sterna comune - Uccelli da proteggere

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sterna comune - Uccelli da proteggere
Specie protette dalla Direttiva Uccelli
STERNA COMUNE
Sterna comune, di www.justbirds.it
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Sterna hirundo
Sterna comune, di V. Bernardeschi
Sterna comune, di www.justbirds.it
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Sternidae
Dall’America settentrionale ai Caraibi, dall’Europa al nord Africa, fino a Medio Oriente e Siberia. La Sterna comune è
diffusa praticamente in tutto l’emisfero settentrionale del globo. Altre sottospecie abitano la Siberia orientale, quindi
l’Asia centrale fino a Cina e Mongolia.
Il suo nome deriva dal fatto che risulta in assoluto la Sterna più diffusa in Europa, soprattutto nell’area settentrionale e
orientale, nonché lungo le coste dei Paesi che si affacciano sull’Atlantico. Procedendo verso il centro e il sud d’Europa, la
sua distribuzione diventa più irregolare, e interessa principalmente le acque interne e le coste mediterranee.
L’Italia vede la presenza della Sterna comune principalmente nell’alto Adriatico, in Friuli-Venezia Giulia e in Sardegna.
Quindi nell’intera Valle Padana, nell’area prospiciente il corso del Fiume Po. Per la Sterna comune il nostro Paese è sia
un luogo adatto per costruire il nido sia un usuale corridoio di passaggio durante la fase della migrazione. Pochissimi, per
la verità, gli individui svernanti sulle nostre coste: la gran parte della popolazione europea di Sterna comune sverna infatti
in Africa, lungo le coste occidentali. Alcuni gruppi si spingono ancora più a sud, per trascorrere l’inverno nel lontano
Sudafrica.
A rendere inconfondibile la Sterna comune da altre specie simili è soprattutto la conformazione della coda,
particolarmente lunga e di forma biforcuta. Un “accorgimento” che permette a questo uccello di volare in modo
particolarmente abile – alcune manovre mozzafiato ricordano da vicino il volo delle rondini – mentre anche l’ampia
apertura alare, anche superiore agli 80 cm, fa da contrasto a dimensioni dopotutto modeste, meno di 40 cm in lunghezza
compresa la coda.
Prospettive
La Sterna comune è una specie ben conosciuta e monitorata. Alcune popolazioni sono state studiate ancor più nel
dettaglio, come per esempio, in Italia, quella del Po e della Laguna di Venezia (arrivando per esempio a stabilire anche la
dimensione ottimale delle colonie che qui trovano il loro habitat di nidificazione). Per stabilire target di conservazione il
più possibile accurati vengono in aiuto anche studi internazionali su tasso riproduttivo e mortalità, dai quali emerge ad
esempio che almeno il 14,3% degli individui giovani sopravvive fino alla riproduzione, mentre la mortalità negli adulti si
aggira attorno all’8% l’anno.
Sulla base di questi parametri, si possono poi individuare le due principali popolazioni della specie presenti in Italia,
quella continentale e quella sarda. Per la prima non è possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV),
trattandosi di specie coloniale con una popolazione superiore alle 2.500 coppie . Per quanto riguarda la popolazione sarda,
dall’andamento sostanzialmente fluttuante seppure orientato al generale incremento, si è ritenuto di calcolare la Minima
Popolazione Vitale prendendo in considerazione scenari relativamente poco favorevoli in termini sia di mortalità sia di
successo riproduttivo: se ne ricava un valore pari a 3.150-3.200 individui, corrispondenti a circa 1.500 coppie.
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Se questo target può essere proposto come Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la popolazione sarda, appare
chiaro come l’attuale consistenza delle colonie sia ancora abbastanza distante da tale valore, suggerendo cautela
nell’interpretazione di un andamento che, su base storica, si è dimostrato tutto sommato positivo. Analoghe
considerazioni possono valere per lo scenario continentale, dove a un trend generale orientato alla stabilità o al moderato
incremento si accompagnano fluttuazioni locali anche vistose.
In tutte queste situazioni sarebbero necessari interventi per favorire la ripresa delle popolazioni in calo, tutelando
adeguatamente i siti di nidificazione e dove necessario intervenendo direttamente per incrementare la “disponibilità
ambientale” di siti idonei. Il problema, per esempio, della totale regimazione dei fiumi che ha causato la scomparsa di
molti dei siti idonei per costruire il nido, potrebbe essere parzialmente risolto mediante la posa di zattere galleggianti per
favorire la nidificazione. Una misura già testata, con buoni risultati, sia in Italia sia in Europa. Come target di
conservazione a breve-medio termine possono in ogni caso essere considerati i valori più alti registrati dalle popolazioni
nei diversi settori di presenza: raggiungerli significherebbe, in pratica, avere annullato o limitato gli effetti delle
fluttuazioni registrate a livello locale, potendo quindi guardare al futuro di questa specie con maggiore ottimismo.
Minacce
La popolazione di Sterna comune italiana ha sofferto in passato di gravi problemi di conservazione dovuti alle condizioni
riscontrate nelle aree di svernamento africane. Questo a causa della persecuzione diretta tradizionalmente in uso presso i
Paesi africani che si affacciano sull’Atlantico. Positivi e intensi interventi di sensibilizzazione e conservazione hanno
portato a una netta diminuzione di questa attività illegali.
A livello nazionale, pur in una situazione generale di stabilità delle popolazioni, hanno giocato a sfavore della specie
singoli eventi sfavorevoli, responsabili di alcuni importanti decrementi registrati a livello locale. A Venezia, per esempio,
dove le cattive condizioni meteorologiche hanno causato la perdita di centinaia di nidi nel 1996. Trend negativi importanti
hanno interessato anche il medio e alto corso del Po, mentre la popolazione sarda della specie pare aver conosciuto un
generale incremento, passando dalle 150-240 coppie della prima metà degli anni Ottanta alle 450 del 1995.
Dal punto di vista delle esigenze ecologiche, la specie mostra una buona adattabilità a tutta una serie di ambienti acquatici
che vanno dalle aree costiere ai fiumi interni, pur evitando accuratamente acque gelate e siti troppo esposti alle
intemperie, così come aree a vegetazione troppo densa o fitta. Durante la nidificazione, la Sterna comune si dimostra
particolarmente sensibile al maltempo, alle inondazioni, all’eventuale eccessiva presenza di predatori, nonché al disturbo
da parte dell’uomo.
La disponibilità di acque basse per il foraggiamento e di isolotti per la nidificazione, sembrano essere le principali
caratteristiche che influenzano la presenza della specie, che può essere gravemente minacciata sia da modificazioni
dell’habitat riproduttivo sia, più in generale, dal disturbo arrecato dalle attività umane. In Italia, in particolare, la specie
soffre la quasi totale “regimazione” degli alvei dei fiumi, che causano la drastica riduzione di isolotti, spiagge e sponde
ghiaiose prive di vegetazione, che rappresentano i siti riproduttivi più importanti della specie.
Stato di salute
Attualmente la Sterna comune è classificata nell’Unione Europea come sicura, e anche a livello continentale questa specie
mostra uno stato di conservazione favorevole. Generalmente stabili tra il 1970 e il 1990, le popolazioni hanno mantenuto
la propria consistenza numerica – pari a 140-190mila coppie nell’Ue – pressoché invariata anche nel decennio successivo.
La popolazione comunitaria corrisponde a una frazione compresa fra un terzo e la metà di quella continentale, che
potrebbe raggiungere le 570mila coppie. Solo poco più dell’1% – il 3% su scala comunitaria – nidifica in Italia, e cioè, in
base agli ultimi censimenti, 4-6mila coppie, relativamente stabili tra il 1990 e il 2000.
Non molte, per la verità, le segnalazioni di individui “esteri”, con le ricatture di soggetti inanellati provenienti
principalmente dalle coste atlantiche, dalla spagna fino all’Africa. In massima parte si tratta di individui che hanno scelto
l’Italia quale zona di passaggio per raggiungere i quartieri di svernamento: difficilmente sorvolando il Mediterraneo in
linea retta, ma nella maggior parte dei casi seguendo le coste del “Mare Nostrum” e scavalcando il continente nei pressi di
Gibilterra.
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Attualmente, l’area principale di presenza della specie nel nostro Paese comprende le coste dell’Alto Adriatico, dove sono
stimate dalle 1.194 alle 1.358 coppie, nidificanti tra il bacino del Reno e quello dell’Isonzo. La tendenza è al generale
aumento in tutte i siti considerati, a cui va aggiunta la recente colonizzazione della pianura bolognese in seguito al
ripristino di alcune zone umide. A fronte di generale stabilità o incremento vanno però segnalate alcune evidenti
fluttuazioni locali, compresi decrementi importanti quali quelli che hanno interessato la parte di laguna aperta di Venezia
e, più di recente, le Valli di Comacchio.
Semaforo
Stabile a livello nazionale, al più orientata al lieve incremento. Eppure, sono ancora diverse – e in alcuni casi
particolarmente vistose – le fluttuazioni registrate a livello locale nelle popolazioni di Sterna comune. Tra i fattori in
grado di spiegarle c’è sicuramente l’estrema instabilità degli habitat prediletti dalla specie, ma soprattutto la sempre più
scarsa disponibilità di siti idonei alla costruzione del nido, a causa della regimazione dei fiumi che ha comportato la
riduzione, e talora la scomparsa, di quei processi idrogeologici necessari alla formazione di isolotti. Questo scenario,
unito a una particolare sensibilità dimostrata dalla specie nei confronti del disturbo umano e delle variabili climatiche –
il maltempo prolungato può causare la perdita di intere nidiate – consiglia cautela nell’interpretazione dei dati. Solo
mettendo in campo azioni per recuperare o mantenere i valori massimi registrati dalla specie negli ultimi anni – anche
per la popolazione sarda, il cui andamento è più positivo ma la cui consistenza è ancora molto limitata e al di sotto
dell’FRV – è possibile ipotizzare una buona persistenza della specie a lungo termine.
Fattore
Stato di salute
Range*
contrazioni e fluttuazioni locali inadeguato
Popolazione
soggetta a fluttuazioni
inadeguato
Habitat della specie
localmente degradato/in calo
inadeguato
Complessivo
Stato di conservazione
inadeguato
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
Piumaggio grigio perla, becco e zampe rosso corallo. E in più quella lunga coda, capace di far compiere a questo uccello
anche le manovre più azzardate. Oltre a osservarlo in volo, anche ascoltarlo può essere un’esperienza interessante. La
specie – abituata a raggrupparsi in colonie anche piuttosto numerose – presenta infatti diversi tipi di richiamo: uno, più
rapido e acuto, durante la “sfida” per il corteggiamento. L’altro, molto più simile a un allarme prolungato, quando la
Sterna comune si sente minacciata.
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