Il Pinfolone Volante
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Il Pinfolone Volante
L 'AUTORE Sergio Cappelletti è nato Livorno ventisette anni fa. Figlio di Ufficiale di Marina, si è subito abituato ad una vita di viaggi ed avventure, rimbalzando più volte, al seguito dei genitori, tra le sedi di Taranto, Roma ed Augusta. Ha preferito una dapprima gli spiccata predilezione studi Classici, per l'arte acquisendo figurativa e la letteratura. Poi, secondo una inafferrabile logica, ha frequentato l'Accademia Navale di Livorno, completando gli studi di Ingegneria Elettronica all'Ateneo di Pisa. Frenetico divoratore appassionato di di viaggi libri di ogni e di computer, genere, rappresenta ed un dannosissimo esempio di pseudoletterato informatico. Felicemente sposato esperienze di da quasi imbarco due sul anni, lamenta Cacciatorpediniere Lanciamissili Francesco Mimbelli. Attualmente Vascello in forza, delle Armi Aeromobili Giuseppe con Navali, il grado di Tenente sull'Incrociatore Garibaldi, riveste la di Porta duplice funzione di Capo Componente del Reparto T.A.O. e di Redattore della Rivista di Bordo, "La Pecheronza" . E' ancora alla ricerca di un perché. Come tutti noi. 2 PREFAZIONE Scrivere la prefazione di un libro non è facile. Scrivere la prefazione di un libro non è mai facile. Scrivere la prefazione di questo libro è impossibile. Perché questo non è un libro normale. Perché chi l'ha scritto non è normale. Questo è il volo contorto di una mente in lotta perenne con le vicissitudini della vita e la necessità di appagare un io ipertrofico ed insaziabile. Perché la natura, dotandolo di un per prima aspetto è stata buffo e ironica con lui, di una mimica fin troppo espressiva. Ma soprattutto gli ha donato una fantasia che neppure un figlio unico possiede, il che è una benedizione per lui, ma una maledizione per noi, che dobbiamo sopportarlo. E questo libro, seritto rubando attimi fuggenti ad un "massacrante" lavoro, rappresenta il trionfo di questa "colorita" immaginazione su una realtà in bianco e nero. Nella vita di trent 'anni, una tutti moglie, i e, giorni se Sergio la natura ha non quasi sarà previdente, un giorno anche dei figli. Quale sarà l'età per mettere finalmente giudizio? 3 Che contatto hanno queste avventure, proiezione incosciente di un Io intimo e nascosto, con la sua vita di tutti i giorni? Noi amici, dell'Egitto, nelle lunghe l'abbiamo notti passate al largo intuito tra queste pagine, che abbiamo visto nascere, riga dopo riga. E abbiamo sorriso. Marco Masullo 4 IL PINFOLONE VOLANTE 5 Ringrazio Dino, Marco e Max, che nella lunga navigazione verso l'Egitto, galleggiando insieme a me in un limbo di demenza, hanno dato forma, dentro i miei pensieri, a questa improbabile avventura. 6 dedicato a Chicca, mia piccola, sorridente Stellina 7 CAPITOLO 1: GANFELON CASPER, YATTA, ED IL COLLASSO SIDERALE Ganfelon Casper non l'essere più misero si riteneva, dell'Universo; almeno per ora, certo, non aveva riscontri diretti, ma essendo l'Universo così grande, doveva esserci, con molta probabilità, qualcuno più misero di lui. Non erano mentre, però certo sorseggiando queste una le raspola sue riflessioni ozonata, si accorgeva che gran parte del liquido gassato, a causa della forte accelerazione del suo pinfolone volante, 8 gli riusciva dai nasi provocando uno sfrigolio sinistro. Le Lune di Orione incontrandosi o si succedevano inseguendosi, l'un l'altra, con bagliori violetti che a volte superavano in intensità gli stroboraggi illuminanti del Viale dei Mascarponauti. Circondato dalle immense sagome delle fabbriche, che a causa dei giochi di luce proiettavano terreno, Ganfelon non ombre apprezzava multiformi sul particolarmente neanche il cerchio magenta di Vega. E questo, o meglio, almeno questo, non perché fosse particolarmente insensibile. Infatti se esistesse nello spazio un luogo dove splende una sola Luna, probabilmente gli abitanti di quel luogo si fermerebbero con i loro pinfoloni osservarla, a coglierne le ad sfumature sorseggiando raspale ozonate, comprimendo la poltiglia visiva per la commozione fino a farla collassare delle loro calotte craniche, abitanti di Yascula e di all'interno come naturale per gli qualsiasi altro posto immaginabile. Invece per Ganfelon, quella sera particolarmente, lune erano uno sfondo Medusoidi trascurabile e ovvio, che le sue turbine macinavano risucchiandoli ed espellendoli poi come le come sul una i viale, densa pasta mucosa. Come ogni Yasculiano, ed anche di più, perché, come ormai avrete capito, non era 9 particolarmente sveglio, realizzava la sua identità nella automazione dei gesti e nella immedesimazione con le macchine che conduceva. Il pinfolone accostò riportandolo dolcemente fino fermarsi alla realtà, o almeno a ciò che i suoi sensi interpretavano come tale. Pigiò ilpulsante della eiezione e fu scagliato fuori badando a bene a ricaderecon le dall'abitacolo, proprie membrane olfattive, come ovvio, sulla protuberanza più aguzza. Il successo fu accompagnato da uno schiocco, nel silenzio più assoluto. Un osservatore grado di qualsiasi, sopravvivere ad anzi una un osservatore atmosfera satura in di permanganato di piombo, avrebbe visto allargarsi sul terreno una chiazza color ocra di liquido viscoso ed avrebbe scorto l'apparato oro-genitale atteggiarsi ad un ghigno di soddisfazione. Ganfelon iniziò a deformarsi lentamente verso il suo usuale rifugio, i Tegumi di Hurra, separandosi con brusche contrazioni dai composti solfidrici che tanto prurito gli avevano procurato durante il suo viaggio. Si avvertiva, ormai che le trentasei lune scomparivano l'una dopo l'altra dietro l'orizzonte pressione artificiale, atmosferica, che l'aumentare veniva della scandito inesorabilmente dal suo libbroscopio. Restare fuori dai Tegumi sarebbe stato letale, ma lo Yasculiano non era sopravvissuto per trenta ciclotoni restando fuori all'aperto: non era certo così 10 stupido, (e questa volta lo pensò veramente) . Ad onor del vero non considerava che stupidi così sarebbero vissuti solo assorbiti una dalle bassopressa, porosità del dalla fase di altopressa, luna tramontare, esistessero); un prima tale essere poi terreno, schiacciati (quindi ma per di vedere era l'ultima difficile approfondimento che avrebbe confutato la nostra prima teoria, ovvero che egli era un po ' stupido. Fu quindi sorpreso,. immerso in queste riflessioni, dal gorgogliare del suo Lappulone, che agevolato dalla bassa densità, lo aveva circondato, radiando in modo opalescente ormai la propria gioia. Come di consueto impugnò l'astrobarda e, con un colpo netto, separò il Lappulone in due metà uguali, che si disinteressarono a lui e si tuffarono in un gelatinoso duello, cercando di inglobarsi a vicenda. Erano veramente compiaciuto, e la due lotta metà uguali, questa volta rifletté non sarebbe stata impari come quando, affaticato dall 'altopressa imminente, calava l'astrobarda con un moto asimmetrico che generava due Lappuloni diseguali. In quel caso breve il più schermaglia, ad scomparivano permanganato sempre, piccolo la in una era inutile lontananza boracifero, bassopressa obbligato, tra facendo fuga, e le in modo seguente dopo una i due nubi di che, come mostrasse il gorgogliare di un unico Lappulone. 11 Entrò finalmente tanto che, presenti, di nel colpito giustificò essere ancora Tegume ancora dalle poltiglie l'attenzione ricoperto sovrappensiero, visive dei suscitata pensando di solfuri invece di ricordarsi subito, come ovvio, di essere Ganfelon, il più misero tra gli Yasculiani. Spostiamoci adesso sopra la testa di Ganfelon; e non proprio alto, sopra, ma oltre dovessimo la un milione Nebulosa di spostare problema, di astroleghe Kodras. fisicamente perché dovremmo asteroidale di Andromeda, romperci calotta (o l'organo razza la la sostituisce) più in Certo, se ci sarebbe attraversare dove contro un la bel fascia rischieremmo che per qualche la di nostra meteorite di tungsteno. E, se riuscissimo a passare, incontreremmo quasi sicuramente gli Astrocorsari Stellari di Magellano, che ci utilizzerebbero come materia propellente per le loro turbine da balzo siderale. O le Ionosirene Vampiro di Sirio, cybernaute di facili costumi con cui l'inizio è un piacere, ma la fine non la ha mai raccontata nessuno. E in fin dei conti un milione di astroleghe sono veramente tante, per cui, siccome non siamo stupidi come Ganfelon, ci accontenteremo di spostarci col pensiero, e di materializzarci proprio lì, dove si diceva prima. 12 Ecco, lo vedete? Quel puntino lì, quasi a tiro di poltiglia visiva, sembra uno spaziocargo. E, se gli apparati uditivi funzionassero a potreste sentire un provenire suono dall 'interno pressione stridulo delle e lamiere zero, metallico di silicio- titanio. No, non stanno lavorando: è la voce cupa e baritona (secondo il criterio Yatta il mercante, tentacoli la dei Lebinziani) di che, tenendo salda tra i suoi cloche ergonomica, canta gli ultimi astrornelli imparati nelle miniere di makelite, dove si è rifornito del prezioso minerale e di graziose ed appetibili Vespertiane. Eh, si, cari miei, ogni mondo è paese, anche se il senso della parola appetibile è forse interpretato meglio da Yatta che da qualche romantico essere basato sui composti di carbonio della lontanissima Via Lattea. Egli ha infatti appena finito di deglutire l'ultima bimba Vespertiana, che ancora si agita all'interno delle sue cavità digestive, combattendo una inutile lotta contro i suoi succhi gastrici. Rimpiange sicuramente la propria ingordigia, che lo ha portato a finire tutte le sue prelibatezze ad appena un astrociclo dalla partenza, ed è sicuramente ignaro di noi, che lo stiamo esaminando dal nostro punto di osservazione privilegiato. Lo so cosa state dicendo: "Cosa abbiamo fatto a fare un milione di astroleghe? Lebinziano panciuto, Che ci interessa anche un po' brillo, di un che guida 13 uno scassato astrocargo? E' forse un amico di Ganfelon?" Una cosa alla volta, per favore! Innanzitutto lui non sa neanche non si chi sia Ganfelon, perché ricoprono astrocarghi; facilmente e poi non vi certe distanze neanche ho portato con gli qui a caso: state infatti per assistere ad un fenomeno rarissimo, che neanche i nostri personaggi conoscono, e che, almeno da quello che ho sentito bevacchiando raspole cianidriche negli astroporti delle Galassie Periferiche, qui non è mai accaduto. Dovete sapere succedersi infatti di grandi che l'Universo linee tutto è un magnetiche, elettriche, tensiodinamiche, e tante altre cose complicate che si mescolano cui in più delle normali ogni essere progredito sette dimensioni è abituato a in vivere. Perciò quello che fanno Ganfelon e Yatta può, senza apparente ragione, stesso modo essere imprevedibile collegato. in cui raspola cianidrica ghiacciata, dell 'apparato oro-genitale, Magari la nostra ingerita provoca nello famosa dal un basso improvviso conato a schizzo diffuso delle membrane gastriche di un comune Yasculiano. Proprio in ragione oscura, rigurgito questa di ottica, dobbiamo, gemellare tra Vespertiana agevolato dallo canzonacce, con per qualche loro l'improvviso compiuto da Yatta, forse sguaiato stridio l'improvvisa escrezione delle sue di zolfo di 14 Ganfelon, vistosi peggiori Tegume. paure, Il ancora una volta, soggetto collasso spettacolare del siderale come tramandarono come nelle ridicolo che ne sue dell 'intero seguì in molti, non e voi fu che siete lì, vicino a Yatta, potete confermarlo. Non ci furono bagliori luminescenti e accecanti, e nemmeno rombi di tuono, o voci prodigiose, ma solo un diffuso odore di solfuro di metilene nel Tegume di Yascula, accompagnato da un soffio sordo, che nel linguaggio astruso di un mondo costretti a conoscere, "loffia" . Tanto non avevano lontano, può che quegli lanciato che tra poco essere abitanti la poltiglia saremo definito come del Tegume visiva che contro il nostro amico Ganfelon furono gli ultimi ad andare in allarme, ed attribuirono lo stupito vocio degli altri alla banale constatazione che Ganfelon lo stupido, anche questa volta, se la era fatta sotto. Voi invece non avete visto nulla, anzi, se mi fossi ricordato di posizionarvi in un punto con riferimenti coerenti al sistema inerziale in cui si muoveva il cargo del povero Yatta, i più furbi di voi avrebbero solo notato un impercettibile cambiamento di rotta. Ma non è stato Yatta a provocarlo, perché Yatta, o almeno ciò che noi ci figuriamo ancora come Yatta, non esiste più. Adesso dalla cloche pende, muovendosi con strane contrazioni, qualche astrociclo fa, una massa era una putrescente ridente che, bimba Vespertiana. 15 "E se non abbiamo visto nulla perché ci hai portato fin quissù? ragione, Fa freddo ma non e non si vede nulla." Avete è facile lontani tra loro. Adesso successo dove nel le terzo energie seguire scendiamo a vedere vertice si avvenimenti sono del collasso scaricate, così cosa è siderale, e mi farò perdonare. E' facile, coerente lontano e basta ci seguire il flusso troveremo in un chiamato Terra. E' di antimateria posto minuscolo e vero, è il posto più lontano e strano che ci potesse capitare, ma non l'ho scelto io, perciò silenzio e seguitemi. Sulla Terra, invece, le cose non andarono esattamente nello stesso modo, anzi forse non si capì neanche troppo bene come andarono. Ganfelon e Yatta provarono entrambi una medesima, spiacevole sensazione, simile a quella che si prova quando si vede decrementare la pressione di una capsula siderale e gli organi gastrici incominciano ad attanagliarsi tra loro in una spirale senza fine. Trasportati dal flusso di antimateria vagarono incoscienti, mutando forma ed energia, fino a che le calotte tegumentose cervicali si che contenevano contrassero, facendo le loro mucose perdere loro conoscenza. 16 Dennis Fournier era seduto su un ceppo di abete, e si tutta calma la godeva con intorno a lui si stendevano Canada Occidentale, almeno suoi avrebbero discendenti, sua Lager fresca; le verdi foreste fino a quando lasciato del lui, o i in piedi abbastanza alberi da poter chiamare foresta ciò che li circondava. Dagor gironzolava intorno al fuoco dei suoi amici, che avevano appoggiato le pesanti scuri ai tronchi circostanti per impadronirsi degli imponenti sandwiches che costituivano il loro pasto, e sperava, come ogni buon cane che si rispetti, in un pezzo di hamburger da addentare con voracità. Il bagliore fu intensissimo, tanto che ancora adesso Mitch racconta, al Seven Crowns Pub, che quella fu l'unica volta nella sua vita che una birra gli cadde dalle mani, andando così sprecata. La cosa più curiosa, sostiene sempre Mitch, fu che quell'idiota che lanciò il petardo restò lì, stupito, con una faccia più da imbecille della loro. Ma quello che più va in bestia, in quelle sere piovose al Seven Crowns, è il povero Dennis: "Dagor gli si è avvicinato come per annusarlo, lui lo ha guardato, ha guardato l'ascia di Mitch, e lo ha diviso in due, in due, capite?" e qui Dennis, se ha superato le tre birre, inizia a versare qualche lacrima. La storia ormai è leggenda a Western sempre qualcuno che domanda: "E Hills, ma c'è voi, cosa avete 17 fatto? Lo avrete quell 'imbecille, A questo punto con un'aria gonfiato almeno per bene spero." Denhis e Mitch si guardano tra loro smarrita, come se avessero qualcosa da nascondere, .e la discussione si smorza con una frase generica ma poco convinta, del credi!" oppure avessero fatto "Preferisco qualcosa non di tipo "Certo, cosa dirtelo" , troppo come brutto o se se avessero paura di non essere creduti. Ed è proprio per questo motivo che, quando la sera Dennis e Mitch superano le tre birre, al Seven Crowns c'è sempre ascoltarli. chi "In è disposto fondo a questo stimolarli cesso di e posto ad di Western Hills è un vero cimitero ambulante" , pensano, "e un giorno o l'altro dovremo pur riuscire a farci dire chi era questo maledetto forestiero che tirava petardi nel bosco della Wood Incorporateci" . In effetti Ganfelon riprese conoscenza proprio a Western Hills, ma non interpretò il panorama attorno al lui con la stessa tranquillità di Dennis Fournier. Innanzitutto cinquecento una pressione atmosferica minore chilogrammiper centimetro lui equivaleva al vuoto, per cui quadrato di per si sentì stupito quando si accorse che riusciva a respirare . In secondo rigidità luogo quando avvertì cercò di un fastidioso deformarsi per senso di guardarsi intorno. E poi, guardarsi! , come mai la sua poltiglia 18 visiva fuoriusciva da sola, senza che lui desiderasse emetterla? Non sarebbe riuscito a secernerne in tempo per rimediare al consumo. Infine il quello lo Lappulone, aveva quasi filiforme, riconosciuto, anche ma se almeno arrivava saltellando. Non era certo la sua astrobarda, quella poggiata lì, ma sarebbe servita allo scopo. La impugnò con una protuberanza sconosciuta, che gli indigeni del posto, ma lo avrebbe scoperto più tardi, chiamavano mano, e lo separò con un colpo leggero, ma pur sempre vibrato ad atmosfera zero. Il Lappulone si scisse agevolmente, ma invece di offrirgli la solita danza cannibalesca le due metà si adagiarono fiduciose l'una vicina all'altra, in modo innaturale. E, ancora più innaturalmente vide altri tre o quattro Lappuloni che, invece di inglobarsi a vicenda, corsero vociando verso di lui, certo nel tentativo di farsi scindere per continuare il loro gioco. Chissà che cosa si sarebbe raccontato al Seven Crowns Pub se Ganfelon Invece, forse avesse perché deciso di accontentarli! spaesato, forse indispettito dal comportamento dei Lappuloni, di ignorarli, e si diresse verso decise due perché precedenti una nube di permanganato di piombo. Senza dubbio non sapeva che queste nubi, da lui facilmente attraversate quando la sua struttura corporea aveva la densità del nucleo terrestre, in questo luogo si 19 chiamavano alberi, né che la differenza di densità in questo luogo non era certo a suo vantaggio. La velocità, a pressione zero, fu tale da consentire due cose: presunti dall'altro da un lato Lappuloni con consentì intimidì le loro all'impatto e mise in camicie con a la fuga i quadri, presunta "nube-albero" di acquisire una certa rilevanza. Di certo non fu una giornata fortunata per Ganfelon Casper. L'impatto fu, in molti aspetti, analogo a quello volontariamente procuratosi su Yascula, ed in effetti la macchia che si allargò sul terreno fu rossa invece che ocra, ma Ganfelon si accorse, con triste stupore, che le sensazioni provocate dallo spiattellamento del suo apparato olfattivo contro il tronco non suscitarono in lui un analogo compiacimento. Lasciamolo per un momento lì, rivolto supino verso il cielo da cui era appena giunto, e occupiamoci di Yatta. 20 CAPITOLO 2: STRANIERI ALLA TERRA Avrete ormai capito che Ganfelon Casper è ormai un alieno con sembianze umane, a meno che il vostro quoziente intellettivo terrestre non occupi, nella scala relativa quello dello dei valori, Yasculiano il medesimo nella sua posto di Galassia di Origine. E immaginerete, per un comune senso di analogia, che la sorte di Yatta non possa essere stata tanto diversa. Ma perché? 21 Anche una astrocervice intergalattica, dare corpo a delle elucubrazioni, elementi su cui supposizioni, collasso ma basare nessuno siderale sia le potrà un per poter deve avere degli proprie mai evento teorie spiegare o se il deterministico o casuale. In alcuni mondi primitivi, come quello in cui vi ho trasportato, pratica si ritiene ancora il teletrasporto immaginaria e doverci necessariamente misteriosa. Perciò, una senza atteggiare a droidi sapienti delle Nebulose Centrali, accettiamo il fatto di non conoscere le regole del collasso siderale e andiamo a vedere dove è stato scagliato Yatta il Lebinziano. Harris Cole viaggiava alla modica velocità di trenta miglia orarie sulla Highway 10 New Orleans - Orlando. Faceva un caldo da impazzire e per nessuna ragione al mondo, pensò, sarebbe uscito dalla sua Toyota Corolla con climatizzatore. Non poteva sbagliarsi di più. Aveva gli occhi d'altronde, alle aveva concluso quasi tre del un pranzo socchiusi dal pomeriggio, un d'affari in un sonno, e uomo che ristorante italiano non poteva non risentire degli effetti del vino e di un abbondante piatto di spaghetti. L'unica cosa che lo manteneva sveglio erano i saluti ed i giochi delle due bambine che, nella Ford davanti lui, si divertivano a fare capolino dai sedili, a 22 guardarlo, e poi a scomparire con aria furba e compiaciuta. Poi fu la luce. Ma più luce che in Florida alle tre del pomeriggio in estate. Molta di più. Ed era cominciata lì, dentro la Ford. Questa sensazione gli era rimasta fissa nella testa mentre restava accecato, cercava di frenare, udiva lo stridio dei fiancata suoi pneumatici contro irrazionalmente, il quante e l'impatto guard-rail; migliaia della Calcolò, di dollari gli sarebbe costato rimettere in sesto la sua Toyota, e lo fece ancora prima di fermarsi completamente, per assicurarsi che le spese sarebbero state di carrozziere e non di clinica ortopedica. Per Yatta la discontinuità fu invece molto minore di quanto avreste potuto credere. Aveva percepito un senso di malessere, è vero, ma lo aveva rigurgito incoscientemente Vespertiana che aveva collegato causato, al da parte sua, di il collasso siderale. Perciò, dimentico di qualsiasi altra cosa, quando tornò alla coscienza avvertì un abitacolo intorno a sé, la presenza di uno strano tepore, e maledisse il suo astronavigatore una volta lo aveva siderale automatico, condotto troppo che ancora vicino ad una stella bianca. 23 Poi riprese la Vespertiana rigurgitata, piacere che aveva terminato di contrarsi, e si preparò ad sonnecchiando una notò con la deglutì tranquilla digestione. Ma chi avesse voluto osservare la sua nuca in quel momento, avrebbe dovuto scrutare nel vetro posteriore di una Ford semicarbonizzata, tra i fumi oleosi, ed avvicinandosi, si sarebbe trovato di fronte una scena orribile. Fu proprio il caso di Harris Cole, che decise che questa per lui sarebbe stata una giornata da eroe. Si avvicinò alla Ford e vide muoversi uomo, che posteriore. prima non aveva la sagoma di un notato, Nel fumo aprì la portiera sul sedile e, a stento, intravide le braccia di una delle bambine. Iniziò a tirare, a tossire, si accorse che il corpo inerte era rimasto incastrato da qualche parte. Si spinse ancora più in dentro, agguantò il vestitino, proseguì sulla coscia e incontrò a circa venti centimetri da se due occhi bianchi, spalancati, interrogativi. Due occhi e una bocca, che appartenevano ad uno stesso viso allucinato. Harris Cole non raccontò alla Polizia quello che aveva visto fare a quella bocca, perché, dopo avere restituito con un lungo conato al mondo circostante tutte le libagioni appena consumate, perse conoscenza 24 e si risvegliò solo poche ore dopo in un letto d'ospedale. Ma del resto non ce ne sarebbe stato bisogno, perché quando la Polizia giunse sul luogo del disastro Yatta non aveva ancora deglutito la sua Vespertiana. Si risvegliò solo quando avvertì la strana sensazione di qualcuno che cercava rigurgito, ed sensazioni di di provocare allora si accorse sgomento che in lui un nuovo di tutte quelle aveva subito Ganfelon provato. Non ci furono metri. fughe eroiche Lui non proveniva o salti di decine da un di luogo ad atmosfera liquida, né era uso a maneggiare astrobarde. La sua superiorità, tipo se così la si vuole intellettivo, e così chiamare, si lasciò era di ammanettare e condurre alla Prigione di Stato, tra lo sguardo di orrore e disgusto di rigidi filiformi e tutti di cui, quegli strani accidenti, esseri ora se ne parlarono di un accorgeva, aveva la stessa sagoma. I Telegiornali attentato di paramilitari di tutto il mondo integralisti di estrema islamici, o destra, . ma ad di sette ogni modo l'esplosione nucleare che cancellò buona parte di New Orleans fece passare in secondo piano la cattura del "Mostro della Highway" , o "Autostoppista Cannibale" , come era stato definito. E se qualcuno, nel marasma che ne seguì, lo ricordò, fu per dire che almeno lui 25 era sicuramente in città al momento dell'esplosione, visto che si aggirava in due metri di gabbia. Di sicuro nessuno ipotizzò una connessione di causa ed effetto, sbagliando, ovviamente. La cella di Yatta era isolata dalle altre. Nessuno dei si secondini responsabilità ergastolani, di anche era voluto metterlo se, in cella sostenevano la prendere gli con in coro, se lo sarebbe meritato. Ormai tutti sapevano il motivo per cui era stato rinchiuso, ed aspettavano solo l'ora d'aria per fare capire a quel sudicio, che finora non aveva detto una parola, che tipo di vita sarebbe stata la sua lì dentro. Yatta aveva impiegato ventisei minuti per analizzare la composizione chimica e biologica della atmosfera e degli uomini capire la esseri che lo circondavano; strutturazione con cui della interagiva dieci minuti per società e di considerava quegli ormai dominanti in questo ambiente. Aveva poi utilizzato sedici minuti per comprendere e decodificare il linguaggio umano. Infine aveva impiegato meno di tre secondi per capire le intenzioni che avevano nei suoi confronti, e che era necessario togliere il disturbo il prima possibile. Come è nucleare chiaro è ad ogni essere la fonte progredito, primaria di l'energia potenza a 26 disposizione: tutte le altre, dal fuoco alla elettricità, sono solo forme derivate. Fu per questo che Yatta, essendo impossibilitato ad aprire meccanicamente le pesanti serrature della sua cella, ricorse ad un meccanismo per lui così naturale quanto per un essere umano sarebbe stato girare la maniglia. Con uno strano fagottino rosso con la scritta Marlboro, una vaschetta d'acqua e una pila esaurita, creò il congegno di innesco della massa critica, che accumulò nel lavandino, provocando una fusione fredda tra le posate di plastica composti di piombo a sua disposizione e i grattati dalle sbarre. L'analisi biologica della propria struttura gli chiarì in modo evidente che non sarebbe sopravvissuto all'evento. La elementare soluzione canalizzare il fu flusso quella di di parzializzare e energia della fusione fredda, usando come catodi del campo elettromagnetico di protezione le estremità metalliche della propria branda. E poi fu il boato. Per la scala dei valori umani, sicuramente, Ganfelon non era stupido quanto saremmo portati istintivamente a credere. Era solo, per così dire un po ' ingenuo. E così il suo adattamento ad un ambiente nuovo fu, inizialmente, traumatico. totalmente Ci volle del non mettere alzò infatti, perché riuscisse insieme un codice di comportamento mettere stessa tempo, continuamente sopravvivenza: e, dimentico sensazione di repentaglio a appena delle dolore che riprese cause gli a tale da la propria conoscenza della si sgradevole avvolgeva il volto, ricominciò a correre stravolto dalla paura, cercando di rifugiarsi tra immaginarie nubi di permanganato e di solfuro, che lo respingevano ogni volta con cozzare sempre più secco. Alla fine, esausto e ormai quasi sfigurato aceri, dai continui frontali con abeti ed si concesse un attimo di riflessione. ombra di dubbio adesso capiva Senza che le sue capacità visive non decrescevano col passare del tempo, come si sarebbe aspettato. Provò quindi il gusto, scontato per un terrestre ma proibito per uno Yasculiano, di soffermarsi a lungo sugli oggetti circostanti, di toccarli, di constatare che, in questa attraversare da uno atmosfera stregata, era impossibile col corpo ciò che non era trapassabile sguardo. E, credetemi, per Ganfelon Casper questo fu un risultato. Iniziò quindi a camminare più spedito, evitando gli ostacoli con un ghigno furbesco sul viso, e e, mentre le guardandosi attorno con curiosità crescente. La sera calava sul Canada Occidentale televisioni di mezzo mondo gridavano ai quattro venti la tragedia di New Orleans, mentre lui si aggirava beato nei boschi di Western Hills, spuntò la luna. Ebbene sì, la luna, che cosa c'è di strano direte voi. La Luna, dico io, UNA LUNA, una luna sola! E soprattutto lo pensò Ganfelon. Si accorse di non essere stato spiaccicato per terra dalla altopressa imminente, ma ne provò un sollievo appena momentaneo: aspettare ancora! non aveva Aveva certo bisogno intenzione urgente di di un rifugio! Jessica Bird era accoccolata sul suo divano in preda ad un senso di angoscia crescente. Le immagini di New Orleans, o meg"iio di ciò che un tempo si poteva chiamare New Orleans, le scorrevano davanti, lasciandola incredula e timorosa. Merda! Non timorosa ma terrorizzata! Cosa era venuta a fare in quel bosco spettrale? Non certo a preparare l'esame di letteratura inglese, dato che ormai erano passati tre rigorosamente giorni custodito dove era stato posato neanche a dimenticare ed il nella libro cartella era ancora sul divano, il giorno del suo arrivo. E Steven, se non aveva mai provato neanche l'impulso di telefonargli. Era prigioniera aveva di una specie cominciato a leggere di apatia, da quando quello incredibile libro: IL PINFOLONE VOLANTE. strano ed Prima non l'aveva gli aveva trovato Vancouver, ma su dopo dato alcun una aver credito, panchina letto nel quando parco dell 'atomica a a New Orleans ed averla vista, subito dopo, esplodere ... Si sentiva una cretina, un'inutile, ma continuava a domandarsi angosciata perché proprio lei, una ragazza con i piedi per terra, era rimasta stregata da una coincidenza scritta su libro e da quella incredibile storia in cui una ragazza, di nome Jessica, come lei .... La porta non si aprì, e neanche si scardinò: possiamo forse dire lasciando i che si pensieri disintegrò, si di a Jessica parcellizzò, sgretolarsi a mezz 'aria, ed il suo fisico in bilico tra una sincope ed un infarto. Non fu storia, forse la presentazione tenendo praticament nudo anche e più conto ridotto romantica che ad una della Ganfelon maschera era di sangue. Lo Yasculiano disinteressandosi si lanciò contro completamente le della finestre ragazza, tentando di chiuderle e serrarle, e mugolando in un linguaggio sconosciuto. Jessica dopo il primo attimo di terrore, lo capì, e individuò nell'esterno il vero pericolo; si lanciò ad aiutarlo, sprangando porte e finestre, spingendo con lui per spostare il grosso armadio di noce (mio dio, come poteva quell'uomo spostare in quel modo trecento chili di legno?) dove poco prima era la sua porta di ingresso. Alla fine, terra, stremati, si l'uno di fronte lasciarono all'altra, scivolare e si per guardarono negli occhi, entrambi con aria più interrogativa che spaurita. Non è di sicuro un uomo pericoloso, pensò Jessica, ma intanto è meglio se gli procuro un paio di mutande, e magari gli laverò anche un po' la faccia. Al suo ritorno in salotto Ganfelon aveva gli occhi strabuzzati fuori dalla testa, ed indicava il disegno di copertina di un libro, che era stato scagliato sul pavimento durante il trambusto precedente. Raffigurava una macchina immaginaria (o no?), e in caratteri a stampatello portava scritto: IL PINFOLONE VOLANTE. Jessica, insospettita, corrucciò la fronte, si avvicinò indagatoria, poi aprì la bocca in un atteggiamento di stupore. Fu in quell'attimo che ebbe la folgorazione e, contro ogni logica, incominciò a capire. Poi, siccome una brava ragazza della Columbia, anche davanti alla fine del mondo, deve sempre prendere le sue precauzioni, diede le mutande a Ganfelon Casper. Tornando a noi, ci sono tre ipotesi fondamentali che spiegano il comportamento dell'umana Jessica Bird: La prima è che essa facesse sin dall'inizio parte del meccanismo del collasso siderale. La seconda è che, come ogni femmina delle Galassie Periferiche, fosse dotata di ciò che qui è definito sesto senso (ma che ad Altair, ad esempio, chiamano centodecima percezione) . La terza è che fosse semplicemente matta come un lascerò ad cavallo. Visto l'incertezza ognuno di voi generale la propria a riguardo, interpretazione; con l'impressione però, almeno questo concedetemelo, che qualunque fosse la spiegazione di questa improvvisa presa di coscienza _ da parte di Jessica, quest 'ultima fosse effettivamente matta come un cavallo. Ma torniamo adesso alle sensazioni che si affollavano nella mente di Ganfelon. Certo, adesso, che non vedeva più la luna, si sentiva rassicurato, e forse, con le mutande addosso, avvertiva un senso maggiore di protezione. Poi, in tutta la sua vita, e trenta astrocicli non sono pochi, comprensione non e era mai stato sollecitudine da trattato parte di con tanta nessuno. Forse questo strano luogo non era poi così male come era seritbrato all'inizio, e questi Lappuloni filiformi, che non volevano essere divisi, erano dopo tutto simpatici. Mille altri pensieri, contorti percorsi in contemporanea, neuronali nell disegnavano 'imprevedibile cervello di Ganfelon Casper. Aveva ormai accettato con rassegnazione la sua mutazione fisica. Certo, provava un senso di fragilità nel vedere quei suoi strani arti, così diversi dalle rassicuranti rotondità Yasculiane, anche se iniziava ad apprezzare alcuni dei vantaggi forniti dalla presenza di dita e mani così lunghe: dovete sapere che gli Yasculiani tuttora possiedono circa dieci diversi apparati olfattivi, tutti ben al di fuori della portata delle loro tozze e corte estremità. Si, certo, saranno pure una civiltà intersiderale, ma non sono mai riusciti a scaccolarsi con la dovuta soddisfazione. Il nostro mutante mostrava invece di apprezzare particolarmente questa gradita novità, ed il suo unico apparente rammarico era che la natura, beffarda, avesse ridotto solo a due le narici di una razza che aspettava la possibilità di scaccolarsi gigacicli rotazionali. da circa sessanta CAPITOLO 3: LA MUTUA RICERCA Se anche voi foste degli esseri neuronogeni, cioè che rinnovano i propri tessuti neuronali, ovvero appartenenti ad una specie siderale delle Galassie di Beetelgeeuse, e soprattutto se sapeste che i neuroni, tutto sorrunato, servono a diventare più intelligenti, non vi stupireste dell'aria divertita di Yatta, che osservava la vita di una grande città. La città era Tampa, non più New Orleans, ma Yatta, sceso dal pullman della protezione civile, localizzò significative differenze radioattività solo nei tassi di (e grazie!) , negli agenti atmosferici più carichi di iodio, e nei maggiori rigonfiamenti, che sembravano esplodere dai succinti abiti delle aliene del luogo, sdraiate al tepore della polvere di silicio sulla riva di una immensa distesa di acqua. Eh, sì, le aliene gli sembravano ancora appetitose, ma non aveva certo intenzione di ripetere, in nessuna circostanza, una azione come quella per cui era stato appena imprigionato. Yatta il Lebinziano provava, incredibile a dirsi, una specie di senso di colpa. E non per avere distrutto una città con una esplosione atomica, no di certo. In fondo non vi era altro modo per uscire da quella maledetta cella. Era per la bimba della FORD. Ora, intendiamoci, non Lebinziani un importanza, principale sentimento in quanto il a la l'utilitarismo; è Lebinziani sono sicuramente saprete, confinati che in in rimorso cui se non qualche nebulosa per attribuire loro i tanta caratteristica la maggior effetti dei sia parte mercanti, avete finora periferica dei come vissuto oltre i buchi neri di Vakuum. Forse, più che rimorso, vi era il timore di cacciarsi ancora nei guai, adesso che non era al sicuro nella cabina del suo astrocargo, e dopo che aveva notato che i terrestri non erano Vespertiani (ed anche molto in fondo stupidi come i più fibrosi, ma non si volle soffermare a lungo su questo pensiero). Si decise quindi a comportarsi come un terrestre. Impiegò l'intera mattinata, bighellonando nel centro della città, compiendo per piccoli rendersi utile, gesti solidarietà di sdebitarsi, e di socievolezza. Sapete com'è, con gli estranei questi terrestri sono sempre in grado di dare un'idea di se stessi migliore della realtà, e Yatta ci era rimasto male, voleva, in un certo modo, apprezzabile lasciare di quello loro un ricordo di se più legato al suo sfortunato esordio. E sarebbe di sicuro stato ricordato con affetto da quel signore sudato e infuriato che aveva incontrato accanto al cofano fumante di una Civic. Yatta si era subito fatto avanti per aiutarlo e, di fronte ai suoi occhi perplessi, aveva aggeggiato per non più di cinque minuti, invertendo semplicemente qualche polarità. L'uomo, infatti, gli era stato riconoscente sin dal momento in cui era riuscito a ripartire, e d'altronde lo aveva detto subito che aveva molta fretta. Chissà quando, che pensieri dopo l'elettrolisi grati avrebbe pochi del minuti benzene di avrebbe rivolto a Yatta, funzionamento, modificato le proprietà chimiche della combustione, portando la macchina ad una velocità costante e non modificabile di settecento chilometri orari. Anche quei ragazzi dalla pelle scura erano rimasti entusiasti di lui. Non riuscivano a far partire la macchina, di cui, maledizione, avevano scordato le chiavi. E anche loro avevano molta qualcuno vero?, fretta, potesse se Yatta beh ... loro perché vederli e, avesse intanto avevano si potuto avrebbero sa dar paura com'è loro che la una controllato vita mano, che non arrivasse nessuno ...come dire ...ecco, nessuno vestito di blu e con un cappello con lo stemma dorato. Poche ore aggirava dopo per le una banda strade di teleavviatore-telecomando per rubare strana, qualsiasi incredibile a di piccoli Tampa con distanza, teppisti si in un utilizzabile veicolo parcheggiato forma di un mano e con la pacchetto di noccioline. Non furono di certo solo queste le imprese di Yatta, in quella strana mattinata. Tra le palme, che, immobili per l'assenza di vento, fornivano un minimo di refrigerio dal caldo afoso, gli abitanti di Tampa credettero di vedere vecchiette con pesanti borse della spesa levitare sorridenti sui marciapiedi, a bordo di monopattini volanti; o uomini isterici dalla gioia che, nei bar condizionati, svuotavano intere file di slot-machines con monete da cinquanta cents stranamente sagomate. Poi scese la sera su uno Yatta a cui l'ingegno e gli avvenimenti della giornata avevano procurato vestiti costosi, denaro a ed fiumi un senso di beato appagamento. Ma, si sa, anche le menti migliori a volte si fanno distrarre quando da le questioni stelle, di non secondaria più importanza; sopraffatte dal sole, iniziarono ad apparire nel cielo azzurro cobalto, che sfumava verso i toni cupi della notte, Yatta sentì un brivido ghiacciato schiena, nella scendergli quale si lungo trovava quella suo strana malgrado, e ricordò che il suo posto non era lì. L'immagine di Jessica in camicia di notte, sul tappeto provocato maschi un di siderali di pelliccia serio vicino turbamento quell'ormonale in tutti pianeta gli le cartine la camicia da .notte stentava ad offrire protezione ai ondulati capelli esseri collo, ed I che avrebbe le folti Terra. fuoco, neri scendevano definisco"no al sdraiata lungo il suoi seni irrequieti, che tendevano ad uscire dalle ampie scollature, affusolate, si le gambe muovevano noncuranza: Jessica era, bellezza forte e sensuale. accavallate, piano con e sapeva pigra di lisce e essere, e falsa una Ma Ganfelon non era un abitante della Terra, nonostante tutte le apparenze, e perciò non imprecate sulla sua dabbenaggine, se egli non fu in grado di apprezzare assolutamente lo spettacolo che si offriva ai suoi occhi. Certo, come dite, avrei potuto teletrasportarvi sul luogo del racconto, ma so che avrei perso gran parte della vostra attenzione, perciò ho preferito tenervi qui con me, ad osservare tutto dall'alto, al buio ed al freddo dei cieli di Proxima Centauri. Ganfelon intanto sedeva vicino al camino, buttandovi lentamente dentro un pezzo di carta dopo l'altro, pago e felice dell'affetto ricevuto, sazio del cibo terrestre, che aveva contemplando con aria imparato a conoscere, interrogativa e curiosa il processo di combustione dell'ossigeno che i terrestri chiamano fuoco. Il pavimento era cosparso di dimensione, disegnati, scritti, Bicchieri poteva e matite, palle fornire spiegazione fogli di ogni strappati, piegati. e camicie, tutto ciò che o confronto era stato analizzato, o ne era stato pronunciato il nome. Alla fine Jessica era giunta a svariate conclusioni: La prima era che Ganfelon non conosceva assolutamente nulla del mondo, rapidamente. anche se dava l'idea di imparare Poi che, basandosi sulle sue conoscenze a riguardo di quello strano libro, era, effettivamente, o un alieno oppure l'autore del PINFOLONE VOLANTE. Infine, che, ovviamente, non essendo in grado di leggere e scrivere, non sarebbe stato mai in grado di scrivere un libro come il PINFOLONE VOLANTE, né tanto meno di leggerlo. Un rapido sillogismo le permise quindi di passare alla fase successiva: Ganfelon era senza dubbio un alieno, e per aiutarlo doveva trovare la soluzione sul libro. Cercò con lo sguardo il libro sul pavimento, guardò sul tappeto, fece scorrere lo sguardo su Ganfelon Casper, indugiando un attimo sul promettente gonfiore che si notava sotto i suoi slip, e si concesse un sorriso malizioso. Poi vide il libro tra le sue mani, e si paralizzò per · la sorpresa scorgendo una pagina scendere lentamente verso il fuoco, annerirsi su un margine e poi consumarsi totalmente in un bagliore rossastro. Gli tolse il libro con era di cautela, con un sorriso sforzato. D'altronde non sicuro "l'Azione Furba dell'Anno" , pensò, fare andare in bestia qualcuno che sposta gli armadi doppia stagione in noce, e con una mano sola. Poi sfogliò freneticamente il libro, cercando di ricordarsi a memoria quel CAZZO di posto del Nebraska dove si sarebbero dovuti incontrare Ganfelon e l'altro alieno che si chiamava Yatta. Girò l'ultima pagina rimasta lesse: e "...si sarebbero dovuti incontrare Ganfelon e l'altro alieno che si chiamava Yatta." E guardò sconsolata il fuoco che scoppiettava nel camino. Ah ! Le stelle ... il limpido cielo stellato rappresentava per Yatta ciò che per un marinaio può essere la infrangono visione i di marosi una scogliera, di una su ventosa cui si giornata d'autunno. Ed il navigatore solitario dello spazio, quasi rinchiuso in una gabbia dorata di ossigeno ed azoto, ed in un fragile corpo di reticoli carbonici, provò una struggente sensazione di nostalgia, e sentì, per la prima volta nella sua vita, una lacrima scivolargli sulla guancia. Si sarebbero mai ripetute le folli corse tra le fasce asteroidali, l'emozione? con il cuore (prendetela per tra le buona, ginocchia è inutile per adesso spiegarvi perché il cuore dei Lebinziani è posto tra l'apparato genitale e la vertebra coccigea, accontentatevi della intuitiva spiegazione che forse è giusto che sia lì, più vicino alle vere motivazioni di ogni essere vivente) Dicevamo, sarebbe mai più entrato in un bordello di Damagon Aster, con l'atmosfera satura del fumo allucinogeno del cocainato di ammoniaca, e le femmine Asteriane, cinque che ancheggiavano metri infiniti di altezza, tentacoli gli e sorridevano dai loro sfiorando apparati con i loro genitali degli avventori? Avrebbe mai più dormito sul suo meraviglioso Vegentiano, di cui aveva cuscino personalmente controllato l'essiccatura per evitare inutili pericoli? (anche in questo caso . dovete sapere che i cuscini Vegentiani, noti per essere i più comodi dell'Universo, catalizzatori di sogni rilassanti, vengono e catturati nel mare Vegentiano della Costellazione di Hazimmuth, uccisi, ed essiccati ioniche. dal L'unico fatto che, alle radiazioni delle tempeste loro se inconveniente essiccati in è rappresentato modo inadeguato, possono riprendere vita ed inglobare il loro ospite. Ma non fate quelle facce preoccupate! E' un evento molto raro, ed i vostri saranno sicuramente essiccati a dovere!) Insomma, Yatta aveva i suoi pensieri, e siccome era una persona giustificata estremamente fase di razionale, dopo autocompatimento rapidamente all'azione, meditando una passò sulle ignote cause che lo avevano condotto fin lassù. Non c'è bisogno per sapere che di essere intelligenti, il teletrasporto non come Yatta, può essere effettuato contro la volontà dell'individuo: infatti il trasporto del campo magnetico elettrochimico, che costituisce l'intelligenza saldarsi alle connessioni di un essere, neuronali deve con un atto di volontà, a meno di non voler trasportare un idiota permanente attraverso le porte del Cyberspazio. E' inoltre noto alla maggior parte delle specie delle Galassie Centrali, Periferiche Materia della della e individuo e deve quindi Via Lattea, Antimateria restare non che la alle Razze somma della appartenente costante, a ad meno un di distorsioni cosmiche. Fu questa la molla della ricerca di Yatta, che iniziò, con un apposito convertitore di antineutrini portatile, le misurazioni della sua struttura nucleare. Di certo non aveva riflettuto sul fatto che ciò che egli aveva costruito in circa venti minuti, utilizzando il televisore della sua camera d'albergo e la pasta ionocatalizzatrice saponetta), avrebbe nucleari del sull'atomo, mondo risolto reso e i inutili gli (scusate, tutte istituti problemi la le centrali di energetici ricerca e di inquinamento di tutta la terra e, cosa ben più grave, buttato sul marciapiede tutti i ricercatori e fisici terrestri. Ma adesso c'era ben altro nei suoi pensieri. Dopo aver eseguito a mente una serie di complesse operazioni che avrebbero sciolto come burro l'intera batteria del R.I.S.C. Processors della N.A.S.A., arrivò finalmente alla soluzione. Il raccordo autostradale di Seattle stava ormai scomparendo dai finestrini posteriori della Escort di Jessica Bird, e la fitta pioggia rendeva la luce dei fari delle automobili opalescente, che come un alone, passeggero illuminava a tratti ed l'espressione ebete di Ganfelon Casper per scivolare all'indietro e perdersi nel buio della notte. Il Nebraska sembrava irraggiungibile, ma tutto questo non scoraggiava l'umana, anzi, la entusiasmava ancora di più, e consolidava incontrollabile sempre condotto che, in lei quel senso di euforia nel alle corso della imprese più storia, ha incredibili o ai fallimenti più disastrosi. I soldi, inizialmente, non sembravano un problema, a meno che Ganfelon non avesse ripetuto costantemente pasti come quello di quel pomeriggio. Il problema non erano i centododici hamburger, anzi, quello sembrava un problema all'inizio ... Dopo le prime cameriera sette avevano o otto iniziato ordinazioni a lei sorridersi, e la prima imbarazzate, dopo esplicitamente divertite. Al quarantesimo panino si era già formato un capannello di curiosi e volavano le prime scommesse; poi il gestore era uscito e con un tono poco educato le aveva chiesto di mostrarle, per cortesia, la sua carta di credito. A quota settanta la gente era disgustata e stupefatta allo stesso tempo, e lei aveva ormai aspettato tanto per fare i suoi bisogni alle belle ragazze, o che, Cristo!, capita no?, se la stava è si precipitò anche per fare addosso. Ordinò trenta cheesburgers alla Toilette, dove dovette aspettare, quasi in lacrime, una vecchia imbecille decrepita che si dava il rimmel con la porta chiusa. Ci mise tenta secondi e poi si precipitò di nuovo fuori, ma come temeva, il casino era già scoppiato: la gente rideva, anzi si sganasciava, ma Ganfelon era sempre seduto lì, al suo posto, con un'aria smarrita ed il tavolo pieno di scatole vuote di hamburger. Allora perché quella troietta di cameriera continuava a gridare lì vicino all'acquario ... vuoto ...? Le discussioni infinite che seguirono, il conto da fantascienza sulla spropositato attribuito l'espressione incoscientemente Casper, non macchina, ad furono carta a però impedirle di credito, quattro serena sufficienti, di il valore pesci rossi, di Ganfelon una volta in a scoppiare ridere fino fonda strada, non alle lacrime. E ancora adesso, a notte sulla riusciva a soffocare le risa; poi Ganfelon si mosse, i fari di una macchina illuminarono il suo volto e lei vide che lui la guardava. E, anche lui, stava ridendo. Le luci di un Motel lampeggiavano nel buio, qualche centinaio di metri più avanti. Una Jessica Bird incuriosita, stupita, insomma, una perplessa, Jessica contenta, rallentò, Bird, mise la freccia ed entrò nel piazzale. Capire dall 'orbita degli antineutrini la percentuale di antimateria residua nella composizione nucleare di un essere era una procedura che i Lebinziani acquisivano nell'equivalente, per loro, della nostra terza elementare. Non fu pertanto difficile per Yatta stabilire che la sua struttura mancava, senza possibilità di errore, di almeno due fantastiliardi di nucleobosoni. Il problema consisteva soprattutto nel capire dove erano finiti. Verificò allora, per puro scrupolo, l'orbita degli estrobosoni, che sono, come tutti sanno, attratti dai nucleobosoni (come gli elettroni dai protoni o, solo una meglio, come il cacio dai maccheroni) . Il risultato fu incredibile: probabilità . su trentasei Vi era fantastiliardi, ma i suoi nucleobosoni erano qui, sulla Terra, vicino a lui! Insomma, vicino, forse a qualche migliaio chilometri, ma almeno non a distanze siderali. di Con rapidi calcoli mise su grafico le orbite, sottrasse le inclinazioni di polo magnetico dedotte dall'analisi temporale dei solstizi (facile, vero?) e ricavò la direzione approssimata del suo obiettivo: Nord Ovest! Beh, non era però così facile; a Nord Ovest c'era la paninoteca ventina di d'angolo, stati Tampa Bay, federali, il l'Alabama, un'altra Canada, l'Alaska, volendo anche la calotta polare ... Aveva bisogno di costruirsi strumenti più precisi, per iniziare una ricerca veramente accurata, ma era sulla buona strada. Se gli apparati elettronici avessero un'anima, la radiosveglia posata sul comodino avrebbe accolto con un agghiacciante brivido di terrore lo sguardo che le rivolse Yatta il Lebinziano. CAPITOLO 4: LA FOLLE CORSA VERSO IL NEBRASKA ....... _ '•. ""-. ·.. ''·,\ \ ' . .. ) ) . \ ! \ - -- --· Se mai una donna avesse provato la sensazione di essere sbriciolata pezzo a pezzo, quella donna era Jessica Bird. E non avrebbe mai supposto che fosse un procedimento così piacevole. Diciamo che il pensiero le era venuto in mente vicino al camino, quando aveva potuto ammirare, per la prima volta, quel fisico potente e quei lineamenti così particolari, quello sguardo così ingenuo. Alla decisione avevano senza dubbio contribuito motivi meno facilmente intuibili: La personalità di Jessica era senza dubbio forte e decisa, era una di quelle ragazze che non hanno paura di prendere una decisione, e spesso la prendono in controtendenza, per stupire o per apparire. Quando al College squadra di aveva deciso Football aveva di iscriversi suscitato alla l'ilarità generale. Ma quando invece, Accademico, con nella partita finale del Torneo una spalla slogata ed il numero trentasette sulla maglia, aveva schiacciato per terra quel maledetto pallone oltre la linea di meta, circa duemila persone avevano applaudito in piedi quella figura minuta e dolorante che usciva in barella dal campo. Insomma, Jessica Bird era una persona a cui non mancava la determinazione e la forza di volontà. E quando aveva deciso che portarsi a letto un alieno sarebbe stata una esperienza unica e da provare, in quel momento, praticamente, l'aveva già fatto. Le sensazioni che il pianeta Terra aveva fornito in rapida successione a Ganfelon Casper si erano susseguite in un modo estremamente appagante: Dal dolore per gli impatti con gli alberi, al terrore per la luna calante, passando per la tranquillità e la fiducia per quel tiepido essere che si chiamava Jessica. Poi la sazietà di terrestre, poi, e impossibile l'altra cibo, bocca, fantastico Motel, al tentativo dalla il nuovo, di quello entrarsi all'opposto strano, dentro l'uno dei cibo Lappuloni e ...Jessica avrebbe dovuto subito capire che non era possibile, poi ci avevano provato da sotto, ma anche da lì era molto difficile, e ... poi non aveva capito più nulla, con quella strana sensazione, e chi se ne importa se Jessica non capiva che lui non sarebbe mai riuscito a passare tutto lì dentro, a lui bastava continuare quello strano gioco ... La macchina correva veloce sulla strada per Cheyenne, e siccome, quando due persone si vogliono bene, attorno a loro tutto sembra più bello, le foreste di abeti dell 'Idaho rilucevano di un meraviglioso verde cupo, e sopra una piccola Escort rossa che viaggiava spedita verso il Nebraska splendeva, benevolo, il sole. La radiosveglia dell'opera di non era costruzione stata di l'unica Yatta: vittima era stato addirittura necessario scendere ad un ferramenta, ed acquistare una varietà di generi inimmaginabile per chi avesse posto attenzione al loro comune campo di impiego, invece che alla variabilità polarizzazione delle loro orbite estrobosoniche. di Ma, si sa, pongono gli con stolti fabbricanti frequenza terrestri queste non fondamentali informazioni sui prodotti da loro messi in vendita, e così il venditore rimase fermamente convinto di aver venduto del materiale ad un pazzo allucinato, e fu solo contento di essere stato lasciato in vita. Adesso il triangolatore estrobosonico era pronto all'uso, ed anche se la sua sagoma corrispondeva quella di un determinare, comune se sufficientemente televisore, era posto in in sequenza in lontani tra loro, il grado a di due luoghi punto di accumulo degli estrobosoni, ovvero, in poche parole, la posizione di Ganfelon Casper. Ma costruire un apparato del genere costituiva una prova severa anche per Yatta, nonostante l'immensità delle sue posizione conoscenze: l'apparato sufficientemente precisa non a dava meno una che il rilevato, ovvero Ganfelon, non restasse assolutamente fermo nel medesimo punto in tutto il tempo intercorso tra le due successive misurazioni. Dopo aver effettuato la prima misura a Tampa, Yatta pagò il conto ad un esterrefatto albergatore, che rimase, con cinquemila dollari in mano, a vedere che cosa era rimasto della sua stanza, e a cercare di capire: a che cosa cassetto di comodino elettrici insaponati sarebbe mai segato che si potuto in due, avvolgevano tubo a raggi catodici del televisore? servire con un fili intorno al Non prendetevi gioco di lui; bisogna essere del ramo per riconoscere senza esitazioni un convertitore di antineutrini portatile! La seconda mossa di Yatta fu quella di acquistare una Buick Station Wagon, caricarvi televisore-triangolatore, e dentro il dirigersi alla suo massima velocità verso Atlanta. Ma quando, nel tardo pomeriggio, fu completa, Jessica e la sua misurazione Ganfelon si erano ormai spostati di più di settecento chilometri. Alla luce della lampada della sua stanza d' albergo, dopo una lunga serie di calcoli, Yatta tracciò un cerchio intorno a Tonopah, Nevada. E, come sappiamo, si sbagliò. L'aereo per Las Vegas partiva all'ora di pranzo, e Yatta solo il giorno si concesse dopo, quindi un lungo, meritato riposo. Il giorno dopo, all'aeroporto di Atlanta, si presentò trasportando un baule su un grande carrello, con la scritta "Fragile" su tutti i lati. Comprò un biglietto per Las Vegas, d'attesa e cercò invano si recò in sala la rivista "Astrocarghi ed Equipaggiamenti per le Nebulose Erranti" . Poi, sconsolato, lettura si decise ad minimamente interessante, acquistare un l'unica manuale sugli attrezzi da lavoro preistorici, dal titolo "Io Robot" di un certo Asimov, e si sedette ad aspettare. Fortunatamente la costantemente fame di stabilizzata Jessica: di almeno ad sosta, della gente ogni livelli sui terrorizzato sei, Ganfelon sicuro non che avevano i sandwiches ma almeno era erano l'attenzione nei confronti dell'alieno non rischiava di diventare preoccupante ogni volta che la piccola Escort rossa entrava in una piazzola di rifornimento. Jessica infatti voleva che Ganfelon fosse al sicuro in Nebraska, prima che qualsiasi attirare l'attenzione fastidi, o, arrivare all'appuntamento peggio su di evento potesse lui e procurargli ancora, rendergli con l'altro dei impossibile misterioso alieno. Ma non aveva considerato che forse, nei bar che costeggiavano quelle infinite e spopolate strade, non sarebbe stato certo Ganfelon Casper, tra i due, ad attirare maggiormente l'attenzione dei camionisti e dei boscaioli del Wyoming. Rock Springs è definita, sulle guide turistiche del Wyoming, come una ridente cittadina circondata da una natura selvaggia ed incontaminata. Provate però a chiedere ad un abitante della città se è divertente vivere lì e vi ritroverete con il sedere per terra ed il naso sanguinante, perché a Rock Springs c'è veramente poco da ridere, anzi, non c'è veramente nulla. Se questa affermazione è valida in generale, era ancor più valida, quella mattina, per Kevin Redneck: aveva già tracannato tre birre, e ne aveva sicuramente molte altre in prospettiva se, come aveva deciso con i suoi amici, si erano veramente stufati di spaccare legna per cinque dollari al metro cubo da quello spilorcio del vecchio Grinsby. All 'Hoover 's Bar, sulla strada per Denver, i clienti abituali non superavano la decina, ed i numerosi camionisti che si fermavano per bere un goccetto non erano certo tipi in vena di confidenza o di amicizia. E i tavolacci di legno e gli spifferi gelati, che si incanalavano rendevano dalle vecchie di certo imposte decrepite, il locale un'attrazione non per i pochi giovani del posto. Fu per questo che, quando Jessica entrò, seguita da Ganfelon, catturò immediatamente l'attenzione della poca clientela presente e di Kevin Redneck. Soprattutto di Kevin Redneck. Che fece un errore. Jessica lasciò Ganfelon al tavolo, e si avvicinò al bancone per le ordinazioni, quando sentì alle sue spalle una grossa, ruvida, pesante mano posarsi dove sicuramente non avrebbe dovuto. Si girò appena in tempo per ricevere in pieno viso una fetida alitata di birra e noccioline, e per vedere, a pochi centimetri da lei, lo stupido ghigno di quel disgustoso, puzzolente energumeno. Fu istintivo "Aiuto! " girarsi verso Ganfelon e ma non aveva idea di quanto gridare: si sarebbe pentita di quel gesto. Quando Kevin Redneck toccò il soffitto dello Hoover 's Bar, probabilmente, stava ancora sorridendo. Il secondo, imperdonabile errore di Kevin, fu quello di rialzarsi salvare ciò e, seppure, che restava malconcio, della tentare propria di dignità, lanciandosi contro Ganfelon Casper. L'unica cosa che riuscì a toccare fu una mano. Dura. Terribilmente dura. Risultò difficile, allo Sceriffo Perry, credere che quell'attaccabrighe di Kevin Redneck fosse stato conciato così da un uomo, e non fosse stato invece schiacciato da un trattore. Ma i testimoni erano troppo numerosi, e bisognava accettare senza dubbio questa versione dei fatti. Il ragazzo se la sarebbe cavata, anche se forse non sarebbe tornato esattamente come prima: tre costole rotte, un trauma cranico, una mandibola praticamente liofilizzata, il naso cancellato dal viso; si, anche lui era prima o stato poi sempre meritato dell'idea una che lezione, Kevin ma avrebbe questo era decisamente troppo. Bisognava prenderlo, aveva ridotto così. quel figlio di puttana che lo Viaggiavano verso Denver con una Ford rossa, ed erano in due, lui e quella bruna che l'aveva trascinato via, prima che riuscisse a dividere Kevin in due come un'anguria (e solo voi sapete quanto Perry andò vicino alla realtà con questa intuizione) . Ormai avevano almeno sei ore di vantaggio, e se tutto andava loro bene, potevano aver già lasciato lo stato. Merda! Se almeno uno di quei dannati imbecilli avesse letto la targa della FORD, invece di cercare di riappiccicare a quell 'idiota di Kevin i pezzi di naso che aveva seminato in giro per l'Hoover 's Bar! Ad ogni modo radio, e si avvicinò comunicò a abitante di alla macchina, tutte le prese stazioni il la suo messaggio. Qualsiasi orgoglioso del suo Las Vegas moderno, è sicuramente fantascientifico, gigantesco aeroporto. Ma il medesimo, tronfio abitante di Las Vegas, muterebbe radicalmente la propria idea se potesse per un attimo vedere l'intera struttura con gli occhi di Yatta. Disgustato per aver dovuto viaggiare ore ed ore con una specie di chiamano DC9, miliardesimo relitto per di iposonico, percorrere parsec, Yatta che i terrestri una distanza si di allontanò un dai fatiscenti capannoni e dai rumorosi rulli metallici davanti ai quali aveva dovuto attendere il suo triangolatore. Affittò un altro di quei fetidi ed insicuri carghi a propulsione esotermica, le automobili terrestri, e si diresse spedito verso Tonopah, con al suo fianco una cartina stradale ed acceso, sul sedile posteriore, il triangolatore estrobosonico. La vettura procedette più di un'ora nello spettrale deserto del Nevada ma, chilometro dopo chilometro, il segnale emesso dal rilevatore non dava alcun segno di incrementare sensibilmente, anzi, si faceva sempre più debole. Il Lebinziano decise allora effettuare un completo prelievo sulla statale complicato deserta; apparecchio di per di dati, e accostò scaricò sul fermarsi quindi ciglio della il suo strada, e cominciò la sintonizzazione. Erano passati pochi minuti dal momento in cui la procedura aveva avuto inizio, quando udì un motore rallentare e fermarsi lentamente dietro la propria vettura. "Ehi amico! Ti sei bevuto il cervello? Lo sai che un televisore non potrà mai accendersi se non attacchi prima la spina?" Un idiota in più in quella zona del mondo era l'ultimo problema che Yatta desiderasse avere tra i piedi, perciò non lo degnò di uno sguardo e, sotto il sole che ormai cominciava a tramontare, continuò il proprio lavoro. "Ehi! Dico a te pezzo di imbecille! Stai cercando rogne? Oppure ti sei cotto il cervello sotto il sole del deserto?" La porta di un lercio fuoristrada si aprì, e ne uscì un vecchio, baffuto arteriosclerotico, con la voce impastata dal whisky. Con la stessa, pacata indifferenza di prima, Yatta valutò che aveva veramente troppo da fare per poter perdere tempo con lui. Le cose non stavano andando affatto bene. Così decise che, anche se ci fosse stato un idiota in meno in quella parte del mondo, non sarebbe stato un suo problema. Senza girarsi collegò tra loro due fili all'interno dello schermo, e un altro al tasto di avviamento. "Allora non mi hai sentito proprio, testa di legno! Come credi di poter accendere questo affare qui, in mezzo al deserto?" "Credevo premendo il tasto POWER ON, signore" disse Yatta "o forse resterà spento?" "Per mille bufali della prateria! Guarda che roba! In settanta vedere anni un di vita simile non mi rimbambito. era mai Se capitato schiacci di questo pulsante non potrà mai succedere nulla, non vedi?" Accade molto raramente che delle affermazioni e dei fatti si contraddicano cosi apertamente come accadde al povero, ignoto cow-boy del Nevada. Sotto gli perdere occhi piano spazientiti piano di Yatta, di definizione, iniziò e ad a assumere un'espressione stupita. Quando Yatta si accorse che la sua autovettura iniziava ad intravedersi in trasparenza attraverso il corpo del disgraziato, ne concluse che l'esperimento avrebbe avuto una certa nucleidi successo, e calcolò mentalmente, approssimazione, si stavano quanti scindendo con miliardi di materia ed in antimateria. Ne concluse che, come previsto, stata assorbita circostante, pericoli continuò e mentre regolazioni, senza la la reazione sarebbe dall'ambiente tranquillo dissoluzione le volgeva sue al termine. Come temeva, diminuita; l'intensità Il suo obiettivo dei nucleobosoni era si stava allontanando! Decise di tornare verso l'interno e si diresse alla massima velocità verso Salt Lake City. La Escort sfrecciava a tutta velocità tra gli abeti di Cheyenne, ormai vicina al confine con il Nebraska. Jessica sapeva che si erano messi nei pasticci, ma non aveva forse ben chiaro quanto: e se Ganfelon lo aveva ammazzato? CRISTO, quando aveva sentito quel rumore di ossa che scricchiolavano le si era ghiacciato il sangue addosso, e si era quasi convinta che quel poveretto fosse rimasto ucciso all'istante. Poi, mentre trascinava Ganfelon fuori dal bar, lo aveva visto muoversi per terra. Però, che sveglia! Se esisteva un modo di difendersi Ganfelon lo conosceva di sicuro! E l'aveva fatto per lei. Lo guardò di sottecchi: era imbronciato, un po' contrariato, non era sicura che avesse capito quello che era successo. Poi si girò, le sorrise e disse con una voce stentata: "Tutto O.K. Jessica?" Aveva cominciato a quando pronunciava parlare già dalla prima sera, i nomi degli oggetti che Jessica gli suggeriva, ma questa forse era la prima volta che lo faceva di sua iniziativa. Jessica scosse la testa sorridendo. Solo una pazza furiosa come lei poteva imbarcarsi in un "coast to coast" con un alieno. E andarci a letto, stava per aggiungere, ma decise che non era quello il momento delle riflessioni impegnate. "Si, tutto O.K., adesso dormi." Più tardi, quando stava ormai calando la sera, lesse finalmente il cartello "Welcome to Nebraska" , e tirò un sospiro di sollievo. Sostare ad un posto di blocco della polizia, su una strada in cui la densità di bar è di uno ogni cinquanta chilometri, non è esattamente il sogno di ogni appartenente alla Guardia Nazionale del Nebraska. Quando poi ci si trova lì perché quel fottuto del tuo sceriffo, Stone, ha deciso di tirarsi fuori dai turni, e sta al caldo nel suo ufficio, a pomiciarsi la centralinista, non ci si trova nelle condizioni di spirito più brillanti. Aggiungete moglie il fatto di aver litigato con la propria prima di uscire, fretta di riempire la di aver dimenticato per la propria "fiaschetta fuori ordinanza" e di essersene accorto solo dopo quaranta chilometri, ed otterrete lo stato d'animo del vice sceriffo Arnold Mastrantonio. D'altronde la gente come lui, pensava, che passa metà della sua vita a rincorrere stronzetti, come la trattate? Appena vi accorgete che all'aperto iniziano a fare meno di dieci gradi, fuori! In mezzo ad una strada! E non tenere la macchina accesa per riscaldarti, Arnold, perché il tuo rimborso è a chilometraggio, e se devi stare sei ore fuori al freddo, fondamentalmente, sono cazzacci tuoi. E poi quell'imbecille di Perry. Uno che ti telefona dal Wyoming per dirti che due tipi hanno menato un po ' troppo le mani e se ne sono andati, forse in Nebraska, con una Escort rossa. stone, il bastardo, non aspettava altro, con quella troietta calda lì in ufficio: "Ehi, Mastrantonio, vatti a mettere di pattuglia sulla 107 e vedi un poco se li becchi, quei due." "Lester, ma lo sai che non è un reato federale mettere a posto i denti di qualcuno? E poi, anche se lo fosse, dovremmo avere un mandato! " "Tu intanto fermali, e un motivo per fargli passare una brutta mezz 'oretta lo troveremo di sicuro!" Aveva sbattuto la porta, infuriato, combinato un mezzo casino mentre passava a casa a dare l'allegra notizia a sua moglie, e adesso eccolo qui, come uno stronzo, a morire di freddo in mezzo alla strada. Ah, ma pagato, qualcuno se avrebbe lui si pagato, certo chiamava che ancora avrebbe Arnold Mastrantonio! Di sicuro non poteva esserci un momento più sbagliato per una macchina, e specialmente per una Escort rossa, per sfrecciare a novanta miglia orarie davanti al posto di blocco di Arnold Mastrantonio ed al suo sguardo allibito. La sorpresa si tramutò presto in un ghigno feroce sul viso del vice sceriffo . Si buttò nella macchina accese la sirena e, con un rapido testacoda, si lanciò all'inseguimento. Jessica vide nello specchietto il lampeggiante, udì distinto il suono della sirena. Si morse le labbra con espressione di disappunto. ed Non sapeva nulla di reati federali o meno, e non pensò ai limiti di velocità del Nebraska, che aveva appena ridicolizzato. Il suo pensiero era fisso all'immagine del boscaiolo steso per terra, e immaginò Ganfelon dietro le sbarre, impossibilitato a raggiunge.re il suo luogo di incontro. O.K. Ganf, - pensò, - uno a uno, adesso rischio io per te! E, invece di fermarsi, schiacciò tavoletta a l'acceleratore. Ma, per ragioni molto evidenti, l'inseguimento tra una macchina della polizia ed una utilitaria, su un infinito rettilineo circondato di foreste, non può certamente essere molto incerto ed avventuroso. Dopo pochi minuti Arnold Mastrantonio raggiunse la FORD. Avrebbe dovuto sorpassarla e obbligarla a fermarsi, ma ormai la rabbia ed il rancore accumulati durante tutta la giornata avevano completamente stravolto le sue residue facoltà di discernimento e di misura, e preso il sopravvento su di lui. Con un sogghigno diabolico accelerò ancora e tamponò. Jessica perse con un grido il controllo dell 'auto, e la avvertì sbandare e uscire fuori strada. Le mani robuste di Ganfelor la afferrarono mentre la macchina, nell 'erba. rovesciandosi, terminava la sua corsa Il vice sceriffo accostò, scese, e, con aria compiaciuta, si accese un grosso sigaro. "Avete fatto i furbi amici? I furbi con Arnold Mastrantonio?" - mormorò tra sé e sé - "Allora adesso auguratevi di stare male, molto male, in maniera da non finire nella mia gabbia, perché lì stareste peggio. " Poi si incamminò fino alla Escort, posata su un fianco, e, sporgendosi oltre la coppa dell 'olio, aprì la portiera, facendo attenzione a non sporcarsi la camicia. Ma se la sporcò ugualmente. Un piede lo setto nasale colpì in pieno viso, e scaraventandolo spaccandogli il per terra, privo di sensi. Ganfelon uscì dall 'abitacolo agilmente, poi si chinò ed estrasse Jessica, escoriata ma illesa. La ragazza poliziotto, si accertò gli prese delle condizioni le chiavi della macchina, del e, dopo un attimo di incertezza, gli sfilò la pistola dalla fondina. Facendosi aiutare da Ganfelon trascinò il corpo inerte vicino alla FORD e lo ammanettò al montante della portiera. Poi corsero verso l'auto della polizia e si diedero ad una fuga precipitosa. Sì, fuggivano, ma dove? Erano già nel Nebraska. Un trasduttore all'esperia! Un unico, fetido, minuscolo trasduttore all'esperia! Ed avrebbe potuto conoscere con precisione il luogo dove si trovava quell 'imbecille che stava cercando. Ma in quella giungla primitiva che i suoi abitanti chiamano Terra, Yatta non trovava l'esperia, né tanto meno riusciva a sintetizzarlo. E anche la seconda misura aveva dato dei risultati assurdi! Evansville, Indiana. Ma valeva la pena spostarsi di nuovo? Se avesse aspettato complementare nucleobosoni poteva ancora a lungo, essere essere dispersi il suo essere disgregato, nello ed spazio i suoi come una cascata di biglie che viene rovesciata da una cesta. Agghiacciante. Solo a pensarci. Doveva trovarlo, e subito. Ma se era costretto a muoversi sue speranze di precederlo così lentamente, le sarebbero sempre state troppo basse. Ah, avesse avuto un'aeromobile ... Fu così che gli venne un'idea. Gary Chester chiuse la serranda della sua officina verso le sei del pomeriggio, e si incamminò stanco verso casa. Giapponesi, sempre fottute macchine giapponesi. Avrebbe riparato gratis una Mercedes continuavano sempre a portargli o una BMW, ma quelle maledette scatolette nipponiche. Ma se aggiustare le storture che combinavano i musi gialli doveva mangiare, essere allora, il che modo schifo, per procurarsi avrebbe da continuato a appena il farlo. Yatta si avvicinò alla serranda non meccanico ebbe girato l'angolo. Era ancora del tutto convinto che il modo migliore per aprire una porta fosse una esplosione nucleare, ma aveva così capito sfacciato che attirare non era l'attenzione certo in modo conveniente, così inumidì la serratura con un goccia di acido di sua creazione. Una densa fumata biancastra lui, esalando un miasma si sprigionò insopportabile. entrò senza esitare nell'ampio varco serranda metallica, e davanti scorse a L'alieno creatosi nella l'ignara Subaru, col cofano aperto, nella penombra del locale. Gary Chester, la mattina seguente, entrò allibito in quella che, officina. poche Il motore ore e prima, le ruote era della stata la Subaru sua erano posate per terra ordinatamente, ma la carrozzeria era sparita. Sul tavolo degli attrezzi era posato un mazzetto di banconote da cento dollari, sulla prima delle quali era seritto: "Se compri batterie con amperaggio così basso, le tue macchine non potranno mai volare sopra i trecento metri. Un amico." Dopo alcune difficoltose regolazioni, Yatta si impadronì dei meccanismi di manovra dell'aeromobile. Selezionando appositamente le polarizzazioni dei respingenti elettromagnetici, stabilizzò la quota sui duecento chilometri metri, orari, la e velocità puntò sui dritto su quattrocento Evansville, Indiana. Il suo rivelatore d'intensità, acceso accanto a lui, emetteva un debole ronzio. CAPITOLO 5: L 'INCONTRO Liberare dalle Mastrantonio fu manette un il compito vice sceriffo estremamente Arnold pericoloso per chi lo dovette svolgere, ma allo stesso tempo una scena esilarante per chi, a distanza di sicurezza, poté assistervi. Furioso oltre ogni limite, cercava di trascinare con sé la FORD, di svellere i montanti a cui era Dopo vari tentativi, immobilizzarlo, tre agenti riuscirono ad a liberarlo, ed a condurlo fino al ciglio della strada, dove lo attendeva un impassibile sceriffo Stone. "Bel lavoro, Mastrantonio, e la tua macchina? A chi l'hai regalata?" L'occhiata ricevuta da talmente carica quel d'odio volto che insanguinato Lester Stone si fu sentì accapponare la pelle. "Ci sono quei due figli di puttana sopra, Stone, PRENDIAMOLI! " "Certo Arnold, andiamo." Pochi minuti dopo, qualsiasi persona dello Stato del Nebraska che avesse indosso una divisa della polizia stava cercando Jessica e Ganfelon Casper. Adesso correre non serviva a nulla, adesso bisognava solo evitare di pensare perché si erano cacciati in quel maledetto pasticcio. Poliziotto bastardo, li stava quasi uccidendo! Se Ganfelon quell'attimo non la terribile, avesse stretta adesso la a sua sé, in macchina sarebbe stata decorata da un disgustoso cachemire di cervello e ...bisognava trovare una città, un mezzo qualsiasi per lasciare questa macchina. Restare lì dentro era come presentarsi ad una festa di cannibali unti d'olio, con un limone in bocca ed una carota nel sedere, e Jessica ne era pienamente consapevole. Ma in quel rettilineo infinito non si vedeva una via d'uscita. E ancora, in lontananza, udì il suono delle sirene. No, non poteva finire così. Non era giusto. "Lì, Jessica!" Ganfelon le indicò un vicolo sterrato che si apriva sulla destra. Jessica sterzò con decisione, e la macchina, tra lo stridere di polverosa pneumatici, tra gli infilò si nella almeno scomparendo, alberi, strada momentaneamente, alla vista. Seduto al posto del passeggero sulla macchina lanciata a folle velocità, Arnold Mastrantonio aveva assunto una espressione assassina, che impressionava l'intimidito, giovane agente alla guida. Un ghigno diabolico si scorgeva sotto le macchie di sangue incrostato, che gli sporcavano il volto, e il naso fratturato mostrava una vistosa, irregolare gobba. "Accelera Evans, o ti avvolgo intorno al tuo cervello!" Il ragazzo, davanti a sudato, se e, continuò se possibile, a guardare pigiò ancor dritto di più sulla tavoletta dell'acceleratore. Mastrantonio sull'asfalto notò il segno fresco di pneumatici e gridò: "Ferma!" La macchina decelerò bruscamente, rischiando seriamente di scontrarsi con le vetture che lo seguivano. Scese, incurante degli insulti che· provenivano dagli altri agenti, e contemporaneamente raggiunse a Stone, la che traccia proveniva dalla vettura dietro di lui. "Ehi, Arnold, vuoi farti ammazzare? Non si inchioda quando così si va a centodieci miglia all'ora, amico." Dal volto tumefatto uscì un sibilo soddisfatto: "Di là, sono andati di là." E indicò il viottolo. Adesso era veramente un'altra storia. Certo, navigazione magneticamente, provenivano questo e atmosferica, quei maledetti stimata spifferi che dal finestrino di dietro, ma almeno in modo gli aggiornamenti forniti dal triangolatore avevano una certa affidabilità. Voleva ben vedere, Yatta, che qualcun altro di questi selvaggi primitivi fosse in grado di spostarsi a quattrocento chilometri all'ora. E avrebbe settecento, potuto se agevolmente avesse voluto, portarsi ma il oltre catorcio i si sarebbe sicuramente spaccato in due. Non si sentiva qualcos 'altro, nei certo pochi in grado secondi separato dal contatto col terreno. di che inventare lo avrebbero E poi, perché tanta fretta? Ancora poco più di un'ora e sarebbe arrivato. prima La Subaru volante della storia vibrò pesantemente, e continuò la sua corsa. Direzione North Platte. Nebraska. Ganfelon ebbe un moto inchiodò bruscamente, di stizza sollevando quando una Jessica montagna di polvere. Il lungo sentiero in terra battuta, dopo essersi esteso per una trentina di chilometri, sfociava in un piazzale pieno di tronchi tagliati, dove si stagliava solitario, un vecchio trattore arrugginito. E finiva lì. Scesero dalla macchina per guardarsi intorno, cercando una via di fuga, ma da ogni lato vi erano solo cataste di tronchi e foresta. Non poteva andare peggio. Anzi, sì. Dalla direzione indietro, una minacciosa, del sentiero, nuvola di vari polvere indicando l'approssimarsi chilometri si più sollevava della resa dei conti. Jessica avvertì un nodo di paura nella gola, abbracciò Ganfelon, poi si riscosse, e strinse nella mano la pistola. Lo sceriffo Stone era preoccupato. Le tracce fresche indicavano con di pneumatici chiarezza che sul terriccio Mastrantonio aveva trovato la pista giusta, ma forse avrebbe preferito perderli, quei due. L'espressione del suo aiutante lo aveva impaurito, e non voleva certo che quel pazzo li cacciasse tutti nei guai, magari ammazzando qualcuno a bruciapelo. Le sensazioni giuste sono sempre le prime, rifletté, e quello squilibrato non gli era piaciuto sin dall'inizio. Troppo rissoso, troppo attaccabrighe, per portare una stella attaccata addosso. E non doveva continuare a guardare Vivian così, porco cane, perché quando uno si accorge che centralinista, il cazzo, suo capo si sta facendo si deve togliere dai la piedi, almeno se vuole vivere tranquillo. E adesso meglio stargli incollato come una ventosa, per evitare che perda completamente il controllo. Ci sarà tempo, da domani in poi, per fargli la festa. Il cicalino calabroni, delle e strade, ormai Yatta ronzava cercava cercando come di branco un seguire di mantenere la i di percorsi calma ed aguzzando la vista. Si tratta di minuti, ormai, è inutile farsi prendere dalla frenesia - continuava a ripetersi il Lebinziano - pochi minuti e fuggirò da questo inferno ... Ormai aveva rallentato la velocità a sessanta miglia orarie, ed ogni tanto restava sospeso sulla verticale di una casa o di una macchina, sperando invano di udire il segnale del triangolatore alzarsi di tono. Alzò ancora lo sguardo verso l'orizzonte, e vide, lontano, tra gli alberi, una nuvola di polvere. Senza perdere di vista il terreno sottostante, si diresse lentamente in quella direzione. Li attendevano, celati dietro una catasta di tronchi. Avevano nascosto la macchina dietro il grosso trattore, nella remota speranza di non essere scorti, ma sapevano che non sarebbe andata così. Quando la prima automobile fece il suo ingresso nella radura si schiacciarono dietro il tronco, nascondendosi alla vista. L'autista catasta, girò ed a sinistra, iniziò, allontanandosi lentamente, a dalla percorrere il perimetro del piazzale in senso orario. La macchina di Stone opposto, e fu la iniziò prima a il percorso nel verso intravedere, dietro il trattore, il lampeggiante della polizia. "Arnold! E' lì, il tuo catorcio!" fece Stone. La testa di Jessica fece capolino lateralmente. "E loro sono lì, i bastardi!" gridò Mastrantonio, ed esplose, in rapida successione, due colpi di pistola. Jessica trattenne Ganfelon, schiacciandolo per terra con la forza della disperazione, poi si alzò con rabbia e sparò in direzione degli agenti. Il parabrezza investendo della macchina lo sceriffo ed di Stone il suo agente esplose, con mille frammenti di vetro. "Mastrantonio, sei giocato bastardo! la La pagherai! stella!" e, Con questa ti rivolto all'agente: "Ragazzo, stai bene?" "Si, signore." "E allora muoviti, usciamo di qui e andiamo a stanare quei due. Ma stai giù, idiota, devi farti fare un buco in fronte, per capire che sono armati?" "No, signore." Sporgendo appena la testa, Jessica riuscì ad avere una visione di assieme del piazzale. Cristo! Quattro autopattuglie! E con chi credevano di avere a che fare, con Bonnie e Clyde? Gli agenti erano schierati a semicerchio attorno alla catasta, protetti aspettavano dietro l'attimo le propizio loro per vetture, ed completare l'accerchiamento. Solo Mastrantonio si sporgeva con rischiosa frequenza, ormai fuori di sé, innervosendo i colleghi e urlando in direzione dei fuggiaschi: "Voi due, piombo venite fuori! Venite ad assaggiare il di casa Mastrantonio ! Allora bastardi? Avete paura? " Ganfelon e Jessica si guardarono negli occhi e lessero l'un l'altra la rassegnazione. "Dobbiamo arrenderci Ganf, o ci ammazzano. " "Va bene Jessica." Il rumore degli spari arrivò ben lontano, fino alla Subaru di Yatta, che, incuriosito, planò verso la radura. Di colpo trillare il cicalino del come impazzito, triangolatore iniziò a e la scena dell'assedio, illuminata dalle ultime luci della sera, si stagliò nitida sotto gli occhi del navigatore . Vide Ganfelon, e vide nel medesimo istante il pericolo che correva. Il pericolo che correvano! Si lanciò in picchiata dietro la catasta, e si librò ad un metro di altezza, davanti alle loro facce stupite: "Presto, salite!" Il fatto che Jessica, stravolta dalla sorpresa, non gli scaricò in fronte l'intero caricatore della Colt, è uno di quegli eventi imponderabili che cambiano la vita di un uomo, e qualche volta la storia. Dopo un attimo di sbigottimento i due iniziarono ad inerpicarsi, sotto lo sguardo attonito della polizia del Nebraska. Ma, per Arnold Mastrantonio, non poteva finire così. Con una folle rincorsa attraversò la radura, scavalcò la catastae si attaccò gamba di Jessica, con entrambe mentre l'aeromobile le mani alla si alzava di nuovo verso il cielo. Il grido di l'attenzione Jessica di appena attirò la Ganfelon, che in afferrò tempo per la giacca. Intanto Mastrantonio risaliva a fatica, incurante del pericolo di trascinare con sé nel vuoto la ragazza; arrivò allo stipite della portiera, si sollevò verso l'alto con una mano, e colpì in pieno viso Ganfelon, impegnato con entrambe le braccia a sorreggere i loro corpi a penzoloni nel vuoto. E colpì, e schiacciata colpì dal ancora, suo mentre corpo Jessica gridava, pavimento sul della macchina. La Subaru oscillava pericolosamente, e Yatta riusciva a stento a mantenere il controllo, voltandosi ogni tanto in preda al panico, senza poter intervenire in alcun modo nella cruenta lotta che si svolgeva sui sedili posteriori. Poi Ganfelon, Jessica con con una uno mano, sforzo e lasciò terribile un solo , reggendola con braccio, parò l'ennesimo colpo del suo avversario, lo guardò negli occhi, e lo fulminò con un sinistro alla mascella. Lo resse appena in tempo, prima che precipitasse nel vuoto, e con un ultimo sforzo, li issò entrambi a bordo. Seduti intorno al fuoco, al riparo delle montagne disabitate del Nebraska, Jessica, Ganfelon e Yatta si stavano raccontando, a turno, la loro incredibile avventura. Jessica sentiva dentro una strana malinconia, adesso che tutto stava finendo. "Assurda questa storia di nucleobosoni " sentenziò "perché, se vi fosse un minimo di verità, quando tu e Ganfelon vi siete toccati avreste dovuto sparire di colpo, puff! , mentre mi sembra che siate ancora qui, vicino a me, o sbaglio?" "Ascolta ragazza, non farmi innervosire. Ci vorranno ancora trentamila anni prima che i più sapienti scienziati della tua razza possano scoprire quello di cui tu stai parlando con tanta incoscienza, e tu ti permetti di dare questi giudizi?" Yatta si interruppe un attimo per controllare il vice sceriffo che, legato come un salame, non sembrava aver ancora ripreso del tutto conoscenza. "Devi sapere" continuò con voce condiscendente "che i nucleobosoni hanno un comportamento inerziale, ovvero ci vuole del tempo per cambiare le loro orbite. Per fare avvenire la reazione io e Ganfelon dovremmo stare appiccicati l'un l'altro almeno cinque minuti. " "Per fare cosa?" intervenne Ganfelon. "Per tornare sui nostri mondi, microcefalo, non lo avevi ancora capito?" ribatté sprezzante Yatta. "Ma io voglio restare qui." Due visi stupiti si volsero verso lo Yasculiano, ma erano due stupori di natura totalmente diversa. "Qui, con Jessica." E sorrise. "Idiota! Vuoi lasciarmi a marcire in questo letamaio di ossigeno ed idrogeno, in un corpo fatto di stecchini imbottiti? Io devo tornare nello spazio!" Yatta si alzò, in preda al furore, e si avvicinò a Ganfelon, che si mise in piedi a sua volta e lo fronteggiò. Era inutile, pensò Yatta, non ce l'avrebbe fatta mai. Almeno non con questo energumeno. Si portò le mani al viso e risedette, disperato. Jessica ora posato si era avvicinata a Yatta la mano soluzione, o sulla no? spalla: "Ma E' possibile e gli aveva ci sarà pure una che solo lui abbia questi stramaledetti nucleobosoni?" . "Sì, è pieno di nucleobosoni, ma la somma deve essere costante, non possono lasciare gli estrobosoni disaccoppiati, a meno che ...." E il suo sguardo si posò sul corpo, legato e tutto il mugolante, di Arnold Mastrantonio. Se non si futuro fosse giocato della persona in quel momento cheamava, Jessica avrebbe senz'altro trovato divertente quello strano groviglio di uomini nudi: Ganfelon e Yatta tenevano stretto tra loro il corpo legato del poliziotto, ormai del tutto, gridava si divincolava cianotico: che, ripresosi furiosamente, "Lasciatemi, e pervertiti! Lasciatemi o vi arrimazzo ! Vi inseguirò per l'intera America! " Erano passati circa sei minuti, e nulla sembrava ancora accadere. Ganfelon e Jessica si guardavano negli occhi, mentre lui cercava di trattenere il suo prigioniero, e a Jessica rimbombavano nella mente, sempre più confuse, le spiegazioni di Yatta. Ponte di nucleobosoni, ce ne frega nulla detto che di dove va a finire, Ganfelon resterà qui, non sì, ti ho per chi mi hai preso ... Poi un lampo, un grido strozzato dai tre uomini, e Jessica, completamente abbagliata, si lanciò verso il punto in cui si trovavano i tre. "Ganfelon, amore!" e, a tastoni un uomo, cercava per terra "dove sei, rispondi!" Toccò, il braccio di lo risalì fino ad arrivare alla bocca, si accorse che respirava. "Jessica, sono io." "Sì, sì, lo so." Gli scivolò sopra e si abbandonò inarrestabile, pianto liberatorio. ad un frenetico, EPILOGO Arnold Mastrantonio avvertì la medesima, orribile sensazione che aveva provato la prima ed unica volta che era salito su un otto volante. Cioè ebbe la matematica certezza che le sue budella si fossero disciplinatamente messe in fila e avessero cominciato, piano piano, a risalirgli fino alla gola. Ma, prima potessero che uscire le avanguardie a prendere delsuo una boccata intestino d'aria, Arnold perse i sensi e galleggiò a lungo, sballottato dal flusso di antimateria. Avvertì poi un senso di incredibile pesantezza, come se stesse respirando un liquido amniotico, o del burro. Aprì gli occhi, e quello che vide non gli piacque assolutamente: sotto una cappa plumbea una decina di orridi mostri lo stava circondando. Intravide qualcosa di simile ad una porta, ed emettendo un animalesco grido di terrore si precipitò fuori. Gasteron lo Yasculiano adesso non ne poteva più. La gente continuava a scomparire e ad apparire senza criterio questo nel poteva Tegume di anche Hurra, essere per e, tutto lui sommato, una cosa di secondaria importanza. Ma per tutte le Galassie Implose, dovevano sempre fargli cadere la sua tazza di raspola cianidrica? E poi, dove poteva essersi andato a cacciare, quell 'ebete? Non aveva guardato il cielo? Lo vedevano tutti che c'erano, ormai, solo due lune. Nello spazioporto di Malakon irrespirabile. 3 l'aria era veramente Ciò, d'altronde, problema per i non costituiva Malakoniani, un perché particolare essi sono una specie anaeroba, ovvero non respirano aria. Per Yatta invece la cosa avrebbe potuto rappresentare un problema, se non avesse avuto a disposizione, come tutti gli altri decompressione e mercanti, l'immenso condizionamento che edificio di circondava lo spazioporto. Non gli sembrava vero di poter riprendere le sue abituali usanze di vita, contrattare nei tecnoempori con gli avidi mercanti Asteriani, analizzare la merce con i suoi sensori a rivelazione nucleare, e incontrare i vecchi amici, mercanti come lui, che, al termine dei loro balzi siderali, si concentravano nell 'immenso pianeta mercato. Comprò prima un carico di tessuti da combattimento di Kaveen, resistenti alle esplosioni atomiche e ai raggi ionizzanti, da rivendere, con grande profitto, ai guerriglieri della nebulosa di Vetusta Centauri. Si interessò poi a minuscoli teletrasportatori, ad apparati di comunicazioni, a distorsori, e stava per concludere l'acquisto di un riempitore di buchi neri, quando udì una voce che lo chiamava: "Yatta, vecchio ladrone, da quanto tempo non ti si vedeva! In quale distorsione temporale ti eri andato a cacciare?" Erano ormai vari astrocicli che non vedeva un altro Lebinziano, ma incontrare proprio Yassa il mercante era una gradita sorpresa! Avvilupparono cospargendosi i tentacoli in l'un l'altro, segno come di di saluto, consuetudine, delle loro secrezioni mucose. "Caro mio, carico ho qualcosa di dieci bimbe di meraviglioso Vespertiane focacce di Beetelgeeuse, un vero per morbide te, un come spettacolo, le e per soli trenta crediti sierali." I Lebinziani erano sempre prima mercanti e poi amici, e quindi contrattarono fino all'alba, quasi azzuffandosi, prima di addivenire ad un accordo. Si allontanarono poi sorridenti, Yatta con le sue Vespertiane e Yassa con ventitré crediti siderali in tasca. Per entrambi, ormai, era ora di partire. Yatta regolò il propulsore fotonico alla velocità di crociera, e si concesse un meritato pisolino. Fu svegliato dal segnale sonoro dell'astronavigatore automatico che gli segnalava il raggiungimento delle coordinate impostate. Yatta aprì pigramente gli occhi e scorse, dalle ampie vetrate dell 'astrocargo, le lussureggianti foreste di Vesperon Quarto. Attivò lo sgancio del modulo di salvataggio e lo vide planare dolcemente verso la superficie del pianeta. Non appena si apri, dieci minuscole figure uscirono sorprese all'aperto, e spalancarono per lo stupore i loro grandi, rotondi occhi blu, sbattendo le loro piccole ali anchilosate dalla lunga prigionia. Dopo un momento di smarrimento riconobbero il loro pianeta di origine. E, poco alla volta, dal rifugio degli alberi molti altri piccoli esseri alati corsero verso le bimbe Vespertiane, le abbracciarono increduli e, rivolgendo sguardi timorosi nell 'atmosfera all'astronave sopra di loro, che le torreggiava condussero al sicuro, nel fitto della foresta. Yatta sorrise, impostò i nuovi dati di rotta astronavigatore, Lebinziano, si vero?) asciugò una (incredibile lacrima, e sull' per un il suo diresse astrocargo verso il buio dello spazio infinito. Poco a Sud di Vancouver, in una immersa nel verde, zona periferica sorge una villetta in legno, di proprietà di una simpatica coppia di giovani sposini. Sono veramente dei ragazzi adorabili, che non hanno mai suscitato pettegolezzi o dicerie, se non fosse che per un paio di inspiegabili stranezze. Sebbene la loro situazione finanziaria sembri godere di ottima salute, continuano ad andare in giro con una Subaru vecchissima e malandata, che tengono con la massima cura. Lei poi, ogni Lunedì, scende in paese, al mercato, e compra quattro pesci rossi. Ma, per quello che si sa, non possiedono un acquario. Ed ogni sera, al tramonto, escono a passeggiare sul loro viale alberato. Camminano un poco, fino a quando non arrivano in cima a quella collinetta dalla quale, nelle serate più limpide, si riesce a vedere il mare. Poi si baciano, per un lungo, tenerissimo istante, rivolgono lo sguardo al cielo con una espressione di complice saluto, e si allontanano tenendosi per mano.