G20,missionefallita: nessunadecisionesullaSiria

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G20,missionefallita: nessunadecisionesullaSiria
CON IL PDL
ANNO LXI N.206
G20, missione fallita:
nessuna decisione sulla Siria
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Quando le banche davano soldi
a chi voleva produrre.
Anziché fare soldi
coi soldi di chi lavora…
Marcello de Angelis
Mio nonno faceva il direttore di
banca. La gente andava da lui
per chiedere prestiti, finanziamenti, insomma: credito. Le
banche avevano in cassa i soldi
dei risparmiatori e li gestivano,
a proprio rischio e sulla fiducia,
per darli a chi ne aveva bisogno
per produrre impresa, lavoro, sicurezza e insomma altri soldi
da mettere in circolo e rimettere
in banca. Con i soldi – veri –
delle banche, le persone compravano, costruivano o vendevano cose “vere” (come case,
fabbriche, prodotti) che costituivano la cosiddetta economia
reale. Questo circolo virtuoso –
che permetteva a chi lavorava
in banca di avere un giusto guadagno per i servizi e lʼaffidabilità
che garantiva – permetteva
anche di avere un margine per
aiutare chi, in un particolare
momento dellʼesistenza, aveva
bisogno di soldi non per fare
cose nuove, ma per non perdere ciò che aveva già. Ovviamente in questo cʼera un
rischio, perché quei soldi pre-
d’Italia
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CASTELLI PAG.2
stati potevano non rientrare, ma
questo era il rischio dʼimpresa del
banchiere. Allʼimprovviso le banche si sono ritrovate a fare tuttʼaltro. Con grande sconcerto dei
rapinatori, la maggior parte delle
filiali si sono trasformate in gusci
vuoti dove i soldi veri non cʼerano
più, ma si “vendevano” aperture
di credito, garanzie, prospettive
di guadagni futuri. Gli istituti di
credito sono diventati amministratori di soldi altrui o peggio
hanno cominciato a prendere in
prestito il credito ad un tasso
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agevolato per rivenderlo ai cittadini a un tasso molto più elevato.
Sono diventati così istituti di debito. Del debito delle famiglie, del
debito delle imprese e del debito
delle nazioni. In Italia nel solo
mese di luglio e in piena crisi recessiva, i risparmiatori italiani
hanno dato alle banche quasi
sette miliardi di euro. Ma le banche dicono che non hanno soldi
da prestare. Per fare fronte alla
crisi nel 2012 le banche italiane
hanno ottenuto dalla Bce 139 miliardi allʼuno per cento, reinvestiti
sabato 7/9/2013
in buoni con una rendita sicura.
Le associazioni dei consumatori
hanno più volte denunciato il
fatto che le banche così hanno
preso dei soldi destinati a risolvere la crisi di tutti, li hanno tenuti
bloccati senza dare un euro a famiglie e imprese e infine li restituiranno tenendo per sé un
cospicuo margine a proprio
esclusivo profitto. Le banche dicono che se crollano le banche
crolla lʼeconomia e quindi crolla
tutto. Se invece crollano i governi
non cambia nulla. E sempre più
spesso sono anche le banche
che decidono quali governi debbano durare e quali no. I money
manager contano più dei ministri,
milioni di disoccupati sono vittima
della finanza speculativa che per
movimentare miliardi nelle Borse
e sul mercato non investe in imprese durevoli volte allʼoccupazione. Mentre le nazioni e le
famiglie hanno bisogno di stabilità economica per poter programmare il proprio futuro, i
mercati finanziari vivono degli alti
e bassi dei mercati, in base ai
quali possono vendere a più e
comprare a meno, aumentando il
margine ad ogni passaggio. Ogni
tanto poi ci sono incidenti come
quello della Lehman bros e
Monte Paschi. Qualcuno va in
galera, migliaia di risparmiatori
vanno sul lastrico, qualcuno si
suicida. Ma lo show deve andare
avanti e dallʼindomani è ancora
business as usual.
Come far parlare della Festa dellʼUnità? Semplice, con il banchetto nuziale di due esponenti Pd
Antonella Ambrosioni
Un matrimonio per “salvare”
lʼestate politica democratica. Le
Feste dellʼUnità non attraggono
più nemmeno lo zoccolo duro
del partito, non fanno notizia,
sono in austerity, non sono alla
Paperon deʼ Paperoni che distribuisce porchetta a volontà e
si beccano ceffoni da tutti, non
ultimo quello di Moreno che –
chiamato alla festa di Genova –
ha preso le distanze («la mia
musica non cʼentra niente col
Pd»). Il morale delle truppe è
sotto le scarpe, cʼè disaffezione,
ha fatto scalpore la decisione
presa a Marcigliana, una delle
roccaforti delle feste del Circon-
dario dellʼEmpolese Valdelsa:
nessuna bandiera del Pd appesa sugli stand. e il cambio di
nome. Rompendo così una tradizione ormai trentennale, in
quasi tutta Italia i militanti non si
riconoscono più nello spirito
delle vecchie feste pasta, fagioli
e porchetta. Acque agitate in
casa Pd. E non solo per le tensioni derivanti dal quadro precongressuale. La base è anche
in rivolta contro i parlamentari e
i consiglieri regionali, che in
molti casi non versano i contributi al partito. Che fare per recuperare il “clima”, un appeal
purchessia? Qui ci vuole un un
banchetto nuziale… Lui è parla-
mentare Pd ed ex sindaco di
Marzabotto, con una storia nella
sinistra bolognese che inizia con
la militanza nella Fgci a fine anni
Ottanta. Lei è attualmente la
prima cittadina di Calderara, comune alle porte di Bologna:
sono Andrea De Maria e Irene
Priolo. Si sposano proprio domani e come luogo della loro
festa la scelta è stata naturale:
il ristorante “Bertoldo” della
Festa dellʼUnità di Bologna che
per una sera resterà chiuso al
pubblico e ospiterà il banchetto
dei due sposi tra i supporter del
partito. Rimane poco altro. Tutto
quanto fa spettacolo e in un momento così dimesso meglio un
invito a nozze che niente…
Si gioca il tutto per tutto, siamo alla battaglia finale.
E irrompe lʼ«impolitico» Fidel
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Mario Landolfi
Si fa di ora in ora più difficile azzardare una previsione su chi,
tra Pd e Pdl, finirà a terra una
volta esaurito il loro tiro alla fune
sulla sorte di Silvio Berlusconi.
Entrambi i partiti procedono
ormai più scoordinati di una
mucca pazza rimbalzandosi vicendevolmente le accuse di irresponsabilità
salvo
poi
assumere solenne impegno a
proseguire nel sostegno a Letta.
Che la situazione stia davvero
per avvitarsi lo conferma anche
il garbato ma fermo richiamo
con cui Napolitano ha sollecitato
Berlusconi a tenere fede al suo
solenne impegno a non scaricare sul governo le tensioni derivanti dalla sua condanna in
Cassazione. Forse non è casuale che lʼestremo tentativo di
mediazione con il Colle sia stato
affidato ad un “impolitico” come
Fedele Confalonieri, il più vicino
al cuore del Cavaliere e lʼunico
in grado di fargli digerire un
compromesso.
Comunque sia, al momento la
situazione è più o meno questa:
Berlusconi è costretto a sce-
Secolo
SABATO 7 SETTEMBRE 2013
d’Italia
gliere tra agibilità personale e
agibilità politica. La prima è nelle
mani di Napolitano. Per ottenerla
esiste una procedura che richiede il concorso attivo dellʼinteressato, dei suoi legali o dei
suoi familiari; la seconda è stata
minata dal verdetto dei giudici.
Ricostruirla e riconsegnarla più o
meno intatta non è nella disponibilità di alcuno, nemmeno del
Pd, men che meno del capo
dello Stato. Lʼunico sforzo da richiedere ad Epifani, auspicabile
per lo svelenimento del clima e
per ricostruire un minimo di relazioni politiche tra partiti, è quello
di non scartare aprioristicamente
il ricorso alla Consulta. Oltre a
ciò, cʼè poco da fare.
Ma torniamo a bomba: se il Cavaliere opta per la prima ipotesi,
chiede la grazia o la commutazione della pena.
Poi toccherà a Napolitano decidere il da farsi, Costituzione e
codici alla mano. Se invece sceglie la seconda ipotesi, lʼunica
strada praticabile coincide con la
fine delle “larghe intese”. A quel
punto, il Pdl si assume la responsabilità di staccare la spina
a Letta con la speranza che ne
fallisca il bis per mancanza di
maggioranze alternative e che la
parola passi rapidamente agli
elettori. Il tutto, voto compreso,
si dovrebbe consumare prima
della sentenza di ricalcolo delle
sanzioni accessorie da parte
della Corte dʼAppello di Milano,
comunque appellabile. È il tutto
per tutto, la battaglia finale. Ma
se ogni tassello si sistema al
posto giusto, in base ai più recenti sondaggi, Berlusconi la
partita se la giocherebbe non
senza speranze di vittoria. E se
gli riuscisse, si blinderebbe in
una Camera egemonizzata da
una maggioranza che mai accetterebbe di consegnare il proprio leader alla gogna della
decadenza da parlamentare.
Certo, cʼè lʼincognita Renzi ed il
crescente gradimento che il sindaco “rottamatore” sta incrociando in un Pd sempre meno
refrattario alla sua guida, ma potrebbe essere unʼimpresa proibitiva anche per lui spuntarla in un
referendum pro o contro il Cavaliere.
Comunque lo si rigiri, è uno scenario a dir poco apocalittico con
i poteri pubblici avvinti gli agli altri
in una sfida mortale per le istituzioni e per lo Stato stesso. Ma se
resta lʼunico possibile, è destinato a diventare sempre più concreto.
G20, missione fallita: nessuna decisione
sulla Siria, troppo lontani Obama e Putin
Giorgia Castelli
Il G20 si conferma un fallimento: i grandi della Terra
non hanno preso nessuna decisione su Assad. Nel
comunicato finale non cʼè infatti nessun riferimento
alla crisi siriana. Al termine del vertice cʼè stato un
incontro a sorpresa di circa venti minuti tra Vladimir
Putin e Barack Obama. Ma le divergenze sulla crisi
restano. «Abbiamo passato tutta la serata a parlare
di Siria, abbiamo finito allʼuna di notte», ha detto
Putin in conferenza stampa ribadendo che i paesi
del G20 sono divisi fifty-fifty sullʼintervento. Tra i favorevoli allʼintervento il presidente russo ha indicato
gli Usa, la Turchia, il Canada, la Francia, lʼArabia
Saudita, precisando che anche il premier britannico
Cameron si è pronunciato a favore benché il parlamento non abbia dato la sua approvazione; nel
fronte del no ha citato la Russia, la Cina, lʼItalia, lʼIndia, lʼIndonesia, lʼArgentina, il Brasile, il Sudafrica,
oltre al segretario generale dellʼOnu. Dal canto suo,
Obama ha ribadito che il regime di Assad con il suo
utilizzo delle armi chimiche è una minaccia per la
pace e la sicurezza mondiale e minaccia i paesi vicini. Se non si risponderà alla Siria «gli stati canaglia
penseranno di poter usare armi chimiche senza
conseguenze». E poi ha annunciato: «Mi rivolgerò
dalla Casa Bianca al popolo americano martedì».
Ma sul mancato risultato del vertice già scoppiano le
polemiche. «Davvero molto “utili” questi summit
mondiali in assenza di qualsiasi leadership autorevole. Il comunicato finale del G20 – osserva Maurizio Gasparri – non cita la Siria. Confermando le
illusioni mondialiste di chi mitizza riunioni, “G qualcosa”, semestri di presidenze e quantʼaltro. Si registra lʼimpotenza dei summit continentali e planetari.
Eventi ridicolizzati dal prevalere degli interessi delle
singole realtà dei territori. Del resto, Cameron,
Obama e altri non hanno il consenso dei propri parlamenti, difficile che possano dire qualcosa di condiviso a livelli più elevati. Enrico Letta difatti giovedì
sera – conclude il vicepresidente del Senato – più
modestamente ha rilevato via twitter la soddisfazione di aver visto servire alla cena dei presunti
“grandi” un vino bianco italiano. A Pratica di Mare, in
ben altri vertici, il vituperato Berlusconi fu il regista
dellʼaccordo Russia-Nato. Non so che vino si bevesse. Dei summit di ora rimane solo il vino».
Ilva, colpiti i “fiduciari” di Riva: in fabbrica
comanda un “governo-ombra”. Cinque in manette
SABATO 7 SETTEMBRE 2013
Secolo
d’Italia
Redazione
Per diciotto anni, cioé dal 1995
quando il gruppo Riva rilevò dallo
Stato la vecchia Italsider rinominandola Ilva, nella fabbrica d'acciaio più grande d'Europa
avrebbe operato una struttura parallela di comando, una sorta di
“governo-ombra” anche con compiti operativi, che rispondeva direttamente alla proprietà e della
quale facevano parte “fiduciari”
che però non erano alle dipendenze dell'Ilva spa. Ora cinque
componenti di quella struttura definita “piramidale” dagli inquirenti
sono stati arrestati (quattro in carcere e uno ai domiciliari) dalla
Guardia di finanza di Taranto nelle
province di Genova, Varese, Verona e Brescia, oltre che di Taranto. A loro il gip del tribunale di
Taranto Patrizi Todisco, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pool di
magistrati guidati dal procuratore,
Franco Sebastio, contesta gli
stessi gravissimi reati attribuiti alla
proprietà dell'Ilva, adesso commissariata: dall'associazione per
delinquere finalizzata al disastro
ambientale, all'avvelenamento di
sostanze alimentari, all'omissione
di cautele sempre in materia di tutela dell'ambiente. Del resto,
l'operazione è una tranche dell'inchiesta-madre che il 26 luglio
2012 portò all'arresto dei Riva e al
sequestro degli impianti dell'area
a caldo di Taranto. Gli arrestati
sono Lanfranco Legnani, 74 anni,
ingegnere, considerato il “direttore-ombra” dello stabilimento tarantino; Alfredo Ceriani, 69 anni,
Giovanni Rebaioli, 65 anni, Agostino Pastorino, 60 anni e Enrico
Bessone, di 45 anni. Il primo ha
beneficiato degli arresti domiciliari
per motivi di età; gli altri quattro
sono stati trasferiti nel carcere di
Taranto. Al loro arresto si è giunti
dopo che i finanzieri hanno ascol-
tato decine di persone tra dirigenti, dipendenti della fabbrica e
sindacalisti. I “fiduciari” appartenevano ad altri stabilimenti Ilva o
a società dello stesso gruppo, oppure risultavano in carico alla
Riva Fire, la holding del gruppo, o
ancora figuravano quali consulenti esterni, solitamente attraverso società in accomandita
semplice, inquadrati e non nell'organigramma
aziendale
del
gruppo Riva. Una struttura piramidale, secondo gli inquirenti, che
si divideva in quattro fasce, dai “fiduciari base” agli “apicali”, che impartivano ordini ai primi, fino al
massimo esponente, quel “direttore-ombra” che gli inquirenti
hanno individuato in Legnani.
Redazione
La ripresa sarà anche in corso, ma
la crisi morde ancora. Decisamente. E lo confermano i dati di
un'indagine dell'Inps, specificando
che torna a crescere la cassa integrazione in piena estate, dopo il
rallentamento registrato a luglio.
Fornendo i dati al dettaglio sulla
cig – ordinaria, straordinaria e in
deroga – cifre e raffronti percentuali rilevano che ad agosto le ore
di fermo autorizzate alle aziende
sono state 75,3 milioni, in aumento
del 12,4% rispetto allo stesso
mese del 2012. Nei primi otto mesi
dell'anno è stata superata quota
700 milioni di ore, in linea con il
2012, anno nel quale è stato sforato il miliardo di ore. Come se non
bastasse, poi, segnali di crisi arrivano anche dai dati sulle richieste
di indennità di disoccupazione, con
quasi 1,1 milioni di domande nei
primi sette mesi dell'anno, e un aumento del 19,8% sullo stesso periodo del 2012. Calano invece le
richieste di cassa ordinaria (quella
chiesta per crisi temporanee di
mercato), riduzione probabilmente
dovuta in molti casi all'esaurimento
del periodo massimo che può essere concesso (8,4 milioni di ore
nel mese con un calo del 23,3%
tendenziale). Cresce, di contro, il
numero delle ore di cigs autorizzate (nei casi di ristrutturazione,
riorganizzazione o riconversione
aziendale), con 28,9 milioni di ore
(+10,4%). Da sottolineare che per
la cassa in deroga sono state approvate 38,1 milioni di ore
(+27,2%), grazie anche allo
sblocco dei fondi per questo tipo di
ammortizzatore. Nel dettaglio, le richieste di cassa volano ad agosto
in Puglia, dove raggiungono i 10
milioni di ore (5,5 milioni a luglio), e
doppiano il Piemonte (5,2 milioni di
ore ad agosto). A fronte del
+12,4% medio di aumento delle
ore di cassa sul territorio nazionale, il Nord Ovest segna +3,1%, il
Nord Est un +7,7%, il Centro
+2,6% e il Mezzogiorno +37,1%.
Preoccupazione è stata espressa
dai sindacati che hanno chiesto al
Governo il rifinanziamento della
cassa in deroga per tutto il 2013 e
risorse certe per il 2014, oltre a un
impegno più stringente per la ricollocazione dei lavoratori che hanno
perso il posto in questi anni di crisi,
ricollocazione che offrirebbe una
reale e concreta risposta alla domanda di lavoro.
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Test azzerati anche
all'università di Pavia:
per 1500 studenti prove da rifare
I lavoratori ancora nella morsa della crisi: ad agosto
il top delle richieste di cassaintegrazione
Redazione
Tutto da rifare per i quasi millecinquecento candidati che la
mattina di mercoledì scorso si
sono presentati nelle aule dell'università di Pavia per sostenere il test di ammissione al
corso di laurea per le professioni
sanitarie. Dovranno ripresentarsi perché la prova è stata annullata
per
un'anomalia
riscontrata nei quesiti. E pensare che un paio di giorni fa il
test era già stato annullato all'università di Parma. A Pavia
l'ateneo ha ufficialmente comunicato “l'errore materiale” e che
il test non è valido appunto per
“un'anomalia” che è stata scoperta nelle sessanta domande
che componevano l'esame: ciascuna proponeva quattro opzioni di risposta, anziché le
cinque previste dal bando dell'università. Test da rifare, dunque, per i 1.464 giovani (la
maggior parte proveniente da
Pavia e provincia e gli altri dal
resto della Lombardia e da altre
Regioni) che pensavano di sostenere la prova per accedere ai
corsi di laurea triennale per le
professioni sanitarie: quelle che,
una volta conseguite, consentono di svolgere la professione
di infermiere o fisioterapista. Venerdì tutti hanno saputo che la
prova che hanno sostenuto non
è valida. L'università in un comunicato ha ricordato che da
anni l'incarico di predisporre
questi test viene affidato alla società Intersistemi Spa. «Come è
possibile – si sono chiesti i candidati dopo aver appreso la notizia dell'annullamento – che gli
esperti incaricati di formulare le
domande si siano dimenticati di
verificare che il bando dell'università prevedeva cinque opzioni di risposta anziché
quattro? E come mai nessuno
ha controllato i fogli dell'esame
prima che venissero distribuiti la
mattina della prova?».
Omicidio della psichiatra, l'ex paziente
si rifugia nei «non ricordo»
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Secolo
d’Italia
Redazione
Si è avvalso della facoltà di
non rispondere l'ex paziente
tossicodipendente Vincenzo
Poliseno, di 44 anni, accusato
di aver ucciso il 4 settembre a
coltellate la psichiatra barese
Paola Labriola mentre la
donna era in servizio nel Centro di salute mentale di via Tenente
Casale
a
Bari.
L'udienza di convalida dell'arresto si è celebrata in carcere
davanti al gip Giulia Romanazzi. «Non mi ricordo niente
di quel giorno», ha detto Poliseno al suo difensore, l'avvocato Francesco Latesoriere,
prima di incontrare il giudice.
Poliseno è in cella, da solo, da
mercoledì scorso, giorno in cui
ha ucciso con una trentina di
coltellate la psichiatra. «È
sempre uguale. Assente», ha
riferito il legale, che gli ha fatto
visita ogni giorno. Fino ad oggi
nessuno dei familiari dell'uomo ha contattato il difensore né ha tentato di mettersi
in contatto con lui. E del resto
lo stesso Poliseno, nel suo ultimo colloquio con l'avvocato,
ha fatto capire di non avere
contatti con i suoi parenti. Il
giudice dovrà ora convalidare
l'arresto ed emettere contestuale ordinanza di custodia
cautelare. Al momento l'uomo
risponde di omicidio volontario
e porto abusivo di arma da taglio.
Intanto aumentano i mazzi di
fiori davanti all'ingresso del
Centro di salute mentale di via
Tenente Casale. Si moltiplicano anche i biglietti di cordo-
glio e quelli che ricordano il
medico e le sue qualità professionali e umane. «Sei stato
il mio angelo» è la frase che
accompagna un mazzo di gerbere fucsia. «Paola è l'ultima
persona al mondo che meritava una fine così violenta. Noi
la terremo sempre con noi»,
firmano in tre accanto a un
mazzo di fiori bianchi. Al Centro, chiuso fino al 9 settembre,
continua il via-vai dei pazienti.
È un dolore composto il loro,
sono ancora increduli e vittime
di una ferocia incomprensibile
per tutti. «Non si fa così»,
mormora, tra le lacrime, una
sua paziente andata anche al
Policlinico sperando di poterla
salutare per l'ultima volta.
«Aiutava tutti. Ha fatto una
fine che non meritava», afferma ad alta voce una donna
che poi recita una preghiera.
Infine, Vito Calabrese, psicologo, marito della vittima, in
una intervista al “Corriere
della Sera" ha spiegato il motivo per cui ha portato i figli sul
luogo del delitto: «Credo che
conoscere la verità per i bambini sia meglio che immaginarla e scoprirla col tempo,
soprattutto in una fase delicata come l'anticamera dell'adolescenza».
Redazione
Una ucraina di 40 anni, Rodika
Kulka, è morta nell'ospedale di
Cosenza dove era stata ricoverata per le percosse subite il 31
agosto scorso dal convivente
Ioan Ionascu, 41 anni, romeno,
arrestato dai carabinieri per maltrattamenti in famiglia e lesioni
prima del decesso della donna.
La Procura di Cosenza ha disposto il sequestro della salma per
effettuare l'autopsia e stabilire la
causa della morte. La donna, che
soffriva di alcune patologie, infatti, era stata ricoverata per lesioni lievi. I fatti, come si è detto,
risalgono al 31 agosto scorso. I
carabinieri della Compagnia di
Paola sono intervenuti in un appartamento a Santa Maria del
Cedro su segnalazione dei vicini
della coppia ed hanno bloccato
Ionascu, operaio edile, mentre
picchiava la convivente, arrestandolo per maltrattamenti in famiglia e lesioni. La donna è stata
portata nell'ospedale di Praia a
Mare dove è stata medicata per
contusioni e ferite di lieve entità.
Successivamente è stata trasferita nell'ospedale di Cosenza. Nel
frattempo, dopo la convalida dell'arresto, Ionascu è stato scarcerato e sottoposto all'obbligo di
presentazione alle forze dell'ordine. Giovedì, all'ora di pranzo, è
stato arrestato per gli stessi reati
in esecuzione di un'ordinanza di
custodia cautelare emessa dal
gip di Paola su richiesta della
Procura e portato in carcere. Gio-
vedì sera Rodika Kulka, le cui
condizioni si erano progressivamente aggravate durante il ricovero in ospedale, è morta.
Adesso la Procura di Cosenza
attende di avere i risultati dell'autopsia, che dovrà stabilire se vi
sia stato un nesso tra le percosse subite dalla donna e la sua
morte, per valutare la posizione
di Ionascu che, al momento,
resta accusato solo di maltrattamenti in famiglia e lesioni.
Ucraina muore in ospedale dopo le percosse
subite dal convivente
SABATO 7 SETTEMBRE 2013
Un “angelo" pagherà
tutte le cure
per il neonato
massacrato dai genitori
Redazione
Un imprenditore milanese ha annunciato che sosterrà tutte le
spese per le cure del neonato di
tre mesi ricoverato nel reparto di
rianimazione dell'Ospedale dei
Bambini a Palermo con il cranio
e gli arti fracassati e il rischio di
rimanere sordo e cieco. «Mi ha
detto che provvederà - dice il direttore sanitario dell'Ospedale
dei Bambini, Giorgio Trizzino, al
“Corriere della Sera", che ha sta-
bilito il contatto con il benefattore
- da oggi per tutta la vita del piccolo al suo mantenimento. È
pronto a trasferirlo a Milano, offrendo quanto serve per la riabilitazione e per tutte le cure
necessarie a una struttura pubblica o privata, a una associazione, un istituto, una casa
famiglia. Come lanciando una
gara a chi è disposto a fare il meglio per questo bimbo che nella
disgrazia trova così una luce».
Le sevizie al bambino sarebbero
state inflitte dai suoi genitori che
sono indagati dalla Procura della
Repubblica per tentato omicidio.
Il Tribunale dei minori ha tolto la
patria potestà alla coppia. E il
neonato è in lista d'attesa per essere adottato. L'imprenditore milanese, accorso in suo aiuto, per
sua scelta rigorosamente anonimo, è stato altre volte impegnato a salvare i più deboli
offrendo una casa ai senzatetto,
saldando debiti, pagando affitti,
assicurando cure costose.
L'allarme di Terre des homes: in Siria le mamme
sono senza latte e i bimbi sotto choc
SABATO 7 AGOSTO 2013
Secolo
d’Italia
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Murdoch vende il suo yacht
per 29 milioni.
Lo ha realizzato
un cantiere italiano
Franco Bianchini
Terre des hommes, organizzazione umanitaria presente in
Siria dal 2006, aderisce all'appello di Papa Francesco per la
pace in Siria e ribadisce come
qualsiasi inasprimento dei
combattimenti si traduca immediatamente in maggiori sofferenze per i bambini di quel
paese, le prime tra le vittime innocenti di un conflitto estremamente
complesso.
«La
situazione umanitaria in Siria –
dichiara Donatella Vergari, segretario generale di Terre des
Hommes – è più grave che
mai. Registriamo ogni giorno il
peggioramento delle condizioni
di vita degli sfollati (ormai quasi
cinque milioni di persone all'interno della Siria) con gravi ripercussioni sulla loro salute
fisica e mentale. Uno dei segnali più evidenti è l'impossibilità per moltissime mamme di
allattare i neonati, avendo perduto il latte per i disagi e gli
shock vissuti – racconta Bruno
Neri, responsabile degli interventi in Siria di Terre des Hommes – per questo stiamo
rifornendo le cliniche della
Mezzaluna Rossa di latte in
polvere e in formula, oltre a
supplementi nutrizionali per
combattere la malnutrizione dei
bambini, un fenomeno che fino
a due anni fa era praticamente
inesistente in Siria. I nostri interventi sono anche nel campo
psicosociale: proprio in questi
giorni stiamo aprendo a Tartous
e Latakia due spazi protetti per
bambini, dove possono giocare
e riprendere a studiare, ma
anche avere assistenza psicologica per elaborare il trauma
che stanno vivendo. Ci auguriamo che la comunità internazionale possa fare pressione
con le due parti in conflitto perchè si arrivi a una soluzione diplomatica al più presto».
A Londra per troppo lavoro ora si salta la pausa tè
Desiree Ragazzi
Anche nella Londra città-globale e cosmopolita che ha adottato appieno la “cultura del
caffè”, una tazza di tè rimane
tradizione indiscussa dei britannici e ne scandisce la giornata.
Un'abitudine che diventa però
sempre più difficile praticare e a
causa delle pressioni sul posto
di lavoro per la pausa-tè non c'è
più tempo. Questo almeno secondo un recente studio che
sottolinea come solo un quinto
degli interpellati ammetta di
concedersi pause come un
tempo. Pare non sia più possibile per via della mole di lavoro,
ma anche a causa di superiori
troppo rigidi o nel timore di venire additati da colleghi come
fannulloni. Chi riesce a fare
qualche pausa, in media dice di
potersi fermare per circa diciannove minuti in tutto in una setti-
mana lavorativa di quaranta ore
e oltre la metà ritiene che li
renda più produttivi. Chi invece
vi rinuncia dice di pagarne le
conseguenze accusando stanchezza (un terzo degli interpellati), calo nella produttività (un
quarto), demotivazione (un
quinto). Un decimo degli interpellati sottolinea poi come una
pausa sarebbe utile per il livello
di efficienza visto che, dicono,
così non visiterebbero i siti di
social network mentre dovrebbero invece lavorare. In media
tuttavia, riconosce lo studio citato dal “Daily Telegraph”, pare
che quattro tazze si riescano
ancora a bere, che per poco
meno del 50 per cento sono
ormai di caffè e non di tè, con
una predilezione della fascia
d'età tra i 35 e i 44.
Redazione
Rupert Murdoch vende il suo
yacht per 29,7 milioni di dollari. Il magnate dell'editoria
ha deciso di separarsi da
uno dei suoi gioielli preferiti,
la Rosehearty, lunga oltre 56
metri, realizzata nel 2006 dal
cantiere italiano Perini Navi.
A utilizzare l'imbarcazione
era soprattutto la moglie
Wendy. Murdoch infatti, pur
amando molto il mare, non
aveva frequenti occasioni di
uscire in barca a causa dei
suoi impegni di lavoro. Secondo quanto riportato dai
media statunitensi tuttavia,
una persona vicina alla
(quasi) ex coppia ha affermato che la decisione di vendere lo yacht non è in
relazione con il divorzio. Rosehearthy ha cinque suite
per dieci ospiti, disegnate dal
francese Christian Liaigre,
una grande vasca idromassaggio e attrezzature complete per immersioni e sci
d'acqua. L'imbarcazione è
anche perfettamente attrezzata per un magnate dei
media come Murdoch: oltre
alla connessione wireless,
ogni cabina ha almeno un televisore al plasma.
Bufera su una coop toscana: gli ispettori
ministeriali “scoprono” violazioni
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Secolo
d’Italia
Redazione
«Sulla cooperativa agricola del
Forteto dagli ispettori ministeriali si
rileva una valutazione affine a
quella cui siamo giunti con la relazione della commissione dʼinchiesta del Consiglio regionale tra
lesione arbitraria dei diritti di alcuni
soci-lavoratori, disparità di trattamento, firme inconsapevoli su operazioni finanziarie, negazione
dellʼaccesso a buste paga e Cud.
E i vertici del Pd, così come un
pezzo del sistema-Toscana, si ostinano nelle difese ideologiche e
dʼufficio tacciando di voler strumentalizzare il caso chi invece, basandosi sui fatti, cerca di fare
chiarezza e quindi di chiedere giustizia. Ma con che faccia?». A
esplodere così è il consigliere del
Pdl alla Regione Toscana, Stefano
Mugnai, che ha presieduto la commissione regionale dʼinchiesta
sugli affidamenti che aveva proprio
le vicende del Forteto come cartina
di tornasole. Mugnai ha letto le
conclusioni cui sono giunti gli ispettori e di rilievi sostanziali e importanti a far da presupposto alla
richiesta di commissariamento ce
ne sono eccome. Invece, solo
pochi giorni fa, dal Pd il segretario
regionale Ivan Ferruci e quello metropolitano Patrizio Mecacci avevano enfatizzato il passaggio in cui
il Forteto viene definito dagli 007
del ministero «solida e fiorente realtà imprenditoriale». Non era che
il rigo numero 13 di conclusioni lun-
ghe sei pagine. A pagina 2 iniziano
i guai, con gli ispettori che premettono alle loro analisi «il legame imprescindibile» tra cooperativa,
associazione e «una comunità ispirata a proprie regole e principi». Il
rapporto interno alla cooperativa –
rilevano gli ispettori – «è sempre
stato sostanzialmente basato su
incondizionata “fiducia” per arrivare
addirittura a una sorta di “affidamento acritico” dei soci nei confronti degli amministratori. Tradotto
– incalza Mugnai – affidamento
acritico nei confronti dei capi della
comunità-setta. Quelli che ora
sono a processo». Riassumendo,
si rileva la «tendenza a confondere
le regole ed i principi della “comunità” con il rapporto lavorativo e societario», il che pare aver
«condotto gli stessi soci a ritenere
“normali” atteggiamenti particolarmente “interferenti” dellʼorgano
amministrativo». Mugnai è tranchant: «Si tratta delle medesime
dinamiche rilevate dalla commissione regionale dʼinchiesta, solo
proiettate nellʼuniverso lavorativo. I
vertici del Pd comunque su una
cosa hanno fatto definitiva chiarezza: il legame a filo che lega il
loro partito e la storia del Forteto».
Redazione
«Da parecchio tempo via dellʼArchiginnasio (Municipio VI, ex VIII di
Roma) è frequentata da ciclisti (ne
sono stati stimati oltre 500 ogni domenica), che utilizzano i suoi lunghi viali per i loro allenamenti. La
medesima via è anche nota per i
numerosi incidenti che coinvolgono
ciclisti e automobilisti incauti che
superano lʼimposto limite di velocità di 50 allʼora. Lo scorso 2 luglio
si è registrato lʼultimo impatto mortale che è costato la vita a Domenico Calabró falciato da un
automobile». È quanto affermano il
consigliere capitolino Giovanni
Quarzo e lʼesponente del Pdl Alessandro Cochi. «Per cinque anni –
prosegue Cochi - via dellʼArchiginnasio la prima domenica del mese
veniva chiusa al traffico. Una decisione, questa, fortemente voluta
proprio quando ero delegato allo
Sport di Roma Capitale: grazie allʼausilio dei vigili urbani dellʼex ottavo gruppo, veniva garantito ai
ciclisti sportivi di allenarsi per unʼintera giornata in assoluta sicurezza.
I ciclisti attendevano con ansia il
rinnovo di questa chiusura, ma le
loro speranze sono state disattese.
Domenica scorsa via dellʼArchiginnasio – proseguono Quarzo e
Cochi - non è stata chiusa al traffico. La nuova amministrazione di
centrosinistra, guidata dal presunto
sindaco "ciclista", sembra non essere attenta alle esigenze dei tanti
appassionati delle due ruote che
frequentano via dellʼArchiginnasio.
Il professor Ignazio Marino vuole
tutti in bicicletta a via dei Fori imperiali e, allo stesso tempo, lascia i
Roma, gli appassionati delle due ruote
delusi dal “sindaco ciclista”
SABATO 7 SETTEMBRE 2013
“No” al trasferimento
della Maserati
da Modena a Torino
Redazione
IIn relazione allʼannunciato
trasferimento della Maserati a
Torino, allʼinterno del cosiddetto “polo del lusso”, il consigliere regionale del Pdl,
Andrea Leoni, rivolge unʼinterrogazione alla Giunta di centrosinistra
che
governa
lʼEmilia Romagna in cui sottolinea che fra la Maserati e la
città di Modena si era stabilito
un legame assai solido, «in
quanto la città della Ghirlandina ha visto nascere, crescere ed affermarsi nel
mondo i bolidi col Tridente
vanto e orgoglio dellʼItalia».
Leoni ritiene che andrebbe attivato un confronto fra Regione,
dirigenza
Fiat,
Provincia e Comune di Modena, al fine di verificare in
modo chiaro ed inequivocabile il destino non solo a breve
ma a lungo periodo dello stabilimento ex Maserati e degli
attuali livelli occupazionali,
dato che nello stabilimento di
via Ciro Menotti dovrebbe
prendere il via la produzione,
che è anche la speranza, dellʼAlfa 4C. Intanto, Leoni
chiede alla Giunta una valutazione sulle scelte dellʼazienda,
se intenda assumere qualche
iniziativa urgente, e di verificare che la scelta fatta dalla
Fiat non si tramuti in «un segnale di un depauperamento
non solo della città di Modena
ma della eccellenza che ha da
sempre contraddistinto uno
dei più grandi prodotti italiani
di tutti i tempi».
tanti ciclisti domenicali di via dellʼArchiginnasio in balia delle autovetture che sfrecciano a tutta
velocità lungo quel viale!”. I ciclisti,
dal canto loro, già stanno preparando una manifestazione che avrà
luogo domenica 22 settembre, con
una pedalata sino a via dei Fori imperiali per sensibilizzare la nuova
Amministrazione.
Aldo, Giovanni e Giacomo: lo show teatrale
andrà al cinema ma solo per un giorno
Secolo
SABATO 7 AGOSTO 2013
d’Italia
Liliana Giobbi
Dopo il successo del tour teatrale che ha polverizzato 180mila biglietti in cinque mesi, il
meglio di “Ammutta Muddica” di Aldo Giovanni e Giacomo arriva nei cinema di tutta Italia con 30 minuti di sketch inediti, solo per un
giorno, mercoledì 16 ottobre. In un anno che
ha visto arrivare al cinema tanti concerti,
eventi unici e contenuti speciali, sbarca al cinema lo show che ha registrato il tutto esaurito in tutte le 80 repliche, polverizzando
180mila biglietti e arrivando ad essere – in
meno di 5 mesi e programmato in spazi teatrali classici dalla capienza limitata – lo spettacolo più visto della stagione. Hanno fatto
ridere e hanno appassionato platee dal nord
al sud Italia: da Pavia a Milano, da Montecatini a Novara e poi Reggio Emilia, Trieste,
Forlì, Firenze, Savona, Genova, Padova, Torino, Catania, Roma. E ora Aldo Giovanni e
Giacomo hanno deciso di incontrare, attraverso le sale cinematografiche, tutti i fan che
non hanno potuto vederli sul palcoscenico o
che hanno voglia di riscoprirli ancora una
volta. Protagonista di “Ammutta Muddica” è la
vita di tutti i giorni, ricca di personaggi stram-
palati e situazioni comiche. Il tutto, come sempre, ingrandito e deformato dalla lente stravagante e surreale del trio delle meraviglie e
dalla regia teatrale di Arturo Brachetti. In
scena con Aldo Giovanni e Giacomo c'è l'attrice Silvana Fallisi, mentre i testi sono stati
ideati e scritti da Aldo Giovanni e Giacomo con
Valerio Bariletti e Walter Fontana. «Oggi il cinema non è più un luogo dove si proiettano
esclusivamente eventi cinematografici – dice il
trio – ma un luogo dove si propongono eventi
legati alla musica, alla danza, al teatro. Siamo
stati i primi a portare uno spettacolo teatrale
nelle sale cinematografiche nel 2006 con Anplagghed al cinema e ci sembrato giusto farlo
anche adesso con Ammutta Muddica, per riproporre al nostro pubblico sul grande
schermo non solo il meglio dello show teatrale,
ma anche alcuni sketch inediti girati durante le
repliche al Teatro degli Arcimboldi di Milano».
Redazione
Elena Sofia Ricci torna sul set per una miniserie Rai in due puntate, “Le due leggi”,
diretta da Luciano Manuzzi, con cui aveva
già lavorato nella minserie “Gli ultimi del
paradiso”, realizzata per Rai Fiction dalla
Red Film. Ad annunciarlo all'Ansa è il produttore Mario Rossini a margine della presentazione di un “Caso di coscienza 5” (in
onda dall'8 su Raiuno). Il primo ciak di “Le
due leggi” lunedì 9 settembre, le riprese
saranno tutte nella capitale. La miniserie
racconta la storia di una direttrice di banca
(interpretata appunto da Elena Sofia
Ricci) presa dall'assillo della crisi e delle
difficoltà di numerosi clienti che si troverà
divisa tra la legge del cuore e quella delle
regole e deciderà di aiutare i suoi clienti e
risparmiatori. La miniserie è scritta da Andrea Purgatori e Laura Ippoliti. Nel cast figurano anche Enrico Ianniello (il
commissario di “A un passo dal cielo”) e
Anna Melato nel ruolo della madre della
Ricci. Momento di grazia per l'attrice toscana che, reduce del successo della fiction Rai "Che Dio Ci Aiuti 2” (in cui vestiva
i panni della bizzarra e simpatica suor Angela), è anche una delle protagoniste del
nuovo film per il cinema di Ferzan Ozpetek dal titolo "Allacciate le cinture". Per
l'attrice anche un ruolo in “Romeo e Giulietta”, la fiction Mediaset: qui veste i panni
della balia di Giulietta (Alessandra Mastronardi).
Elena Sofia Ricci torna sul set: sarà
la protagonista della miniserie "Le due leggi”
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
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SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
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d’Italia
7
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7 agosto 1990 n. 250