Bambini deviati e bambini devianti - Cooperativa-Tre

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Bambini deviati e bambini devianti - Cooperativa-Tre
Intervento del dott. Rosario Priore, Capo Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia al Seminario
“Sembra un gioco” – Strategie di Prevenzione e Contrasto della Pedofilia – TERAMO, 26 Giugno 2007
Bambini deviati e bambini devianti: una incredibile criminalità
Dott. Rosario Priore
Capo Dipartimento Giustizia Minorile
Ministero della Giustizia
Il fenomeno della devianza acquista particolare rilevanza quando riguarda i reati sessuali ed ancor più
nei casi in cui la vittima è minorenne. Infatti, trattandosi di un soggetto in età evolutiva, il trauma subito
agisce in modo molto forte sulla vita psicologica e sulle relazioni sociali del minore, turbandone i processi di
sviluppo della personalità e di maturazione della sessualità fino talvolta a trasformare la vittima in carnefice.
L’aver subito abuso sessuale durante l’infanzia è un fattore importante nel percorso che conduce una
persona a divenire a sua volta abusante, anche se esso da solo non è sufficiente, ma vi sono altre
componenti individuali, familiari e sociali.
Il Dipartimento per la Giustizia Minorile si occupa di tale fenomeno da entrambe le prospettive: quella
della vittima e quella dell’autore.
Per quanto riguarda la vittima, il comma 3 dell’art.11 della Legge 15 febbraio 1996, n.66 “Norme contro
la violenza sessuale” prevede che: “in ogni caso al minorenne è assicurata l’assistenza dei servizi minorili
dell’Amministrazione della giustizia e dei servizi istituiti dagli enti locali”.
Pertanto, gli Uffici di Servizio Sociale del Dipartimento, nei casi in cui ricevano dalla Procura una
segnalazione, si adoperano per “accompagnare” la vittima e la sua famiglia durante l’iter processuale e
facilitare l’audizione in forma protetta evitando così un secondo trauma al minore.
I servizi mettono a disposizione del minore e della sua famiglia diverse figure professionali, quali
psicologi e assistenti sociali, e collaborano con gli enti locali e con associazioni presenti nel territorio per la
costruzione di un’azione unitaria e integrata dal momento della segnalazione a quella della presa in carico.
Anche la formazione viene spesso effettuata a livello locale in modo integrato tra diverse
professionalità e diversi servizi al fine di sviluppare i canali di comunicazione tra gli operatori ed
incrementare il lavoro in rete, coinvolgendo anche la magistratura minorile e quella ordinaria.
In merito ai minorenni autori di reati sessuali, i cosiddetti sex-offenders, esistono in Italia ancora pochi
approfondimenti e studi di carattere scientifico.
L’abuso sessuale fra minori assume significati diversi a seconda delle diverse manifestazioni: la vittima
può essere coetanea o molto più giovane dell’autore, può trattarsi di un reato commesso da solo ovvero in
gruppo, all’interno della famiglia oppure all’esterno.
Dalla corretta definizione dell’evento dipendono decisioni importanti per il minore autore, come
l’attivazione di appropriati interventi diagnostici e clinici e la costruzione di un progetto specifico in raccordo
con la magistrature.
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Intervento del dott. Rosario Priore, Capo Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia al Seminario
“Sembra un gioco” – Strategie di Prevenzione e Contrasto della Pedofilia – TERAMO, 26 Giugno 2007
Per migliorare l’intervento e riflettere su chi e come intervenire e, soprattutto, su come prevenire,
l’Ufficio Studi e Ricerche del Dipartimento Giustizia Minorile, in collaborazione con la Facoltà di Psicologia
dell’Università di Torino, ha realizzato un’indagine esplorativa a livello nazionale sui minorenni autori di reati
sessuali.
Nello studio, avviato nel luglio 2003, sono stati presi in considerazione tutti i minori che hanno
commesso tali reati tra il 2000 ed il 2003 presi in carico dagli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni e dagli
Istituti Penali per i minorenni. Le equipe psico-socio-pedagogiche hanno compilato per ciascun minore un
questionario nel quale venivano chieste informazioni sui vari aspetti: età, sesso, nazionalità, titolo di studio,
livello socio-economico, famiglia d’origine,
dinamica dell’abuso, frequenza, tipologia, eventuale carriera
criminale dell’abusante, presa in carico del minore abusante, tipo di intervento, strumenti di valutazione della
personalità utilizzati, percorsi diagnostici, aspetti emotivi e psicologici nell’incontro operatore-minore
abusante.
Si trattava prevalentemente di minori italiani, maschi, di livello socio-economico medio o basso, che
avevano commesso abuso soprattutto in gruppo, fra i 14 ed i 17 anni.
L’atteggiamento delle famiglie nei confronti del reato commesso era nel 53% dei casi di totale
negazione dell’atto, nel 16% di ambiguità, nel 15% di vergogna, nel 9% di sostegno al minore reo, nel 5% di
complicità e nel 2% provavano un sentimento di vendetta nei confronti della vittima.
Tra i significati attribuiti dai minori al proprio reato prevalevano l’esplorazione sessuale, la
soddisfazione lipidica ed il rafforzamento della propria identità sessuale; talvolta, invece, si faceva
riferimento ad aspetti ritualistici di accettazione grippale e, soltanto in pochissimi casi, alla vendetta.
Alla domanda “il minore ha riferito una storia personale di abusi e violenze?”, su 779 risposte date ben
il 9% rispondeva affermativamente. Fra questi in 23 casi si trattava di abusi fisici, in 23 di abusi sessuali ed
in 21 di abusi psicologici.
Va evidenziato che non è facile che un minore si confidi con gli operatori della Giustizia su una cosa
tanto personale ed umiliante per lui, che rischia, peraltro, di coinvolgere i suoi familiari. È probabile, perciò,
che il numero di coloro che hanno subito abusi sia più altro di quanto è stato possibile rilevare.
L’età in cui tali minori avevano subito abuso era in prevalenza l’infanzia; il luogo per lo più casa
propria, luoghi pubblici, casa di parenti.
L’abusante era spesso un componente della famiglia (il padre, il nonno, il compagno della madre, lo
zio, la madre, un fratello maggiore) oppure un compagno più grande, un operatore della parrocchia, un
catechista.
Per quanto riguarda il trattamento, l’equipe psico-socio-pedagogica dei servizi della Giustizia Minorile
prende in carico il minore abusante e realizza, per lui e con lui, un programma rieducativi individualizzato
volto a prevenire la recidiva, molto frequente nel caso di reati sessuali.
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Intervento del dott. Rosario Priore, Capo Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia al Seminario
“Sembra un gioco” – Strategie di Prevenzione e Contrasto della Pedofilia – TERAMO, 26 Giugno 2007
Qualora se ne ravvisi la necessità, poi, è prevista una psicodiagnosi più approfondita per verificare
l’esistenza di eventuali disturbi o patologie e valutare la possibilità di includervi anche la famiglia, soprattutto
quando essa ha un atteggiamento di negazione del problema e di colpevolizzazione della vittima che rende
difficile l’assunzione di responsabilità da parte dell’abusante.
Dalla letteratura emerge che i tassi di recidiva per gli abusanti minorenni che effettuano un percorso
psicoterapeutico sono più bassi. Pertanto, soprattutto quando il minore è stato a sua volta oggetto di abuso,
è importante effettuare una diagnosi psicologica approfondita per verificare l’esistenza di eventuali disturbi o
patologie e valutare la conseguente esigenza di interventi specifici.
Va evidenziato che il sex-offender scatena negli operatori forti reazioni emotive e sentimenti di disagio
e di rifiuto più o meno inconsci che rendono loro difficile entrare in contatto con la sofferenza dell’abusante.
Il processo penale deve coniugare esigenze rieducative e punitive nel rispetto della personalità del
minore che deve essere indotto a riflettere sul proprio comportamento, ad accettare le pulsioni aggressive
interiori ed a comprendere il significato di richiesta d’aiuto insito nell’azione violenta.
Il lavoro dell’operatore e dell’equipe deve sempre raccordarsi con quello degli altri attori che hanno un
ruolo all’interno dell’iter giudiziario: polizia, giudici, servizi territoriali.
I gruppi di lavoro interistituzionali sull’abuso, di cui si è parlato in precedenza, riguardano anche i
minori autori di reati sessuali e, oltre a relazionarsi per l’intervento sui singoli casi, danno vita ad iniziative
formative e informative sulla violenza e sull’abuso da parte dei minorenni.
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
Rosario Priore
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