il dialogo vuole amicizia - Movimento Celestiniano L`Aquila
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il dialogo vuole amicizia - Movimento Celestiniano L`Aquila
IL DIALOGO VUOLE AMICIZIA Ringrazio fraternamente il Prof. Mandel per avermi invitato. La nostra è una conoscenza molto recente, da maggio scorso a Venezia, ma subito importante per me. Una trasparenza affascinante, una stima immediata e una reciproca e fraterna accoglienza. Ringrazio la Confraternita dei Sufi Jerrahi-Halveti in Italia, le "Ultime Carovane", la Fondazione "Arbor", tutti gli organizzatori di questo Congresso "Le Grandi Religioni per la Pace" e tutti i relatori che mi hanno preceduto che stimo ed ammiro per le cose belle che hanno esposto. Avevo comunicato che il tema del mio intervento sarebbe stato "il cammino del Perdono", ma preferisco inserirmi, a caldo, nella pista di riflessione che è stata tracciata fino a questo punto e che il moderatore Mohsen ha così ben condotta ed armonizzata. Spero di poter dare un ulteriore impulso alla dinamica del dialogo che si concretizza nella voglia di amicizia, di stima reciproca e di fraterna gioia. Immaginiamo per un istante di sapere tutto dell'assetto del mondo, delle cause delle divisioni, delle ingiustizie, delle violenze che avvelenano la convivenza umana sul pianeta e che rendono impossibile la pace. Resta sempre l'interrogativo: ora cosa possiamo e dobbiamo fare? Mi piacerebbe dare una spinta emotiva, appassionata, a questo laboratorio della pace che vede l'impegno di persone che vogliono, fanno e sono, gente di pace. Molte diagnosi, troppe, stucchevoli e lamentose. Urge praticare il dialogo che non è riducibile ad un augurio. Le persone che si caratterizzano per lo spirito religioso devono recuperare l'entusiasmo della loro spiritualità, la bellezza, la gioia, il canto della fede. La mia formazione viene da una soddisfacente indagine conoscitiva delle altre fedi, delle altre religioni, delle altre culture, ma la premura era sempre quella: di critica delle altre e apologia della propria. Dato che la religione non è riferita solo all'ambito religioso ma investe, caratterizza e aggrega l'ordine sociale, quando lo spirito religioso non è doverosamente aggregante si cercano furbizie per denigrare e colpevolizzare l'altro, dichiararlo nemico, pericoloso. E la cosa ha funzionato nel corso della storia. Per cui, quando non c'erano motivi sufficienti per mantenere un gruppo coeso, ingenerare la paura dell'altro diventava una strategia efficacemente funzionale. Qualcuno della mia età potrà ricordare come i nostri nonni quando non volevano farci uscire di casa, non si preoccupavano più che tanto a dare spiegazioni, bastava ci dicessero che fuori poteva passare l'uomo nero o lo zingaro i quali ci avrebbero rapititi e portati via. Ottenevano l'effetto sicuro: non si usciva. E non si dica che queste son cose da bambini, perché i muri, le serrature, i confini, le patrie, le guerre poggiano sulla convinzione che l'altro è nemico, è pericoloso. Questa convinzione è sempre alimentata da una cultura ormai radicata che si destreggia nella bravura inquisitoria, nell'evidenziare le negatività e gli errori degli altri, per poi giustificarne l'accusa e, possibilmente, la condanna. Meccanismo perverso, ipocrisia da smascherare. Tutti noi dobbiamo sempre meglio formarci nelle proprie tradizioni di cultura e di fede, e non possiamo trascurare di essere meglio informati sulle altre culture e religioni. Nessuno può esonerarci dalla responsabilità di essere strumenti di amore e di armonia. Visto che tutti noi siamo convinti che l'amore per Dio non può essere separato dall'amore per il prossimo, (perché questo rende vero quello), la dignità umana e il rispetto reciproco sono la verifica della nostra fede stessa. Se la vita è il dono che Dio ha fatto ad ogni uomo, ogni uomo deve essere onorato come manifestazione di quel dono, di quell'amore reso visibile, incarnato in me, in te e in tutti. Questa visione: Dio, la vita, i viventi e la relazione intercorrente, rappresenta il fondamento del pensare e del credere. Ipotesi che non si connettano, rischiano di oscurare ogni conoscenza di Dio e dell'uomo. Sono tanti i segnali che sollecitano l'urgenza di una nuova educazione alla pace seguendo la via del dialogo e la ricerca di una nuova innocenza relazionale, che non è il recupero dell'innocenza perduta, ormai perduta per sempre, ma quella nuova, quella che non-nuoce. Vengo dalla bella città di L'Aquila, dove ho svolto la mia missione per oltre trent'anni tra gli ultimi. Quale francescano sono stato sempre affascinato dal messaggio di pace di S. Francesco d'Assisi e di quel famoso Papa, S. Pietro Celestino V, che volle condizionare il perdono dei peccati alla riconciliazione fraterna (La Perdonanza). Ho messo su il Movimento Celestiniano la cui Fondazione per la Pace si avvale di un albo di Uomini della Promessa d'Impegno (aperto a chiunque lo richieda e che voglia dare un personale contributo alla causa della Pace). E' stato ideato il Cammino del Perdono, che congiunge l'Eremo francescano di Sant'Angelo d'Ocre (AQ) al Santuario di Monte Sant'Angelo (FG), testa di ponte verso Gerusalemme. Ripercorrendo l'antico tratturo, sono pronti gli itinerari, i servizi, l'accoglienza, l'informazione, l'assistenza in tutti i punti del cammino, cornici stupende alla riflessione sui temi del perdono, dell'incontro e del dialogo interreligioso. (www.celestinoquinto.org). E' il modo come io intendo dare fattivamente la piena collaborazione a tutti Voi che avvertite, come me, la responsabilità e le molteplici difficoltà di tradurre in atto i nostri nobili propositi. Mi guida la sincera convinzione che non saranno le armi, gli eserciti, le polizie o i tribunali speciali a costruire la pace. Crediamo che questa povera storia umana abbia bisogno di un grande gesto d'amore, di un perdono, appunto. Quando l'uomo invidiò l'onnipotenza di Dio fu peccato, peccato d'origine; ma quando Dio si rivelò come amore, amore compassionevole, misericordioso, l'uomo fu invitato ad invidiarLo, ad essere perfetto come il Padre Celeste, ad amare sempre, tutti, anche lo straniero, fin'anche il nemico. I miei e i vostri contesti storici attuali sono resi sempre più difficili in un mondo che si caratterizza come secolarizzato e materialistico. Perché non reagire insieme ad indicare e testimoniare la dimensione trascendente della vita attraverso la potenza onnipotente della preghiera, quella di tutti noi, così varia e , perciò, così bella? Perché non reagire insieme per difendere ogni religione da attacchi, esclusioni, vilipendio, scherno, irrisione, persecuzione? Se dovessero offendere qualcuno di voi, io mi sento offeso. Ma pure io gradirei sentire la vostra vicinanza se dovessi essere schernito e vilipeso. Ognuno di noi correrà incontro all'amore ferito, perché feriti tutti. Son venuto a chiedervi aiuto e ad offrirvi la disponibilità di darvi una mano a promuovere l'amicizia, quella vera, quella voluta concretamente, e che si ottiene con l'incontro personale, potersi guardare da vicino, respirare un saluto cordiale, toccare il sorriso, stringersi forte, restituirsi alla gioia. Novità assoluta. Vi prometto di impegnarmi di più nel testimoniare le mie convinzioni religiose, la mia fede, nell'apprezzarvi, nel volervi bene, nel godere a vedervi e sapervi cantori felici dell'Altissimo e fratelli miei. C'è bisogno, quindi, di una riscossa morale, di una nuova visione della relazione umana, che sia ispiratamente ottimista, positiva, rispettosa, paziente, fiduciosa, fraterna, felice. Ne intravedo segnali importanti proprio in questo Congresso organizzato qui a Milano con la partecipazione di tutte queste Autorità delle varie Religioni, gli esperti, gli artisti e un pubblico meraviglioso in sala. Son felice di essere stato con tutti voi, grazie dell'attenzione e della simpatia. L'arrivederci non ci sarà difficile, con tutta questa nostra voglia di amicizia, motivata dall'amore della verità e dalla verità dell'amore. Padre Quirino Salomone, intervento del 16 ottobre 2008