Bibliografia - Editori Laterza

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Bibliografia - Editori Laterza
Bibliografia
Ci può essere bibliografia senza libro?
Essendosi la questione posta in Russia almeno dieci anni prima che nel resto del
mondo, vale la pena di partire proprio dal futuro del libro in quanto tale. In Russia si sta
sempre più concretizzando l’assioma in base al quale un libro deve costare meno di
quanto costerebbe al lettore la carta su cui stamparlo. Il che prelude a una rivoluzione del
mercato librario, destinato a essere dominato da libri da viaggio e di consumo, semmai di
lusso, quasi per principio di finzione o popolarizzazione, quasi improponibilmente
dedicati a un’astratta speculazione di secondo livello quale la critica letteraria.
Già oggi in Russia per trovare testi letterari vecchi e nuovi, per vagliarne le
interpretazioni e per informarsi su ogni problematica connessa all’arte della parola il
primo ed essenziale punto di riferimento è indiscutibilmente Internet. Al di là delle
sterminate biblioteche elettroniche e delle più o meno estemporanee fonti pirata, sono siti
come http://www.sergeidovlatov.com che, mettendo a disposizione l’opera omnia dello
scrittore e un apparato critico di sessanta articoli, un ricchissimo epistolario e un dedalo di
link, ci portano in una nuova dimensione della fruizione della letteratura e dell’analisi
critica del testo. Allo stesso modo per Brodskij è a disposizione su
http://br00.narod.ru/0010.htm un ricchissimo (anche se un po’ caotico) museo virtuale
di testi, contributi biografici e critici, fotografie. Un attimo meno completi, ma non
meno indispensabili per un primo orientamento, sono http://www.sapgir.narod.ru e
http://www.moskva-petushki.ru per Venedikt Erofeev.
Nulla cambia, e qui siamo davvero su un altro pianeta, per i testi di più recente
pubblicazione, che paradossalmente sono tanto più visibili in rete quanto maggiore è la
popolarità dell’autore: i siti di Sorokin http://www.srkn.ru e Pelevin http://pelevin.nov.ru
assieme a ricchissime sezioni di recensioni, foto e interviste raccolgono tutta quanta la
loro produzione, ad eccezione delle ultimissime uscite e con l’aggiunta di diversi
audiolibri. Estremamente indicativo di quanto questo nuovo corso prevalga su qualsiasi
pregressa legge di mercato è stato il temporaneo ritiro di quasi tutti i testi dal sito di
Pelevin dopo la firma del contratto di esclusiva con l’editore Eksmo: tempo un anno, e
anche i nuovi monopolisti del mercato editoriale russo hanno accettato la legge di
Internet.
Mario Caramitti, Letteratura russa contemporanea, © 2010, Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari
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Muoversi nello sconfinato oceano di parola poetica del Runet è quindi
un’esperienza di fruizione e interpretazione senza precedenti, tanto per il livello di
completezza e profondità che si può raggiungere che per l’opportunità sempre presente di
saltare da una suggestione all’altra, di percorrere in un istante i più complessi legami
logico-associativi e intertestuali. Se ci si vuole focalizzare sul periodo di storia letteraria al
quale è rivolta la nostra trattazione, i più efficaci strumenti complessivi di analisi a
disposizione del lettore sono da un lato il portentoso e continuamente aggiornato portale
http://magazines.russ.ru, che riunisce in versione pressoché integrale tutti i tradizionali
tolstye äurnaly (con testi inediti e sezioni critiche), riviste letterarie di nuova tipologia o un
tempo edite in emigrazione e i principali periodici di critica letteraria (con il
fondamentale «Novoe Literaturnoe Obozrenie»), dall’altro più mirati e originali progetti,
nati in versione cartacea e poi migrati sulla rete, rimanendo in parte riviste e divenendo
repertori di testi innovativi e fuori del mainstream e della relativa riflessione critica, a
partite dall’epocale http://www.vavilon.ru di Dmitrij Kuz’min e dal «Mitin äurnal» di
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FOUSBNCJ FTBVSJUJTJ EB RVBMDIF
anno, fino all’ancora attivissimo pietroburghese «Topos» (http://www.topos.ru). E anche
in italiano la rete offre un interessante approdo per la contemporaneistica con la rivista
online degli slavisti giovani e non, consultabile su http://www.esamizdat.it.
Nei più tradizionali confini di un unico volume è invece difficile trovare esatto
riscontro al taglio e al formato della nostra ricerca. Le storie letterarie complessive, per
quanto dettagliate ed approfondite, tendono infatti a sfumare nel punto di contatto con
la contemporaneità e a farsi più vaghe e riassuntive. Molti altri libri invece si focalizzano
su una parte soltanto o una componente soltanto, anche molto ampia, della storia
letteraria degli ultimi quarant’anni. Giocoforza l’unico paragone diretto si può tracciare,
secondo la partizione imposta dai programmi di Stato, con manuali di letteratura per le
scuole e le università russe. Tra questi ce n’è uno di qualità indubbiamente superiore e a
tutti gli effetti emblematico: i due corposi volumi Sovremennaja russkaja literatura (19501990-e gody) di Naum Lejderman e Mark Lipoveckij (Akademija, Moskva 2003), che
nella migliore tradizione russa del focale rapporto di amore-odio intergenerazionale
riunisce sotto la stessa copertina un posato critico ex sovietico e suo figlio, ex ragazzo
terribile di furenti entusiasmi postmoderni, che all’epoca aveva preferito il cognome del
nonno. Difficile trovare un migliore apologo dello spegnersi del fuoco della libertà e del
riallineamento su un’ufficialità culturale univoca, sobria e rispettabile. Perché se il talento
è comunque di famiglia, il libro sembra scritto più dal padre che dal figlio e la prospettiva
storico-letteraria, rivoluzionaria per un’edizione in terra di Russia, che ricongiunge
letteratura sovietica, clandestina e dell’emigrazione, dà discreto spazio alla seconda e alla
terza ma continua a privilegiare la prima, non più rappresentata dalle cariatidi del
realismo socialista, pur non del tutto radiate, ma dalla pleiade di scrittori della zona grigia
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del compromesso. E al postmodernismo degli anni Novanta ha già fatto in tempo a
succedere un radicatissimo nuovo realismo, che ha trovato in Il generale e il suo esercito
(General i ego armija) di Vladimov un modello già canonico. Chiave di lettura da cui si
può dissentire, ma nel complesso alquanto equilibrata e pienamente legittima. Del tutto
isolata però nel contesto di consimile manualistica. Se prendiamo per esempio Istorija
russkoj literatury vtoroj poloviny XX veka, di Vladislav Zajcev e Alla Gerasimenko (VysÝaja
Ýkola, Moskva 2006), la semplice lettura dell’indice può risultare scioccante: Abramov,
Aksënov, (Aseev), Achmadulina, (Achmatova), Bek, Belov, Berggoll’c, Bitov, Bogomolov,
Bondarev, Vampilov, VanÝenkin, Vinokurov, Vladimov, Vorob’ëv, (BMJŗ, Granin,
Grossman, Dovlatov, Dudincev, EvtuÝenko, Elagin, Venedikt Erofeev, Çigulin,
(Zabolockij), Zalygin, Jurij Kazakov, Kondrat’ev, Koräavin, Kornilov, Kuznecov, KuÝner,
Leonov, (Lugovskoj), Makanin, Martynov, Meäirov, Moäaev /BSPWƦBUPW Viktor
Nekrasov, Nilin, Evgenij Nosov, 0WFŗLJO, Orlov, (Pasternak), Paustovskij, (PriÝvin), Rejn,
Rozov, Samojlov, (Svetlov), Simonov, Sluckij, Smeljakov, Vladimir Sokolov (non SaÝa, ma
neanche il poeta dei lager Valentin Sokolov), Solouchin, Arsenij Tarkovskij, Tendrjakov,
Trjapkin, İVDIPODFW, Àalamov, Àolochov, JaÝin. Tenendo tra parentesi le discrepanze
cronologiche, ho evidenziato in neretto le rarissime coincidenze con la nostra analisi, in
corsivo gli scrittori paraufficiali tollerati dal regime e ho lasciato in tondo i personaggi
pienamente partecipi al realismo socialista, specializzati negli oggi popolarissimi temi
bellico-patriottico, in un intimismo lirico di imbarazzante pochezza formale. I miei
giudizi peccano dichiaratamente di radicalità, su tutta la zona grigia il dibattito è
apertissimo in Occidente, ma in Occidente (fa specie tornare a usare la parola
«Occidente») è davvero improbabile che una qualsiasi storia letteraria o antologia dedichi
una trattazione di qualche rilievo ai personaggi sottolineati. Lo stesso vale anche per
Lipoveckij e padre, ma la loro posizione è minoritaria, mentre proprio nella manualistica
scolastica, laddove il condizionamento può avere massima efficacia, la dottrina estetica di
Stato è stata riformulata con ogni evidenza e su posizioni apertamente neosovietiche.
Due tra le più complete storie generali della letteratura russa sono state scritte
interamente o parzialmente in italiano: Storia della civiltà letteraria russa, diretta da
Michele Colucci e Riccardo Picchio, alla quale hanno partecipato i maggiori russisti
italiani (Utet, Torino 1997), e Storia della letteratura russa, a cura di E. Etkind, G. Nivat,
I. Serman, V. Strada, edita per intero (sette tomi) in francese da Fayard e in italiano da
Einaudi limitatamente ai tre tomi del terzo volume, Il Novecento, 1. Dal Decadentismo
all’avanguardia, 2. La rivoluzione e gli anni Venti, 3. Dal realismo socialista ai giorni nostri
(Torino, 1989-1991). Entrambe descrivono dettagliatamente il processo letterario fino
alla caduta dell’Urss, e la letteratura della Utet ha la possibilità di affacciarsi con un breve
capitolo anche nelle dinamiche postsovietiche. Molto completa la trattazione della
Fayard/Einaudi della letteratura russa dell’emigrazione, con capitoli monografici di Nivat
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qualche anno prima sono ferme le due principali storie letterarie in lingua inglese: Victor
Terras, A History of Russian Literature (Yale University Press, New Haven-London 1991)
e The Cambridge History of Russian Literature, a cura di Charles Moser (Cambridge
University Press, Cambridge 1992). Tra le storie letterarie di raggio più limitato quella di
Edward J. Brown, Russian Literature Since the Revolution: Revised and Enlarged Edition
(Harvard University Press, Cambridge) pur essendo del 1982 dedica già una dettagliata
trattazione a Sokolov, Venedikt Erofeev e Juz AleÝkovskij.
Diversamente gestibile è la prospettiva cronologica se inscritta in dizionari e
repertori, all’interno dei quali le esclusioni e le inclusioni divengono dirimenti. E
certamente prevalgono le seconde, a confronto con le nostre scelte, nell’ormai classico
dizionario di Wolfgang Kasack, aggiornato di edizione in edizione fino al Lexikon der
russischen Literatur des 20. Jahrhunderts: Vom Beginn des Jahrhunderts bis zum Ende der
Sowjetara (Sagner, München 1992), che arriva timidamente ad accogliere Limonov, Ivan
Çdanov o Nina Sadur. Completamente diverso è il panorama che suggerisce la
corposissima, ma molto più selettiva, Reference Guide to Russian Literature, a cura di Neil
Cornwell (Fitzroy Dearborn, Chicago-London 1998), che include la quasi totalità dei
grandi poeti underground leningradesi e dei concettualisti moscoviti, e pone già Sokolov
come classico imprescindibile. In Russia il genere del repertorio enciclopedico è negli
ultimi anni assai frequentato e molto vario nei toni, fino al compiaciuto pettegolezzo
sull’attualità più stretta dell’informatissimo, volutamente caotico Russkaja literatura
segodnja 7SFNKB .PTLWB EFM EJSFUUPSF EJ j;OBNKBx 4FSHFK ſVQSJOJO DIF JO VO
primo volume Bol’Ýoj putevoditel’ raccoglie un paio di centinaia di nomi sulla cresta
dell’onda, dagli autori di bestseller alle giovanissime Deneäkina e BukÝa agli scandalisti di
destra e di sinistra, con folta presenza di critici militanti, mentre nel gustoso secondo
tomo Çizn’ po ponjatjam scheda i temi, gli stilemi e le parole d’ordine dell’oggi, da
«Minoranza qualificata dei lettori» a «Terrore liberale in letteratura». Tra le molte
pubblicazioni di più convenzionale approccio critico va segnalato il monumentale
dizionario biobibliografico, compilato dai ricercatori dell’Istituto di letteratura russa
dell’Accademia delle scienze (il PuÝkinskij dom) sotto la direzione di Nikolaj Skatov,
3VTTLBKB MJUFSBUVSB 99 WFLB 1SP[BJLJ QPFUZ ESBNBUVSHJ #JPCJCMJPHSBGJŗFTLJK TMPWBS W tomach (Olma press, Moskva 2005), che contiene oltre mille voci mediamente dettagliate
e associa la retorica spiritual-patriottica ormai dominante negli ambienti accademici al
gusto per l’aneddoto e la divulgazione (si è tenuto conto anche dei questionari inviati agli
scrittori viventi) e a un certo eclettismo nella selezione, che giunge spesso ai minori tra i
minori, anche tra gli emigrati e, trascurando il samizdat, dà comunque spazio a Gubin,
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tributo di Kuricyn alla moda mediatica del rating, con i cento migliori autori della
contemporaneità riuniti in un progetto in realtà solo abbozzato che è la quintessenza dello
stëb applicato alla critica letteraria: http://www.guelman.ru/slava/archive/arh.htm.
L’attualità letteraria si presta ben più agevolmente al taglio trasversale per
microperiodi, aree, gruppi, temi e anche nel nostro caso abbondano già i materiali
analitici. Sarà utile quindi privilegiare quanto direttamente accessibile in italiano, a
partire dal libro di Pietro Zveteremich, Fantastico grottesco assurdo e satira nella narrativa
russa d’oggi (1956-1980) (Peloritana, Messina 1980), che muovendo dall’epoca del disgelo
individua una chiave di lettura complessiva del processo letterario nella destabilizzazione
percettiva generata dall’assurdo letterale dell’universo sovietico e trasposta, sempre con
destabilizzante ironia, a diversi livelli di assurdo finzionale da Aksënov, Iskander,
Sinjavskij o Zinov’ev; di Zveteremich, uno dei migliori interpreti in presa diretta della
letteratura russa negli scorsi decenni, va ricordato anche il romanzo Le notti di Mosca
(Olympia Press Italia, Milano 1971), gustosa stilizzazione apocrifa di quegli stessi scrittori
attribuita a un fantomatico Vlas Tenin del quale si finge traduttore. Non meno centrale è
il ruolo dell’indimenticato Mauro Martini, che si è focalizzato sulle dinamiche della
transizione tra l’Urss e l’incerto nuovo, evidenziando la ricorrenza di processi di
dispersione e decentralizzazione in due esaurienti monografie, più strettamente letteraria
la prima, Oltre il disgelo. La letteratura russa dopo l’Urss (Bruno Mondadori, Milano 2002)
e più ad ampio raggio sul disagio della creazione la seconda, L’utopia spodestata. Le
trasformazioni culturali della Russia dopo il crollo dell’Urss (Einaudi, Torino 2005). In
precedenza Cesare G. De Michelis si era concentrato, nella seconda parte del suo Il
tredicesimo apostolo. Evangelo e prassi nella letteratura sovietica (Claudiana, Torino 1975),
sulle tematiche religiose in Tendrjakov e Soläenicyn e sul sottile confine tra compromesso
e conservatorismo. Alla poesia clandestina leningradese tra l’inizio degli anni Sessanta e la
fine degli anni Settanta Marco Sabbatini ha dedicato l’approfondita monografia «Quel che
si metteva in rima». Cultura e poesia underground a Leningrado (per i tipi di Europa
Orientalis, Università di Salerno 2008), che definisce con chiarezza, tra esistenzialismo,
neovanguardie e spiritualismo ribelle, i nuclei di aggregazione e la prassi poetica del
quotidiano. Un libro essenziale per la valorizzazione e la conservazione stessa dell’eredità
letteraria del samizdat, che muove da premesse estetiche ed ermeneutiche analoghe alle
nostre e assai difficilmente, dispiace constatare, potrebbe oggi vedere la luce nell’ambito
del mondo accademico russo. Uno spaccato più ristretto ma non meno interessante della
poesia underground dell’altra capitale lo ritaglia Eugenia Gresta in Il poeta è la folla.
Quattro autori moscoviti: Vsevolod Nekrasov, Lev RubinÝtejn, Michail Ajzenberg, Aleksej
Cvetkov (Clueb, Bologna 2007). D’indubbia utilità per inquadrare e contestualizzare i
meccanismi dell’umorismo è il libro di Federica Visani, La satira in Unione Sovietica
(1970-1990) (L’Harmattan Italia, Torino 2004). Ovviamente incentrata sui temi della
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creazione al femminile è invece la miscellanea critica (con contributi quasi esclusivamente
di slaviste) La letteratura russa contemporanea. Autori. Opere. Tendenze (Clueb, Bologna
1998), curata da Haissa Pessina Longo.
Tra gli studi di carattere più ampio in lingua russa è opportuno sottolineare la
grande attenzione dei critici per la fertile vena sotterranea e la ritrovata vitalità
postsovietica della poesia. In prospettiva più estesa si può ricordare già nel 1987 la
carrellata di Vasilij Betaki, lui stesso poeta, su trent’anni di poesia clandestina e in
emigrazione, Russkaja poezija za 30 let. 1956-1986 [Antiquary, Orange (Conn.) 1987],
che ha il merito di applicare pionieristicamente concetti poi divenuti popolarissimi come
«età di bronzo» in riferimento alla continuità ideale con l’età d’argento simbolista e
«libertà segreta» a proposito di Krivulin, Brodskij, Losev. Retrospettivamente fino ai poeti
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interpreti del panorama poetico contemporaneo, in due libri (entrambi per le edizioni del
Novoe Literaturnoe Obozrenie, Poezija ka fakt, 1999 e Postfaktum. Kniga o stikach, 2007)
che ne seguono tutti i successivi sviluppi, compresa la poesia visuale, fondandosi sul
paradigma concettualista del verso generato dalla lingua e sulla figura centrale di Vsevolod
Nekrasov. Per fare un ulteriore passo verso l’oggi possiamo affidarci a due brevi saggi
(entrambi sul «Novoe Literaturnoe Obozrenie» – rivista) di due carismatici personaggi
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novoj akcionnosti» (51/2001, pp. 248-262) e Dmitrij Kuz’min, «Postkonceptualizm: Kak
by nabroski k monografii» (50/2001, pp. 459-476). Tra gli studi sulla poesia
maggiormente di nicchia destano interesse quelli sulla lingua poetica di Natal’ja Fateeva,
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-JUFSBUVSOPF 0CP[SFOJFx QQ P j1PF[JKB SVCFäB 9999* WFLPW ƦUP
proischodit v jazyke i s jazykom» («Russica Romana», XI, 2004, pp. 45-65) e il libro di
Ljudmila Zubova Sovremennaja russkaja poezija v kontekste istorii jazyka (Novoe
Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2000), dedicato al sostrato espressivo e metaforico
linguisticamente arcaizzante sotteso dalla decostruzione dei nessi morfosintattici tipica
della poesia contemporanea.
Passando ai temi specifici oggetto della nostra trattazione è certamente l’universo
del samizdat che maggiormente richiede e ancor più richiederebbe l’attenzione degli
studiosi. I contributi pur preziosi succedutisi negli ultimi anni sono solo un primo passo
verso la definizione complessiva del fenomeno, indispensabile per sistematizzarne la
fruizione e garantire la sopravvivenza stessa dei testi. E in Russia, si è detto, l’entusiasmo
per tutto quanto suoni antisovietico è da tempo svanito: insomma, tocca a noi,
rimbocchiamoci le maniche e... anche una tesi di laurea fa brodo (questo è stëb). A
descriversi il samizdat aveva provato da sempre, consapevole della sua natura
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cleptoplasmica, nei limiti, certo, delle catene e della cortina di ferro. Indispensabile punto
di partenza è l’antologia Antologija novejÝej russkoj poezii u goluboj laguny v 5-ch tomach, a
cura di Konstantin Kuz’minskij e Grigorij Kovalëv (Oriental Research Partners,
Newtonville 1980-86), monumentale e sregolata, solo nominalmente un’antologia ma in
realtà dettagliatissima sommamente arbitraria fotografia di un’epoca e campo di battaglia
per strali e fiele del vulcanico Kuz’minskij, consultabile anche in Internet su http://kkkbluelagoon.by.ru, dove continua a crescere e a ramificarsi http://kkk-plus.ru. Altra pietra
miliare è il libro, pur squilibratamente politicizzato, di Jurij Mal’cev Vol’naja russkaja
literatura, 1955-1975 (Posev, Frankfurt am Main 1976), tentativo di storicizzazione in
tempo reale in tempi in cui le traduzioni italiane arrivavano assieme all’originale (L’altra
letteratura. 1957-1976. La letteratura del samizdat da Pasternak a Soläenicyn, La casa di
Matriona, Milano 1976). Oggi è possibile guardare retrospettivamente alle dinamiche
complessive della letteratura underground in termini di Samizdat veka. Antologija
(Polifakt, Moskva-Minsk 1997), di nuovo molto più che un’antologia grazie al
fondamentale saggio introduttivo di Krivulin e ai profili degli autori di Sapgir, accessibile
anche in rete in versione ampliata su http://www.rvb.ru/np. Più focalizzati su Pietroburgo
sono le miscellanee critiche Samizdat Leningrada. Literaturnaja enciklopedija (Novoe
Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2003), curata da quattro grandi protagonisti come
%NJUSJK 4FWFSKVDIJO 7KBƦFTMBW %PMJOJO #PSJT *WBOPW F #PSJT 0TUBOJO F Istorija
leningradskoj podcenzurnoj literatury: 1950-e – 1980-e gody. Sbornik statej, curata da Boris
Ivanov e Boris Roginskij (Dean, SPb 2000). In rete la più ricca raccolta di materiali (testi,
UFTUJNPOJBO[F TBHHJ
TVMMB MFUUFSBUVSB DMBOEFTUJOB Ò JM TJUP EJ 7KBƦFTMBW *HSVOPW F .BSL
Barbakadze http://antology.igrunov.ru, che ospita tra l’altro per intero L’altra letteratura
di Mal’cev, mentre per la dissidenza non strettamente letteraria c’è il grande archivio
http://www.memo.ru/history/diss
e
l’archivio
di
Bukovskij
http://psi.ece.jhu.edu/~kaplan/IRUSS/BUK/GBARC/buk.html. Per avere invece la
percezione fisica di cosa fosse e come fosse un testo del samizdat, il lettore italiano
contemporaneo può ricorrere alla miscellanea critica riccamente illustrata pubblicata su
«Progetto Grafico», 11, novembre 2007, pp. 8-43, a cura di Emanuela Bonacorsi, Daniela
Di Sora, Alberto Lecaldano.
Massima attenzione da parte di studiosi, commentatori e diretti protagonisti ha
naturalmente destato il postmodernismo, per più di un decennio al centro della scena
letteraria e culturale postsovietica. Uno dopo l’altro i tre grandi animatori del nuovo
modo di sentire la comunicazione letteraria hanno rilasciato la loro monografia in merito.
Per primo Michail EpÝtejn, il più teorico e il più concentrato sui presupposti filosoficometodologici piuttosto che sull’analisi testuale, con After the Future: The Paradoxes of
Postmodernism and Contemporary Russian Culture (University of Massachusetts Press,
Amherst 1995) [Mikhail N. Epstein], che non poteva non apparire in inglese prima che
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russo. Poi Mark Lipoveckij, Russkij postmodernizm (Ural. gos. ped. un-t., Ekaterinburg
1997), con visione analogamente onnicomprensiva (dagli anni Sessanta – da Nabokov –
in poi tutto quanto non è sovietico è postmoderno) ma focalizzata su una prospettiva di
EJBDSPOJDB GMVJEJUË *OGJOF 7KBƦFTMBW ,VSJDZO Russkij literaturnyj postmodernizm (Ogi,
Moskva 2000), il più riassuntivo e informativo, il più giocoso e coinvolgente. Chi più
coerentemente e capillarmente ribadisce e ramifica il verbo postmoderno è senza dubbio
EpÝtejn, in particolare con una grande «monografia collettiva» (assieme a Slobodanka
Vladiv-Glover e Aleksandr Genis): Russian Postmodernism. New Perspectives on Post-Soviet
Culture (Berghahn Books, New York-Oxford 1999), che è un tentativo di storia letteraria
di nuovo tipo, divisa per approcci d’analisi, culturologico (il suo), filologico per la VladikGlover e critico-militante per Genis. Ancora più tipizzante per la cultura russa nel suo
complesso diverrà il postmoderno nel successivo volume di EpÝtejn Postmodern v Rossii.
Literatura i teorija (LIA R. Ellinina, Moskva 2000). Dopo i tre corifei, un diluvio non
sintetizzabile di articoli e monografie che vanno via via periodizzando e storicizzando il
macrofenomeno del postmodernismo russo. In quest’ottica si possono segnalare i punti
d’arrivo di due delle studiose più assidue: Irina Skoropanova, Russkaja postmodernistskaja
literatura: novaja filosofija, novyj jazyk (Institut sovremennych znanij, Minsk 2000) e
Ol’ga Bogdanova, Sovremennyj literaturnyj process. K voprosu o postmodernizme v russkoj
literature 70-90-ch godov XX veka (izd. SpbGU, SPb 2001). Anche in Italia Donatella
Possamai ha fornito un’interessante chiave di lettura dall’esterno nel volume Che cos’è il
postmodernismo russo? (Il Poligrafo, Padova 2000).
L’analisi dei singoli scrittori di maggior rilievo a così breve distanza temporale ha
prodotto un numero sostanzialmente limitato di studi monografici. Elemento
catalizzatore è in questo caso la dimensione internazionale della fama dell’autore, in
particolare per Brodskij e Dovlatov. Sul primo si è a lungo concentrata l’attenzione di
Valentina Polukhina, rivolta in primo luogo ai tropi e al tessuto verbale (si ricordi Joseph
Brodsky: A Poet for Our Time, Cambridge University Press, Cambridge 1989), mentre
dalla lunga diretta frequentazione nasce l’intimamente sentita biografia letteraria di Lev
Losev Iosif Brodskij, Opyt literaturnoj biografii (Molodaja gvardija, Moskva 2006). Di
Dovlatov ha scritto invece, con la consueta freschezza e ironia Aleksandr Genis in
%PWMBUPW J PLSFTUOPTUJ GJMPMPHJŗFTLJK SPNBO
(Vagrius, Moskva 1999) e con rigorosa
contestualizzazione Igor’ Suchich, Sergej Dovlatov: vremja, mesto, sud’ba
(Kul’tInformPress, SPb 1996), ai quali si aggiunge la recente biografia di Anna Kovalova
e Lev Lur’e Dovlatov (Amfora, SPb 2009). In inglese sono disponibili utili inquadramenti
complessivi dell’opera di Bitov – Ellen Chances, Andrei Bitov. The Ecology of Inspiration
(Cambridge University Press, Cambridge 1993), e di Sinjavski – Catharine Theimer
Nepomnyashchy, Abram Tertz and the Poetics of Crime (Yale University Press, New
Haven-London 1995). Una monografia, seppur esile, è stata già dedicata anche a Sorokin
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da Ol’ga Bogdanova, che lo analizza in diretta relazione con l’ambiente artistico del
concettualismo: Konceptualist, pisatel’ i chudoänik Vladimir Sorokin (izd. SPbGU, SPb
2005). In italiano, a sancirne una presenza quasi ancora fisicamente avvertibile e quella
eterna delle spoglie, le attenzioni si sono concentrate su Brodskij, che ha in Alessandro
Niero uno degli studiosi più assidui (è stato anche, con Sergio Pescatori, curatore degli
atti congressuali Iosif Brodskij: un crocevia fra culture. Italia e oltre nella poesia e nella prosa
di Iosif Brodskij, MG editori, Milano 2002). Stefania Pavan ne ha letto invece le relazioni
intertestuali con la classicità greca e latina nella monografia Lezioni di poesia. Iosif Brodskij
e la cultura classica: il mito, la letteratura, la filosofia (Firenze University Press, Firenze
2006) e ha trattato, in termini più ottimistici dei nostri, «Di (PSCVOPWF(PSŗBLPWe della
fine della Belle Époque» in un saggio incluso nella miscellanea a sua stessa cura Gli anni
Sessanta a Leningrado. Luci e ombre di una Belle Époque (Firenze University Press, Firenze
2009, pp. 11-80).
Per una particolareggiata descrizione delle dinamiche socioculturali degli ultimi
quarant’anni si può far riferimento all’imponente Encyclopedia of Contemporary Russian
Culture, a cura di Tatiana Smorodinskaya, Karen Evans-Romaine e Helena Goscilo
(Routledge, London 2006), che risale dall’epoca poststaliana fino agli ultimissi sviluppi.
In italiano Gian Piero Piretto, che già aveva fotografato il climax del sogno del disgelo
con 1961: il Sessantotto a Mosca (Moretti & Vitali, Bergamo 1998), abbraccia con vivace e
coinvolgente vena espositiva l’intera epoca sovietica in Il radioso avvenire. Mitologie
culturali sovietiche (Einaudi, Torino 2001). Focalizzati sul cruciale problema della censura
e della politica letteraria del partito sono gli studi di Arlen Bljum, in particolare Kak eto
delalos’ v Leningrade. Cenzura v gody ottepeli, zastoja i perestrojki, 1953-1991
"LBEFNJƦFTLJK QSPFLU 41C NFOUSF TVMMF JNQMJDB[JPOJ MFUUFSBSJF EFM SJUPSOP
dall’esilio si può leggere Locating Exiled Writers in Contemporary Russian Literature: Exiles
at Home, di Lisa Ryoko Wakamiya (Palgrave Macmillan, Houndmills 2009), e
dell’attività di quanti in patria non sono invece tornati fornisce un quadro
EFUUBHMJBUJTTJNP JM SFQFSUPSJP EJ 4FSHFK ſVQSJOJO Russkaja literatura segodnja. Zarubeä’e
(Vremja, Moskva 2008), esteso anche alle problematiche dell’emigrazione irrichiesta,
«senza uscire di casa», nei paesi dell’ex Unione Sovietica.
Le antologie, oltre a essere un importante strumento di suggestione estetica e
conoscenza preliminare, recano sempre un taglio e una prospettiva interpretativa molto
marcati, un intento didascalico e suasivo. A cominciare da quelle manoscritte del
samizdat, di cui si è detto, che garantiscono in primo luogo la contestualizzazione, il
riconoscimento reciproco e la conservazione dei testi, o dall’effetto sin straniante della
fissazione a stampa degli stessi, tanto all’estero, ad esempio a Parigi nel 1977 con il
famoso Apollon’’-77. Literaturnyj al’manach, a cura di Michail Àemjakin e Konstantin
Mario Caramitti, Letteratura russa contemporanea, © 2010, Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari
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Kuz’minskij, che, con la perestrojka, in Russia, quando in un paio d’anni una decina di
miscellanee mette in mano a tutti tutto quanto evocava fronda e frutto proibito. Da allora
l’antologia ha perseguito in Russia le finalità più diverse, con eco certamente minore
rispetto a quel ruggente risveglio. C’è la ferma dichiarazione di un credo estetico indocile
alla norma e nostalgicamente decadente di Viktor Erofeev con i suoi Russkie cvety zla
(Podkova, Moskva 1997) (tradotto in tutto il mondo, Italia compresa – I fiori del male
russi. Antologia, Voland, Roma 2001), che raccolgono quasi per intero autori oggetto della
nostra trattazione. C’è già la ricerca delle nuove voci e delle nuove generazioni, con
Vremja roäat’ (Podkova-Dekont+, Moskva 2000) dello stesso Viktor Erofeev, con un
accento sulla prosa al femminile e una qualche propositività del messaggio. Come
autentico psicofarmaco cartaceo della narratività avvincente si presenta Prozak (Amfora,
SPb 2004), curato dal/dalla semivirtuale Maks Fraj. E se c’è un intento di continuità e un
ritratto in comune delle generazioni del samizdat e dei loro giovani eredi e continuatori
nell’articolata antologia poetica Stichi v Peterburge. 21 vek (Platforma, SPb 2005), con
EVFDVSBUPSJEJQSFTUJHJPDPNF7KBƦFTMBW,VSJDZOF-KVENJMB;VCPWBCFOTFUUBOUBQPFUJ
tutti nuovi sono raccolti in Devjat’ izmerenij. Antologija novejÝej poezii (Novoe
Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2004), selezionati sette ciascuno dai sette più noti fra
loro (Vodennikov, Kuz’min ecc.), dal «vecchio» poeta Kenäeev, dal nostro giovane
russista Massimo Maurizio e dal curatore Kukulin. Un intero genere è invece definito
dalla già ricordata, imperdibile antologia di microracconti 0ŗFOLPSPULJFUFLTUZ7TUPSPOV
antologii (Novoe Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2000), curata da Dmitrij Kuz’min. E
in chiave retrospettiva hanno un ruolo davvero capitale i tre volumi delle edizioni di Ivan
Limbach Kollekcija: peterburgskaja proza (leningradskij period) 1960-e (2002) 1970-e
(2003) 1980-e (2004) SPb, con la pubblicazione di decine di inediti del samizdat di
altissimo valore (basti pensare a Illarion e il nano di Gubin e Il vascello dell’errare oscuro di
Kudrjakov).
Con la stessa scansione temporale e in fondo con gli stessi fini di esplorazione o
perorazione si sono stampate in gran numero in molte lingue del mondo antologie di
narratori e poeti russi, tra le quali è impossibile trascegliere un’esemplificazione
significativa, se non limitandosi, accanto all’antologia francese La prose russe
contemporaine. Nouvelles choisies (Fayard, Paris 2005) (con Shishkin e l’interessante
prosatore realista Oleg Pavlov), a evidenziare una chiara prevalenza delle antologie di
QPFTJB F USB RVFTUF JM TVDDFTTP EFMMB TDFMUB VO QP SFUSPTQFUUJWB EJ &WHFOJK #VOJNPWJƦ
tradotta sia in francese Les poètes de la nouvelle vague en Russie («Maison de la poésie de
Namur», cahier 14, 1994) che in inglese Contemporary Russian Poetry. An Anthology
(Dalkey Archive Press, University of Illinois 2008), e la proposta del tutto innovativa di
Valentina Polukhina e Daniel Weissbort Russian Women Poets [Zephyr Press, Brookline
(Mass.) 2002].
Mario Caramitti, Letteratura russa contemporanea, © 2010, Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari
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Davvero ricco è il panorama antologico in italiano, che muove dall’eco non
spenta della stagione del disgelo, con Poesia russa contemporanea (da EvtuÝenko a Brodskij),
a cura di Giovanni Buttafava (Dall’Oglio, Milano 1967) e Poesia sovietica degli anni ’60, a
cura di Cesare G. De Michelis (Mondadori, Milano 1971), che segnala con grande
precocità Sapgir e Chvostenko. Gli entusiasmi della perestrojka saranno marcati
dall’antologia di prosa Narratori russi contemporanei (Bompiani, Milano 1990), curata da
&MFOB,PTUKVLPWJƦNFOUSFOFMÒMBWPMUBEFMMFEPOOFDPO Rose di Russia. Racconti di
scrittrici russe (e/o, Roma) proposte da Raffaella Belletti. Il nuovo millennio si apre
all’insegna di un vivacissimo interesse tanto per la riscoperta del sommerso che per il già
delineato panorama postsovietico. Se la mia antologia di prosa Schegge di Russia. Nuove
avanguardie letterarie (Fanucci, Roma 2002) è apertamente partigiana dell’innovazione
formale, Annelisa Alleva evidenzia una varietà di voci in Metamorfosi. Dieci racconti di
narratori russi (Avagliano, Cava de’ Tirreni 2004), mentre per i tipi della Pisa University
Press Galina Denissova propone in accurata cornice critica prima i grandi nomi del
concettualismo in Mosca sul palmo di una mano: 5 classici della letteratura contemporanea
(2005), poi autrici e temi ormai interamente oltre l’Urss in LEI. Racconti russi al
femminile (2008). Non da meno è la poesia, presentata in una luce del tutto nuova per il
pubblico italiano prima da Paolo Galvagni in La nuova poesia russa (Crocetti, Milano
2003), poi da Alessandro Niero che accompagna le sue traduzioni da Cholin, Sapgir,
Rejn, Prigov, RubinÝtejn, Stratanovskij, Àvarc e Ajzenberg (Otto poeti russi, «In forma di
parole», 2, 2005) con l’approfondito saggio di inquadramento generale «La persistenza
della poesia dall’Urss alla Russia», pp. 271-352. Voci del tutto nuove, non più
relazionabili all’universo sovietico sono raccolte da Mauro Martini in La nuovissima poesia
russa (Einaudi, Torino 2005), e anche per Annelisa Alleva i Poeti russi oggi (Scheiwiller,
Milano 2008), per nuovi o vecchi che siano, compaiono solo con versi successivi agli anni
Ottanta.
Mario Caramitti, Letteratura russa contemporanea, © 2010, Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari
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