1182 – scandalo mps. le denunce di forza italia in parlamento

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1182 – scandalo mps. le denunce di forza italia in parlamento
1182
SCANDALO MPS:
LE DENUNCE DI FORZA
ITALIA IN PARLAMENTO
3 ottobre 2016
a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente
EXECUTIVE SUMMARY
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Sul Corriere della Sera di oggi l’ex direttore, Ferruccio De Bortoli, ha ricostruito “l’opaca
vicenda bancaria” del Monte dei Paschi di Siena. Analisi impeccabile, cui ci permettiamo di
aggiungere una rassegna delle denunce del caso che Forza Italia ha fatto in Parlamento.
Tra luglio e settembre 2016, quattro atti di Sindacato ispettivo:
1) Interpellanza urgente 2-01429 del 15 luglio 2016
2) Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02425 del 27 luglio 2016
3) Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02493 del 21 settembre 2016
4) Interpellanza urgente 2-01474 del 23 settembre 2016
Interpellanza urgente 2-01429 del 15 luglio 2016
(BRUNETTA – BERGAMINI)
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Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere –
premesso che:
secondo i dati di bilancio nel 2015 Banca Monte dei Paschi di Siena deteneva in bilancio
46,8 miliardi di euro di esposizioni non performanti (NPE), dei quali 24,1 miliardi netti;
secondo la banca d'affari Morgan Stanley l'incidenza dei crediti deteriorati di
Banca Monte dei Paschi di Siena ammonterebbe a ben il 35,1 per cento del totale e il
deficit patrimoniale potenzialmente da colmare è calcolato tra i 2 e i 6 miliardi a seguito
del risultato dei prossimi stress test;
nei giorni scorsi la Banca centrale europea ha inviato una lettera all'istituto con la quale si
chiede di ridurre gli Npl (Non performing loans) lordi dai 46,9 miliardi di fine 2015 a 32,6
miliardi nel 2018 e le sofferenze nette da 24,2 a 14,6 miliardi, oltre alla richiesta di avere
un piano entro il prossimo ottobre che definisca quali misure la banca intende adottare per
ridurre la percentuale dei Npl sul totale crediti in misura pari al 20 per cento nel 2018;
il titolo azionario di Banca Monte dei Paschi di Siena ha registrato in borsa un crollo senza
precedenti, con un calo di oltre il -80 per cento in un anno e di oltre il -50 per cento in un
mese;
Interpellanza urgente 2-01429 del 15 luglio 2016
(BRUNETTA – BERGAMINI)
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nei giorni scorsi i principali organi di informazione hanno riportato la notizia di un piano di
salvataggio ideato dal Governo per cercare di salvare l'istituto attraverso l'intervento
diretto del Tesoro o della Cassa depositi e prestiti o, ancora, di un nuovo veicolo finanziario
denominato «Giasone»:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per il salvataggio della
Banca Monte dei Paschi di Siena;
quali iniziative di vigilanza il Ministero dell'economia e delle finanze abbia intrapreso negli
scorsi anni, in qualità di autorità di vigilanza sulle fondazioni bancarie exdecreto legislativo
n. 153 del 1999, nei confronti della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e se non siano
stati ravvisati comportamenti anomali da parte dei suoi amministratori;
se non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, chiedere agli amministratori una
relazione dettagliata sugli Npl accumulati nel tempo dall'istituto e, in particolare, la lista dei
debitori che non hanno ripagato il proprio debito richiedendo, per questi, informazioni circa
le motivazioni per le quali il credito è stato concesso;
se non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, assumere iniziative per sollevare
l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori per mala gestio, con richiesta del
risarcimento del danno procurato ai portatori di interesse della banca.
RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA DI VENERDI’ 15 LUGLIO 2016
(Iniziative di competenza in relazione alla situazione finanziaria della banca
Monte dei Paschi di Siena, con particolare riferimento ai cosiddetti crediti
deteriorati – n. 2-01429)
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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Brunetta e Bergamini n. 2-01429, concernente iniziative di
competenza in relazione alla situazione finanziaria della banca Monte dei Paschi di Siena, con
particolare riferimento ai cosiddetti crediti deteriorati. Chiedo all'onorevole Brunetta se intenda
illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
RENATO BRUNETTA. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza che ho
trasmesso all'attenzione del Governo pone al centro le vicende, ma sarebbe meglio dire la tragedia,
del Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca italiana, molto probabilmente la più antica banca al
mondo. Vicende caratterizzate da inchieste giudiziarie, perdite, operazioni finanziarie spericolate,
suicidi molto dubbi, e, soprattutto, da rapporti molto poco trasparenti con il mondo politico: soprattutto,
signor sottosegretario, mondo politico di sinistra, facente riferimento alla storia, alla tradizione,
all'ideologia del Partito Comunista, PCI-PDS-DS-PD. Un mix micidiale di fattori, quindi, che ha
determinato una crisi, quella del Monte dei Paschi di Siena, che appare oggi in grado di coinvolgere
l'intero sistema bancario italiano. In altri termini, il rischio è che, se viene giù il Monte Paschi di Siena,
viene giù l'intero sistema bancario italiano, e con l'intero sistema bancario italiano viene giù l'economia
del nostro Paese.
Innanzitutto una piccola nota di colore: il 21 gennaio 2016 l'ineffabile Presidente del Consiglio Matteo
Renzi si prende addirittura la briga di fare il testimonial del Monte dei Paschi, invitando tutti a investirci
il proprio denaro. «È una banca risanata, è un ottimo affare», afferma in occasione della conferenza
stampa a Palazzo Chigi sulla riforma della pubblica amministrazione.
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Monte dei Paschi di Siena, con particolare riferimento ai cosiddetti crediti
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Ebbene, il tracollo dell'istituto di credito dal 22 gennaio 2016 si aggira intorno al 60 per cento del suo
valore azionario, con il risultato che oggi la capitalizzazione al valore di mercato del Monte dei Paschi
di Siena sfiora il miliardo di euro (era andata anche più giù), a fronte di un patrimonio netto pari a
circa 10 miliardi di euro, e di sofferenze nette, ossia di crediti deteriorati che non riuscirà a recuperare,
pari a 24 miliardi di euro.
A queste cifre si è giunti dopo che la parte peggiore delle suddette sofferenze, che hanno un valore
nominale di 27 miliardi di euro su un totale di crediti deteriorati di 47 miliardi, è già stata svalutata
per 17 miliardi, portando così il residuo valore netto di bilancio a 10 miliardi di euro, valore su cui si è
concentrato lo scetticismo dei mercati.
Nei giorni scorsi, la Banca centrale europea ha inviato una lettera all'istituto con la quale si chiede di
ridurre i cosiddetti NPL, i non performing loans, prestiti non performanti, meglio noti in italiano come
crediti deteriorati lordi, dai 46,9 miliardi del 2015 a 32,6 miliardi nel 2018 e le sofferenze nette da
24,2 miliardi a 14,6 miliardi, oltre alla richiesta di avere un piano, entro il prossimo ottobre, che
definisca quali misure la banca intenda adottare per ridurre la percentuale di NPL sul totale dei crediti
in misura pari al 20 per cento nel 2018.
Lungi il sottoscritto dal contrastare ogni tentativo di salvataggio – noi non siamo come lor signori del
PCI-PDS-DS-PD, quelli del «tanto peggio tanto meglio» – è mio dovere non chiudere gli occhi, però,
dinanzi a tali vicende. Una volta consolidato il sistema creditizio, bisognerà, infatti, fare i conti, e per
questo il Governo ha il dovere di rispondere a domande che riguardano il portafoglio di tutti e
pretendere che si faccia giustizia.
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MPS, e lo dico in un'Aula parlamentare, con tutta la solennità che quest'Aula richiede, con tutto il senso
di responsabilità che quest'Aula richiede, è da sempre la banca comunista, è da sempre – parlo del
dopoguerra di questo Paese – la banca comunista, e questo c'entra, eccome se c'entra, con l'attuale
crisi.
Questa appartenenza pratica al PCI-PDS-DS-PD non viene mai ricordata, come se fosse una banalità,
dato che la tempesta della crisi colpisce tutti. La crisi colpisce tutti, è vero, ma ci sono banche che stanno
reggendo la bufera, e invece MPS, nonostante robuste iniezioni di denaro elargite da Tremonti e poi da
Monti, è agonizzante.
Due i fattori che hanno minato le fondamenta patrimoniali di questa banca: il primo è – mi consentite il
termine – la golosità di potere dei capi del partito citato, ovvero il desiderio, realizzato a prezzi
esageratissimi, di acquisire banche su banche per allargare il controllo, la dominanza, si potrebbe dire,
sul territorio in funzione di affermazione politica. Avere banche per comprare voti, avere banche per
comprare consenso, avere banche per arrivare al potere.
Il secondo fattore è l'entità spaventosa, superiore ai 40 miliardi, dei crediti a vario titolo incagliati e
sofferenti. A chi sono stati concessi, mi chiedo, le chiedo, signor sottosegretario, e perché ? Con quali
garanzie questi 40 miliardi deteriorati sono stati concessi ? Certo, ci saranno le famiglie, ci saranno le
imprese buttate sul lastrico dalla crisi, ma possibile che tutti e 40 i miliardi di crediti deteriorati siano
legati alla crisi ? L'opacità del rapporto tra PCI-PDS-DS-PD non è argomento escogitato da me o da un
qualunque altro avversario politico, signor Presidente, signor sottosegretario: è un dato di fatto, è una
realtà evidente, tant’è vero che è ancora al centro di un rancoroso dibattito all'interno dell'attuale
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Nei giorni scorsi è stato il tema del litigio tra i due soli leader della lunga storia del PCI-PDS-DS-PD che
siano stati segretari di partito e Presidenti del Consiglio. Lo scontro tra Matteo Renzi e Massimo
D'Alema è, infatti, assai rivelatore, e, devo dire, sintomatico dei tempi che corrono è che nessun giornale,
giornalone, nessun giornalista d'inchiesta abbia cercato di fare luce su questo dibattito.
Lo racconterò io questo dibattito, in quest'Aula parlamentare. Ha cominciato il Premier Renzi, si fa per
dire, che ha attaccato l'ex Premier D'Alema, accusandolo di avere svenduto Telecom nel lontano 1999.
Cito: «C’è stato qualche Governo di sinistra che ha privatizzato la Telecom, facendo un regalo ai
capitani coraggiosi; ogni riferimento al Governo di Massimo D'Alema è puramente casuale». Immediata
la replica di D'Alema: «Renzi potrebbe parlarci delle fughe di notizie su Banca Etruria e dell'insider
trading: questo è un argomento che forse lui conosce meglio». Che cosa sa di preciso Renzi su Telecom, o
parla a vanvera ? E D'Alema, cosa sa D'Alema ? Gli italiani hanno diritto di sapere che cosa si
nasconde nella pancia della sinistra di governo.
Gli italiani hanno diritto di sapere a chi MPS, ovvero la banca gran madre dei prestiti e dei
finanziamenti – lo ripeto ancora una volta – del PCI-PDS-DS-PD, ha prestato 40 miliardi, oggi
considerati non performing loans: che criteri sono stati usati ? Domande, le mie, che forse non fanno
comodo alla ditta di Bersani e di D'Alema, ma sulle quali ci piacerebbe capire perché Renzi non ci
metta il naso e non intervenga. C'entra qualcosa il Ministro Padoan, che in genere aiuta il Premier a
dissimulare i disastri e che viene culturalmente e politicamente dalla medesima ditta dalemiana ? O
perché ci sono implicati attuali, grandi, potenti e danarosi amici del Governo ? Le amicizie vengono da
lontano, evidentemente, e si trasferiscono di leader in leader, di segretario di partito in segretario di
partito, di Presidente del Consiglio in Presidente del Consiglio.
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Monte dei Paschi di Siena, con particolare riferimento ai cosiddetti crediti
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Ma torniamo a MPS: conviene rileggerne la storia e i numeri, perché in quest'Aula parlamentare molto
poco se n’è parlato, signor Presidente e signor sottosegretario. Per Monte Paschi i problemi veri iniziano
a novembre 2007, quando, con il mondo finanziario prossimo a sprofondare nel baratro, MPS acquista
Banca Antonveneta per circa 9 miliardi di euro, cifra poi aumentata a 10,3 miliardi di euro a causa
degli oneri dell'operazione e a cui bisogna aggiungere altri 7,5 miliardi di debiti che Antonveneta
aveva nei confronti di ABN Amro. Nel frattempo, scoppia la bolla deisubprime, le quotazioni dei titoli
bancari vanno a picco in tutto il mondo, il titolo MPS, che viaggiava attorno ai 4 euro a novembre
2007, nel marzo 2008 scende sotto i 2 euro, si dimezza la capitalizzazione.
A questo punto, per coprire le perdite – ecco, qui entriamo in un'area molto interessante –, MPS decide
di stipulare contratti derivati con l'obiettivo di ottenere un utile per la banca e rinviare le perdite agli
esercizi futuri; comprare tempo, come ha già evidenziato la magistratura e come lo evidenzierà
ulteriormente, in maniera truffaldina. Gli utili realizzati attraverso i magheggi con i derivati servivano
per essere distribuiti alla Fondazione MPS, che, a sua volta, li redistribuiva sul territorio secondo le
indicazioni dei politici di sinistra che la controllavano, che controllavano la Fondazione. Nella primavera
2009, MPS decide di sottoscrivere i cosiddetti Tremonti bonds per circa 2 miliardi di euro, che si
impegna a restituire nel 2012, e, proprio per rimborsare i Tremonti bonds a gennaio 2013, l'assemblea
straordinaria di Monte dei Paschi di Siena decide di chiedere altri prestiti di Stato, denominati Monti
bonds, per un valore di 3,9 miliardi di euro. Debiti per pagare debiti.
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Complici i forti ribassi registrati da tutto il settore finanziario dopo la crisi subprime e il fallimento di
Lehman Brothers, anche MPS vede ridursi la propria capitalizzazione in modo consistente: dai circa 12
miliardi del 2005 si scende a 2,7 miliardi a fine 2011. Il 7 luglio 2016, MPS tocca il nuovo minimo
storico a quota 0,265 euro per azione, con una capitalizzazione di soli 777 milioni di euro. Negli ultimi
otto mesi, a seguito dei provvedimenti del Governo Renzi sulle banche – poi vedremo perché – il valore
del titolo MPS è passato da circa 1,5 euro ad azione a circa 0,265 ad azione. Il meno 82,3 per cento.
Se non è uno scandalo epocale questo, signor sottosegretario, quale altro scandalo ? Se questo non è lo
scandalo più grave della storia della Repubblica italiana, quale altro scandalo ?
Ai numeri aggiungo che, il 16 febbraio 2016, la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per
tredici persone, tra cui gli ex vertici di MPS, ex o attuali manager di Deutsche bank e di Nomura. I reati
contestati per fatti commessi tra il 2008 e il 2012 sono: falso in bilancio, ostacolo alle attività di
vigilanza di Consob e Bankitalia, aggiotaggio, falso in prospetto. Ebbene, questa storia è la storia di
una tragica discesa verso gli inferi.
Alla luce di tali vicende intendo, innanzitutto, chiedere al Governo di esporre le iniziative che intende
intraprendere per il salvataggio, secondo le regole europee, della banca Monte dei Paschi di Siena. È
necessario, poi, che il Governo chiarisca definitivamente quali iniziative di vigilanza il Ministero
dell'economia e delle finanze abbia intrapreso negli scorsi anni nei confronti della Fondazione MPS e se
abbia ravvisato comportamenti anomali da parte dei suoi amministratori.
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Ho, poi, chiesto al Governo se non ritenga opportuno sollecitare agli amministratori una relazione
dettagliata sui non performing loans accumulati nel tempo dall'istituto e, in particolare, la lista dei
debitori che non hanno ripagato il loro debito, richiedendo per questi informazioni circa le motivazioni
per le quali il credito è stato concesso. Insomma, vorrei la lista degli amici degli amici, degli amici del
PCI, PDS, DS, PD, che hanno preso soldi senza garanzie, non li hanno restituiti e non intendono restituirli.
Tutti gli amici degli amici. Questa è la verità che vuole il Paese, signor sottosegretario. Non è possibile
costruire il proprio potere politico, impoverendo l'Italia.
Infine, vogliamo sapere se il Ministero dell'economia e delle finanze non ritenga opportuno, in qualità di
socio della banca, assumere iniziative per sollevare l'azione di responsabilità nei confronti degli
amministratori per mala gestio, come richiesta dal risarcimento del danno procurato ai portatori di
interesse della banca. Se, poi, il Governo avesse il buon cuore di farci sapere a chi sono stati concessi i
prestiti che oggi costituiscono il monte dei non performing loans, allora riuscirebbe a recuperare un po’
di dignità in questa torbida vicenda che vede protagonista la ditta di sinistra del PCI, PDS, DS, PD e i
privilegi accordati agli amici della ditta.
Ebbene, signor sottosegretario, la storia e i numeri ci dicono in maniera del tutto evidente che le
prospettive oggi siano assai incerte, drammatiche. Con altrettanta chiarezza, quella stessa storia e
quegli stessi numeri ci mettono davanti alcune certezze che, invece, riguardano le colpe su tali vicende,
accomunate sicuramente da una grande casa: il PCI, PDS, DS, PD.
Per questa ragione, abbiamo chiesto una Commissione parlamentare inchiesta, che faccia luce su questa
torbida vicenda della Repubblica italiana in cui il PCI, PDS, DS, PD è dentro fino al collo. Grazie signor
Presidente, grazie signor sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente).
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PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, onorevole Luigi Casero, ha facoltà di
rispondere.
LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza
urgente, l'onorevole Renato Brunetta pone quesiti in ordine alla situazione della banca Monte dei Paschi
di Siena e, in particolare, chiede di conoscere le iniziative che il Ministero dell'economia e delle finanze
intende intraprendere rispetto alla situazione MPS e le iniziative intraprese in passato nei confronti
della Fondazione MPS.
Con riferimento al primo quesito, si evidenzia come la banca Monte dei Paschi di Siena stia analizzando
diverse strategie al fine di alleggerire la propria posizione relativamente al livello delle proprie
sofferenze. Ed infatti, dalle comunicazioni ufficiali diffuse dalla stessa MPS e, in particolare, dal
comunicato ufficiale del 4 luglio 2016, risulta che gli organi competenti della stessa abbiamo avviato
immediatamente l'interlocuzione con la Banca centrale europea al fine di comprendere l'esatta portata
di tutte le indicazioni contenute nella bozza di decisione e di presentare le proprie deduzioni al
riguardo, in vista della decisione finale la cui emissione è prevista entro la fine del luglio 2016.
In aggiunta, nel medesimo comunicato stampa, si legge che i parametri imposti dall'autorità comunitaria
sono in linea con gli obiettivi di un programma di specificazioni recentemente approvato dai competenti
organi dalla banca e contestualmente sottoposto alle valutazioni della BCE, finalizzato all'incremento
dell'importo delle dismissioni di non performing loans già previsto nel piano industriale 2016-2018.
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Posto ciò, preso atto della situazione di tensioni sui mercati finanziari conseguentemente agli esiti del
referendum svolto nel Regno Unito in merito alla permanenza nell'Unione europea e alla prossima
diffusione dei risultati degli esercizi di stress testdell'EBA che interessano, fra le altre banche, anche
MPS, non si esclude che vengano avviate, laddove dovessero rilevarsi necessarie, eventuali misure di
supporto pubblico in pieno accordo con le istituzioni dell'Unione europea e dell'Unione bancaria.
Con riferimento al secondo quesito, si premette che il Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi
dell'articolo 7, comma 3, del decreto legislativo n. 153 del 1999, effettua la vigilanza sulle operazioni
aventi ad oggetto le partecipazioni detenute dalle fondazioni nelle società bancarie conferitarie e in
particolare verifica la legittimità dei processi decisionali e delle operazioni deliberate e
autonomamente valutate dai competenti organi della fondazione. In relazione alle operazioni relative
alla conferitaria, la fondazione ha in passato evidenziato prospettive positive nell'investimento a fronte
di rischi di perdite sul valore della partecipazione detenuta in caso di mancata sottoscrizione della
propria quota di aumento di capitale. Rispetto a tali valutazioni, il Ministero ha costantemente
evidenziato all'ente la presenza di rischi e l'esigenza di perseguire un programma di riduzione
dell'esposizione e successivamente di risanamento e messa in sicurezza della fondazione.
Tutte le questioni comunque oggetto dell'interpellanza sono oggetto di costante attenzione da parte del
Ministero.
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PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua
interpellanza.
RENATO BRUNETTA. Grazie signor Presidente e grazie signor sottosegretario. Al di là della sua
personale credibilità, signor sottosegretario, mi faccia dire una cosa: una risposta quale lei ha letto
oggi io la considero indecente, inaccettabile, una presa in giro, non a me, ma al Parlamento e agli
italiani. Vede, signor sottosegretario, come lei sa, visto che di mestiere fa anche lei l'economista, qui sta
venendo giù tutto; sta venendo giù il sistema bancario italiano, sta venendo giù l'economia italiana. Il 29
di questo mese, con i risultati sugli stress test che lei ha citato, noi rischiamo un'altra bufera e qualsiasi
azione che verrà intrapresa dopo quella data avrà un sapore molto amaro perché il Governo italiano
potrebbe applicare il bail-in e, lo ripeto a me stesso, ma lei lo conosce bene, ilbail-in prevede che
paghino gli azionisti e gli obbligazionisti e poi la ricapitalizzazione pubblica. Ma se questo sarà,
avremo un effetto Etruria moltiplicato per mille, cioè avremo una distruzione del risparmio privato, non
dei grandi investitori istituzionali o esteri, ma degli investitori retail, dei risparmiatori, per numeri tali da
non essere sopportati dalla nostra economia: 60 mila, 100 mila risparmiatori, obbligazionisti
subordinati, azionisti. Pare che il Governo italiano non voglia questa deriva Etruria moltiplicata per
mille. Ma se è così ? E se decidesse di forzare sulle regole europee, che questo prevedono, prima la
tosatura e poi le garanzie di Stato, ne deriverebbe un conflitto insanabile, non tanto con la Commissione
europea, ma con le regole di mercato, col bail-in, e questo provocherebbe la fuga di tutti gli investitori,
soprattutto gli investitori stranieri che in questo momento detengono pacchetti azionari consistenti e
gestiscono soprattutto, come lei ben sa, signor sottosegretario, flottante e gestire il flottante vuol dire
gestire i corsi di Borsa e, quindi, gestire la vita o la morte del nostro sistema bancario.
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Quindi il Governo Renzi e il povero Padoan sono su uno stretto sentiero – lo dico in inglese, narrow
path – che ha, da un lato, il baratro della crisi di centinaia di migliaia di risparmiatori indigeni interni,
con le conseguenze sociopolitiche del caso, o la crisi dei mercati. E il Governo non sa che fare.
Vede, signor Sottosegretario, oggi molti giornali internazionali, forse ispirati dal suo Presidente del
Consiglio o dal Ministero del tesoro, dicono che il «no» al referendum istituzionale di autunno rischia di
essere peggio per l'Italia e per l'Europa della Brexit. Confondono, i giornaloni o gli opinionisti o le
cancellerie europee e internazionali, confondono!
Vede, Renzi non era la soluzione al problema dell'instabilità del nostro Paese, Renzi è diventato il
problema. Renzi, con le sue cattive riforme istituzionali, con la sua cattiva riforma elettorale, con la sua
indegna riforma costituzionale, è diventato il problema per l'Italia, è diventato l'instabilità. Renzi, con i
suoi quattro decreti sulle banche, coi suoi conflitti di interesse, con il suo «Giglio magico», con i suoi
errori, con la sua inconsistenza tecnico-politica e istituzionale, è diventato il problema, è diventato
l'instabilità. Renzi è la non credibilità del Governo italiano, sia verso l'interno, verso i cittadini italiani,
sia verso i mercati a livello internazionale.
Il «no» al referendum di autunno spazzerà via Renzi e il suo Governo e produrrà una nuova stabilità.
Altro che usare il referendum paragonandolo alla Brexit, è vero esattamente il contrario. È stato Renzi a
personalizzare: dopo di me il diluvio, salvo poi fare marcia indietro. Adesso non può più farlo lui. La
drammatizzazione, la personalizzazione, la fa fare alle cancellerie europee. Sappia Renzi che quando
si muovono le cancellerie europee e qualcuno tenta di usarle o strumentalizzarle finisce, esso stesso per
primo, come vittima. Ne sappiamo qualcosa noi, vero sottosegretario Casero?
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Quando, come antica tradizione del nostro Paese, si chiama il re di Francia, il re di Francia arriva, sì, ma
per primo fa fuori te e poi non se ne va più via.
Vede, quello che è successo con lo spread in quella tragica estate – se lo ricorderà anche lei – del
2011, ha voluto dire non solo distruggere un Governo democraticamente eletto e poi la democrazia nel
nostro Paese fino ad oggi, ma ha voluto anche aprire la porta del nostro Paese a tanti predatori dalla
tripla A, che si sono comprati il fior fiore delle nostre imprese.
Oggi sta succedendo esattamente la stessa cosa, solo che non è più lo spread, ma sono le banche, non
c’è più il Governo Berlusconi, ma c’è il Governo Renzi, colpevole, mentre il Governo Berlusconi era
incolpevole, e l'oggetto del desiderio non sono più le aziende, le imprese, comprate per due lire, ma
sono le banche, le nostre banche, anch'esse comprate o comprabili per due lire o, peggio, per due
euro.
Per questo, mi consenta, senza che ce l'abbia con me, signor sottosegretario, ma la sua risposta, risposta
che le hanno scritto gli uffici di quel Ministero dell'economia e delle finanze, è indecente, inaccettabile,
perché non risponde a nessuna delle domande vere che abbiamo fatto, che le fa il Parlamento, per
questo continuo a chiedere la Commissione parlamentare d'inchiesta. Commissione parlamentare
d'inchiesta che ricostruisca quello che è successo nel nostro Paese, che ricostruisca le tante tragedie
economiche e non solo economiche. Non dimentichiamo che nella vicenda Monte dei Paschi di Siena c’è
anche un suicidio-omicidio ancora da chiarire.
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Non è possibile – in un momento così difficile a livello internazionale, nel quale piangiamo tutti i morti di
Nizza – dare un'immagine del nostro Paese tanto balorda, tanto opaca, tanto inconsistente, tanto
opportunista. Ma chi credete di prendere in giro voi, del MEF ? Chi crede di prendere in giro il Ministro
Padoan ? Gli italiani non si fanno prendere in giro, Presidente Renzi. Gli italiani si ricorderanno di tutto
questo, se lo ricorderanno in autunno, con il «no» al referendum, con il «no» a Renzi, con il «no» a
questo Governo delle tragedie, delle tragedie economiche, dell'opportunismo, della distruzione
dell'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi
Presidente).
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02425 del 27 luglio 2016
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Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che: a parere degli interroganti la
pessima impostazione della politica economica del Governo Renzi si mostra in tutta la sua evidenza
attraverso la lettura dei numeri, che, impietosi, certificano gli errori di quanto previsto nel documento di
economia e finanza presentato ad aprile 2016;
nel documento di economia e finanza la crescita reale del prodotto interno lordo nel 2016 è stata
stimata dall'Esecutivo all'1,2 per cento quando tutti gli outlook sul nostro Paese dicevano che sarebbe
arrivata a stento all'1 per cento. Allo stesso modo, è stato inserito un tasso di inflazione dell'1 per cento,
quando al massimo sarà poco più di zero (l'acquisito a giugno 2016 è –0,2 per cento);
oggi la situazione può solo peggiorare, con la crescita nominale (quella che conta ai fini del rispetto dei
parametri di Maastricht, data da crescita reale più inflazione) che a fine anno finirà per essere meno
della metà rispetto a quella prevista dal Governo ad aprile 2016 (meno dell'1 per cento a fronte del
2,2 per cento previsto ad aprile 2016);
per non parlare delle precedenti previsioni di ottobre 2015, quando l'Esecutivo aveva stimato una
crescita del prodotto interno lordo dell'1,6 per cento a cui si aggiungeva un'inflazione all'1 per cento,
quindi una crescita nominale del 2,6 per cento: i numeri, a parere degli interroganti, dimostrano dunque
che i conti pubblici sono sempre stati «gonfiati», con tutta evidenza con l'obiettivo di giustificare una
politica di spesa volta semplicemente ad acquisire facile consenso;
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02425 del 27 luglio 2016
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servirà, quindi, una manovra correttiva da 30-40 miliardi di euro per coprire il buco della minor
crescita (almeno 16 miliardi di euro, senza considerare l'effetto Brexit), sterilizzare le clausole di
salvaguardia (15 miliardi di euro, per evitare l'aumento dell'iva) e finanziare le cosiddette «spese
indifferibili» come le missioni internazionali e le risorse per gli ammortizzatori sociali (altri 10 miliardi di
euro circa);
per non parlare della situazione del sistema bancario italiano: gli stress test della Banca centrale
europea, che saranno pubblicati il 29 luglio 2016, potrebbero portare l'intero sistema al collasso, con
un
giudizio
negativo
soprattutto
su
Monte
dei
paschi
di
Siena;
in tema di banche, in particolare, la stampa dei giorni scorsi ha riportato dichiarazioni di autorevoli
esponenti della stessa maggioranza, parimenti critiche nei confronti dell'operato del Governo e, nello
specifico, del Ministro interrogato, giudicato inadeguato;
davanti alla situazione che vive il sistema bancario, è infatti inaccettabile continuare a ripetere che il
sistema bancario è solido come emerge anche da alcune di tali dichiarazioni: «tutti quelli che da mesi lo
ripetono, andrebbero messi tra gli ignavi. È solido il risparmio degli italiani, è basso il debito privato,
ma le aziende sono in crisi e le banche sono aziende. Su questo tema non ho trovato un Ministero
dell'economia e delle finanze all'altezza della sfida. Mi dispiace dirlo, ma (...) di fronte all'ennesimo
“vorrei ma non posso” non si può più tacere»;
non si può tacere, e non si può voltare la testa dall'altra parte, soprattutto se le vittime delle politiche
scellerate dell'Esecutivo sono il sistema bancario italiano, i correntisti e i piccoli risparmiatori italiani.
Negli ultimi 18 mesi si sono susseguiti quattro decreti sulle banche inutili e dannosi, per non parlare
dell'atteggiamento tenuto sulla vicenda del Monte dei paschi di Siena e della «soluzione di mercato»
per l'aumento di capitale. Se va male «paga lo Stato, senza neanche sapere se funzionerà».
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02425 del 27 luglio 2016
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L'unica certezza dell'operazione è che Jp Morgan, che la organizza, ci guadagnerà 80-100 milioni di
euro in ogni caso; questo dato è significativo, e non va sottovalutato alla luce di quanto accaduto non
molto tempo fa in Grecia, dove la Goldman sachs con una mano faceva l’advisor del Governo greco per
il debito e con l'altra invitava i clienti a vendere:
quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende intraprendere per superare le criticità esposte
in premessa, con specifico riferimento alla drammatica situazione del sistema bancario, in particolare
alla luce dei prossimi risultati degli stress test, e se, a tal proposito, intenda procedere attraverso
un’«operazione verità» direttamente in Parlamento, riferendo in maniera puntuale sulla grave crisi in
atto, per ricercare una soluzione condivisa ad un problema che coinvolge l'intero Paese.
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02425 del 27 luglio 2016
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PRESIDENTE. L'onorevole Laffranco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brunetta ed altri n. 3-02493.
PIETRO LAFFRANCO. Grazie, Presidente. Il suo Governo si è molto esercitato in materia bancaria,
signor Ministro: molti decreti, pochi risultati, qualche danno, un'incertezza forte per i risparmiatori e per
l'intero comparto bancario. La notizia degli ultimi giorni è il cambio repentino dei vertici del Monte dei
paschi di Siena, banca la cui crisi, ahimè, è nota, soprattutto da quando il Presidente Renzi ha sostenuto
l'acquisto delle azioni, che da quel giorno hanno perso appena il 75 per cento. Ciò detto, a noi oggi
interessa sapere – credo che interessi anche gli italiani – qual è il ruolo che lei, signor Ministro, ha
assunto nella nomina del nuovo amministratore delegato, se è vero che lei, come alcuni organi di stampa
hanno riferito, ha telefonato al vecchio amministratore per convincerlo a dimettersi e, soprattutto, qual è
stato il ruolo di JP Morgan in questa vicenda, che, come noto, è la banca d'affari che ha coordinato il
prestito ponte a favore di MPS e dove la nomina del nuovo amministratore, evidentemente, non sarebbe
irrilevante.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.
PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. La banca Monte dei paschi di Siena ha
ricevuto, alla fine del mese di giugno, una lettera dalla Banca centrale europea nella quale veniva
richiesta una riduzione dei crediti deteriorati netti di oltre il 65 per cento, che, nell'arco del triennio, si
sarebbero dovuti ridurre da 24,2 miliardi a 14,6 miliardi a fine del 2018. La banca, per soddisfare
tale requisito, ha deciso di accelerare la riduzione dei crediti deteriorati, elaborando una cessione
dell'intero portafoglio delle sofferenze, che, per poter essere realizzata, comporta un aumento
consistente del capitale, quantificato nell'ammontare di 5 miliardi.
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02425 del 27 luglio 2016
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Il dottor Fabrizio Viola, in qualità di amministratore delegato chiamato nel 2012 alla guida della
banca in un momento di difficoltà per l'istituto, ha gestito la società per oltre quattro anni e ha portato
a termine due complessi aumenti di capitale: il primo di 5 miliardi nel 2014 e un secondo di 3 miliardi
nel 2015. Infatti, a seguito degli stress test del 2014, la banca è stata costretta a varare un nuovo
aumento di capitale di 3 miliardi, appunto. Adesso si prospetta un nuovo aumento di capitale. La
realizzazione di questo nuovo aumento di capitale per 5 miliardi comporta un piano che dovrà essere
in discontinuità rispetto al piano in base al quale era stato presentato al mercato da poco più di un
anno l'ultimo aumento di capitale.
Il segnale di discontinuità faciliterà la realizzazione del nuovo piano industriale, la finalizzazione
ottimale della più grande operazione di cartolarizzazione di sofferenze avvenuta in Italia e lo sviluppo
di una banca rinnovata e sostenibile. La scelta del nuovo amministratore delegato è avvenuta sulla base
delle procedure previste dalla banca per la sua successione. La cooptazione, con l'attribuzione delle
deleghe e attribuzione del ruolo di direttore generale, è avvenuta con unanime consenso da parte
dell'intero consiglio di amministrazione. Infine, segnalo che, come previsto dalla regolamentazione
vigente, la nomina del nuovo amministratore delegato sarà soggetta alla valutazione da parte della
Banca centrale europea, che si esprimerà nelle prossime settimane.
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02425 del 27 luglio 2016
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PRESIDENTE. L'onorevole Laffranco, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due
minuti.
PIETRO LAFFRANCO. Grazie, signor Ministro. È di tutta evidenza a chi ha avuto la pazienza di ascoltare
che lei non ha affatto risposto al nostro quesito: non ci ha detto se lei ha convinto il vecchio
amministratore delegato a dimettersi, non ci ha detto se è stato un suggerimento di JP Morgan. Quello
che ci ha detto è che ci sarà un nuovo piano industriale in discontinuità, perché il problema è quello dei
crediti deteriorati; tant’è vero che siete talmente coerenti, esattamente come quando il Presidente Renzi
ha avuto modo di dire che la sinistra, il 31 luglio di quest'anno, ha enormi responsabilità sulla gestione
del Monte dei paschi, che siete, perché a questo punto devo dire siete, andati a scegliere lo stesso
amministratore delegato che, in qualità di alto dirigente del Monte dei paschi, partecipò allo sfortunato
acquisto da parte del Monte dei paschi di Antonveneta e concesse una serie di sfortunati crediti e
denari a imprese e quant'altri che poi hanno costituito i crediti deteriorati di cui stiamo parlando.
È, cioè, come affidare l'Avis a Dracula, sostanzialmente. Credo che gli italiani, i risparmiatori, gli
obbligazionisti e gli azionisti saranno tranquillissimi dopo la sua risposta: un piano di netta discontinuità,
quello che sostiene il Governo. Francamente, signor Ministro, ci saremmo aspettati almeno una scusa un
pochino più argomentata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente).
Interpellanza urgente 2-01474 del 23 settembre 2016, seduta n. 678
(Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti)
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I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso
che: la produzione normativa del Governo Renzi in tema bancario si è rivelata particolarmente
dinamica, ma ad avviso degli interpellati assolutamente inutile e dannosa, in particolare per gli effetti
catastrofici prodotti sui risparmiatori e per la tenuta dell'intero sistema bancario; per non parlare
dell'atteggiamento tenuto dall'Esecutivo sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena, che negli ultimi
giorni ha conosciuto ulteriori sviluppi che hanno portato al cambio di vertice e alla nomina del nuovo
amministratore delegato, il dottor Marco Morelli;
la storia recente del Monte dei Paschi è caratterizzata da inchieste giudiziarie, perdite, operazioni
finanziarie spericolate, suicidi molto dubbi, e, soprattutto, da rapporti molto poco trasparenti con il
mondo politico, in particolare quello della sinistra. Un mix micidiale di fattori, quindi, che ha
determinato una crisi, quella delMonte dei Paschi di Siena, che appare oggi in grado di coinvolgere
l'intero sistema bancario italiano, nonché l'economia del nostro Paese;
gli episodi degli ultimi giorni sono solo l'ultimo tassello di una trama di eventi inquietanti che sembrano
non avere fine. Gli stessi criteri che hanno ispirato la nomina del nuovo amministratore delegato
risultano ad oggi poco chiari; come evidenziano alcune recenti dichiarazioni del seguente tenore, «c’è
una sola domanda che va fatta: il nuovo amministratore delegato di Monte dei Paschi è stato scelto dal
ministro dell'Economia, maggiore azionista della banca col 4 per cento, o lo ha scelto Jp Morgan»;
il dubbio in merito alla nomina del nuovo amministratore delegato – e agli interessi effettivi che tale
investitura nasconde – sorge spontaneo alla luce del «prestito ponte» concesso ad MPS da 42 Morgan
e da un consorzio di banche per ripulire i bilanci dalle sofferenze: un prestito garantito
prevalentemente dallo Stato con le GACS e su cui Monte dei Paschi paga commissioni per centinaia di
milioni di euro;
Interpellanza urgente 2-01474 del 23 settembre 2016, seduta n. 678
(Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti)
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notizie di stampa riportano di come si sia trattato di un cambio di vertice assolutamente repentino,
nonché il racconto che lo stesso Fabrizio Viola ha fatto ai consiglieri d'amministrazione di Mps della
telefonata ricevuta dal Ministro interpellato, che avrebbe riferito: «Alla luce delle perplessità espresse
da alcuni investitori in vista del prossimo aumento di capitale e d'accordo con la Presidenza del
Consiglio, riteniamo opportuno che lei si faccia da parte»;
giovedì 8 settembre 2016 il consiglio di amministrazione di Montepaschi avrebbe dovuto riunirsi per un
aggiornamento sui lavori del piano di messa in sicurezza dell'istituto. Fin dalla mattinata i consiglieri
sono stati preallertati che non sarebbe stato un consiglio di amministrazione ordinario: Viola,
amministratore delegato della banca dall'aprile del 2012, si presenterà a sorpresa dimissionario. Di
fronte a una ventina di testimoni (consiglieri, collegio sindacale più i dirigenti ammessi al consiglio),
Viola avrebbe spiegato le ragioni della sua decisione: la telefonata ricevuta dal Ministro interpellato,
l'analoga telefonata ricevuta dal presidente Massimo Tononi, il contesto nel quale sono maturate;
è evidente come sullo sfondo ci siano le tensioni ripetute con Jp Morgan, la banca d'affari Usa,
consulente di Mps dal giugno scorso, che in tutta questa vicenda ha assunto un ruolo sempre più
preponderante. «Diciamo che sono entrati in banca senza bussare», avrebbe raccontato uno dei più
stretti collaboratori dell'ex amministratore delegato;
tra l'altro, la scelta del nuovo amministratore delegato, nonostante si sia cercato di offrire un'apparenza
di rispetto delle regole di governance di una grande società quotata, e quindi, di attivare il comitato
nomine e un head hunter la selezione, è ricaduta proprio su Marco Morelli, sul cui nome c'era già il pieno
consenso di Jp Morgan e delle banche d'affari coinvolte nel riassetto di Mps;
Interpellanza urgente 2-01474 del 23 settembre 2016, seduta n. 678
(Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti)
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è noto che nel mese di luglio 2016, il capo di JP Morgan Jamie Dimon ha incontrato a colazione il
Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Dimon, con Vittorio Grilli, capo per l'Europa, e regista
dell'operazione, ha affossato il piano messo a punto dalla stessa JP Morgan insieme a Mediobanca. Gli
stessi avrebbero argomentato che l'aumento di capitale, dopo gli otto miliardi di euro bruciati nel 2014
e 2015, apparirebbe quasi impossibile con lo stesso capo azienda;
ed è così che sarebbe arrivata la chiamata del Ministro interpellato, a cui, come azionista
del Monte del Paschi (con poco più del 4 per cento), è toccato il compito di comunicare a Viola che, su
richiesta di alcuni investitori, deve farsi da parte, ovviamente sottolineando «con accordo del presidente
del Consiglio». E, evidentemente e naturalmente, anche con il consulente americano JP Morgan, che
nella vicenda ha assunto un ruolo centrale;
sui rischi per le banche italiane nel caso in cui non si trovasse una soluzione per il Montepaschi e il
risultato del referendum – che a sua volta sta condizionando non poco le vicende senesi – fosse
negativo per la maggioranza di Governo, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Renzi sono
assolutamente contrastanti: a volte più rassicuranti, in altre occasioni meno;
nelle stesse ore – e con tutta probabilità non è un caso – c’è anche l'intervento dell'ambasciatore degli
Stati Uniti in Italia John Philips, il quale dichiara pubblicamente che «la vittoria del sì sarebbe una
speranza per l'Italia, mentre se vincesse il no sarebbe un passo indietro». Normalmente gli ambasciatori
americani non sono mai così espliciti, e tali dichiarazioni in merito al referendum costituzionale che si
dovrà tenere nei prossimi mesi hanno rappresentato, a giudizio degli interpellati, un'ingerenza
inaccettabile;
Interpellanza urgente 2-01474 del 23 settembre 2016, seduta n. 678
(Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti)
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anche in relazione al referendum, c’è quindi incertezza in merito ai tempi per la ricapitalizzazione di
Mps; molto sembra essere legato alle tecnicalità dell'aumento stesso (aspetto assai delicato sul quale
Viola si sarebbe scontrato più volte con Jp Morgan): se fosse senza diritto di opzione non si dovrebbero
attendere le tre settimane della negoziazione dei diritti e quindi si potrebbe accelerare nella vendita
delle nuove azioni. Di fatto si trasformerebbe l'aumento in una nuova ipo di Mps, rivolta
prevalentemente a investitori istituzionali, a cominciare proprio dai quei due-tre fondi sovrani,
soprattutto asiatici (e forse anche cinesi, già presenti in Mps con la Banca Centrale di Pechino), che
avrebbero guardato con favore alle proposte di Jp Morgan;
quello dei fondi sovrani sarebbe comunque un interesse ancora da confermare sulla base di un preciso
piano industriale e finanziario. Sarà questo il lavoro su cui dovrà concentrarsi il nuovo amministratore
delegato Marco Morelli, già a capo in Italia di Bofa-Merrill Lynch – una delle banche del consorzio di
pre-garanzia dell'aumento capitanato da Jp Morgan e Mediobanca nonché ex vicedirettore generale
di Mps dal 2006 al 2010 (all'epoca dell'acquisizione di Antonveneta, ovvero quando sono iniziati i
guai per l'istituto senese) e prima ancora top banker proprio di Jp Morgan in Italia per oltre un
decennio, Morelli, gradito al Governo Renzi, sarebbe quindi stato scelto perché più in linea con
l'impostazione che le banche d'affari stanno dando all'operazione;
nei giorni scorsi, dopo che il titolo Mps è crollato nuovamente, riducendo la capitalizzazione della
banca a soli 586 milioni di euro, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che: «ci sono tutte le condizioni
perché l'aumento di capitale di Mps si possa fare e si possa chiudere il più presto possibile»;
Interpellanza urgente 2-01474 del 23 settembre 2016, seduta n. 678
(Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti)
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come detto, resta però profonda l'incertezza sui tempi e sulle modalità della ricapitalizzazione e
sull'ipotesi di una revisione del piano originario; e sorge più di una perplessità in merito ai protagonisti
(Jp Morgan e investitori cinesi) e ai numeri dell'aumento di capitale, e alle ricadute che questo avrà sui
contribuenti (in relazione all'eventuale garanzia che lo Stato dovrà prestare) e, soprattutto, sugli
azionisti e gli obbligazionisti di MPS, ovvero quei risparmiatori a cui si era rivolto lo stesso Presidente
del Consiglio dei ministri il 21 gennaio 2016 quando aveva dichiarato come fosse un «bell'affare»
investire nella banca senese, «una banca che ha attraversato vicissitudini pazzesche ma che oggi è
risanata, è un bel brand»: peccato che, dal «suggerimento» del presidente del Consiglio, il titolo MPS
sia crollato da 75 a 19 centesimi (-75 per cento);
sarà quindi necessario chiarire se, ai fini della ricapitalizzazione di MPS, si intenderà attivare gli
strumenti del bail in, compreso l'azzeramento degli azionisti e obbligazionisti subordinati, e come
l'Esecutivo intenderà tutelare i risparmiatori, a parere degli interpellati incoraggiati a loro volta dalle
dichiarazioni dello stesso Presidente del Consiglio;
in questo tragico quadro, si aggiungono anche diverse inquietanti dichiarazioni in merito al presunto
«odore di massoneria» che emana da Montepaschi, denunciato da Ferruccio de Bortoli in un intervento
alla Scuola di Politiche di Enrico Letta, nonché da Alessandro Profumo, presidente di Mps dal 2012
all'anno scorso; la stampa riporta che «per spolpare la banca, secondo l'analisi di Profumo, i vertici
hanno condotto una gestione dissennata, fra dirigenti che aiutavano i soliti amici e dirigenti incapaci
promossi per affiliazione». In poche parole, sempre la stessa storia, legata al groviglio funesto di
interessi su cui il Governo ha il dovere di fare chiarezza una volta per tutte:
Interpellanza urgente 2-01474 del 23 settembre 2016, seduta n. 678
(Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti)
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quale sia il ruolo che ha assunto il Ministro interpellato – quale rappresentante del primo socio di Mps –
nel cambio al vertice della banca senese, se sia vera la notizia della telefonata rivolta all'ex
amministratore delegato Fabrizio Viola riportata in premessa, e se ci sia stato e in quali termini un
coinvolgimento nella scelta del nuovo board da parte di Jp Morgana;
se il Ministro interpellato intenda chiarire tempi e modalità per la ricapitalizzazione di Mps, con
riferimento all'importo, ai sottoscrittori che vi parteciperanno, alle garanzie che presterà lo Stato e
all'eventuale applicazione dei meccanismi del bail-in, specificando in particolare se intenda rassicurare
gli azionisti e obbligazionisti in merito al rischio di azzeramento delle rispettive posizioni;
quali iniziative di vigilanza il Ministero dell'economia e delle finanze abbia intrapreso negli scorsi anni,
in qualità di autorità di vigilanza sulle fondazioni bancarie exdecreto legislativo n. 153 del 1999, nei
confronti della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e se non siano stati ravvisati comportamenti
anomali da parte dei suoi amministratori;
se non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, chiedere agli amministratori una relazione
dettagliata sugli Npl (non performing loans) accumulati nel tempo dall'istituto e, in particolare, la lista
dei debitori che non hanno ripagato il proprio debito richiedendo, per questi, informazioni circa le
motivazioni per le quali il credito è stato concesso;
se non ritenga opportuno, in qualità di socio della banca, assumere iniziative per sollevare l'azione di
responsabilità nei confronti degli amministratori per mala gestio, con richiesta del risarcimento del
danno procurato ai portatori di interesse della banca.
(2-01474) «Brunetta, Laffranco, Occhiuto, Alberto Giorgetti».
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca
d'affari JP Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative
di competenza relative a responsabilità degli amministratori – n. 2-01474
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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta ed altri n. 2-01474.
Chiedo al deputato Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza.
RENATO BRUNETTA. Certamente. Grazie, signora Presidente. Signor Viceministro, colleghi, è mia
intenzione riproporre all'attenzione di quest'Aula la torbida e per tanti versi tragica vicenda del Monte
dei Paschi di Siena. Non si tratta del primo atto di sindacato ispettivo, già in questa settimana, lo scorso
mercoledì, nel corso del question time, abbiamo rivolto una domanda puntuale direttamente al Ministro
Padoan, che ovviamente, come suo solito, non ha risposto.
Già nello scorso mese di luglio avevamo rivolto al Governo molte delle domande presenti
nell'interpellanza in discussione oggi: anche allora, le risposte del Viceministro Casero furono tutt'altro
che soddisfacenti. Ebbene, oggi spero che lei abbia delle risposte, signor Viceministro; risposte
convincenti, perché per i cittadini, i risparmiatori, tutto il Paese c’è bisogno di fare chiarezza su una
storia che possiede tratti – lo dicevo prima – a dir poco inquietanti. È l'intero Paese ha chiedere
trasparenza, proprio perché la crisi del Monte dei Paschi rischia di coinvolgere l'intero sistema bancario,
nonché l'intera economia Italiana.
È noto come la storia recente del Monte dei Paschi sia caratterizzata da inchieste giudiziarie, perdite,
operazioni finanziarie spericolate, suicidi molto dubbi e, soprattutto, da rapporti molto poco trasparenti
con il mondo politico, in particolare quello di sinistra, della ditta – come la chiamerebbe Bersani – PCI,
PDS, DS, PD. E visto che lo stesso Renzi ha avuto modo di dichiarare: «noi come Governo abbiamo un
obiettivo chiaro: via la politica dalle banche, via i meccanismi allucinanti delle popolari, dove qualcuno
faceva campagna elettorale per il rinnovo dei CdA attraverso la concessione del credito», allora lo
stesso Governo Renzi abbia l'onestà intellettuale e il coraggio di fare i nomi di quei responsabili.
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca
d'affari JP Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative
di competenza relative a responsabilità degli amministratori – n. 2-01474
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Cito ancora le parole di Renzi, che ha detto: «Su MPS non prendiamoci in giro, le responsabilità di una
parte politica della sinistra, romana e senese, sono enormi». Se la Presidente avesse la bontà di
ascoltarmi... Se la Presidente avesse la bontà di ascoltarmi... Se la Presidente di turno avesse la bontà
di ascoltarmi, forse non sarebbe male, sarebbe un reciproco rispetto. La ringrazio.
RENATO BRUNETTA. La ringrazio, signora Presidente. Cito ancora le parole di Renzi, che ha detto:
«Su MPS non prendiamoci in giro, le responsabilità di una parte politica della sinistra, romana e senese,
sono enormi». Ebbene signor Viceministro, vogliamo iniziare a smascherare questa responsabilità ? A chi
sono stati concessi i prestiti che oggi costituiscono il monte dei non performing loans del Monte dei
Paschi, che ricordo essere più del doppio di quello della media delle banche italiane ? A quali amici
politici, la ditta di sinistra – come, ripeto, la definisce Bersani – ha accordato pesanti privilegi, che
hanno contribuito alla rovina della banca più antica del mondo ?
Gli episodi degli ultimi giorni sono solo l'ultimo tassello di una trama di eventi allarmanti che sembrano
non avere fine. Le vicende che hanno portato alle dimissioni del presidente Tononi e dell'amministratore
delegato Viola non sono affatto chiare. Gli stessi criteri che hanno ispirato la nomina di un nuovo
amministratore delegato, Marco Morelli, non sono chiari. Non sono chiari nemmeno al presidente della
Commissione bilancio, Francesco Boccia, che ricordo appartiene allo stesso partito del Presidente del
Consiglio. Il presidente Boccia ha infatti dichiarato: «C’è una sola domanda che va fatta: il nuovo
amministratore delegato del Monte dei Paschi è stato scelto dal Ministro dell'economia, maggiore
azionista della banca, con il 4 per cento, o lo ha scelto JP Morgan ?».
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca
d'affari JP Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative
di competenza relative a responsabilità degli amministratori – n. 2-01474
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Lo stesso mercoledì abbiamo posto a Padoan esattamente questa domanda, ma lui non ha risposto,
limitandosi a parlare di nuovo piano di aumento del capitale in discontinuità rispetto al piano
precedente. Peccato che per parlare di discontinuità era necessario avviare questo cambiamento al
vertice magari un pochettino prima, visto che Viola e Tononi stavano già lavorando al nuovo piano di
rilancio della banca e all'aumento di capitale, che era stato avallato dalla Banca centrale europea lo
scorso 29 luglio e che avrebbe dovuto essere presentato all'assemblea straordinaria dei soci che si
sarebbe dovuta tenere a fine ottobre e che ora, con ogni probabilità, slitterà a chissà quando.
Le cose quindi non tornano, perché è incredibile e assurdo che, allo stesso tempo, le due persone che
hanno lavorato alla realizzazione del piano di rilancio della banca siano accompagnate alla porta a
poche settimane dalla sua presentazione. Qualche mese fa poteva avere senso, affinché fossero facce
nuove – non quelle che avevano già bruciato 8 miliardi in due analoghe operazioni – a chiedere soldi
ai mercati; che senso ha ora, invece, per di più, nel caso di Tononi, senza che vi sia un sostituto già
pronto ?
Non finisce qui, però, perché la seconda cosa irrituale della vicenda MPS è l'ingerenza che il Ministero
del Tesoro sta avendo in tutta la faccenda. Tutta la stampa, mai smentita, è concorde nel raccontare che
l'allontanamento di Viola sia figlio di una telefonata ricevuta da Pier Carlo Padoan in cui il Ministro
avrebbe riferito: alla luce delle perplessità espresse da alcuni investitori in vista del prossimo aumento
del capitale e d'accordo con la Presidenza del Consiglio, riteniamo opportuno che lei si faccia da
parte. Padoan a Viola, d'accordo con Renzi. Ma è questo il compito di un Ministro del Tesoro ? È questo
il compito di un Presidente del Consiglio: licenziare i banchieri ? Licenziare i banchieri privati ?
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca
d'affari JP Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative
di competenza relative a responsabilità degli amministratori – n. 2-01474
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Domanda: è del tutto normale che, il Ministro del Tesoro, anche se azionista, posso tranquillamente
defenestrare l'amministratore delegato di una società quotata ? È normale che lo faccia perché glielo
chiede una banca d'affari ? E se è normale, è opportuno ? Aumenta o diminuisce la credibilità del
sistema bancario italiano nel suo complesso ?
Tutti sono concordi anche nel ritenere che alcuni investitori rispondano al nome di JP Morgan, il
superconsulente di MPS titolare, assieme un consorzio di banche, di un prestito ponte su cui Montepaschi
paga commissioni per centinaia di milioni di euro. La banca d'affari, negli ultimi tempi, ha avuto un ruolo
sempre più preponderante; diciamo che sono entrati in banca senza bussare, avrebbe raccontato uno
dei più stretti collaboratori di Viola.
JP Morgan è anche il deus ex machina della missione impossibile di chiudere un aumento di capitale di 5
miliardi per una banca che ha una capitalizzazione di poco più di 500 milioni, per l'esattezza 562
milioni di euro, le cui azioni sono arrivate a valere 19 centesimi di euro dai 9,45 euro di maggio 2015.
A ciò si aggiungano le dichiarazioni, a dir poco, incoerenti dello stesso Ministro Padoan e del Presidente
del Consiglio Matteo Renzi, con quest'ultimo che lunedì 9 settembre assicurava che MPS potesse
reggere l'aumento di capitale e che ci fossero «le condizioni perché si faccia e si faccia presto», mentre
Padoan, solo tre giorni dopo, lo smentiva affermando che: «non è se entro l'anno o meno, è se i mercati
sono pronti a recepire l'aumento di capitale», per di più indicando proprio nel referendum sulle riforme
costituzionali la causa di questo slittamento. Vergogna !
Anche in relazione al referendum c’è, quindi, incertezza in merito ai tempi per la ricapitalizzazione di
MPS.
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca
d'affari JP Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative
di competenza relative a responsabilità degli amministratori – n. 2-01474
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Altro, invece, sembra essere legato alle tecnicalità dell'aumento stesso, aspetto assai delicato, sul quale
Viola si sarebbe scontrato più volte con JP Morgan. Ma ecco che arriva la discontinuità e discontinuità
dalle parti di Padoan si chiama Marco Morelli, già a capo in Italia di Bofa-Merrill Lynch, una delle
banche del consorzio di pre-garanzia dell'aumento capitanato da JP Morgan e Mediobanca, nonché ex
vice direttore generale di MPS dal 2006 al 2010, all'epoca dell'acquisizione di Antonveneta, ovvero
quando sono iniziati i guai per l'istituto senese – l'epoca delle maxi mazzette, delle sopravvalutazioni e
del disastro – e, prima ancora, top banker proprio di JP Morgan in Italia per oltre un decennio.
Morelli, gradito al Governo Renzi, sarebbe quindi stato scelto perché più in linea con l'impostazione che
le banche d'affari stanno dando all'operazione, in pratica l'uomo perfetto per la tanto conclamata
discontinuità, un ex di JP Morgan e un ex Monte dei Paschi che ha preso parte attivamente a una
gestione dissoluta della banca, in cui alle logiche di mercato si sostituivano i rapporti politici e della
cerchia degli amici. Direi che non manca nulla per le premesse di un nuovo ennesimo disastro.
Ebbene, davanti a questa discontinuità, che appare continua su tutta la linea, abbiamo tante
incertezze: incertezza sui tempi e sulle modalità della ricapitalizzazione, sull'ipotesi di una revisione del
piano originario; incertezza sui protagonisti (JP Morgan ? investitori cinesi ?) e sui numeri dell'aumento di
capitale; incertezza sulle ricadute che questo avrà sui contribuenti e, soprattutto, incertezza sul destino
degli azionisti e degli obbligazionisti di MPS, ovvero quei risparmiatori a cui si era rivolto lo stesso
Presidente del Consiglio il 21 gennaio, quando aveva dichiarato come fosse un bell'affare investire
nella banca senese: una banca che ha attraversato vicissitudini pazzesche ma che oggi è risanata, è un
bel brand. Peccato che da quel suggerimento del Presidente del Consiglio il titolo MPS sia crollato del
75 per cento e più. Vergogna, Presidente del Consiglio !
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca
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Sarà, quindi, necessario chiarire se, ai fini della ricapitalizzazione di MPS, si intenderà attivare gli
strumenti del bail-in, compreso l'azzeramento degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, e come
l'Esecutivo intenderà tutelare i risparmiatori incoraggiati, a loro volta, dalle dichiarazioni dello stesso
Presidente del Consiglio.
In questo tragico quadro si aggiungono anche diverse e inquietanti dichiarazioni in merito al presunto
odore di massoneria che emana da Monte dei Paschi, denunciato da Ferruccio de Bortoli, direttore
editoriale del Corriere della Sera e già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, in un
intervento alla Scuola di politiche di Enrico Letta, nonché da Alessandro Profumo, presidente di MPS dal
2012 all'anno scorso. La stampa riporta che, per spolpare la banca, secondo l'analisi di Profumo, i
vertici hanno condotto una gestione dissennata, fra dirigenti che aiutavano i soliti amici e dirigenti
incapaci promossi per affiliazione. In poche parole: sempre la stessa storia, legata al groviglio funesto
di interessi su cui il Governo ha il dovere di fare chiarezza una volta per tutte.
Alla luce di tali vicende, intendo, anzitutto, porre al Viceministro una domanda chiara: qual è il ruolo
che ha assunto il Tesoro e il suo Ministro, quale primo socio di MPS, nel cambio del vertice della banca
senese ? È vera la notizia della telefonata rivolta all'ex amministratore delegato Fabrizio Viola ? Qual
è stato il peso di JP Morgan nella scelta del nuovo board ?
Chiedo, inoltre, al Viceministro di chiarire i tempi e le modalità della ricapitalizzazione di MPS, con
riferimento all'importo, ai sottoscrittori che vi parteciperanno, alle garanzie che presterà lo Stato,
all'eventuale applicazione di meccanismi di bail-in, specificando, in particolare, se intende rassicurare
gli azionisti e gli obbligazionisti in merito al rischio di azzeramento delle rispettive posizioni.
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
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È necessario poi che il Governo chiarisca definitivamente quali iniziative di vigilanza il Ministero
dell'economia e delle finanze abbia intrapreso negli scorsi anni nei confronti della Fondazione MPS e se
abbia ravvisato comportamenti anomali da parte dei suoi amministratori.
Vogliamo sapere se il Ministero dell'economia e delle finanze non ritenga opportuno, in qualità di socio
della banca, assumere iniziative per sollevare le azioni di responsabilità nei confronti degli
amministratori per mala gestio, con richiesta del risarcimento del danno procurato ai portatori di
interesse della banca. Ho poi chiesto al Governo se non ritenga opportuno sollecitare agli
amministratori una relazione dettagliata sui non performing loans accumulati nel tempo dall'istituto e, in
particolare, la lista dei debitori che non hanno pagato il debito, richiedendo per questi informazioni
circa le motivazioni per cui il credito è stato concesso, vale a dire il loro merito di credito, che
evidentemente non c'era, ma c'era evidentemente qualche merito politico che ha bypassato il merito di
credito. E questi sono reati, signora Presidente, come lei ben sa, signor Viceministro. Se, poi, il Governo
avesse il buon cuore di farci sapere a chi sono stati concessi i prestiti che oggi costituiscono il monte
deinon performing loans, allora riuscirebbe a recuperare un po’ di dignità in questa torbida vicenda,
che vede protagonista la ditta di sinistra, vale a dire il PCI, il PDS, i DS, il PD e i privilegi accordati agli
amici di questa ditta, che hanno portato MPS in un baratro senza fine e che rischiano di trascinarsi
dietro l'intera economia italiana. Grazie, signora Presidente. Grazie, signor Viceministro.
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PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Zanetti, ha facoltà di rispondere.
ENRICO ZANETTI, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza
urgente gli onorevoli Renato Brunetta e altri pongono quesiti in ordine alla situazione della banca
Monte dei Paschi di Siena ed è un'interpellanza che si articola sostanzialmente su cinque quesiti.
Per quanto riguarda il primo quesito, si osserva, come già comunicato dal Ministro Padoan mercoledì
scorso in quest'Aula, che la banca Monte dei Paschi di Siena, attraverso un comunicato stampa, ha
informato il mercato di aver ricevuto, alla fine del mese di giugno, una lettera della Banca centrale
europea nella quale veniva richiesta una riduzione dei crediti deteriorati netti di oltre il 65 per cento,
che, nell'arco del triennio, si sarebbero dovuti ridurre da 24,2 miliardi a 14,6 miliardi alla fine del
2018. La banca, per soddisfare tale requisito, ha deciso di accelerare la riduzione dei crediti
deteriorati, elaborando un progetto di cessione dell'intero portafoglio delle sofferenze, che, per poter
essere realizzato, comporta un aumento consistente del capitale, quantificato nell'ammontare di 5
miliardi di euro. Il dottor Fabrizio Viola, in qualità di amministratore delegato, chiamato nel 2012 alla
guida della banca, in un momento di difficoltà per l'istituto, ha gestito la società per oltre quattro anni e
ha portato a termine due complessi aumenti di capitale, il primo di 5 miliardi di euro nel 2014 e il
secondo di 3 miliardi di euro nel 2015. La realizzazione di questo nuovo aumento di capitale per 5
miliardi di euro comporterà l'elaborazione di un piano che dovrà essere in discontinuità rispetto al
piano in base al quale era stato presentato al mercato da poco più di un anno l'ultimo aumento di
capitale. Il nuovo piano industriale, sulla base di quanto comunicato dalla banca MPS, si fonda sulla
cartolarizzazione di tutte le sofferenze e lo sviluppo di una banca solida e profittevole.
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Quanto alla scelta del nuovo amministratore delegato, la stessa è avvenuta sulla base delle procedure
previste dalla banca per la sua successione. La cooptazione, con l'attribuzione delle deleghe e
attribuzione del ruolo di direttore generale, è avvenuta con unanime consenso da parte dell'intero
consiglio di amministrazione.
Per quanto attiene il secondo quesito, si rimanda il comunicato stampa della banca del 29 luglio ultimo
scorso, nel quale vengono indicati i dettagli del progetto di cartolarizzazione delle sofferenze e di
aumento del capitale. Si evidenzia che il consiglio di amministrazione della banca dovrà approvare il
piano industriale e la cessione delle sofferenze attraverso la costituzione di una società di
cartolarizzazione e sottoporre all'assemblea degli azionisti l'operazione di aumento del capitale. Sarà
poi compito dello stesso consiglio di amministrazione definire i tempi per realizzare l'aumento del
capitale sulla base di quanto sarà deliberato dall'assemblea.
Venendo al terzo quesito posto dagli onorevoli Brunetta ed altri, si premette che il Ministero
dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 7, comma 3, del decreto legislativo n. 153 del
1999, effettua la vigilanza sulle operazioni aventi ad oggetto le partecipazioni detenute dalle
fondazioni nelle società bancarie conferitarie e in particolare, verifica la legittimità dei processi
decisionali delle operazioni, che sono deliberate ed autonomamente valutate dei competenti organi
della fondazione, vigilanza che è stata costantemente espletata.
Sul quarto punto, si sottolinea che il MEF è azionista e, non essendo autorità di vigilanza sull'attività
della banca, può avere accesso alle informazioni che sono disponibili nei bilanci.
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Sull'ultimo quesito, va chiarito preliminarmente che il Ministro dell'economia e delle finanze, attraverso il
Dipartimento del tesoro, esercita i diritti dell'azionista nei confronti delle partecipate e non svolge
attività di direzione e coordinamento verso le stesse. Per quanto riguarda le società partecipate i cui
titoli sono quotati in Borsa, le stesse rispettano, per legge, il principio della parità di accesso alle
informazioni per tutti gli azionisti. Nel merito specifico del quesito posto dagli interpellanti circa
eventuali iniziative che il Ministero dell'economia e delle finanze, in qualità di azionista della Banca
Monte dei Paschi di Siena, intende intraprendere nei confronti degli amministratori della banca per
preservare l'investimento, si rappresenta che l'azione di responsabilità è materia di competenza
dell'assemblea dei soci, ai sensi dell'articolo 2364, comma 1, numero 4, del codice civile, alla quale
normalmente è proposta dall'organo amministrativo.
PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua
interpellanza.
RENATO BRUNETTA. Non me ne voglia il Viceministro Zanetti, ma la sua risposta appare spudorata
e indecente. Spudorata perché è la semplice fotocopia della risposta che ha dato il Ministro Padoan
al question-time di mercoledì scorso; un po’ più di impegno in un Ministero di migliaia di funzionari, un
po’ più di intelligenza, un po’ più di sensibilità politica non avrebbe guastato. Signor Viceministro, non è
pensabile che la fotocopia di una risposta a un question-timevenga rimessa nelle sue mani e che, di
fronte alla gravità di una tale vicenda, si risponda in maniera burocratica, banale, spudorata.
Altre erano le domande che nella mia interpellanza urgente rivolgevo al Governo, ma non è stata
data alcuna risposta. Perché è stato fatto fuori Viola ? Tononi?
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Perché è stato messo un uomo della JP Morgan, che aveva già una storia molto discussa e discutibile in
Monte Paschi, in un momento come questo, di questa delicatezza ? È questo il segnale da dare ai
mercati ? Abbiamo le parole di De Bortoli e di Profumo, «odor di massoneria», vale a dire che quella
banca fosse in mano alla massoneria Toscana; non so che cosa perché non me ne intendo di queste
storie, ma quando due personalità come De Bortoli e Profumo dicono ciò pubblicamente alla presenza
di un ex Presidente del Consiglio, ma che credibilità lei pensa possiamo comunicare al mondo esterno,
ai mercati, che sono chiamati ad aumenti di capitale ? Ma chi vorrà mai che possa partecipare ad
Atlante 2 per l'assorbimento dei non performing loans ? Ma chi parteciperà mai all'aumento di capitale
organizzato da JP Morgan, che dovrebbe essere organizzato da JP Morgan, ma con queste premesse ?
Ma si rende conto, Viceministro Zanetti, lei che non appartiene a quella storia, alla storia del Partito
Comunista, del PCI, PDS, DS, PD, per fortuna ? Lei, che non appartiene a quella storia, legge, ha il
coraggio di leggere quelle due paginette indecenti, spudorate, false ?
Vede, non voglio infierire su di lei, io voglio chiamare qui il Presidente del Consiglio, Renzi, la sua
toscanità, il suo Giglio magico o tragico, i suoi rapporti di potere. Su Monte Paschi si gioca la credibilità
del nostro Paese, e se viene giù Monte Paschi, viene giù l'intero sistema bancario italiano, e se viene giù
l'intero sistema bancario italiano, viene giù il Paese. Ma si rende conto, Renzi, di quello che sta facendo
o di quello che sta costringendo a fare a Padoan ? La telefonata: l'ha fatta o non l'ha fatta, quella
telefonata che è acquisita da tutti i giornali, dall'opinione pubblica ? Ha messo alla porta Viola e
Tononi ? E se sì, perché ? Perché glielo chiedeva JP Morgan ? Perché glielo chiedeva la massoneria ?
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Ma vi rendete conto, signora Presidente, signor Viceministro, che qui siamo di fronte a una situazione
che ha dell'incredibile, di una gravità mai vista, dai tempi dello scandalo dalla Banca Romana, in
questo Paese e in quest'Aula ?
E finisco con una valutazione amara: io amo il Parlamento, amo il ruolo del Parlamento, amo il ruolo del
sindacato ispettivo – altrimenti non sarei qui, signor Viceministro, dopo una settimana pesante di lavoro
per tutti, non sarei qui –, sindacato ispettivo che è il massimo livello della democrazia parlamentare, e
cioè i parlamentari chiedono al Governo di rispondere. Però, quando le risposte non ci sono o sono
elusive, evasive, spudorate, indecenti, quando le risposte hanno tutte queste caratteristiche, allora – e mi
duole dirlo e farlo – non basta più il sindacato ispettivo.
Le annuncio, pertanto, ufficialmente, in quest'Aula, che, sulla base di tutti gli atti del sindacato ispettivo
presentati in quest'Aula, invierò tutti questi atti all'autorità giudiziaria competente, perché trovi,
individui, indaghi sulla correttezza dei comportamenti di tutti i soggetti in campo, a partire dal
Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dal suo Ministro dell'economia e delle finanze Padoan e da tutti
quelli che hanno avuto un ruolo in questa vicenda. Non è più possibile continuare così, «ci sarà pure un
giudice a Berlino» ! Il Paese non merita di essere ingannato, imbrogliato così. Il Paese non merita di
vivere nella paura di perdere i propri risparmi perché qualcuno, per decenni, con i soldi dei cittadini ha
fatto carne di porco per acquisire il consenso, per comprarsi il consenso. Il Paese non merita questi
comportamenti, ma non merita neanche l'opacità, la reticenza, la spudorata reticenza contenuta in
quelle due paginette, che lei, penso, Viceministro Zanetti, ha sofferto a leggere.
Chiarimenti in ordine al ruolo del Ministro dell'economia e delle finanze nel cambio
del vertice di Monte dei Paschi di Siena ed all'asserito coinvolgimento della banca
d'affari JP Morgan, nonché in ordine al processo di ricapitalizzazione ed iniziative
di competenza relative a responsabilità degli amministratori – n. 2-01474
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Non è questo che si merita il Paese. Pertanto, lo ribadisco, invierò tutti questi atti di sindacato ispettivo,
visto che nel Parlamento non si riesce a fare verità, all'autorità giudiziaria. Troppi disastri, troppi
imbrogli, troppi dolori tragici si sono legati a questa storia, a questa banca: Monte dei Paschi di Siena.
E ripeto: io credo nella magistratura, ma credo anche nella coscienza delle persone perbene, come lei,
signor Viceministro. Non si presti a questo imbroglio, non si presti a questa opacità, tanto questo
Governo durerà poco, ancora poco, perché gli italiani avranno modo di esprimersi sul referendum
confermativo, tra qualche mese, e nel loro giudizio ci sarà anche questo: il disastro bancario, il disastro
Monte Paschi, la massoneria, le infamie che si sono compiute in quest'ambito, in nome della cattiva,
pessima politica del Partito comunista, del PC, PDS, DS, PD.
È l'ora di fare chiarezza. Grazie, signora Presidente, grazie signor Viceministro.