Documento pdf - Chiesa Valdese di Torre Pellice
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Culto della Riforma, 31 ottobre 2014 Predicazione di Marcello Salvaggio Testi Biblici: Salmo 98; Romani 5,1-5; Apocalisse 15,2-4 Predicazione: Si sente la melodia di Ein feste Burg ist unser Gott. Conoscete questa melodia? Sono certo di sì. È il famoso inno Ein feste Burg ist unser Gott, musicato e scritto da Martin Lutero a Wittenberg tra il 1526 e il 1528, in un periodo della sua vita particolarmente difficile a causa di malattie che colpirono familiari e amici, a cui si sommava l'apprensione dovuta alle lotte teologiche e sociali di quegli anni. In questo clima di angosce e depressioni nacque il grande cantico che è divenuto l'inno simbolo della Riforma Protestante. Esso è costruito a partire da varie citazioni bibliche soprattutto del Salmo 46: «Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà», ma anche di Efesini 6: «prendete lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno», e del libro dell’Apocalisse, laddove si parla della vittoria su Satana. Ispirato da questi passi, Lutero ha creato il cantico della fede che può affermare: la parola di Dio è l'unica consolazione che possiamo contrapporre alla furia di Satana! - Riascoltiamolo con l’organo… La melodia ha una modalità cosiddetta “jonica” vale a dire una tonalità maggiore usata per esprimere un carattere positivo e solare, scelta appositamente per esprimere la fede che vince il mondo. In effetti, Lutero, grande conoscitore musicale, chiamato «l’usignolo di Wittemberg» (Die Wittenbergisch Nachtigall) per il gran numero di inni scritti, considerava la musica un dono di Dio «che scaccia il diavolo e rende lieta la gente»; «È il balsamo più efficace per chi soffre» diceva. Per questo fin dall’inizio egli mise la musica e il canto comunitario al servizio della Riforma, poiché vedeva in esso la "proclamazione canora" del Vangelo e della nuova dottrina della giustificazione per grazia mediante la fede. La musica ha un posto d’onore accanto alla teologia, dunque, perché avvicina il credente e la credente alla parola di Dio e permette di esprimere in letizia la propria fede. Anche Calvino più tardi dirà, anche se con più cautela, che la musica è un dono al servizio dell’essere umano capace di «muovere i cuori per lodare e ringraziare Dio». Care sorelle e cari fratelli, nel giorno della Riforma in cui siamo insieme come chiese del I Circuito, con le nostre corali e con la presenza della corale luterana di Lauffen/Neckar, vogliamo sottolineare questo importante contributo che ci viene direttamente da Lutero e dagli altri riformatori sulla musica e il canto cristiano. In particolare vorrei brevemente considerare quattro aspetti che ritengo importanti per la nostra vita comunitaria. 1) Il canto corale è proclamazione della fede Il canto della comunità al culto, ma anche in altri contesti, non è altro che la proclamazione della nostra fede, esattamente come lo sono i salmi della Bibbia. In fondo il canto ci permette di esprimere la nostra preghiera laddove non riusciamo ad esprimerla con le parole. Inoltre, un canto corale, sostenuto, gioioso, partecipato e già una splendida forma di testimonianza cristiana, di evangelizzazione. Ricordiamoci l’episodio di Atti 16 in cui Paolo e Sila incarcerati a Filippi cominciano a cantare inni a Dio e improvvisamente un terremoto apre tutti cancelli e un carceriere incontra la salvezza. Non trascuriamo, dunque, questo importante aspetto della nostra spiritualità, perché in esso è racchiusa una potenzialità immensa. 2) Il canto corale è partecipazione attiva della comunità alla celebrazione del culto Non è un caso che il canto corale costituisca un elemento importante del culto e della liturgia protestante. Esso infatti è il modo principale per coinvolgere i membri dell’assemblea nella lode e nella celebrazione di Dio. Così pensavano Lutero e Calvino e per questo nasce il corale luterano e il salterio di Ginevra. La partecipazione attiva di tutti alla musica è un tratto autenticamente riformato. Cantare e fare musica insieme rappresenta ancora oggi uno dei momenti più vivi e piacevoli della vita della chiesa. Coltiviamo, dunque, e sperimentiamo forme sempre nuove e diverse di partecipazione corale al culto così come ci suggerisce il salmo 98. 3) Il canto corale è un balsamo spirituale «La musica rende lieta la gente», diceva Martin Lutero. È un dato che sperimentiamo tutti e tutte nella nostra vita. La musica ci accompagna come una colonna sonora nei momenti tristi come in quelli felici ed ha un effetto benefico verso ognuno di noi. Ci aiuta tante volte a tirare fuori i sentimenti e le emozioni più nascosti, ci permette di fissare i ricordi della nostra vita, è terapeutica. Cantare e fare musica ci fanno riscoprire la bellezza e la dolcezza del dono che Dio ci ha fatto. Ecco perché inevitabilmente diventano un inno rivolto al Signore, una voce di gratitudine che consapevolmente o inconsapevolmente gli offriamo. 4) Il Protestantesimo si configura come una chiesa corale Infine, se pensiamo alla storia della Riforma protestante e alla varietà di espressioni ecclesiastiche in cui essa si è realizzata, possiamo dire che il protestantesimo è un modo di essere chiesa corale. Una chiesa corale polifonica e sinfonica. Polifonica nel senso che la pluralità e la diversità possono essere una ricchezza per la chiesa stessa e non una fonte di conflittualità. L’esperienza della Concordia di Leuenberg tra Luterani e Riformati, o la nuova Eglise Protestante Unie de France, ci ricordano che insieme, coralmente, pur con le proprie diverse identità, si può vivere e annunciare l’Evangelo, si può sperimentare la comunione tra fratelli e sorelle. Una chiesa corale sinfonica, dunque, nel senso che il risultato della coralità sia qualcosa di piacevole da ascoltare. Non è semplice, richiede prove su prove, capacità di ascoltare e di ascoltarsi, di limitare la potenza della propria voce o di farla emergere laddove è necessario, ma alla fine il risultato è una sinfonia. Il mondo di oggi, come quello di ieri, ha bisogno di sentire una sinfonia che illumini l’oscurità nella quale è avvolto: la sinfonia dell’amore di Dio! Amen.