UNA TERRA CONTESA: BARBARI E BIZANTINI

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UNA TERRA CONTESA: BARBARI E BIZANTINI
una terra contesa: barbari e bizantini
Con la deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre, i territori che facevano parte
dell’impero romano d’Occidente vengono occupati da numerosi popoli barbarici.
Sorgono gradualmente nuovi regni, chiamati romano-barbarici perché, sebbene sotto la dominazione dei barbari, mantengono in parte le leggi, le istituzioni e l’organizzazione statale
di Roma.
L’Italia è sotto il dominio di Odoacre, che governa rispettando le istituzioni politico-amministrative precedenti e la religione cattolica, nonostante il suo popolo sia prevalentemente
pagano o ariano.
Poiché la sua posizione da un punto di vista istituzionale non è ben definita, Odoacre cerca
di farsi attribuire da Zenone, imperatore d’Oriente, il titolo di delegato imperiale; quest’ultimo, però, invita gli Ostrogoti a invadere l’Italia e a porre fine al suo regno.
Così a capo delle sue truppe il re ostrogoto Teodorico marcia verso l’Italia e sconfigge e
uccide Odoacre, dopo un lungo assedio alla città di Ravenna, nel 493.
Rimasto quindi padrone della penisola, Teodorico attua subito una politica lungimirante
facendo dell’Italia il centro di un complesso sistema di alleanze:
- osserva un atteggiamento ossequioso nei confronti dell’imperatore d’Oriente;
- conquista nuovi territori, come la Provenza e la Pannonia;
- mantiene buone relazioni con i barbari d’Occidente tramite accordi e alleanze matrimoniali.
L’Italia di Teodorico gode dunque di unità ed equilibrio grazie:
- alla sua politica interna improntata alla collaborazione tra Latini e Goti;
- alla costruzione di nuovi edifici e al restauro di quelli distrutti in occasione dei precedenti
saccheggi barbarici;
- alle iniziative per incentivare l’agricoltura e il commercio.
Tutte queste misure non sono comunque sufficienti a eliminare il profondo contrasto fra dominatori e dominati; nel 524, poi, un editto di persecuzione contro gli ariani emesso dall’imperatore d’Oriente pone fine alla pace religiosa.
Inoltre l’uccisione di Amalasunta, figlia di Teodorico, da parte del nuovo re d’Italia Teodato,
che mal tollerava la sua propensione a una politica di accordo con Bisanzio, offre al nuovo
imperatore d’Oriente Giustiniano il pretesto di dichiarare guerra ai Goti e di riconquistare la
penisola.
L’impero d’Oriente nel frattempo gode di ricchezza e potenza grazie:
- a una stabilità politica, data dall’efficiente burocrazia, dalla collaborazione tra stato e Chiesa e dal prestigio e dalla sacralità di cui gode l’imperatore;
- alla superiorità dell’esercito, che comprende un numero molto ridotto di elementi germanici;
- al benessere e alla produttività delle città.
Dialogo con la storia - A. Brancati, T. Pagliarani - © Rcs Libri Education - La Nuova Italia
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Mosso dunque dal desiderio di riportare tutto l’impero sotto un unico governo, Giustiniano invia i suoi generali Belisario e Liberio, rispettivamente contro il regno dei Vandali e dei
Visigoti.
Più impegnativa è invece la campagna militare in Italia, detta guerra greco-gotica, che si
svolge in due fasi:
- la prima, dal 535 al 540, termina con la cattura di Vitige, nuovo re dei Goti, e la conquista
di Ravenna;
- la seconda, dal 552 al 553, vede il generale Narsete combattere contro le truppe del re Totila, che nel contempo ha riconquistato la penisola. Dopo cruente battaglie i Goti vengono
definitivamente sconfitti alle falde del Vesuvio.
Dopo quasi vent’anni di conflitto, l’Italia, devastata dalle battaglie e dal continuo passaggio
delle truppe e notevolmente impoverita, viene trasformata in una semplice provincia dell’impero d’Oriente e posta sotto il comando di un esarca: la patria dei primi Cesari viene dunque trattata come terra di conquista e di sfruttamento.
La maggior parte delle città sono deserte e abbandonate, ad eccezione di Ravenna che, in
quanto sede del governo, viene abbellita con nuovi edifici e maestose basiliche.
Giustiniano è anche ricordato per il riordinamento giuridico dell’impero grazie alla stesura di
un unico codice di leggi, il Corpus iuris civilis, che raccoglie tutto il diritto pubblico e privato
romano.
Sono passati pochi anni dalla fine della guerra greco-gotica quando la penisola italiana
subisce una nuova invasione: nel 568 i Longobardi, popolazione germanica stanziata originariamente in Pannonia, occupano gran parte dell’Italia centro-settentrionale e successivamente anche alcune regioni del Meridione.
A differenza dei precedenti invasori barbarici, i Longobardi giungono in Italia con donne e
bambini; smantellano inoltre il vecchio apparato amministrativo romano:
- dividono il territorio in ducati, posti sotto il controllo di un capo militare, il duca;
- riducono gli abitanti locati al ruolo di tributari e li costringono a lavorare per mantenere i
nuovi padroni;
- affidano ai gastaldi, alle dipendenze dei duchi, il compito di controllare la produzione agricola.
Nel 584, dopo un periodo di anarchia causata dalle continue lotte per il potere fra i duchi, la
guida politica passa nelle mani dei sovrani. Ciò avviene con l’elezione di Autari, sotto il cui
regno, grazie anche all’opera della moglie Teodolinda, inizia un processo di “civilizzazione”
e conversione al cattolicesimo dei Longobardi, portata a termine dal suo successore Agilulfo.
In questo modo si intensificano anche i rapporti con le popolazioni vinte, tanto che nel 643
il re Rotari promulga l’editto che porta il suo nome, ossia la prima raccolta di leggi scritte
dei Longobardi.
Dialogo con la storia - A. Brancati, T. Pagliarani - © Rcs Libri Education - La Nuova Italia
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L’editto di Rotari, pur risentendo per alcune norme dell’influenza del diritto romano, rispecchia la suddivisone germanica della società in:
- arimanni, ovvero uomini liberi,
- aldii, ovvero uomini semiliberi,
- servi.
Decenni di invasioni e guerre finiscono per cambiare anche la società e i modi di vivere delle
popolazioni latine che abitano la penisola italiana:
- gli insediamenti vicini alle grandi vie di comunicazione vengono abbandonati e ne sorgono
di nuovi su alture e altri luoghi isolati e meglio difendibili;
- le strade, sui cui tracciati i barbari avevano invaso la penisola, sono ormai ritenute pericolose, tanto che spesso si finisce con il demolirne dei tratti oppure distruggere ponti e viadotti;
- le attività commerciali, tranne nelle città poste lungo la costa, vengono abbandonate in
favore di quelle agricole;
- si diffonde un tipo di organizzazione economica di tipo curtense, così chiamata in quanto si sviluppa intorno alla corte dell’antica villa di campagna e si basa sull’autosufficienza
produttiva;
- la popolazione si rifugia nelle campagne e si mette al servizio di un signore, per il quale
lavora gratuitamente in cambio di protezione militare.
Nonostante l’incertezza dei tempi, sono numerose e pregevoli le testimonianze dell’arte e
dell’artigianato longobardi, ritrovate soprattutto nei corredi tombali e nelle chiese.
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