Pensare Democratico OK2
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PENSARE DEMOCRATICO www.pdforli.it Pensare Democratico n.1 Anno 2011 - Unione Territoriale Forlivese del Partito Democratico, via G. Matteotti 21/b, 47121 Forlì - Spedizione in A.P. Aut.Tribunale di Forlì n.25/010 del 18/06/2010 - Direttore Responsabile: Roberta Brunazzi - Direttore Politico: Marco Di Maio - Stampa: Nuova Tipografia Forlimpopoli Ripartire dalla formazione Italia, una Repubblica fondata sul lavoro Progetti concreti in Emilia Romagna, legati ai territori Una politica nuova per dare prospettive ai giovani e possibilità alle aziende di valorizzarne le competenze di Thomas Casadei * di Marco Di Maio L'Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro. Bisogna partire dal primo articolo del testo fondamentale della vita democratica del nostro Paese quando si affronta il tema oggi più cruciale in Italia, quello dell’occupazione. Se i padri costituenti posero il lavoro come fondamento, pilastro fondamentale della Repubblica, è perchè da esso discende la qualità della vita democratica di ogni comunità, anche in ambito locale. Senza lavoro non c'è sviluppo, senza lavoro non c'è benessere sociale, senza lavoro non ci sono fiducia e voglia di impegnarsi. La Festa del lavoro assume quest’anno il significato di una ricorrenza che suona il campanello d’allarme la promozione di una politica del lavoro che coniughi le esigenze di flessibilità con quelle di maggior stabilità e sicurezza; è un’istanza che sale sempre più fragorosamente dalla società ma che ancora le istituzioni non hanno affrontato. Il mito del posto fisso, dell’impiego che dura per tutta la vita, non è più sostenibile nell’epoca in cui viviamo. Lo stesso contratto a tempo indeterminato, pur a fronte di robuste garanzie dal punto di vista giuridico, non rappresenta più una certezza di fronte ad un trend economico che ha assunto dinamiche globali che hanno mostrato, con la crisi di questi anni, quanto la precarietà sia divenuta un fattore comune a tutti i lavoratori, autonomi e dipendenti, imprenditori e liberi professionisti. Allora che fare? Quale prospettiva offrire ad una generazione come quella dei ventenni e dei trentenni, che faticano a fare programmi di vita che vadano oltre la settimana? Bisogna intervenire drasticamente sul costo del lavoro, perchè troppo ampia è la forbice tra lo stipendio in busta e il costo sostenuto dall’azienda: questa è una delle principali cause del precariato. C’è poi un esercito di ragazze e ragazzi straordinari, dotati di grandissime competenze teoriche, che non riescono a trovare appagamento lavorativo. Serve una politica del lavoro che si connetta con quella della scuola, della formazione, della ricerca, per accompagnare alla crescita di competenze anche la capacità delle nostre imprese di ‘assorbirle’ e metterle a valore. Con la consapevolezza che le conoscenze umanistiche da sole non bastano. La direzione in cui bisogna andare è quella di associare al “sapere” il “saper fare”, alla teoria la pratica, al pensiero l’azione. Anche nell’impegno politico. Buon Primo maggio! Il significato della Festa nell’anno del 150esimo dell’Unità d’Italia Un nuovo Primo Maggio Anche i lavoratori ritrovino coesione, nel segno del Tricolore di Gessica Allegni Nell’anno del 150esimo dell’Unità d’Italia, con festeggiamenti e celebrazioni che ci hanno fatto riscoprire l’orgoglio per la nostra storia e le nostre radici, occorre domandarsi se oggi un Paese come il nostro, in cui persistono differenze sociali ed economiche, disuguaglianze tra Nord e Sud, precarie condizioni di lavoro e di vita che si acuiscono se si è giovani o donne, possa davvero considerarsi unito. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro” cita l’Articolo 1 della Costituzione, a testimonianza di una storia di conquiste, diritti, valori su cui mettere le basi di una comunità in cui il cittadino è al centro. Se è questa la giusta interpretazione di ciò che i Padri Costituenti hanno voluto rappresentare con quelle parole, non possiamo nasconderci che il tempo che viviamo contravviene pienamente a quella definizione. Il lavoro è sempre meno, sempre più “spezzato” e instabile, e più che un momento di realizzazione di aspettative di vita diventa qualcosa di indispensabile per sopravvivere, che comporta rinunce a tutele, sogni e aspirazioni. La divisione dell’Italia di oggi è la divisione del mondo del lavoro. Di sindacati che faticano a trovare motivi di lotta comune, di scarso dialogo tra mondo dell’impresa e società, tra istituzioni e partiti incapaci di lavorare insieme ad un progetto condiviso di sviluppo e crescita di un Paese in declino. segue a pag. 2 In epoca di crisi globale la via per uscire da un contesto che rischia di bruciare tante energie e competenze delle nuove generazioni è quella di investire nella società della conoscenza e in strumenti concreti che favoriscano un solido collegamento tra mondo produttivo e sistema formativo (nelle sue diverse articolazioni). L’impegno della Regione Emilia-Romagna va in questa direzione, contrariamente a quello che fanno le destre e la Lega al governo. Il 29 marzo 2011 l’Assemblea Legislativa ha approvato le “Linee di programmazione e indirizzi per il sistema formativo e per il lavoro 2011/2013” (deliberazione n. 38): si tratta di un atto che mette a sistema una serie di scelte operate negli scorsi mesi e specificamente mirate a ridurre l'abbandono scolastico, ad aumentare la percentuale dei giovani laureati e ad accrescere le competenze tecniche e professionali degli studenti, elementi essenziali, questi, per garantire la piena partecipazione dei giovani alla costruzione di un sistema virtuoso imperniato sull’economia della conoscenza su scala regionale, a partire dai territori. È dall’economia della conoscenza che può oggi scaturire la qualità del lavoro e una pluralità di percorsi capaci di collegare saperi, formazione e mondo produttivo e del lavoro. Il provvedimento si pone diversi obiettivi: - la realizzazione di una filiera formativa con diversi livelli di offerta, unitaria e coordinata, tra istituti professionali e tecnici. * Consigliere regionale Capogruppo PD in Commissione “Lavoro, Scuola, Formazione professionale, Università, Cultura, Turismo, Sport” segue a pag. 3 Energie rinnovabili, incontri nel territorio Alla Fiera d i Forlì il 4 maggio si parla del futuro dell’agricoltura Le energie rinnovabili rappresentano la strada maestra per avviare uno sviluppo sostenibile, fondamentale per la conservazione dell’ambiente e per la nascita di una nuova economia. A questo tema è dedicato il ciclo d’incontri promosso dal PD e ospitato in diverse sedi del territorio: il primo appuntamento è per mercoledì 4 maggio (ore 21) nella sala convegni della Fiera di Forlì, in via Punta di Ferro, dedicato al terma “Agricoltura ed energia: il futuro è nelle rinnovabili”. Presieduto da Marco di Maio, l’incontro vede in veste di relatori Tiziano Alessandrini (consigliere regionale PD), Gianluca Bagnara (assessore provinciale all’ Agricoltura) e Tiberio Rabboni (assessore regionale all’Agricoltura). Del futuro delle energie rinnovabili si parla poi giovedì 5 Maggio a Forlimpopoli (sempre alle 21, Sala Riunioni PD, via Artusi 4/a) e martedì 10 maggio a Meldola (Arena Hesperia, viale Roma 3). Gli incontri proseguono il 19 maggio a Castrocaro (sala del Municipio), il 26 maggio a Modigliana e il 31 maggio a Predappio. Il 6 giugno, infine, spazio ai dibattiti sulle energie rinnovabili nell’ambito della Festa Democratica di Forlì ospitata dalla Rocca di Ravaldino. Pagina a cura del Gruppo Consiliare PD del Comune di Forlì 2 segue da pag. 1 Un nuovo Primo Maggio Ecco perché il Primo Maggio nell’anno dei 150 anni dell’Italia unita ha un sapore diverso dal solito, ed ha un significato più profondo che va colto e realizzato. Come l’Italia, come i cittadini hanno fatto con orgoglio il 17 marzo scorso, anche il lavoro e i lavoratori devono ritrovare l’unità nel segno del Tricolore. Non è un caso che il “Concertone” organizzato in piazza San Giovanni a Roma da Cgil, Cisl e Uil abbia quest’anno come tema “La storia siamo noi - La Storia, la Patria, il Lavoro”: c’è un’esigenza viscerale di ritrovare nelle battaglie storiche del mondo del lavoro la chiave per una nuova stagione di unità. Il lavoro deve passare dall’essere ciò che divide a ciò che unisce l’Italia, il collante territoriale e intergenerazionale che ricompone la frammentazione del Paese. Se oggi può esserci un nuovo risorgimento è proprio da qui che si deve ripartire. Il Primo Maggio sia un’occasione per ciascuno di noi per assumerci le nostre responsabilità di cittadini che intendono esercitare fino in fondo i loro diritti, realizzare quell’identità nazionale che può esistere solo se tutti in Italia vivono una vita decorosa, nel benessere e nella sicurezza. Cancelliamo il 30% di disoccupazione giovanile, le esorbitanti percentuali di disoccupazione nel Mezzogiorno, le disparità nell’accesso a formazione e lavoro tra donne e uomini, italiani e stranieri, figli di dottori e figli di operai. Oggi, Primo Maggio, rimbocchiamoci le maniche per un’Italia unita davvero e sventoliamo con orgoglio il tricolore del lavoro, dei diritti, della solidarietà. Senza lavoro: una generazione in bilico Contratto Unico di Inserimento Formativo, la proposta del PD per combattere il precariato e aiutare i giovani di Roberto Gori Mentre l’attuale governo è sempre più preoccupato a salvare il premier dai suoi problemi giudiziari, nell’agenda delle cose da fare scivola sempre più in basso una questione spinosa come il precariato delle giovani generazioni e la crescente disoccupazione giovanile. Gli ultimi dati Istat parlano di un 29,4% di ragazzi fra i 15 e i 24 anni che non studiano né lavorano. Una percentuale in crescita rispetto all’anno scorso, abbondantemente sopra la media europea (fra i più importanti paesi del continente solo la Spagna fa peggio dell’Italia). In Germania la disoccupazione sta pian piano scendendo. In Italia invece, nonostante i tanti proclami del “governo del fare”, di miglioramenti non se ne vedono. Molti ragazzi, laureati anche col massimo dei voti, faticano anni per trovare un’occupazione. E quasi sempre con contratti precari e sottopagati. Oggi circa il 90% dei nuovi contratti stipulati sono precari, un numero che sarebbe stato impensabile fino a 20 - 30 anni fa. Sicuramente i tempi sono cambiati, il mondo del lavoro non è più rigido come una volta e la flessibilità in sé non è neppure un male; il problema è che la flessibilità sta degenerando sempre più nel precariato, che colpisce non solo giovani neo-laureati ma anche persone di 35-40 anni che faticano a pianificarsi un futuro stabile, a crearsi una famiglia. Una generazione in bilico che deve districarsi tra contratti a progetto, a termine, di inserimento, part-time, apprendistati, tirocini formativi, ecc… Incontri sul Welfare che cambia. Tavola rotonda il 7 maggio Nella foto: I relatori dell’incontro dedicato al tema della casa, tenuto a Forlì lo scorso 14 marzo. A sinistra Giancarlo Muzzarelli, assessore regionale alle Attività Produttive, Edilizia, Piano Energetico, Sviluppo Sostenibile; al centro il consigliere regionale Tiziano Alessandrini e a destra Mario Mazzotti, consigliere regionale Pd. “Il welfare che cambia”: è il titolo del ciclo di incontri organizzato dall’Unione territoriale del Pd forlivese in collaborazione con il dipartimento Welfare Pd EmiliaRomagna e il gruppo assembleare Pd Emilia-Romagna. Aperto il 16 febbraio, il ciclo si chiude sabato 7 maggio (ore 10) con una tavola rotonda su “Federalismo, servizi sociali e ruolo delle istituzioni locali”, al circolo Arci del Ronco (viale Roma 344, Forlì). Interverranno il sindaco di Forlì Roberto Balzani, Alessandro Martelli (docente di Politiche sociali dell'Università di Bologna - sede di Forlì), Teresa Marzocchi (assessore regionale alle Politiche Sociali), Roberto Piva (consigliere regionale) Dall’attuale maggioranza si sono sentite solo dichiarazioni insensate, spesso ai limiti del ridicolo e del falso. Più concretamente il Partito Democratico ha proposto il C.U.I.F., contratto unico di inserimento formativo, come mezzo per combattere il precariato. Possono stipularlo tutte le imprese, ma una sola volta con lo stesso lavoratore, e vannotrasformati in contratti e Guglielmo Russo (vice-presidente della Provincia di Forlì-Cesena). Introduce Marco Di Maio, segretario territoriale Pd Forlì, conclude il consigliere regionale Marco Monari, presidente del gruppo Pd all’Assemblea legislativa regionale. Negli incontri precedenti il ciclo ha toccato temi come la sanità e le politiche della casa, nuove sfide educative, questioni generazionali, inclusione sociale, lavoro e lotta al precariato. Tutti gli incontri hanno visto in veste di relatori consiglieri e assessori regionali, amministratori locali, dirigenti regionali del Pd, oltre a rappresentanti del mondo associativo, sindacale ed economico. a tempo indeterminato almeno il 50% dei C.U.I.F. avviati. Questo contratto è strutturato in due momenti: il primo “di abilitazione”, a tempo determinato di 3 anni; il secondo di “consolidamento professionale”, con assunzione a tempo indeterminato. Durante tutto il C.U.I.F. l’azienda formerà il lavoratore in affiancamento sul lavoro e con corsi di formazione qualificati. Le aziende che faranno la formazione avranno sgravi contributivi, che aumenteranno con l’assunzione a tempo indeterminato. Il Pd propone anche l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i tipi di contratto, cosa già fatta dalla Regione Emilia-Romagna qualche anno fa, prorogandoli per l’intero 2011. Perché a differenza di quanto dichiara il governo, dalla crisi ancora non siamo usciti. Repubblica democratica fondata sul lavoro L’Italia di oggi e i diritti di ieri Buon primo maggio, nonno “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Questi sono i primi due articoli della nostra Costituzione. Questi concetti oggi sono estremamente lontani dalla realtà. Il lavoro è un diritto, attorno al quale ne gravitano tanti altri. È la base che consente di investire sul presente e sul futuro; di costruire certezze e, allo stesso tempo, di inseguire anche sogni; di studiare con un obiettivo preciso e potenzialmente realizzabile, di costituire una famiglia, una casa, una prospettiva di stabilità. Tuttavia questa non è la realtà di oggi. Il mondo è cambiato, l’offerta e la domanda sono cambiate ed è inevitabilmente necessario adeguarsi ad esse, ma non dobbiamo permettere che si perdano per strada pezzi fondamentali come i nostri diritti. Tutti dobbiamo farci carico di questa situazione perché il problema del lavoro riguarda tutti. Riguarda i giovani, le donne e tutti coloro che hanno perso il lavoro e non hanno una concreta possibilità di rimettersi in gioco. Riguarda i dipendenti, così come i lavoratori autonomi, i liberi professionisti, gli imprenditori, che non possono crescere in un paese non in grado di competere. Il Paese sta lanciando segnali forti di disagio da troppo tempo ed è inaccettabile che questo Governo non ascolti queste voci, perché il rischio a cui si va incontro è la rassegnazione. E un Paese rassegnato smette di lottare e di crescere. Le proposte per sanare queste difficoltà ci sono, occorre metterle in campo. Il Comune di Forlì si è speso in diverse direzioni e vorrei concludere proprio citando un piccolo ma significativo esempio: l’assessorato alle Politiche giovanili lo scorso anno ha dato vita ad un progetto che ha permesso di offrire un supporto concreto in termini di formazione, consulenze e sostegno economico alla realizzazione delle idee imprenditoriali di giovani laureati, partendo da analisi di mercato e fattibilità. In questo modo a 11 laureati della provincia di Forlì-Cesena si è data un’occasione concreta, che li ha portati a realizzare il proprio progetto (costituendosi in cooperativa, snc o in ditta individuale). Veronica Zanetti Nuovo Capogruppo PD Consiglio Comunale di Forlì Il primo maggio per me, bambino, era un giorno strano. Mio padre mi portava a trovare il nonno, Lodovico, da cui ho preso il nome, al cimitero di Forlimpopoli. Era un rito che si ripeteva ogni anno, perché suo padre gli aveva detto di andare al cimitero a salutarlo non il 2 novembre ma il primo maggio. Poi lui ci andava pure il giorno dei morti, forse anche sentendosi in colpa. Mio padre si fermava dal fiorista e comprava 12 garofani rossi e uno bianco, che era il mio. Poi li piantavamo in terra, 12 macchie rosse e una bianca. Già, mio nonno, che non ho conosciuto, morto a 58 anni, schiantato dal lavoro, condito dai pestaggi dei fascisti. Di lui mi restano solo poche fotografie, quella della tomba - un volto secco, quasi scolpito in un legno duro - e una in bianco e nero, sorridente, in camicia bianca con un rasaerba, scattata negli Stati Uniti, in una fattoria a White Plain dove era emigrato, un po’ per l’endemica mancanza di lavoro in Italia, un po’ per non stare in uno stato fascista, lui che aveva fatto da socialista una guerra di controvoglia. Cosa abbia pensato questo contadino romagnolo che sapeva leggere e scrivere durante il suo viaggio della speranza non posso immaginarlo. Ma ne ho ritrovato i percorsi, grazie a internet. Sul sito di Ellis Island, infatti, apprendo che Ludovico Zanetti (nome sbagliato, ci va la o non la u), è arrivato nel nuovo mondo il 9 settembre, proveniente da Meldola, Italia del Sud (noi romagnoli eravamo meridionali...), partito dal porto di Genova, sul transatlantico Conte Rosso all’età di 26 anni (anche se in realtà ne aveva 23). Ho perfino visto il registro di sbarco, e ho scoperto che era nipote di Luigi Ragonesi e che per quello andò a White Plain; so che era in buona salute, non era poligamo, anarchico, e non aveva segni particolari. So che trascorse un periodo di “quarantena” ad Ellis Island, un centro di permanenza ante litteram dove verificavano se si era compatibili con lo status di Lodovico Zanetti segue a pag. 3 Pagina a cura del Gruppo Consiliare PD della Provincia di Forlì-Cesena 3 segue da pag. 1 Ricostruire il ruolo del lavoro nella società Ripartire dalla formazione Sindacati uniti contro la precarietà spacciata per flessibilità. Il commento dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, Enzo Santolini, Antonio Amoroso e Luigi Foschi Un primo maggio amaro dal punto di vista delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori. Di fronte ad una situazione occupazionale che non fa passi avanti, nonostante i timidi segnali di ripresa dalla crisi, è la classe lavoratrice quella che continua a soffrire. I dati che i segretari di Cgil, Cisl e Uil locali, Enzo Santolini, Antonio Amoroso e Luigi Foschi analizzano sono preoccupanti: oltre il 90% delle assunzioni, sul territorio forlivese, è in forma precaria. Ma il messaggio del primo maggio non può essere sgretolato. Bisogna far sentire la propria voce. «Deve essere un’occasione per dire che in questo paese bisogna cambiare le cose, con nuovi valori e nuovi diritti. E questo significa fare punto e a capo con questo governo - sottolinea Santolini - serve una ricostruzione del ruolo di importanza che il lavoro ha in questa società». Dunque un segnale importante, che va dato in una giornata di festa, anche quando lo spirito stesso della festa sembra venire meno per chi è disoccupato, per chi non arriva alla fine del mese. «Speriamo che sia comunque una festa del lavoro - incalza Foschi - è necessario recuperarne la dignità. Il primo maggio è nato per riscattare la classe lavoratrice». Ma la situazione non è «certamente allegra - ribadisce Amoroso - affrontiamo questa festa con preoccupazione. Quella minima ripresa economica che, soltanto in alcuni settori, sembra esserci, non si sta ripercuotendo sull’occupazione. Nel nostro territorio oltre il 90% delle assunzioni è a tempo determinato, considerando anche i settori agricolo e turistico, che fisiologicamente utilizzano contratti di precariato». Il primo maggio ha origine come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori. Dal congresso dell’Associazione internazionale dei lavoratori, la Prima Internazionale, riunito a Ginevra nel settembre 1866, scaturì una proposta concreta: otto ore come limite legale dell’attività lavorativa. L’entrata in vigore della legge era stata fissata per il 1° maggio 1867, giorno in cui venne organizzata a Chicago una grande manifestazione, con diecimila lavoratori. La festa del primo maggio nasce, in Europa, il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l’idea è il congresso della Seconda Internazionale. «Nel 1800 non c’era la mutua, non c’erano le pensioni, erano tantissimi i morti sul lavoro. Lo spirito è stato quello di ottenere diritti - aggiunge Foschi - e negli anni ci sono state conquiste». «A partire dal 1988 è stato dato il via libera ai contratti di precariato ricorda Amoroso - ed il governo, puntando sulla flessibilità del lavoro, ha creato una situazione in cui tutto è diventato precariato. Non è questo che alimenta la competitività delle aziende». Che significato ha il primo maggio per i sindacati? «Quello di sottolineare il valore del lavoro, come sancisce la Costituzione, con la consapevolezza che proprio il lavoro è un elemento costitutivo del paese», afferma Santolini segretario della Cgil, che il 6 maggio ha indetto uno sciopero generale, anche su questo tema. «In questa situazione - conclude - serve una ricostituzione del ruolo fondamentale che il lavoro ha in questa società». Il federalismo per un’Italia unita: Vasco Errani a Forlimpopoli In una sala del consiglio comunale di Forlimpopoli gremita, lo scorso 11 aprile il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani è intervenuto parlando di immigrazione, lavoro e federalismo fiscale. All’incontro “Federalismo. Regioni e Comuni sull'orlo di una crisi di nervi? Le proposte del Pd: un federalismo vero per l’Italia unita” hanno partecipato anche il segretario del PD forlivese Marco Di Maio, Gianluca Monti, Emanuela Briccolani e Claudio Samorì. Il fine è quello di sostenere la valorizzazione della cultura tecnica e scientifica integrando i sistemi di istruzione, formazione e lavoro; - la ricerca di sinergie tra diverse fonti di finanziamento: strutturali, ministeriali, regionali, interprofessionali; - l’affermarsi di una nuova concezione dei dottorati di ricerca, incentivando forme “cooperative” tra università e impresa e la diffusione di strumenti di transizione dall’università all’impresa attraverso la sperimentazione dell’alto apprendistato; - azioni che mirino allo sviluppo di un sistema inclusivo, rispettoso delle logiche di pari opportunità, interculturalità e - aspetto decisivo nell’economia globale - internazionalizzazione. - valutazione dell’offerta formativa attraverso un’analisi dei dati, qualitativi e quantitativi, sulle dinamiche del mercato del lavoro regionale, e un costante monitoraggio con approfondimenti sulle specifiche filiere formative, per una valutazione di azioni e politiche. In questi ultimi dieci anni il sistema della formazione professionale, a partire dalla scala nazionale, ha sofferto di un quadro normativo frammentario, provvisorio e spesso contraddittorio, che ha messo a dura prova la capacità d’innovazione e di risposta ai nuovi bisogni della società. La Regione Emilia-Romagna pone basi importanti e strumenti concreti per il futuro dei giovani e per una sempre più stretta interrelazione tra mondo dei saperi e mondo dei lavori e delle professioni. Tali strumenti sono sostenuti - e questo è quel che fa la differenza - da ingenti investimenti. “Il futuro è adesso”, i giovani non possono farselo rubare, e in questo le istituzioni giocano un ruolo decisivo: devono farsi sentire vicine, avere coraggio, definire priorità e strumenti. Nella nostra regione, nel nostro territorio, ci stiamo provando, ogni giorno, con tenacia e azioni concrete. segue da pag. 2 Questo garofano è per te Emigrante in America, con la fede nel sole dell’avvenire di immigrante. E so quello che pensavano di noi italiani, da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912: “generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono mandati a chiedere l’elemosina. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più...”. E posso solo immaginare quello che subì, in un paese lontano migliaia di miglia dalle sue radici. Ma se la cavò bene. Irrequieto, di quella irrequietezza che caratterizza la mia razza, percorse in lungo e in largo l'oceano, tornando tre volte in Italia. L’ultima volta per sempre. Si sposò e comprò una casa da contadino a San Colombano, venduta poi per pagare gli interventi che precedettero la sua morte (non c’era la mutua, allora...). Di lui ci sono rimaste poco cose. I ricordi e il il rimpianto di mio padre per averlo perso troppo presto, le sue tessere del PCI, qualche lettera, un orologio rotto, l’ultima sigaretta... Ma soprattutto le sue idee, il voler credere che un giorno quel benedetto sole dell’avvenire sarebbe arrivato, e per i lavoratori sarebbe stato un giorno migliore, un primo maggio per sempre. Buon primo maggio, nonno, e scusami se negli ultimi anni non ti ho portato quel garofano. La creazione di un’unica azienda romagnola per far fronte ai tagli al trasporto pubblico Il 1° aprile nella nostra Provincia si è avuta una riorganizzazione delle linee del trasporto pubblico locale e del sistema tariffario, a seguito dei tagli che il governo Berlusconi-Bossi-Tremonti ha operato anche in questo settore. Crediamo che l’agenzia ATR, su indirizzo dei Comuni e della Provincia, abbia fatto il possibile per contenere i disagi derivati dalla necessità di ridurre i servizi resi, operando sulle tratte con meno passeggeri e sulle percorrenze svolte nei giorni festivi. Sul piano tariffario gli aumenti si sono concentrati essenzialmente sui biglietti singoli, lasciando quasi inalterati i livelli degli abbonamenti, in modo da non penalizzare studenti e lavoratori. Non nascondiamo, però, che anche il più lieve dei tagli può significare un peggioramento del servizio, specie per quelle realtà più periferiche e montane già poco servite. La verità è che nel campo del trasporto pubblico locale ci sarebbe bisogno non certo di tagli ma di un forte incremento delle risorse se vogliamo offrire un servizio che possa essere realmente concorrenziale con il mezzo privato, in modo da favorire lo spostamento di passeggeri dalle auto ai bus e ridurre così inquinamento e congestione del traffico. Non solo. Il governo ha invece ridotto le risorse sulla gestione corrente (ed il recente accordo sul federalismo regionale ha solo attutito ma non sanato l’entità dei tagli) e sono anche stati azzerati i fondi per il rinnovo dei mezzi, costringendo quindi le aziende a far viaggiare autobus ogni anno più vecchi e, ovviamente, meno efficienti. Come al solito dalle loro comode poltrone romane Bossi e compagnia creano i problemi e a livello locale Comuni e Province si arrabattano per cercare di contenere i danni. Che bel federalismo!!! In questo quadro, assume sempre più valore strategico la decisione degli enti locali romagnoli di procedere all’unificazione delle attuali tre aziende di trasporto locali in modo da avere un unico soggetto, denominato START Romagna, che abbia migliori capacità gestionali, possa realizzare economie di scala, favorisca un’integrazione dei servizi fra le tre province. La differenza del buon governo del centro sinistra ancora una volta si può vedere coi fatti. Luciano Minghini Capogruppo PD del Consiglio Provinciale Forlì-Cesena 4 Angelo Satanassi, un uomo libero Il ricordo commosso dell’uomo e del politico, animato da una forte volontà riformista di Sauro Sedioli Angelo Satanassi nacque a Santa Sofia nel 1925. I suoi familiari, sostenitori degli ideali della democrazia e del socialismo, avevano visto nel 1923 distrutta dagli squadristi la loro rivendita di libri e di giornali, in cui era facile trovare libri “sovversivi” e l’Avanti!. Naturale fu quindi per lui, a 18 anni, partecipare alla lotta di liberazione nazionale nell’Ottava Brigata Garibaldi, poi alla fase della fondazione della nostra Repubblica e della ricostruzione del Paese, distrutto dalla guerra e dalla barbarica occupazione tedesca. Diplomato all’Istituto Tecnico Agrario di Cesena, volle sempre mantenere la sua formazione tecnica arricchendola con studi sempre nuovi nel campo della ricerca scientifica e della sperimentazione (quanti articoli, quante riunioni sulle tematiche, le più varie, del mondo agricolo, sulle biotecnologie, sulle energie da fonti alternative, e quante volte partecipò a movimenti di lotta dei contadini e degli operai davanti ai cancelli delle fabbriche: dall’Eridania alla Mangelli). L’Amministrazione comunale e i cittadini hanno voluto salutarlo nella Casa del nostro Comune, che era stata per quasi vent’anni anche la sua casa, prima in veste di consigliere e poi, per quasi dieci anni, da sindaco. Anni in cui, anche attraverso aspri ma costruttivi confronti fra le forze politiche di maggioranza e di minoranza, si posero le basi dello sviluppo della nostra città. I piani regolatori, le zone artigianali, industriali e commerciali, per l’edilizia popolare, gli asili nido e le scuole materne, i centri sociali e sportivi furono realizzati o germinarono allora. È chiaro che non furono solo un partito, una maggioranza ad operare, ma un insieme di forze politiche, sociali, economiche e culturali. Il grande merito di Angelo Satanassi fu quello di coinvolgere tutte le energie della città, di chiamare a misurarsi sui problemi e sulle opere da realizzarsi i Comuni, le Province, le Camere di Commercio, le Banche. Anticipò con la diga di Ridracoli i grandi temi dell’area vasta romagnola. Fu un riformista convinto, costruttore di quel riformismo forte, caratteristica fondamentale delle regioni rosse. Un riformismo vero che unisce vari ceti, forze sociali e partiti democratici. In questo si riconobbe nelle intuizioni e negli stimoli di Giorgio Amendola e di Giorgio Napolitano. Non fu mai un “settario”, chiuso nelle formule ideologiche; fu sempre attento alla costruzione di positivi rapporti fra le forze politiche. Fino agli ultimi giorni della sua vita volle organizzare, da Presidente della Fondazione Garzanti, dibattiti, incontri, presentazioni di studi e di libri, su temi sempre attuali e spesso innovativi. Tante sono le cose che possiamo ricordare di lui; ne voglio ricordare però solo due, che meglio di altre, colgono la sua personalità e il suo agire politico: la prima è relativa all’impegno che egli pose instancabilmente nella realizzazione dei quartieri, perché riteneva che i cittadini dovessero essere partecipi della vita del comune, potessero discutere dell’attività dell’amministrazione e concorrere, in modo incisivo, alle scelte sulla vita della città e non solo durante la tornata elettorale. La seconda è relativa al suo essere uomo libero intellettualmente e politicamente che manifestava non soltanto nel suo agire politico, da amministratore, da parlamentare o da Presidente dell’ANPI, ma nell’impegno continuo dello studio, dellinterrogarsi costantemente sui fenomeni sociali e culturali che via via nel mondo si manifestavano e sulle sfide e sui nuovi problemi che luomo deve affrontare: da quelli che pone la globalizzazione a quelli dell’integrazione europea, da quelli della difesa e tutela dellambiente a quelli dell’integrazione culturale e sociale. È così che amiamo ricordarlo, grati per tutto ciò che ha insegnato a tanti di noi, fino agli ultimi suoi giorni da militante e da dirigente del PD, un partito che voleva profondamente democratico, fortemente innovatore e riformatore, capace di amalgamare in sé le le grandi novità del mondo moderno con le migliori tradizioni ed esperienze culturali e politiche dei partiti e dei movimenti di sinistra, laici, cattolici e liberali. Ciao Satanassi Elezioni comunali a Bertinoro Nevio Zaccarelli, sindaco uscente, è il candidato del PD, co n la lista “Insieme per Bertinoro” Bertinoro è alla vigilia di un importante appuntamento elettorale. Il 15 e 16 maggio prossimi si vota infatti per il rinnovo dell’amministrazione comunale. Il Pd di Bertinoro sostiene la ricandidatura di Nevio Zaccarelli che ha governato in questi 5 anni con trasparenza e concretezza. “Insieme per Bertinoro”, i candidati Ad accompagnare il Partito Democratico in questo nuovo viaggio sotto il simbolo della lista “Insieme per Bertinoro”, ci sono Sinistra Ecologia e Libertà, Italia dei Valori, Verdi e Socialisti Italiani. Ad accompagnare Nevio Zaccarelli in questo nuovo viaggio elettorale bertinorese sono donne e uomini che si candidano a ricoprire il ruolo di consigliere comunale, con tanto entusiasmo e voglia di contribuire all’amministrazione del territorio. Nevio Zaccarelli unisce questo gruppo e le sue qualità personali fanno si che sia appoggiato da una larga fetta di società civile. Si è impegnato e continuerà ad impegnarsi per un comune unito in cui le 13 frazioni che lo compongono si sentano parte di un unico territorio. Il programma del prossimo mandato punterà su: scuola, servizi sociali, sviluppo sostenibile, ambiente, lavoro, giovani, trasparenza, cura del verde e della viabilità, famiglia e sicurezza. Trentasei anni è l’età media: vent’anni il più giovane, cinquanta il più maturo. Impegnati nella vita dei partiti alcuni, appartenenti all’associazionismo e alla società civile altri. La loro è una presenza radicata sul territorio e rappresentativa di tutte le frazioni. Si mettono al servizio della comunità pronti a dare nuova energia, idee e capacità di ascolto al secondo mandato del sindaco Zaccarelli. Tra le principali novità è in programma la razionalizzazione dei plessi scolastici, la creazione di un consorzio del recupero dei rifiuti, l’istallazione di circuiti di video sorveglianza, la copertura wifi dei luoghi pubblici, il rafforzamento dell’ufficio turistico aperto anche la domenica per valorizzate al meglio turismo e cultura. Il viaggio di Zaccarelli e la sua squadra per una Bertinoro unita, per una pubblica amministrazione trasparente e vicina al cittadino prosegue, con ancora più energia e Nella foto: Il candidato sindaco Nevio Zaccarelli. volontà di fare sempre meglio. Candidati alle prossime elezioni amministrative per il Comune di Bertinoro sono Gabriele Fratto e Federica Pieraccini di 22 e 26 anni, entrambi studenti universitari, residente a Capocolle il primo e alla Panighina la seconda. Per Bertinoro capoluogo i nomi in campo sono tre, e sono quelli di Claudia La Penna (43 anni, geometra), Samanta Paolucci (43 anni, commessa) e Mauro Sirri (50 anni, produttore di vino). Provengono da Santa Maria Nuova invece Filippo Scogli (40 anni, restauratore), Angelo Benini (45 anni, autotrasportatore), Mattia Zanfanti (25 anni, elettricista). Da Fratta Terme provengono invece Filippo Bucci (24 anni, impegnato nel ambito delle cooperative sociali) e Tommaso Sarti (20 anni, bagnino), mentre Arturo Zaccarini arriva invece da Polenta, 43 anni, lavora nell’ambito dello spettacolo.