Ecclesiaste - Telefonoverde.it
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Ecclesiaste L'INUTILE VITA DELL'UOMO SENZA DIO Premessa Autore: Salomone probabilmente nella sua vecchiaia Data di composizione: 1000-900 a.C. Contenuto del libro: Per poter meglio comprendere l’insegnamento di questo libro è necessario non dimenticare mai chi è che parla. Salomone non era uno qualunque, ma oltre ad essere un Re, era anche colui al quale Dio diede una sapienza straordinaria (1Re 3:11 E Dio gli disse: 'Giacché tu hai domandato questo, e non hai chiesto per te lunga vita, né ricchezze, né la morte de' tuoi nemici, ma hai chiesto intelligenza per poter discernere ciò ch'è giusto, 1Re 3:12 ecco, io faccio secondo la tua parola; e ti do un cuor savio e intelligente, in guisa che nessuno è stato simile a te per lo innanzi, e nessuno sorgerà simile a te in appresso); In altre parole Salomone è l’uomo più intelligente che sia mai apparso sulla faccia della terra. Non dimenticare questo ci aiuterà a dare valore assoluto a quello che dice. Se Salomone dice che una determinata cosa è vana e senza senso, è davvero così. Le sue valutazioni sono ineccepibili, incontestabili, come avremo modo di verificare. Sono parole di un uomo che ha avuto tutto ed ha valutato questo tutto niente...a meno che.... . A meno che non intervenga qualcun altro nella vita dell’uomo che sia in grado di trasformare questa vita, da vanità assoluta a valore assoluto. Lo scopo del libro è quello di far risaltare infatti la gloria del Signore rispetto all’ignoranza ed alla limitatezza dell’uomo, che in questo libro Salomone rappresenta in maniera impietosa. Salomone ha cercato attraverso una profonda ricerca, di capire se c’è qualche possibilità di soddisfazione, di vera elevazione morale, di vero progresso, per l’uomo staccato dal suo Creatore ed è costretto ad affermare che nessun bene creato può soddisfare davvero l’anima. La vera felicità, la vera soddisfazione, si trova soltanto in Dio, infatti egli conclude il libro scrivendo “temi Dio e osserva i Suoi comandamenti, questo è il tutto dell’uomo”. Occorre dire che questa conclusione era già chiara quando ha iniziato a scrivere queste sue considerazioni, anzi, molto probabilmente era già chiara nella sua mente ancora prima di iniziare la sua ricerca. Ha voluto ugualmente investigare ed esaminare ogni cosa per lasciare ai posteri (è scritto nella sua vecchiaia) che si sarebbero lasciati tentare dall’inganno e dall’illusione di una vita soddisfacente senza Dio, un documento che demolisce pezzo a pezzo tutte le presunte soluzioni alternative a Dio presentate nel corso dei secoli. Le ricerche e le riflessioni dell’Ecclesiaste sono in molti casi le stesse che anche l’uomo moderno fa. Anche l’uomo dei nostri giorni cerca qualcosa che possa dare importanza e valore assoluto alla propria esistenza, e spesso anche l’uomo moderno rimane senza risposte soddisfacenti e con una manciata di false speranze sistematicamente deluse. Dobbiamo purtroppo dire che questa esperienza non è solo dell’uomo che non ha incontrato Dio nella sua vita, ma ahimè, è anche quella di alcuni credenti, che per varie ragioni, o cercano di far convivere l’impossibile, cioè credere che il mondo e Dio siano entrambi insostituibili fonti di soddisfazione, o hanno voltato le spalle a Dio per seguire una via più facile (quella del mondo) ma che porta alla perdizione (via larga/stretta). Il libro dell’Ecclesiaste anche se è profondamente pessimista, e apparentemente senza speranza (cosa che ad alcuni ha fatto dubitare circa la sua ispirazione divina), manifesta chiaramente la sua ispirazione perché, forse, come nessun altro libro della Bibbia, induce l’uomo a cercare unicamente ed inevitabilmente in Dio, la reale ragione della propria esistenza. Le riflessioni dell’Ecclesiaste, sono le riflessioni di un credente che si allontana da Dio e non quelle di uno che non lo ha mai conosciuto. Per il credente, infatti, una volta conosciuto Dio e aver goduto la gloria della sua presenza e della speranza che in Lui si trova, una volta allontanatosi da Dio, tutto, ma proprio tutto, diventa inutile, appunto una vanità. Ha conosciuto la vera gloria e di fronte a questa gloria tutto è nulla; un nulla, che smarrita la gloria di Dio, rimane l’unica ragione di vita, una non ragione. Salomone possiamo dire senza dubbio che è il tipo di uomo che ha sperimentato Ebrei 6:4-8/2^ Pietro 2:21-22. Capitolo 1 Introduzione al libro Questi primi 11 versetti possiamo considerarli una introduzione a tutto ciò che nei successivi capitoli svilupperà più nel dettaglio. In questi versetti troviamo il tema principale, la vanità di tutte le cose, ma anche un’altra frase che ricorre per tutto il libro e che ci aiuta molto circa il tipo di indagine che Salomone ha intrapreso – qual è? “sotto il sole” troviamo 29 volte questa frase e ci indica chiaramente come l’indagine di Salomone fosse un indagine orizzontale, cioè dell’uomo che cerca risposte nell’uomo, e non in Dio. Ecclesiaste 1:1 Parole dell'Ecclesiaste, figliuolo di Davide, re di Gerusalemme. Ecclesiaste 1:2 Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste; Ecclesiaste 1:3 vanità delle vanità; tutto è vanità. Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che dura sotto il sole? “Vanità delle vanità, tutto è vanità” – tutto è assolutamente vano - con queste parole apre e chiude il libro (cap. 12:10). Salomone anticipa così, già la fine del suo discorso, anche se al termine troviamo un n.b. che è la risposta vincente a tutta la sua indagine. Questo della vanità è l’argomento principe intorno al quale L’Ecclesiaste farà ruotare tutto il suo discorso. Nel corso del libro Salomone presenterà una per una queste vanità che toccano tutti gli aspetti sensibili della vita dell’uomo. La vita, la morte, il lavoro, la famiglia, le ricchezze, la politica, la società, l’etica, la religione, la condizione umana in relazione all’età, ecc. . Cos’è una vanità? Per vano si intende tutto ciò che è inutile, vuoto, effimero, leggero, senza peso, incapace di produrre qualcosa di veramente soddisfacente e permanente. Qualcosa che appare come importante ma che non lo è nella realtà. La cosa preoccupante è che il predicatore, non considera vanità cose che anche noi, più o meno, saremmo in grado di definire tali, ma considera vano tutto in senso assoluto e cioè anche tutte quelle cose che per la maggior parte delle persone non sono assolutamente vane, come il lavoro, la giustizia, la famiglia ecc.. . Questo deve farci riflettere perché vuol dire che molti affidano le proprie speranze a cose che prima o poi tradiranno le loro aspettative rivelandosi in tutta la loro vanità. Chiediamoci: perché Salomone considera tutto una vanità? Perché non riesce a trovare il profitto di tutta la fatica che l’uomo fa sotto il sole. Salomone non riesce a considerare vero profitto, la sapienza, la ricchezza, la lunghezza di vita, una grande famiglia e tante altre cose apparentemente importanti, se fine a se stesse. Tutte queste cose per lui non sono un vero guadagno, un vero vantaggio, non tanto perché non siano cose buone in se, ma perché non sono in grado di produrre quel beneficio permanente che renderebbe la vita degna di essere vissuta. Questo beneficio permanente è andare oltre la morte in una esistenza eterna frutto di una giustizia perfetta che retribuisce gli uomini a secondo della loro condotta terrena. Salomone non scrive questo, ma si deduce chiaramente dalle tante considerazioni che lui fa circa il destino identico riservato, la morte, sia ai saggi che agli stolti, sia a chi ha fatto il bene come a chi ha fatto il male. Nei versetti che seguono Salomone accenna ad una prima spiegazione del perché secondo lui sotto il sole non c’è nulla di davvero profittevole, vantaggioso. Ecclesiaste 1:4 Una generazione se ne va, un'altra viene, e la terra sussiste in perpetuo. L’uomo è un vapore che appare per un po’ e poi svanisce, e qualcun altro prenderà il suo posto e così tutto continua senza sosta. Ecclesiaste 1:5 Anche il sole si leva, poi tramonta, e s'affretta verso il luogo donde si leva di nuovo. Ecclesiaste 1:6 Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri. Ecclesiaste 1:7 Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non s'empie; al luogo dove i fiumi si dirigono, tornano a dirigersi sempre. Anche la natura, l’universo pur nelle sue grandiosi leggi fisiche che lo regolano è un grande orologio che rifà sempre lo stesso giro. Ecclesiaste 1:8 Ogni cosa è in travaglio, più di quel che l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere, e l'orecchio non è mai stanco d'udire. A questo aggiungiamo la sofferenza che circonda tutto (la creazione geme ed è in travaglio); ed infine l’uomo che non riesce mai a trovare piena soddisfazione. Ecclesiaste 1:9 Quello ch'è stato è quel che sarà; quel che s'è fatto è quel che si farà; non v'è nulla di nuovo sotto il sole. Ecclesiaste 1:10 V'ha egli qualcosa della quale si dica: 'Guarda questo è nuovo?' Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto. Ecclesiaste 1:11 Non rimane memoria delle cose d'altri tempi; e di quel che succederà in sèguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi. Vrss. 4-11 : A Salomone il mondo doveva sembrare un disco rotto. Tutto ciò che il mondo produce, tutta la sua attività fisica ed umana sembrano senza scopo, se non quello di ripetersi all’infinito. Salomone era l’uomo più intelligente di sempre, e si sa, la ripetitività uccide l’intelligenza, infatti possiamo cogliere la sofferenza di Salomone da una frase in particolare “non v’è nulla di nuovo sotto il sole”. La sua era una grande frustrazione, doveva sentirsi come in una gabbia, dorata, ma dove tutto era già visto e sperimentato. L’uomo in tutto questo ripetersi all’infinito non sembra essere al di sopra ma anzi è parte integrante di questa ciclicità, non è dominatore ma è trascinato dagli eventi che si ripetono. Salomone non vede l’uomo come quell’essere superiore che dovrebbe essere per via della sua intelligenza, della sua somiglianza a Dio, anzi, non lo vede diverso dalle cose senza spirito, il sole, il vento, i fiumi. L’uomo è temporaneo come tutte le altre cose che girano e rigirano sulla terra. Questa è la vera tristezza di Salomone, che la sua ricchezza, sapienza, grandezza non potranno dargli altro destino che essere stato parte di un ciclo che ad un certo punto viene cancellato dai cicli che seguono. Il destino dell’uomo appare del tutto identico a quello delle cose ed allora che senso ha l’intelligenza, la fatica, la sapienza ecc.. . Ciò che vede Salomone è la verità, se la vita fosse tutta qui, che senso avrebbe? Nascere, crescere, studiare, lavorare, mettere su famiglia, avere dei figli; il tutto condito con molta sofferenza e troppe delusioni, per poi.......morire e finire? Credetemi, non è un gran che di significato, un essere intelligente non può accettare passivamente questo, ci deve essere qualcos’altro che renda la vita degna di essere vissuta. Molti sono quelli che vedono il mondo come Salomone in questi passi. La loro lontananza da Dio li fa esaminare solo ciò che ne è rimasto del mondo dopo il peccato ed ovviamente il quadro non può che essere spiacevole e senza vantaggi, perché è davvero spiacevole e senza vantaggi. Ma a quanti hanno invece rivolto lo sguardo verso l’alto, Dio ha fatto trovare risposte soddisfacenti, risposte in grado di elevare l’uomo dalla miseria della vanità e della limitatezza, alla gloria dell’eternità e della perfezione (1 Corinzi 15:42-44) Era quello che cercava Salomone, eternità e perfezione, questo per lui sarebbe stato davvero profittevole. Essere sapienti è profittevole? Nella seconda parte del capitolo iniziamo a vedere alcuni risultati delle sue investigazioni. Ciò che prende in esame in questo caso è la bontà o meno dell’essere sapienti. Ecclesiaste 1:12 Io, l'Ecclesiaste, sono stato re d'Israele a Gerusalemme, Ecclesiaste 1:13 ed ho applicato il cuore a cercare e ad investigare con sapienza tutto ciò che si fa sotto il cielo: occupazione penosa, che Dio ha data ai figliuoli degli uomini perché vi si affatichino. Ecclesiaste 1:14 Io ho veduto tutto ciò che si fa sotto il sole; ed ecco tutto è vanità e un correr dietro al vento. Le considerazioni di Salomone non sono semplice filosofia ma il frutto di un attento e profondo esame di tutte le cose. Questo esaminare, questo investigare Salomone lo considera una occupazione penosa affidata agli uomini. Perché è un occupazione penosa? e perché dice che Dio l’ha affidata agli uomini? L’essere intelligenti è una parte di noi a cui non possiamo rinunciare, fa parte della nostra natura, che Dio ha creata così, per cui l’investigare è proprio di tutti gli uomini. È un occupazione penosa perché porta a conoscere, ma sempre in maniera parziale e limitata e questo è motivo di grande frustrazione; inoltre la maggiore conoscenza è anche maggiore conoscenza della miseria e della limitatezza dell’uomo, causa questa di grande sofferenza. Tutta questa sapienza è vanità, perché è solo in grado di darci maggiore consapevolezza della nostra piccolezza ma non è in grado di elevarci da essa. Per quanto l’uomo possa elevarsi non riuscirà mai ad andare sopra i suoi veri limiti, la sofferenza e la morte. Questa è la condanna per il peccato e a questa realtà solo Gesù ha potuto rispondere. Ecclesiaste 1:15 Ciò che è storto non può essere raddrizzato, ciò che manca non può esser contato. In questa frase vediamo tutta l’impotenza dell’uomo a operare dei veri cambiamenti; l’uomo è condannato ad esistere in una realtà che non può essere modificata. Stiamo parlando di realtà morale dell’uomo, il peccato ha reso tutti gli uomini uguali per sempre. Oggi si pecca con maggiore tecnologia di ieri, con maggiore furbizia forse, ma interiormente non è cambiato il suo cuore e questo cuore storto non può essere addirizzato. Ciò che manca può essere inventato solo dalla fantasia ma non nella realtà. Il peccato ha bloccato l’uomo nella sua condizione scaduta di miseria ed impotenza e se non fosse stato che Dio ha deciso diversamente, sarebbe sempre rimasto così. Ecclesiaste 1:16 Io ho detto, parlando in cuor mio: 'Ecco io ho acquistato maggior sapienza di tutti quelli che hanno regnato prima di me in Gerusalemme'; sì, il mio cuore ha posseduto molta sapienza e molta scienza. Ecclesiaste 1:17 Ed ho applicato il cuore a conoscer la sapienza, e a conoscere la follia e la stoltezza, ed ho riconosciuto che anche questo è un correr dietro al vento. Ecclesiaste 1:18 Poiché dov'è molta sapienza v'è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore. Di fronte a tutto questo, a che vale la sapienza? Finalizzata a se stessa non da soddisfazione, ma anzi, aumenta l’insoddisfazione interiore, ed allora? Meglio sarebbe stato essere come le bestie, vivono la loro vita e muoiono inconsapevoli, mangiano, bevono e finiscono i loro giorni. L’intelligenza sembra essere una condanna, un capire il male senza potervi porre rimedio. Le soddisfazioni terrene sono una magra consolazione, se poi tutto finisce sotto terra e nel dimenticatoio. Se le cose stessero davvero così potremmo dire che il Creatore è malvagio, ma le cose non stanno proprio così. Dio ha creato l’uomo a sua immagine, perch’ei potesse condividere con Lui la gloria della vera sapienza, della vita eterna, della beata perfezione, e nonostante la ribellione dell’uomo che lo ha affossato nella miseria che Salomone ben descrive, Dio perseguirà l’obiettivo di redimere l’uomo, di elevarlo dalla sua misera ed impotente condizione umana. La risposta è Gesù, l’anello di congiunzione tra sotto il cielo e la gloria del cielo. Capitolo 2 La via della gioia (vrs. 1-11) Introduzione Ecclesiaste 2:1 Io ho detto in cuor mio: 'Andiamo! Io ti voglio mettere alla prova con la gioia, e tu godrai il piacere!' Il predicatore continua la sua investigazione sotto il sole alla ricerca di qualcosa che sia davvero in grado di dare un senso alla vita. In questi primi 11 versetti si sottopone ad un esperimento, vuole vedere se la gioia, cioè la felicità prodotta dal vedere realizzati i propri desideri e le proprie aspirazioni terrene, possa essere una ragione sufficientemente soddisfacente per dare senso alla vita. Ancora una volta Salomone anticipa il risultato della sua ricerca: Ed ecco che anche questo è vanità. Ecclesiaste 2:2 Io ho detto del riso: 'È una follia'; e della gioia: 'A che giova?' Come è arrivato a questa conclusione? Ripercorriamo la sua ricerca, dalle intenzioni alla realizzazione, fino alle considerazioni finali ed alla sentenza. Le intenzioni e la realizzazione 1) Soddisfazione della carne Ecclesiaste 2:3 Io presi in cuor mio la risoluzione di abbandonar la mia carne alle attrattive del vino, e, pur lasciando che il mio cuore mi guidasse saviamente, d'attenermi alla follia, finch'io vedessi ciò ch'è bene che gli uomini facciano sotto il cielo, durante il numero de' giorni della loro vita. Salomone ha fatto quello che tante persone fanno, pensando così di trovare un vero appagamento. Concedere soddisfazione alla carne, cioè a quella componente dell’uomo sottoposta ai sensi. Attrattive del vino, ci indica lo stato di semicoscienza prodotto dall’ubriachezza dove i freni inibitori si sciolgono e tutto viene vissuto al di là del controllo della mente. In questo stadio i sensi prendono il sopravvento sulla mente e le esperienze che si possono vivere possono ben definirsi esperienze folli, pazze, cioè in assenza di intelligenza. Quanto è vero questo anche oggi, quanti si tuffano nell’alcol, nella droga per fuggire una realtà insignificante, sperando di trovare maggiore soddisfazione ed invece precipitano sempre più sul fondo. Salomone però non è ne un depravato, ne una che vuole fuggire la realtà, Lui sta conducendo un esperimento, lui è a caccia di risposte per cui lasciando che il cuore lo guidasse saviamente ha voluto percorrere queste strade della follia per capire se mai queste strade potessero portare a qualcosa di buono. Salomone nel suo esperimento percorre ora un'altra strada: 2) Soddisfazione dell’intelletto Ecclesiaste 2:4 Io intrapresi dei grandi lavori; mi edificai delle case; mi piantai delle vigne; Ecclesiaste 2:5 mi feci dei giardini e dei parchi, e vi piantai degli alberi fruttiferi d'ogni specie; Ecclesiaste 2:6 mi costrussi degli stagni per adacquare con essi il bosco dove crescevano gli alberi; Un essere pensante è un essere che trova soddisfazione nel fare progetti sempre più ambiziosi e realizzarli. Salomone aveva dato avvio ad tutta una serie di progetti: aveva costruito il tempio di Gerusalemme (per quanto lui qui non ne parla probabilmente perche il progetto era di Dio e di Davide) ad ogni modo fu lui a realizzarlo; aveva costruito palazzi, flotte di navi (1^Re capp. 6-7). Aveva piantato giardini, parchi, con piante molto probabilmente prese da tutte le parti del mondo (alberi di ogni specie). Insomma la sua mente divinamente arricchita ha progettato e realizzato cose inimmaginabili per altri uomini, dirà più avanti, “Di tutto quello che i miei occhi desideravano io nulla rifiutai loro; non privai il cuore d'alcuna gioia” . I’intelletto di Salomone è stato soddisfatto pienamente e la gloria che riceveva per le sue opere grandiose e per la sua saggezza, era il suggello di questa piena soddisfazione. “1Re 4:29 Dio diede a Salomone sapienza, una grandissima intelligenza e una mente vasta com'è la sabbia che sta sulla riva del mare. … e la sua fama si sparse per tutte le nazioni circostanti. ……… 1Re 4:34 Da tutti i popoli veniva gente per udire la saggezza di Salomone, da parte di tutti i re della terra che avevano sentito parlare della sua saggezza. Anche oggi possiamo dire che molti si danno anima e corpo per soddisfare le proprie ambizioni, sperando di trovare nella realizzazione delle proprie aspirazioni la gioia definitiva, quella gioia che non finirà più, ma non sarà così. Il tempo passerà e la vera gioia sfuggirà perché stata cercata nel posto sbagliato. L’esperimento continua e passa per la: 3) Soddisfazione prodotta dalla ricchezza Ecclesiaste 2:7 comprai servi e serve, ed ebbi de' servi nati in casa; ebbi pure greggi ed armenti, in gran numero, più di tutti quelli ch'erano stati prima di me a Gerusalemme; Ecclesiaste 2:8 accumulai argento, oro, e le ricchezze dei re e delle province; mi procurai dei cantanti e delle cantanti, La ricchezza assicura il potere e Salomone ne aveva in abbondanza, più di tutti quelli che lo avevano preceduto. La ricchezza da un senso di onnipotenza a chi l’ha ed anche a chi l’ambisce. Illusoriamente molti uomini, tantissimi, vedono alla ricchezza come alla soluzione di ogni loro problema perche vedono solo all’aspetto della soddisfazione materiale credendo che la soddisfazione interiore sia poi una conseguenza della soddisfazione materiale, ma sappiamo tutti molto bene che non è assolutamente così. Salomone aveva molto di più di quanto noi possiamo solo immaginare di avere ed era assolutamente e gravemente insoddisfatto nel cuore, come più avanti avremo modo di vedere. Ultima tappa del suo esperimento: 4) Soddisfazione della sensualità e ciò che fa la delizia de' figliuoli degli uomini, delle donne in gran numero. La sensualità, cioè i sensi applicati alla sessualità, è un altro campo molto praticato dagli uomini per trovare una soddisfazione “soddisfacente”. Un grandissima percentuale del materiale che circola in Internet è pornografico; la stragrande maggioranza del materiale che circola per giornali e televisione se non è chiaramente a sfondo sessuale, è sicuramente molto allusivo al sesso; la moda ha come MCD l’attrazione sessuale. Insomma per farla breve la sensualità è oggi come in tutti tempi molto gettonata nella speranza di trovare una soddisfazione davvero in grado di dare un senso alla vita. Quando squallore, invece, quanta amarezza, quanta violenza c’è in molti casi dietro la ricerca di soddisfazione attraverso la sensualità. Salomone ha percorso anche questa strada, strada che lo ha portato all’idolatria ed alla ribellione a Dio “1Re 11:1 Il re Salomone, oltre alla figlia del faraone, amò molte donne straniere: delle Moabite, delle Ammonite, delle Idumee, delle Sidonie, delle Ittite, 1Re 11:2 donne appartenenti ai popoli dei quali il SIGNORE aveva detto ai figli d'Israele: «Non andate da loro e non vengano essi da voi, poiché essi certo pervertirebbero il vostro cuore per farvi seguire i loro dèi». A tali donne si unì Salomone nei suoi amori. 1Re 11:3 Ed ebbe settecento principesse per mogli e trecento concubine; e le sue mogli gli pervertirono il cuore.1Re 11:4 Al tempo della vecchiaia di Salomone, le sue mogli gli fecero volgere il cuore verso altri dèi; e il suo cuore non appartenne interamente al SIGNORE suo Dio, come il cuore di Davide suo padre. Salomone ha completato il suo esperimento, un esperimento durato una vita. Arriva alle considerazioni finali di tutto quello che lui ha fatto sotto il sole per vedere che profitto ha tratto da tutto ciò. Le considerazioni finali Ecclesiaste 2:9 Così divenni grande, e sorpassai tutti quelli ch'erano stati prima di me a Gerusalemme; e la mia sapienza rimase pur sempre meco. Ecclesiaste 2:10 Di tutto quello che i miei occhi desideravano io nulla rifiutai loro; non privai il cuore d'alcuna gioia; poiché il mio cuore si rallegrava d'ogni mia fatica, ed è la ricompensa che m'è toccata d'ogni mia fatica. Queste ultime parole mi sembrano malinconiche, “la ricompensa che mi è toccata d’ogni mia fatica è l’allegrezza che ho provato nel compiere ogni cosa”, non è molto soddisfatto, anzi, non è per niente soddisfatto, niente di più che un po’ di allegrezza, nulla di duraturo, di perpetuo, nessun profitto degno di questo termine. La gioia terrena anche nella sua massima espressione, non è in nessun caso in grado di produrre una gioia eterna, non è mai in grado di elevare l’uomo al di sopra dei suoi veri limiti, la sofferenza e la morte, ed allora la sua sentenza è: Sentenza Ecclesiaste 2:11 Poi considerai tutte le opere che le mie mani avevano fatte, e la fatica che avevo durata a farle, ed ecco che tutto era vanità e un correr dietro al vento, e che non se ne trae alcun profitto sotto il sole. I piaceri della carne, quelle dell’intelletto, quelle delle ricchezze, quelle della sensualità tutte insieme non producono alcun profitto vero, sono una grande delusione, un grande inganno. Salomone cercava disperatamente una vera ragione per vivere, un vero scopo alla sua esistenza senza riuscire a trovarlo, sotto il sole; non si accontentava di felicità passeggere, e gioie parziali. È una grande tristezza invece vedere come tanti uomini si accontentano della miseria in cui vivono, moralmente, carnalmente e spiritualmente. È triste vedere come tanti uomini non si interessano proprio a trovare una ragione alla propria esistenza. In questo l’Ecclesiaste deve essere davvero preso come esempio, un uomo che aveva tutto il vano ma che cercava senza sosta il vero. Salomone poteva scrivere lui il versetto di Marco 8:36 E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua? Questo era il pensiero fisso di Salomone; lui era sicuramente disposto a fare quello che fece il mercante di perle di Matteo 13:45 «Il regno dei cieli è anche simile a un mercante che va in cerca di belle perle; Matteo 13:46 e, trovata una perla di gran valore, se n'è andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l'ha comperata. Salomone l’avrebbe fatto, avrebbe buttato via tutto per quella perla bellissima che è il regno dei cieli. Critica alla sapienza (vrs.12-16) Ecclesiaste 2:12 Allora mi misi ad esaminare la sapienza, la follia e la stoltezza. Tutto ciò che abbiamo visto prima è stato il frutto della sapienza di Salomone, le sue opere grandiose, le sue ricchezze, la sua fama, anche nella ricerca dei piaceri Lui non è stato mosso da un istinto incontrollabile, ma lo ha fatto sempre lasciandosi accompagnare dalla sua saggezza che non l’ho ha mai abbandonato. A questo punto, visto il risultato insoddisfacente, Salomone si chiede: a che serve tutta questa sapienza? - Che farà l'uomo che succederà al re? Quello ch'è già stato fatto. – Visto che tutta questa sapienza non è in grado di determinare benefici a chi la possiede ed esercita, Salomone si chiede: Che ne sarà dell’uomo, che ne sarà del Re? Quello che è già stato stabilito, il destino è già scritto e nessuno lo può cambiare, neanche Lui con tutta la sua sapienza. Ecclesiaste 2:13 E vidi che la sapienza ha un vantaggio sulla stoltezza, come la luce ha un vantaggio sulle tenebre. Ecclesiaste 2:14 Il savio ha gli occhi in testa, mentre lo stolto cammina nelle tenebre; Salomone riconosce un vantaggio della sapienza sulla stoltezza; la sapienza produce molti benefici a differenza della stoltezza, chi è saggio – ha gli occhi in testa – nel senso che non agisce impulsivamente e istintivamente come se fosse senza ragione ma vede, riflette, valuta, ragiona e si muove di conseguenza, lo stolto mentre cammina senza ragione, senza rendersi conto e senza essere consapevole fino in fondo di quello che fa e delle conseguenze di quello che fa. La sapienza ha un vantaggio terreno ma… ma ho riconosciuto pure che tutti e due hanno la medesima sorte. Ecclesiaste 2:15 Ond'io ho detto in cuor mio: 'La sorte che tocca allo stolto toccherà anche a me; perché dunque essere stato così savio?' E ho detto in cuor mio che anche questo è vanità. Ecclesiaste 2:16 Poiché tanto del savio quanto dello stolto non rimane ricordo eterno; giacché, nei giorni a venire, tutto sarà da tempo dimenticato. Credo che Salomone non si riferisca al ricordo che i posteri avrebbero avuto di lui ma al fatto di non poter essere Lui, presente in spirito e in corpo, insomma vivo, perenne testimonianza di se stesso; infatti il suo grande rammarico, e la perenne insoddisfazione che accompagna tutto il suo discorso è rappresentata dal fatto che… Pur troppo il savio muore, al pari dello stolto! Salomone vuole la vita eterna!!! Lui non riesce a vedere questa realtà, forse a causa del suo allontanamento da Dio, ha perso la fiducia che Dio avrebbe provveduto qualcosa oltre quello che Lui vedeva con la sua sapienza. Vi furono altri personaggi dell’Antico Testamento che non essendosi allontanati da Dio non capirono tutto ma… Matteo 13:17 In verità io vi dico che molti profeti e giusti desiderarono vedere le cose che voi vedete, e non le videro; e udire le cose che voi udite, e non le udirono. Ebrei 11:13 Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Si riferisce alla venuta di Gesù, che avrebbe dato piena e completa soddisfazione al bisogno di eternità di Salomone come di tutti gli uomini. Estrema delusione di Salomone (vrs. 17-23) Questo esame alla sapienza porta Salomone ad una estrema delusione. Tutto gli sembra senza senso, un inutile sofferenza. Questo è il reale quadro nel quale l’uomo si trova quando vive senza Dio e fuori dalla speranza, dalla buona novella che cristo ha portato agli uomini. Tutti quelli che pongono seriamente attenzione alla vita sotto il sole non possono che giungere alle stesse conclusioni di Salomone e dire le cose che seguono: Ecclesiaste 2:17 Perciò io ho odiata la vita, perché tutto ciò che si fa sotto il sole m'è divenuto odioso, poiché tutto è vanità e un correr dietro al vento. Ecclesiaste 2:18 Ed ho odiata ogni fatica che ho durata sotto il sole, e di cui debbo lasciare il godimento a colui che verrà dopo di me. Ecclesiaste 2:19 E chi sa s'egli sarà savio o stolto? Eppure sarà padrone di tutto il lavoro che io ho compiuto con fatica e con saviezza sotto il sole. Anche questo è vanità. Ecclesiaste 2:20 Così sono arrivato a far perdere al mio cuore ogni speranza circa tutta la fatica che ho durata sotto il sole. Ecclesiaste 2:21 Poiché, ecco un uomo che ha lavorato con saviezza, con intelligenza e con successo, e lascia il frutto del suo lavoro in eredità a un altro, che non v'ha speso intorno alcuna fatica! Anche questo è vanità, e un male grande. Ecclesiaste 2:22 Difatti, che profitto trae l'uomo da tutto il suo lavoro, dalle preoccupazioni del suo cuore, da tutto quel che gli è costato tanta fatica sotto il sole? Ecclesiaste 2:23 Tutti i suoi giorni non sono che dolore, la sua occupazione non è che fastidio; perfino la notte il suo cuore non ha posa. Anche questo è vanità. Al termine di questa indagine Salomone sfoga tutta la sua amarezza per qualcosa che gli appare come una grande ingiustizia. Lui con la sua sapienza ha lavorato sodo, si è ingegnato, ha costruito opere meravigliose, si è preoccupato, si è addolorato, perfino la notte il cuore non ha avuto posa, morirà al pari dello stolto che non ha fatto niente e come se non fosse già sufficientemente triste così, chi gli succederà, senza alcuna fatica, diventerà padrone di tutto. C’è da essere davvero infuriati. Il peccato ha corrotto tutti gli equilibri per cui accade che sulla terra avvengono grandi ingiustizie. Il piano di Dio per l’uomo non era questo, ma nonostante tutto il peccato introdotto dall’uomo, Dio persegue il suo piano di salvezza. Dio rimetterà tutto nell’ordine giusto, l’empio ed il giusto avranno sorti diverse. Galati 6:8 Perché chi semina per la propria carne, mieterà dalla carne corruzione; ma chi semina per lo Spirito, mieterà dallo Spirito vita eterna. …..Osea 8:7 chi semina vento, mieterà tempesta; …..Galati 6 e chi avrà seminato bene mieterà a suo tempo. Chi si sarà ribellato a Dio sarà giudicato, ma chi avrà creduto nell’opera di Dio in Gesù non sarà giudicato ma passerà dalla morte alla vita. In questo tempo potremmo essere vittime di molte ingiustizie ma a queste ingiustizie non rispondiamo infuriandoci, lamentandoci, ribellandoci a Dio, dubitando della sua esistenza o del suo amore, ma rispondiamo sottomettendoci alla sua autorità fiduciosi del suo amore e della sua giustizia. La realtà di queste cose deve indurci a rivedere l’importanza che anche noi rischiamo di attribuire a cose come abbiamo visto, vane, e che occupano tutto il nostro tempo e dobbiamo chiederci cosa vogliamo fare invece per le cose vere, le cose eterne…Filippesi 4:8 Del rimanente, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri. Filippesi 4:9 Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e vedute in me, fatele; e l'Iddio della pace sarà con voi. Il mondo pullula di Salomoni, di persone che o hanno perso tutta la loro speranza in qualcosa di migliore oppure vivono in mondo illusorio, ma noi conosciamo le parole di vita eterna, parole che il mondo ha assoluto bisogno di conoscere. Noi a prescindere di tutto quello che può accadere dobbiamo essere una spanna sopra chi non conosce il Signore, una spanna sopra per amore, per giustizia, per speranza, per gioia per serenità e pace. Noi abbiamo trovato il tesoro, la perla di gran prezzo; le nostre prospettive vanno oltre la morte e la sofferenza, vanno oltre il nostro destino terreno. Gli interrogativi ed i desideri di Salomone trovano piena risposta in Gesù Cristo, noi lo sappiamo, lo abbiamo sperimentato, noi solo possiamo comunicarlo agli altri. La conclusione del credente lontano da Dio Salomone abbiamo detto è uno lontano da Dio ed in questo momento sta ragionando come un uomo che vede Dio, ma lo vede lontano e disinteressato alle sorti ed alle vicissitudini che si svolgono sotto il sole, non è incredulo ma ha perso di vista l’amore di Dio per le sue creature. Ecclesiaste 2:24 Non v'è nulla di meglio per l'uomo del mangiare, del bere, e del far godere all'anima sua il benessere in mezzo alla fatica ch'ei dura; ma anche questo ho veduto che viene dalla mano di Dio. Ecclesiaste 2:25 Difatti, chi, senza di lui, può mangiare o godere? Alla fine, con molta fatica, fa finta di accontentarsi dell’unica cosa certa, cioè godere di quel benessere che viene come frutto del proprio impegno….ma…avendo conservato la sapienza che Dio gli ha data, non può non ammettere che anche questo beneficio, non è il diretto e inevitabile frutto delle sue fatiche, ma è una benedizione che viene da Dio. In altre parole, Salomone prende atto che tutta la sua sapienza, gloria, ricchezza ecc…, se non fosse perché Dio lo permette, non sarebbe sufficiente a garantirgli alcun beneficio, neppure minimo, come mangiare e bere. Salomone in questo riconosce la sua assoluta dipendenza da Dio, cosa rara in una persona con quelle ricchezze intellettuali e materiali. Anche nel suo vivere lontano da Dio, quanto dobbiamo imparare da Salomone; avrebbe potuto attribuirsi tante cose per via della sua elevata sapienza, invece giustamente, riconduce ed attribuisce ogni cosa buona a Dio…mentre l’uomo tante volte si esalta per quella cosa giusta che fa tra le mille che invece fallisce. Un barlume di speranza Pur nella sua lontananza Salomone è in grado di discernere il giusto agire di Dio; giusto agire che anche noi vogliamo considerare. Ecclesiaste 2:26 Poiché Iddio dà all'uomo ch'egli gradisce, sapienza, intelligenza e gioia; ma al peccatore dà la cura di raccogliere, d'accumulare, per lasciar poi tutto a colui ch'è gradito agli occhi di Dio. Anche questo è vanità e un correre dietro al vento. Salomone riconosce ancora che la fonte della sapienza, dell’intelligenza e della gioia è Dio. Si riferirà soltanto alla gioia terrena della quale prima ha detto che non giova a nulla o pensa ad una gioia eterna? Salomone sa bene che Dio può rispondere alle sue richieste, ma come abbiamo detto prima, la sua lontananza da Lui, i suoi sensi di colpa probabilmente, gli impediscono di ascoltare le risposte di Dio ai suoi quesiti esistenziali. Le ultime parole di questo capitolo riprendono la cantilena di sempre tutto è vanità, anche in un caso dove la giustizia di Dio si manifesta a favore del giusto ed a sfavore del peccatore. È vero, Dio premia colui che egli gradisce, ma che misero premio rispetto ai valori eterni, anche quel giusto alla fine morirà al pari del peccatore le cui ricchezze lui ha goduto, ed allora qual è il vantaggio di tutto questo? Anche questo è un correre dietro al vento. Salomone non vede al di là della sua condizione terrena, ma noi sappiamo che il giusto agire di Dio ha implicazioni molto più ampie e durature rispetto alla condizione terrena. Per cui se Salomone termina questo capito con tanta delusione noi invece, partendo dalla miseria umana ben descritta da Salomone, vogliamo vedere al dono immenso della vita eterna che abbiamo ricevuto per grazia mediante la fede in Cristo Gesù che carico dei nostri peccati li ha espiati per sempre concedendoci di entrare nella gloria del Padre. Capitolo 3 La vita dell’uomo sottoposta al tempo Salomone in questa parte della sua ricerca si sofferma su un altro tema che è per lui motivo di frustrazione: Il tempo. Il tempo è per lui motivo di frustrazione perché in tutta la sua gloria e sapienza egli non è in grado di modificare questa legge alla quale anche lui, il grande re, deve inchinarsi. (Secolo passato - Galati 14:1-4 secolo presente malvagio – Luca 18:30 secolo avvenire). Il concetto di tempo è strettamente legato alla condizione del “sotto il sole”. Il tempo scandisce tutta l’esistenza terrena e dichiara tutti i limiti di questa condizione, infatti, il tempo dice che c’è un inizio ed una fine. Niente come il tempo è maggiore testimonianza dell’assenza di eternità; il tempo è l’antitesi dell’eternità. La vita dell’uomo, di qualsiasi uomo, dal più derelitto al grande Salomone, inizia con il nascere e finisce con il morire, in mezzo tutto il resto, che è a sua volta segnato dal tempo. Questi limiti imposti dal tempo, però, si scontrano con la realtà dell’anima dell’uomo, credente o no, che ha, secondo la Parola di Dio, una esistenza eterna, anche se ha avuto inizio in un preciso momento. Infatti la P.d.D. in relazione al piano di salvezza per l’uomo dice: Apocalisse 22:5 Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli. - Apocalisse 20:10 E il diavolo che le aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli. Apocalisse 20:15 E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco. Quindi credenti è non vivranno eternamente, ma in condizioni differenti. Queste cose ci dicono chiaramente che nei piani di Dio non c’era la volontà di creare degli esseri finiti (cioè che avessero una fine) ma degli esseri eterni; per cui credere che il tempo terreno sia tutto il tempo a disposizione dell’uomo è credere in qualcosa che non corrisponde al vero e distrarrà drammaticamente l’uomo dal ricercare la soddisfazione dei valori veri, quelli eterni, per affondarlo in una ricerca misera e terrena che come vediamo in Salomone non approderanno a nessuna vera soddisfazione. Stacchiamoci ora, per un momento, dagli interrogativi di Salomone, e concentriamoci su questo brano che stimola molte riflessioni interessanti, per noi che, volente o nolente, viviamo la successione del tempo, perché così Dio ha stabilito per adesso. Ecclesiaste 3:1-8 Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: 1. un tempo per nascere e un tempo per morire; 2. un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato; 3. un tempo per uccidere e un tempo per guarire; 4. un tempo per demolire e un tempo per costruire; 5. un tempo per piangere e un tempo per ridere; 6. un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare; 7. un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle; 8. un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; 9. un tempo per cercare e un tempo per perdere; 10. un tempo per conservare e un tempo per buttar via; 11. un tempo per strappare e un tempo per cucire; 12. un tempo per tacere e un tempo per parlare; 13. un tempo per amare e un tempo per odiare; 14. un tempo per la guerra e un tempo per la pace. 14 abbinamenti per 28 situazioni. 28 situazioni che riguardano esclusivamente la vita terrena. Infatti il tempo, come abbiamo detto, riguarda esclusivamente la nostra condizione terrena. 14 situazioni per 2 opposti atteggiamenti. Questa alternanza tra bene e male ricorda molto l’albero della conoscenza del bene e del male dal quale l’uomo colse e mangiò il frutto proibito. L’uomo è condannato a conoscere sia il bene che il male relativamente ad ogni cosa riguardo la sua vita terrena. Ad ogni uomo accade tutto (vrs. 1) - (Eccl. 9:2). Prima o poi, tutto accade o potrebbe accadere. Essere giusti non preserva necessariamente da sorti nefaste, ne essere empi impedisce necessariamente di godere di gioie. Non è vero che a noi succede tutto ed agli altri no. Questa certezza molte volte alleggerisce il peso che portiamo. Dice un vecchio proverbio “Mal comune mezzo gaudio” non perché siamo felici che anche altri stanno male come noi, ma perché a volte potrebbe capitare di sentirci più malvagi di altri, peggiore di altri e perciò più degni di punizione. Questi ragionamenti molte volte sono sbagliati ed appesantiscono la nostra vita. Noi siamo esattamente come tutti – peccatori, e ciò che ci accade, accade anche agli altri. Certo a volte il Signore per richiamarci può anche appesantire la mano, altre volte ce l’andiamo a cercare, ma tante volte ciò che ci accade è esattamente ciò che potrebbe accadere a chiunque è immerso nel mondo malato di peccato (ribellione a Dio) nel quale viviamo. Non sempre è tempo di qualcosa. Ci sono momenti nei quali è opportuno qualcosa, altri nei quali la stessa cosa è inopportuna. Esaminando il brano ci rendiamo conto che esistono chiari momenti dove non è momento per ridere, o dove occorre tacere; poi altri apparentemente meno chiari dov’è tempo di guerra o di uccidere (una persona che commetteva una data trasgressione era condannata a morte dalla legge di Dio – nessun uomo era autorizzato ad uccidere se non nei casi del vindice) o di buttar via, o di demolire. Fare esempi – o far fare esempi. È interessante notare che comunque è sempre tempo di qualcosa. La nostra vita è completamente sottoposta al tempo giusto per qualcosa, anche per più cose. Questo essere tempo per qualcosa ci richiama al fatto che oggi deve essere fatto ciò che è tempo di fare. Non è qualcosa che possiamo rimandare, ne saltare senza che questo provochi delle conseguenze negative. Adesso per noi potrebbe essere contemporaneamente tempo giusto, per più cose: per curare qualcosa, per demolirne altre, per rallegrarci di qualcos’altro, è importante chiedere a Dio di aiutarci a discernere sempre, che tempo è oggi per fare al tempo giusto la cosa giusta. Potrebbe essere anche tempo di scelte importanti per il Signore, scelte di fede, scelte per una vita maggiormente dedicata a Dio, potrebbe essere tempo di pentimento e di abbandono di qualche peccato che non riusciamo a staccare da noi...insomma anche oggi è sicuramente tempo per molte cose importanti ...”oggi se udite la sua voce non indurite i vostri cuori” dice il Salmo 95:8. Bisogna accettare il tempo che il Signore ci dona. Godendo o riflettendo. Troppo tardi! esiste la possibilità che siamo fuori tempo massimo. Esistono delle cose che se non facciamo al tempo giusto non le possiamo più fare. Per questa ragione chi ha tempo non aspetti tempo. Niente dura per sempre. Il tempo stabilisce che tutto inizia e tutto, però, finisce. Questo, se da un lato ci dispiace, dall’altro ci è d’aiuto saperlo perché sappiamo che la vita è: non solo gioie ma anche non solo dolori, non solo riposo ma anche non solo fatica. Ad ogni modo, ogni tempo è scandito dalla volontà di Dio. Accettiamo ogni tempo, sapendo che Dio è sovrano sopra ogni tempo. Fatica e tempo, che senso ha? Ecclesiaste 3:9 Che profitto trae dalla sua fatica colui che lavora? Il tempo cancellerà ogni cosa, dice un detto popolare, ed allora, quale vantaggio ne ha chi lavora e si affatica?. Ricordiamo che per Salomone, vantaggio, non è nell’immediato o per un tempo, ma: che utile senza fine riceve chi lavora e si affatica se poi il tempo inizia e finisce ogni cosa? È interessante notare come nella bibbia troviamo qualcos’altro o meglio qualcun altro che è l’inizio e la fine di ogni cosa, e che è esattamente l’opposto del tempo, l’alfa e l’omega, Gesù. Gesù è l’inizio e la fine nel senso che non esiste un prima di lui ne un dopo di lui, quindi l’infinito. In Cristo il concetto di tempo come noi lo conosciamo si dissolve. Anche il credente accede in Cristo ad una nuova dimensione dove il tempo non scandirà più la sua esistenza. Un canto dice “quando il tempo passera.....” Ecclesiaste 3:10 Io ho visto le occupazioni che Dio dà agli uomini perché vi si affatichino. Molto probabilmente si riferisce alle stesse occupazioni del cap. 1:13 e cioè all’investigazione che l’uomo fa di quello che succede sotto il sole per capire se c’è qualcosa di veramente vantaggioso. Anche indagare sul rapporto tra l’uomo ed il tempo è un bell’affaticarsi senza peraltro trovare risposte pienamente soddisfacenti. Investigare però, anche se potrebbe essere un occupazione penosa che a volte disillude, è anche il campo di lavoro di una mente e di un cuore onesto che cerca risposte importanti a problemi importanti come quello: che ne sarà di noi? Salomone infatti nel suo investigare si avvicina alla verità e cioè che.... Il germe del libro – l’origine psichica della fede Ecclesiaste 3:11 Dio (Elhoim) ha fatto ogni cosa bella al suo tempo (quand’era tempo di creare l’uomo): egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell'eternità, sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che Dio ha fatta. Al termine del discorso sul tempo ecco il suo vero cruccio: perché Dio ha creato l’uomo capace di concepire, di pensare all’eternità, quanto tutto è sottoposto al tempo che inizia e finisce ogni cosa? Perché è proprio questo pensiero che abita in qualsiasi mente, dell’ateo come ovviamente del credente, come di chi non ha mai sentito parlare di Dio, che porterà l’uomo all’incontro con Dio. Se a Salomone non fosse mai venuto in mente il pensiero dell’eternità probabilmente non si sarebbe mai angosciato per questo dilemma e mai avrebbe scritto questo libro ma anche mai avrebbe cercato Dio, una volta allontanatosi e mai lo avrebbe trovato. Quindi questo pensiero è sicuramente il germe di tutte queste considerazioni. È gravissimo non dare ascolto a questo pensiero, metterlo a tacere continuamente, vivere questa vita come se mai in mente ci fosse venuto: ma cosa c’è oltre la morte? Che succede? Cerca, cerca queste risposte, invece, ed ecco che si trova la risposta, la buona notizia che Salomone sperava qualcuno gli desse e che anche tutto il mondo di allora e di oggi deve conoscere: Gesù che cancella il peccato del mondo e lo introduce li dove non c’è tempo, dove “Non ci sarà più notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli”. Ricaduta Visto l’impossibilità per Salomone di giungere ad una risposta piena ed esauriente sull’eternità, ecco che il suo sguardo ricade sotto il sole...ancora una volta va verso le soddisfazioni terrene. ....sebbene l'uomo non possa comprendere dal principio alla fine l'opera che Dio ha fatta. Ecclesiaste 3:12 Io ho riconosciuto che non c'è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, Ecclesiaste 3:13 ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio. Ancora una volta cerca di accontentarsi di ciò che ha sotto mano, il dono che Dio gli dà di poter godere del benessere e dell’allegria che riesce a procurarsi. Il “nulla di meglio” sembra tanto un nulla di più, un accontentarsi appunto. Queste cose, se però le vediamo non come l’unica fonte di soddisfazione per l’uomo, ma come quel sopraggiunto di cui parla Matteo 6, ecco che diventano il dono di Dio perché possiamo vivere una vita dignitosa e serena, frutto non di eccessi o di furberia, ma “in mezzo a tutto il suo lavoro”, con il cuore saldamente aggrappato alle beate promesse eterne che attendono di realizzarsi. Nuovamente vicino alla risposta Ecclesiaste 3:14 Io ho riconosciuto che tutto quel che Dio fa è per sempre; niente c'è da aggiungervi, niente da togliervi; e che Dio fa così perché gli uomini lo temano. Salomone osservando ciò che lo circonda dichiara che Dio non fa nulla di limitato, o che invecchia e non è più adatto. Ciò che fa Dio non è sottoposto ne al tempo ne al giudizio dell’uomo. Ciò che fa Dio non ha bisogno di modifiche (quanta gente dovrebbe riflettere su questo versetto). È vero tutto va e viene, le piante, gli animali, vivono poi muoiono ma ne nascono altri, e noi sappiamo che nell’ecosistema tutto si trasforma e niente si distrugge. Ciò che Dio fa, è per sempre...ma allora anche l’uomo? Salomone dice cose, vere, che sarebbero in grado di rispondere perfettamente alle sue domande di eternità. O gli sfugge il senso profondo di quello che dice, oppure vuole spingere il lettore a trovare Dio osservando le sue opere dicendo: vedi le opere perfette e durature di Dio e pensa, com’è possibile che tutto finisca in un mucchio di polvere? ... e che Dio fa così perché gli uomini lo temano. Le opere di Dio parlano della sua potenza e della sua maestà, ed osservare questa maestà induce gli uomini ad avere timore e rispetto di Lui. Corsi e ricorsi Ecclesiaste 3:15 Ciò che è, è già stato prima, e ciò che sarà è già stato, e Dio riconduce ciò ch'è passato. Su questa terra tutto si ripete ciclicamente. Questo deve indurre l’uomo a non affannarsi oltre modo per quello che succede sotto il sole, deve anzi, vivere delle poche cose essenziali e poi deve elevare il suo pensiero verso l’alto e cercare come fa Salomone risposte gloriose ed eterne, che diano una vera dignità all’uomo. E come se Dio desse ripetizioni agli uomini, ogni volta che le cose si ripetono, Lui dice, cercate altrove: Matteo 6:33 Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. L’uomo e la giustizia umana Inizia un nuovo ragionamento. Considera ora brevemente il tema della giustizia umana, e scopre quello che tutti sappiamo, e cioè la corruzione. Salomone è particolarmente sensibile al tema della giustizia, perché lui infatti ritiene fortemente ingiusta la medesima sorte per il giusto come per l’empio, come ancora vedremo in questi versetti, per le bestie, così vede l’ingiustizia commessa dall’uomo, specie nel luogo stabilito per giudicare, come qualcosa di davvero indegno. Ecclesiaste 3:16 Ho anche visto sotto il sole che nel luogo stabilito per giudicare c'è empietà, e che nel luogo stabilito per la giustizia c'è empietà, Ecclesiaste 3:17 e ho detto in cuor mio: «Dio giudicherà il giusto e l'empio poiché c'è un tempo per il giudizio di qualsiasi azione e, nel luogo fissato, sarà giudicata ogni opera». Salomone confida in una giustizia superiore, quella di Dio, che nel tempo e nel luogo da lui fissato e solo da lui conosciuto, farà il suo corso, ed ogni opera sarà giudicata rettamente. Anche in questo caso Salomone con il pensiero va oltre questo tempo terreno, va nel di là che non riesce a capire appieno. L’uomo è simile alle bestie? Ecclesiaste 3:18 Io ho detto in cuor mio: «Così è a causa dei figli degli uomini, perché Dio li metta alla prova, ed essi stessi riconoscano che non sono che bestie». Ecclesiaste 3:19 Infatti, la sorte dei figli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni e alle altre tocca la stessa sorte; come muore l'uno, così muore l'altra; hanno tutti un medesimo soffio, e l'uomo non ha superiorità di sorta sulla bestia; poiché tutto è vanità. Ecclesiaste 3:20 Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere. Ecclesiaste 3:21 Chi sa se il soffio dell'uomo sale in alto, e se il soffio della bestia scende in basso nella terra? (questo Salomone lo sa cap. 12:9) Questi versetti possiamo ricollegarli in qualche modo a tutti i versetti precedenti del capitolo. Salomone in altre parole sta dicendo che l’uomo: sottoposto al tempo, limitato ed incapace di capire l’eternità, muto ed inerme di fronte alla perfezione di ciò che Dio ha fatto, incapace di sottrarsi dal ripetersi di ogni cosa, incapace di cogliere il messaggio che questo ripetersi degli eventi porta, incapace di giudicare rettamente, tutte attività esclusive di un essere superiore, altro non è che una bestia. Il raffronto con le bestie non scaturisce da un desiderio di insultare l’uomo ma dalla considerazione della sorte che tocca ad entrambi. In altre parole, a giudicare dal fatto più importante, e cioè il destino finale, c’è molta più uguaglianza tra le bestie e l’uomo di quanto non s’immagini. Tutte quelle peculiarità alte dal punto di vista morale e intellettivo proprie di un essere intelligente decadono miseramente di fronte alla morte che è destino ultimo pure delle bestie. Dice ancora che Dio ha voluto che l’uomo si rendesse conto di quello che è proprio riflettendo su queste cose. Non ha tutti i torti, l’idea che Dio aveva per l’uomo era infatti altra, era molto simile alla figura di Gesù, ma il peccato ha reso l’uomo peggio delle bestie, si è abbruttito a tal punto da fare e pensare cose indegne ed ignobili. Salomone parla da uomo che ha perso di vista Dio ma dice cose che corrispondono al vero – l’uomo nel peccato e senza Dio non si eleva molto da una bestia creata senza una intelligenza della stessa qualità dell’uomo. Ad ogni modo sappiamo bene che Dio aveva un piano per redimere l’uomo da questa condizione bestiale prodotta dal peccato e ri-elevarlo alla dignità di essere ad immagine e somiglianza di Lui – Non possiamo non ricordare le gloriose parole con le quali Lo S.S., per mano dell’apostolo Giovanni vuole ricordare chi siamo in Cristo : 1Giovanni 3:1 Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 1Giovanni 3:2 Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. In riferimento al “...tutti hanno un medesimo soffio” sappiamo che non è così (vedi Genesi 1 e 2 dove si capisce chiaramente che la qualità del soffio che anima l’uomo e le bestie è assolutamente differente) probabilmente si riferisce al termine utilizzato per indicare la sostanza che caratterizza lo spirito (ruach – pneuma) che nella Bibbia viene usato indifferentemente per tutte le forme di spirito o anima, da Dio fino all’anima di un animale. Il medesimo soffio è medesimo per L’ecclesiaste che vede solo sotto il sole e lo vede sulla base della medesima sorte. Per quanto invece riguarda la sorte del soffio umano e del soffio delle bestie, Salomone sa benissimo come stanno le cose (vedi 12:9); quindi probabilmente facendo queste affermazioni vuole mettere in evidenza le incertezze che sono proprie di chi non conosce Dio, o lo ha perso come Salomone, infatti, non è raro trovare persone che a tal proposito risponderebbero esattamente come Salomone pur definendosi più o meno credenti ma senza le certezze evangeliche. Non sappiamo che fine faremo…quindi… Ecclesiaste 3:22 Io ho dunque visto che non c'è nulla di meglio per l'uomo del rallegrarsi nel compiere il suo lavoro; tale è la sua parte; infatti, chi potrà farlo tornare per godere di ciò che verrà dopo di lui? Non ci pensiamo, pensiamo a godere di quello che riusciamo a fare con il nostro lavoro, è una misera parte, ma è l’unica a cui possiamo aspirare. L’uomo senza Dio è una gran pena. Il credente che vede ai beni terreni come fatto determinante per la sua serenità e pace, dimentico dei tesori celesti eterni e gloriosi, è una pena assoluta ed una grande tristezza. Capitolo 4 Un investigazione acuta e finalizzata Salomone prosegue la sua analisi di ciò che si fa sotto il sole. All’inizio (cap. 1:13) aveva detto che avrebbe fatto un analisi attenta e sta mantenendo la sua promessa. Aveva definito la sua investigazione un occupazione penosa ed infatti anche ciò che vedremo in questo capitolo non è piacevole ma è piuttosto penoso, ma Salomone ha deciso di rivelare il risultato delle sue riflessioni e lo farà fino in fondo. Il Predicatore vuole che i lettori siano pienamente informati di ciò che accade sotto il sole, e non lo fa per il semplice piacere di informare i lettori, ma ha un fine da raggiungere. La mia impressione è che lo scopo di Salomone sia quello di preparare perfettamente il lettore per l’ultimo capitolo del libro, quando alla conclusione del suo discorso i lettori saranno più o meno direttamente chiamati a prendere una posizione assolutamente consapevole davanti a Dio. Ne scuse, ne attenuanti potranno essere presentate a Dio, dopo che Salomone ha messo a nudo la misera condizione umana ed aver con le sue analisi attente ed incontestabili, distrutto ogni illusione di vera gioia e di vera felicità su questa terra. Solo in Dio c’è la possibilità di soddisfare appieno i bisogni eterni dell’uomo e chi non lo farà, lo farà nella più completa consapevolezza. Consapevolezza che Salomone con questo libro, ha contribuito in maniera significativa a costruire. Denuncia dei mali del mondo In questo capitolo, Salomone denuncia una serie di mali che si commettono sotto il sole. Mali che, casomai ce ne fosse stato ancora bisogno, dichiarano la miseria e la corruzione alla quale è sottoposto l’animo umano. Questa miseria frustra ogni speranza di soddisfazione vera e duratura. Di fronte a questa denuncia, l’uomo dovrebbe ancora una volta interrogarsi: c’è qualcos’altro oltre questo facile male che per poco o per molto avvolge l’intera vita sotto il sole? Ecclesiaste 4:1 Mi sono messo poi a considerare tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole; ed ecco, le lacrime degli oppressi, i quali non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori c'è la violenza, mentre quelli non hanno chi li consoli. In questo primo versetto troviamo due gravi mali che appestano l’umanità. 1° - Le oppressioni: Per oppressioni dobbiamo intendere tutto ciò che di ingiusto ed indesiderabile un uomo è costretto a subire, a sopportare. “...tutte le oppressioni...” ci dice che Salomone non vede solo la quantità delle oppressioni, cioè quante volte l’uomo è costretto a subire; ma anche la qualità delle oppressioni cioè a che tipi di oppressione è sottoposto. Infatti esistono un numero elevato di oppressioni diverse: il lavoro sottopagato; le tasse esagerate ed ingiuste, la prepotenza di alcuni, ecc... un lunghissimo elenco. Esistono oppressioni evidenti come quelle di prima ma anche altre forme meno evidenti che pure recano sofferenza al prossimo. All’interno di una famiglia ad esempio ci possono essere comportamenti errati che non si decide di modificare e che possono produrre stanchezza, frustrazione alla moglie, ai mariti, ai figli, ai genitori, e che nel tempo possono degenerare in decisioni pericolose. Leggendo questo versetto potremmo pensare che esistano due categorie assolutamente distinte: oppressi ed oppressori. La realtà però è diversa, l’uomo caduto nel peccato ha perso gli equilibri della giustizia e dell’amore ed è diventato un oppressore ed un oppresso allo stesso tempo. A volte fa piangere altri ed altre volte e lui a piangere per l’ingiustizia degli altri. ...i quali non hanno chi li consoli... ci introduce ad un secondo grave male che Salomone denuncia: 2° - L’indifferenza: Se l’oppressione ha più direttamente a che vedere con l’assenza di giustizia, l’indifferenza ha direttamente a che vedere con l’assenza di l’amore. Perché non c’è chi li consoli? Ma è chiaro, perché l’uomo è tutto avvolto nel proprio egoismo ed ha gli occhi talmente ed unicamente rivolti verso se stesso che non riesce a scorgere il prossimo in difficoltà e se per sbaglio lo scorge o fa finta di non averlo visto oppure trova mille argomentazioni per giustificare la propria indifferenza. Pensare, che per consolare a volte non ci vogliono necessariamente cose, beni, capacità da psico-terapeuti o altro, basterebbe un gesto di affetto, a volte semplicemente la presenza, come fu per Giobbe - Giobbe 2:13 Rimasero seduti per terra, presso di lui, sette giorni e sette notti; nessuno di loro gli disse parola, perché vedevano che il suo dolore era molto grande. Quanto vale un mondo senza giustizia e senza amore Ecclesiaste 4:2 Perciò ho stimato i morti, che sono già morti, più felici dei vivi, che sono vivi tuttora; Ecclesiaste 4:3 più felice degli uni e degli altri è colui che non è ancora venuto all'esistenza, e non ha ancora visto le azioni malvagie che si commettono sotto il sole. In un mondo così tutti i valori sono sottosopra, anche il valore della vita. Per Salomone l’ amore e la giustizia sono talmente importanti che in assenza di essi la vita stessa diventa una pena, mentre il morire un mezzo guadagno, ed il non essere mai venuti al mondo la vera felicità. Il mondo oppresso dal peccato ha trasformato la gioia della vita in un inferno. Non è forse quello che anche noi pensiamo tante volte? Chi sarebbe felice di tenersi il mondo così com’è? Se gli uomini fossero privati di tutte le speranze, valide o meno che siano, in un mondo migliore, non penserebbero tutti le stesse cose che pensa Salomone? È solo la speranza in un mondo migliore che salva l’umanità da una frustrazione totale. Chi ha ideali politici spera che se gli ideali in cui crede saranno messi in atto il mondo migliorerà; chi spera ancora che sarà la cultura a salvare l’uomo; chi ancora spera che sia un equa ricchezza per tutti a farlo; chi ancora spera in un grande amore universale prodotto dall’unificazione di tutte le religioni (sincretismo). Purtroppo molte speranza sono mal riposte è non produrranno un bel nulla. Per una stima diversa Ancora una volta dobbiamo dire che l’uomo ha una sola via da percorrere per ribaltare la pessima stima che Salomone fa di questa vita, ed è quella di fare pace con Dio e ritornare sotto la sua guida. Questa è la missione di salvezza compiuta da Gesù questa è la buona notizia che è venuta a portare e che in questi giorni tanti si stanno preparando a festeggiare, senza sapere che se non hanno accolto Gesù come Signore della propria vita, sono ancora caricati di tutti i loro peccati ed hanno davvero poco da festeggiare. Altri mali I mali dei primi versetti sono dei mali che sono alla base della società dell’uomo e che in qualche modo contribuiscono anche a tutti gli altri mali che affliggono l’umanità. Adesso Salomone esamina mali che si riscontrano in particolare in alcuni campi della vita. Nel lavoro Pr 26:13-16; Lu 12:15-21 Ecclesiaste 4:4 Ho anche visto che ogni fatica e ogni buona riuscita nel lavoro provocano invidia dell'uno contro l'altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. 3° L’invidia – L’uomo con il peccato ha ereditato anche la rivalità con il prossimo. L’altro è il nemico, quello con il quale siamo in perenne competizione. L’uomo deve primeggiare sul prossimo, deve essere il più bravo a tutti i costi, il migliore. Tutto questo degenera il 99% delle volte in atteggiamenti poco gentili verso il prossimo. Molto spesso all’invidia si associano i pettegolezzi, le maldicenze, i sospetti (chissà come ci è riuscito!), rancori ecc... Salomone definisce tutto questo rodere dentro una corsa dietro il vento, è inutile ad ogni cosa, non porta nessun vantaggio, se corriamo dietro il vento ci stancheremo, ci affanneremo, ci verrà un infarto, i crampi alle gambe, ed il vento sarà sempre inafferrabile cioè non otterremo mai la soddisfazione di afferrarlo. Così e dell’invidia ci stancherà, ci farà venire un infarto ma non otterremo mai alcuna soddisfazione. Ecclesiaste 4:5 Lo stolto incrocia le braccia e divora la sua carne. 4° La pigrizia - è probabile che dietro l’invidia molte volte ci sia la pigrizia non sempre ma tante volte si. Si invidia ciò che altri hanno realizzato ma che noi non abbiamo mai avuto voglia di realizzare - Proverbi 21:25 I desideri del pigro l'uccidono perché le sue mani rifiutano di lavorare. (Storiella della cicala e della formica). Non c’è nulla di più offensivo per l’intelligenza che la pigrizia. È come avere una Ferrari e viaggiare sempre a 30 all’ora. L’intelligenza trova la sua ragion d’essere nel fare, nel realizzare, nello scoprire. Ia pigrizia invece è la morte dell’intelligenza. Ecclesiaste 4:6 Vale più una mano piena, con riposo, che entrambe le mani piene, con travaglio e corsa dietro al vento. 5° L’insoddisfazione cronica – L’opposto, ma altrettanto male, della pigrizia è l’iperattivismo frutto di una insoddisfazione cronica. Vediamo ancora come il peccato ha davvero corrotto la mente umana. L’uomo fa delle cose senza senso. La pigrizia, il riposare sempre, è una di queste, l’altra è il non riposarsi mai. Genesi 1 ci dice che Dio si riposò è così compì l’opera della creazione. Il riposo non è al di là dell’opera ma è il compimento dell’opera. Questo davanti a Dio è talmente importante da essere uno dei 10 comandamenti. Ma perché è importante il riposo per Dio? Il Riposo e Dio sono però strettamente legati tra loro. Il Riposo per gli Ebrei era il momento della comunione speciale con Dio. Era un riposo oltre che fisico com’era giusto che fosse, anche spirituale. Era un momento di incoraggiamento, di edificazione, di gioia, di consolazione. Il momento del riposo era il momento dove la creatura incontrava il Creatore che si rivelava all’uomo. In Genesi vediamo che Dio sul far della sera si incontrava con L’uomo, chissà cosa si dicevano, chissà quali grazie Dio trasmetteva all’uomo. Per cui il riposo era il momento di fermo dove l’uomo come una batteria si ricaricava per svolgere il giorno dopo al meglio tutte le sue operazioni. Oggi il riposo è completamente falsato è tutta un’altra cosa, molti direbbero che ci dobbiamo incontrare a fare con Dio? Il riposo, anche quello falso senza Dio, è diventato un lavoro per tanto che è diventato complicato organizzarlo sto riposo! Ed ecco che senza rendersene conto l’uomo ha sempre le due mani piene di travaglio nell’ennesima corsa dietro il vento e senza riposo vero. Ecclesiaste 4:7 Ho anche visto un'altra vanità sotto il sole: Ecclesiaste 4:8 un tale è solo, senza nessuno che gli stia vicino; non ha né figlio né fratello, e tuttavia si affatica senza fine, i suoi occhi non si saziano mai di ricchezze. Non riflette: «Ma per chi dunque mi affatico e mi privo di ogni bene?» Anche questa è una vanità, un'ingrata occupazione. 6° L’avidità - Anche questo male si collega al precedente è l’esasperazione del precedente. Gli occhi bramosi di tutto hanno completamente accecato la mente ed il cuore di questo tale. Rifletto su quel ...solo... forse questa persona è sola proprio perché davanti a se non vede altro che ricchezze di cui crede di aver bisogno ed ha così rinunciato a ricchezze più importanti: una famiglia, degli amici. La sua avidità ha allontanato tutti ed eccolo solo. L’avidità vede il prossimo, gli amici, i parenti anche più stretti, come degli approfittatori. L’avido non pensa che qualcuno possa cercarlo per semplice amicizia, ma solo per scroccargli qualcosa. L’avidità distrugge l’innata tendenza a socializzare dell’uomo e lo rinchiude in una prigione di paure e sospetti verso il prossimo. Cosa ne ha fatto il peccato dell’uomo. È come un virus che ha intaccato tutti i centri vitali dell’uomo e li ha fatti impazzire. L’uomo non è che una lontanissima immagine distorta di quello che sarebbe dovuto essere. Ecclesiaste 4:9 Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. Ecclesiaste 4:10 Infatti, se l'uno cade, l'altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo e cade senz'avere un altro che lo rialzi! Ecclesiaste 4:11 Così pure, se due dormono assieme, si riscaldano; ma chi è solo, come farà a riscaldarsi? Ecclesiaste 4:12 Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto. 7° Solitudine ed individualismo – ecco un altro grande male dell’umanità, una solitudine però non causata da fatti straordinari ineluttabili ma frutto dell’individualismo. Figli del “chi fa per se fa per tre”. Salomone invece non la pensa così, anzi, vede nell’individualismo - meno ricompensa di chi è in compagnia vrs. 9; - meno possibilità di essere soccorso di chi è in compagnia vrs. 10; - meno conforto di chi è in compagnia vrs. 11; - meno forza di chi è in compagnia vrs. 12. Ancora una volta l’uomo ha distorto le cose. Le cause dell’individualismo sono da ricercare tutte nell’orgoglio, nella presunzione di non aver bisogno d’aiuto, nell’avidità (tutto per me niente da dividere) e quindi nell’egoismo, perché no, nella rivalità (primeggiare e non pareggiare). L’uomo è talmente individualista che ha deciso di fare a meno anche di Dio. Mi piace vedere questo compagno che soccorre, che conforta, che da forza, come il nostro Signore Gesù senza del quale è scritto non possiamo fare nulla, che porta per noi giorno per giorno i nostri pesi, che da riposo a quelli che sono stanchi ed oppressi. L’uomo invece, stregato dal peccato, ha scelto la solitudine in tutti i sensi e questo è un male grande. Ecclesiaste 4:13 Meglio un ragazzo povero e saggio che un re vecchio e stolto che non sa più ascoltare i consigli. Ecclesiaste 4:14 È uscito di prigione per essere re: egli, che era nato povero nel suo futuro regno. 8° L’orgoglio e umiltà – Altro grande male! Ragazzo, povero, in prigione contro Re, vecchio, libero. Due opposti assoluti eppure c’è un elemento che li distingue più di ogni altra cosa e li valorizza o deprezza: Saggio – Stolto. L’orgoglio è l’illusione di una sapienza compiuta ...non sa ascoltare più i consigli... L’uomo ad una sempre maggiore evidenza di fallibilità contrappone una sempre maggiore presunzione di sapienza. Ha dell’incredibile questa cosa, più sbaglia più crede di essere saggio. Più ne combina più crede di avere la soluzione. Fa i danni e poi tutto orgoglioso afferma di aver trovato il rimedio per il danno fatto da lui stesso. Non si umilia, non si mortifica, non si amareggia per i propri fallimenti nemmeno per un secondo, cerca attenuanti, giustificazioni, e scuse di tutti i generi. È vecchia questa storia; nell’Eden Eva, anziché dire: Ho sbagliato! Scaricò la colpa sul serpente, l’uomo sulla donna. Mosè nel suo Salmo 90 dice circa la vita dell’uomo che essa è breve e quel che ne fa l’orgoglio non è che affanno e vanità. L’orgoglio rende vana la vita dell’uomo. Se fosse umile, se riconoscesse la sua misera condizione davanti a Dio, Dio gli darebbe l’opportunità di dare alla sua vita nuova dignità, quella che Gesù gli darebbe liberandolo dal virus immondo del peccato che lo ha ridotto al nulla. Ecclesiaste 4:15 Ho visto tutti i viventi che vanno e vengono sotto il sole unirsi al ragazzo che doveva succedere al re e regnare al suo posto. Ecclesiaste 4:16 Era immensa la moltitudine di tutti coloro alla cui testa egli si trovava. Eppure, quelli che verranno in seguito non si rallegreranno di lui! Anche questo è vanità, e un correre dietro al vento. 9° L’instabilità dell’uomo - L’uomo molte volte cerca l’approvazione di altri uomini, fa della maggioranza la sua forza, si affida oltremodo nelle mani di chi crede potente ma...“Geremia 17:5 Così parla l'Eterno: Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si ritrae dall'Eterno! L’ultimo, per adesso, male che Salomone individua sono due in realtà, l’eccessivo affidamento che l’uomo fa nell’uomo, e questo è causato dal bisogno di fare a meno di Dio, continua il rifiuto del bene per scegliere il male; e poi la mutevolezza dell’uomo che determina la sua assoluta inaffidabilità. Affidarsi agli uomini è certo un bel correre dietro al vento. Salomone ancora in questo capitolo ha aggiunto dei tasselli importanti nel cuore e nella mente dei lettori allo scopo di costruire una piena consapevolezza di quello che è l’uomo sotto il sole. Un uomo decaduto dalla comunione con Dio che vaga sulla terra pieno di difetti alla ricerca di qualcosa di vero e permanente. L’analisi di Salomone è attenta, fredda, pungente, spietata, infatti non è per nulla tenera nei confronti dell’uomo, non si preoccupa di non ferire o di non umiliare la coscienza addormentata dal peccato. Lo S.S. si serve di questa analisi per scuotere quelle coscienze e richiamarle alla realtà in maniera che possano poi prendere la giusta decisione, quella di temere Dio osservando la sua volontà, ed in cima a questa volontà c’è il credere in Gesù accettandolo come Signore della propria vita - Giovanni 6:29 Gesù rispose e disse loro: Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato. Capitolo 5 Il modo giusto per l’uomo di relazionarsi a Dio Premessa – l’importanza di una corretta modalita Non c’è niente di più importante per l’uomo che entrare in relazione con Dio, una relazione che poi scaturirà in grandi benedizioni…e vi prego lasciamo stare le benedizioni materiali…stiamo parlando di pace, di gioia, di serenità, di forza, di consapevolezza della vita nuova che viviamo in Cristo, di chiarezza della volontà di Dio per noi, di chiarezza del suo piano che si esegue sotto i nostri occhi….poi tutte le altre cose. Com’è scritto nel sermone sul monte, saranno sopraggiunte, saranno date in più….e qui stiamo parlando delle cose materiali. Tornando alla relazione con Dio, come ben sappiamo, è proprio l’assenza di relazione con Dio la causa prima di tutti i mali del mondo. Ora siamo portati a pensare che questo problema è un problema solo degli increduli che rifiutano di avere una relazione con il loro Creatore. La realtà però e che di questo grave male sono tanto ammalati anche coloro che affermano di aver creduto, i cosiddetti credenti. Israele credeva assolutamente di avere una relazione privilegiata con Dio eppure la Parola di Dio è piena di riprensioni ad Israele per via del suo modo sbagliato di relazionarsi con Lui, ricordiamo i passi più famosi: Isaia 58:1-3; Salmo 50:7-15; Malachia; Matteo Sermone sul monte rimprovero ai Farisei. Israele credeva di stare alla presenza di Dio ma Dio lo riprendeva perche questo ricercare Dio era fatto con colpevole leggerezza, con formalismo farisaico, con irriverenza, con degenerato senso della santità di Dio, con assenza di consapevolezza delle cose divine….e tante volte Dio ha dovuto ricordare chi avrebbe potuto stare alla Sua presenza: Salmi 15:1 Salmo di Davide. O Eterno, chi dimorerà nella tua tenda? chi abiterà sul monte della tua santità? Salmi 15:2 Colui che cammina in integrità ed opera giustizia e dice il vero come l'ha nel cuore;……Chi fa queste cose non sarà mai smosso. Queste esigenze di Dio non sono mai cambiate. Oggi come ieri, come sarà sempre, per poter avere relazione con Dio occorre avvicinarsi a Lui in un modo adatto per essere accolti da Lui. Bisogna che il nostro avvicinarsi a Dio, dall’essere il semplice sfogo disperato in cerca di aiuto; dall’essere il superficiale tentativo di aggraziarsi Dio con le nostre parole vuote; dall’essere il formale balbettare cose pseudo religiose; dall’essere il colpevole avvicinarsi a Dio mentre abbiamo scelto di vivere ribelli e nel peccato; diventi davvero il momento dove incontriamo, realmente, il nostro potente Creatore il quale nel suo grande amore ci accoglierà per consolarci, per educarci, per riprenderci, per formarci e per venire in nostro favore. Nel brano di oggi di Ecclesiaste, la Parola di Dio ci riporta a questo argomento importante del giusto modo di avere relazione con Dio….se a noi interessa avere una reale relazione con Dio. Ecclesiaste 5:1 Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio …. Bada! Quante cose vuol dire questo Bada! Quando parla di Casa di Dio il riferimento ovviamente è al centro del culto ebraico, il tempio presso il quale avveniva l’incontro del peccatore con il Creatore. Si andava per offrire i sacrifici per il peccato, per l’azione di grazie, per un offerta volontaria per mille ragioni da un impegno preso ad una guarigione ricevuta. Si andava anche per pregare, abbiamo l’esempio di Anna la mamma di Samuele. Insomma la casa di Dio per l’ebreo era il luogo santo dove ei si avvicinava a Dio. Adesso il tempio dello Spirito Santo dov’è la presenza di Dio siamo noi, per cui questo andare alla casa di Dio non possiamo intenderlo solo quando andiamo alla sala dove si incontra la Chiesa ma dobbiamo estenderlo ad ogni momento e ad ogni occasione pubblica o privata, nella quali ci accostiamo a Dio. La regola “Bada” deve dunque valere sempre. Bada è una premessa fondamentale per rendere quell’incontro qualcosa di straordinariamente bello e utile oppure per sprecare del tempo in un sacrificio degli stolti. Bada dunque! Mentre stai per strada per incontrarti con Dio, poni mente a quello che stai per fare, a quello che pensi di chiedere, a come pensi di presentarti davanti a Dio, a come vivi e se è davvero il caso di presentarti a Dio nella condizione in cui hai scelto di vivere, se non è il caso di pentirti e ravvederti prima, rifletti sulla santità di Dio, sulla sua maestà, sulle Sue esigenze….. Sicuramente non vorrà mai dire…..va così come sei non te ne preoccupare che tanto Dio è buono. ….e avvicinati per ascoltare, anziché per offrire il sacrificio degli stolti, i quali non sanno neppure che fanno male. L’uomo deve andare da Dio perché ha fondamentalmente bisogno di ascoltare quello che Dio ha da dirgli. L’uomo ha poco da dire a Dio è molto da ascoltare ed imparare da Lui. Abbiamo sempre un sacco di cose da dirgli senza che lasciamo spazio a Lui di parlare al nostro cuore. In preghiera magari partiamo sparati senza un momento di raccoglimento davanti al Signore, senza lasciare prima la parola a Dio, poi finite le liste di lamentele e quella della spesa, tronchiamo – amen – e chiudiamo la comunicazione, senza dare a Dio tempo, modo, occasione di parlare al nostro cuore che magari, se gliene dessimo tempo, sovvertirebbe tutte le nostre richieste e lamentele stolte, e metterebbe nei nostri cuori altri pensieri….ma non gli diamo il tempo di farlo, lo trattiamo come il genio della lampada; ci accostiamo a Lui mossi dal nostro egoismo e dai nostri bisogni impellenti, sono quelle le cose che davvero ci interessano, a volte sembra che non ci interessa davvero Dio se non per il Suo potere di fare, e non consideriamo con chi stiamo davvero cercando di parlare. Sapete Dio non parla solo attraverso la Parola di Dio ma anche attraverso la preghiera….proviamo a stare in silenzio davanti a Dio in atteggiamento di preghiera, acquetiamo i nostri cuori e le nostre menti, le nostre ansie e paure, che hanno sempre da dire qualcosa, spesso cose effimere, terrene, di questa vita qua, tacciamo con la mente ed il cuore davanti a Dio…e ascolteremo la Sua voce che ci darà la Sua pace e ci parlerà dei Suoi piani, aprirà al nostro cuore la Sua maestà e gloria, infonderà in noi canti di gioia, facciamoci dare da Dio quello che Lui vuole darci e non quello che stoltamente noi gli chiediamo di darci che molte volte non è la cosa migliore. Se non baderemo ai nostri passi ciò che offriremo a Dio sarà: il sacrificio degli stolti! Cioè un sacrificio che ha l’apparenza di una offerta giusta ma che non sarà gradita a Dio perché frutto di sentimenti carnali, banali, superficiali ed irriverenti. Faremo male ma senza che ce ne accorgiamo perché siamo stolti. A volte non sappiamo di fare male, di relazionarci male, di avvicinarci a lui in un modo indecoroso…perché non badiamo ai nostri passi, non vi poniamo mente, siamo superficiali. Non deve essere così se davvero desideriamo, com’è vero che lo desideriamo, avere un relazione vera, profonda e potente con il nostro Creatore. Ecclesiaste 5:2 Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio; perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; Non essere precipitoso nel parlare, non avere un cuore frettoloso – Non ti avventare su Dio come se le tue cose fossero il centro dell’universo. Certo gliele farai conoscere ma ricorda sempre chi sei tu e con chi stai parlando. Molte volte siamo senza modi, maleducati, irriverenti. Non credere che le tue cose siano più impellenti delle esigenze di Dio, non sarà mai così. Dio non è l’amicone con il quale trascorrere insieme alcuni momenti sereni ed anche quelli brutti. Dio è il Signore e noi siamo i servi; Dio è in cielo e noi sulla terra; Dio è il creatore e noi le creature. Questa realtà non cambierà mai! Noi sbaglieremo sempre e gravemente ogni volta che trattiamo Dio come fosse uno di noi non riservando a Lui la giusta riverenza, il giusto timore. Se è vero che Dio si è abbassato al nostro livello per avere una relazione con noi non è mai vero che noi ci siamo mai innalzati al Suo livello…se non per i meriti di Cristo…dimenticare questa sarebbe una grave dimenticanza e svilirà in noi il senso del divino e del santo con tutte le conseguenze di decadenza morale e spirituale che questo porterà e che oggi più che mai si registra nelle credenti. In motli casi Dio è stato umanizzato e per questo viene trattato come tratteremmo un umano, a pesci in faccia, senza grazia, senza timore, senza rispetto. Se questo modo di fare sarebbe scandaloso averlo tra gli umani quanto pensiamo possa essere scandaloso averlo con Dio? le tue parole siano dunque poche; Ecclesiaste 5:3 poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati. La parola è un grandissimo dono ma dobbiamo essere assolutamente consapevoli che il peccato ha contaminato questo dono meraviglioso per cui il rischio di dire davanti a Dio cose fuori luogo, cose sbagliate, cose senza senso a volte offensive della dignità di Dio è elevatissimo. Per questo motivo …”le tue parole siano poche” chiaramente la Parola di Dio non ci invita al mutismo (per quanto tante volte “anche chi tace passa per saggio” dirà sempre Salomone per cui ammutolirsi qualche volta non sarebbe una cattiva idea) ma per poche, anziché molte, possiamo senza dubbio intendere parole scelte e ben ponderate. Quando parliamo in nome di Dio dobbiamo temere per quello che diciamo, dobbiamo fare attenzione a non far dire a Dio quello che non dice. Questa attenzione può essere solo frutto di un giusto timore di Dio. Parlare poco, semplice, chiaro ed al momento opportuno, questo ci scanserà dai sogni e dai ragionamenti insensati. Con le molte parole ed i molti ragionamenti a volte possiamo, senza volerlo, allontanarci dalla verità per cadere nel mondo dei sogni, della fantasia, creando dottrine fuori dalla volontà di Dio. Altro male da correggere per avere una corretta relazione con Dio Ecclesiaste 5:4 Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare ad adempierlo; perché egli non si compiace degli stolti; adempi il voto che hai fatto. Ecclesiaste 5:5 Meglio è per te non far voti, che farne e poi non adempierli. Ecclesiaste 5:6 Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole; non dire davanti al messaggero di Dio: «È stato uno sbaglio». Dio dovrebbe forse adirarsi per le tue parole e distruggere l'opera delle tue mani? Ecclesiaste 5:7 Infatti, se vi sono vanità nei molti sogni, ve ne sono anche nelle molte parole; perciò temi Dio! Altra manifestazione di superficialità e scarso timore di Dio, che ha sempre a che fare con il parlare troppo ed a sproposito è il: non mantenere gli impegni presi davanti a Dio. A volte vogliamo promettere fedeltà, sentiamo il bisogno di farlo, questo però ci può portare ad essere superficiali ed ad impegnarci in ciò che forse non saremo in grado di fare. Il Signore legge la nostra volontà di essergli fedeli, la nostra frustrazione nel non riuscirci, e ci aiuterà senz’altro a combattere contro questi nemici della nostra consacrazione a Dio, però dobbiamo evitare di essere leggeri nel fare promesse ed assumerci impegni. Cerchiamo invece di combattere con determinazione contro tutto ciò che ci ostacola nella crescita. Al Signore andrà più che bene, non ci carichiamo di pesi che Dio non ci chiede. Se facciamo o no il voto, non diamo niente di più e niente di meno al Signore. Ma se ubbidiamo alla sua voce anche senza aver fatto nessun voto o preso un impegno specifico, Dio si compiacerà comunque e grandemente della ns. fedeltà. Temiamo Dio, non giochiamo con Lui e non crediamo ad errore che Lui non baderà alle promesse che ci siamo rimangiati, Dio non sarà offeso per l’opera che non abbiamo compiuto ma perché vedrà nel nostro cuore che non lo rispettiamo.…Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole... Dio dovrebbe forse adirarsi per le tue parole e distruggere l'opera delle tue mani? Il nostro comportamento superficiale porterà delle conseguenza. In conclusione perciò temi Dio! Ecco il nodo cruciale di tutto il dire. Temere Dio! Sarà il timore di Dio che ci consiglierà di badare ai nostri passi; sarà il temere Dio che ci spingerà ad ascoltare piuttosto che parlare e predicare noi a Dio anziché aspettarci il contrario; sarà il timore di Dio a farci prendere solo con estrema serietà degli impegni verso di Lui e sarà il timore di Dio che ci convincerà a non sottrarci dall’impegno che ci siamo assunti, e sarà il timore di Dio che ci suggerirà calorosamente di mantenere l’impegno con la diligenze del buon padre di famiglia., insomma il timore di Dio costruirà un perfetta relazione con Lui piena di benedizioni. Timore…. paura di Dio no, ma paura di offendere Dio si! Dio vede tutto e di tutto chiederà conto Ecclesiaste 5:8 Se vedi nella provincia l'oppressione del povero e la violazione del diritto e della giustizia, non te ne meravigliare; poiché sopra un uomo in alto veglia uno che stà più in alto, e sopra di loro sta un Altissimo. Ecclesiaste 5:9 Ma vantaggioso per un paese è, per ogni rispetto, un re, che si occupi dei campi. Salomone torna ad esaminare i mali che si commettono sotto il sole e riprende ciò che ha già considerato al capitolo 4 circa le oppressioni da parte dei potenti, delle autorità. L’invito a non meravigliarsi è chiaramente riferito al peccato che travaglia gli uomini i quali non sanno fare altro che male, è ciò che gli, ci, riesce meglio. Ma in questa realtà malvagia dove il diritto e la giustizia vengono sistematicamente pervertiti dall’uomo, pure ci deve consolare il fatto che ognuno renderà conto di quello che fa’, magari a degli uomini che sono al disopra... poiché sopra un uomo in alto veglia uno che stà più in alto...ed infine al giudice e Signore di tutti... e sopra di loro sta un Altissimo. A volte potrebbe sembrare che Dio si sia dimenticato dell’uomo ma non è così, Lui è al di sopra di tutti, vede tutto e sa tutto. I suoi piani sono imperscrutabili e dobbiamo accettare che molte cose noi adesso non possiamo comprenderle, ma di una cosa dobbiamo essere certi, a Dio la situazione non è sfuggita di mano ... ”Il Signore regna, tremino i popoli” Salmo 99:1. Chiarita questa verità, Salomone aggiunge che invece è vantaggioso quando un Re, un autorità (tutta la scala di autorità) esercita l’autorità ricevuta non per opprimere ma per produrre benefici a favore di tutti. Il Re che si occupa dei campi è una figura di re che ha a cuore anche delle cose più umili per il beneficio di tutti i suoi sudditi dal + povero al più ricco. Questo è il re che tutti i sudditi riconosceranno come proprio re. Chi fa male genera infelicità e renderà conto. Chi fa bene produce vantaggi per tutti. Amori mal riposti Ecclesiaste 5:10 Chi ama l'argento non è saziato con l'argento; e chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta. Anche questo è vanità. Ecclesiaste 5:11 Quando abbondano i beni, abbondano anche quelli che li mangiano; e quale vantaggio ne viene ai possessori, se non di vedere quei beni con i loro occhi? Chi ama...non è necessariamente chi ha ricchezze, ma appunto chi le ama e le desidera. Questo è un amore mal riposto, perché? Perché non sazia e reca nessun vero guadagno. Salomone ancora una volta presenta le ricchezze come una grande illusione che ahimè ha sempre il potere di attrarre gli uomini riservando la delusione alla fine. La ricchezza e come una bomba a scoppio ritardato; prima di capire davvero che non è in grado di soddisfare, passa tanto tantissimo tempo, tiene legati gli uomini che vi si danno per tutta la vita e molti, forse, solo in punto di morte realizzano l’inganno ed eccolo...è vanità! Le ricchezza inoltre sono come la carta moschicida, attirano molti parassiti che si avvicinano non per amore, ne per simpatia, ne per amicizia ma solo per mangiare le ricchezze altrui – vedi figliol prodigo. L’amore per il denaro è radice di ogni sorta di mali...dice Paolo in 1^ Timoteo 6:10. Ecclesiaste 5:12 Dolce è il sonno del lavoratore, abbia egli poco o molto da mangiare; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire. Ecco le cose che contano, avere il giusto e accontentarsi di ciò che Dio provvede. Il lavoratore onesto (Ecclesiaste 4:6) e che ha capito che v’è altro di importante da curare nella vita che spendersi completamente per il lavoro e per il guadagno, godrà invece del suo poco ma sufficiente e dormirà sereno e senza paure. La sazietà del ricco è invece ingordigia e brama di avere sempre più, questa ansia da guadagno impedisce al ricco di dormire nel suo soffice letto nella sua suntuosa e raffinata casa. Il lavoratore (cioè che lavora per vivere e non il contrario), dovunque lo metti, al termine della sua giornata giusta, dorme profondamente. Ecclesiaste 5:13 C'è un male grave che io ho visto sotto il sole; delle ricchezze conservate dal loro possessore, per sua sventura. Ecclesiaste 5:14 Queste ricchezze vanno perdute per qualche avvenimento funesto; e se ha generato un figlio, questi resta senza nulla in mano. Ecclesiaste 5:15 Uscito nudo dal grembo di sua madre, quel possessore se ne va com'era venuto; di tutta la sua fatica non può prendere nulla da portare con sé. Ecclesiaste 5:16 Anche questo è un male grave: che egli se ne vada tal e quale era venuto; qual profitto gli viene dall'avere faticato per il vento? Ecclesiaste 5:17 Per di più, durante tutta la vita egli mangia nelle tenebre e ha molti fastidi, malanni e crucci. Le ricchezze non si auto-amministrano per cui bisogna avere saggezza per farlo correttamente ma accade che molti non accontentandosi di ciò che hanno, sulle ali della presunzione si avventurano in azioni poco raccomandabili (investimenti, gioco, spese senza controllo) e così dilapidano i propri averi. La fatica spesa per ottenerle è stata cancellata dalla follia è l’unico utile che avrebbero potuto avere, quello di consentire alla propria famiglia di vivere agiatamente è stato annullato da una cattiva amministrazione. Uscito nudo dal grembo di sua madre, quel possessore se ne va com'era venuto; di tutta la sua fatica non può prendere nulla da portare con sé. Nudo è venuto al mondo e nudo se ne và. L’uomo deve capire che non esiste nessuna relazione tra questo mondo e l’altro mondo. Niente di ciò che in questo mondo si può guadagnare è sfruttabile nella dimensione oltre la morte. Tutto quello che realizziamo in questo mondo è come una banconota fuori corso nell’altro mondo possiamo averne miliardi ma perfettamente inutili. L’unica moneta valida qui e lì si chiama Gesù “Io sono la via la verità la vita nessuno viene al Padre se non per mezzo di me Giov. 14:6. Gesù è la ricchezza dei due mondi...gravissimo e tristissimo rinunciarvi. Ecclesiaste 5:18 Ecco quello che ho visto: buona e bella cosa è per l'uomo mangiare, bere, godere del benessere in mezzo a tutta la fatica che egli sostiene sotto il sole, tutti i giorni di vita che Dio gli ha dati; poiché questa è la sua parte. Ecclesiaste 5:19 E ancora se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori, e gli ha dato potere di goderne, di prenderne la sua parte e di gioire della sua fatica, è questo un dono di Dio; Ecclesiaste 5:20 un tale uomo infatti non si ricorderà troppo dei giorni della sua vita, poiché Dio gli concede gioia nel cuore. Vrs. 19 : Dio dona a taluni di poter godere dei beni ch’ei si procura. Solo la saggezza di Dio può permettere al ricco di non essere dominato dai suoi beni e vivere nella schiavitù che tali beni originano Capitolo 6 Continua l’analisi dei mali del mondo Dio centro insostituibile della felicità Ecclesiaste 6:1 C'è un male che ho visto sotto il sole e che grava di frequente sugli uomini: Ecclesiaste 6:2 eccone uno a cui Dio dà ricchezze, tesori e gloria, al punto che nulla gli manca di tutto ciò che può desiderare, ma Dio non gli dà il potere di goderne; ne gode uno straniero. Ecco una vanità, un male grave. Da questi versetti cogliamo alcuni insegnamenti: 1) Dio governa su tutto e tutti, empi e non. Dio è l’esecutore di ogni cosa. Dio è sovrano sopra ogni situazione. Dio dà ricchezze e gloria, Dio da di goderne o meno. Tutto dipende da Dio, anche se si trattasse di un empio, come potrebbe essere il caso di questi vrss. visto che Dio non gli dà di goderne (cap. 2:26), pure le ricchezze che egli accumula le accumula perché Dio lo permette. 2) La ricompensa della fatica ed il godere di ciò che si produce non è un automatismo, ma viene se Dio lo concede. Da notare come il tale in questione possegga tutto il desiderabile senza che questo in nessun modo possa garantirgli un qualche godimento. 3) Notiamo ancora che avviene con frequenza che l’uomo non goda di ciò che riesce a possedere. Questo è assolutamente vero, e deve far riflettere sul fatto che essendo Dio a concedere o meno il godimento, è buono per l’uomo indirizzare primieramente le sue attenzioni verso di Lui piuttosto che verso i beni della terra. Bisogna che più spesso ci chiediamo: perché non godo dei beni che Dio mi ha dato? Perché sono sempre incline all’insoddisfazione? Forse la risposta è nella cattiva comunione che ho col Signore piuttosto che nel reale bisogno d’altri beni. Al proposito del godere apriamo una parentesi per meglio definire cos’è il vero godimento. Nel libro della Genesi al cap. 2 vediamo che Dio provvide al benessere completo dell’uomo; in che modo? Pianto alberi belli e vedersi con frutti buoni a mangiarsi e l’albero della vita. Questi alberi non soddisfacevano l’uomo in parte ma nel suo complesso e cioè: il fisico (frutti buoni a mangiarsi), l’anima (belli a vedersi), lo spirito (l’albero della vita). Allora il vero godimento avviene solo quando tutte le componenti umane sono armoniosamente soddisfatte. Se ci procuriamo solo piacere fisico, ma frustriamo i bisogni dell’anima e dello spirito, capiamo da soli che il vero godimento è lontano, idem vale per il resto. Il fisico e l’anima è più facile che capita di soddisfarli, il problema è che molte volte scarifichiamo la soddisfazione dello spirito che ha bisogno di comunione con Dio. Questo sacrificio è in molti casi la vera causa della nostra incapacità di godere davvero di ciò che pure Dio ci procura. Dio ha fatto l’uomo per godere del bene Ecclesiaste 6:3 Se uno generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico che un aborto è più felice di lui; Ecclesiaste 6:4 perché l'aborto nasce invano, se ne va nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; Ecclesiaste 6:5 non ha neppure visto né conosciuto il sole e tuttavia ha più riposo di quell'altro. Ecclesiaste 6:6 Anche se questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo? Non va tutto a finire in un medesimo luogo? 100 figli e molti anni, vengono presentati come elementi favorevoli. I cento figli assicurano una vasta discendenza ed all’epoca aver garantita la discendenza era simbolo di forza e di ricchezza e di benedizione; molti anni invece sono la garanzia di molte opportunità per godere del bene. Ora disporre di questi fatti favorevoli senza che l’anima si sazi di beni e senza avere sepoltura (cosa che forse fa riferimento ad una dipartenza dignitosa fra gli onori magari dei suoi 100 figli) a che vale? Se ciò che poteva rendere la vita meno vana viene a mancare a che vale avere 100 figli e molti anni? Miglior sorte ce l’ha l’aborto – zero figli zero anni e maggior riposo perché almeno non ha faticato per nulla. Vivere 2000 anni è un iperbole per dire non conta la quantità di anni che Dio ci concede ma la qualità di questi anni, e gli anni qualitativamente buoni sono solo quelli nei quali abbiamo goduto del bene. Anche se tutto va a finire nello stesso luogo, sottoterra (qui ancora una volta Salomone non vede al di là della vita terrena), pure godere è un vantaggio sul non godere. Una verità nascosta Nel dire che: se l’uomo non gode del bene allora tutto è vano; Salomone sta di fatto di affermando una verità e cioè che lo scopo di Dio nel creare l’uomo era quello che esso godesse del bene. Di un bene che consisteva nel pieno appagamento di tutti i bisogni dell’uomo. Dio ha messo l’uomo nell’eden, che vuol dire “Piacere - piacevolezza” e gli ha donato tutto l’occorrente perché fosse pienamente soddisfatto. No, la sofferenza, il male non era nei piani di Dio, ma è stato il peccato dell’uomo a produrla. Talmente il male non era nei piani di Dio, che ha provveduto ad un mezzo perché l’uomo rientrasse in quel benessere perduto. È Salomone ad indicarci la via: Ecclesiaste 8:12 Quantunque il peccatore faccia cento volte il male e pur prolunghi i suoi giorni, pure io so che il bene è per quelli che temono Dio, che provan timore nel suo cospetto. Il timore di Dio porterà l’uomo a cercare la pace con Dio, pace che troverà solo in Gesù: Giovanni 14:27 Io vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. Gesù ridona all’uomo la vera pace ed il vero benessere, un benessere completo ed inesauribile, infatti... Ecclesiaste 6:7 Tutta la fatica dell'uomo è per la sua bocca, però l'appetito suo non è mai sazio. Tutto ciò che l’uomo potrà produrre sotto il sole non sarà mai in grado di soddisfarlo; come dire che godere e bene…ma non sazia mai per davvero l’uomo, ma Gesù dice: Giovanni 4:13-14 Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna». Ecco l’uomo pienamente ripristinato nel benessere secondo Dio. Pensieri ricorrenti Ecclesiaste 6:8 Che vantaggio ha il saggio sullo stolto? O che vantaggio ha il povero che sa come comportarsi in presenza dei viventi? Sembra una parafrasi di: Marco 8:36 E che giova egli all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua? Ritorna ora al suo tema più caro: siamo tutti uguali nella uguale sorte! Nessun vantaggio rispetto alla morte di chi fa meglio su chi fa peggio…e allora a che vale? Ecclesiaste 6:9 Vedere con gli occhi vale più del lasciare vagare i propri desideri. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. Avere ciò che si desidera e meglio che desiderare senza avere, ma dal momento che questo meglio non approda a nulla di più di un occhio soddisfatto nel vedere l’oggetto del proprio desiderio, anche questo meglio è una vanità, una cosa fondamentalmente inutile ad una vera e piena soddisfazione. Molte volte i nostri occhi ci ingannano facendoci credere che un determinato oggetto che vediamo potrà soddisfarci in maniera particolare, ma quante volte ottenuto l’oggetto del desiderio scopriamo l’inganno e cioè che il cuore è ancora insoddisfatto, ecco è una vanità. Il cuore ha bisogni diversi rispetto a quelli degli occhi. Gli occhi si riempiono di cose da vedere, questo è il loro mestiere e noi a volte confondiamo i bisogni degli occhi con quelli del cuore. Il cuore si riempie solo di Dio. Dio è la massima aspirazione del cuore. Per Dio intendiamo Lui con tutto il suo carico di amore, vita e di pace. Ecclesiaste 6:10 Ciò che esiste è già stato chiamato per nome da tempo, ed è noto che cosa l'uomo è, e che non può contendere con Colui che è più forte di lui. Tutto è già stabilito dal più forte, Dio, nessuna possibilità di novità per l’uomo. Lui non può aggiungere o togliere nulla di quel che già esiste, motivo questo di insoddisfazione in quanto l’uomo non è protagonista ma semplicemente spettatore. L’uomo stesso non ha da stupirsi di se stesso, chi e cosa è lui è noto, non v’è nulla di più da scoprire. L’uomo è ben poca cosa sotto il sole, polvere e debolezza, niente di più. Ecco cosa frustra Salomone. L’uomo per sua natura non può accedere a ciò che appartiene a chi è più forte di lui e non può in nessun caso modificare la sua condizione, per cui... Ecclesiaste 6:11 Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che vantaggio ne viene all'uomo? …parlare ed investigare diventa un occupazione penosa, un inutile passatempo se questo non permette all’uomo di accedere a verità più profonde e a condizioni di esistenza più soddisfacenti di quelle già note. Una Domanda, una risposta Ecclesiaste 6:12 Infatti, chi può sapere ciò che è buono per l'uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un'ombra? Chi sa dire all'uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole? …Cos’è davvero buono per l’uomo nella sua vita vana ed inconsistente come un ombra che ora c’è ma in un niente scompare? In altre parole che cosa si può fare di particolare perché la vita, chiaramente vana, raggiunga una condizione di reale benessere? CRISTO era la risposta giusta per Salomone! Ma non lo poteva sapere ancora. Ed ancora, e ritorna al suo chiodo fisso: Cosa c’è dopo, che succederà dopo di lui, ed a lui stesso che succederà? Queste le angosciose, le penose, le faticose domande senza risposte di Salomone. Dio però seppe soddisfarlo. Queste le stesse domande che abitano angosciose l’intimo di ogni uomo che non ha conosciuto Dio. Risposte che Dio può dare a chi le cerca…davvero. Capitolo 7 In questi paragrafi Salomone fa una pausa circa i suoi dilemmi esistenziali, infatti non ne parla mai direttamente ma piuttosto da alcuni risultati delle sue investigazioni circa ciò che accade sotto il sole. Queste investigazioni lo portano a dare delle risposte in merito ad alcuni aspetti importanti della vita. Ciò che è meglio Nei primi 10 versetti troviamo una serie di massime che riassumono le conclusioni di Salomone circa ciò che è meglio in riferimento ad alcune situazioni particolari della vita. 1° meglio) Ecclesiaste 7:1 Una buona reputazione vale più dell'olio profumato; e il giorno della morte, è meglio del giorno della nascita... Essere/Apparire. L’ Olio odorifero era un profumo. Il profumo serve solitamente a condizionare gli odori o a nasconderli sostituendoli con altri più gradevoli – è una specie di finzione. Il profumo quindi ha lo scopo di rendere più gradevole un posto o una persona, ma in fondo in fondo è solo questione di apparenza che presto svanisce. La buona reputazione è la buona valutazione che gli altri danno alla nostra condotta, al nostro modo di vivere. Questa non può essere apparente perché si basa su fatti riscontrabili. Certo si può anche fingere, ma non dura a lungo questo genere di finzione e prima o poi chi siamo veramente non sfuggirà a chi ci è intorno. La buona reputazione rende molto più gradevoli di una bella apparenza. Dobbiamo profumarci non con gli artifici ma con le buone opere, le quali hanno un seguito molto interessante: “Matteo 5:16 Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne' cieli”. 2° meglio) ...e il giorno della morte, è meglio del giorno della nascita. Vivere/Morire. Il collegamento con il vrs. precedente potrebbe essere questo: visto che tutto poi finisce, anche la buona reputazione è vana, è quindi il giorno della morte è meglio di quello della nascita perché il venire al mondo è un venire al mondo nel peccato nell’imperfezione e nella vanità, mentre Il giorno della morte è il giorno della liberazione da questa condizione dolorosa. Ma Salomone, non immagina, o forse si, quale grande verità sta affermando, Infatti anche il credente potrebbe fare una affermazione simile anche se con un significato molto diverso. Paolo dice ” Per me il morire è guadagno ed il vivere e Cristo” (Filippesi 1:21)…cos’era Paolo un pazzo scatenato? No, assolutamente, Paolo come Salomone aveva capito che la vita su questa terra era vana, ma vana fino a quando non ha incontrato Gesù, che ha sciolto tutti i suoi enigmi esistenziali rispondendo in pieno alle aspettative più alte che un uomo possa avere: la vita eterna alla presenza del Creatore di tutto. Ecco allora che il morire è la porta di accesso alla eterna presenza di Dio, e questo è un guadagno; ed il vivere terreno, una volta rifiutato il vecchio modo di vivere, non può che essere un vivere stretto a Cristo. 3° meglio) Ecclesiaste 7:2 È meglio andare in una casa in lutto, che andare in una casa in festa; poiché là è la fine di ogni uomo, e colui che vive vi porrà mente. Consapevolezza/Illusione. Ciò che viene normalmente rifiutato è ciò che invece ha più pregi; è proprio vero che i pensieri del Signore non sono i nostri. La morte fa sempre riflettere perché porta l’uomo ad uno stato di totale impotenza, dove il sapere, il benessere, il progresso e quant’altro devono piegarsi e riconoscere la loro incapacità di vincerla. La morte è la fine di un uomo. In Cristo però essa è stata sconfitta. Ciò che annichiliva l’uomo è stato vinto. Cristo ha vinto perché anche noi fossimo vincitori. Quindi davanti alla morte bisogna porre mente e riflettere se c’è un soluzione alla morte, la risposta è Si! “La morte è stata sommersa nella vittoria. 1Corinzi 15:55 O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo dardo? 1Corinzi 15:56 Or il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge; 1Corinzi 15:57 ma ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo”. 4° meglio) Ecclesiaste 7:3 La tristezza vale più del riso; poiché quando il viso è afflitto, il cuore diventa migliore. Realtà/Fuga. Vale il principio del 3° meglio. La tristezza è più indicativa della condizione dell’uomo di quanto non lo sia il riso, e rende l’uomo più consapevole e quindi più capace di discernere la realtà e quindi più in grado di compiere i passi migliori per la sua vita. Il ridere non è nulla, è un momento di spensieratezza e di fuga dalla realtà. Quando potrebbe anche andar bene, ma quando un uomo sceglie di vivere per il riso, allora quell’uomo sta fuggendo dalla realtà e avrà un brutto risveglio. 5° meglio) Ecclesiaste 7:4 Il cuore del saggio è nella casa del pianto; ma il cuore degli stolti è nella casa della gioia. Amore/Indifferenza. Il saggio si da pensiero di coloro che soffrono, lo stolto invece sfugge a ciò che secondo lui “non porta bene” e cerca di nascondersi alla realtà cercando solo la gioia ed il divertimento. Così facendo lo stolto si priva della completezza della conoscenza e sarà sempre immaturo e preso da ogni spavento. Il saggio è pronto ad aiutare, lo stolto vive nel suo egoismo. I posti dove andiamo dichiarano se siamo stolti o saggi. Cosa cerchiamo? In che casa va il nostro cuore? 6° meglio) Ecclesiaste 7:5 Vale più udire la riprensione del saggio, che udire la canzone degli stolti. Ecclesiaste 7:6 Infatti qual è lo scoppiettio dei pruni sotto una pentola, tal è il riso dello stolto. Anche questo è vanità. Correzione/Inganno. Il savio fa male ma fa bene, lo stolto non fa male ma fa male. Lo scoppiettio da fastidio. La riprensione questa sconosciuta; non è più di moda correggere. Gli uomini sono troppo suscettibili e orgogliosi per essere ripresi e corretti. Ma meglio essere ripresi…dal saggio; che ingannati con lodi superficiali…dagli stolti. Ecclesiaste 7:7 Certo l'oppressione rende insensato il saggio, e il dono fa perdere il senno. Questo è un invito all’umiltà. Anche il savio è in pericolo. Esistono svariate trappole per ogni tipo di persone, anche per il savio. Nella difficoltà, nell’oppressione, anche l’intelligenza si annebbia, perde lucidità; e nell’adulazione e nel favore degli altri l’intelligenza perde il suo equilibrio. In questo modo anche il saggio deve assolutamente considerare che anche per lui la caduta e sempre a portata di piede. 7° meglio) Ecclesiaste 7:8 Vale più la fine di una cosa, che il suo principio; e lo spirito paziente vale più dello spirito altero. Ecclesiaste 7:9 Non ti affrettare a irritarti nello spirito tuo, perché l'irritazione riposa in seno agli stolti. Pazienza/Fretta. La Pazienza è una grande virtù. Bisogna saper aspettare la fine per vedere il risultato. Qualsiasi opera non sarà bella e completa che alla fine (es. una casa, un quadro, un mobile, lo studio, ecc...). Molte volte viviamo senza prospettiva e quindi desistiamo anche da progetti importanti. Quando la pazienza finisce il posto viene preso dalla fretta, dall’orgoglio, dall’irritazione, cose che presto distruggeranno tutto. Questo è il risultato degli stolti. 8° meglio) Ecclesiaste 7:10 Non dire: «Come mai i giorni di prima erano migliori di questi?», poiché non è da saggio domandarsi questo. Affidati/indipendenti. Per migliore non si intende bello o divertente, bensì buono, cioè, capace di produrre benefici, siano essi materiali, morali o spirituali. Quante volte abbiamo fatto questa osservazione? Questo denota come spesso ci creiamo delle aspettative sbagliate. Infatti ci chiediamo questo perché evidentemente non siamo soddisfatti del presente e di ciò che abbiamo; e non siamo soddisfatti del presente perché ci siamo disposti nella maniera sbagliata verso la vita che viene. Non abbiamo fatto nostro l’invito della “Parola “1Timoteo 6:6-8 Or la pietà con animo contento del proprio stato, è un gran guadagno; poiché non abbiam portato nulla nel mondo, perché non ne possiamo neanche portar via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti”. Non sono gli eventi che determinano se un giorno è migliore di un'altro; ma la misura in cui la sapienza di Dio è "l'autista" di quel giorno. I Giorni sono buoni o cattivi nella misura in cui i nostri occhi ed i nostri cuori sono disposti ad accettare ciò che Dio ha preparato per noi in quel giorno. Il predicatore ci dice che non è saggio farsi queste domande; in altre parole sono domande di un cuore sciocco che vive confuso. Dietro ciò che è meglio c’è una virtù - la sapienza È facile dire cos’è meglio, più difficile è farlo. Per fare ciò che è meglio ci vuole un motore adatto, questo motore è la sapienza. Dietro ciò che è meglio c’è sempre e solo la sapienza. Pr 3:13-18; Gm 5:13 Ecclesiaste 7:11 La saggezza è buona quanto un'eredità, e anche di più, per quelli che vedono il sole. Ecclesiaste 7:12 Infatti la saggezza offre un riparo, come l'offre il denaro; ma l'eccellenza della scienza sta in questo, che la saggezza fa vivere quelli che la possiedono. Meglio saggio che ricco? La sapienza sa far vivere come la ricchezza senza sapienza non si sogna nemmeno. Questa è la virtù in più che ha la sapienza: far vivere quelli che la possiedono. Qui vivere è in contrapposizione a vivere male. La sapienza ha molti meno bisogni da soddisfare per vivere. La ricchezza sembra invece mancare sempre di qualcosa, non basta mai. La sapienza è “chi s’accontenta gode”; la ricchezza è, più ho più godo...forse. La sapienza fa errori sempre riparabili; la ricchezza irreparabili. Ecclesiaste 7:13 Considera l'opera di Dio; chi potrà raddrizzare ciò che egli ha reso curvo? Esiste però una differenza tra la sapienza umana che fa vivere bene sotto il sole e la sapienza Divina. La sapienza di Dio è in grado di produrre fatti immodificabili. L’opera frutto della sapienza divina è perfetta. Salomone probabilmente incoraggia i lettori a cercare la sapienza guardando al Padre della sapienza, Dio ed ai risultati perfetti di tale sapienza. Come agisce praticamente la sapienza? Gode, riflette e agisce con equilibrio e umiltà. Ecclesiaste 7:14 Nel giorno della prosperità godi del bene, e nel giorno dell'avversità rifletti. Dio ha fatto l'uno come l'altro, affinché l'uomo non scopra nulla di ciò che sarà dopo di lui. Prosperità ed avversità è opera di Dio, questo vuol dire che noi non possiamo sfuggire da queste situazioni; possiamo però, e dobbiamo, raccogliere da ogni giorno il buono che porta con se, godimento o riflessione per capire se c’è qualcosa da rivedere nella nostra vita. La vita non può fare a meno ne di gioia ne di riflessione. Il versetto dice che Dio ha fatto l’uno e l’altro per uno scopo ben preciso: “affinché l’uomo non…”. La cosa chiara è che Dio ha impedito all’uomo di conoscere il futuro. Questo impedimento spinge l’uomo a dipendere continuamente da Dio e ad accogliere, con l’atteggiamento che ha indicato prima, ciò che giorno per giorno Lui ha preparato per l’uomo. Giustizia ed ingiustizia (Ec 8:14, 5-7; 9:13-18) 1Gv 1:8-10 Ecclesiaste 7:15 Ho visto tutto questo nei giorni della mia vanità. C'è un tale giusto che perisce per la sua giustizia, e c'è un tale empio che prolunga la sua vita con la sua malvagità. Un’altra vanità, un altro fatto incomprensibile ed inaccettabile che tutti anche oggi possiamo sperimentare e che frustra Salomone. In questo versetto ci vengono presentati il giusto e l’empio con il loro operato. Ora in un mondo equo l’operato del giusto dovrebbe garantirgli maggiore vita, cioè, una vita piena e soddisfacente. Al contrario la vita dell’empio dovrebbe produrre afflizione. In un mondo, però, dove i valori sono sottosopra, accade l’esatto contrario e così chi difende la giustizia perisce, soccombe e molte volte viene fisicamente ucciso; mentre chi vive disprezzando la giustizia prolunga i suoi giorni godendo. Questo è però il mondo decaduto nel peccato e non il mondo secondo il volere di Dio e se qualcuno pensare di farla franca in un mondo siffatto sappi che non è possibile sfuggire al giudizio del giudice supremo. Dio, infatti, chiamerà tutti a rendere conto della propria condotta – Salmo 50:1621. Consigli Ecclesiaste 7:16 Non essere troppo giusto, e non farti troppo saggio: perché vorresti rovinarti? Non è necessariamente legato al versetto precedente anche se tratta lo stesso argomento. Troppo?! Può essere che uno sia troppo giusto? Esiste un limite alla giustizia? La parola “troppo” viene usata per indicare qualcosa che va oltre il giusto. Quindi il troppo si può riferire al fatto di avere una eccessiva stima di se, una eccessiva considerazione della propria giustizia. Questa chiara manifestazione di orgoglio porterebbe senz’altro alla rovina. Il “non farti…” che viene subito dopo ci incoraggia a questa interpretazione. Il troppo potrebbe anche voler dire non esporti più del giusto, anche se hai ragione; questo potrebbe essere ricollegato al vrs. precedente. Ecclesiaste 7:17 Non essere troppo empio, e non essere stolto; perché dovresti morire prima del tempo? L’uomo nasce empio ma può diventare troppo empio. Il troppo in questo caso si associa al morire prima del tempo. L’empio morirà, ma l’essere troppo empio lo farà morire prima. Questo troppo lo possiamo intendere come un ostinarsi nella sua malvagità. Morire, in questo caso potrebbe non voler dire necessariamente morire fisicamente (che non è escluso), ma morire prima della morte fisica. Questa morte prima del tempo (quella fisica) è una morte nella capacità di capire e ravvedersi della propria empietà. Questa è la conseguenza dell’essere empio e stolto, dove per empietà si intende l’essere malvagio (come lo sono per natura tutti gli uomini) e per stoltezza l’essere privo di intelligenza. Il malvagio che rifiuta di capire il pericolo che corre, morirà prima del tempo. Applicazione - Anche oggi ci sono persone che muoiono prima del tempo perché restano aggrappati alla propria inadeguata giustizia rifiutando di vedere e di arrendersi alla vera giustizia – Cristo (Romani 3). Questa caparbietà, questa ostinazione può diventare un impedimento tanto forte da essere una morte prima del tempo, cioè quell’ostinazione decreta il nostro destino eterno prima del tempo fissato, quello della morte fisica. Ecclesiaste 7:18 È bene che tu ti attenga fermamente a questo, e che non allontani la mano da quello; chi teme Dio infatti evita tutte queste cose. Questo versetto letto come chiusura dei due precedenti rinnovano l’invito a badare bene ai propri passi. Chi teme Dio “evita” si guarda bene dal cadere negli errori visti prima. Evita, lo vogliamo intendere anche come un dato di fatto, cioè il timore di Dio gli impedirà di cadere in queste cose. La forza della sapienza Ecclesiaste 7:19 La saggezza dà al saggio più forza che non facciano dieci capi in una città. La saggezza è potenza, e forza di determinare le cose. Non bisogna mai dimenticare però che la vera sapienza viene da Dio, infatti, la vera sapienza comincia con il timore di Dio (Prov.1:7). Giacomo al capitolo 1 parlando di cosa chiedere in preghiera fa diretto riferimento al bene supremo della sapienza che è di Dio. Ecclesiaste 7:20 Certo, non c'è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai. “Certo” ci anticipa una verità assoluta, e cioè, che tutti peccano, anche il sapiente, anche il giusto. Non esistono persone che non peccano mai, per quanto possano essere saggi. Relazioni corrette Ecclesiaste 7:21 Non porre dunque mente a tutte le parole che si dicono, per non sentirti maledire dal tuo servo; Ecclesiaste 7:22 poiché il tuo cuore sa che spesso anche tu hai maledetto altri. Nelle relazioni con il prossimo occorre sempre tenere presente questa verità. Sapere che tutti peccano, anche noi, ci aiuta ad avere delle relazioni più eque. Assumere atteggiamenti di superiorità provoca reazioni negative in quelli che ci sono intorno, specie se vedono il nostro peccato che magari sfugge a noi, ma no a loro. Chissà quante volte abbiamo indotto, con il nostro comportamento, al peccato gli altri senza mai chiedere perdono per questo a Dio. In questi versetti viene preso ad esame la male dicenza, cioè il mettere addirittura in atto una maledizione vs il prossimo, questa è la maldicenza…eh già, quando si pesano le parole il ns. peccato, che tante volte sottovalutiamo, lo vediamo in tutta la sua bruttezza. La vera sapienza non è di questo mondo La saggezza non si trova quaggiù Pr 5; 1Ti 2:14 (Ro 1:21; 3:9-19) Ecclesiaste 7:23 Io ho esaminato tutto questo con saggezza. Ho detto: «Voglio acquistare saggezza»; ma la saggezza è rimasta lontano da me. Ecclesiaste 7:24 Una cosa che è tanto lontana e tanto profonda chi potrà trovarla? Sembra una contraddizione, lui il sapiente che cerca sapienza. La sapienza che lui aveva gli era stata donata da Dio, ma lontano da Dio anche la sapienza, quella vera, gli è rimasta lontana. La perfetta sapienza è tanto lontana dall’uomo naturale che non può che registrare l’ennesima sconfitta…”è rimasta lontana da me!” Anche in questa affermazione, però, troviamo la sapienza di Salomone, nell’umiltà. Peggio della morte Ecclesiaste 7:25 Io mi sono applicato in cuor mio a riflettere, a investigare, a cercare la saggezza e il perché delle cose, e a riconoscere che l'empietà è una follia e la stoltezza una pazzia; Salomone ha profondamente investigato su tutto ed ha riconosciuto che anche se la sapienza umana non è in grado di soddisfare i bisogni eterni dell’uomo, pure l’empietà e la stoltezza sono un insulto all’intelligenza....ma ha trovato anche un’altra cosa, nelle sue investigazioni... Ecclesiaste 7:26 ...e ho trovato una cosa più amara della morte: la donna tutta tranelli, il cui cuore non è altro che reti, e le cui mani sono catene; chi è gradito a Dio le sfugge, ma il peccatore rimane preso da lei. ...ha trovato qualcosa di peggiore della morte....( ma morire non era meglio che nascere? È evidente che Salomone sa il fatto suo e che la morte mai potrà essere una vittoria...anche se lui non riesce a vedere oltre questo muro). Peggio della morte è la donna che seduce l’uomo. Peggio della morte è chi o cosa ha prodotto la morte, il peccato, che è stato originato dalla seduzione. La seduzione, infatti, è stata l’arma utilizzata da Satana per far cadere l’umanità nel peccato e quindi nella morte. Salomone ha accertato che la donna ha questa debolezza della seduzione. Molte la usano ma la donna tutta tranelli ne fa largo uso. Le osservazioni di Salomone sono verso quelle donne che usano il loro potere di seduzione come una vera e propria arma per ottenere qualcosa. C’è una via di fuga, temere Dio. Il timore di Dio fa fuggire l’uomo davanti a tale donna. Il peccatore invece, chi crede di essere furbo e forte, cadrà miseramente vittima. La donna viene anche definita da Pietro “il vaso debole” 1^ Pietro 3:7, non colpevole, ma debole, nel senso che è più esposta, è più fragile, più debole a cedere alle pressioni, più condizionabile, più debole ad essere sedotta come a sedurre – così è accaduto nell’Eden; così è accaduto a Salomone che si è lasciato sedurre da molte donne ad allontanarsi da Dio. Per contro l’uomo per sua natura, come spesso è accaduto, si è dimostrato assolutamente incapace di resistere alla seduzione di una donna tutta tranelli (Isaia 3), ad esclusione di quelli che temono Dio. Conclusione delle analisi Ecclesiaste 7:27 «Ecco, questo ho trovato», dice l'Ecclesiaste, «dopo aver esaminato le cose una ad una per afferrarne la ragione; Salomone ha trovato nelle sue investigazioni ciò che ha appena esposto, ma manca qualcosa alle sue conclusioni, c’è qualcosa che non è riuscito a trovare. Ecclesiaste 7:28 ecco quello che io cerco ancora, senza averlo trovato: un uomo fra mille, l'ho trovato; ma una donna fra tutte, non l'ho trovata. Non credo sia collegato alle considerazioni di prima sulla donna tutta tranelli, ma piuttosto credo che stia facendo una considerazione generale sull’essere uomo e donna nel senso più alto del termine. Lui sta ancora cercando esseri umani che corrispondano davvero all’ideale di essere umano che era secondo il pensiero di Dio. Nell’eden quando l’uomo pecco, Dio non trovava più l’uomo, infatti dice “dove sei” mi fa pensare al fatto che l’uomo secondo il pensiero di Dio non esisteva più essendo decaduto nel peccato. Oggi l’uomo non è l’uomo che Dio ha creato, ha poco a che vedere con quell’uomo li. Anche Salomone non l’ha trovato, un vero uomo, anzi, per la verità dice che uno tra mille l’ha trovato. Chi è? Davide suo padre, l’uomo secondo il cuore di Dio? Oppure intravedeva il suo discendente più glorioso, il figliuol dell’uomo, Gesù? Più grave è la valutazione sulla donna e ci dice che non ha trovato nessuna vera donna; tutte erano lontane dalla donna che Dio ha creato. Ma oggi non è così, oggi in Cristo, ci sono veri uomini e vere donne secondo la volontà di Dio. Ecco perché gli uomini si sono persi Ecclesiaste 7:29 Questo soltanto ho trovato: che Dio ha fatto l'uomo retto, ma gli uomini hanno cercato molti sotterfugi». Non è colpa di Dio, anzi, Lui ha fatto l’uomo retto, ma, anziché la sottomissione a Dio, l’uomo ha scelto strade tortuose per la sua vita ed ecco spiegata la disgrazia dell’umanità. Capitolo 8 Il vantaggio della saggezza Ro 13:1-7 Ecclesiaste 8:1 Chi è come il saggio? E chi conosce la spiegazione delle cose? La saggezza di un uomo gli rischiara il viso, e la durezza del suo volto ne è mutata. Questo versetto è un introduzione al primo argomento che tratta in questo capitolo, quello dell’essere savi. Salomone sta elogiando la saviezza, condizione questa sempre preferibile alla stoltezza, anche se non è, da sola, garanzia di una sorte migliore rispetto a quella prodotta dalla stoltezza cap 2:13. Il savio conosce la spiegazione delle cose; il savio a differenza dello stolto, è animato dal desiderio di conoscere e quindi anche trova spiegazioni. Nessuno che non sia savio riuscirà neppure per sbaglio a conoscere le cose. La sapienza rende l’uomo più comprensivo, più conciliante, più amabile, più rassicurante. È difficile avere paura di una persona saggia, di uno stolto si; la persona saggia infonde serenità. La sapienza per eccellenza è quella che viene da Dio e si può ben dire che la sapienza divina muta il volto duro dell’uomo naturale in qualcosa di molto più risplendente. Dimostrazioni di saggezza Ecclesiaste 8:2 Io ti dico: «Osserva gli ordini del re»; e questo, a causa del giuramento che hai fatto davanti a Dio. Ecclesiaste 8:3 Non ti affrettare ad allontanarti dalla sua presenza e non persistere in una cosa cattiva; egli infatti può fare tutto quello che gli piace, Ecclesiaste 8:4 perché la parola del re è potente; e chi gli può dire: «Che fai?» 1) un dimostrazione di saggezza è quella di un uomo che non si oppone a chi ha autorità su di lui, ma gli ubbidisce. Il Re è la figura della massima autorità umana; ma possiamo considerare il Re come l’immagine del nostro Signore Gesù al quale i credenti si sono sottoposti. Il giuramento al quale fa riferimento altro non è che la dichiarazione di sottomissione al proprio Re che fa un popolo il momento in cui lo riconosce come proprio sovrano; o anche quella che il Credente fa al Signore al momento della propria conversione. 2) Altra dimostrazione di saggezza e non avere fretta di allontanarsi dal Re; cioè non gradire essere alla presenza del Re, non avere rispetto del Re, ritenere di non aver bisogno del Re. Questo è poco saggio perché vrss.3c/4 Egli, il Re, è potente e fa quello che gli piace ed in uno stato dove il Re ha autorità assoluta su tutto, solo uno stupido può credere di non aver bisogno di Lui. Nel nostro rapporto con il Signore le cose stanno esattamente allo stesso modo; non dobbiamo avere fretta di allontanarci dalla sua presenza, anzi, non dobbiamo mai allontanarci dalla sua presenza perché senza di Lui noi siamo senza forza. 3) Altra dimostrazione di saggezza è il non persistere, alla presenza del Re, in una cosa cattiva; il Re è magnanimo ma certo non tollererà l’errore come normalità. Anche in questo caso l’applicazione alla vita del credente viene immediata, Dio, certo, è misericordioso ma non dobbiamo fraintendere la sua misericordia come tolleranza al peccato o peggio ancora come approvazione - Salmi 50:19 Tu abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua intesse frodi. Salmi 50:20 Tu siedi e parli contro il tuo fratello, tu diffami il figlio di tua madre. Salmi 50:21 Tu hai fatto queste cose, ed io mi son taciuto, e tu hai pensato ch'io fossi del tutto come te; ma io ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi. Chi è davvero saggio? Ecclesiaste 8:5 Chi osserva il comandamento non conosce disgrazia, e il cuore dell'uomo saggio sa che c'è un tempo e un giudizio; Ecclesiaste 8:6 perché per ogni cosa c'è un tempo e un giudizio; poiché la malvagità dell'uomo pesa gravemente addosso a lui. Un uomo saggio è dunque quello che osserva il comandamento perché questo risparmia da disgrazie. Questa equazione semplice l’uomo saggio la conosce perché ha capito che ciò che si semina si raccoglie – v’è un tempo per il giudizio di ogni cosa. Il saggio non osserva i comandamenti per obbligo ma perché sa che è cosa buona e giusta e scampa dalla disgrazia. La malvagità, il male agire, è come un peso del quale si dovrà poi rendere conto; è meglio essere savi! I primi 3 capitoli di Proverbi (assolutamente da leggere) esaltano la sapienza che si trova in Dio e dice ad un certo punto “ Proverbi 3:35 I savi erediteranno la gloria”. Leggiamo 1:20:33. Ecclesiaste 8:7 L'uomo, infatti, non sa quel che avverrà; poiché chi gli dirà come andranno le cose? Ecclesiaste 8:8 Non c'è uomo che abbia potere sul vento per poterlo trattenere, o che abbia potere sul giorno della morte; non c'è congedo in tempo di guerra, e l'iniquità non può salvare chi la commette. Il discorso è sempre in relazione all’agire malvagio ed alle sue conseguenze. Conviene osservare i comandamenti perché il risultato finale è certo, e buono. Non così dell’agire malvagio; infatti chi può sapere come andranno le cose? Si farà in tempo a tornare indietro? Ci sarà ancora misericordia domani per il malvagio? Come potrà il malvagio sapere prima le cose in modo da evitare poi le amare conseguenze? Salomone cerca di far capire all’uomo che così com’esso non ha alcun potere su ciò che appartiene all’autorità di Dio, così è volere di Dio che lui non abbia tregua dalla malvagità ne che tale malvagità possa mai produrre salvezza per chi la pratica. Insomma solo chi osserva il comandamento non conosce disgrazia; tutte le altre strade non sono molto salutari. Osservazioni varie sull’ingiustizia che caratterizza la società A questo punto Salomone entra nel secondo argomento del capitolo l’ingiustizia nelle relazioni umane. Salomone ha visto compiersi sulla terra una serie di gravi ingiustizie che ancora una volta dichiarano quanto l’uomo sia insanabilmente malato. (Ml 3:13-18; 4:1-2) Sl 73 Ecclesiaste 8:9 Ho visto tutto questo e ho posto mente a tutto quello che si fa sotto il sole, quando l'uomo domina sugli uomini per loro sventura. Contrapponendosi alla prima parte del capitolo dove il Re viene presentato come una figura degna di essere ubbidita e probabilmente è una figura di un Re ideale e che si conduce divinamente, tanto che senza alcuna difficoltà possiamo vedere in questo primo Re la figura del Signore, adesso Salomone presenta l’origine dell’ingiustizia che si accinge a presentare, l’origine di questa ingiustizia diffusa e “L’uomo che signoreggia sugli uomini per loro sventura”. Quando non è Dio a regnare ma l’uomo, allora tutto diventa scuro e pericoloso, ed accadono cose terribili. Ecclesiaste 8:10 Ho visto allora degli empi ricevere sepoltura ed entrare nel loro riposo, e di quelli che si erano comportati con rettitudine andarsene lontano dal luogo santo ed essere dimenticati nella città. Anche questo è vanità. Ecclesiaste 8:11 Siccome la sentenza contro un'azione cattiva non si esegue prontamente, il cuore dei figli degli uomini è pieno della voglia di fare il male. Ecclesiaste 8:12 Sebbene il peccatore faccia cento volte il male, e anche prolunghi i suoi giorni, tuttavia io so che il bene è per quelli che temono Dio, che provano timore in sua presenza. Ecclesiaste 8:13 Ma non c'è bene per l'empio ed egli non prolungherà i suoi giorni come fa l'ombra che si allunga, perché non prova timore in presenza di Dio. Ecclesiaste 8:14 C'è una vanità che avviene sulla terra; ed è che vi sono dei giusti i quali sono trattati come se avessero fatto l'opera degli empi, e ci sono degli empi i quali sono trattati come se avessero fatto l'opera dei giusti. Io ho detto che anche questo è vanità. 1. Gli empi sono onorati e rispettati mentre i retti sono dimenticati; L’uomo accecato nella mente e nel cuore non è più in grado di riconoscere i veri valori della vita fino al punto di non essere in grado di distinguere un empio da un uomo retto. L’uomo nel peccato ha ribaltato i valori e così l’apparire in tv facendo cose squallide ed inutili fa acquistare fama (dimenticati nella città) più che aver servito gli ultimi per tutta la vita. Questa incapacità di valutare correttamente induce poi a compiere delle gravi ingiustizie. 2. Esiste una giustizia anche nel regno degli uomini ma non viene applicata e questo favorisce la malvagità. Quando l’amore, la bontà e il diritto vengono fraintesi allora succede che il male viene lasciato a piede libero. L’uomo ha bisogno di essere sotto il controllo della legge perché non è in grado di autogestirsi. Quando esce dalla legge prende il sopravvento la sua natura malvagio. Questa legge al tempo di Salomone era la legge che Dio aveva loro data, oggi è la legge di Cristo che lo S.S. scrive nei cuori dei credenti. Vrs 12 : Salomone però sa che il giusto, il savio, chi teme Dio ha un vantaggio sull’empio, e che l’empio ha solo da illudersi di un bene che mai gli apparterrà, perché non ha timore di Dio. Dopo questa pausa per dichiarare ancora una volta che al di sopra della parziale pigra e falsa giustizia degli uomini esiste una giustizia altissima che non sbaglia, riprende l’elenco delle ingiustizia che il mondo amministrato dagli uomini e non da Dio è in grado di produrre: 3. i giusti trattati come empi, e gli empi trattati come giusti. L’uomo senza Dio non ha proprio la capacità di discernere il giusto dall’empio e questo lo porta a fare valutazioni grossolanamente sbagliate; ma ancora c’è da considerare la malvagità dell’uomo che lo porta per il proprio interesse a non aver nessun rispetto di ciò che è giusto frustrando e mortificando coloro che invece dovrebbero essere onorati per il loro condursi saviamente. Ecclesiaste 8:15 Così io ho lodato la gioia, perché non c'è per l'uomo altro bene sotto il sole, fuori del mangiare, del bere e del gioire; questo è quello che lo accompagnerà in mezzo al suo lavoro, durante i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole. Vrs. 15 : solito ritornello che però anche ci dice che è inutile umanamente aspirare ad altro per la felicità – chi s’accontenta di queste semplici cose gode, chi cerca umanamente elevazioni e successi particolari vivrà di tribolazioni. Ecclesiaste 8:16 Quando ho applicato il mio cuore a conoscere la saggezza e a considerare le cose che si fanno sulla terra, perché gli occhi dell'uomo non godono sonno né giorno né notte, Ecclesiaste 8:17 allora ho scrutato tutta l'opera di Dio e ho visto che l'uomo è impotente a spiegare quello che si fa sotto il sole; egli ha un bell'affaticarsi a cercarne la spiegazione; non riesce a trovarla; e anche se il saggio pretende di saperla, non però può trovarla. Vrss. 16/17 : Salomone sembra arrendersi alla infinita potenza di Dio; Lui non ha dormito ne giorno ne notte per cercare di comprendere l’opera di Dio, era assetato di conoscenza e questa sete non gli dava tregua; sarebbe bello se ognuno di noi fosse cosi ardentemente desideroso di conoscere la verità, troverebbe maggiori soddisfazioni di Salomone. Ancora una volta dobbiamo prendere atto che la sapienza di Salomone era anche nella sua umiltà; lui considerava poca cosa la sua pur grande conoscenza rispetto ai misteri insondabili di Dio. CAPITOLO 9 Indeterminabilità umana Assoluta dipendenza dell’uomo da Dio Ecclesiaste 9:1 Sì, io ho applicato a tutto questo il mio cuore, e ho cercato di chiarirlo: che cioè i giusti e i savi e le loro opere sono nelle mani di Dio; l'uomo non sa neppure se amerà o se odierà; tutto è possibile. L’uomo se vuole cominciare ad essere davvero intelligente deve prendere atto di questo fatto, e cioè, che lui non determina niente, ma che lui con quello che fa, deriva da ciò che Dio permette; insomma l’uomo non è mai indipendente da Dio. Amare e odiare sono due sentimenti contrapposti, qui Salomone sta dicendo probabilmente che l’uomo non può neanche determinare che ciò che oggi ama lo amerà sempre ed è invece possibile che domani possa odiarlo e viceversa, quindi in questo caso rafforza l’idea che l’uomo non è in grado di determinare nulla in modo stabile. Da notare come in questo versetto si riferisca ai savi e giusti ed alle loro opere, come dire che il giusto e la sua opera giusta in fondo in fondo è opera di Dio. Come dire che il bene che esce da ogni uomo procede da Dio e non dalla presunta bontà dell’uomo che l’ha operato. D’altronde da un cuore insanabilmente maligno non può uscire bene e se esce è solo per l’intervento di Dio. Ecclesiaste 9:2 Tutto succede ugualmente a tutti; la medesima sorte attende il giusto e l'empio, il buono e puro e l'impuro, chi offre sacrifici e chi non li offre; tanto è il buono quanto il peccatore, tanto è colui che giura quanto chi teme di giurare. Ecclesiaste 9:3 Questo è un male fra tutto quello che si fa sotto il sole: che tutti abbiano una medesima sorte; Anche in questi versetti Salomone mette in risalto l’assoluta incapacità dell’uomo di determinare dei risultati con il suo agire. Salomone va a considerare la sorte riservata a tutti gli uomini empi o savi che siano; stessa sorte senza nessuna differenza; qui non parla solo della sorte ultima e definitiva, la morte; ma anche della sorte riservata a giusti e empi nelle singole faccende della vita – tutto succede a tutti – essere giusti non preserva necessariamente da sorti nefaste, ne essere empi impedisce necessariamente di godere di gioie; questo è un male grande, dice Salomone. RIFLESSIONE C’è qualcosa che non quadra, però, pensiamoci un attimo, se stando al versetto precedente, il bene del giusto e del savio non può che procedere da Dio, in quanto l’uomo per sua natura non può compiere il bene, allora è giusto che la sorte degli uomini sia la medesima, giusti o empi che siano, anzi, o c’è un errore di fondo in quello che dice Salomone , o Salomone sta giocando alla settimana enigmistica, perché se è vero che l’uomo non può mai, per via della sua natura, attribuirsi il bene, allora è anche vero che non esiste in realtà un giusto e un empio; un puro ed un impuro; un buono ed un peccatore, ma esiste solo l’empio, l’impuro, il peccatore e quindi giustamente esiste una sola sorte per una sola condizione (Cap. 10:vrs.2). – è un male che tutti abbiano la medesima sorte – ma è un male ancor più grave che tutti la meritino! Gesù chiarisce in maniera inequivocabile quale è la reale condizione di tutti gli uomini, quando dice che Lui non è venuto ne per i vedenti, ne per i giusti, ne per i sani, dicendo in realtà che non esistono ne vedenti, ne sani ne giusti. Forse Salomone, giocando con le parole, sta dicendo che in realtà non esiste nessuno che meriti meno di quello che Dio ha stabilito per il peccatore? Forse la sua ricerca è volta a capire se l’uomo può qualcosa per non ricevere la giusta condanna di Dio? Sapienza, giustizia, bontà, purezza, elementi che danno accesso alla presenza di Dio, potranno mai essere presentati dall’uomo come suo bagaglio personale e non come dono della misericordia di Dio? e così il cuore dei figliuoli degli uomini è pieno di malvagità e hanno la follia nel cuore mentre vivono; poi, se ne vanno ai morti. Ad ogni modo il destino comune sembra indurre i più ad avere comportamenti malvagi e folli durante la propria vita fino al momento dell’addio terreno, questo si chiama anche egoismo. Questo è davvero il pensiero e l’agire di molti che vivono senza speranza e senza futuro dopo la morte. È interessante, ed al tempo stesso incredibile, notare come questo atteggiamento malvagio sia realmente riscontrabile in moltissimi uomini che lo preferiscono alla bontà ed alla giustizia. Anche senza una sorte migliore, la bontà e la giustizia sarebbero comunque preferibili alla malvagità ed invece… Questo è un fatto che afferma senza ombra di dubbio che l’uomo è per sua natura malvagio. Bisogna però ricordare, contrariamente a quello che tali persone credono, che esiste un giudizio delle proprie azioni che Dio eserciterà Ecclesiaste 3:17 e ho detto in cuor mio: 'Iddio giudicherà il giusto e l'empio poiché v'è un tempo per il giudizio di qualsivoglia azione e, nel luogo fissato, sarà giudicata ogni opera. Meglio vivo che morto Ecclesiaste 9:4 Per chi è associato a tutti gli altri viventi c'è speranza; perché un cane vivo val meglio d'un leone morto. Ecclesiaste 9:5 Difatti, i viventi sanno che morranno; ma i morti non sanno nulla, e non v'è più per essi alcun salario; poiché la loro memoria è dimenticata. Ecclesiaste 9:6 E il loro amore come il loro odio e la loro invidia sono da lungo tempo periti, ed essi non hanno più né avranno mai alcuna parte in tutto quello che si fa sotto il sole. Ritorna il Salomone senza futuro e senza speranza, con gli occhi solo sotto il sole e non oltre il sole. Non vedendo oltre il sole non può che citare solo vantaggi e perdite terrene non hanno più né avranno mai alcuna parte in tutto quello che si fa sotto il sole. A volte penso che Salomone non volesse accettare la realtà, e cioè, che tutta la sua sapienza e ricchezza non gli servivano a granché per soddisfare il suo bisogno eterno, e inoltre che doveva annientarsi per diventare tutto. Questa sua caparbietà lo portava a vivere davvero come se non esistesse un futuro, solo perché quel futuro lui non lo poteva realizzare con i suoi mezzi. Inoltre mi sembra che sia attaccato alla vita terrena e faccia fatica ad accettare l’idea che ad un certo punto deve lasciarla, e questo proprio perché non sa cosa l’aspetta A volte forse anche a noi può accadere qualcosa di simile, da un lato non riusciamo ad accettare e ad adeguarci alla volontà di Dio ed a sottometterci, a volte la trasformiamo a ns. piacimento altre volte la neghiamo, fino ad arrivare a negare Dio stesso, nei casi più gravi. Negando Dio perdiamo la consapevolezza della vita eterna e di quello che sarà, consapevolezza legata completamente alla fede, e così ci attacchiamo a questo mondo che non vogliamo lasciare perché potrebbe capitare di fermarci anche noi alla morte senza vedere oltre. Tutto questo potrebbe nascere solo dalla nostra lontananza da Dio, come lo fu in Salomone. Questi pensieri portano il Salomone senza futuro a dire, in sostanza, meglio vivo che morto. Questo è comunque umanamente importante. Un cane, il più disprezzato animale ebreo, vivo, e meglio di un leone, il più onorato animale della foresta, morto. La vita è sempre preferibile, la vita porta sempre qualche occasione, qualche opportunità di gioia. Qui non sto parlando del credente il quale altro che occasione, ha una certezza spettacolare, ma del non credente, di quello che non vedendo intorno a se prospettive valide, può aspirare a lasciare il pianeta, ma è meglio un cane vivo che un leone morto. Per chi vive c’è sempre una speranza. Anche se Salomone probabilmente si riferiva a nuove possibilità di godimenti terreni, noi oggi vogliamo dire che finché si è vivi esiste una speranza gloriosa da cogliere: quella di saltare dalle tenebre di questo mondo, dove tutto finisce alla morte, alla luce di Dio che ha vinto la morte e prenotarsi un posto oltre il sole difronte alla gloria di Dio. Come vivere in maniera gradita a Dio Ecclesiaste 9:7 Va', mangia il tuo pane con gioia, e bevi il tuo vino con cuore allegro, perché Dio ha già gradito le tue opere. Il vero problema è che a volte l’uomo non segue la sapienza ma la pubblicità, ecco perché vorrebbe lasciare la terra. È la pubblicità che ci dice che non siamo degni di esistere se non abbiamo questo quello e quell’altro; è la pubblicità che ci vuole ingannare che se non abbiamo tutto, superfluo compreso, non siamo esseri sufficientemente capaci; addirittura esiste anche una pubblicità spirituale secondo la quale la dimostrazione di non essere graditi da Dio è la consistenza del nostro conto in Banca – da quando come vivere è diventato più importante di vivere, la vita ha perso ogni significato. Questo la pubblicità….ma la sapienza dice cose diverse ma poco sentite e cioè… Va', mangia il tuo pane con gioia, e bevi il tuo vino con cuore allegro, perché Dio ha già gradito le tue opere. Quando Dio concede i beni primari ha già gradito quell’uomo, certo anche l’empio mangia e beve, ma per l’empio avere solo da mangiare e bere sarebbe una grande umiliazione un fatto da nascondere con vergogna; chi aspira al Signore invece gode di quello che egli provvede senza ambire a grandi cose; ma piuttosto si preoccupa di altro e cioè.. Ecclesiaste 9:8 Siano le tue vesti bianche in ogni tempo, e l'olio non manchi mai sul tuo capo. Ecclesiaste 9:9 Godi la vita con la moglie che ami, durante tutti i giorni della vita della tua vanità, che Dio t'ha data sotto il sole per tutto il tempo della tua vanità; poiché questa è la tua parte nella vita, in mezzo a tutta la fatica che duri sotto il sole. Non è ciò che hai che renderà la tua vita interessante, parliamo sempre di vita meramente terrena, ma ciò che sei. Giustizia, saggezza, Fedeltà e lealtà, queste sono le cose da ricercare. Anche il non credente che mirerà a queste cose, pur con tutti i limiti umani, vivrà una vita molto interessante, anche se senza speranza futura; ma non è detto che chi cercherà seriamente queste cose non trovi anche l’autore di queste cose. Ecclesiaste 9:10 Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno de' morti dove vai, non v'è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza. Salomone ama la vita, ed è per questo che lui non si da pace del fatto che tutto sembra dover finire, senza sapere cosa, e se c’è qualcosa poi. Dimostra il suo amore per la vita proprio in questo versetto – fai tutto quello che ti capita di fare e fallo al meglio – uno che odia vivere non dice cose del genere. Salomone indica un modo e quattro campi d’azione che possono rendere la vita interessante: Modo: CON TUTTE LE TUE FORZE; Campi d’azione: LAVORO; PENSIERO; SCIENZA; SAGGEZZA; Una buona ragione per dipendere da Dio Ecclesiaste 9:11 Io mi son rimesso a considerare che sotto il sole, per correre non basta esser agili, né basta per combattere esser valorosi, né esser savi per aver del pane, né essere intelligenti per aver delle ricchezze, né esser abili per ottener favore; poiché tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze. Ecclesiaste 9:12 Poiché l'uomo non conosce la sua ora; come i pesci che son presi nella rete fatale, e come gli uccelli che son còlti nel laccio, così i figliuoli degli uomini son presi nel laccio al tempo dell'avversità, quando essa piomba su loro improvvisa. L’uomo come già detto all’inizio non ha la capacità di determinare gli eventi, ne di prevederli, il suo massimo sforzo può al massimo prepararlo, ma la sua preparazione potrebbe essere davvero nulla rispetto alle avversità improvvise. Allora tutto questo deve convincere l’uomo, certo facendo tutto l’umanamente possibile, ad affidarsi completamente a Dio. In questi versetti è chiaro il bisogno, anche se il Salomone disperato non lo indica, che l’uomo ha di rifugiarsi in chi invece conosce tutte le ore possibili, in chi non sarà mai sorpreso da nessuna improvvisata - Proverbi 3:23-26 Allora camminerai sicuro per la tua via, e il tuo piede non inciamperà. Quando ti metterai a giacere non avrai paura; giacerai, e il sonno tuo sarà dolce. Non avrai da temere i sùbiti spaventi, né la ruina degli empi, quando avverrà; perché l'Eterno sarà la tua sicurezza, e preserverà il tuo piede da ogn'insidia. La sapienza disprezzata e massime Ecclesiaste 9:13 Ho visto sotto il sole anche questo esempio di sapienza che m'è parsa grande. Ecclesiaste 9:14 C'era una piccola città, con entro pochi uomini; un gran re le marciò contro, la cinse d'assedio, e le costruì contro de' grandi bastioni. Ecclesiaste 9:15 Ora in essa si trovò un uomo povero e savio, che con la sua sapienza salvò la città. Eppure nessuno conservò ricordo di quell'uomo povero. Ecclesiaste 9:16 Allora io dissi: 'La sapienza val meglio della forza; ma la sapienza del povero è disprezzata, e le sue parole non sono ascoltate'. Anche se la sapienza non porta l’uomo alle soddisfazioni eterne che Salomone cerca, pure vale sempre più della stoltezza. L’uomo però caduto nel peccato ha più facilità ad apprezzare le cose stupide e dannose che la sapienza e questo non solo ai giorni nostri ma, magra consolazione, fin dai tempi di Salomone. In questi versetti emerge ancora una volta la sapienza sopra la forza, la potenza, la ricchezza, ma non sopra l’ingratitudine e l’indifferenza degli uomini. Ancora sottolinea “la sapienza del povero” a dire che l’essere povero è un elemento in più per disprezzare, è per gli uomini una sapienza di serie B e questo purtroppo è vero che accade. Ecclesiaste 9:17 Le parole de' savi, udite nella quiete, valgon meglio delle grida di chi domina fra gli stolti. Mi sembrano due realtà, quella del savio e di quelli che accettano di ascoltarlo – in questa realtà si parla con calma e tranquillità e si progredisce. Poi c’è la realtà del Dominatore e degli stolti che l’hanno scelto; qui si grida per imporre le proprie idee, s’inaspriscono gli animi e non si approda a nulla di buono. Ecclesiaste 9:18 La sapienza val meglio degli strumenti di guerra; ma un solo peccatore distrugge un gran bene. La sapienza trova nel peccato il suo principale nemico. CAPITOLO 10 I danni della stoltezza i doni della saggezza Salomone sta man mano passando da una sostanziale equiparazione, nei primi capitoli, della stoltezza e della saggezza in virtù del comune destino di che le esercita ad una posizione nettamente a favore della saggezza, una saggezza non propria dell’uomo ma frutto dell’illuminazione divina. Questo percorso finirà al capitolo 12, come sappiamo, ai piedi di Dio, la saggezza personificata, il tutto dell’uomo. Stoltezza nelle relazioni personali Ecclesiaste 10:1 Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l'olio del profumiere: un po' di follia guasta il pregio della saggezza e della gloria. In qualche modo possiamo ricollegarlo all’ultimo versetto del capitolo precedente. Deve far molto riflettere il fatto che per distruggere occorre infinitamente meno di quanto occorre per costruire con sapienza, arte ed intelligenza. Il primo è un esempio di ciò che dice poi. La mosche morte sono la follia del peccato, l’olio del profumiere è una vita costruita con saggezza ma che in poco tempo può essere annientata dalla follia del peccato. Dobbiamo avere paura di sbagliare, di cadere vittime del nostro istinto. Basta un errore per distruggere una vita. Dobbiamo essere attenti ad eliminare le mosche morte che cadono nel nostro profumo, prima che imputridisca. Si, il peccato rende putrida, fa marcire la vita...è meglio eliminarlo. Ecclesiaste 10:2 Il saggio ha il cuore alla sua destra, ma lo stolto l'ha alla sua sinistra. Nessuno ha il cuore a destra quindi tutti sono naturalmente stolti, ma ad un certo punto, possiamo rivolgere il ns. cuore verso Dio, la destra nella simbologia biblica, ed allora ecco che il nostro cuore orientato verso i propositi di Dio, non è più un cuore naturalmente stolto ma è diventato un cuore saggio perché è sotto la volontà di Dio. Questa saggezza divina regolerà le sue relazioni con gli altri e gli impedirà le pericolose cadute di cui sopra. Teniamo da ora in poi sempre presente questo principio generale. Ecclesiaste 10:3 Anche quando lo stolto va per la via, il senno gli manca e mostra a tutti che è uno stolto. Altro fatto che emerge delle relazioni personali, è che la stoltezza non si può nascondere a lungo. Si rivelerà molto presto dalle scelte e dalle cose che fa nella sua vita, cose stolte, scelte sbagliate, parole sbagliate, comportamenti sbagliati. Stoltezza nelle relazioni con l’autorità Ecclesiaste 10:4 Se il sovrano si adira contro di te, non lasciare il tuo posto; perché la dolcezza evita grandi peccati. Nelle relazioni con le autorità essere stolti è un gravissimo rischio. Infatti, l’autorità potrebbe farcela pagare cara la nostra stoltezza. Reagire impulsivamente, dire parole arroganti ed offensive, avere atteggiamenti di disprezzo (come lasciare il tuo posto), non resteranno impunite. Quindi il consiglio di Salomone deve essere assolutamente accettato. Ma bisogna portare il cuore a destra per essere saggi, altrimenti siamo come delle mine vaganti che in qualsiasi momento potrebbero esplodere con tutte le conseguenze devastanti del caso. La dolcezza invece (un frutto dello S.S. Galati 5:22 anche mansuetudine) ha possibilità inimmaginabili come evitare grandi peccati, o peccati dalle grandi conseguenze pratiche. Stoltezza dell’autorità Ecclesiaste 10:5 C'è un male che ho visto sotto il sole, un errore che proviene da chi governa: Ecclesiaste 10:6 che, cioè, la stoltezza occupa posti altissimi e i ricchi seggono in luoghi bassi. Ecclesiaste 10:7 Ho visto degli schiavi a cavallo e dei prìncipi camminare a piedi come gli schiavi. Il governo di Dio ed il governo degli uomini; ciò che distingue il secondo dal primo è sostanzialmente è l’ingiustizia. Ingiustizia nell’attribuire i ruoli giusti alle persone giuste, frutto questo di parzialità, di favoritismi, di nepotismi, di corruzione. Così accade, anche ai ns. giorni che gli incapaci governano ed i capaci servono come schiavi, gli ultimi. Ovviamente la conseguenza di questo fatto è un male...un errore...che si abbatte costantemente sul popolo. Stoltezza nell’agire Ecclesiaste 10:8 Chi scava una fossa vi cadrà dentro, e chi demolisce un muro sarà morso dalla serpe. Ecclesiaste 10:9 Chi smuove le pietre ne rimarrà contuso, e chi spacca la legna corre un pericolo. 4 azioni con 4 conseguenze negative. Questo ci induce a pensare che Salomone si riferisca ad azioni con intenti malvagi che si ritorceranno su chi le compie. Chi opera stoltamente per distruggere e non per costruire, per uccidere e non per sanare, chi vuole rompere gli equilibri, chi vive pericolosamente, sarà vittima delle sue stesse cattiverie. Fare applicazioni dei 4 esempi. Ecclesiaste 10:10 Se il ferro perde il taglio e uno non lo arrota, bisogna che raddoppi la forza; ma la saggezza ha il vantaggio di riuscire sempre. Ancora in relazione all’agire; lo stolto fatica il doppio per ottenere la metà. Il ferro che perdendo il taglio raddoppia la fatica è un modo per dire che lo stolto riesce a sbagliare anche cose facilmente intuibili, cade anche sulle banalità, il saggio, invece, ottimizza ogni sforzo, ha un intuito illuminato che lo porta a ottenere sempre quello che persegue (...riesce sempre). Ma bisogna avere il cuore a destra. Ecclesiaste 10:11 Se il serpente morde prima di essere incantato, l'incantatore diventa inutile. Sempre in relazione all’agire, a volte ci sono situazione pericolose che bisogna neutralizzare prima che sia troppo tardi. Il saggio sa riconoscere le situazioni e sa intervenire in maniera adeguata. A parte le situazioni pratiche dove occorre comunque saggezza, ci sono altre situazioni di natura spirituale dove occorre intervenire per tempo. Intervenire dopo che il peccato ha prodotto distruzione serve a poca cosa, anzi, a niente, certo a non ripetere l’errore, ma ormai il danno è fatto. Bisogna fermare il serpente prima che morda. Non dobbiamo aspettare di essere morsi per capire che i serpenti mordono, a volte mortalmente. Il peccato fa male e genera un mucchio di guai, non si deve aspettare il danno per capire che è vero, sfuggiamogli subito, allora si che saremo saggi. Stoltezza nel parlare Ecclesiaste 10:12 Le parole della bocca del saggio sono piene di grazia; ma le labbra dello stolto sono causa della sua rovina. (Proverbi 18:7) Ecclesiaste 10:13 Il principio delle parole della sua bocca è stoltezza e la fine del suo dire è malvagia pazzia. Ecclesiaste 10:14 Lo stolto moltiplica le parole; eppure l'uomo non sa quel che gli avverrà; e chi gli dirà quel che succederà dopo di lui? Il saggio quando parla produce sempre grandi benefici per se e per chi gli sta intorno. Lo stolto invece è una vera calamità quando parla. Proverbi 10:14 I saggi fanno tesoro della scienza, ma la bocca dello stolto è un pericolo imminente. Produce guai, principalmente a se stesso. Lo scopo della parola è quello di comunicare con gli altri, di trasmettere informazioni per un utile qualsiasi. La stolto invece dall’inizio del suo dire non è altro che finzione, menzogna, inganno e così il risultato finale di questo scorretto uso della parola è: malvagia pazzia. Inoltre lo stolto ha la caratteristica di sapere anche quello che non ha mai imparato per cui moltiplica parole vane ma in realtà non sa nulla di quello che da per certo. Stoltezza nel lavoro Ecclesiaste 10:15 La fatica dello stolto lo stanca, perché egli non sa neppure la via della città. Anche il saggio sente la fatica ma non lo stanca perché il risultato ottenuto lo ripaga delle sue fatiche. Per lo stolto, invece, tutto è complicato, anche le cose più banali come abbiamo visto prima. La sua stoltezza lo porta a fallire con facilità, a ripetere le stesse cose più volte, e questo produce nel tempo frustrazione e stanchezza, debolezza sia fisica che mentale. Stoltezza dell’autorità - bis Pr 31:4-7; 1P 2:17 Ecclesiaste 10:16 Guai a te, o paese, il cui re è un bambino e i cui prìncipi mangiano fin dal mattino! Ecclesiaste 10:17 Beato te, o paese, il cui re è di nobile stirpe e i cui prìncipi si mettono a tavola al tempo convenevole, per ristorare le forze e non per ubriacarsi! Guai e beatitudine per una comunità, dalla nazione, alla famiglia, alla chiesa, sono frutto di un insieme di qualità positive o negative possedute da coloro che l’amministrano. Debolezza, immaturità, ingenuità, mancanza di autorità, indolenza e crapuloneria sono la morte della comunità. Autorità, determinazione, senso di responsabilità, saggezza ed equilibrio sono invece il progresso della comunità. Stoltezza assoluta Ecclesiaste 10:18 Per la pigrizia sprofonda il soffitto; per la rilassatezza delle mani piove in casa. La pigrizia è forse l’espressione massima della stoltezza - Proverbi 6:6 Va', pigro, alla formica; considera il suo fare e diventa saggio! La pigrizia è come la morte. Non fare nulla, nessun successo, stanchezza sempre, voglia zero, nessun progetto, indolenza fino al punto da non curare neanche i suoi più elementari interessi “fa piovere in casa”. Questa descritta è una condizione limite ma è l’emblema della caduta dell’uomo. Un essere intelligente con grandi capacita creative e di apprendimento, un mente che non si sazia mai di sapere, un essere capace di pensare all’eternità, anche se non riesce a trovare risposte....eccolo ridotto veramente male. Questa è la condizione dell’uomo decaduto. L’uomo nel peccato è come un ramo staccato dall’albero, per un po’ sopravvive, ma se non viene reinnestato nell’albero, degenera in qualcosa che è solo un lontano ricordo di quello che era nei piani del Creatore. È assolutamente necessario che l’uomo si ricolleghi al suo Creatore. La missione di Gesù è stata esattamente questa, cancellare il peccato e concedere all’uomo il via libera per farlo tornare perfettamente in armonia con Dio e con se stesso. Romani 5:1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. La stoltezza è sempre in agguato Ecclesiaste 10:19 Il convito è fatto per gioire, il vino rende gaia la vita, e il denaro risponde a tutto. Queste tre situazioni sembrano soddisfare l’uomo nel suo complesso, da un punto di vista terreno, quindi possiamo considerarli come doni di Dio per la nostra vita terrena. Sappiamo benissimo però che un uso distorto e stolto di queste cose fanno inevitabilmente cadere l’uomo nel peccato e nelle sue amare conseguenze. Superficialità, ubriachezza, avarizia, avidità, egoismo, ecc... . Quindi il saggio usa queste cose in maniera sana ed equilibrata facendo attenzione a non oltrepassare i limite. Ecclesiaste 10:20 Non maledire il re, neppure con il pensiero; e non maledire il ricco nella camera dove dormi; poiché un uccello del cielo potrebbe spargerne la voce e un messaggero alato pubblicare la cosa. Forse il Re ha fatto qualcosa che non doveva, magari ha esercitato la sua autorità con tirannia. Il ricco si sa, e sempre malvisto dai poveri, forse effettivamente ruba, sfrutta ecc... Tutte queste cose potrebbero giustificare una reazione fino alla maledizione, che non vuol dire protestare, ma volere il male di quelle persone, ma Benedite non maledite, lasciate a Dio le vs. vendette, Romani 12:14:21. Il re ed il ricco hanno autorità e potere su questa terra per fare quello che vogliono. Il saggio sa quando deve parlare e quando deve tacere. Il saggio sa rispettare l’autorità anche se sbaglia. Il saggio non cede alle provocazioni dell’autorità. Lo stolto è invece impulsivo e per questo è sempre in pericolo. Il saggio sa che se pone freno anche ai cattivi pensieri sarà difficile che compia azioni delle quali pentirsi. Non essere troppo sicuro del fatto che tanto nessuno lo saprà, l’unico modo per non farlo sapere è non dirlo e non pensarlo. CAPITOLO 11 Salomone prosegue anche in questo capitolo a presentare i vantaggi della sapienza. Inizia applicando la sapienza a quello che possiamo sicuramente considerare come il valore più alto dell’umanità, l’amore verso il prossimo. Fare il bene è saggio Ecclesiaste 11:1-2 Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai. 2 Fanne parte a sette, e anche a otto, perché tu non sai che male può avvenire sulla terra. Salomone stabilisce un principio, che tra le altre cose ritroviamo anche nel messaggio dell’evangelo, e cioè che l’attività più importante per un uomo deve essere quella di amare il suo prossimo, e che questa attività non solo sarà gradita a Dio ma porterà anche inevitabilmente beneficio a chi la eserciterà. Sulle acque fa riferimento alle moltitudini di persone. “Getta il tuo pane” possiamo intenderlo come una disponibilità ad affrontare un sacrificio a favore del prossimo; gettare una cosa importante come il pane sembra apparentemente un’azione non intelligente, ma invece in questo caso dobbiamo intenderla come una disponibilità a dividere con il nostro prossimo anche ciò che ci è più necessario. “Gettare”, un termine solitamente usato nel senso di buttare via una cosa che non serve, ci indica anche quanto poco deve essere l’attaccamento a quello che Dio mette nella nostra disponibilità anche se questo è vitale come il pane. Salomone afferma che questa azione di gettare il pane condividendolo con gli altri, in realtà ritornerà utile. Salomone con questo esempio ci vuole trasmettere come il donare agli altri che può apparire come un offrire una cosa importante che poi andrà persa, in realtà non va perso affatto perché darà i suoi frutti magari nel momento del proprio bisogno… perché tu non sai che male (ti) può avvenire sulla terra. Chi non ama non pretenda di essere amato. Salomone ci informa che quel che semineremo anche quello mieteremo, se avremo avuto misericordia, misericordia ci sarà fatta. In sostanza fare il bene è un grande investimento per gli altri che lo ricevono e per se stessi che riceveranno al momento opportuno. Fare il bene senza badare a ciò che non dipende da noi Mi sembra abbastanza ovvio che Salomone in questo momento non si stia preoccupando del lavoro dei campi ma più evidentemente il suo discorso, iniziato al vrs. 1, è un insegnamento sul come operare bene nei confronti del prossimo, insegnamento che trae dall’attività contadina. Ecclesiaste 11:3-4 Quando le nuvole sono piene di pioggia, la riversano sulla terra; e se un albero cade verso il sud o verso il nord, dove cade, là rimane. 4 Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà. Pioggia e vento, eventi atmosferici con i quali l’agricoltore si confronta quotidianamente, nel bene e nel male, infatti possono essere una benedizione ma anche possono causare grandi disastri; che fare allora? Aspettare che il tempo migliori oppure continuare a lavorare senza badare a ciò che l’uomo non può in nessun modo controllare? Ovviamente continuare a lavorare. Ricollegandosi ai primi due versetti vediamo che a volte può capitare di incontrare delle difficoltà lungo il nostro cammino, che fare smettere di fare il bene oppure incuranti delle difficoltà continuare ad operare per il meglio? La risposta è evidente: “chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà”. Se ci facciamo fermare da ciò che non possiamo ne prevedere ne controllare allora è probabile che non faremo mai niente, ne semineremo bene, ne mieteremo, perché di fatto l’uomo non è in grado di controllare niente, ed ai voglia ad aspettare le condizioni migliori per fare il bene. C’è un tempo adatto per seminare uno maturo per mietere quando arriva quel momento è inutile badare al vento o alla probabile pioggia. Bisogna solo confidare in Dio, Infatti… …Ecclesiaste 11:5 Come tu non conosci la via del vento, né come si formino le ossa in seno alla donna incinta, così non conosci l'opera di Dio, che fa tutto. Non ti affaticare a capire cose imprevedibili (il vento) e cose incomprensibili (la vita) non lasciarti frenare da ciò che è fuori dalla tua portata, ma sappi però, che tutte quelle cose che sfuggono al tuo controllo ma che però sono necessarie alla realizzazione del tuo operare, sono comunque tutte sotto controllo da Colui che fa tutto, quindi non cercare di indovinare, prevedere, affannarti in cose impossibili per te, ma opera bene, ed abbi fiducia in Colui che ha l’autorità su tutto. Ecclesiaste 11:6 Fin dal mattino semina la tua semenza e la sera non dar posa alle tue mani; poiché tu non sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se questo o quello, o se ambedue saranno ugualmente buoni. Tu non conosci...tu non sai...L’uomo vive nell’ignoranza di molte cose per cui, ecco cosa deve fare, seminare in tutti i sensi possibili, cioè creare i presupposti per un vantaggio, farlo con dedizione, con impegno, fare più cose, cioè interessarsi a più cose. “Tutto quello che la tua mano trova da fare e falla bene (9-10)” ; forse qualcuna delle cose che fai non riuscirà al meglio, ma se ne fai più di una ci sarà sempre qualcosa che riuscirà, che porterà il suo frutto di gioia. Salomone non prende in considerazione l’ipotesi che entrambi i lavori possano non riuscire, perché è sicuro, che chi fa bene, avrà sicuramente un ritorno, forse non in tutto ma è certo che avrà un ritorno. Nella vita di fede possiamo dire che chi non si stanca di fare il bene mieterà a suo tempo. Non sentiamoci troppo stanchi per farlo, ne troppo tristi, ne troppo avversati, ne cerchiamo di capire cose troppo alte per fare il bene, ma facciamolo perché esso senz’altro produrrà un beneficio per tutti (Galati 6:9-10). Il tempo della luce e quello delle tenebre Ecclesiaste 11:7-8 La luce è dolce, ed è cosa piacevole agli occhi vedere il sole. 8 Se dunque un uomo vive molti anni, si rallegri tutti questi anni e pensi ai giorni delle tenebre, che saranno molti; tutto quello che avverrà è vanità. La luce è il simbolo per eccellenza della vita, anzi, è la vita, altro che simbolo; e la vita umana non può che esserne attratta. L’animo umano è spontaneamente attratto dalla luce e la vita fisica in tutti i sensi non ne può fare a meno. La luce è anche simbolo di tutto ciò che è in grado di creare qualcosa di utile, quindi in questo caso possiamo vedere nel riferimento alla luce, il prodotto che il bene operare è in grado di produrre. Ciò che produce il bene è luce; ed allora godiamo, fintanto che le forze ce lo permettono, nell’essere illuminati da ciò che con impegno e ben operare, le nostre mani producono; rallegriamoci della luce che il nostro camminare bene renderà. La nostra vita spirituale potrà essere illuminata e illuminante come non mai se cammineremo per le vie dell’amore e del bene. Noi conosciamo una grande luce quella del Signore Gesù, che illumina non solo l’oggi ma anche il domani al di là del confine della morte. Salomone invece non cessa dal suo pessimismo per cui la sua felicità ancora una volta è godi oggi finché puoi perché domani ti aspetta un luogo senza luce, un luogo dove la tua anima non troverà più nessuna soddisfazione. Quest’ultimo tratto del versetto 8 possiamo anche vederlo in relazione a quello che dice circa la vecchiaia, condizione nella quale non c’è più piacere di niente, e possiamo quindi pensare che Salomone intendesse dividere l’esistenza terrena dell’uomo in due fasi, quella della vita e della luce, la gioventù o comunque gli anni della forza, e quella della vecchiaia, gli anni dell’assenza di piacere e della presenza, invece, del disfacimento del fisico, causa questa anche di un morale più avvilito. Possiamo vedere questa interpretazione anche alla luce di quanto dice circa la gioventù da non sprecare in cose che non produrranno nulla di consistente. CAPITOLO 12 La vita in un capitolo e poi? Siamo giunti all’ultimo capitolo, l’epilogo di tutto il discorso nel quale troviamo il risultato della sua ricerca. In quest’ultimo capito a parte numerose immagini che descrivono i vari stadi della vita troviamo una parola ricorrente associata a qualcosa che l’uomo nel corso della sua vita deve fare. Lo vedremo appena più avanti. Consigli ironici ai giovani e non solo Ecclesiaste 12:1 Rallégrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio! Sembra un consiglio ma invece è una minaccia! Dio ti chiama in giudizio? Ma allora dopo la morte c’è qualcosa ad aspettare l’uomo, anzi qualcuno! Ecclesiaste 12:2 Bandisci dal tuo cuore la tristezza, e allontana dalla tua carne la sofferenza; poiché la giovinezza e l'aurora sono vanità. Divertiti, scansa le sofferenze e godi il più possibile, perché la giovinezza finisce ad un certo punto, e tutto ciò che si potrà fare da giovani in appresso sarà impossibile ripeterlo; una volta si hanno “vent’anni” questa la frase tipica prima di fare qualcosa che può bruciare per sempre. In effetti questo è il modo di pensare di molti ragazzi. La giovinezza è una vanità se trascorsa come dice l’Ecclesiaste, ma smette di esserlo se viene spesa per costruire delle fondamenta solide. Il giovane fa bene a pensare ai suoi vent’anni come un occasione irripetibile non per fare stupidaggini ma per costruire il proprio futuro nella grazia di Dio infatti…. Ecclesiaste 12:3 Ma ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: «Io non ci ho più alcun piacere»; Ecco la parola ricorrente di questo capitolo...prima... associato al fatto di ricordarsi del nostro Creatore. È urgente cercare il proprio Creatore prima: dei cattivi giorni dove cessa il piacere – vrs. 3; del disfacimento del nostro fisico e del peso di tale condizione – vrss. 4-7; che la polvere ritorni alla terra e lo spirito (sia del credente che dell’incredulo) torni a Dio...che lo chiama in giudizio. Stavo pensando a quale grande, immensa, inesauribile, potente, incredibile ricchezza hanno i giovani nella loro giovinezza; immediatamente, a questo pensiero, il mio cuore ha sorriso compiaciuto: ma il mio sorriso, ben presto si è mutato in tristezza; ho ricordato questo versetto, ed una realtà molto meno sorridente si è subito schiusa ai miei occhi. Ho visto giovani che regalavano la loro inestimabile ricchezza al nulla; ho visto giovani che infelici si aggiravano per il mondo senza meta e senza speranza; ho visto giovani dilapidare la loro giovinezza dietro alle chimere del "progresso"; ho visto giovani scippati della loro ricchezza, dall'impazienza; dall'ignoranza; dalla pigrizia; dalla fiducia mal riposta in ideologie dalle grandi promesse e dalle miserevoli conclusioni. La mia tristezza, non potendo accettare l'idea che tale incalcolabile patrimonio, venisse così impunemente sperperato, stava per diventare angoscia, finche ad un certo punto, non ho scorto qualcosa, anzi, qualcuno, che ha rallegrato il mio cuore come nessuno avrebbe potuto fare. Ho visto dei giovani meravigliosi, che avevano investito la loro ricchezza in maniera esemplare; erano forti, coraggiosi, ma anche umili, disponibili, affettuosi con tutti, pieni di speranza, capaci di aspettare con fiducia ferma; con un cuore sempre ripieno della soddisfazione di chi ha trovato tutto ciò di cui aveva necessita; avevano la mente brillante e limpida; la coscienza pura e senza paura; assolutamente vivi ma anche pronti a morire per la verità.......erano divinamente belli! Chi sono vi chiederete ? Non sono i giovani increduli; non sono neanche i giovani credenti; non sono neanche marziani; sono, più semplicemente, i giovani credenti che hanno creduto fino in fondo, e cioè che hanno, totalmente e senza riserve, affidato la loro giovane ricchezza nelle mani del banchiere divino il quale ha fatto della loro fiducia la loro forza.... ...ed hanno vinto la sfida della vita! Sono i giovani che quando arriveranno i cattivi giorni non franeranno, perché hanno solidamente costruito ogni cosa secondo il progetto del Costruttore di tutte le cose; sono i giovani che quando arriveranno gli anni dei quali si dirà "non ci ho più alcun piacere" riusciranno sempre a trovare, negli occhi dell'amico dei tempi migliori e peggiori, nuove e più particolari fonti di piacere; sono i giovani che avendo così meravigliosamente speso la loro esistenza, arriveranno, sazi di buone cose, al giorno della polvere, pronti ad incontrare, senza temere sorprese, Colui che ha avuto la libertà di scolpire nei loro cuori e nella loro mente la propria immagine. Io spero che voi siate e vorreste essere tali giovani; vi prego, vi supplico di investire il vostro inestimabile ma precario capitale di vita (il tempo passa velocemente e con molte sorprese) nella banca di Dio; una banca che garantisce guadagni elevatissimi e produce infinita serenità (che non vuol dire non avere problemi ma vincere problemi); una banca che sa ricondurre l'uomo alla sua originale dignità; non quella di un animale dotato di intelligenza fuori dal normale; ma quella di una creatura ad immagine e somiglianza del Padrone di cielo e terra; cioè, che ha nella sua essenza i tratti distintivi del Divino Creatore, che preludono a tempi gloriosi. Ecclesiaste 12:4 prima che il sole, la luce, la luna e le stelle si oscurino, e le nuvole tornino dopo la pioggia: Ecclesiaste 12:5 prima dell'età in cui i guardiani della casa tremano, gli uomini forti si curvano, le macinatrici si fermano perché sono ridotte a poche, quelli che guardano dalle finestre si oscurano, Ecclesiaste 12:6 i due battenti della porta si chiudono sulla strada perché diminuisce il rumore della macina; in cui l'uomo si alza al canto dell'uccello, tutte le figlie del canto si affievoliscono, Ecclesiaste 12:7 in cui uno ha paura delle alture, ha degli spaventi mentre cammina, in cui fiorisce il mandorlo, la locusta si fa pesante, e il cappero non fa più effetto perché l'uomo se ne va alla sua dimora eterna e i piagnoni percorrono le strade; Ecclesiaste 12:8 prima che il cordone d'argento si stacchi, il vaso d'oro si spezzi, la brocca si rompa sulla fonte, la ruota infranta cada nel pozzo; (una figura davvero poetica dell’uomo che finisce la sua corsa). Ecclesiaste 12:9 prima che la polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato. Tutte queste sono immagini della vita umana che dopo il periodo di splendore e maturità fisica va calando in un succedersi di eventi che culmina con la morte. Salomone descrive in maniera davvero suggestiva oltre che realistica le conseguenze del tempo che passa e ci incoraggia una volta di più a credere che queste riflessioni siano state scritte nella sua vecchiaia, quando solo per esperienza poteva descrivere in maniera così chiara questa condizione. Tornando al nostro prima, dobbiamo ribadire che ricordasi di Dio deve avvenire prima di questa tragedia eterna. Prima conclusione del discorso Ecclesiaste 12:10 «Vanità delle vanità», dice l'Ecclesiaste, «tutto è vanità». Questa possiamo definirla la prima conclusione del libro. E’ la conclusione del Salomone rimasto sotto il sole e senza speranza. Non resta più nulla dell’uomo; che è venuto a fare? Da dove è venuto? Che scopo ha avuto la sua esistenza? Fermandosi al corpo che ritorna polvere l’uomo non può trovare altra risposta che “tutto è vano” inutile, senza senso……ma….Salomone la risposta alla sua ricerca l’aveva dall’inizio del suo ragionamento…..e adesso vuole rivelarla a tutti i lettori….. Seconda conclusione del discorso Ecclesiaste 12:11 L'Ecclesiaste, oltre a essere un saggio, ha anche insegnato al popolo la scienza, e ha ponderato, scrutato e messo in ordine un gran numero di sentenze. Ecclesiaste 12:12 L'Ecclesiaste si è applicato a trovare parole gradevoli; esse sono state scritte con rettitudine, e sono parole di verità. Ecclesiaste 12:13 Le parole dei saggi sono come degli stimoli, e le collezioni delle sentenze sono come chiodi ben piantati; esse sono date da un solo pastore. Ecclesiaste 12:14 Del resto, figlio mio, sta' in guardia: si fanno dei libri in numero infinito; molto studiare è una fatica per il corpo. Parole di verità date da un solo pastore per essere degli stimoli e delle verità inamovibili (chiodi ben piantati). Lunga preparazione a quello che sta per dire che è l’essenza di tutto il suo libro il risultato finale ed incontrovertibile della sua ricerca…… Ecclesiaste 12:15 Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Solo alla presenza di un Altissimo, di qualcuno che è al di sopra dell’uomo, che ha progetti insondabili ed irraggiungibili dall’uomo, può avere un significato l’esistenza umana. L’uomo fine a se stesso non ha significato; lavoro, bontà, saggezza, capacità, giustizia non aggiungono nulla di più all’uomo di quanto anche empietà, pigrizia, stoltezza, ingiustizia potrebbero pure dare. E vero c’è un vantaggio ma tale vantaggio è talmente insignificante che non è un vero vantaggio. Solo nella prospettiva di un esistenza eterna, perfetta e gloriosa, l’uomo trova la sua concreta ragione d’essere. Solo se all’orizzonte si riesce a scorgere la gloria di una esistenza liberata dal peccato e dai suoi velenosi effetti, la vita terrena ed imperfetta trova una collocazione accettabile. Dio è la risposta; solo Lui è in grado di fare promesse che rassicurino l’uomo circa la realizzazione di tale condizione…..ed allora… Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Senza Dio la vita non ha alcuna speranza che non vada oltre al godere di un buon giorno, se tutto va bene. Con Dio la speranza è un’eternità piena zeppa di gioia, di felicità, di gloria, alla presenza, anzi un'unica cosa con l’Essere più ………… ineffabile dell’universo; insomma una bella differenza! Salomone aveva capito tutto ed ha voluto con il suo scritto, svelare, mettere in luce, tutti quei pensieri che, evidenti o latenti, si aggirano nel cuore di ogni uomo, e poi, ad un cuore sempre più tristemente cosciente di quel che l’uomo è veramente, da la soluzione che riaccende la speranza e lo introduce nella gioia eterna di Dio. Dio, grazie a Dio, c’è, come troviamo scritto qua e là; allora la speranza dell’uomo non sarà delusa. Un giorno fissato per valutare ogni scelta Ecclesiaste 12:16 Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male. Esiste un giusto giudice che alla fine valuterà ogni cosa secondo giustizia; un giudice infallibile che retribuisce ognuno nella giusta maniera. Temere Dio ed osservare i suoi comandamenti ci libera da ogni paura perché: Giovanni 5:24 In verità, in verità io vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. Osservare la Parola di Dio vuol dire soprattutto credere in Gesù, che liberandoci dalla colpa dei ns. peccati ci libera anche dal giudizio. Temi Dio è osserva i suoi comandamenti con tutto ciò che ne consegue è la conclusione di Salomone. Spero che ognuno di noi possa affermare di essere giunto alla stessa conclusione.