Programma Chiesa del Gesù

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Programma Chiesa del Gesù
Sabato 15 maggio dalle 20:00 alle 24:00
Chiesa del Gesù – Piazza del Gesù
I Gesuiti a Roma, nella “Notte dei Musei”
Palazzi del potere e qualche rifugio improvvisato di chi vive per le strade; reperti della Roma
imperiale e scavi per la metro della città futura; silenzi e domande inespresse di chi prega sotto le
volte della chiesa barocca e richieste disperate di uomini e donne, rifugiati, provenienti da latitudini
diverse, in cerca di un pasto e una parola per ricominciare a vivere... tensioni irriducibili o inattese
connessioni?
Il “complesso del Gesù” è oggi più che mai uno snodo di storie, legami..., “connessioni” che
suscitano sorpresa e stupore, dissonanza e apparente contrasto. Qui Ignazio e i primi compagni
vollero la «casa» della Compagnia di Gesù, tra palazzo Venezia, dove risiedeva la corte papale, il
cuore della città e la comunità ebraica. Così lo spazio fisico sin dagli inizi diventa simbolico di ciò
che la Compagnia vuole essere anche oggi: presenza viva in mezzo alla complessità della vita
quotidiana.
Programma
ore 20:00
Visita della Chiesa e dello spazio espositivo
All’ altare di Sant’Ignazio, la macchina del fratel Andrea Pozzo per la
movimentazione della pala
ore 22:00
Tavola rotonda su: “Il racconto della storia dei Gesuiti”
- Daniele Libanori S.I.:
“L’origine della Compagnia di Gesù”
- Giancarlo Pani S.I.:
“La formazione di Matteo Ricci a Roma”
- Giorgio Monari:
“La musica dei Gesuiti nelle missioni”
ore 23:00
Concerto: “Affresco musicale nella notte”
Coro “Diego Carpitella” della Facoltà di Lettere
e Filosofia della Sapienza Università di Roma
Direttore: Giorgio Monari
Organo: Vincenzo Zito
Ingresso libero, gratuito e aperto a tutti
DESCRIZIONE DELL’EVENTO:
1. Visita della Chiesa e dello spazio espositivo
Il “Complesso del Gesù” è nel cuore della città. Tra antiche strade che evocano pezzi di
storia, remota e prossima. Pietre che raccontano arte e politica, vicende tragiche e quotidiane
povertà. Eco lontana di un tempo che sembra distante secoli: piazza del Gesù, via Caetani, Botteghe
Oscure. Via del Plebiscito, Portico d’Ottavia, Palazzo Venezia.
È qui, a due passi dall’antico foro romano, che i gesuiti vollero costruire la loro prima
chiesa. “Il Gesù” nasce da un intreccio di radici storiche ed ecclesiali: gli inizi della Compagnia e il
periodo della Controriforma, i fasti del barocco, le imprese coloniali e il mecenatismo delle grandi
famiglie.
L'edificio fu realizzato dove un tempo sorgeva la cappella della Madonna della Strada. I
motivi erano legati a situazioni contingenti: i preti del tempo normalmente non compivano studi
superiori, ed era quindi un problema affidare loro il ministero delle confessioni e la predicazione
dottrinale, al contrario dei dieci gesuiti che venivano da Parigi, formati e quindi autorizzati a una
predicazione anche teologica e a dare l'assoluzione da tutti i peccati, anche a quelli riservati
all’Inquisizione. Infine, i gesuiti non accettavano compensi ed offerte per il loro ministero.
La prima pietra della chiesa venne posata nel 1568, sotto il generalato di Francesco Borgia
(1510-1572). L'edificio sarà poi consacrato nel 1584. La costruzione fu sostenuta dal cardinale
Alessandro Farnese, nipote del papa Paolo III, il quale aveva approvato la Compagnia oralmente il
27 settembre 1540. La famiglia Farnese rimase sempre legata ai gesuiti, tanto che il cugino di
Alessandro, Odoardo, costruì la casa professa accanto alla chiesa.
L'impianto architettonico del Gesù è tardo rinascimentale, costituito da un'aula a croce latina
con altare sul fondo, coperta da soffitto a volta e cupola su tamburo all’incrocio del transetto, essa
farà da modello a molti edifici dando origine alla cosiddetta architettura gesuitica. Per questi la
progettazione degli spazi era basata su alcuni requisiti chiari: salubrità del luogo e funzionalità; la
costruzione doveva essere essenziale, poco costosa e scevra da toni sfarzosi.
Insomma, uno stile di austerità che contrasta apertamente con la chiesa che oggi ammiriamo
il passaggio agli sfarzi del barocco avvenne cento anni dopo la morte di S. Ignazio; esso fu la
risposta cattolica alla Riforma protestante, e fu determinato dalla necessità di illustrare la gloria di
Dio e la grandiosità del destino dell'uomo.
L'affresco, che la rende famosa, fu realizzato negli ultimi anni del 1600. L'Ordine volle
celebrare il suo titolo, e incaricò quello che era ritenuto tra i massimi esponenti del barocco in
campo pittorico, Giovanni Battista Gaulli, noto come Baciccia o Baciccio. L'impianto
iconografico suggerito dai padri della Compagnia si ispira all'Inno della Lettera ai Filippesi, dove,
al capitolo 2, si legge: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra
e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre”.
L’altare di S. Ignazio fu disegnato dal gesuita Fr Andrea Pozzo (Trento, 1642-Vienna,
1709), ispirandosi nel programma iconografico ad alcuni punti fondamentali proposti dal Santo
negli Esercizi Spirituali.
Accanto all’altare si possono ammirare due gruppi marmorei, opera di J. P. Théodon, «La
Fede che vince l’idolatria», a sinistra, e di Pierre II Le Gros, «la Religione che flagella l’Eresia», a
destra. Dalla parte opposta si segnala l'altare di san Francesco Saverio, opera di Pietro da
Cortona. Sull'altare la pala che raffigura il Santo moribondo è opera di Carlo Maratta, grande
maestro del Seicento romano (1625 – 1713).
2. Tavola rotonda su: “Il racconto della storia dei Gesuiti”
“L’origine della Compagnia di Gesù”
Daniele Libanori S.I.
Rettore della Chiesa del Gesù, teologo, pastoralista, esperto di storia e arte sacra
Tutto iniziò con la straordinaria avventura spirituale di un uomo al quale una palla di cannone
infranse carriera, sogni e salute. Ignazio era nato a Loyola nel 1491; a 26 anni si ritrovò nel suo
letto, convalescente e, non potendo fare altro si diede alla lettura dei pochi libri disponibili in casa.
Attratto dalla vita dei santi, sentì il desiderio irresistibile di imitali. Era l’inizio di quel cammino
lento e profondo che egli stesso sintetizzerà più tardi negli Esercizi Spirituali.
La nascita della Compagnia di Gesù è l’esito di un lento e graduale discernimento che iniziò
con una forte esperienza spirituale in una cappella sul colle di Montmartre, appena fuori Parigi. n
gruppo di amici provenienti da varie regioni: Portogallo, Spagna e Francia, fecero il voto di castità e
di recarsi in Terra Santa per vivere e annunciare meglio il Vangelo. Stabilirono inoltre che Se ciò
non fosse stato possibile, sarebbero andati dal Papa per lasciarsi inviare da lui, là dove fosse
maggiore il bisogno. Fu ciò che effettivamente fecero, dato che il viaggio per Gerusalemme si
rivelò impossibile.
Nel 1537, dunque, Ignazio partì alla volta di Roma, accompagnato da Pierre Favre e Diego
Laynez. Gli altri compagni lo raggiunsero presto a Roma, dove predicavano, insegnavano e
praticavano direzione spirituale. A Roma si stabilirono prima vicino a Trinità dei Monti, poi dalle
parti di Ponte Sisto, quindi nell'attuale Via dei Delfini, al numero 16. Nel 1539 decisero di cercare
l'approvazione papale per un nuovo ordine religioso, la Compagnia di Gesù. Il 27 settembre 1540, a
Palazzo Venezia, papa Paolo III firmò la bolla “Regimini Militantis Ecclesiae”, che approvava
formalmente l'Ordine. Sei settimane più tardi il Papa diede ai Gesuiti la cappella di Santa Maria
della Strada che dopo qualche tempo divenne la sede definitiva della Compagnia, dove poi sorsero
la chiesa del Gesù (1568-1584) e la residenza del Gesù (1599-1623).
“La formazione di Matteo Ricci a Roma”
Giancarlo Pani S.I.
Docente di Storia del Cristianesimo della Facoltà di Scienze Umanistiche della Sapienza. I
suoi interessi vertono sul Cristianesimo moderno e sull’esegesi biblica del Cinque e
Seicento, sul caso Galileo e il rapporto tra metodo scientifico e Bibbia; sullo Studio e la
Sapienza.
Matteo Ricci fu certamente il primo ponte culturale tra Oriente ed Occidente, un'esperienza
di annuncio e di incontro, che è giunta al cuore di questo paese e ne ha segnato la storia.
Ma dove sta l'originalità di questa esperienza? E come continuarla con intelligenza e coraggio?
Matteo Ricci rappresenta tutt'ora un paradigma adeguato a rispondere alle istanze odierne.
Primo fra tutti, egli interpretò con intelligenza e umiltà la via dell'inculturazione. Imparò e insegnò a
riconoscere le potenzialità intrinseche in ogni civiltà umana, e a valorizzare così ogni elemento di
bene che vi si trova; senza perdere nulla ma, al contrario, portando tutto a compimento. Tale
atteggiamento fu subito apprezzato dai cinesi stessi, con i quali il missionario gesuita entrò in
profondissima comunione, al punto da divenire una delle rare figure di occidentali degne di
venerazione e rispetto sempre elevatissimo.
Ricci non teorizzò questo suo modo di fare, ma quello che fece costituisce una pietra miliare
nel processo di inculturazione del Vangelo. Apprese la lingua cinese, non solo per poterla parlare,
ma soprattutto per poter ascoltare l'universo cinese. Questo è forse l'aspetto più originale e
innovativo: si pose in ascolto di una cultura millenaria, acquisendo tutti gli strumenti per poterlo
fare. Dopo essere entrato in Cina come religioso occidentale, si rese conto che occorreva passare
dall'essere rispettato per ciò che era, al rispettare, all'accogliere la cultura e il popolo presso cui si
trovava. Egli non voleva solo farsi ascoltare, ma farsi accogliere. Capacità di adattamento e
attenzione per la cultura e per le persone costituiscono la base della sua azione. Si lasciò istruire
dalla cultura cinese entrandovi in profondità, comprendendo che il confucianesimo era la via più
feconda, il suolo più propizio, per far germogliare i semi del Vangelo.
“La musica dei Gesuiti nelle missioni”
Giorgio Monari:
Docente in ambito musicale e storico-musicale presso la Sapienza Università di Roma dal
2002, dirige il Coro Polifonico “Diego Carpitella” dal 1990 e collabora dal 2001 con il Centro
Cultural Brasil – Itália dell’Ambasciata del Brasile a Roma, con il Projeto “Aquarela do
Brasil”. È vicepresidente dal 2005 dell’Associazione Regionale Cori del Lazio. Dal 2007
collabora inoltre con Musica Sapienza (MuSa Coro). Ha pubblicato suoi scritti soprattutto
nell’ambito dell’estetica dell’interpretazione musicale e ha curato i volumi Canto ‘popolare’ e
canto corale e, con Federico Vizzaccaro, Musici e istituzioni musicali a Roma e nello Stato
pontificio nel tardo Rinascimento: attorno a Giovanni Maria Nanino.
Un antico pregiudizio vuole che i gesuiti non abbiano avuto a cuore la formazione musicale.
In realtà Ignazio prese le distanza dalla cosiddetta musica di corte, o dalle sontuose liturgie romane,
ma volle che gli uomini della Compagnia non trascurassero un’arte che il fondatore amava. Così
presso il Collegio Romano negli anni si susseguirono maestri di grande talento, i quali permisero
ad alcuni gesuiti illustri di annunciare il Vangelo…sulle note di un pentagramma.
Nel Collegio vi era una libertà di insegnamento, un clima di apertura, di accoglienza e di
rispetto dell’altro e degli altri di cui, tra l’altro, P. Matteo Ricci ha fatto tesoro per affrontare il
mondo culturale e spirituale dei cinesi. Per imparare il cinese, che è una lingua musicale, tonale, è
necessario saper cantare e avere un orecchio intonato. Ora, proprio negli anni della formazione di
Ricci si trovavano come maestri di cappella al Collegio Romano sia Giovanni Pierluigi da
Palestrina, sia Tomás Luis de Victoria, due grandi musicisti. Di più: il rettore del Collegio dal 1573
al 1578 fu padre Michele Lauretano, che scrisse per gli scolastici gesuiti i “regolamenti liturgici”,
poi adottati nei paesi di missione.
Ma la figura più eminente di gesuita compositore nelle missioni, è stato padre Domenico
Zipoli, che nel 1700 insegna e produce musica per gli indios dell'Amazzonia. Un bagaglio culturale,
quello dei padri, che affonda le sue radici nel cuore di Roma, in seno al Collegio Romano.
3. Concerto: “Affresco musicale nella notte”
Coro “Diego Carpitella” della Facoltà di Lettere
e Filosofia della Sapienza Università di Roma
Direttore: Giorgio Monari
Organo: Vincenzo Zito
Vincenzo Zito
ha svolto i suoi studi sotto la guida di A. Palcich, L. De Romanis, M. Zurletti e L. Celeghin,
ed è oggi organista titolare della Chiesa di Santa Maria in Trastevere dal 1994, della
Comunità di Sant’Egidio dal 1999 e della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma dal
2004. Svolge attività concertistica fin dal 1992 suonando spesso in dirette radiofoniche e
televisive (RAI 1) ed ha effettuato varie registrazioni per l’etichetta Musikstrasse. Dal 2002
è inoltre insegnante nella scuola media e ha iniziato a occuparsi di coralità infantile. Cura
inoltre l’organizzazione del Concerto di Natale per l’Opera Romana Pellegrinaggi e il
Concerto di Ognissanti presso la Chiesa di Sant’Ignazio.
Il Coro Diego Carpitella viene fondato nel 1990 come coro studentesco presso la Facoltà di
Lettere e Filosofia della Sapienza Università di Roma per venire incontro alle richieste di
‘alfabetizzazione musicale’ degli studenti. Gli studenti stessi propongono di intitolarlo
all’allora recentemente scomparso prof. Diego Carpitella. La responsabilità di dirigere il
coro è attualmente affidata a Giorgio Monari. Dalla sua fondazione il coro ha realizzato
oltre duecento concerti a Roma e in Italia. Nel 1994 il coro ha organizzato presso la
Sapienza un convegno ed una rassegna musicale per celebrare il quarto centenario della
morte di Giovanni Pierluigi da Palestrina e Orlando di Lasso. Il coro ha ottenuto
riconoscimenti nel Torneo Internazionale di Musica di Roma 1993 (3° premio), nel
Concorso Regionale Città di Rieti 1998 (3° premio) e nel Concorso Gospel Provincia di
Roma nell’anno 2003 (3° premio). Tra il 2006 e il 2009 il coro si è dedicato a vari
programmi di studio, tra cui la lauda spirituale a Roma nel secolo XVI, la musica corale
nell’Ottocento, il Gospel, la musica colta e popolare del Brasile con il Projeto Aquarela do
Brasil (Centro Cultural Brasil-Itália dell’Ambasciata del Brasile a Roma). In questi anni il
coro ha partecipato agli incontri corali universitari dell’Università di Palermo (18-20
dicembre 2006) e dell’Università della Calabria (14-15 dicembre 2007), mentre il 20
dicembre 2007 ha preso parte all’inaugurazione del Progetto MuSa della Sapienza presso
l’Aula Magna della stessa Università contribuendo da allora alla costituzione del Coro
MuSa. Con i Laboratori musicali della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza ha
presentato musiche rare dell’Ottocento italiano presso l’Accademia d’Ungheria a Roma (5
giugno 2008) e recentemente presso l’Istituto Storico-Germanico di Roma. Ha preso parte,
nei giorni 9 e 10 ottobre 2008, al programma televisivo La Bibbia Giorno e notte e si è
esibito durante importanti convegni accademici, Musicologia fra due continenti: l’eredità di
Nino Pirrotta (5 giugno 2008), Metafore di un pontificato: Giulio II (3 dicembre 2008),
Heitor Villa-Lobos e l’Europa (27 novembre 2009). Ha inoltre preso parte nello scorso anno
alle celebrazioni del 60° di fondazione della Cappella Sapienza Università di Roma (23
aprile 2008).
Soprani: Laura Cagnoni, Serenella Casilli, Francesca La Rosa, Cristina Scandura, Veronica
Veneri.
Contralti: Eugenia Chianese, Francesca Del Bianchi, Alessia Gandolfo, Francesca Zacchia.
Voci maschili: Andrea Boccadoro, Alessandro Scarabotti, Stefano Di Tommaso, Marco
Stacca.