"Lascio il mio incarico ai colleghi più giovani come atto d`amore e di
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"Lascio il mio incarico ai colleghi più giovani come atto d`amore e di
U m b e r t o V e r o n e s i * L'oncologo più famoso d'Italia annuncia la successione ("Due, anzi tre sostituti") alla guida dell'Istituto da lui fondato vent'anni fa "Voglio avere il tempo necessario per trasmettere loro le mie conoscenze e i miei segreti" "Lascio il mio incarico ai colleghi più giovani come atto d'amore e di responsabilità" CARLO BRAMBILLA MILANO. «Avanti i giovani: ho deciso di lasciare la direzione scientifica come atto d'amore e responsabilità verso lo Ieo, l'Istituto europeo di oncologia che ho fondato vent'anni fa. Il mio contratto scadeva del dicembre 2016, ma ho preferito anticipare. In modo di avere più tempo per trasferire le mie conoscenze e confidare qualche segreto ai miei collaboratori...». Umberto Veronesi, 89 anni a novembre, l'oncologo più famoso d'Italia, racconta con grande serenità la storica decisione che meditava da tempo: lasciare il suo incarico a una squadra di sostituti. Non proprio giovanissimi, in realtà: Roberto Orecchia, 62 anni, attuale direttore della Radioterapia, come direttore scientifico, lo scienziato Pier Giuseppe Pelicci, 58 anni, come direttore della ricerca, a cui si aggiungerà una terza figura, ancora da nominare, esperto in studi traslazionali, che faccia da ponte tra ricerca e clinica. Non è un ritiro definitivo: Veronesi rimarrà nel suo ufficio dell'Istituto milanese da direttore scientifico emerito, responsabile dell'indirizzo strategico. Professor Veronesi, facciamo un po' di dietrologia. Perché ha deciso di lasciare la direzione scientifica dello Ieo prima del tempo? Qualcuno voleva lei mollasse? «Non credo. Forse ci sarà qualcuno contento che io lasci l'incarico, macertamentenon qui dentro, non allo Ieo. Sono tranquillo. Sto bene e ho superato felicemente qualche problema avuto nei mesi scorsi alla colonna vertebrale. Ho preferito anticipare il mio ritiro per rispetto all'Istituto. Avrei potuto rimanere. Non preoccuparmi del dopo. Ma la filosofia del "dopo di me il diluvio" non mi appartiene. Sarebbe stata un errore». Lei ha due figli, famosi chirurghi con incarichi importanti all'interno dello Ieo. Paolo, direttore dell'Unità di chirurgia senologica e Giulia, direttore dell'Unità di ricerca diagnosi precoce del tumore al polmone. Nonna pensatoaloro per la successione? «No. Non è una carica ereditaria che si trasmette di padre in figlio». Chi sarà il terzo componente della squadra direttiva, con Orecchia e Pelicci? «Non abbiamo ancora deciso. Mi piacerebbe pensare a un ricercatore italiano che attualmente lavora negli Stati Uniti. In modo da dare un segnale sul ritorno dei cervelli in Italia»Quali sono le nuove frontiere scientifiche nella guerra al cancro a cui lei, come direttore emerito dello Ieo, si impegnerà? «La grande sfida futura sarà quella di riuscire a diagnosticare i tumori prima che si manifestino. Per esempio attraverso lo studio del Dna tumorale circolante. Ogni tumore lascia circolare nelle cellule frammenti di Dna. Seguendo queste tracce potremo scoprire il tumore prima e curarlo con maggiore efficacia E penso ai grandi sviluppi futuri della terapia protonica, che utilizza fasci di protoni particolarmente efficaci per colpire il tumore. Penso alla frontiera dei nuovi farmaci». Cosa si può fare sul fronte dell'umanizzazione della medicina? «Lafilosofia dello Ieo, a cui tengo in modo particolare, è quella di porre il paziente al centro. É fondamentale che i medici imparino ad ascoltare a lungo. Per quella che io chiamo "medicina narrativa": tu medico devi impa- rare a stare zitto, nondevimaiessere frettoloso o credere di avere capito subito, n rapporto con il paziente è fondamentale. Sta alla base di qualsiasi scelta terapeutica. Lo continuerò a ripetere». La nuova vita da pensionato si annuncia per lei carica di impegni. Continuerà a occuparsi della Fondazione Veronesi? «Certo. La Fondazione andrà avanti con tutte le sue iniziative e i suoi convegni. Abbiamo appena chiuso quello veneziano " The Future ofScien ce". E a novembre terremo a Milano "Science for Peace". Non credo che avrò tempo di annoiarmi...» 46 del futuro. Ma la filosofia del "dopo di me il diluvio" non mi appartiene LA MEDICINA I medici devono saper ascoltare: il rapporto con il paziente è alla base di ogni possibile scelta terapeutica LA FILOSOFIA Potevo rimanere senza preoccuparmi ruoli importanti qui allo Ieo, ma la mia non è una carica ereditaria da trasmettere I FIGLI Ho due figli con LA FONDAZIONE Continuerò a occuparmi della Fondazione, non credo proprio che avrò tempo di annoiarmi 11 LE TAPPE L'IDEA 29 maggio 1994: l'Istituto europeo di oncologia nasce a Milano da un'idea di Umberto Veronesi. Gli obiettivi: prevenzione, diagnosiecura dei diversi tipi di tumore GLI INVESTIMENTI Veronesi ha sempre voluto che oltre all'attività ospedaliera lo Ieo investisse nella ricerca: "il cancro si sconfigge non solo con le cure note, ma con la scoperta di nuove terapie" AL SUO POSTO Dall'alto: Roberto Orecchia, 62 anni, attuale direttore della radioterapia dello Ieo, che diventerà direttore scientifico; Pier Giuseppe Pelicci, 58 anni, che sarà il direttore della ricerca. Nella foto grande: Umberto Veronesi,89anni a novembre IL FUTURO La sfida futura del lo Ieo (qui sopra nella foto)? "Riuscire a diagnosticare i tumori prima che si manifestino". Come? "Attraverso lo studio di frammenti di Dna tumorale circolante" "Lascio il mioincaricc ai colleghi più giovani comeattod'amore edi responsabilità"