Esercitazioni di secondo anno corso regia – Scuola Paolo Grassi

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Esercitazioni di secondo anno corso regia – Scuola Paolo Grassi
Esercitazioni di secondo anno corso regia – Scuola Paolo Grassi
Mark Ravenhill
"Spara/Trova il tesoro/Ripeti"
- Materiali Esercitazione di regia di Enrico Baraldi
tutor Sofia Pelczer
Il piano didattico del 2°anno regia trova il suo centro nella messinscena da parte di ciascun allievo del
corso di un breve atto unico della drammaturgia contemporanea, allo scopo di mettersi alla prova nel
lavoro con gli attori e gli altri strumenti della regia in forma possibilmente compiuta. Considerando
fondamentale poter misurarsi con risposte attoriali attendibili si ritiene importante il coinvolgimento di
attori già formati. L’esercitazione prevede 4 settimane di lavoro, incluse 3 repliche interne alla Paolo
Grassi.
A tale scopo si cerchiamo: 1 attore e 1 attrice
Profilo degli attori
Due giovani attori, un maschio e una femmina, indicativamente tra i 25 e i 35 anni, dovranno
interpretare più personaggi. Il lavoro si muoverà all'interno di una ricerca sul linguaggio e sugli stili
recitativi del contemporaneo. Gli attori verranno affiancati da alcuni figuranti a comporre scene corali
ove richiesto dal testo. Una attenzione particolare sarà focalizzata sul rapporto tra la recitazione e gli
strumenti multimediali della scena. Potrebbero eventualmente essere richieste scene di nudo parziale
o integrale.
Periodo di lavoro, comprese repliche: 1-27 febbraio 2016
Il casting si svolge in 3 fasi:
- selezione preliminare sarà fatta in base al materiale inviato (entro 8 gennaio invio materiale, entro
11 gennaio comunicazione delle convocazioni per la prima selezione)
- prima selezione su convocazione (13-15 gennaio). Ai candidati convocati è chiesto di portare un
monologo, preferibilmente di drammaturgia contemporanea, a memoria.
- selezione finale (21 - 22 gennaio). Un blocco di lavoro su parte.
Gli interessati devono spedire la loro candidatura, corredata di curriculum e due foto (1 primo piano e 1
figura intera) ed eventuali link video a [email protected] entro l’8 gennaio. Inoltre, si chiede di
indicare la propria disponibilità di giorni e fasce orarie per i giorni del 13,14,15 gennaio.
E’ prevista retribuzione.
Saranno prese in considerazione solo candidature di attori diplomati presso accademie riconosciute o
con esperienza professionale equiparabile.
Mark Ravenhill
Classe 1966, è uno degli autori di maggior successo della generazione dei "Nuovi Arrabbiati" della drammaturgia
britannica. Si afferma nel 1996 con "Shopping and Fucking", tradotto e messo in scena in tutto il mondo come esempio
di ricerca drammaturgica postmoderna e portato in Italia dal Teatro dell'Elfo.
Numerosi i suoi testi teatrali scritti da allora in cui rimangono centrali la ricerca sul linguaggio contemporaneo e su
temi attuali attraverso una ironia dissacrante sempre finalizzata a mettere a nudo le crepe del sistema socio-politico.
Spara/trova il tesoro/ripeti
Scritto appositamente per l'Edinburgh Fringe Festival del 2007, il testo è composto di 17 quadri brevi che vanno a
formare un ciclo epico contemporaneo. Nella frammentarietà dell'opera si ritrovano alcuni nuclei tematici ricorrenti. In
primo luogo il continuo rimando alle guerre neocoloniali in Medio Oriente e il conseguente riflesso del terrorismo in
occidente. Quindi la paura costante della minaccia degli attentati, la sovraesposizione mediatica della guerra e gli
effetti su chi quotidianamente ne fruisce. Si alternano situazioni corali senza personaggi (sono presenti solo voci
individuate da un trattino) a dialoghi dalle strutture più riconoscibili ma destinate a esplodere presto nel gioco scenico.
“Abbiamo ancora l'urgenza di un epica narrativa che si avvicini all'Orestea o al Paradiso Perduto o ai drammi storici di
Shakespeare. Ma siamo anche figli dell'era del sound-bite, le frasi brevi a forte impatto mediatico, capaci di concentrare
in pochi secondi informazioni e narrazioni provenienti da vari schermi che circolano.” (M. Ravenhill)
Note di regia
L'opera, nonostante la sua frammentarietà, è tutt'altro che ellittica. Dice tutto quello che ha da dire
fino in fondo e trova tanti modi per dirlo, a partire dalla scelta di impiegare strategie drammaturgiche
differenti per ogni frammento del testo, spaziando dall' iper-realismo alla scrittura post-drammatica. La
drammaturgia che andrò a creare sarà formata da una selezione e una ricomposizione dei quadri.
Anche la scrittura scenica tenterà di trasporre la pluralità peculiare del linguaggio contemporaneo
(pensiamo ad esempio al multitasking) attraverso una ricerca sulla recitazione e l'utilizzo di elementi
multimediali, microfoni, video, musica e luci.
La violenza e l'ironia con cui si impone questo testo ha infatti tutta la potenza di un concerto rock o di
un rave-party. In fondo, dove troviamo una massa umana che è moltitudine e allo stesso tempo anche
folla di individui isolati, lontani, solipsistici, se non in una discoteca o in una sala da concerti? E' questo
il tipo di rapporto col pubblico che ricerco nella scena. Un rapporto diretto, esplicito; niente quinte,
niente entrate e uscite, ogni “artificio scenico” è dichiarato, a vista. Lo spettatore viene chiamato in
causa, sempre in modi diversi, è parte della scena, a volte è la scena.
E' proprio dentro le nuove forme di rito contemporaneo che avviene la demonizzazione della paura. Ed
è esattamente la paura al centro della mia ricerca nel testo. La paura che divide ma che allo stesso
tempo ci unisce. La paura dello straniero, ma anche la paura di chi ci sta accanto tutti i giorni. La paura
per noi e per gli altri, per chi è partito o di chi prima o poi dovrà tornare. La paura che ci rende ipocriti
ma anche la paura che ci rende liberi di attaccare per primi, di esportare i nostri valori di Democrazia e
Libertà come prodotti del capitalismo, prima che sia troppo tardi. E' quello che accadde dopo l'11
settembre, che accadde dopo gli attentati di Londra e che sta accadendo dopo Parigi.
In opposizione alla frammentarietà della drammaturgia lo spazio scenico si presenta nella realtà e
unicità del luogo fisico condiviso da attori e spettatori. Lo spazio viene messo a nudo e utilizzato nella
sua concretezza perché in questo spettacolo non è possibile rappresentare luoghi altri.
Come lo spazio è ridotto alla sua mera funzionalità, così i personaggi vengono portati dagli attori su un
piano diverso, di straniamento e alienazione. Infatti i personaggi, o meglio le “figure”, le “voci” del testo
ci mostrano la mancanza di adesione a salde ideologie mentre vivono piuttosto un attaccamento a
piccoli squarci sul mondo, a visioni parziali e paradossali di una realtà complessa: pensieri deboli (come
li definiva Vattimo agli albori dell'epoca post-moderna) ma talmente deboli da essere immediatamente
sostituibili.