IL TAVOLO 8 - Notari Fabiana

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IL TAVOLO 8 - Notari Fabiana
Il tavolo 8
“Che dici piccolo? I conti torneranno adesso?”
Il piccolo cagnolino guarda Albus Silente con uno sguardo curioso. L’anziano contabile dalla lunga barba
bianca è intento nel suo ultimo bilancio della giornata, dopodiché si dirigerà al piano di sopra, dove abita
con il suo piccolo amichetto a quattro zampe.
In quel momento sente però delle voci e il rumore di una porta che si apre… sembra provenire proprio
dall’edificio di fianco al suo. Ma questo è impossibile: è vuoto.
Esce per controllare e vede una signora di mezza età, vestita in modo a dir poco stravagante, che sposta
degli scatoloni all’interno del futuro negozio. Si avvicina e senza tanti preamboli, chiede bruscamente: “Che
cosa avresti intenzione di aprire?”
La signora si gira sorpresa, ma senza perdere la propria compostezza, risponde: “Aprirò un’agenzia di
incontri per cuori solitari che verrà inaugurata a breve.”
“Un’agenzia per cuori solitari?! Ma non farmi ridere.” Risponde sempre più in collera con quella sua
indesiderata vicina.
“Puoi iscriverti anche tu se vuoi… Non ci sono limiti di età.” Dopo avergli fatto l’occhiolino continua a
sistemare il locale come se lui non esistesse.
Borbottando tra sé, torna in casa, prende Pik, il suo inseparabile animaletto e decide di andare a letto.
I giorni seguenti sono un susseguirsi di sguardi e piccole battutine acide tra i due, senza però intaccare
veramente l’uno il lavoro dell’altra.
Arriva il giorno dell’apertura e Albus proprio non riesce a concentrarsi, c’è così tanto chiasso proveniente
dalla stanza attigua alla sua. Decide così di andare di là a lamentarsi, ma non appena entra si ritrova davanti
a sé la signora, sorridente, che lo prende sotto braccio e gli dice allegramente “Sapevo che alla fine saresti
venuto.”
“Cosa?” Chiede confuso guardandosi intorno. Con sua grande sorpresa vede molte persone della sua età
bere e conversare amabilmente tra di loro.
“Stasera non c’è bisogno di alcun appuntamento, gli altri giorni invece sì, bisogna prenotare un tavolo e …”
Albus non la fa neppure finire “Credo che ci sia stato un malinteso. Io sono venuto per chiederti di fare
meno rumore, perché nella stanza accanto starei cercando di lavorare!” Si volta ed esce, senza neppure
dare la possibilità alla signora, di cui ancora non sa il nome, di rispondere.
Quando torna nel suo ufficio però continua a pensare a quella gente così felice e serena, almeno
all’apparenza, e si accorge che la presenza della piccola matassa di pelo non è più sufficiente a colmare il
vuoto presente nella sua vita. Una presenza femminile gli farebbe comodo, soprattutto ora che l’età inizia
ad avanzare. Si sente ridicolo non appena realizza che piega stanno prendendo i suoi pensieri, così decide di
finire prima quella sera e di andare a guardarsi un bel film davanti alla tv.
Il giorno seguente però, quando scende al piano di sotto, si trova un biglietto attaccato alla porta
Ti ho prenotato il tavolo numero 8, a stasera. -Lla tua vicina di lavoro.
Cosa avrebbe fatto?! Non ci penso neppure ad andare a rendermi ridicolo ad un appuntamento al buio alla
mia età. Così prende il biglietto, lo accartoccia e lo butta nella spazzatura.
Si mette a lavorare, ma con ben pochi risultati, non riesce nemmeno a fare i bilanci più basilari. Disperato, si
accascia sulla sedia di fronte alla scrivania e il suo sguardo si posa sul bigliettino accartocciato nel cestino. È
quasi tentato di prenderlo, ma all’ultimo momento ritrae la mano sentendosi terribilmente stupido. Perché
mai dovrebbe presentarsi?!
Scuote la testa come per scacciare via quegli strani pensieri e si massaggia le tempie. Sente i passi della
signora di là, la sente andare frettolosamente avanti e indietro e immagina stia preparando l’ambiente per
il primo vero giorno di lavoro. Ascolta e segue, pur non vedendola, tutti i suoi movimenti e, quando il sole
inizia a calare, sente la gente arrivare e un brusio di sottofondo si espande per tutto l’ufficio.
In quel momento il suo pensiero va al tavolo 8 e realizza che ci sarà una povera donna là ad aspettarlo e un
gentiluomo non può permettere che una donna rimanga sola e, soprattutto, delusa. È sempre stato un
uomo rispettabile e, solo per lei, decide di andare, ma sia chiaro, lui non ha nessun interesse, lo fa solo per
compassione nei confronti di quella persona.
Esce, nemmeno si cambia ed entra nel locale, più avesse pensato a quello che stava per fare, più sarebbe
scappato a gambe levate. La signora dietro il bancone gli sorride visibilmente sorpresa e gli fa cenno di
dirigersi verso il tavolo 8, dove una bella signora lo stava aspettando.
Albus, un po’ impacciato, si siede di fronte a lei e insieme passano gran parte della serata. Alla fine la
signora se ne va e lui rimane solo al suo tavolo, avvilito.
La sua vicina gli si avvicina “La serata non è andata come credevi?”
“Non avevo aspettative. Sono venuto solo per non lasciarla qua da sola.” Fa un cenno in direzione della
porta da cui era uscita la donna.
“Bè, comunque sei venuto. Come ti sei trovato?”
Lui la guarda e vorrebbe tanto andarsene e dimenticare quella serata orribile, invece si sente come
incollato alla sedia che ormai gli è divenuta famigliare e risponde “Un disastro, un completo disastro.”
“ È stato così terribile?” Chiede lei prendendo posto alla sua destra.
Albus inizia a raccontare la sua avventura e il tempo passa senza che i due se ne accorgano.
“Non ho più l’età per certe cose.” Conclude infine. “Non sono riuscito a spiccicare più di due parole insieme
per tutta la durata della serata.”
“A me non sembra proprio. Con me è più di un’ora che stai parlando.”
Albus guarda sconcertato l’ora, è vero, stava parlando con la sua odiosa vicina che non lo lasciava lavorare,
da ben un’ora e un quarto e nemmeno se n’era accorto.
“Io… Non so…” Inzia a balbettare in imbarazzo.
Lei scoppia a ridere. “Se ti va, io sono sempre qua, al tavolo 8.” E prima di andarsene gli porge la mano
“Piacere io sono Ingrid.”