini come consolazione e premio finale in un’altra vita nei cieli dopo tanto soffrire qui in terra, le ha fatte recepire sovente come stimolo alla rassegnazione e come descrizione di situazioni più da sfuggire che da desiderare. L’avere poi anche presentato le beatitudini come stile di vita adatto solo a categorie di persone con una vocazione particolare, non le fa a tutt’oggi recepire come legge nuova per ogni cristiano, la legge del Regno di Dio e come autentica adrenalina che stimola e dona la carica per camminare su una strada tutta alternativa di vita piena e di gioia, la strada di Gesù. L’AMPIO PANORAMA DEL REGNO DI DIO Se vogliamo comprendere e vivere con intelligenza e fede le beatitudini occorre collocarle nel vasto panorama del Regno di Dio. Il Regno di Dio è il modo con cui Dio regna su noi umanità, è il modo con cui Dio si comporta con noi umanità e che Dio-Gesù ci ha reso visibile, Gesù, volto visibile del Dio invisibile, ci ha narrato Dio, il Suo modo di regnare, il Suo modo di comportarsi. Il comportamento di Dio verso noi umanità è: amore, accoglienza, misericordia, unilaterali, gratuiti, per sempre e senza pentimenti. Non solo ci ama, ci accoglie, ci usa misericordia, ma è il “come” lo fa che è importante: Dio ci ama, ci accoglie, ci usa misericordia in modo unilaterale, gratuito, sempre e senza mai pentirsi. E ci ama così “mentre siamo peccatori” (Rom. 5,6-11), mentre gli siamo nemici, prima e a prescindere da ogni nostro comportamento morale. La nostra lontananza da Dio è enorme, ma Dio, il Dio di Gesù, Dio-Gesù, non ci chiede di salire a Lui con i nostri sforzi, né ci chiede di purificarci per essere degni di Lui, ma è Lui che scende a noi, colmando Lui “gratis” la distanza che ci separa. Il Dio di Gesù, Dio-Gesù, non fa mai l’offeso con noi, non ci minaccia mai castighi, non ce la fa mai pagare, non ci butta mai via. Possiamo fare tutto il male che ci pare, ma niente può annullare questa accoglienza gratuita di Dio per noi, già avvenuta una volta per tutte in Gesù, per sempre e senza pentimenti. Ormai più nessuno dunque può sentirsi abbandonato o maledetto, perché Dio-Gesù è già sceso con lui nella sua situazione schifosa per indicargli una possibilità di rinascita. Siamo figli e la gioia più grande di Dio non è quella di lasciarci infognati nella nostra miseria e cattiveria, ma è quella di ricuperarci sempre all’Amore quando siamo figli disobbedienti e malvagi. La sua gioia più grande è quella di donarci sempre… ma proprio sempre… l’opportunità di ricominciare una vita nuova. A tutto questo Dio ha messo un sigillo inequivocabile: la Croce di Gesù. La Croce non ci parla di un Dio assassino che vuole la morte del Figlio perché gli plachi l’immensa ira che i nostri peccati gli hanno procurato, ma essa ci rivela un Dio che si lascia assassinare Lui piuttosto che eliminare noi. Ci rivela che la Sua saracinesca Dio la lascia sempre aperta quando noi gli chiudiamo fragorosamente in faccia la nostra e ci rivela anche che quando decidiamo di rialzarla… appena appena un pochino… troviamo Lui già a braccia aperte per riabbracciarci e ridonarci la possibilità di ricominciare. Questo è il Regno di Dio, il suo modo di regnare su tutta l’umanità, non solo sui cristiani, ma su tutti, Regno di Dio che è totalmente diverso dai parametri dei regni umani. Infatti: se lo stato in cui governa un re si chiama anche monarchia, nel Regno di Dio non esiste monarchia, ma familiarità, amicizia, comunione. Se colui che governa una monarchia si chiama monarca, nel Regno di Dio non c’è un monarca, ma un babbo, un papà 1 buono, il padre di Gesù e nostro, il suo amatissimo Abba, quello che ama “così” come si è detto finora, con questo amore pazzesco, impazzito per noi. Se gli abitanti di un regno si chiamano sudditi, nel Regno di Dio non esistono sudditi, ma tutti figli amati dal buon papà Dio e quindi tutti fratelli e sorelle tra noi. Se quando un re emana delle leggi vuole che i suoi sudditi obbediscano a esse, nel Regno di Dio non ci sono leggi a cui obbedire, ma esiste invece l’invito alla “somiglianza”: siate somiglianti al Padre vostro, amando come Lui ama, come ha fatto Gesù. Questa è l’unica grande obbedienza ammessa nel Regno, questa è la “perfezione” richiesta nel Regno, perché la legge è osservata dai servi, mentre la somiglianza appartiene ai figli. Se dunque io.. tu.. noi.. siamo già stati tutti raggiunti gratuitamente e gratis dall’Amore, se Dio ha già fatto irruzione nella nostra vita con amore, misericordia, accoglienza, prima che noi facessimo qualcosa di bene per Lui, a noi cosa resta da fare se non accogliere il dono e rispondere con Amore all’Amore? Questo vuole Dio da noi: che coscienti di questo Suo Amore impazzito, noi rispondiamo amando tutti, considerati ormai fratelli e sorelle, accogliendo, usando misericordia, solidarizzando, sanando, con la stessa modalità di gratuità assoluta che Dio vive verso noi umanità. Attenzione però! “Questo” Amore di Dio non è un generico e ingiusto buonismo di bassa lega, alla… vai che va bene, ma è un Amore forte ed esigente, a caro prezzo, che si mette esclusivamente dalla parte delle vittime della cattiveria, degli oppressi da essa, che piange e si indigna e si adira per queste situazioni, ma che proprio da questa precisa e inequivocabile scelta di campo non elimina i malvagi, invitando invece tutti a convertirsi, a cambiare direzione, a tornare tutti a vivere da figli e da fratelli. E’ alla luce di questo ampio orizzonte del Regno che le beatitudini vanno ascoltate e comprese. LE BEATITUDINI Alleanza nuova con legge nuova Davanti alle folle che lo seguivano con il loro carico di dolori, speranze, aspettative, segno di tutta l’umanità di sempre, Gesù sale sul monte e consegna il grande programma del Regno. Come Mosè era salito su un monte per ricevere da Dio le parole dell’Alleanza con Israele racchiuse nelle “dieci parole di libertà” (i comandamenti), così anche Gesù sale su un monte per emanare egli stesso le parole di una alleanza nuova con i suoi discepoli racchiuse nelle otto “parole di felicità” (le beatitudini). Mosè, servo di Dio, sigilla un’alleanza tra i servi e il loro Signore; Gesù, Figlio di Dio, sancisce invece quella dei figli con il padre al quale vogliono assomigliare. Le beatitudini non sono allora per i cristiani una difficile montagna da scalare, bensì un dono da accogliere e da vivere per rendere visibili a tutti i comportamenti richiesti dal Regno di Dio e per avere e donare felicità al mondo. Beati, felici, realizzati, oppure “guai a voi” Gesù afferma che la felicità e la realizzazione vere e profonde stanno nel vivere le beatitudini, Una gioia particolare, la stessa che vive Lui, che non nasce dal possedere tante cose e nemmeno dal non sperimentare le fatiche e i drammi che la vita umana comporta. La gioia profonda che scaturisce dal vivere le beatitudini consiste nell’attraversare come tutti la vita così come è, scegliendo però di attraversarla basandosi sui pilastri della figliolanza e della fraternità: figli somiglianti al comportamento del Padre che ci rimanda a vivere da fratelli-sorelle con tutti. Luca, nella sua redazione delle beatitudini, inserisce anche quattro volte le parole “guai a voi” per chi non vive la legge-programma del Regno. Non sono una minaccia di castighi o di ritorsioni, ma è l’esclamazione accorata di chi ci ama: infelici voi, mi spiace tanto per voi, ci sto male per voi perché vi siete giocati la possibilità di una vita realizzata e gioiosa non entrando nella logica del Regno e non scegliendo di vivere da figli somiglianti al Padre e da fratelli e sorelle tra voi. E’ sempre il solito ritornello, ma 2 la legge del Regno di Dio funziona così… e funziona però anche che la situazione non è mai bloccata per sempre e che quindi si può ricominciare sempre a essere felici e a donare felicità. Chi osserva “questi” minimi precetti Interpretato in modo non corretto è un testo che sembra sottolineare l’importanza della Legge antica, mentre invece riguarda proprio le beatitudini. Gli studiosi religiosi e i credenti praticanti… ultrà del tempo, scribi e farisei, vedendo il modo di fare di Gesù e ascoltando le sue parole, avevano il sospetto e la paura che Gesù abolisse la Legge e i Profeti. Cosa vuol dire questa espressione? Legge e Profeti sta a significare l’Alleanza che Dio aveva stabilito con il popolo di Israele tramite la Legge e il Suo Progetto di libertà e vita piena per questo popolo, Alleanza e Progetto continuamente richiamati, mantenuti vivi e rilanciati dai profeti e nello stesso tempo sta a significare le leggi e le tradizioni religiose che i capi religiosi avevano dato per rispondere e rendere operativi l’Alleanza e il Progetto di Dio per il loro popolo. Gesù rassicura che Lui non è venuto affatto per abolire queste cose, ma per realizzarle invece in pienezza. Con Lui, Gesù, niente viene meno, nemmeno una virgola, dell’Alleanza, delle promesse di bene e di vita di Dio per Israele, della Legge come risposta a questi doni, solo che tutto questo con Gesù si realizzerà in pienezza in un modo tutto nuovo e totalmente inedito. L’Alleanza e il Progetto di vita di Dio che erano per un solo popolo, Israele, con Gesù diventeranno invece Alleanza e Progetto di vita per tutta l’umanità, a favore di tutta l’umanità e ci sarà una legge nuova, la legge dell’Amore di cui fanno parte le beatitudini, che Gesù definisce qui “questi minimi precetti”. L’espressione non va quindi riferita alla legge antica, quasi che noi cristiani dovessimo averla ancora come punto di riferimento, ma alle beatitudini, espressione dell’Amore che Dio ha per noi umanità: gratuito, enorme, sovrabbondante, esagerato, senza misura. Chi le vive e aiuta gli altri a viverle sarà considerato in gamba, persona di valore nel Regno, perché praticando le beatitudini si è comportato da figlio del Padre e da fratello-sorella con tutti. Chi non vive le beatitudini e non aiuta gli altri a viverle, si è autoescluso dalla legge dell’Amore come lo vive Dio e quindi è considerato da Gesù come un cristiano di poco valore. Poi Gesù continua: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli”. A noi discepoli non è richiesto di accontentarci della giustizia che deriva dall’osservanza scrupolosa della legge, quella di chi si sente a posto perché ha obbedito ai comandi venuti da un padrone, ma ci è richiesto invece di vivere una giustizia diversa, che sorpassa le altre: la giustizia di chi non ha un padrone a cui obbedire, ma un Padre che ama senza misura e che chiama noi figli,discepoli di Gesù, ad amare COME Lui senza misura, senza calcolo, con una sovrabbondanza, una delicatezza e una creatività di Amore che vanno molto al di là del dovuto. E’ questo anche il senso e l’interpretazione da dare alle sei antitesi che seguiranno poi questo testo delle Beatitudini: “vi è stato detto… ma io vi dico”, che altrimenti ci suonerebbero come moniti duri che ci fanno male o come richieste insensate, fuori dal mondo reale. La beatitudine fondamentale: beati i poveri per lo Spirito La prima beatitudine non è stata messa a caso dall’evangelista in.. pole position, perché essa è la condizione dalla quale scaturiscono tutte le altre. Gesù non dichiara felici i disgraziati della terra, quelli che l’ingiustizia della società o le sfighe della vita hanno reso poveri, ma afferma invece che sono beati “i poveri per lo Spirito”. Beati cioè coloro che avendo scelto di seguire Gesù sono 3 animati dal Suo Spirito e proprio a causa di questa potente forza interiore decidono di entrare volontariamente nella condizione di povertà, di abbassamento e di spogliamento. Non per andare però ad aggiungersi ai tanti, troppi, derelitti che l’umanità produce, ma per vivere la condivisione fraterna che aiuti i poveri ad uscire dalla loro condizione. La beatitudine dei “poveri per lo Spirito” consiste allora proprio nel scegliere di spogliarsi in tanti modi diversi per vivere decisamente da figli e da fratelli della famiglia che è il Regno di Dio, fidandosi totalmente dell’Amore del Padre. In una famiglia degna di questo nome ciascuno non cerca solo la propria realizzazione e il proprio benessere, ma ognuno si sente fraternamente responsabile della felicità e del benessere di tutti gli altri. In una famiglia degna di questo nome non si pratica la beneficenza verso i singoli membri, ma si attua la condivisione fraterna per l’uguaglianza che consiste nel donare a tutti pari opportunità, perché ciascuno possa realizzare positivamente la propria vita a seconda delle diverse situazioni, capacità, interessi. Ben lontano da appiattimenti o deleterie standardizzazioni, dallo Spirito Santo scaturiscono invece solo una povertà positiva e creativa e uno spogliamento liberante che non producono altri poveri e spogliati, ma solo fratelli tutti sfamati, tutti vestiti, tutti con pari opportunità. Le altre beatitudini sono conseguenza della prima I misericordiosi, i puri di cuore, i miti, i costruttori di pace… non sono categorie particolari di persone, ma sono le conseguenze, gli effetti, che scaturiscono tutti in una stessa persona che avendo acconsentito all’azione potente dello Spirito si è fatta povera, per essere fratello-sorella. E’ la povertà per la fraternità che mi fa essere puro di cuore, non idolatra. E’ la povertà per la fraternità che mi fa piangere con chi è nel pianto e rallegrarmi con chi è nella gioia, portando a tutti consolazione. E’ lo spogliamento per la fraternità che mi fa mite, misericordioso. E’ l’abbassamento liberante per la fraternità che mi fa operatore di pace e di giustizia… L’importante è allora comprendere bene la prima beatitudine, lasciandoci illuminare positivamente dalla Parola e liberandoci dalle tante idee non evangeliche accumulate sulle parole “poveri” e “povertà”. NON “beata la povertà” MA… Ancora qualche sottolineatura per aiutarci a comprendere la positività di una vita che è entrata nella logica del Regno di Dio e ne ha accettato la sua Legge. Gesù non ha detto: beata la povertà, ma beato chi “COME” Lui si fa povero perché si fa fratello. Gesù non ha detto: beato il pianto, la sofferenza, ma beato chi “COME” Lui sa attraversare il pianto inevitabile della vita da fratellosorella solidale con tutti e beato anche chi piange lui per non provocare il pianto negli altri. Gesù non ha detto: beata la mitezza intesa come paura arrendevole, ma beato chi “COME” Lui si fa coraggiosamente mite per instaurare relazioni fraterne e alternative. Gesù non ha detto: beata la giustizia ottenuta a tutti i costi, magari spaccando tutto o eliminando il nemico, ma beato chi si comporta da “giusto” sempre, in ogni situazione quotidiana, professionale, sociale o politica, perché così testimonia COME Lui la fraternità autentica. Gesù non ha detto: beato chi sta in pace, ma beato chi “COME” Lui perde la propria pace per costruire fattivamente pace per tutti i fratelli e le sorelle. Gesù non ha detto: beata la misericordia che si imparenta con l’impunità, ma beato chi “COME” Lui incontra tutti con animo misericordioso, per ricuperare i fratelli e le sorelle a una vita rinnovata dall’Amore. Gesù non ha detto: beata la persecuzione, ma beato chi avendo scelto di vivere “COME” Lui da figlio somigliante al Padre e da fratello-sorella con tutti ne accetta le conseguenze di persecuzione e di vendetta da parte di chi opprime, umilia, fa ingiustizia, persegue la violenza e ama il potere che schiavizza. Ogni cristiano è invitato allora a conoscere bene questa Legge del Regno di Dio, approfondendo magari così ogni beatitudine: come Gesù si è fatto povero, perché, verso chi? Come Gesù è stato costruttore di pace e di giustizia, perché, verso chi? Come Gesù è 4 stato mite, misericordioso, perché, verso chi? E così via… Scopriremo allora che le beatitudini, come tutto il Vangelo, ben lontane dall’essere oppio dei popoli sono invece adrenalina pura che ci spinge a testimoniare, come singoli e come comunità, la Legge del Regno di Dio, impegnandoci concretamente per realizzarla e accettandone le conseguenze. Aiutandoci reciprocamente e rallegrandoci del dono di ciascuno che sottolineando più intensamente una beatitudine stimola tutti a viverle con coraggio e creatività, saremo capaci di vedere le beatitudini vissute anche fuori dalla Chiesa e unirci a questi perché il Regno si realizzi oggi nella nostra storia. Ricompense al presente e al futuro Le beatitudini prevedono una ricompensa.. ma di quale tipo? Per la prima e l’ultima essa è al presente, per le altre è al futuro. • “Beato chi si fa povero per lo Spirito… Beati i perseguitati per la giustizia… perché di questi è il Regno dei cieli”. Chi per la forza dello Spirito Santo sceglie la condizione di povertà per la fraternità, è entrato nella mentalità del Regno, si comporta e si muove secondo la sua logica e il suo stile, ha in mano la chiave giusta per sperimentare ora la gioia del Regno di Dio, perché essa non riguarda solo l’aldilà, la felicità in un paradiso futuro, ma è anche e soprattutto la gioia di fare oggi, in questa nostra storia umana, le stesse scelte di Dio-Gesù che donano vita e felicità al mondo: somigliare al Padre e vivere la fraternità con tutti. Siccome poi la pratica delle beatitudini scatena inevitabilmente la persecuzione da parte di chi si sente minacciato da questa modalità di vita e siccome Dio sta sempre dalla parte dei perseguitati e mai dei persecutori, la gioia e la ricompensa al presente durante la persecuzione sono in fondo solo quelle di sapere che si sta dalla parte di Dio, che ci si sta comportando come Lui, che si sta servendo il Regno ora per la vita e il bene di tutti. Questa è la gioia profonda e piena del Regno e chi ne ha fatto l’esperienza lo può testimoniare. • Le altre beatitudini la cui promessa di ricompensa è al futuro ci suggeriscono che: a) Quando qualcuno ha incominciato a spogliarsi per rivestirsi di Gesù Cristo e diventare così figlio somigliante al Padre e fratello-sorella di tutti, in questa persona si è instaurato un processo di crescita attraverso il quale più vivrà le beatitudini più sperimenterà gli effetti che esse promettono: consolazione, misericordia, vedere Dio, essere chiamato figlio Suo, stare coraggiosamente solo dalla parte dei perseguitati…ecc… b) Se i singoli e le comunità di discepoli di Gesù mettono in pratica la Legge del Regno, l’umanità, a cominciare da quella vicinissima con la quale viviamo quotidianamente, sperimenterà le promesse delle beatitudini: si sentirà consolata, verrà avvolta dalla misericordia, sarà saziata, conoscerà l’amore e l’abbraccio di Dio Padre, capirà cosa vuol dire vivere da figli Suoi…ecc… 5