G20,missionefallita: nessunadecisionesullaSiria
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G20,missionefallita: nessunadecisionesullaSiria
CON IL PDL ANNO LXI N.206 G20, missione fallita: nessuna decisione sulla Siria Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Quando le banche davano soldi a chi voleva produrre. Anziché fare soldi coi soldi di chi lavora… Marcello de Angelis Mio nonno faceva il direttore di banca. La gente andava da lui per chiedere prestiti, finanziamenti, insomma: credito. Le banche avevano in cassa i soldi dei risparmiatori e li gestivano, a proprio rischio e sulla fiducia, per darli a chi ne aveva bisogno per produrre impresa, lavoro, sicurezza e insomma altri soldi da mettere in circolo e rimettere in banca. Con i soldi – veri – delle banche, le persone compravano, costruivano o vendevano cose “vere” (come case, fabbriche, prodotti) che costituivano la cosiddetta economia reale. Questo circolo virtuoso – che permetteva a chi lavorava in banca di avere un giusto guadagno per i servizi e lʼaffidabilità che garantiva – permetteva anche di avere un margine per aiutare chi, in un particolare momento dellʼesistenza, aveva bisogno di soldi non per fare cose nuove, ma per non perdere ciò che aveva già. Ovviamente in questo cʼera un rischio, perché quei soldi pre- d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT CASTELLI PAG.2 stati potevano non rientrare, ma questo era il rischio dʼimpresa del banchiere. Allʼimprovviso le banche si sono ritrovate a fare tuttʼaltro. Con grande sconcerto dei rapinatori, la maggior parte delle filiali si sono trasformate in gusci vuoti dove i soldi veri non cʼerano più, ma si “vendevano” aperture di credito, garanzie, prospettive di guadagni futuri. Gli istituti di credito sono diventati amministratori di soldi altrui o peggio hanno cominciato a prendere in prestito il credito ad un tasso ➼ agevolato per rivenderlo ai cittadini a un tasso molto più elevato. Sono diventati così istituti di debito. Del debito delle famiglie, del debito delle imprese e del debito delle nazioni. In Italia nel solo mese di luglio e in piena crisi recessiva, i risparmiatori italiani hanno dato alle banche quasi sette miliardi di euro. Ma le banche dicono che non hanno soldi da prestare. Per fare fronte alla crisi nel 2012 le banche italiane hanno ottenuto dalla Bce 139 miliardi allʼuno per cento, reinvestiti sabato 7/9/2013 in buoni con una rendita sicura. Le associazioni dei consumatori hanno più volte denunciato il fatto che le banche così hanno preso dei soldi destinati a risolvere la crisi di tutti, li hanno tenuti bloccati senza dare un euro a famiglie e imprese e infine li restituiranno tenendo per sé un cospicuo margine a proprio esclusivo profitto. Le banche dicono che se crollano le banche crolla lʼeconomia e quindi crolla tutto. Se invece crollano i governi non cambia nulla. E sempre più spesso sono anche le banche che decidono quali governi debbano durare e quali no. I money manager contano più dei ministri, milioni di disoccupati sono vittima della finanza speculativa che per movimentare miliardi nelle Borse e sul mercato non investe in imprese durevoli volte allʼoccupazione. Mentre le nazioni e le famiglie hanno bisogno di stabilità economica per poter programmare il proprio futuro, i mercati finanziari vivono degli alti e bassi dei mercati, in base ai quali possono vendere a più e comprare a meno, aumentando il margine ad ogni passaggio. Ogni tanto poi ci sono incidenti come quello della Lehman bros e Monte Paschi. Qualcuno va in galera, migliaia di risparmiatori vanno sul lastrico, qualcuno si suicida. Ma lo show deve andare avanti e dallʼindomani è ancora business as usual. Come far parlare della Festa dellʼUnità? Semplice, con il banchetto nuziale di due esponenti Pd Antonella Ambrosioni Un matrimonio per “salvare” lʼestate politica democratica. Le Feste dellʼUnità non attraggono più nemmeno lo zoccolo duro del partito, non fanno notizia, sono in austerity, non sono alla Paperon deʼ Paperoni che distribuisce porchetta a volontà e si beccano ceffoni da tutti, non ultimo quello di Moreno che – chiamato alla festa di Genova – ha preso le distanze («la mia musica non cʼentra niente col Pd»). Il morale delle truppe è sotto le scarpe, cʼè disaffezione, ha fatto scalpore la decisione presa a Marcigliana, una delle roccaforti delle feste del Circon- dario dellʼEmpolese Valdelsa: nessuna bandiera del Pd appesa sugli stand. e il cambio di nome. Rompendo così una tradizione ormai trentennale, in quasi tutta Italia i militanti non si riconoscono più nello spirito delle vecchie feste pasta, fagioli e porchetta. Acque agitate in casa Pd. E non solo per le tensioni derivanti dal quadro precongressuale. La base è anche in rivolta contro i parlamentari e i consiglieri regionali, che in molti casi non versano i contributi al partito. Che fare per recuperare il “clima”, un appeal purchessia? Qui ci vuole un un banchetto nuziale… Lui è parla- mentare Pd ed ex sindaco di Marzabotto, con una storia nella sinistra bolognese che inizia con la militanza nella Fgci a fine anni Ottanta. Lei è attualmente la prima cittadina di Calderara, comune alle porte di Bologna: sono Andrea De Maria e Irene Priolo. Si sposano proprio domani e come luogo della loro festa la scelta è stata naturale: il ristorante “Bertoldo” della Festa dellʼUnità di Bologna che per una sera resterà chiuso al pubblico e ospiterà il banchetto dei due sposi tra i supporter del partito. Rimane poco altro. Tutto quanto fa spettacolo e in un momento così dimesso meglio un invito a nozze che niente… Si gioca il tutto per tutto, siamo alla battaglia finale. E irrompe lʼ«impolitico» Fidel 2 Mario Landolfi Si fa di ora in ora più difficile azzardare una previsione su chi, tra Pd e Pdl, finirà a terra una volta esaurito il loro tiro alla fune sulla sorte di Silvio Berlusconi. Entrambi i partiti procedono ormai più scoordinati di una mucca pazza rimbalzandosi vicendevolmente le accuse di irresponsabilità salvo poi assumere solenne impegno a proseguire nel sostegno a Letta. Che la situazione stia davvero per avvitarsi lo conferma anche il garbato ma fermo richiamo con cui Napolitano ha sollecitato Berlusconi a tenere fede al suo solenne impegno a non scaricare sul governo le tensioni derivanti dalla sua condanna in Cassazione. Forse non è casuale che lʼestremo tentativo di mediazione con il Colle sia stato affidato ad un “impolitico” come Fedele Confalonieri, il più vicino al cuore del Cavaliere e lʼunico in grado di fargli digerire un compromesso. Comunque sia, al momento la situazione è più o meno questa: Berlusconi è costretto a sce- Secolo SABATO 7 SETTEMBRE 2013 d’Italia gliere tra agibilità personale e agibilità politica. La prima è nelle mani di Napolitano. Per ottenerla esiste una procedura che richiede il concorso attivo dellʼinteressato, dei suoi legali o dei suoi familiari; la seconda è stata minata dal verdetto dei giudici. Ricostruirla e riconsegnarla più o meno intatta non è nella disponibilità di alcuno, nemmeno del Pd, men che meno del capo dello Stato. Lʼunico sforzo da richiedere ad Epifani, auspicabile per lo svelenimento del clima e per ricostruire un minimo di relazioni politiche tra partiti, è quello di non scartare aprioristicamente il ricorso alla Consulta. Oltre a ciò, cʼè poco da fare. Ma torniamo a bomba: se il Cavaliere opta per la prima ipotesi, chiede la grazia o la commutazione della pena. Poi toccherà a Napolitano decidere il da farsi, Costituzione e codici alla mano. Se invece sceglie la seconda ipotesi, lʼunica strada praticabile coincide con la fine delle “larghe intese”. A quel punto, il Pdl si assume la responsabilità di staccare la spina a Letta con la speranza che ne fallisca il bis per mancanza di maggioranze alternative e che la parola passi rapidamente agli elettori. Il tutto, voto compreso, si dovrebbe consumare prima della sentenza di ricalcolo delle sanzioni accessorie da parte della Corte dʼAppello di Milano, comunque appellabile. È il tutto per tutto, la battaglia finale. Ma se ogni tassello si sistema al posto giusto, in base ai più recenti sondaggi, Berlusconi la partita se la giocherebbe non senza speranze di vittoria. E se gli riuscisse, si blinderebbe in una Camera egemonizzata da una maggioranza che mai accetterebbe di consegnare il proprio leader alla gogna della decadenza da parlamentare. Certo, cʼè lʼincognita Renzi ed il crescente gradimento che il sindaco “rottamatore” sta incrociando in un Pd sempre meno refrattario alla sua guida, ma potrebbe essere unʼimpresa proibitiva anche per lui spuntarla in un referendum pro o contro il Cavaliere. Comunque lo si rigiri, è uno scenario a dir poco apocalittico con i poteri pubblici avvinti gli agli altri in una sfida mortale per le istituzioni e per lo Stato stesso. Ma se resta lʼunico possibile, è destinato a diventare sempre più concreto. G20, missione fallita: nessuna decisione sulla Siria, troppo lontani Obama e Putin Giorgia Castelli Il G20 si conferma un fallimento: i grandi della Terra non hanno preso nessuna decisione su Assad. Nel comunicato finale non cʼè infatti nessun riferimento alla crisi siriana. Al termine del vertice cʼè stato un incontro a sorpresa di circa venti minuti tra Vladimir Putin e Barack Obama. Ma le divergenze sulla crisi restano. «Abbiamo passato tutta la serata a parlare di Siria, abbiamo finito allʼuna di notte», ha detto Putin in conferenza stampa ribadendo che i paesi del G20 sono divisi fifty-fifty sullʼintervento. Tra i favorevoli allʼintervento il presidente russo ha indicato gli Usa, la Turchia, il Canada, la Francia, lʼArabia Saudita, precisando che anche il premier britannico Cameron si è pronunciato a favore benché il parlamento non abbia dato la sua approvazione; nel fronte del no ha citato la Russia, la Cina, lʼItalia, lʼIndia, lʼIndonesia, lʼArgentina, il Brasile, il Sudafrica, oltre al segretario generale dellʼOnu. Dal canto suo, Obama ha ribadito che il regime di Assad con il suo utilizzo delle armi chimiche è una minaccia per la pace e la sicurezza mondiale e minaccia i paesi vicini. Se non si risponderà alla Siria «gli stati canaglia penseranno di poter usare armi chimiche senza conseguenze». E poi ha annunciato: «Mi rivolgerò dalla Casa Bianca al popolo americano martedì». Ma sul mancato risultato del vertice già scoppiano le polemiche. «Davvero molto “utili” questi summit mondiali in assenza di qualsiasi leadership autorevole. Il comunicato finale del G20 – osserva Maurizio Gasparri – non cita la Siria. Confermando le illusioni mondialiste di chi mitizza riunioni, “G qualcosa”, semestri di presidenze e quantʼaltro. Si registra lʼimpotenza dei summit continentali e planetari. Eventi ridicolizzati dal prevalere degli interessi delle singole realtà dei territori. Del resto, Cameron, Obama e altri non hanno il consenso dei propri parlamenti, difficile che possano dire qualcosa di condiviso a livelli più elevati. Enrico Letta difatti giovedì sera – conclude il vicepresidente del Senato – più modestamente ha rilevato via twitter la soddisfazione di aver visto servire alla cena dei presunti “grandi” un vino bianco italiano. A Pratica di Mare, in ben altri vertici, il vituperato Berlusconi fu il regista dellʼaccordo Russia-Nato. Non so che vino si bevesse. Dei summit di ora rimane solo il vino». Ilva, colpiti i “fiduciari” di Riva: in fabbrica comanda un “governo-ombra”. Cinque in manette SABATO 7 SETTEMBRE 2013 Secolo d’Italia Redazione Per diciotto anni, cioé dal 1995 quando il gruppo Riva rilevò dallo Stato la vecchia Italsider rinominandola Ilva, nella fabbrica d'acciaio più grande d'Europa avrebbe operato una struttura parallela di comando, una sorta di “governo-ombra” anche con compiti operativi, che rispondeva direttamente alla proprietà e della quale facevano parte “fiduciari” che però non erano alle dipendenze dell'Ilva spa. Ora cinque componenti di quella struttura definita “piramidale” dagli inquirenti sono stati arrestati (quattro in carcere e uno ai domiciliari) dalla Guardia di finanza di Taranto nelle province di Genova, Varese, Verona e Brescia, oltre che di Taranto. A loro il gip del tribunale di Taranto Patrizi Todisco, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pool di magistrati guidati dal procuratore, Franco Sebastio, contesta gli stessi gravissimi reati attribuiti alla proprietà dell'Ilva, adesso commissariata: dall'associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari, all'omissione di cautele sempre in materia di tutela dell'ambiente. Del resto, l'operazione è una tranche dell'inchiesta-madre che il 26 luglio 2012 portò all'arresto dei Riva e al sequestro degli impianti dell'area a caldo di Taranto. Gli arrestati sono Lanfranco Legnani, 74 anni, ingegnere, considerato il “direttore-ombra” dello stabilimento tarantino; Alfredo Ceriani, 69 anni, Giovanni Rebaioli, 65 anni, Agostino Pastorino, 60 anni e Enrico Bessone, di 45 anni. Il primo ha beneficiato degli arresti domiciliari per motivi di età; gli altri quattro sono stati trasferiti nel carcere di Taranto. Al loro arresto si è giunti dopo che i finanzieri hanno ascol- tato decine di persone tra dirigenti, dipendenti della fabbrica e sindacalisti. I “fiduciari” appartenevano ad altri stabilimenti Ilva o a società dello stesso gruppo, oppure risultavano in carico alla Riva Fire, la holding del gruppo, o ancora figuravano quali consulenti esterni, solitamente attraverso società in accomandita semplice, inquadrati e non nell'organigramma aziendale del gruppo Riva. Una struttura piramidale, secondo gli inquirenti, che si divideva in quattro fasce, dai “fiduciari base” agli “apicali”, che impartivano ordini ai primi, fino al massimo esponente, quel “direttore-ombra” che gli inquirenti hanno individuato in Legnani. Redazione La ripresa sarà anche in corso, ma la crisi morde ancora. Decisamente. E lo confermano i dati di un'indagine dell'Inps, specificando che torna a crescere la cassa integrazione in piena estate, dopo il rallentamento registrato a luglio. Fornendo i dati al dettaglio sulla cig – ordinaria, straordinaria e in deroga – cifre e raffronti percentuali rilevano che ad agosto le ore di fermo autorizzate alle aziende sono state 75,3 milioni, in aumento del 12,4% rispetto allo stesso mese del 2012. Nei primi otto mesi dell'anno è stata superata quota 700 milioni di ore, in linea con il 2012, anno nel quale è stato sforato il miliardo di ore. Come se non bastasse, poi, segnali di crisi arrivano anche dai dati sulle richieste di indennità di disoccupazione, con quasi 1,1 milioni di domande nei primi sette mesi dell'anno, e un aumento del 19,8% sullo stesso periodo del 2012. Calano invece le richieste di cassa ordinaria (quella chiesta per crisi temporanee di mercato), riduzione probabilmente dovuta in molti casi all'esaurimento del periodo massimo che può essere concesso (8,4 milioni di ore nel mese con un calo del 23,3% tendenziale). Cresce, di contro, il numero delle ore di cigs autorizzate (nei casi di ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione aziendale), con 28,9 milioni di ore (+10,4%). Da sottolineare che per la cassa in deroga sono state approvate 38,1 milioni di ore (+27,2%), grazie anche allo sblocco dei fondi per questo tipo di ammortizzatore. Nel dettaglio, le richieste di cassa volano ad agosto in Puglia, dove raggiungono i 10 milioni di ore (5,5 milioni a luglio), e doppiano il Piemonte (5,2 milioni di ore ad agosto). A fronte del +12,4% medio di aumento delle ore di cassa sul territorio nazionale, il Nord Ovest segna +3,1%, il Nord Est un +7,7%, il Centro +2,6% e il Mezzogiorno +37,1%. Preoccupazione è stata espressa dai sindacati che hanno chiesto al Governo il rifinanziamento della cassa in deroga per tutto il 2013 e risorse certe per il 2014, oltre a un impegno più stringente per la ricollocazione dei lavoratori che hanno perso il posto in questi anni di crisi, ricollocazione che offrirebbe una reale e concreta risposta alla domanda di lavoro. 3 Test azzerati anche all'università di Pavia: per 1500 studenti prove da rifare I lavoratori ancora nella morsa della crisi: ad agosto il top delle richieste di cassaintegrazione Redazione Tutto da rifare per i quasi millecinquecento candidati che la mattina di mercoledì scorso si sono presentati nelle aule dell'università di Pavia per sostenere il test di ammissione al corso di laurea per le professioni sanitarie. Dovranno ripresentarsi perché la prova è stata annullata per un'anomalia riscontrata nei quesiti. E pensare che un paio di giorni fa il test era già stato annullato all'università di Parma. A Pavia l'ateneo ha ufficialmente comunicato “l'errore materiale” e che il test non è valido appunto per “un'anomalia” che è stata scoperta nelle sessanta domande che componevano l'esame: ciascuna proponeva quattro opzioni di risposta, anziché le cinque previste dal bando dell'università. Test da rifare, dunque, per i 1.464 giovani (la maggior parte proveniente da Pavia e provincia e gli altri dal resto della Lombardia e da altre Regioni) che pensavano di sostenere la prova per accedere ai corsi di laurea triennale per le professioni sanitarie: quelle che, una volta conseguite, consentono di svolgere la professione di infermiere o fisioterapista. Venerdì tutti hanno saputo che la prova che hanno sostenuto non è valida. L'università in un comunicato ha ricordato che da anni l'incarico di predisporre questi test viene affidato alla società Intersistemi Spa. «Come è possibile – si sono chiesti i candidati dopo aver appreso la notizia dell'annullamento – che gli esperti incaricati di formulare le domande si siano dimenticati di verificare che il bando dell'università prevedeva cinque opzioni di risposta anziché quattro? E come mai nessuno ha controllato i fogli dell'esame prima che venissero distribuiti la mattina della prova?». Omicidio della psichiatra, l'ex paziente si rifugia nei «non ricordo» 4 Secolo d’Italia Redazione Si è avvalso della facoltà di non rispondere l'ex paziente tossicodipendente Vincenzo Poliseno, di 44 anni, accusato di aver ucciso il 4 settembre a coltellate la psichiatra barese Paola Labriola mentre la donna era in servizio nel Centro di salute mentale di via Tenente Casale a Bari. L'udienza di convalida dell'arresto si è celebrata in carcere davanti al gip Giulia Romanazzi. «Non mi ricordo niente di quel giorno», ha detto Poliseno al suo difensore, l'avvocato Francesco Latesoriere, prima di incontrare il giudice. Poliseno è in cella, da solo, da mercoledì scorso, giorno in cui ha ucciso con una trentina di coltellate la psichiatra. «È sempre uguale. Assente», ha riferito il legale, che gli ha fatto visita ogni giorno. Fino ad oggi nessuno dei familiari dell'uomo ha contattato il difensore né ha tentato di mettersi in contatto con lui. E del resto lo stesso Poliseno, nel suo ultimo colloquio con l'avvocato, ha fatto capire di non avere contatti con i suoi parenti. Il giudice dovrà ora convalidare l'arresto ed emettere contestuale ordinanza di custodia cautelare. Al momento l'uomo risponde di omicidio volontario e porto abusivo di arma da taglio. Intanto aumentano i mazzi di fiori davanti all'ingresso del Centro di salute mentale di via Tenente Casale. Si moltiplicano anche i biglietti di cordo- glio e quelli che ricordano il medico e le sue qualità professionali e umane. «Sei stato il mio angelo» è la frase che accompagna un mazzo di gerbere fucsia. «Paola è l'ultima persona al mondo che meritava una fine così violenta. Noi la terremo sempre con noi», firmano in tre accanto a un mazzo di fiori bianchi. Al Centro, chiuso fino al 9 settembre, continua il via-vai dei pazienti. È un dolore composto il loro, sono ancora increduli e vittime di una ferocia incomprensibile per tutti. «Non si fa così», mormora, tra le lacrime, una sua paziente andata anche al Policlinico sperando di poterla salutare per l'ultima volta. «Aiutava tutti. Ha fatto una fine che non meritava», afferma ad alta voce una donna che poi recita una preghiera. Infine, Vito Calabrese, psicologo, marito della vittima, in una intervista al “Corriere della Sera" ha spiegato il motivo per cui ha portato i figli sul luogo del delitto: «Credo che conoscere la verità per i bambini sia meglio che immaginarla e scoprirla col tempo, soprattutto in una fase delicata come l'anticamera dell'adolescenza». Redazione Una ucraina di 40 anni, Rodika Kulka, è morta nell'ospedale di Cosenza dove era stata ricoverata per le percosse subite il 31 agosto scorso dal convivente Ioan Ionascu, 41 anni, romeno, arrestato dai carabinieri per maltrattamenti in famiglia e lesioni prima del decesso della donna. La Procura di Cosenza ha disposto il sequestro della salma per effettuare l'autopsia e stabilire la causa della morte. La donna, che soffriva di alcune patologie, infatti, era stata ricoverata per lesioni lievi. I fatti, come si è detto, risalgono al 31 agosto scorso. I carabinieri della Compagnia di Paola sono intervenuti in un appartamento a Santa Maria del Cedro su segnalazione dei vicini della coppia ed hanno bloccato Ionascu, operaio edile, mentre picchiava la convivente, arrestandolo per maltrattamenti in famiglia e lesioni. La donna è stata portata nell'ospedale di Praia a Mare dove è stata medicata per contusioni e ferite di lieve entità. Successivamente è stata trasferita nell'ospedale di Cosenza. Nel frattempo, dopo la convalida dell'arresto, Ionascu è stato scarcerato e sottoposto all'obbligo di presentazione alle forze dell'ordine. Giovedì, all'ora di pranzo, è stato arrestato per gli stessi reati in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Paola su richiesta della Procura e portato in carcere. Gio- vedì sera Rodika Kulka, le cui condizioni si erano progressivamente aggravate durante il ricovero in ospedale, è morta. Adesso la Procura di Cosenza attende di avere i risultati dell'autopsia, che dovrà stabilire se vi sia stato un nesso tra le percosse subite dalla donna e la sua morte, per valutare la posizione di Ionascu che, al momento, resta accusato solo di maltrattamenti in famiglia e lesioni. Ucraina muore in ospedale dopo le percosse subite dal convivente SABATO 7 SETTEMBRE 2013 Un “angelo" pagherà tutte le cure per il neonato massacrato dai genitori Redazione Un imprenditore milanese ha annunciato che sosterrà tutte le spese per le cure del neonato di tre mesi ricoverato nel reparto di rianimazione dell'Ospedale dei Bambini a Palermo con il cranio e gli arti fracassati e il rischio di rimanere sordo e cieco. «Mi ha detto che provvederà - dice il direttore sanitario dell'Ospedale dei Bambini, Giorgio Trizzino, al “Corriere della Sera", che ha sta- bilito il contatto con il benefattore - da oggi per tutta la vita del piccolo al suo mantenimento. È pronto a trasferirlo a Milano, offrendo quanto serve per la riabilitazione e per tutte le cure necessarie a una struttura pubblica o privata, a una associazione, un istituto, una casa famiglia. Come lanciando una gara a chi è disposto a fare il meglio per questo bimbo che nella disgrazia trova così una luce». Le sevizie al bambino sarebbero state inflitte dai suoi genitori che sono indagati dalla Procura della Repubblica per tentato omicidio. Il Tribunale dei minori ha tolto la patria potestà alla coppia. E il neonato è in lista d'attesa per essere adottato. L'imprenditore milanese, accorso in suo aiuto, per sua scelta rigorosamente anonimo, è stato altre volte impegnato a salvare i più deboli offrendo una casa ai senzatetto, saldando debiti, pagando affitti, assicurando cure costose. L'allarme di Terre des homes: in Siria le mamme sono senza latte e i bimbi sotto choc SABATO 7 AGOSTO 2013 Secolo d’Italia 5 Murdoch vende il suo yacht per 29 milioni. Lo ha realizzato un cantiere italiano Franco Bianchini Terre des hommes, organizzazione umanitaria presente in Siria dal 2006, aderisce all'appello di Papa Francesco per la pace in Siria e ribadisce come qualsiasi inasprimento dei combattimenti si traduca immediatamente in maggiori sofferenze per i bambini di quel paese, le prime tra le vittime innocenti di un conflitto estremamente complesso. «La situazione umanitaria in Siria – dichiara Donatella Vergari, segretario generale di Terre des Hommes – è più grave che mai. Registriamo ogni giorno il peggioramento delle condizioni di vita degli sfollati (ormai quasi cinque milioni di persone all'interno della Siria) con gravi ripercussioni sulla loro salute fisica e mentale. Uno dei segnali più evidenti è l'impossibilità per moltissime mamme di allattare i neonati, avendo perduto il latte per i disagi e gli shock vissuti – racconta Bruno Neri, responsabile degli interventi in Siria di Terre des Hommes – per questo stiamo rifornendo le cliniche della Mezzaluna Rossa di latte in polvere e in formula, oltre a supplementi nutrizionali per combattere la malnutrizione dei bambini, un fenomeno che fino a due anni fa era praticamente inesistente in Siria. I nostri interventi sono anche nel campo psicosociale: proprio in questi giorni stiamo aprendo a Tartous e Latakia due spazi protetti per bambini, dove possono giocare e riprendere a studiare, ma anche avere assistenza psicologica per elaborare il trauma che stanno vivendo. Ci auguriamo che la comunità internazionale possa fare pressione con le due parti in conflitto perchè si arrivi a una soluzione diplomatica al più presto». A Londra per troppo lavoro ora si salta la pausa tè Desiree Ragazzi Anche nella Londra città-globale e cosmopolita che ha adottato appieno la “cultura del caffè”, una tazza di tè rimane tradizione indiscussa dei britannici e ne scandisce la giornata. Un'abitudine che diventa però sempre più difficile praticare e a causa delle pressioni sul posto di lavoro per la pausa-tè non c'è più tempo. Questo almeno secondo un recente studio che sottolinea come solo un quinto degli interpellati ammetta di concedersi pause come un tempo. Pare non sia più possibile per via della mole di lavoro, ma anche a causa di superiori troppo rigidi o nel timore di venire additati da colleghi come fannulloni. Chi riesce a fare qualche pausa, in media dice di potersi fermare per circa diciannove minuti in tutto in una setti- mana lavorativa di quaranta ore e oltre la metà ritiene che li renda più produttivi. Chi invece vi rinuncia dice di pagarne le conseguenze accusando stanchezza (un terzo degli interpellati), calo nella produttività (un quarto), demotivazione (un quinto). Un decimo degli interpellati sottolinea poi come una pausa sarebbe utile per il livello di efficienza visto che, dicono, così non visiterebbero i siti di social network mentre dovrebbero invece lavorare. In media tuttavia, riconosce lo studio citato dal “Daily Telegraph”, pare che quattro tazze si riescano ancora a bere, che per poco meno del 50 per cento sono ormai di caffè e non di tè, con una predilezione della fascia d'età tra i 35 e i 44. Redazione Rupert Murdoch vende il suo yacht per 29,7 milioni di dollari. Il magnate dell'editoria ha deciso di separarsi da uno dei suoi gioielli preferiti, la Rosehearty, lunga oltre 56 metri, realizzata nel 2006 dal cantiere italiano Perini Navi. A utilizzare l'imbarcazione era soprattutto la moglie Wendy. Murdoch infatti, pur amando molto il mare, non aveva frequenti occasioni di uscire in barca a causa dei suoi impegni di lavoro. Secondo quanto riportato dai media statunitensi tuttavia, una persona vicina alla (quasi) ex coppia ha affermato che la decisione di vendere lo yacht non è in relazione con il divorzio. Rosehearthy ha cinque suite per dieci ospiti, disegnate dal francese Christian Liaigre, una grande vasca idromassaggio e attrezzature complete per immersioni e sci d'acqua. L'imbarcazione è anche perfettamente attrezzata per un magnate dei media come Murdoch: oltre alla connessione wireless, ogni cabina ha almeno un televisore al plasma. Bufera su una coop toscana: gli ispettori ministeriali “scoprono” violazioni 6 Secolo d’Italia Redazione «Sulla cooperativa agricola del Forteto dagli ispettori ministeriali si rileva una valutazione affine a quella cui siamo giunti con la relazione della commissione dʼinchiesta del Consiglio regionale tra lesione arbitraria dei diritti di alcuni soci-lavoratori, disparità di trattamento, firme inconsapevoli su operazioni finanziarie, negazione dellʼaccesso a buste paga e Cud. E i vertici del Pd, così come un pezzo del sistema-Toscana, si ostinano nelle difese ideologiche e dʼufficio tacciando di voler strumentalizzare il caso chi invece, basandosi sui fatti, cerca di fare chiarezza e quindi di chiedere giustizia. Ma con che faccia?». A esplodere così è il consigliere del Pdl alla Regione Toscana, Stefano Mugnai, che ha presieduto la commissione regionale dʼinchiesta sugli affidamenti che aveva proprio le vicende del Forteto come cartina di tornasole. Mugnai ha letto le conclusioni cui sono giunti gli ispettori e di rilievi sostanziali e importanti a far da presupposto alla richiesta di commissariamento ce ne sono eccome. Invece, solo pochi giorni fa, dal Pd il segretario regionale Ivan Ferruci e quello metropolitano Patrizio Mecacci avevano enfatizzato il passaggio in cui il Forteto viene definito dagli 007 del ministero «solida e fiorente realtà imprenditoriale». Non era che il rigo numero 13 di conclusioni lun- ghe sei pagine. A pagina 2 iniziano i guai, con gli ispettori che premettono alle loro analisi «il legame imprescindibile» tra cooperativa, associazione e «una comunità ispirata a proprie regole e principi». Il rapporto interno alla cooperativa – rilevano gli ispettori – «è sempre stato sostanzialmente basato su incondizionata “fiducia” per arrivare addirittura a una sorta di “affidamento acritico” dei soci nei confronti degli amministratori. Tradotto – incalza Mugnai – affidamento acritico nei confronti dei capi della comunità-setta. Quelli che ora sono a processo». Riassumendo, si rileva la «tendenza a confondere le regole ed i principi della “comunità” con il rapporto lavorativo e societario», il che pare aver «condotto gli stessi soci a ritenere “normali” atteggiamenti particolarmente “interferenti” dellʼorgano amministrativo». Mugnai è tranchant: «Si tratta delle medesime dinamiche rilevate dalla commissione regionale dʼinchiesta, solo proiettate nellʼuniverso lavorativo. I vertici del Pd comunque su una cosa hanno fatto definitiva chiarezza: il legame a filo che lega il loro partito e la storia del Forteto». Redazione «Da parecchio tempo via dellʼArchiginnasio (Municipio VI, ex VIII di Roma) è frequentata da ciclisti (ne sono stati stimati oltre 500 ogni domenica), che utilizzano i suoi lunghi viali per i loro allenamenti. La medesima via è anche nota per i numerosi incidenti che coinvolgono ciclisti e automobilisti incauti che superano lʼimposto limite di velocità di 50 allʼora. Lo scorso 2 luglio si è registrato lʼultimo impatto mortale che è costato la vita a Domenico Calabró falciato da un automobile». È quanto affermano il consigliere capitolino Giovanni Quarzo e lʼesponente del Pdl Alessandro Cochi. «Per cinque anni – prosegue Cochi - via dellʼArchiginnasio la prima domenica del mese veniva chiusa al traffico. Una decisione, questa, fortemente voluta proprio quando ero delegato allo Sport di Roma Capitale: grazie allʼausilio dei vigili urbani dellʼex ottavo gruppo, veniva garantito ai ciclisti sportivi di allenarsi per unʼintera giornata in assoluta sicurezza. I ciclisti attendevano con ansia il rinnovo di questa chiusura, ma le loro speranze sono state disattese. Domenica scorsa via dellʼArchiginnasio – proseguono Quarzo e Cochi - non è stata chiusa al traffico. La nuova amministrazione di centrosinistra, guidata dal presunto sindaco "ciclista", sembra non essere attenta alle esigenze dei tanti appassionati delle due ruote che frequentano via dellʼArchiginnasio. Il professor Ignazio Marino vuole tutti in bicicletta a via dei Fori imperiali e, allo stesso tempo, lascia i Roma, gli appassionati delle due ruote delusi dal “sindaco ciclista” SABATO 7 SETTEMBRE 2013 “No” al trasferimento della Maserati da Modena a Torino Redazione IIn relazione allʼannunciato trasferimento della Maserati a Torino, allʼinterno del cosiddetto “polo del lusso”, il consigliere regionale del Pdl, Andrea Leoni, rivolge unʼinterrogazione alla Giunta di centrosinistra che governa lʼEmilia Romagna in cui sottolinea che fra la Maserati e la città di Modena si era stabilito un legame assai solido, «in quanto la città della Ghirlandina ha visto nascere, crescere ed affermarsi nel mondo i bolidi col Tridente vanto e orgoglio dellʼItalia». Leoni ritiene che andrebbe attivato un confronto fra Regione, dirigenza Fiat, Provincia e Comune di Modena, al fine di verificare in modo chiaro ed inequivocabile il destino non solo a breve ma a lungo periodo dello stabilimento ex Maserati e degli attuali livelli occupazionali, dato che nello stabilimento di via Ciro Menotti dovrebbe prendere il via la produzione, che è anche la speranza, dellʼAlfa 4C. Intanto, Leoni chiede alla Giunta una valutazione sulle scelte dellʼazienda, se intenda assumere qualche iniziativa urgente, e di verificare che la scelta fatta dalla Fiat non si tramuti in «un segnale di un depauperamento non solo della città di Modena ma della eccellenza che ha da sempre contraddistinto uno dei più grandi prodotti italiani di tutti i tempi». tanti ciclisti domenicali di via dellʼArchiginnasio in balia delle autovetture che sfrecciano a tutta velocità lungo quel viale!”. I ciclisti, dal canto loro, già stanno preparando una manifestazione che avrà luogo domenica 22 settembre, con una pedalata sino a via dei Fori imperiali per sensibilizzare la nuova Amministrazione. Aldo, Giovanni e Giacomo: lo show teatrale andrà al cinema ma solo per un giorno Secolo SABATO 7 AGOSTO 2013 d’Italia Liliana Giobbi Dopo il successo del tour teatrale che ha polverizzato 180mila biglietti in cinque mesi, il meglio di “Ammutta Muddica” di Aldo Giovanni e Giacomo arriva nei cinema di tutta Italia con 30 minuti di sketch inediti, solo per un giorno, mercoledì 16 ottobre. In un anno che ha visto arrivare al cinema tanti concerti, eventi unici e contenuti speciali, sbarca al cinema lo show che ha registrato il tutto esaurito in tutte le 80 repliche, polverizzando 180mila biglietti e arrivando ad essere – in meno di 5 mesi e programmato in spazi teatrali classici dalla capienza limitata – lo spettacolo più visto della stagione. Hanno fatto ridere e hanno appassionato platee dal nord al sud Italia: da Pavia a Milano, da Montecatini a Novara e poi Reggio Emilia, Trieste, Forlì, Firenze, Savona, Genova, Padova, Torino, Catania, Roma. E ora Aldo Giovanni e Giacomo hanno deciso di incontrare, attraverso le sale cinematografiche, tutti i fan che non hanno potuto vederli sul palcoscenico o che hanno voglia di riscoprirli ancora una volta. Protagonista di “Ammutta Muddica” è la vita di tutti i giorni, ricca di personaggi stram- palati e situazioni comiche. Il tutto, come sempre, ingrandito e deformato dalla lente stravagante e surreale del trio delle meraviglie e dalla regia teatrale di Arturo Brachetti. In scena con Aldo Giovanni e Giacomo c'è l'attrice Silvana Fallisi, mentre i testi sono stati ideati e scritti da Aldo Giovanni e Giacomo con Valerio Bariletti e Walter Fontana. «Oggi il cinema non è più un luogo dove si proiettano esclusivamente eventi cinematografici – dice il trio – ma un luogo dove si propongono eventi legati alla musica, alla danza, al teatro. Siamo stati i primi a portare uno spettacolo teatrale nelle sale cinematografiche nel 2006 con Anplagghed al cinema e ci sembrato giusto farlo anche adesso con Ammutta Muddica, per riproporre al nostro pubblico sul grande schermo non solo il meglio dello show teatrale, ma anche alcuni sketch inediti girati durante le repliche al Teatro degli Arcimboldi di Milano». Redazione Elena Sofia Ricci torna sul set per una miniserie Rai in due puntate, “Le due leggi”, diretta da Luciano Manuzzi, con cui aveva già lavorato nella minserie “Gli ultimi del paradiso”, realizzata per Rai Fiction dalla Red Film. Ad annunciarlo all'Ansa è il produttore Mario Rossini a margine della presentazione di un “Caso di coscienza 5” (in onda dall'8 su Raiuno). Il primo ciak di “Le due leggi” lunedì 9 settembre, le riprese saranno tutte nella capitale. La miniserie racconta la storia di una direttrice di banca (interpretata appunto da Elena Sofia Ricci) presa dall'assillo della crisi e delle difficoltà di numerosi clienti che si troverà divisa tra la legge del cuore e quella delle regole e deciderà di aiutare i suoi clienti e risparmiatori. La miniserie è scritta da Andrea Purgatori e Laura Ippoliti. Nel cast figurano anche Enrico Ianniello (il commissario di “A un passo dal cielo”) e Anna Melato nel ruolo della madre della Ricci. Momento di grazia per l'attrice toscana che, reduce del successo della fiction Rai "Che Dio Ci Aiuti 2” (in cui vestiva i panni della bizzarra e simpatica suor Angela), è anche una delle protagoniste del nuovo film per il cinema di Ferzan Ozpetek dal titolo "Allacciate le cinture". Per l'attrice anche un ruolo in “Romeo e Giulietta”, la fiction Mediaset: qui veste i panni della balia di Giulietta (Alessandra Mastronardi). Elena Sofia Ricci torna sul set: sarà la protagonista della miniserie "Le due leggi” Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia 7 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250