Consumi e fonti energetiche

Transcript

Consumi e fonti energetiche
SOMMARIO
1.
Consumi energetici nel settore civile in Italia
2.
Fonti energetiche e usi finali negli edifici civili
3.
Bilancio termico dell’edificio (invernale ed estivo)
4.
Ventilazione
5.
Produzione di acqua calda sanitaria
6.
Illuminazione
7.
Requisiti minimi, certificazione energetica ed ambientale
2
Consumi finali di energia per fonte
energetica e uso finale (2003)
combustibili solidi
gas naturale
prodotti petroliferi
rinnovabili
energia elettrica
45
40
Consumi finali (Mtep)
35
30
25
20
15
10
5
0
Industria
Trasporti
Usi civili
Agricoltura
Usi non energetici
Bunkeraggi
3
Consumi finali energia per uso
Italia 2003 (140.8 Mtep)
Usi non energetici
5%
Bunkeraggi
2%
Agricoltura
2%
Industria
28%
Usi civili
31%
Trasporti
32%
4
Potenzialità di risparmio nel
settore civile
1.
2.
3.
Valutabili nel 30% circa
Più elevate rispetto ai settori industria e trasporti
Tempi di ritorno degli investimenti variabili:
A. minori di 5 anni per interventi sugli impianti
B.
C.
convenzionali
tra 5 e 10 anni per interventi sull’involucro edilizio
Tra 10 e 20 anni per investimenti nel settore delle energie
rinnovabili
5
Solare
En. elettrica
RISCALDAMENTO AMBIENTALE
PRODUZIONE DI ACS
COTTURA DEI CIBI
EN. ELETTRICA
Combustibili
CALORE
FONTI ENERGETICHE E USI FINALI
NEGLI EDIFICI CIVILI
Termoelettrica
Nucleare
Idroelettrica
Solare
Eolico
RAFFRESCAMENTO E VENTILAZIONE
ILLUMINAZIONE
APPARECCHIATURE ELETTRICHE
Negli edifici è presente una domanda di servizi (non di energia)
La scelta della fonte energetica per soddisfare una certa esigenza è funzione del
costo dell’energia, della disponibilità tecnologica, dell’impatto sull’ambiente
Verranno analizzati gli aspetti energetici strettamente legati all’edificio e ad un suo
6
uso standard
Bilancio termico dell’edificio
(caso invernale)
INFILTRAZIONI
D’ARIA E
VENTILAZIONE
ΦV
APPORTI SOLARI
ΦS
APPORTI
INTERNI
DISPERSIONI PER
TRASMISSIONE
ΦI
APPORTI
DELL’IMPIANTO
ΦH
ΦT
7
PROGETTO DELL’IMPIANTO TERMICO
bilancio di potenze termiche [W]
DISPERSIONI
APPORTI
TRASMISSIONE ΦT
INTERNI ΦI
VENTILAZIONE ΦV
SOLARI ΦS
IMPIANTO ΦH
Φ V + ΦT = Φ H + Φ I + Φ S
PROGETTO DELL’IMPIANTO: DETERMINARE ΦH
CONDIZIONI GRAVOSE DI
FUNZIONAMENTO
DELL’IMPIANTO TERMICO
TRASCURARE GLI APPORTI
TEMPERATURE ESTERNE BASSE
Φ V + ΦT = Φ H
8
POTENZE DISPERSE IN CONDIZIONI
INVERNALI DI PROGETTO [W]
TRASMISSIONE ΦT
IMPIANTO ΦH
VENTILAZIONE ΦV
VOLUME
DELL’AMBIENTE
FATTORE
CORRETTIVO
[m3]
ΦT = Σ [U · S · fT] · (Ti – Te)
ΦV=0,34 · Σ[n·V]·(Ti–Te)·(1-η
ηRCV)
TRASMITTANZA
TERMICA
SUPERFICIE
DISPERDENTE
TASSO DI
RINNOVO ARIA
[W/(m2 °C)]
[m2]
[1/h]
RENDIMENTO
RECUPERATORE
DI CALORE
Ti = TEMPERATURA DELL’ARIA INTERNA = 20 °C
Te = TEMPERATURA DELL’ARIA ESTERNA DI PROGETTO
9
CALCOLO DEL FABBISOGNO DI CALORE DELL’EDIFICIO
bilancio di energie [kWh]
DISPERSIONI
APPORTI
TRASMISSIONE QT
INTERNI QI
VENTILAZIONE QV
SOLARI QS
IMPIANTO QH
QV + QT – ηU (QI + QS) = QH
QL– ηU (QG) - QSP = QH
1.
NEL CALCOLO DEI CONSUMI ENERGETICI SI PRENDONO IN
CONSIDERAZIONE ANCHE GLI APPORTI GRATUITI CHE VANNO A
RIDURRE L’ENERGIA CHE DEVE ESSERE EROGATA DALL’IMPIANTO
2.
GLI APPORTI GRATUITI NON VENGONO UTILIZZATI COMPLETAMENTE
MA VANNO RIDOTTI ATTRAVERSO IL COEFFICIENTE DI
UTILIZZAZIONE DEGLI APPORTI GRATUITI: ηU (<1)
3.
SI AGGIUNGE IL TERMINE RELATIVO AI SISTEMI SOLARI PASSIVI
10
ENERGIA DISPERSA DURANTE LA STAGIONE
DI RISCALDAMENTO [kWh]
QV + QT – ηU (QI + QS) - QSP= QH
TRASMISSIONE)
QT = ΦT · t = 0,024 Σ [U · S · fT] · (Ti – Te,m) · t
Ponendo:
Σ [U · S · fT] = Σ (HT)
(Ti – Te,m) · t = GG
Si ha:
QT = 0,024 · Σ (HT) · GG [kWh]
VENTILAZIONE)
Qv = Φv · t = 0,024·0,34·Σ [n · V]·(Ti –Te,m) · (1-ηRCV )· t
Ponendo:
Σ [n ·V] = Σ [HV]
Si ha:
QV = 0,008 · Σ [HV] · (1-ηRCV) GG [kWh]
Te,m = Temperatura esterna media della stagione di riscaldamento
t = Durata della stagione di riscaldamento [giorni]
GG = (Ti – Te) · t = Gradi-giorno (funzione della località) [gradi · giorni = GG]
0,024= coefficiente correttivo per ottenere il risultato in kWh
11
APPORTI DI CALORE DURANTE LA STAGIONE
DI RISCALDAMENTO [kWh]
QV + QT – ηU (QI + QS) - QSP= QH
APPORTI. SOLARI) QS = Σ [IS · AS · (FS · FC · FF) · g]
IS = Radiazione solare incidente per unità di superficie [kWh/m2]
AS = Area lorda del serramento [m2]
FS , FC , FF= Coefficienti correttivi dovuti ad ombreggiamenti, tendaggi e telaio
g = fattore solare del vetro
APPORTI. INTERNI) QI = a · AU
a = Apporti interni per unità di superficie di pavimento [kWh/m2]
AU = Superficie di pavimento utile [m2]
COEFFICIENTE DI UTILIZZAZIONE DEGLI APPORTI) ηU
Aumenta al diminuire del rapporto tra apporti e dispersioni (QG / QL)
Aumenta all’aumentare della capacità termica dell’edificio
12
L’ETICHETTATURA ENERGETICA SECONDO LO
STANDARD CASACLIMA
All’assenza di una procedura standardizzata per la certificazione energetica degli
edifici a livello europeo o italiano fanno seguito molti regolamenti locali
Tutti i regolamenti locali sono concordi:
1.
sulla definizione di un etichetta con una ripartizione in classi (dalla A alla G)
2.
sui valori limite di ciascuna classe
3.
sull’unità di misura dell’indicatore [kWh/m2]
Grande eterogeneità su quale sia il
consumo energetico a cui fare
riferimento
CasaClima propone che sia il
fabbisogno di calore per
riscaldamento (QH)
70 kWh/m2 è il limite per tutte le
nuove costruzioni nella Provincia
di Bolzano
13
CERTIFICAZIONE ENERGETICA ED
AMBIENTALE
1.
Il risparmio energetico non deve essere perseguito a scapito del
comfort
2.
Lo scopo del sistema edificio-impianto è il comfort (non il risparmio
energetico)
3.
Un edificio può avere un basso consumo energetico, ma una scarsa
qualità ambientale
4.
Necessità di affiancare alla certificazione energetica una certificazione
ambientale in termini di:
A. Rispetto di range di temperatura ed umidità relativa
B. Qualità dell’aria
C. Comfort visivo
D. Comfort acustico
14
LE PERDITE DI IMPIANTO
Finora è stato valutato solo il comportamento dell’edificio.
Ma per la stima dei consumi energetici (e quindi dei costi) è necessario far riferimento
anche all’impianto termico.
L’impianto può essere schematizzato in quattro sub-sistemi
1) SISTEMA DI PRODUZIONE
2) SISTEMA DI DISTRIBUZIONE
3) SISTEMA DI EMISSIONE
4) SISTEMA DI REGOLAZIONE
Ognuno con delle perdite e quindi dei rendimenti
PERDITE DI
PRODUZIONE
PERDITE DI
REGOLAZIONE O
CONTROLLO
PERDITE DI
EMISSIONE
(ai fumi, al mantello)
PERDITE DI DISTRIBUZIONE
15
I RENDIMENTI DI IMPIANTO
Rendimento di
produzione
ηp=Qp/QEPH
Rendimento globale
medio stagionale
ηg = QH / QEPH
ηg= ηp· ηd· ηe· ηc
Rendimento di
distribuzione
ηd=Qd/Qp
Perdite di
produzione
QEPH-Qp
Perdite di
distribuzione
Qp-Qd
Rendimento di
emissione
Perdite di
emissione
ηe=Qe/Qd
Qd-Qe
Rendimento di
regolazione
Perdite di
regolazione
ηc=QH/Qc
Qe-QH
QEPH (energia primaria)
SISTEMA DI
PRODUZIONE
Qp
SISTEMA DI
DISTRIBUZIONE
Qd
SISTEMA DI
EMISSIONE
Qe
SISTEMA DI
REGOLAZIONE
QH (fabbisogno di calore)
16
I RENDIMENTI DI IMPIANTO
regolazione (ηc)
regolazione
Rendimento di
Tipo di
emissione (ηe)
terminale
Tipo di
distribuzione (ηd)
tubazioni
produzione (ηp)
Climatica + zona (~90÷95%)
Ventilconvettori (98%)
Radiatori (96%)
Pannelli radianti (95%)
Rendimento di
Rendimento di
Climatica (~80%)
TABELLATI
Tipo di
Coibentazione
Posa (interna o esterna)
86÷98%
Lunghezza
Tipo di generatore (rendimenti nominali)
Sovradimensionamento dell’impianto
Logiche di regolazione
CALCOLATO
Rendimento di
Manuale (~75%)
17
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
DATI CLIMATICI
UNI 10349 Dati climatici
DISPERSIONI TERMICHE
A.
UNI EN 13789, Prestazione termica degli edifici. Coefficiente di perdita di
calore per trasmissione
B.
UNI EN ISO 6946, Componenti ed elementi per edilizia. Resistenza termica
e trasmittanza termica
C.
UNI 10339, Impianti aeraulici a fini di benessere
FABBISOGNO DI CALORE
A.
UNI 10344, Riscaldamento degli edifici. Calcolo del fabbisogno di energia
B.
UNI EN 832, Prestazione termica degli edifici. Calcolo del fabbisogno di
energia per il riscaldamento. Edifici residenziali
C.
ISO/FDIS 13790, Energy performance of buildings. Calculation of energy
use for space heating and cooling
RENDIMENTI DI IMPIANTO
UNI 10348 Riscaldamento degli edifici. Rendimento dei sistemi di riscaldamento
18
ESEMPI
VALORI LIMITE DEL FABBISOGNO DI ENERGIA PRIMARIA PER
RISCALDAMENTO SECONDO IL DLGS 192/05
EDIFICIO MONOFAMILIARE
ventilazione
13%
perdite impianto
21%
CONDOMINIO
perdite impianto
14%
ventilazione
23%
finestre
13%
muri
23%
muri
18%
pavimento
12%
finestre
23%
tetto
23%
tetto
11%
pavimento
6%
19
REQUISITI MINIMI E CERTIFICAZIONE
I requisiti minimi
Il requisito minimo è la soglia minima di prestazione che l’edificio deve rispettare
per essere a norma di legge.
Sicuramente non è vietato spingere le prestazioni dell’edificio anche oltre quelle
imposte per legge, ma finora ciò è avvenuto raramente perché questo rappresenta
un costo che non viene riconosciuto ed apprezzato dal mercato.
Il requisito di legge è stato elaborato sulla base di indagini tecnico-economiche e
sulla base di decisioni politiche, deve quindi richiedere prestazioni diverse agli
edifici in relazione:
1.
Alla loro forma / dimensione
2.
Alla destinazione d’uso
3.
Alle condizioni climatiche
20
REQUISITI MINIMI E CERTIFICAZIONE
Prima interpretazione: la certificazione come
strumento di mercato
La certificazione deve essere uno strumento di mercato, deve far capire al
cliente quanto consumerà l’edificio che è intenzionato ad acquistare e
quindi quale sarà il suo costo di gestione
Le classi di consumo sono quindi uguali per tutti gli edifici
È ovvio che, per riscaldamento, un edificio in zona climatica F (GG>3000)
consumerà più di uno in zona A (GG<600), oppure una villetta consumerà
più di un condominio, ma il cliente confronterà edifici simili per località,
destinazione d’uso e forma
21
REQUISITI MINIMI E CERTIFICAZIONE
Seconda interpretazione: la certificazione come test
della qualità del progetto rispetto al valore limite
La classe energetica è attribuita non sulla base di un consumo assoluto
uguale per tutti, ma sulla base di uno scostamento relativo rispetto al
valore di consumo previsto dal requisito minimo per quel particolare
edificio
Con questo meccanismo ci potrebbero essere ad esempio villette in classe A
che consumano più di condomini in classe C
Questo certificato non dà direttamente informazioni sui consumi (e quindi
sui costi), ma su quanto l’edificio sia più o meno “virtuoso” rispetto al
valore limite
22
REQUISITI MINIMI E CERTIFICAZIONE
Conclusione
CasaClima usa la medesima procedura per certificazione e requisiti
minimi. Taluni edifici di piccole dimensioni e siti in località montane hanno
dovuto chiedere delle deroghe rispetto ai 70 kWh/m2, valore
irraggiungibile anche con le soluzioni tecnologicamente più avanzate
Può essere il frutto di una decisione di tipo politico
Il D. Lgs 192/05 opera una distinzione sulla base di S/V e di GG, ma ad
esempio non fa alcuna differenza sulla base dei tassi di rinnovo aria o degli
apporti gratuiti
Può essere dovuto a ragioni di semplicità di calcolo
23
BILANCIO TERMICO DELL’EDIFICIO
(caso estivo)
APPORTI SOLARI
QS
APPORTI
INTERNI
QI
IMPIANTO
QC
VENTILAZIONE
QV
TRASMISSIONE
QT
ΦS + ΦI ± ΦV ± ΦT – ΦC = 0 ΦACC
Temperatura e radiazione solare molto variabili nella giornata
Strutture dell’edificio in grado di accumulare energia termica
BILANCIO ENERGETICO ESEGUITO IN TRANSITORIO (ogni ora)
24
ACCUMULO TERMICO
TRASMISSIONE TERMICA
Accumulo termico da parte dell’involucro
(strutture massive o realizzate con materiali
con elevata capacità termica)
Flusso termico sfasato nel tempo e attenuato
APPORTI SOLARI
EXT
INT
GIORNO
EXT
INT
NOTTE
Accumulo termico da parte delle strutture
interne dell’edificio (schermature per la
radiazione solare, struttura massiva)
Re-irraggiamento delle superfici colpite dalla
radiazione solare una volta riscaldate
VENTILAZIONE
Rimozione dei carichi termici quando la
temperatura dell’aria esterna scende al di
sotto di una certa soglia
25
RAFFRESCAMENTO ESTIVO: LE DIFFICOLTA’
Difficile esecuzione dei calcoli in transitorio termico rispetto a quelli eseguiti in
regime stazionario.
Presenza di molti metodi per la stima dei carichi termici estivi e assenza finora di un
metodo semplificato (ma affidabile) riconosciuto dalla normativa europea o
nazionale.
Finora il consumo energetico principale degli edifici è stato quello per
riscaldamento, ma a causa di mutate condizioni climatiche e sempre maggiori
richieste di comfort, il raffrescamento sta assumendo un’importanza sempre
maggiore.
Mancanza di dati di riferimento (benchmark).
Non tutti gli edifici sono dotati di impianto di climatizzazione.
Energia elettrica non viene utilizzata solo per la climatizzazione estiva, ma anche
per altri usi finali (difficile scorporare la quota di consumo)
Assenza, finora, di prescrizioni a livello normativo sui requisiti
minimi degli edifici in termini di comportamento termico estivo
Assenza, finora, di certificazione del consumo energetico per la
climatizzazione estiva
26
VENTILAZIONE
FINALITA’
1. Rimozione degli inquinanti presenti in ambiente (IAQ)
2. Rimozione del carico termico, nella stagione estiva (freecooling)
3. Regolazione delle condizioni interne di temperatura ed
umidità relativa (impianti di climatizzazione)
TIPOLOGIE
1. Naturale
2. Meccanica
3. Ibrida
27
VENTILAZIONE NATURALE
1.
L’aria entra in maniera naturale attraverso le aperture dell’edificio per:
A. Pressione del vento
B. Effetto camino
2.
Infiltrazioni
3.
Non è controllata
4.
Il calcolo delle portate di rinnovo è molto complesso
5.
I valori minimi di portata d’aria di rinnovo sono definiti da normativa
(UNI 10339, Impianti aeraulici a fini di benessere)
6.
Negli edifici residenziali si assume convenzionalmente n=0,5 vol/h
7.
Problemi di comfort
8.
Mancanza di controllo e regolazione dell’umidità relativa in ambiente
28
VENTILAZIONE MECCANICA
1.
L’aria è prelevata all’esterno, canalizzata, immessa in ambiente ed
espulsa attraverso ventilatori
2.
C’è un consumo energetico per la movimentazione dell’aria, assente
nella ventilazione naturale
3.
L’aria viene trattata:
A. Riscaldata ed umidificata (inverno)
B. Raffreddata e deumidificata (estate)
4.
Controllo delle portate d’aria
5.
Controllo dell’umidità relativa
6.
Possibilità di mantenere l’ambiente interno in sovra-pressione rispetto
all’esterno onde evitare le infiltrazioni
7.
Possibilità di risparmio energetico (recupero di calore sull’aria
espulsa)
8.
Possibilità di raffrescamento gratuito controllato (free-cooling)
29
Grandezze meteorologiche che
influenzano il bilancio energetico
•
•
•
•
•
•
radiazione solare
temperatura dell’aria
umidità dell’aria
velocità e direzione del vento
radiazione atmosferica
nuvolosità e precipitazioni
30
Effetti delle grandezze meteo sul
bilancio energetico
•
•
•
Apporti solari su pareti opache e vetrate
Trasmissione attraverso l’involucro
Infiltrazioni d’aria per effetto di differenza di
pressione fra interno ed esterno
– Per effetto camino
– Per effetto del vento
• Modifica dei coefficienti liminari
• Re-irraggiamento nell’IR
31
Parametri climatici
• di progetto (invernali)
•
•
– temperatura esterna
di progetto (estivi)
– radiazione a cielo sereno
– andamento temperatura dell’aria
– umidità dell’aria
tipici
– gradi-giorno
– irraggiamento medio
– anni-tipo
– giorni-tipo
32
Parametri termofisici della struttura
• Scambi termici radiativi
•
•
•
– colore delle pareti opache
– trasmissività delle vetrate
Conduzione in regime stazionario
– Trasmittanza, conduttanza,
– resistenza termica
Conduzione in regime transitorio
– Capacità termica, Costanti di tempo
– Funzioni di trasferimento
– Ammettenza, fattore di attenuazione
Infiltrazioni d’aria
– Permeabilità all’aria
33
PRODUZIONE DI ACQUA CALDA SANITARIA
qM: MASSIMO CONSUMO ORARIO DI ACS [l/h]
qM = Σ [ (q · N / d) · fu]
q: consumo di ogni unità di riferimento (alloggi, bagni apparecchi, persone) [l/unità]
N: numero delle unità di riferimento [unità]
d: durata corrispondente ai consumi [h]
fu: fattore di contemporaneità
ΦW,I = POTENZA TERMICA DI UN GENERATORE ISTANTANEO [kW]
ΦW,I = (qM · (Tm - Tf) · cp) / (3600 · ηt)
Tf: temperatura dell’acqua fredda [°C]
Tm: temperatura di mandata dell’acqua calda [°C]
cp: calore specifico dell’acqua: 4,186 kJ/(kg K)
ηt: rendimento del sistema di produzione dell’acqua calda sanitaria
34
PRODUZIONE DI ACQUA CALDA SANITARIA
ΦW,A = POTENZA TERMICA DI UN SISTEMA CON ACCUMULO [kW]
ΦW,A = ΦW,I · dp / (dp + dr)
dp: durata del periodo di punto [h]
dr:durata del periodo di pre-riscaldamento [h]
VACC = VOLUME DEL SERBATOIO DI ACCUMULO [l]
VACC = [qM · dp · (Tm - Tf) · cp · dr] / [ (dp + dr) · (Tc – Tf) ]
Tc: massima temperatura dell’acqua all’interno del serbatoio [°C]
QWP = ENERGIA PRIMARIA PER LA PRODUZIONE DI ACS [kWh]
L’energia per la produzione di ACS è data dal prodotto di una potenza di impianto
per il tempo di funzionamento dello stesso (valido sia per impianti istantanei che per i
sistemi con accumulo)
QWP = ΦW · t
35
FABBISOGNO DI CALORE ED ENERGIA
PRIMARIA PER LA PRODUZIONE DI ACS
Il fabbisogno energetico annuo per la produzione di ACS può anche essere calcolato in
maniera parametrica come:
QW = (Q’’W · t · P) / 1000
Q’’W: fabbisogno energetico giornaliero per persona [Wh/(persona giorno)]
P: numero di persone
t: numero di giorni considerato
Oppure, sempre in maniera parametrica, in funzione della superficie utile:
QW = (Q’W · t · AU) / 1000
Q’W: fabbisogno energetico giornaliero per unità di superficie utile [Wh/(m2 giorno)]
L’energia primaria può essere calcolata come:
QWP = (QW · ηgw) + (QS / ηp)
ηgw: rendimento medio stagionale
QS: perdite dovute al sistema di accumulo
ηp: rendimento di produzione
36
ILLUMINAZIONE
IL FABBISOGNO ENERGETICO PER ILLUMINAZIONE E’ FUNZIONE DI:
1.
3.
Condizioni climatiche:
2.
Caratteristiche dell’edificio:
A.
Latitudine della località
A.
Dimensione delle finestre
B.
Radiazione solare
B.
Ombreggiamenti
C.
Nuovolosità
C.
Caratteristiche delle vetrate
D.
Finitura degli ambienti interni
Caratteristiche dell’utenza:
4.
Caratteristiche dell’impianto:
A.
Profilo di utilizzo dell’edificio
A.
Tipo di lampade
B.
Illuminamento richiesto
B.
Tipo di apparecchi illuminanti
C.
Resa cromatica
C.
Modalità di regolazione
D.
Abbagliamento
37
ILLUMINAZIONE: L’ASSENZA DI UNA
METODOLOGIA UNIFICATA PER LA
STIMA DEI CONSUMI ENERGETICI
Negli edifici residenziali i consumi
energetici per l’illuminazione sono
piccoli rispetto agli altri.
Mancato interesse a sviluppare una
metodologia di calcolo e a stabilire
dei valori limite di consumo.
È difficile scorporare i dai consumi
elettrici quello specifico per
l’illuminazione.
Assenza di valori di riferimento.
Le normative prescrivono dei livelli
di illuminamento in funzione della
destinazione d’uso, ma molto spesso
sono disattesi.
Costi sempre più alti
dell’energia elettrica
OGGI
Necessità di normare
tutti i consumi
dell’edificio
Impossibile affidarsi a queste
prescrizioni come a valori di
riferimento.
Elaborazione di:
Norme di calcolo
Valori limite di riferimento
Standard di certificazione
38
CONCLUSIONI
1.
2.
È un momento di grandi cambiamenti:
A.
Da tempo è stata emanata la direttiva europea 2002/91/CE (documento di
indirizzo)
B.
Il recepimento italiano (D. Lgs 192/05) è stato tardivo, è ancora un
documento di indirizzo che rimanda a non ancora emessi decreti attuativi,
è lacunoso in quanto riporta solo i requisiti minimi in materia di
riscaldamento e non per gli altri usi finali e manca una procedura di
certificazione
C.
Non sono ancora state emesse le norme di calcolo preparate dal CEN
Stanno nascendo nelle realtà locali una serie di iniziative che cercano di
regolamentare, anche in maniera semplificata questo momento di transizione
A.
Allegati energetici ai regolamenti edilizi
B.
Certificazione energetica
C.
Leggi energetiche regionali
… Con grandi opportunità per chi si occupa oggi di risparmio energetico.
39